Giorgio Belletti per Maurizia Botti
PARLIAMO DI FIBRE
Mercato, innovazioni e tendenze dal mondo delle fibre chimiche e naturali
Indice IL MERCATO MONDIALE DELLE FIBRE NEL 2009
L’ANDAMENTO DELLE PRINCIPALI FIBRE SINTETICHE TREND GLOBALI OLTRE LA CRISI L’INDUSTRIA EUROPEA DELLE FIBRE MAN MADE: ANDAMENTO 2009 E PROSPETTIVE 2010 LA PRODUZIONE TESSILE IN EUROPA TRE PAROLE CHIAVE: QUALITA’, INNOVAZIONE, SOSTENIBILITA’
FIBRE SPECIALI, INNOVATIVE ED “ECOLOGICHE”, PER L’ABBIGLIAMENTO INTIMO E SPORTIVO • FIBRE CHE CONFERISCONO ELASTICITA’ AI MANUFATTI • FIBRE BIOATTIVE E PER IL COMFORT • FIBRE ECOLOGICHE O DA RICICLO QUALE E’ L’AREA CHIAVE DELL’INNOVAZIONE NEL TESSILE ?
PARLIAMO DI FIBRE Mercato, innovazioni e tendenze dal mondo delle fibre chimiche e naturali IL MERCATO MONDIALE DELLE FIBRE NEL 2009 Il consumo mondiale di fibre nel 2009 è aumentato del 4,2%, dopo il calo del 2008. Nel complesso il consumo di fibre naturali e man-made (o chimiche) ha superato i 70 milioni di tonnellate. Tra le fibre naturali, il cotone (da sempre la fibra più diffusa) ha registrato un calo nei volumi prodotti del 4,8% a 22,3 milioni di tonnellate, ma i livelli di consumo e i prezzi sono in crescita. L’area mondiale coltivata a cotone è diminuita per il quinto anno consecutivo a 30,4 milioni di ettari. Questo calo è la diretta conseguenza della minore domanda di tessile, nonché dei maggiori rendimenti derivanti da altri tipi di coltivazioni. La produzione di lana è sostanzialmente stabile da molti anni, e oscilla intorno a 1,2 – 1,3 milioni di tonnellate all’anno. Per tutte le fibre vegetali (lino, ramiè e canapa per uso tessile …) non è facile reperire statistiche attendibili ma la stima è di circa 0,5 – 0,8 milioni di ton/anno. Le fibre chimiche rappresentano attualmente il 62,6% del consumo mondiale di fibre, mentre quelle naturali ricoprono il restante 37,4%. La produzione mondiale di fibre man-made nel 2009 è cresciuta in media del 4,0%, trainata dall’Asia e, in particolare, dalla Cina. La produzione di fibre sintetiche (cioè quelle che derivano da polimeri di sintesi) è cresciuta del 3,7%, mentre le fibre artificiali (dette anche cellulosiche perché derivano dalla trasformazione chimica di polimeri esistenti in natura, soprattutto la cellulosa ricavata dal legno) hanno registrato un incremento del 7,7%.
L’ANDAMENTO DELLE PRINCIPALI FIBRE SINTETICHE Il confronto tra le due “torte”, che rappresentano la produzione dei vari tipi di fibre sintetiche nel 1970 e nel 2009, fornisce una immediata visione della evoluzione avvenuta in circa 40 anni.
IL POLIESTERE Il poliestere - che rappresenta ormai il 79% della produzione mondiale di fibre sintetiche - ha mostrato una crescita del 5,3% sul 2008 (di cui fiocco + 4,4% e filo + 5,9%), portandosi a 31,9 milioni di tonnellate prodotte. Nei prossimi anni un’ingente ondata di nuova capacità produttiva entrerà in azione in Cina, che nel 2009 si è confermato essere il primo produttore mondiale di fibra poliestere, con una quota pari al 69% della produzione totale. La crescita è stata trainata dai paesi asiatici: Cina, India, Vietnam e Malesia (che assieme rappresentano il 78% della produzione mondiale di poliestere) sono cresciuti mediamente del 10%; i paesi Occidentali hanno invece riportato cali diffusi.
IL POLIAMMIDE La produzione di fibre poliammidiche è calata per il secondo anno consecutivo (-1,4% sul 2008) a circa 3,5 milioni di tonnellate. Nel 2009 tutti i segmenti hanno sofferto, con l’eccezione della produzione di filo tessile che è stata trainata dalla Cina.
