Manuale di formazione di base per l'operatore sanitario in africa

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Silvio Pampiglione Professore ordonano di Parass•lologoa deii'Unìversita doBologna; cx-<l~rellore della Cattedra doIgiene c Azione Samlana o Sociale de•rUnovors~a di Algeri e deiiJlpartomenlo di Sanità. delle Comvnotà deli'UniVet'Sila "Eduardo Mondlane" doMapulo.

MANUALE DI FORMAZIONE DI BASE PER L'OPERATORE SANITARIO IN AFRICA disegni di Wolfango Peretti Poggi, Luciano Vignali c Marisa Montecorboll

Dipartimento per la Cooperaz•one allo Sviluppo Ministero degh Affari Esteri Repubblica Italiana Istituto ltalo-Africano

1984


Dedica Questo libro vuole essere uno strumento di lavoro per tutti gli Operatori Sanitari che sono oggi impegnati, con responsabilità di combattenti, nella lotta contro le malattie, per la conquista della salute, in Africa. Lotta che fa parte dello sforzo più generale che vuole eradicare lo sfruttamento, la chiusura mentale, il razzismo e l'odio tra gli uomini per sostituir/i con l'aiuto reciproco, la comprensione umana, la fratellanza, il senso dì responsabilità sociale degli individui e delle comunità. E' con questa speranza che dedichiamo questo libro alle nuove leve sanitarie dell'Africa.


Introduzione Sotto il termine di Operatore Sanitario (O.S.) intendiamo il diretto responsabile della salute di una comunità di 5.000- 20.000 abitanti, qualunque sia il suo titolo effettivo nelle diverse lingue nazionali ed il suo grado nella gerarchia del locale Ministero di Sanità. In genere egli ha la direzione di un Centro Sanitario, cui potrà certe volte essere anche annesso un piccolo Ospedale (1 O - 20 letti) o una piccola Maternità, qualche volta un Laboratorio. Sotto di lui lavoreranno di solito alcuni agenti sanitari di base, alcuni ausiliari di pronto soccorso, forse aiutanti levatrici, laboratoristi ausiliari ed altro personale subalterno. Egli ha principalmente 4 funzioni: • curare i soggetti che gli si presentano nella pratica di ogni giorno; • prevenire le malattie che potrebbero manifestarsi nella comunità; • educare e mobilitare la popolazione nei riguardi dei problemi di salute; • controllare, educare, mobilitare e, se necessario, formare Hpersonale sanitario da lui dipendente.

Tutte e quattro queste funzioni sono ugualmente importanti e strettamente collegate tra loro. Per la prima I'O.S. dovrà possedere una buona preparazione medica , dovrà saper riconoscere le manifestazioni delle diverse malattie, saper porre una esatta diagnosi e prescrivere una corretta terapia. Per la seconda dovrà conoscere le misure di protezione materno- infantile, le tecniche di igiene e di risanamento ambientale, le modalità di trasmissione delle malattie infettive e parassitarie e l'applicazione delle relative misure di profilassi; dovrà saper tenere correttamente il registro del suo lavoro e raccogliere con esattezza i dati statistici più importanti nella comunità di cui è responsabile. Per la terza dovrà conoscere i principi e le tecniche di educazione sanitaria e di organizzazione sanitaria della comunità. Per la quarta dovrà saper trasmettere il meglio della sua esperienza e delle sue conoscenze tecniche al personale sanitario subalterno, così da accrescerne le capacità lavorative, il livello d'istruzione e la coscienza professionale. Egli

rappresenta a nostro awiso il punto più delicato della rete sanitaria rurale, anello di congiunzione tra l'Agente Sanitario di Base, a livello periferico, ed il Medico, ad un livello più centrale. Su di lui ricadono le maggiori difficoltà organizzative e decisionali "sul terreno", a livello di popolazioni rurali, le responsabilità più pesanti, verso il Ministero della Sanità da un lato e la comunità dall'altro. Spesso I'O.S., una volta raggiunto il suo posto di lavoro e lontano dall'am~ biente scolastico dove si era formato, non ha sottomano né ampi testi da consultare né persone più preparate di lui a cui chiedere un rapido consiglio. Per supplire in parte a queste carenze è nato questo Manuale: esso vuole cioè fornire aii'O.S. un pro-memoria che riunisca in un unico volume tutte quelle nozioni di Medicina curativa e di Medicina preventiva necessarie nella pratica giornaliera, rappresentando in un certo qual modo un "compagno più esperto" da consultare al momento opportuno. Nel volume sono infatti raccolte le principali nozioni di Anatomia e Fisiologia, di Nutrizione, di Igiene ambientale, di Patologia, di Semeiotica, di Clinica, di Medicina preventiva, le principali Tecniche Sanitarie e di Pronto Soccorso, alcuni elementi di Educazione Sanitaria, di Pianificazione Familiare, di Educazione del personale subalterno, poche essenziali nozioni di Statistiche Sanitarie, alcune Tabelle pro-memoria e qualche altro dato utile pel suo lavoro. In fondo al volume è riportato un dizionarietto dei termini medici utilizzati, se non già spiegati nel libro. Per rendere più vivi gli argomenti e più facili a ricordare i concetti esposti, è stata curata in modo particolare la rappresentazione grafica del libro, cui hanno collaborato artisti di rinomato valore. La compilazione di questo Manuale è stata opera lunga e laboriosa e l'Autore si scusa fin d'ora se vi si troveranno alcune lacune e forse alcuni errori. Egli spera nella comprensione e nella collaborazione di colleghi, di allievi e soprattutto degli O.S. che lo utilizzeranno, per correggere e riempire tali insufficienze. 7


Indice

1. L'ORGANISMO UMANO

17

2. NUTRIZIONE E MALNUTRIZIONE

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Apparato locomotore Apparato circolatorio ....... Apparato digerente .... Apparato respiratorio __ Apparato escretore o urinario Apparato genitale o riproduttore Apparato nervoso Organi di senso ... ........ .. .. .... Organo della vista Orgaro dell'olfat1o Organo del gusto Organo dell'udito Organo del tatto ... .. Apparato endocrino .. lpofisi _ .... Tiroide Paratiroidi _ . _ _ .. _ Timo ......... ... . Pancreas endocrino Surreni Testicoli Ovaie Ciclo mestruale Apparato emopoietico e sangue Apparato tegumentario

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Acqua Cibi o alimenti L'alimentazione del lattante 1O principi essenziali nell'alimentazione del lattante Alcuni esempi di alimenti di facile preparazione per bambini dai 4 mesi ai 2 anni Malnutrizione del bambino Alcune cause di malnutrizione nel bambino Prevenzione della malnutrizione nel bambino Segni di malnutrizione grave nel bambino Malnutrizione nell'adulto

55 55 62

3. LE MALATTIE E LE LORO CAUSE

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Lo stato di malattia Le cause delle malattie l processi difensivi dell'organismo L'infiammazione L'immunitĂ L'allergia La febbre Lesioni e quadri patologici elementari Lesioni elementari della cute Lesioni traumatiche elementari Quadri patologici piĂš complessi

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4. L'INDIVIDUO MALATO E LE MANIFESTAZIONI DELLE DIVERSE MALATIIE 89 Anamnesi Esame obiettivo ...... ... Ispezione Palpazione Percussione Auscultazione Proiezione di alcuni organi interni sulla parete corporea Regioni dell'addome Schema di Esame Obiettivo Schema di Esame Obiettivo di estrema urgenza Le Condizioni generali Il Colorito Il Polso Il Respiro ....... La Pressione Arteriosa . La Temperatura Facies caratteristiche .. Morbillosa Parotitica Framboesica Peritonitica o lppocratica Colerica Tifosa Cachettica .... ............. . Nefritica .H.. . Tisica Vaio losa Tripanosomiasica, iniziale Tripanosomiasica, terminale Leprosa, borderline Leprosa, leonina ___ Leprosa, tubercoloide _ Del Linfoma di Burkitt _ _ Anchilostomiasica _ ·H

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Tetanica Actinomicosica Nel Morbo di Pott .... __ Nel Carbonchio Nell'Impetigine .........- .. H. Nell'Antrace H. ... H·-········ Neii'Eresipela Nell'Herpes simplex ....... Nell'Herpes zoster Nel Lupus eritematoso Da Ascesso dentario Da Mastoidite Scrofolosa Della Gangosa Del Gundu Del Noma Drepanocitica ... Pellagrosa Basedowiana Da Carenza di vitamina A ... Da Carenza di vitamina 8 2 Da Carenza di Vitamina C Del Labbro leporino _______ _ Albina. __________ Mongoloide Mani caratteristiche Desquamazione tossica Flemmone della mano Patereccio Eczema Pellagra Vitiligo Scabbia Framboesia, depigmentazioni Artrosi deformante Spina ventosa o dattili1e tubercolare Lepra, reazione Lepra, mutilazioni H

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114 . 114 .................... 114 . 114 115

115 115

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Lepra, paralisi ..... .... ... ... .. _ . . 117 Dita a bacchetta di tamburo ... - · ·- _ .. _ 118 .. _ . __ _ . 118 Drepanocitosi Tetania .. ........ .. . .. . .. ..... ....... . 118 Lesioni genitali caratteristiche . ... .. .. . . .......... 119 Malattie sessualmente trasmesse ... ...... -· . .. . 120 Ubicazione dei nervi palpabili in caso di lepra .. ... __ _ ... 124 Proiezione del dolore sulla cute da organi profondi .. 125 Gradi di ingrossamento della milza ... ..... ... .... 128 Diagnosi differenziali .. . ... . .. ....... ... ... .. .... 129 Astenia intensa ..... ... .. . ..... 130 Bruciore agli occhi __ 131 Cefalea intensa 132 Diarrea acuta 133 .... ·······-·· ... .. ..... . 134 Dispnea ..... ·-- . .. . . . .... 135 Dolore addominale .. .... . .... .. . . ·· - · 136 Dolore toracico .... ... . ... .... .. ... ............ loolori articolari __ .. 137 Elminti nelle feci 138 Febbre elevata 139 Ferita ... . 141 Frattura ·142 Lesioni oculari varie 143 Linfonodi ingrossati .. 144 Mal di gola 145 Manifestazioni cutanee i 46 Perdite vaginali non emorragiche . 148 Pianto irrefrenabile di lattante .. . .. .. ... . .. ... 149 Tosse molesta ... . .. .......... ... .. .. _ 150 Ulcerazioni cutanee ....... 151 Ustioni .. ... _ 152 Vomito _ ... ... .... 153 Segni gravi di allarme . 154 Allucinazioni .. ... . ...... . .. .. .. ...... .. 154 Anuria o Oliguria .... .. .... ... ... ... ... ... .. . .. . ··-154 Ascite . .. ... .. .... .... ............. ... .... 154 Asmatiformi , crisi 154

