capitolo 4
PRIMA SÙ E POI GIÙ
C
’erano molti sentieri che portavano su per quelle montagne, e molti passi da cui valicarle. Ma i sentieri si rivelavano perlopiù inganni e illusioni che andavano in nessun posto o verso una brutta fine; e i passi erano perlopiù infestati da cose malvage e da tremendi pericoli. I nani e lo hobbit, aiutati dai saggi consigli di Elrond e dalla sapiente memoria di Gandalf, presero la strada giusta per il passo giusto. Molti giorni dopo essere usciti dalla valle, lasciata a miglia di distanza l’Ultima Casa Accogliente, ecco che ancora salivano, salivano, e salivano. Era un sentiero difficile e insidioso, un cammino tortuoso, solitario e lungo. Voltandosi, vedevano le terre che avevano lasciato, distese dietro di loro molto più in basso. Bilbo sapeva che lontano lontano, a Occidente, dove tutto era azzurro e sbiadito, c’era il suo paese di cose tranquille e sicure, con il suo piccolo buco-hobbit. Rabbrividì. Lassù il freddo stava diventando più intenso, e il vento soffiava gelido tra le rocce. A tratti, grossi macigni precipitavano dai fianchi della montagna, staccati dal sole di mezzogiorno che scioglieva la neve, e passavano in mezzo a loro (una bella fortuna!) o sopra la loro testa (una bella preoccupazione!). Le notti erano inclementi e diacce, ed essi non osavano cantare o parlare a voce troppo alta, perché l’eco era strana e pareva che il silenzio non volesse interruzioni, tranne per il rumore dell’acqua, il gemito del vento e lo sgretolarsi delle rocce. ‘Laggiù è estate,’ pensò Bilbo, ‘e si falcia il fieno e si fanno
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