L’ACRILICO Il mercato delle fibre acriliche ha registrato il primo anno di crescita dopo quattro anni di contrazione. La ripresa è stata guidata da un processo di ricostituzione delle scorte e dal più basso differenziale di prezzo con il poliestere registrato in sei anni. La produzione si è attestata su un livello pari a 1,9 milioni di tonnellate (+ 4,4% rispetto al 2008). IL POLIPROPILENE La produzione di fibre polipropileniche (circa 2,5 milioni di tonnellate nel 2009) ha segnato un calo del 6,5%. Il forte aumento dei prezzi delle materie prime, specialmente a partire dal secondo trimestre del 2009, ha fatto pressione sui produttori che non sono riusciti a trasferire questo aumento di costo sui prezzi, rendendo così preferibile, ove possibile, l’utilizzo del più economico filo di poliestere.
TREND GLOBALI OLTRE LA CRISI La difficile situazione congiunturale che ha caratterizzato l’ultimo biennio non ha attenuato il ruolo crescente delle fibre man-made, ma ha sicuramente accelerato i trend e i cambiamenti in atto in questo settore. Malgrado la crisi, i consumi mondiali di fibre chimiche sono in continuo aumento, però il consumo e la produzione tendono a concentrarsi sempre più nelle aree asiatiche e, in particolare, in Cina. Questo spostamento è il risultato dell’attuazione delle strategie di contenimento dei costi da parte delle imprese occidentali, ma anche e soprattutto dello sviluppo di un’industria locale che rapidamente è diventata dominante a livello mondiale. Per le imprese europee, inoltre, è diventata sempre più stringente la necessità, come produttori di materie prime, di essere presenti in quei mercati dove si è trasferita una parte rilevante della filiera e dove i consumi di tessile sono destinati a crescere più velocemente nei prossimi anni. In base alla previsioni di Tecnon Orbichem, la produzione mondiale di fibre sintetiche di qui al 2020 è attesa crescere ad un tasso superiore a quello degli ultimi 10 anni e pari al 4% annuo. In particolare, la produzione di poliestere, trainata dalla Cina e dagli altri paesi asiatici (India in testa), continuerà a crescere più velocemente rispetto alle altre fibre. Entro il 2020 il poliestere consoliderà il suo posizionamento, raggiungendo una quota pari al 60% della produzione mondiale di fibre (naturali e manmade) e la Cina dominerà la produzione globale con una quota pari all’85%. Poiché negli ultimi anni il consumo cinese di fibra poliestere non ha tenuto lo stesso ritmo di crescita della produzione, l’export è cresciuto a tassi elevati mettendo in difficoltà i produttori degli altri paesi, sia sui loro mercati domestici, sia su quelli esteri. Nonostante questo rapido incremento dell’output, la capacità media utilizzata in Cina nel corso del 2008 è stata del 72%: gran parte delle espansioni produttive precedentemente programmate sono state rinviate, ma già con i primi segnali di una generale ripresa, nel 2009 è stata avviata nuova capacità produttiva per circa 1 milione di tonnellate, e un’ondata di ulteriori 1,5 milioni di tonnellate è prevista per il 2010. Con una domanda globale che crescerà meno velocemente rispetto agli anni passati, la sovraccapacità produttiva cinese di poliestere è destinata a rimanere un problema. La produzione di fibre poliammidiche crescerà, raggiungendo i 4,4 milioni di tonnellate entro il 2020, benché con una quota in calo sulla produzione globale di fibre. La Cina è destinata a rimanere il principale produttore mondiale di filo poliammide (in particolare nylon 6), ma è allo stesso tempo anche il primo importatore, e rappresenta un importante mercato di sbocco per i paesi esportatori, tra cui l’Italia, che esporta un ammontare significativo di fibre poliammidiche (circa il 10% del totale globale). Nonostante la continua e crescente competizione da parte della fibra poliestere e l’aumentare dei costi delle materie prime, la produzione di fibre acriliche si stabilizzerà sui livelli attuali ma con uno spostamento della base produttiva verso l’Asia e il Medio Oriente. La domanda cinese di fibre acriliche è però prevista crescere più velocemente della produzione, pertanto continueranno ad esserci opportunità per i paesi esportatori, tra cui l’Europa, che è il principale. La Cina è attualmente il più grande importatore mondiale di fibra acrilica con circa un quarto del totale globale, seguita dalla Turchia, che rappresenta un altro importante mercato per l’Europa. L’INDUSTRIA EUROPEA DELLE FIBRE MAN MADE: ANDAMENTO 2009 E PROSPETTIVE 2010 Nonostante alcuni segnali di miglioramento nel corso dell’anno, il settore delle fibre man-made in Europa ha chiuso il 2009 con cali nel consumo e nella produzione di tutte le tipologie di fibre, anche se con intensità diverse. In effetti, dopo un intenso aggiustamento delle scorte nel corso dei primi mesi del 2009, la domanda è tornata lentamente a crescere con riferimento a tutte le tipologie di fibre e da parte di tutti i settori clienti a valle. Nel settore delle fibre e lungo tutta la filiera tessile, il forte calo della domanda e il permanere di difficoltà nell’accesso al credito hanno continuato a impattare sui livelli produttivi e sulla base di clienti, con chiusure e situazioni critiche per molte imprese. Il primo trimestre 2010 ha, però, mostrato un significativo rimbalzo della domanda, accompagnato e sostenuto da un processo di ricostituzione delle scorte a valle. Per il 2010 si prospetta una ripresa significativa nella domanda di fibre man-made (+8,6% dopo un calo dell’11,3% nel 2009), che si consoliderà nel corso del 2011, ma comporterà livelli produttivi ancora a lungo inferiori rispetto a quelli del 2007/2008. Un aspetto che contribuirà positivamente alla ripresa nella seconda parte del 2010 è rappresentato da un euro più debole che aumenterà la competitività dell’industria europea, sostenendo l’export e, unitamente a un aumento delle tariffe di nolo, favorirà la
produzione locale rispetto all’import. Un altro aspetto positivo è costituito dal prezzo crescente del cotone che favorirà la domanda di fibre man-made. Un problema è, invece, rappresentato dalla volatilità dei prezzi e dalla scarsa disponibilità di molte delle materie prime utilizzate. Gli ingenti aumenti dei prezzi delle materie prime che si sono verificati a partire dall’inizio del 2010 implicheranno un progressivo trasferimento di questi costi a valle. L’andamento del settore delle fibre man-made nel 2010 sarà inoltre strettamente connesso alle performance dei settori clienti a valle. LA PRODUZIONE TESSILE IN EUROPA La produzione tessile in Europa occidentale nel 2009 ha mostrato un calo pari al 18,9%, che è stato la risultante di una forte diminuzione sia della domanda. Per il 2010 è atteso un incremento della produzione pari al 4,8%. La Turchia è stato il primo paese a entrare in recessione ma anche il primo a vedere una ripresa già a partire dal secondo trimestre del 2009 e per il 2010 è prevista una crescita più sostenuta rispetto alla media dei Paesi europei.
La crisi è intervenuta in una fase delicata del processo di ristrutturazione in atto nel settore dell’abbigliamento. Il settore è entrato in area negativa, dovendo scontare sia il deterioramento del mercato interno, sia soprattutto il crollo improvviso di alcuni tra i principali mercati di sbocco esteri, che avevano assicurato nuova vitalità al comparto nel più recente passato. La produzione europea nel 2009 è calata dell’11,3%. Ora, sembra farsi strada un ritorno verso la normalità. A inizio 2010 i segnali di ripresa sono stati soprattutto legati alla necessità di ricostituire le scorte da parte dei clienti. Una bassa dinamica dei consumi interni, su cui grava la debole evoluzione del reddito disponibile, e recuperi della domanda estera che si manifesteranno soprattutto in mercati lontani da quelli tradizionali non permetteranno di recuperare velocemente i livelli pre-crisi. Resta sempre forte la competizione asiatica, con una quota cinese sul totale delle importazioni europee pari al 50%. Dopo il calo del 2009, le importazioni cinesi nel primo trimestre 2010 hanno segnato nuovamente un incremento sul primo trimestre 2009. TRE PAROLE CHIAVE: QUALITA’, INNOVAZIONE, SOSTENIBILITA’ I produttori europei di fibre man-made si trovano quindi ad operare in un contesto in forte cambiamento. I prossimi anni saranno caratterizzati da una domanda domestica di fibre che rimarrà su livelli molto inferiori a quelli prima della crisi. A ciò si unisce una serie di altre problematiche, tra cui gli elevati costi di produzione rispetto ai competitor asiatici, gli stringenti vincoli imposti dalle normative europee (esempio il pacchetto 20/20/20 sulle riduzioni di emissioni e l’efficienza energetica), le distorsioni sui mercati internazionali derivanti dall’applicazione di politiche di protezionismo e sussidi, la volatilità dei prezzi delle materie prime e una competizione sempre più intensa a causa di una globale sovraccapacità produttiva.