Coma . 154 155 Confusione mentale ........ 155 Convulsioni con perdita di coscienza Disidratazione rapida .. ... .... ... .. .. ... _ . . .. 155 Dolore intenso e prolungato retrosternale con senso di angoscia .... ... ...... 155 . . ..... .... ... Edemi degli arti inferiori .. 155 Elefantiasi _ _ ... .. . 155 Emorragie o perdite di sangue - --· 155 Sangue nelle urine ........ 155 Sangue nelle feci 155 156 Sangue nell'espettorato 156 Sangue nel vomito 156 Sangue nella vagina ... 156 Sangue dal capezzolo Sangue dall'orecchio ..... 156 Sangue dal naso .... 156 Emorragie interne addominali . 156 lttero o subittero 157 Lesioni della cornea 157 ... ... 157 Paralisi improvvisa di una metà del corpo o di un arto 157 Perdita improvvisa e momentanea della coscienza 157 Perforazione del palato Rigidità nucale ..... ... _ . .. .. 157 Rigidità della parete addominale _ 157 Ritenzione acuta di urina . 157 Splenomegalia 157 Shock o collasso .......... 158 Trisma ... ..... 158 Ulcerazione ai genitali . 158

5. MALATTIE TRASMISSIBILI Agenti di malattie trasmissibìli Porta di entrata ... _... .... .... .... _ Azione degli agenti di malattia .. _ ..... _ .. _ ·-· ........... Vie d'uscita e modalità di trasmissione _ .... _ _

... ..

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l portatori d'infezione Principali malattie trasmissibili Amebiasi Anchilostomiasi Ascaridiasi Blenorragia, detta anche Gonorrea Colera Diarree acute infantili Difterite .... Dracunculosi Epatite virale Febbre gialla Febbre tifoidea e altre salmonellosi Febbri ricorrenti Filariasi elefantiasica Framboesia Leishmaniosi Lepra, detta anche Hansen iasi Loasi Malaria Meningite cerebro-spinale Micetoma o Piede di Madura Morbillo Oncocercosi Pertosse Peste Poliomielite, detta anche Paralisi infantile Rabbia Scabbia Schistosomiasi, detta anche Bilharziosi Sifilide. detta anche Lue Tetano Tifo da zecche Tifo petecchiale Tigne o Micosi cutanee Tra coma Tripanosomiasi Tubercolosi

163 163 164 166 168 170 172

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Zoon osi Malatie infettive proprie degli animali domestici . Carbonchio ematico Cisticercosi o Panicatura delle carni Trichinellosì Brucellosi Echinococcosi - ldatidosi Alfa epizootica Peste bovina Pleuropolmonite contagiosa dei bovini Peste suina africana Pseudopeste avi are o Malattia dì Newr.astle Theileriosì bovina o Febbre della Costa Orientale Tripanosomiasi bovina o Nagana

6. IGIENE PERSONALE E DELL'AMBIENTE DI VITA

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202 204 206 208 210 212 21<1

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Igiene del nostro corpo Igiene ambientale Acqua potabile Captazione igienica Canalizzazjone igienica Potabilizzazìone Conservazione Smalti mento delle feci e delle urine Gabinetto a fossa assorbente 10 errori nella costruzione e manutenzione di una latrina a fossa assorbente Gabinetto con fossa a tenuta Doppio gabinetto a tenuta (tipo vietnamita) Gabinetto con fossa settica a smalti mento continuo Smaltimento dei rifiuti domestici Lotta agli insetti trasmettitori di malattie Lotta agli insetti adulti Lotta alle larve Protezione degli individui esposti

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272 273 274 274 275

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..

Igiene degli alimenti Igiene della casa Igiene degli animali domestici Igiene delle scuole e degli asili d'infanzia Lo stato di salute dei maestri Lo stato di salute dei bambini Le condizioni igieniche della scuola Profilassi delle malattie trasmissibiii Refezione scolastica Educazione fisica Educazione e dinamizzazione sanitaria Igiene delle fabbriéhe, miniere e altri ambienti di lavoro Igiene degli Ospedali, Infermerie, Ambulatori Pericoli per la comunità Pericolì per i malati ..... Pericoli per il personale sanitario Altri problemi relativi al funzionamento di un Ospedale

284 287 289 289 289 289 289 289 290 290 290 290 293 293 294 294 294

7. PROTEZIONE MATERNO-INFANTILE

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Andamento normale della gravidanza Diagnosi di gravidanza Esame di donna gravida ..... Esami di controllo alla prima visita Esami da praticare alle visite successive Situazioni di allarme in gravidanza 5 situazioni pericolose emergenti già dalla sola storia 5 situazioni pericolose emergenti daii'E.O. generale 5 situazioni pericolose emergenti dall'esame ostetrico Situazione del feto ... ·_ _ Palpazione dell'addome Determinazione del livello raggiunto dal fondo dell'utero Determinazione della situazione del feto Determinazione dell'ubicazione della testa Determinazione se la parte presentata è impegnata nel bacino o non ancora

299 301 303 303 305 305 305 305 305 305 307 307 307 307 307

Medicina preventiva in corso di gravidanza 309 309 Alimentazione della gravida Profilassi antianemica 309 309 Profilassi antimalarica Profilassi antitetanica 309 Profilassi contro l'ascaridiasi 309 309 Profilassi contro l'anchilostomiasi 310 Preparazione al parto Materiale che la gravida deve preparare e tener pronto 310 nell'evenienza del parto, già a partire dal 7° mese Materiale che deve sempre essere tenuto pronto da 310 parte di chi assisterà il parto 311 Segni di inizio del parto 311 Andamento normale del parto 314 Assistenza al parto normale 315 5 segni di allarme durante il parto 5 quadri patologici di grande importanza in gravidanza o nel parto 315 315 Gravidanza extrauterina 316 Aborto 316 Placenta previa 316 Rottura di utero gravido Eclampsia 317 317 Emorragie in gravidanza Andamento normale del puerperio - 319 5 situazioni di allarme in puerperio, manifestazioni di grave 319 pericolo per la madre 319 5 Situazioni di allarme per il neonato 320 Pericoli per il bambino nei primi anni di vita 320 5 rischi di accidenti mortali 322 10 pericoli di malattie nei primi 5 anni di vita 322 Diarrea 323 Broncopolmonite da freddo 323 Malattie infettive 323 Tubercolosi 323 Malaria 323 Ascaridiasi 323 Anchilostomiasi 323 Schistosomiasi


Malnutrizione Anemia 10 azioni di prevenzione contro le malattie nei primi 5 anni di vita Prevenzione della diarrea Prevenzione delle broncopolmoniti Prevenzione delle malattie infettive Prevenzione della tubercolosi Prevenzione della malaria Prevenzione dell'ascaridiasi Prevenzione dell'anchilostomiasi Prevenzione della schistosomiasi Prevenzione della malnutrizione Orto nutrizionale Prevenzione dell'anemia

324 324 324 324 326 326 327 327 328 328 328 328 329 333

8. EDUCAZIONE SANITARIA

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Scopi dell'educazione sanitaria Requisiti fondamentali per un buon educatore sanitario Requisiti fondamentali di un messaggio educativo Categorie piĂš recettive all'educazione sanitaria Alcuni semplici materiali didattici da utilizzare in educazione sanitaria Manifesti o Cartelloni Giornale murale Kamishibai Calendario di educazione sanitaria Flanellografia Album espositore o Flipcharts Marionette e burattini Murales Danze, drammi e farse Canzoni Diapositive, films Radio Televisione e videocassette Errori in educazione sanitaria

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9. EDUCAZIONE DEL PERSONALE DIPENDENTE

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Valutazione del lavoro svolto dall'A. S. B. Compiti dell'A.S. B. 20 medicinali essenziali in dotazione dell' A.S.B. Medicinali per uso interno Medicinali per uso esterno Disinfettanti 1O suggerimenti organizzativi da dare all'A. S. B.

348 348 350 351 353 354 355

1O. PIANIFICAZIONE FAMILIARE

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Metodi per il controllo delle nascite Metodo dei giorni fertili e infertili Preservativo Diaframma vaginale Pomate e sostanze schiumogene spermicide Lavande spermicide Applicazione intrauterina di spirale in plastica o in metallo Pillole contraccettive Aborto provocato con raschiamento o con suzione SterilizzazionĂŠ Coito interrotto Metodo di scelta

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11. TECNICHE SANITARIE E DI PRONTO SOCCORSO

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Tecniche sanitarie Bendaggi o fasciature Cataplasmi Coppettazioni Costruzione di barella improvvisata Enteroclisma o clistere

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c'


Fomenti Gargarismi Impacchi caldi Impacchi freddi Iniezioni intramuscolari Iniezioni sottocutanee Iniezioni intradermiche Iniezioni endovenose lpodermoclisi e fleboclisi lnstillazioni auricolari lnstillazioni nasali lnstillazioni oculari Lavaggio auricolare Lavanda vaginale Lavaggio delle mani Manutenzione di materiale sanitario Misurazione della pressione arteriosa Misurazione della temperatura corporea Sterilizzazione di materiale sanitario Tecniche di Pronto Soccorso Principi generali Lesioni traumatiche Traumi al torace o all'addome Trauma cranico Sindrome da schiacciamento Frattura di un arto Frattura del bacino Frattura della colonna Frattura della clavicola Frattura costale Riduzione di lussazione Trattamento di una ferita Medicazioni successive Sutura di una ferita Applicazione di grappette Ferita ad un occhio -路路- -路Perdite d矛 coscienza Posizione di sicurezza di paziente incosciente

370 371 371 372 373 374 374 375 376 376 376 376 376 377

378 378 378 379 379 381 381 382 382 382 383 383 385 385 386 386 387 387 388 388 389 389 389 389