Dietro tutte queste sfide, ci sono però anche spazi e opportunità per l’industria europea delle fibre chimiche. L’Europa esporta annualmente fibre per un valore di 2 miliardi di euro verso 120 diversi paesi, tra cui anche la Cina (per 300 milioni di euro). Sarà importante per le imprese intensificare la loro presenza su quei mercati dove i consumi di fibre cresceranno più velocemente; tra questi non vi sono solo mercati lontani come quelli asiatici, bensì anche la più vicina Turchia, l’Europa dell’est e i Paesi del Mediterraneo, che hanno una popolazione in continua crescita, con sempre maggiori fabbisogni di tessile. L’Europa è il secondo produttore al mondo di fibre chimiche, con elevati livelli di qualità, innovazione e tecnologia, ed è il principale produttore di fibre polipropileniche (che trovano largo impiego, oltre che nell’abbigliamento, anche nelle applicazioni tecniche, quali gli usi igienici e medicali, il geotessile e l’agrotessile). L’industria europea deve continuare a porsi come fornitore d’innovazione, operando in partnership con i clienti lungo tutta la filiera tessile e producendo fibre ad alto contenuto tecnologico e ad elevato grado di qualità e servizio per il cliente, con un’attenzione sempre maggiore ai temi dell’ecosostenibilità (che rappresenta ormai un’emergenza a causa dei cambiamenti climatici in atto). I produttori tessili europei non possono competere sulle commodity con le aree asiatiche, che presentano costi di produzione molto inferiori, e stanno perciò concentrandosi sulla capacità di offrire al cliente prodotti sempre più innovativi e tessili per applicazioni tecniche (prodotti per uso medicale, abbigliamento sportivo e di sicurezza, geotessile, prodotti per l’edilizia e per l’industria automobilistica e aerospaziale). Nei prossimi anni la domanda di tessili tecnici crescerà molto velocemente rispetto agli usi tradizionali del tessile: sia nei paesi avanzati, a causa dell’invecchiamento della popolazione che farà aumentare il fabbisogno per prodotti di uso medicale, sia nei paesi emergenti, a causa dei processi di urbanizzazione e dei conseguenti investimenti in infrastrutture che faranno aumentare anche il fabbisogno di prodotti tessili. Sono proprio le fibre man-made che, grazie alle loro proprietà tecniche e all’elevato potenziale di innovazione, sono in grado di offrire soluzioni sempre nuove e personalizzate per i clienti a valle nei più svariati comparti industriali. Il loro contributo innovativo si accompagna, poi, all’importante ruolo che esse sono in grado di ricoprire nell’ambito dello Sviluppo Sostenibile. I consumi di fibre tessili sono in costante aumento, sia per la crescita della popolazione mondiale, sia perché la ricerca e le nuove tecnologie hanno permesso al tessile di acquisire nuovi spazi e sostituire altri materiali in diverse applicazioni. Se tali consumi fossero soddisfatti solo con le fibre naturali potrebbero nascere dei conflitti drammatici in termini di destinazione delle risorse disponibili (terra, acqua ed energia). Le fibre chimiche permettono, invece, un notevole risparmio di risorse in tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto, dalla produzione al trasporto e all’utilizzo. Basti pensare che un capo in fibre man-made, essendo di più facile manutenzione (si asciuga più in fretta e non si deve stirare), permette un risparmio non trascurabile di acqua, energia e detersivi. Va anche tenuto conto che le fibre chimiche - normalmente considerate poco ecologiche a causa della loro dipendenza dal petrolio - in realtà sono responsabili solo dello 0,4% del consumo mondiale di petrolio (l’industria europea, in particolare, dello 0,06%). Infine, non va dimenticato che le imprese europee di fibre man-made condividono l’impegno per la riduzione delle emissioni di CO2. Molte di esse hanno sviluppato tecnologie e processi che hanno permesso negli ultimi anni di ridurre significativamente i livelli di emissioni e di aumentare il risparmio energetico. FIBRE SPECIALI, INNOVATIVE ED “ECOLOGICHE”, PER L’ABBIGLIAMENTO INTIMO E SPORTIVO Nel quadro complessivo delle tipologie e delle capacità produttive che abbiamo delineato sopra, la maggior parte delle fibre offerte