Svenimento o Lipotimia .. Coma Convulsioni Colpo di calore Colpo di sole Lesioni a carico dell'apparato respiratorio Asfissia Annegamento Rimozione di ostruzione dalle vie respiratorie Respirazione artificiale bocca a bocca Massaggio cardiaco Respirazione artificiale su paziente supino Respirazione artificiale su paziente prono Lesioni a carico dell'apparato circolatorio Emorragie Principi generali nel trattamento delle emorragie Interventi in caso di emorragia interna Interventi in caso di emorragia esterna Applicazione di tourniquet improvvisato Intervento in caso di shock .... . Tamponamento nasale anteriore Tamponamento vaginale _ .. Malnutrizione infantile grave Disidratazione del bambino Reidratazione per via naso-gastrica Re idratazione per via endovenosa (fleboclisi) Ustioni _ Principi generali nel trattamento di ustioni gravi Trattamento di ustioni non gravi Lesioni da corrente elettrica Interventi sull'apparato urinario Cateterismo uretrale maschile urgente Cateterismo uretrale femminile Avvelenamenti Regole generali Lavanda gastrica Altri interventi di pronto occorso Dolore di denti

390 390 390 391 391 391 391 391 392 392 393 393 394 395 395 395 .. 395 396 . 397 . 397 398 398 399 399 400 400 401 402 402 403 403 403 403 404 404 404 405 405


Dolore ad un orecchio Corpo estraneo in orecchio Corpo estraneo nel naso Corpo estraneo in un occhio Puntura di scorpione Punture e altre lesioni provocate da insetti Punture di zecche Sanguisuga in faringe Morso di serpente Morso di animale sospetto rabido

405 405 406 406 406 406 406 406 407 407

12. STATISTICHE MEDICHE

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Alcune definizioni utili Scheda di censimento per famiglia Registro della popolazione Registro di ambulatorio Rendiconto mensile delle visite eseguite Scheda controllo dei pazienti con malattie sociali Scheda per notifiche semestrali o annuali di vaccinazioni Registro di attività di Sanità Comunitaria Resoconto di riunione Scheda sanitaria di villaggio Rendiconto mensile di visite eseguite daii'A.S.B.

412 413 414 414 415 416 416 417 417 418 419

13. ALCUNE TABELLE PRO-MEMORIA ED ALTRI DATI UTILI

421

Alcune abbreviazioni usate nella pratica medica Accrescimento corporeo normale in relazione al peso Accrescimento corporeo normale dell'embrione nell'utero materno Accrescimento normale del lattante Aumento giornaliero medio del lattante

423 424 425 425 425

Carta moschicida, sua preparazione Cause di morte più frequenti, in Ospedali africani Cause di morte in donne partorienti, più frequenti in Africa Coppette, fabbricazione Composizione e valore calorico degli alimenti Educazione Sanitaria, calendario Equivalenti approssimativi in peso e lunghezza Gruppi sanguigni Libri utili Piante Medicinali, scheda per raccolta Sapone, fabbricazione casalinga Tavola ottometrica, per controllo dell'acutezza visiva Vaccinazioni, esempio di calendario Vaccinazioni, controindicazioni Valori normali in soggetto sano adulto

425 425 425 425 426 428 430 430 431 432 433 435 436 436 437

14. DIZIONARIETTO DEl TERMINI MEDICI UTILIZZATI E NON GIÀ SPIEGATI NEL TESTO

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1. L'ORGANISMO UMANO

Tutti gli esseri viventi sono formati da particelle e lementari, piccolissime, visibili solo al microscopio, chiamate cellule. L'organismo umano è composto da milioni di milioni di cellule. Per capire quanto siano piccole le cellule basta immaginare che lo spessore di un capello è almeno 50 volte circa più grande di una cellula del sangue (globulo rosso). Esistono cellule di varia forma , a seconda delle funzio ni da esse svolte: cellule piatte, rotondeggianti, cubiche, cilindriche, reticolari, fusiformi, ramificate. Alcune cellule hanno capacità di secernere sostanze che indurendosi formeranno le ossa (cellule ossee), altre possono produrre liquidi utili alla digestione dei cibi e a diverse importanti funzioni (cellule secretorie o ghiandolari), altre possono a ccumulare nel loro inte rno grassi (cellule adipose) o altre sostanze di riserva, altre possono contrarsi elasticamente (cellule muscolari) altre infine dotate di lunghi prolungamenti possono trasmettere a distanza in punti diversi dell'organismo stimoli nervosi (cellule nervose).

Più cellule raggruppandosi insieme formano un tessuto. Esistono 4 tipi diversi di tessuti, con diverse funzioni: epiteliale o di rivestimento, (che può essere piatto, cubico, cilindrico, ghiandolare), connettivo o di sostegno (che comprende il tessuto osseo, il tendineo , il fibroso , l'elastico, l'adiposo, il cartilagineo), muscolare o contrattile, nervoso o di trasmissione.

Più tessuti raggruppati insieme, costituiscono un organo: il cuore, ad esempio, il fegato , la milza, lo stomaco, il pancreas, i polmoni, il cervello sono organi.

Più organi, a loro volta, costituiscono un apparato o sistema, e i vari apparati tutti insieme costituiscono l'organismo. L 'organismo umano è formato di 10 apparati. 19


l dieci apparati

20

1.

Locomotore

2. Circolatorio

3. Digerente

4. Respiratorio

s. Escretore

i

'


6. Genitale

7. Nervoso

8. Endocrino

9.

Emopoietico

10.

Tegumentario

21


APPARATO LOCOMOTORE

Costituito da: lo scheletro, formato da 208 ossa articolate tra loro e su cu1 si Impiantano oltre 500 muscoli.

Le o.o;sa hanno nel loro interno una parte spugnosa contenente il midollo osseo, tessuto connettivale complesso destinato a fabbri·

care le cellule del sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine). Funzioni: impalcatura di sostegno, protezione di orga-

ni delicati. movimenti del corpo umano. Le ossa si distinguono dagli altri tessuti del corpo umano per la lo· ro grande dure?.za. Esse formano l'impalcatura di sostegno di tutto l'organismo. Alcune di esse hanno anche la funzione di proteggere organi interni molto delicati, come è il caso delle ossa del cranio che proteggono il cervollo o dello vertebre della colonna che pro· teggono il midollo spinale. Le ossa sono congiunte tra loro per mezzo delle articolazioni. I capi articolari delle ossa sono nvcstiti da un tessuto molto liscio, eia· stico e resistente, dotto cartilagwe, e vengono bagnati incessantemente da uno speciale liqUldo detto h'quidosmoviale, che ha lo scopo di rendere più scorrevoli i movimenti articolari. 22

I muscoli sono invece caratterizzati da una grande elasticità che permette loro di a llungarsì e di accorciarsi notevolmente. Essi si di·

stinguono in: • muscoli scheletrici o volontari, che inseriti per mezzo dei tendini

sulle ossa provocano, con traendosi e rilasciandosi secondo la nostra volontà, i movimenti del tronco, degli arti, del viso, delle mascelle, del collo; • muscoh' viscorllli o involontari ello, presenti in quasi tutti i nostri

organi, contraendosi e rilasciandosi ritmicamente con meccanismi indipendenti dalla nostra volontà, regolano i movimenti dei vari apparati necessari alla nostra vita: movimento del cuore, della respirazione, della digestione ed altri.


Apparato Locomotore : lo Scheletro

------------------------------~------------


frontalt:----orbicolare delle palpebre - - - -- zigomatico -------,~~~r__----- ma

-

- -occipitale

l•

orbicolare delle labbra - -- sternocleidomastoideo - - - - - -- - -- -

grande pettorale dentato anteriore obliquo esterno bicipite brachiale linea alba - ombelico - lungo supinatore pronatore rotondo grande palma re piccolo palmare legamento del polso flessore del pollice tend1ne flessore delle dita

sotlospinoso grande rotondo tncipite brachiale grande dorsale

obliquo esterno ·estensore comune delle dita

adduttore lungo del pollice grande gluteo

quadncìpile femorale semitendinoso semimembranoso vasto esterno del quadricipite bicipite femorale

'"\

hbiaie antenore - - •- - - - -- - -- - - gemelli

) Apparato Locomotore : i Muscoli

~--- tendine d'Achille


APPARATO CIRCOLATORIO

Costituito da: cuore, arterie, vene, capillari, vasi linfatici e lin-

fonodi. Funzioni: trasporto attraverso il sru>gue e ~a linfa di so-

stanze necessarie all'accrescimento, al funzionamento e alla protezione di tutto l'organismo, nonchè all'eliminazione di alcune sostanze di rifiuto. I linfonodi hanno funzione di filtri contro i batteri e di produttori di tintociti e di anticorpi. Il cuore, organo dotato di una parete muscolare che si contrae ritmicamente, agisce come una pompa che dà impulso a tutta la circolazione del sangue. Il sangue infatti viene sospinto dalle contrazioni cardiache attraverso le arterie (rete arteriosa) dal centro verso la periferia dove, diramandosi in una rete sempre più sottile (rete capillare) si distribuirà a tutto l'organismo. Dalla periferia il sangue ritornerà verso il centro attraverso la rete venosa, raggiungendo di nuovo il cuore. E ' questa la cosidetta grande circolazione. Nel cuore il sangue venoso non si mescola col sangue arterioso perchè nell'interno di quest!organo esiste una parete o setto, che tiene diviso da una parte il sangue in partenza (arterioso) e dall'altra quello in arrivo (venoso). Il sangue venoso, ritornato carico di sostanze di rifiuto dai vari organi, viene di nuovo pompato dal cuore e spinto ai polmoni dove, nella rete capillare degli alveoli polmonari, verrà depurato ed ossigenato per ritornare poi ancora una volta al cuore (piccola circolazione). Da qui sarà poi nuovamente spinto nella grande circolazione e così continuerà ininterrottamente per tutta la vita.

A fianco della circolazione sanguigna esiste anche una circolazione linfatica. Sia la grande che la piccola circolazione sono sistemi chiusi, nel senso che il sangue che vi scorre non può uscire normalmente dai vasi ma circola incessantemente, s ospinto dall'impulso della pompa cardiaca. A livello della rete capillare tuttavia le sostanze nutritive contenute nel sangue possono attraversare le sottilissime pareti dei capillari e diffondersi sotto forma di un liquido trasparente, la linfa, negli spazi microscopici intercèllulari dei vari tessuti. La linfa, una volta distribuite alle cellule le sostanze nutritive e raccolte le sostanze di rifiuto, ritornerà indietro servendosi di una speciale rete di vasi detta rete linfa tica. Questa rete, che prende origine capillarmente negli spazi intercellulari, confluendo via via in vasi di calibro sempre maggiore (dotto toracico)immetterà a un certo punto la linfa nella circolazione venosa, poco prima che questa raggiunga il cuore. La linfa, mescolata al sangue venoso,andrà così a depurarsi ed ossigenarsi nei polmoni attraverso la piccola circolazione, integrandosi poi completamente col sangue arterioso. N ella rete linfatica sono inseriti'di tanto in tanto i linfonodi o g angli linfatici, piccoli organi filtranti con importanti funzioni di difesa dell'organismo. Essi infatti filtrano la linfa ed arrestano i microbi o le sostanze dannose penetrate accidentalmente (attraverso una ferita per esempio). Hanno inoltre la funzione di produrre speciali cellule del sangue, i linfociti, elementi essenziali nella difesa dell'organismo perchè produttori di anticorpi. Nell'organismo umano esistono circa 800 linfodi, di cui 300 a livello del collo e gli altri disseminati un po' ovunque, in particolare all'inguine, alle ascelle, nell'incavo del ginocchio, al gomito ecc.. 25

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Apparato circolatorio: Linfatici superficiali e profondi, Arterie e Vene, Cuore

26


(

Linfonodo (in sezione)

Piccola e grande circolazione

capillari

Rete capillare 27


APPARATO DIGERENTE

Costituito da: bocca, denti, lingua, parotidi e altre ghiandole salivari, faringe, esofago, stomaco, pancreas, fegato, cistifellea o vescichetta biliare, intestino tenue (a sua volta costituito da duodeno, digiuno, ileo),colon o intestino crasso, retto, ano.

Funzioni: ingestione dei cibi, lor'o triturazione, loro preparazione per l'assorbimento o digestione mediante speciali liquidi (saliva, succo gastrico, succo pancreatico, bile, succo intestinale), assorbimento delle varie sostanze nutritive attraverso i villi intestinali ed espulsione delle sostanze di rifiuto con le feci. L'ingestione dei cibi avviene attraverso la bocca o cavità orale, apertura dotata della possibilità di aprirsi e chiudersi a volontà, mediante la coil.trazione di organi muscolari (le labbra e le guance) e i movimenti della mandibola. All'interno della bocca avviene la fase di preparazione dei cibi per il successivo loro passaggio nel tubo digerente. 28

I denti sono organi duri impiantati in apposite cavità (alveoli den tari) nelle ossa mascellari, a cui sono attaccati per mezzo di legamenti (legam ento alveolo-dentario). Essi sono destinati a tagliare, spezzare, lacerare, frantumare e tritare in poltiglia il cibo solido che viene portato alla bocca. In ogni dente si distingue una radice, non visibile dall'esterno, un colletto, ricoperto dalla gengiva, e una corona o parte sporgente nella bocca. All'interno di ogni dente esiste una piccola cavità o camera della polpa che comunica attraverso le radici (canale radicale) con il tessuto delle ossa mascellari.ln ogni canale radicale passa un ram etto nervoso, uno venoso ed uno arterioso che assicurano ai denti la sensibilità e il nutrimento dei tessuti. La sostanza dura di cui è formato il dente si chiama dentina o avorio. Essa è rivestita nella corona dallo smalto, tessuto bianco durissimo, e nelle radici dal cemento, tessuto simile all'osso. A seconda della forma e della funzione a cui sono destinati, i denti si distinguono in incisivi, a corona tagliente, usati per tagliare i cibi; canini, appuntiti, per lacerare; premolari e molari, più spianati, per schiacciare e triturare.


fegato CIStifellea- _ _ _ __,.,.

Apparato digerente

29



I denti sono in numero d i 20 nel bambino (dentatura da latte) e di 32 nell'adulto (dentatura permanente). Di regola i primi denti da latte (incisivi inferiori) spuntano verso il6°- 8° mese, mentre gli ultimi (secondi molari superiori) tra il20° e il30° mese. Si possono verificare tuttavia anticipi o ritardi di alcuni mesi nella dentizione senza significato patologico; se il ritardo è di molti mesi può essere dovuto a carenze alimentari (sali minerali, vitamine). Nella figura viene illustrato il calendario approssimativo di eruzione dei denti da latte. I denti permaneil.ti spuntano approssimativamente col seguente calendario:

.ranno assorbiti dai villi intestinali, speciali formazioni allungate a forma di dito, di grandezza microscopica, che tappezzano tutta la parete intestinale a miliardi. Una rete capillare sanguigna e linfatica permetterà ai liquidi assorbiti di entrare nella circolazione venosa e in quella linfatica per distribuirsi all'intero organismo. Le sostanze residue non assorbite, non utili all'organismo, continueranno a scençlere nell'intestino tenue e poi nel crasso per essere espulse infine insieme ad altre sostanze di rifiuto provenienti dalle cellule delle pareti intestinali, sotto forma di feci. Il fegato, oltre alla produzione della bile, necessaria alla digestio-

primi molari, a 6 anni incisivi centrali inferiori, a 6 anni incisivi centrali superiori, a 7 anhi incislvilaterali, a 8 anni primi premolari, a 9 anni canini,a 10 anni secondi premolari, a 11 anni secondi molari, a 12 anni terzi molari, a 18 anrii (dente dei giudizio). Il cibo durante la masticazione è incessantemente spinto, spostato e rimescolato dalla lingua, organo muscolare e gustativo, fino a che ridotto in poltiglia, p otrà essere facilmente inghiottito. Mentre i denti e la lingua tritano e mescolano il cibo, le parotidi e le altre ghiandole salivari emettono liquidi capaci di sciogliere in parte le sostanze complesse costituenti gli alimenti e dare inizio a lla loro trasformazione in sostanze. più semplici, assimilabili dall'organismo. Questa trasformazione (digestione) avverrà in modo più completo nello stomaco e nell'intestino tenue grazie all'azione di altri speciali liquidi (il succo gastrico, il succo pancreatico, labile, il succo intestinale) . Gli alimenti così trasformati e resi liquidi ver-

ne dei grassi alimentari, ha altre importantissime funzioni: produzione di sostanze necessarie alla coagulazione del sangue, immagazzinamento di sostanze necessarie alla costruzione dei globuli rossi, filtraggio · e neutralizzazione di sostanze tossiche ingerite dall'individuo (alcool, nicotina, altri veleni), trasformazione di varie sostanze alimentari assorbite dai villi intestinali (carboidrati, proteine), loro immagazzinamento come riserva e distribuzione a seconda delle necessità dell'organismo. E' uno degli organi più importanti e più complessi del nostro corpo. La cistifellea o vescichetta biliare è una specie di sacchetto collegato col fegato e che serve a raccogliere la bile a mano a mano che viene prodotta da questo organo. Durante il pasto la cistifellea scarica il suo contenuto di bile nell'intestino per facilitare la digestione delle sostanze grasse. Il pancreas è una grossa ghiandola, situata dietro allo stomaco, che produce un liquido necessario alla digestione degli alimenti (succo pancreatico). Produce inoltre una speciale sostanza (insulina) indispensabile alla utilizzazione degli zuccheri nell'organismo. La mancanza o scarsità di insulina provoca una malattia chiamata

diabete. 31


APPARATO RESPIRATORIO

Costituito da: vie aeree superiori (naso e bocca), laringe (entro cui sono le corde vocali) trachea, bronchi, polmoni, (contenenti i bronchioli e gli alveoli polmonari), gabbia toracica e muscoU respiratori (muscoli intercostali e diaframma) . Funzioni: assicura l'apporto di ossigeno agli alveoli polmonari, lo scambio di ossigeno e di anidride carbo-

nica a livello alveolare, l'espulsione-di anidride carbonica all'esterno dell'organismo. Le corde vocali, situate all'interno del laringe, permettono la modulazione dei suoni nel linguag gio e nel canto. Per azione dei muscoli respiratori l'aria dell'ambiente esterno pen etra nell'albero respiratorio (inspirazione} e successivamente ne viene espulsa (espirazione} . In questo modo viene portato negli al32

veoli polmonari, ultime diramazioni microscopiche dell'albero respiratorio in numero di molte centinaia di milioni, un gas atmosferico, l'ossigeno, indispensabile alla vita di tutte le nostre cellule ; mentre viene allontanata l'anidride carbonica, sostanza di rifiuto derivata dal lavoro delle stesse cellule. L'ossigeno, per essere distribuito dagli alveoli polmonari a tutte le cellule dell'organismoe in senso contrario l'anidride carbonica per arrivare dalle cellule dell'organismo agli alveoli polmonari - si serve della circolazione del sangue. Attorno ad ogni alveolo polmonare infatti esiste una re te di vasi capillari entro c ui passa il sangue venoso della p iccola circolazione i cui globuli rossi sono carichi di anidride carbonica. Attraverso la parete alveolare, che è sottilissima, avviene lo scambio tra anidride carbonica, lasciata dai globuli rossi, e ossigeno, che viene da questi assorbito. Il sangue venoso diventa cosÏ arterioso. I globuli rossi ricaricati di ossigeno torneranno allora al cuore e saranno poi spinti nella grande circolazione per distribuire ossigeno a tutte le cellule dell'organismo.


alveolo polmonare (molto mgrandtto e seztonato)

- - -- -

- -- - - -- - vie aeree supor fannge lannge

rete captllaro

cartilagme tiro tdea

trachea

bronchtolo broncht

pofmont

dtaframma

Apparato respiratorio

1


APPARATO ESCRETORE O URINARIO

Costituito da: reni, ureteri, vescica urinaria, uretra. Fum:ioni: eliminazione di prodotti dÙifiuto (urintt); re:-'

goiazione dell'equilibrio içlrico eçl elet.'trolitico (~equa e sali minerali) di tutto l'organismo. · ··

L'organismo utilizza vari sistemi per liberarsi dalle sostanze a lui dannose e di rifiuto, derivate dal lavoro cellulare o introdotte per mezzo di alimenti. Tra questi sistemi, oltre all'espulsione attraverso l'aria espirata o attraverso le feci, o mediante neutralizzazione chimica a livello del fegato, ha grande importanza l'apparato escretore o urinario. I reni costituiscono un vero e proprio filtro, entro cui passano grandi quantità di sangue (circa 1800 litri al giorno) 34

che si depura dalle sostanze dannose. L'elemento o unità filtrante del rene è il nefrone. Ogni nefrone è costituito da un gomitolo di capillari {glomerulo), appen a visibile ad occhio nudo, attraverso cui il sangue arterioso passa filtrando le sostanze da espellere, e da un tortuoso sottilissimo canalino (tubulo urinifero) che raccoglie le sostanze filtrate. In ogni rene esistono circa un milione d i nefroni. Per mezzo di un meccanismo complesso di filtrazione e di riassorbimento attraverso le pareti del nefrone i reni mantengono inoltre costante la·quantità di acqua dell'organismo e quella dei vari sali minerali essenziali per la vita delle cellule. Le sostanze dannose e l'acqua assorbita in più del necessario vengono eliminate sotto forma di urina che dai nefroni, attraverso i bacinetti renali e successivamente gl~ ureterl, si raccoglie in vescica e attraverso l'uretra è poi espulsa all'esterno.


vena cava 1ntenore -

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Apparato escretore o urinario 35


APPARATO GENITALE O RIPRODUTTORE Costituito da: a) apparato genitale femminile: ovari, tube, ute· ro, vagina, vulva, ghiandole mammarie, placenta (quest'ultima si forma solo durante la gravidanza); b) apparato genitale maschile : testicoli, scroto, epididimi, vasi deferenti, vescicole seminali, ghiandola prostatica, uretra, pene.