abbiamo visto essere definite come “commodity”. E’ questo un termine inglese che indica i beni per cui c'è una diffusa domanda, ma che sono offerti senza particolari differenze qualitative sul mercato globale, e sono quindi fungibili. Cioè il prodotto è lo stesso indipendentemente da chi lo produce, come per esempio il petrolio, o molte materie prime di base da esso derivate, comprese le fibre chimiche. Entrato oramai nel gergo commerciale ed economico per la mancanza di un equivalente italiano, esso deriva dal francese commodité, cioè ottenibile comodamente, facile da acquistare. La standardizzazione che caratterizza una commodity ne consente l'agevole negoziazione sui mercati internazionali, ed il suo prezzo viene determinato dal gioco della domanda e dell’offerta. A questa tipologia di fibre “normali” si contrappongono le “specialty”, cioè quelle fibre innovative (siano esse un poliestere, o un poliammide, o un polipropilene “migliorati” per conferire nuove caratteristiche e soddisfare esigenze di nicchia) che i produttori più dinamici offrono sempre più frequentemente al settore tessile, con il sostegno di attività di marketing e comunicazione che si sviluppano lungo la filiera e raggiungono spesso anche il consumatore
finale. Quasi mai però, quando si parla di queste fibre definibili come “innovative”, si può affermare che si tratta di “fibre nuove”. Non è un gioco di parole: una fibra si può a rigore definire nuova quando è il frutto della messa a punto di un nuovo polimero di base, e riceve dagli enti preposti (solitamente BISFA in Europa e U.S. Federal Trade Commission in America) un nuovo “nome generico”. Ciò accade assai di rado, come è possibile rilevare dalla tabella seguente. Essa rappresenta la classificazione ufficiale dell’International Bureau for Standardisation in Man Made Fibres per le fibre artificiali e sintetiche, ove le frecce rosse indicano le più recenti “new entry” del settore, le ultime delle quali risalgono al 2006 – 2007.
Di seguito citiamo alcuni marchi di fibre innovative, classificati, per comodità, in tre grandi gruppi: FIBRE CHE CONFERISCONO ELASTICITA’ AI MANUFATTI (in piccola percentuale, lavorata con altre fibre) Focus dell’innovazione: maggiore resistenza al cloro presente nell’acqua delle piscine, fibre tinte per evitare effetti di colore in contrasto sul tessuto, utilizzo di polimeri innovativi rispetto al comune elastane Roica® HS by Asahi Kasei Xtra Life® by Invista Black Xtra Life® LYCRA® by Invista Black Lycra® by Invista Creora® Comfort by Hyosung FIBRE BIOATTIVE E PER IL COMFORT Focus dell’innovazione: microfibre, sezioni speciali, agenti antibatterici o batteriostatici (anche nano strutturati) inseriti intimamente nei polimeri, polimeri modificati per una migliore idrofilia, fibre tinte in massa per la massima solidità dei colori Dryarn® by Aquafil Sensil® Aquarius by Nilit Coolmax® Fresh FX by Advansa Quup by Toray Cupro® FF by Asahi Kasei Coolmax® with Coton by Advansa Micro Modal® by Lenzing FIBRE ECOLOGICHE O DA RICICLO Focus dell’innovazione: fibre prodotte da polimeri che nascono dalla trasformazione di risorse rinnovabili (biomasse), processi con recupero totale dei solventi, fibre prodotte con polimeri da riciclo (ad esempio da bottiglie in PET provenienti dalla raccolta differenziata o da materiali tessili di scarto)
Lyocell ® e Tencel® by Lenzing Advansa 3GT Sorona The Hyosung Eco Project Eco Materials by Toray Corn Leaf Bacteriostatic Yarn by Radici Group QUALE E’ L’AREA CHIAVE DELL’INNOVAZIONE NEL TESSILE ? Per individuare quella che ci piace chiamare “l’area chiave” dell’innovazione nel tessile dobbiamo ricordare che alcune delle rivoluzioni tecnologiche di cui tutti noi oggi siamo utenti sono nate dall’incontro e dall’interazione di almeno due aree di ricerca e sviluppo, spesso ben diverse tra loro, e inizialmente orientate ad altri fini. Per far solo qualche esempio, l’alleanza tra l’informatica e la comunicazione telefonica ci ha dato internet. La tecnologia delle radiofrequenze, unita a una rete di collegamenti senza fili, ha dato vita alla telefonia cellulare, che sta conoscendo un’ulteriore ibridazione con sempre più sofisticate funzionalità multimediali. Il lancio dei satelliti orbitanti e la diffusione di segnali televisivi ci hanno consentito di ricevere in tempo reale le notizie o gli spettacoli provenienti dal mondo intero: qui l’area di ulteriore sviluppo è da ricercarsi nell’interattività con l’utente ed in una ulteriore commistione con tecnologie informatiche e collegamenti wireless. Un processo per certi versi analogo sta avvenendo anche nel tessile e, senza pretendere di fare della futurologia, tenteremo ora di elencare alcuni spunti significativi per individuarne i contorni. Essi spesso poco hanno a che fare con il tessile tradizionalmente inteso, e vanno dalle tecnologie informatiche alle biotecnologie, dalle nanotecnologie ai trattamenti al plasma, dalle esigenze degli atleti impegnati in sport agonistici alla sicurezza sul lavoro, dalla prevenzione e cura della salute alla sostenibilità ambientale. Come altre industrie più avanzate, il tessile di oggi e di domani è influenzato da alcune istanze fondamentali: • La disponibilità di materiali innovativi e l’integrazione di due o più tecnologie diverse • L’utilizzo di materie prime (monomeri e polimeri) derivanti da risorse rinnovabili • L’impiego di processi produttivi sicuri e a basso impatto ambientale • L’uso di impianti flessibili, economici e che richiedano poca acqua ed energia • Lo sviluppo di soluzioni specifiche per esigenze complesse e multifunzionali
Sono almeno tre i terreni di ricerca tecnologica di cui è possibile individuare e circoscrivere l’incontro nell’area chiave di innovazione per il tessile: 1. Lo sviluppo di nuove famiglie di tessuti, nati da fibre dell’ultima generazione, ricavate da monomeri e polimeri diversi, spesso prodotti utilizzando risorse naturali rinnovabili, con superiori performance ed al
tempo stesso più rispettose dell’ambiente: INGEO® di Dow Chemical, SORONA® di DuPont, CORTERRA® di Shell, LYCRA® T400 di Invista sono tra gli esempi più noti. 2. L’utilizzo delle bio e delle nano tecnologie per creare o nobilitare rivoluzionari materiali tessili, che traggono ispirazione dalle eccezionali proprietà di quanto è presente in natura. La rivoluzione delle nano tecnologie consente di creare materiali la cui dimensione è dell’ordine di pochi miliardesimi di metro (10 -9): il suo impatto sui più diversi settori industriali si ritiene sarà rivoluzionario nel giro dei prossimi 5 – 10 anni, ed anche il tessile sta iniziando a beneficiarne. Ma come le nanotecnologie possono trovare impiego nel mondo del tessile e con quali risultati? Le strade per ottenere questi risultati sono sostanzialmente tre: Inserire particelle nanometriche nella fase di filatura chimica delle masse polimeriche: questo processo si può applicare, ovviamente, solo a fibre man made Trattare, con particelle nanometriche, la superficie dei tessuti: questo metodo è adattabile ad ogni tipo di prodotto tessile, indipendentemente dalla fibra utilizzata Impiegare tecnologie specifiche (ad esempio l’elettrofilatura) per realizzare nanostrutture, costituenti esse stesse i prodotti tessili, partendo da una grande varietà di fluidi polimerici fusi o in soluzione. 3. L’ibridazione, sempre più intima, dei prodotti tessili con le tecnologie elettroniche ed informatiche, che si prevede, in un futuro assai prossimo, faranno parte integrante del nostro abbigliamento. Quindi connettività e strumenti elettronici incorporati negli abiti, monitoraggio dei parametri vitali attraverso strutture tessili che conducono, trasmettono e ricevono segnali, addirittura parti del tessuto che fungono da cellule solari per assicurare l’energia necessaria: questo lo scenario che si sta realizzando, ed in cui sono impegnati numerosi istituti di ricerca, anche assai prestigiosi (MIT in testa), nonché note aziende di elettronica e giovani “start up” americane ed europee. La strada è ancora molto lunga ma ben delineata, ed alcuni primi risultati concreti, anche se con qualche limitazione o ingenuità, sono già sul mercato. Poiché le parole non bastano per riassumere una tale massa di spunti innovativi, ciascuno dei quali richiederebbe adeguati approfondimenti, le tabelle qui di seguito riprodotte cercano di visualizzare i concetti che abbiamo tentato di enunciare.