Funzioni. Apparato genitale femminile: produzione delle cellule sessuali femminili o ovocellule (avari}, ricezione delle cellule sessuali maschili (vagina, utero), sviluppo dell'uovo fecondato in embrione, detto anche feto (utero), espulsione delfeto a termine (utero, vagina), nutrizione dell'embrione (attraverso la placenta) e del neonato dopo il parto con il latte (ghiandole mammarie), produzione degli ormoni sessuali femminili (avari); Apparato genitale maschile: produzione delle cellule sessuali maschili o spermatozoì (testicoli, epididimi) secrezione di liquido per il trasporto degli spermatozoi (vescicole serfunali, ghiandola prostatica), trasmissione degli spermatozoi dal maschio alla femmina (vasi deferenti, uretra, pene), produzione dell'ormone sessuale maschile (testicoli).

L'apparato genitale ha il compito di assicurare la continuità della vita dai genitori ai figli, attraverso la riproduzione. La riproduzione avviene mediante l'incontro di una cellula sessuale maschile, lo spermatozoo, con una cellula sessuale femminile; l'ovocellula. Gli spermatozoi sono prodotti in enormi quantità nei testicoli. Durante l'atto sessuale circa 300 milioni di spermatozoi vengono schizzati nella vagina femminile e, dotati di movimento, 36

risalgono nell'utero in cerca di un'ovocellula. Le ovocellule sono prodotte dagli ovari, organi sessuali femminili interni situati ai lati dell'utero. Gli avari contengono numerose piccole formazioni sferiche dette follicoli; all'interno di ogni follicolo si sviluppa una avocellula. Ogni 28 giorni un follicolo si matura e scoppia liberando l'ovocellula che cade nella tuba corrispondente (canale di collegamento tra ognuno dei due avari e l'utero, detto anche tromba uterina o salpinge). Se l'ovocellula incontra uno spermatozoo- fatto che si verifica in genere nella tuba stessa- avviene la fecondazione. Solo uno spermatozoo, di tanti spermatozoi presenti, prende parte alla fecondazione; gli altri degenerano e muoiono. L'ovocellula feconda scende allora e si impianta nell'utero, organo destinato a racchiudere l'embrione durante tutta la gravidanza. Se l'avocellula si impianta fuori dell'utero (in una tuba per esempio) avviene una gravidanza extrauterina, fatto gravissimo che può portare a morte la donna (vedi pag. 317). L'ovocellula fecondata, annidatasi nell'utero, si trasforma lentamente in un embrione detto anche feto. Nell'utero si formerà uno speciale organo, chiamato placenta, destinato a collegare la circolazione del sangue materno, che scorre nei vasi delle pareti dell'utero, con la circolazione del feto, attraverso il cordone ombelicale. La placenta verrà poi espulsa solo dopo il parto, quando ormai il suo compito sarà terminato. Oltre alla placenta, all'interno dell'utero, si formerà già all'inizio della gravidanza, tutto attorno al feto , una membrana ripiena di liquido che servirà a proteggere il fet o stesso durante la vita intrauterina (sacco amniotico). Il nutrimento necessario al feto per accrescersi arriverà att raverso il sangue materno, filtrato nella placenta e passando nel cordone ombelicale. Se l'ovocellula matura non è stata fecondata, dopo alcuni giorni degenera e muore ed è espulsa con la mestruazione. La produzione periodica di una ovocellula e la mestruazione sono regolati da un complesso meccanismo ormonale, con partenza dall'ipofisi (vedi pag. 46). n ciclo mestruale normale ha inizio con la pubertà, in genere verso i 10- 14 anni, è interrotto dalla gravidanza e termina verso i 40- 45 anni con la menopausa, quando cioè gli avari saranno esauriti.


:..,__ _ _ __ _ _ _ _ tuba uterina

collo uterino deferente \!!!i~~~-7-.:.___

_

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~r-- vescica urinaria ----~~--------;-~~

corpi cavernosi pene - - -- - -e - -- - uretra- ------7~....,._ vulva eptdtdimo gtande

testicolo

Apparato genital? femminile

Apparato genitale maschile 37


APPARATO NERVOSO

Costituito da:

• Sistema nervoso centrale: cervello, cervelletto, midollo spinale. • Nervi periferici: fibre nervose di senso, fibre nervose di moto • Sistema nervoso autonomo o neurovegetativo: rete del simpatico e rete del parasimpatico o vago. • Organi di senso: vista, udito, odorato, gusto e tatto. Funzioni: collegamento e controllo di tutte le funzioni dell'organismo, attività mentale e psichica (cervello) ,

trasmissone di messaggi nervosi dal centro alla perife· ria e dalla periferia al centro (nervi periferici), regolazione autonoma delle funzioni dei visceri (sistema neurovegetativo), percezioni sensoriali (organi di senso).

All'interno della scatola cranica è racchiuso l'organo principale del Sistema Nervoso, il cervello. Costituito da miliardi di cellule nervose, esso è la sede del pensiero e di tutta l'attività psichica, è la centrale di collegamento e di controllo di tutte le attività dell'organismo. Da lui si irradia, attraverso il midollo spinale e i nervi periferici una immensa rete di trasmissione destinata a portare dal centro alla periferia e dalla periferia al centro gli impulsi o messaggi nervosi in ogni parte del corpo. Nel cervello si trovano speciali zone aventi funzioni specifiche. Ad esempio la zona motoria, che presiede ai movimenti dei muscoli 38

volontari di tutto il corpo (se questa zona è offesa da un trauma si può avere perdita dei movimenti, cioè una paralisi); la zona sensitiva, ove avviene la percezione degli stimoli del tatto, provenienti dalla pelle di qualsiasi parte del corpo. Anche per essa, una sua lesione provoca perdita di quella funzione. Esistono poi zone specializzate per la percezione dei suoni (zona uditiva), per la percezione degli odori (zona olfattiva), per la percezione dei sapori (zona gustativa), per il linguaggio parlato e scritto, per l'attività psichica, ecc.. Lesioni delle singole zone per traumatismi o per malattie, possono provocare perdita delle singole funzioni. Annesso al cervello, subito al di sotto verso la nuca e sempre nella scatola cranica, c'è il cervelletto, organo che regola l'equilibrio del corpo e coordina i movimenti più complessi. L'ubriaco che perde l'equilibrio lo perde perchè ha provocato, con l'alcool bevuto, l'intossicazione delle cellule nervose del cervelletto. Al cervello fa seguito verso il basso il midollo spinale, racchiuso nella colonna vertebrale. Sia il cervello che il cervelletto e il midollo spinale sono rivestiti da delicate membrane, le meningi, e bagnati da un liquido particolare detto liquor o liquido cerebro-spinale, che hanno funzioni di protezione. Un'infezione che colpisce le meningi provoca una malattia gravissima detta meningite. L'analisi delliquor ottenuto per mezzo di una puntura lombare, permette al medico di avere importanti elementi per la diagnosi di malattia del cervello e delle meningi. I nervi periferici collegano il Sistema Nervoso Centrale con la periferia e trasmettono i messaggi nervosi sia in un senso che nell'altro. Dal centro alla periferia infatti trasmettono gli impulsi per i m o-


Sistema nervoso centrale

Cervello e Cervelletto (visti da sotto)

Nervi periferici (bianchi} e sistema neurovegetativo (rosa e nero)


Aree del cervello

Organo della vista


vimenti (fibre motorie) mentre dalla periferia al centro trasmettono le sensazioni percepite a livello della pelle e delle mucose (fibre

ORGANI DI SENSO

sensitive).

Esiste infine una terza sezione dell'apparato nervoso detta sistema nervoso autonomo o neurovegetativo, destinato alla regolazione nervosa autonoma (al di fuori cioè della nostra volontà e coscienza) degli organi interni. Da questo sistema dipendono infatti i movimenti di accelerazione o rallentamento dei battiti del cuore, la dilatazione o restringimento dei bronchi, i movimenti dello stomaco e dell'intestino, la fuoriuscita del sudore dalle ghiandole sudoripare della pelle, la dilatazione o restringimento delle pupille, il mantenimento costante della temperatura corporea, ecc .. Questo sistema è costituito da una serie di piccoli centri nervosi situati nell'interno del midollo spinale, da due catene di gangli nervosi situati ai lati della colonna vertebrale e da numerosissime fibre nervose commiste ai nervi periferici. L'azione del sistema neurovegetativo sui differenti organi avviene in modo molto complesso: esso agisce per mezzo di 2 gruppi antagonisti di fibre, il gruppo del simpatico e il gruppo del parasimpatico che equilibrano la loro azione a seconda delle necessità dell'organo a cui sono destinate. Ogni organo riceve fibre sia dall'uno che dall'altro gruppo. Avviene così......~er fare un esempio, che mentre il~mpat~trmge le pupille, ì_!.parasirnpat!s9le dilata. A seconda delle nec~sità-di-pitr61Ileilo luce - se siamo al buio, o se siamo al sole- prevale ora l'uno ora l'altro gruppo, dilatando o restringendo le pupille. Questi movimenti avvengono autonomamente, al di fuori cioè della nostra coscienza. Così avviene per ogni altro organo sotto il controllo dei due gruppi di fibre . Esistono medicine che stimolando soltanto il simpatico o soltanto il parasimpatico, possono correggere alcune malattie dovute al cattivo funzionamento di questo sistema. All'apparato nervoso appartengono infine i 5 organi di senso, organi specializzati alla raccolta di sensazioni diverse che, inviate al cervello per mezzo di particolari nervi, saranno riconosciute e differenziate negli appositi centri cerebrali (zona visiva, zona uditiva, zona olfattiva, ecc.).

• Organo della vista L'occhio è l'organo della vista. Esso è formato da 3 membrane particolari e da alcuni elementi trasparenti. Le membrane sono: la sclerotica, esterna alle altre, resistente, biancastra (il bianco dell'occhio), che nella parte anteriore diventa trasparente (cornea) co-

sì da permettere il passaggio della luce nell'interno dell'occhio; la coroide o uvea, intermedia, ricca di vasi, presentante nella parte anteriore un anello muscolare colorato (iride) che stringendo o allargando il suo foro centrale (pupilla), a seconda del bisogno, regola la quantità di luce penetrante nell'occhio; la retina, membrana

più interna, sensoriale, ricca di cellule recettive agli stimoli luminosi e di filamenti nervosi (un milione circa) che confluiscono posteriormente nel nervo ottico. Gli elementi trasparenti dell'occhio sono: l'umor acqueo, liquido che riempie lo spazio tra cornea e iride; il cristallino, lente elastica capace di variare la sua curvatura in modo da permettere una perfetta visione sia di oggetti lontani che vicini (accomodazione); l'umor vitreo, massa gelatinosa che riempie quasi tutto il globo oculare, tra il cristallino e la retina. Le immagini visive penetrano attraverso la pupilla e vanno a colpire la retina, che è collegata per mezzo del nervo ottico con la zona visiva del cervello. In tal modo il cervello percepisce le immagini e vede. Se per una malattia dell'occhio gli strati trasparenti entro cui passano le immagini divengono opachi, si ha la cecità parziale o totale, a seconda dell'importanza delle lesioni. Ugualmente può succedere per lesioni della retina, del nervo ottico , della zona visiva del cervello. L'occhio è protetto dalle palpebre, che non sono altro che due pieghe della pelle, rivestite di mucosa all'interno (congiuntiva) e capaci di chiudersi ed aprirsi a volontà. 41


della lingua seni otmordali

istmo delle fauci

canali semicircolari

nervo olfattrvo

ossicini bulbo olfattivo

condotto uditivo est.

lobulo

passaggr aerei nasali

l

foro della tromba dr Eustachio faringe

l

r ad;gbono

seni frontali

!Impano orecchio medio

narici

Tromba di Eustachio papille gustative

Organo dell'olfatto

Organo del gusto

chiOCCIOla

Organo dell'udito


• Organo dell'olfatto É rappresentato dal naso. Gli odori, penetrati attraverso le narici, nelle cavità nasali, vengono percepiti a livello del bulbo olfattivo, dotato di particolari cellule sensitive e collegato attraverso il nervo olfattivo alla zona specifica del cervello. Con il raffreddore si può perdere momentaneamente il senso dell'olfatto a causa dell'infiammazione della mucosa nasale che, per l'abbondante secrezione mucosa e purulenta, impedisce alle cellule o !fattive di funzionare.

• Organo del gusto E' costituito dalla lingua, organo muscolare rivestito da epitelio fornito di speciali ricettori sensitivi chiamatipapille gustative. Esistono sulla lingua diversi tipi di papille, collegate per mezzo di un nervo sensitivo alla zona gustativa del cervello. Attraverso le papille siamo capaci di distinguere 4 diversi sapori: l'amaro , l'acido, il dolce e il salato. Gli altri sapori sono dovuti a combinazioni di quei 4 principali con odori e sensazioni tattili della lingua. Nella percezione dei sapori interviene sicuramente anche la sensazione olfattiva: un forte raffreddore può infatti attenuare insieme alla sensazione degli odori anche quella dei sapori.

Lesioni del timpano, dell'orecchio medio, dell'orecchio interno e del nervo uditivo, possono provocare disturbi dell'udito fino alla sordità. Se la sordità è insorta nell'infanzia si può avere anche il mutismo, perchè il bambino, non sentendo le parole, non può imparare a parlare.

• Organo del tatto E' rappresentato da un insieme di speciali recettori nervosi situati prevalentemente nella cute e in alcune mucose (sessuali, boccali, congiuntivali, nasali, ecc.) collegati per mezzo delle fibre sensitive dei nervi periferici con le specifiche zone sensitive cerebrali. Esistono recettori specifici per il freddo, per il caldo, per il dolore, per il tatto in superficie, per il tatto o pressione più profonda (pag. 50).

• Organo dell'udito Rappresentato dall'orecchio. I suoni, penetrati dall'orecchio esterno, colpiscono la membrana del timpano che trasmette le vibrazioni sonore, attraverso piccolissimi ossicini all'orecchio interno (chiocciola). Questo è collegato per mezzo del nervo uditivo alla zona uditiva del cervello. Nell'orecchio interno esiste inoltre uno speciale organo che presiede all'equilibrio del corpo (i canali semicircolari). La cavità entro cui sono annidati gli ossicini é chiamata orecchio medio. L'orecchio medio é in comunicazione col faringe per mezzo di un sottile canale detto tromba di Eustachio. 43


APPARATO ENDOCRINO

Costituito dalle ghiandole a secre7.ione interna dette anche g hiandole endocrine: a) Ipofisi, b)Tiroide c) Paratiroidi, d) Timo, e) Pancreas endocrino, f) Surreni, g) Testicoli, (solo nel maschio),h) Ovaie (solo nella femmina) . Funzioni: produzione degli ormoni o messaggeri chimi-

ci, speciali sostanze che immesse nel sangue raggiungono con la circolazione tutti gli organi o tessuti, con i seguenti compiti specifici:

• Ipofisi: regola l'accrescimento corporeo, coordina le funzioni delle altre ghiandole a secrezione interna, tra cui in particolare, quelle sessuali (maturazione e stimolazioni; nella donna regola il ciclo mestruale, la gravidanza e l'allattamento) e quelle surrenali. Se non funziona sì ha: nanismo, magrezza eccessiva. Se funziona troppo si ha : gigantismo, acromegalia, disfunzioni sessuali. • Tiroide: regola il ricambio energetico o metabolismo. Se non funziona si ha torpore di tutti i processi dell'organismo (mixedema), gozzo ipofunzionante, cretinismo. Se funziona troppo si ha: esaltazione di tutti i processi dell'organismo, malattia di Basedow, gozzo iperfunzionante. • Paratiroidi: regolano il ricambio del calcio e del fosforo. Se non funzionano si hanno : crisi di contrazioni muscolari (tetania). • Timo: produce cellule della serie bianca del sangue (linfociti) e stimola la formazione di anticorpi, specialmente nell'infanzia. Se 44

non funziona si ha: facilità alle infezioni.

• Pancreas endocrino: regola il ricambio degli idrati di carbonio o glucidi (vedi pag. 56) mediante la produzione di insulina. Se non funziona si ha il diabete. n pancreas oltre ali~ funzione di ghiandola endocrina, funziona anche com~ importante ghiandola intestinale producente varie sostanze necessarie alla digestione degli alimenti (succo pancreatico). • Surreni: intervengono nella regolazione del ricambio dei sali minerali e degli zuccheri e nel mantenimento della pressione arteriosa; influenzano i cq.ratteri sessuali secondari (peli, maturazione degli organi sessuali maschili e femminili); hanno proprietà antiinfiammatorie, antiallergiche (cortisone); mobilitano, sotto stimolo del sistema nervoso simpatico, le energie di difesa di tutto l'organismo (adrenalina) . Se non fun:aionano si ha: abbassamento della pressione arteriosa, astenia intensa {malattia di Addison), disfunzioni sessuali. • Testicoli: determinano la comparsa e la conservazione dei caratteri sessuali secondari maschili (peli, barba, modificazione della voce alla pubertà, proporzioni maschili del corpo). Se non funzionano si hanno: disfunzioni sessuali, eunucoidismo, sterilità.

• Ovaie: determinano la comparsa e la conservazione dei caratteri sessuali secondari femminili (peli, sviluppo delle mammelle, proporzioni femminili del corpo), regolano in parte le m estruazioni. Se non funzionano si hanno: disfunzioni sessuali, frigidità, sterilità.


Apparato endocrino

testicoli (f

45


Ciclo mestruale

...,

A partire dalla pubertà, I'ipofisi comincia a produrre degli ormoni destinati a regolare negli ovari la produzione ciclica delle ovocellule, una ogni 28 giorni. Questi ormoni sono: l'ormone follicolostimolante e l'ormone luteinizzante. Il primo, nei primi 14 giorni di ogni ciclo, eccita la crescita nell'ovario di un follicolo fino a che questo, scoppiando, libera l'ovocellula che conteneva; il secondo, che viene emesso solo nella seconda metà del ciclo, regola la formazione del cosidetto corpo luteo (residuo del follicolo dopo il suo scoppio). Il follicolo ovarico a sua volta nella prima metà del ciclo produrrà un ormone, la follicolina, destinata a stimolare la crescita della mucosa uterina, mentre il corpo luteo, nella seconda metà, produrrà luteina (detta anche progesterone} che stimolerà la secrezione di muco di quella mucosa, necessaria per ricevere l'ovocellula nel caso venisse fecondata. Se la fecondazione non è nel frattempo avvenuta, il corpo luteo, per diminuita produzione dell'ormone ipofisario luteostimolante, si atrofizza e non produce più luteina, cosicchè 46

la mucosa uterina, non più stimolata, degenera, si distacca e viene espulsa con un'emorragia locale (mestruazione) insieme all'ovocellula non fecondata. A partire da quel momento ricomincia la produzione dell'ormone ipofisario follicolostimolante che porterà alla maturazione di un nuovo follicolo e così via, ogni 28 giorni, ciclicamente, fino all'età della menopausa, età in cui gli ovari, esaurita la loro capacità di produzione di ovocellule, si atrofizzeranno. Se invece, durante uno dei cicli, sarà avvenuta la fecondazione, il corpo luteo anzichè atrofizzarsi e terminare la sua funzione alla fine del ciclo, continuerà ad accrescersi emettendo maggior quantità di luteina. Questa stimolerà ulteriormente la proliferazione della mucosa uterina in modo da facilitare l'impianto dell'ovocellula fecondata e la formazione della placenta. Per questo la mestruazione non apparirà più durante tutta la gravidanza e anche durante l'allattamento, fino a quando cioè non ricomincerà il ciclo regolare di questo complesso meccanismo armonico, una volta ogni 28 giorni.