Concludendo, è possibile affermare che la molla della vera innovazione nel tessile, che diventa sempre più intelligente (è nota la definizione di “smart textiles”), verrà ancora dai settori d’impiego che hanno maggiori esigenze di funzionalità e di performance avanzate: la conquista spaziale, la guerra, la medicina, la pratica dello sport attivo, l’abbigliamento protettivo e professionale, gli usi industriali, che per primi imporranno e stimoleranno la creazione di prodotti tessili allo stato dell’arte, frutto dell’interazione delle tecnologie che vediamo incontrarsi al crocevia e formare “l’area chiave”. Ma certamente continuerà a verificarsi il fenomeno del “trasferimento”, per cui l’innovazione si sposterà progressivamente verso i prodotti tessili di largo consumo. Con ogni probabilità, per far solo un esempio, presto indosseremo giacconi che derivano dagli equipaggiamenti che oggi i militari Usa utilizzano in Iraq o in Afganistan. Con essi, oltre a ripararci in modo confortevole dal caldo, dal freddo e dalle eventuali aggressioni, comunicheremo, trasmetteremo dati, saremo individuabili ovunque con un GPS, magari potremo ascoltare anche un MP3 e difenderci dalle polveri sottili, grazie alla mascherina in nano fibre incorporata nel cappuccio: protetti e sollevati, insomma, nella nostra battaglia quotidiana contro lo stress. Se poi questi prodotti conquisteranno il mondo anche grazie alle fibre, ai tessuti, alla tecnologia ed allo stile “Made in Italy”, sarà per la nostra industria tessile la via della salvezza, se saremo capaci di ritrovare la competitività e innovare ancora, prima che sia troppo tardi. GIORGIO BELLETTI FONTI: Assofibre Cirfs, Wikipedia, Internet, mie ricerche per presentazioni a Conferenze, miei articoli per riviste di settore
ottobre 2010
Giorgio Belletti, classe 1943, laureatosi in giurisprudenza nel 1967, inizia la sua attività molto giovane in un affermato gruppo tessile, come addetto al marketing ed allo sviluppo applicazioni della fibra poliestere. Dal 1971 opera nell'Area Fibre del Gruppo ENI, prima come addetto all'ufficio promozione, poi come responsabile della comunicazione e marketing, mantenendo l'incarico per circa vent'anni, in tutte le complesse fasi evolutive dell'azienda (AnicFibre, EniChem, Enimont...). Dal '90 al '99 è in Montefibre, con responsabilità di coordinamento e sviluppo delle attività di Marketing, Comunicazione e Promozione Commerciale dei nuovi prodotti. Dal 2000, lasciata Montefibre, svolge attività di consulenza per l'innovazione, il marketing e la comunicazione, in aziende della filiera T/A e calzature. Ha curato, per conto di Assofibre, una ultra ventennale attività di formazione presso Istituti Tecnici e Corsi Universitari a indirizzo tessile, continuando ad elaborare allo scopo un aggiornato materiale didattico. Ha collaborato infine con riviste specializzate, scrivendo su temi relativi al marketing ed all'innovazione delle fibre e del T/A. E' stata questa, negli ultimi 10 anni, l'attività più visibile, per cui spesso gli è stata attribuita la qualifica di "giornalista". L’archivio completo dei circa 90 articoli scritti in questi anni è consultabile on line CLICCANDO QUI
È disponibile l’aggiornamento a marzo 2011 . Clicca sulla copertina
ALTRE MIE PUBBLICAZIONI DI POSSIBILE INTERESSE (clicca sui titoli per consultarle)
• VESTIRE INFORMATI • DIECI ANNI DA GIORNALISTA
• DALLE FIBRE AL TESSUTO • GLOSSARIO DEI TERMINI TECNICI • I FATTORI CHIAVE DELLO SVILUPPO