Ciclo mestruale

Gravidanza


APPARATO EMOPOIETICO E SANGUE

L'apparato emopoietico è costituito da: midollo osseo,linfonodi, follicoli linfatici della milza e fegato. Funzioni: provvede alla produzione dei vari elementi

del sangue. Il sangue é costituito da una parte cellulare o corpuscolata, riconoscibile solo al microscopio, ed una parte completamente liquida, il plasma. La parte corpuscolata é formata a sua volta dai globuli rossi o emazie, dai globuli bianchi o leucociti - distinti in granulociti, monociti e linfociti - e dalle piastrine. Funzioni del sangue: trasporto di ossigeno e di anidri· de carbonica (globuli ross1), trasporto di ormoni, di so-

stanze nutritive per le cellule, di sostanze di rifiuto; eliminazione di sostanze di rifiuto attraverso i reni; difesa contro i batteri (globuli bianchi), produzione di anticorpi (globuli bianchi); le piastrine determinano la coagulazione del sangue in unione a fattori plasmatici e a fattori derivanti dai tessuti, quando si produce una ferita.

n sangue può essere definito un tessuto liquido; esso circola incessantemente nell'organismo, come un fiume benefico che porta a tutte le cellule la vita. Esso corrisponde a circa un dodicesimo del peso corporeo, ciò che significa che in un individuo di 70 kg avremo presso a poco 61itri di sangue. In un millimetro cubico di sangue ci sono circa 5 milioni di globuli rossi, 5000 globuli bianchi e 200 .000 piastrine. Mentre i globuli rossi sono adibiti prevalentemente ad una funzione di trasporto dell'ossigeno e dell'anidride carbonica (vedi i paragrafi della circola48

zione e respirazione) i globuli bianchi hanno la funzione di difesacontro i batteri ed altri microrganismi patogeni. I globuli bianchi sono infatti dotati di movimenti attivi e possono in caso di necessità uscir fuori dal sangue attraversando senza romperla la parete dei vasi ed andare ad attaccare direttamente i microbi penetrati nell'organismo, inglobandoli nel loro corpo e distruggendoli (fagocitosi) (vedi pag. 76}. Alcuni globuli bianchi (linfociti) producono inoltre gli anticorpi, sostanze indispensabili alla difesa dell'organismo contro molti agenti di malattia.(vedi pag. 75) Le piastrine prendono parte ai fenomeni della coagulazione del sangue in occasione di ferite, bloccando l'emorragia. La fabbricazione degli elementi del sangue è detta emopoiesi, ed organi emopoietici sono quelli che presiedono a tale produzione. Il midollo osseo, presente nella parte spugnosa delle ossa piatte e nelle estremità delle ossa lunghe, produce j globuli rossi, parte dei bianchi e le piastrine. La milza, per mezzo dei suoi follicoli linfa tici, produce un'altra part e dei globuli bianchi (linfociti) principali produttori di anticorpi. La milza ha inoltre le funzioni di distruggere i globuli rossi invecchiati (i globuli rossi non vivono più di 120 giorni) e di recuperare il ferro in essi contenuto, elemento importante per la fabbricazione di altri globuli rossi. La milza costituisce inoltre un serbatoio di riserva del sangue in caso di emorragia, essendo costituita da tessuti molto elastici che possono restringersi e mandare in circolo quel sangue di riserva se necessario. I linfonodi o gangli Unfatici sono anch'essi dei forti produttori di lintociti e perciò di anticorpi.

D fegato infine pur non prendendo parte diretta alla produzione degli elementi del sangue, ha la funzione di jmmagazzinare e cedere al bisogno alcune sostanze indispensabili a lla fabbricazione dei globuli rossi (Vitamina B 12 e Acido folico}.


m1d0Ho osseo

hnfonodo fegato

Globulo rosso Globulo btanco

tgranuloctto)

Globulo bianco (hnfoctto)

rntiZp (se;.I00<tta tp parte)

tmonocltol

Apparato emopoietico

Sangue (al microscopio)


APPARATO TEGUMENTARIO

Costituito da: pelle, annessi cutanei (peli, unghie, ghiandole del sudore e del sebo), mucose visibili (congiuntive, mucosa boccale e nasale, mucosa degli organi sessuali).

Funzioni: protezione di tutto l'organismo da agenti pa~ togeni esterni; regolazione della temperatura (attra- · verso il su<iore); eliminazione con il sudore di alcune sostap.ze tossiche; percezione delle sensazioni tattil~, dolotific{!;e, 'di caldo e freddo e dì,pr·essione. La cute o pelle riveste tutta la superficie esterna del corpo formando così una valida barriera di difesa per tutto l'organismo contro il caldo e il freddo, contro la penetrazione di polvere e di umidità, soprattutto contro la penetrazione di microrganismi patogeni e di parassiti vari. Occorre pertanto avere molta cura della cute, tenendola sempre pulita con acqua e sapone. 50

La cute per mezzo del sudore è anche un efficace regolatore della temperatura corporea: il sudore infatti, provocato da sensazione forte ·di calore, raffredda la pelle e mantiene costante la temperatura interna. Attraverso il sudore l'organismo elimina anche sostanze tossiche coadiuvando l'azione dei reni nella depurazione del sangue. La cute infine è sede di 5 diversi tipi di sensazioni: quella del tatto, del dolore, del caldo, del freddo, della pressione. Tali sensazioni vengono percepite attraverso speciali ricettori nervosi collegati per mezzo di nervi periferici (fibre sensitive) con le zone sensitive cerebrali. I ricettori cutanei sono più fitti nelle zone cosidette "sensibili" della cute, come le dita delle mani, le labbra, le mammelle, gli organi genitali. La perdita delle sensazioni cutanee può essere segno di grave malattia del sistema nervoso, come per esempio accade nella Lebbra (pag. 194).


ricetlore sensrltvo del tatto

Apparato Tegumentario e Organo del tatto


2. NUTRIZIONE E MALNUTRIZIONE

L'organismo umano, come quello di ogni animale e di ogni pianta, ha bisogno di un regolare ed adeguato rifornimento di acqua e di sostanze alimentari - cioè di nutrimento - per accrescersi, per muoversi, per lavorare, per riparare i tessuti e le cellule che si consumano e distruggono ogni giorno, per vivere insomma in buona salute. Un rifornimento irregolare o insufficiente porta a disturbi nello stato di salute e, nei casi più gravi, alla morte. Un fuoco si spegne se non si continua ad alimentarlo regolarmente con la legna, a mano a mano che questa si consuma. Un camion si ferma se non mettiamo regolarmente la benzina, a mano a mano che questa si consuma. Ugualmente avviene per l'organismo umano, con il nutrimento. Il campo di studio che tratta della composizione delle sostanze alimentari e dei fenomeni biologici mediante i quali l'organismo umano prende dai cibi le sostanze che gli necessitano e le utilizza per il suo accrescimento e per il mantenimento delle sue funzioni, è chiamato Scienza della Nutrizione. E' chiaro che esso rappresenta uno dei capit oli più importanti nella lotta per la salute, perchè senza nutrimento non solo non c'è più la salute ma non c'è più neanche la vita. Trattiamo qui brevemente i più importanti capitoli della nutrizione e delle malattie dovute a cattiva nutrizione, ricordando per chi volesse approfondire l'argomento, che ottimi libri specializzati e dedicati ai Paesi in via di Sviluppo sono stati recentemente pubblicati e già tradotti nelle principali lingue (vedi pag. 432).

ACQUA

L'acqua è un elemento essenziale alla vita del corpo umano. Circa 3/4 del peso del nostro corpo sono costituiti da acqua. La maggior parte dei processi biochimici che si svolgono all'interno del corpo hanno nell'acqua il loro mezzo ambiente indispensabile. L'organismo non tollera senza gravi disturbi la perdita eccessiva di acqua e muore quando tale perdita oltrepassa il 20% . n bisogno di acqua è avvertito dalla sensazione della sete. L'organismo consuma circa 2litri, 2litri e mezzo di acqua al giorno, assumendoli sia con cibi solidi (di cui alcuni, come le frutta e le verdure sono ricchi di acqua) o cibi liquidi (latte, brodo, té, caffè) o direttamente sotto forma di acqua pura ed espellendoli successivamente sotto forma di urina, sudore, umidità del fiato e feci. Attraverso questa acqua vengono così portate via dall'organismo sostanze di rifiuto o scorie. L'evaporazione dell'acqua sulla pelle, attraverso il sudore costituisce uno dei fattori più importanti nella regelaZione costante della temperatura corporea. CIBI O ALIMENTI I cibi di cui ci alimentiamo hanno principalmente le seguenti 3 fina lità:

• provvedere l'energia necessaria all'organismo per muoversi, per lavorare, per sostenere le sue complesse funzioni interne (digestione, respirazione, ecc.) e per produrre il calore necessario al 55


mantenimento costante della temperatura corporea (termoregolazione); • costruire, nell'infanzia e nell'adolescenza, e riparare incessantemente i vari tessuti ed organi usurati, con cellule e tessuti nuovi sia nel bambino che nell'adulto; • fornire all'organismo sostanze protettive contro le varie malattie infettive o di altro tipo. Per tali ragioni l'organismo ha bisogno di una alimentazione "completa", che contenga cioè tutti i principi necessari a quelle finalità e più precisamente 5 diversi tipi di sostanze nutritive, oltre l'acqua, che sono le seguenti:

e gli Idrati di carbonio o Glucidi, sostanze prevalentemente energetiche contenute nelle farine, pane, canna da zucchero, miele, riso, patate, granoturco, manioca, taro, banane;

e i Grassi o Lipidi, anch'essi energetici, costituiti dall'olio (di palma, di arachidi, di semi, di oliva) , dal burro, dalla margarina, dallo strutto, dal lardo; contenuti anche in varia quantità in formaggi, arachidi, avocado, semi di varie piante; e le Proteine o Protidi, sostanze prevalentemente costruttive, presenti nelle carni, pesce, p ollame, uova, latte, formaggio, molluschi e insetti commestibili, come anche in alcuni vegetali quali i fagioii, i ceci, i piselli, le arachidi e la soja;

e

i Sali minerali, sostanze necessarie ad alcune speciali funzioni (coagulazione del sangue, resistenza delle ossa e dei denti, funzionamento della tiroide, regolare composizione dei globuli rossi, ecc.); essi sono presenti nel latte, formaggio , uova, verdure, fegato, carni, pesce, frutti di baobab, n oci, uva, noci di cocco, riso, ecc .. Di essi l'organismo ne consuma solo quantità minime (milligrammi o frazioni ancora più piccole). Purtuttavia non può farne a meno, essendo sostanze indispensabili e non sostituibili per le sue funzioni; 56

e le Vitamine, sostanze protettive con specifiche funzioni nell'economia dell'organismo. Anche esse vengono consumate in piccolissime quantità ma sono necessarie alla vita e non sostituibili con altre sostanze. Tra le più importanti: Vitamina A: presente in frutta di colore giallastro come la papaia, il mango, l'arancio, il melone, come anche nelle carote; in alcune verdure (spinaci, foglie di maniaca o di amaranto), pomodori, uova, burro, olio rosso di palma, in olio di fegato di pesci, nei pesci affumicati. La sua deficienza provoca: chiazze biancastre sulla congiuntiva o sulla cornea (xeroftalmia) (vedi fig. 111) disturbi della visione (emeralopia) , lesioni cutanee e mucose, facilità alle infezioni, ritardi di sviluppo. Vitamine del complesso B (B 1 , B2 , B6 , B 12, PP, acido folico ed altre): presenti nei germogli, nei semi e riella cuticola (pellicola esterna) del riso o di altri cereali, nei legumi, come anche nel lievito, nel fegato, nella carne, nel lardo, nelle uova, nel la tte, nel formaggio, in alcune verdure (l'acido folico) . La deficenza di vitamina B 1 provoca il beriberi, malattia caratterizzata da atrofie muscolari, lesioni del cuore, lesioni del sistema nervoso (neuriti, paralisi, disturbi della sensibilità). La deficienza di vitamina B2 provoca lesi oni cutanee e mucose (stomatite angolare, glossite, cheilite, dermatite dello scroto, congiuntivite} (vedi pag. 111). La deficienza della vitamine B6 provoca lesioni cutanee (dermatite seborroica) e a carico del Sistema Nervoso Periferico. La deficienza di vitamina B 12 provoca anemia perniciosa. La deficienza di vitamina PPprovoca lapellagra , malattia caratte-

rizzata da lesioni della pelle nelle zone più esposte alla luce (faccia, collo, braccia, mani, gambe e piedi), diarrea e talvolta disturbi mentali (vedi pag. 110). La deficienza di acido folico provoca un particolare tipo di anemia, specie nelle donne gravide.


Sostanze energetiche Sostanze costruttive Sostanze protettive

Idrati di carbonio Grassi Proteine Sali minerali Vitamine

Diversi tipi di sostanze nutritive e loro finalitĂ


Alimenti energetici ...


Aliment'路 costruttivi

59


. 60

..

•

Alimenti protettivi


Vitamina C~ presente in molte frutta fresche come aranci, limoni, papaie, ananas, manghi, frutti del baobab, guayaba, nelle foglie di amaranto e di altri vegetali commestibili nei pomodori e nei peperoni. La sua deficienza provoca lo scorbuto, malattia caratterizzata da gengive gonfie e sanguinanti con infezioni della bocca e caduta di denti {pag. 111), facili emorragie capillari nelle mucose, nella pelle e in tessuti interni, astenia; talvolt a , in lattanti nutriti con biberon, tumefazioni dolorose alle coscie e al torace p e r formazione di ematomi sotto il periostio. Vitamina D: presente nelle uova, nel latte, nel b u rro e nell'olio di fegato di pesci. Si forma anche a livello della cute per azione della luce solare. La sua mancanza provoca il rachitismo, malattia d ei bambini che si manifesta con disturbi dello sviluppo osseo (gambe arcuat e, torace stretto e deforme, cranio deforme, colonna ve rtebrale storta); nelle donne invece si può avere l'osteomalacia (fratt ure s pont anee, dolori ossei, deformazio:Qe del bacino}. Vitamina K: è presente in molte verdure, come gli spinaci, il cavolo, le foglie di manioca e altre piante con foglie commestibili, nei pomodori, nelle carote, nelle patate e in alcune frutta. La sua deficienza può provocare disturbi della coagulazione d el sangue, con facili emorragie. Gli alimenti, per essere ben assimilati d all'organismo, devono essere triturati convenientemente dai denti e mescolat i successivamente con i succhi digestivi (saliva, succo gastrico, bile, succhi intestinali e del pancreas) che vengono escreti nella bocca, n e llo stomaco e nell'intestino da speciali ghiandole. I succhi digestivi trasformano i vari componenti degli alimenti in sostanze semplici, adatte ad essere assorbite attraverso la mucosa intestinale ed essere così utilizzate dall'organismo. Le sostanze non assorbite vengono espulse sotto forma di feci. L'unità di misura per definire quanta energia può dare un alimento all'organismo umano viene chiamata caloria: essa corrisponde al-

la quantià di calore che occorre per elevare di un grado la temperatura di un litro d'acquey. E ' stato calcolato che 100 grammi diproteine o di glucidi producono 400 calorie, mentre 100 grammi di lipidi producono 900 calorie.

A seconda dell'età e dell'attività fisica che svolge, l'organismo umano ha bisogno di più o meno calorie. Per esempio, a seconda dell'età: un bambino di 1 anno ha bisogno di un b ambino da 2 a 8 anni ha bisogno dì un bambino da 9 a 12 anni ha bisogno di unragazzoda 13a 16annihabisognodi un adulto ha bisogno di

1100 calorie al giorno 1200-1600 calorie al giorno 1700-2100 calorie al giorno 2100 - 2500 calorie al giorno 2500 - 3500 calorie al giorno.

A seconda dell'attività, un adulto del peso di circa 70 kg consuma: in lavori sedentari (impiegat i, custodi),

2200 - 2400 calorie al giorno

in lavori muscolari leggeri (sarti, insegnanti, medici),

2500 - 3000 calorie al giorno

in lavori muscolari medi (falegnami, artigiani in genere)

3000-3500 calorie al giorno

in lavori muscolari pesanti (muratori, contadini, soldati, sportivi)

3500 - 4500 calorie al giorno

in lavori muscolari pesantissimi (taglialegna, minatori, facchini, contadini durante il raccolto),

4500 - 6000 calorie al giofno

61


-·······-------

Una buona alimentazione deve contenere però non solo un numero sufficiente di calorie, ma anche tutti i vari componenti necessari alla protezione dell'organismo e al suo funzionamento (vitamine e sali minerali) nonchè alla riparazione e ricostruzione dei tessuti consumati (proteine). Se l'organismo è in età infantile questi elementi costruttivi e protettivi sono ancor più necessari per consentire un accrescimento e uno sviluppo armonico. Una alimentazione che contiene sufficienti quantità di cibi energetici, costruttivi e protettivi è detta alimentazione bUanciata o equilibrata. Un'alimentazione insufficiente o per quantità (poco cibo) o per qualità (non bilanciata, deficiente soprattutto in proteine o in vitamine) non riesce a provvedere allo sviluppo normale dell'individuo e provoca la cosidetta malnutrizione.

L'ALIMENTAZIONE DEL LATTANTE

Il miglior cibo per un bambino è il latte della propna madre: contiene tutte le sostanze necessarie al: suo accrescimento regolare, fornisce tutte le calorie indispensabili alla sua continua attività, tutte le vitamine essenziali per difendere la sua salute e armonizzare il suo sviluppo; contiene inoltre particolari sostanze protettive (anticorpi) (vedi pag. 75) che difenderanno il bambino contro molte malattie infettive nei primi mesi di vita quando il suo organismo non sarà ancora in grado di fabbricarle da solo. In mancanza del latte della propria madre - come avviene, per esempio, se la madre muore o se è colpita da malattia del seno o altra grave malattia che le faccia scomparire il latte - anche il latte di un'altra donna potrà essere utilizzato, a condiz10ne di essere sicuri che quella donna non abbia pericolose malattie trasmissibili (sifilide, tubercolosi, lepra) i cui agenti causali potrebbero passare nel latte e infettare gravemente il piccolo. Uno dei momenti più delicati nella vita di ogni bambino è lo svez62

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zamento, il momento cioè in cui il lattante smette di prendere il latte materno ed inizia un'alimentazione simile a quella degli adulti. Se il passaggio avviene in modo brusco (come talvolta accade perchè la madre è deceduta o si è gravemente ammalata), o se lo svezzamento si realizza con cibi non appropriati (come sono molti cibi per adulti) al bambino possono derivare pericolose conseguenze. Il suo organismo non è ancora abituato ai nuovi alimenti e può reagire con diarrea, vomito, disidratazione o derivarne malnutrizione. Occorre perciò che il passaggio sia graduale, a base di cibi facilmente assimilabili, ben ridotti in poltiglia o pappa, senza sostanze irritanti per la delicata mucosa intestinale, né ingombranti per un tubo digerente ancora di piccolo calibro. Diamo qui alcuni consigli su questo a rgomento affinché l'O .S. possa consigliare a sua volta le giovani madri.

:• da Oa 3 mesi: solo latte materno

• a 4 mesi: oltre al latte materno si può in:trodurrè qualche cucchiaino di'succo di frutta e qualche pappa di farina bruscata (pag. 64)

• da 4 a 12 mesi: non appena le pappe sono ben tollerate, e sempre in aggiunta al latte materno, bisogna introdurre gradatamente ed in piccole quantità un nuovo cibo per volta: uova, carne o pesce lesso ben pestàto, arachidi tostate ben sminuzzate in poltjglia, ?tlppe di .legumi, puré dl lem.tmi, pappa di riso. Questo per 3 o 4 volte al giorno · • da 12 a 24 mesi: gradualmente aumentare le pappe, il riso, la carne, il pesce, i vegetali verdi (cotti), banane, fegato, tutto tagliuzzato in piccolissimi pezzi e preparato igienicamente; mantenere il più possibile il latte materno (tanto più se il bambino fosse malato).


10 principi essenziali nell'alimentazione del lattante 1 n latte materno è il miglior cibo per il bambino: ha una composizione perfetta, è sempre puro e a giusta temperatura, non necessita biberon o cucchiaio. 2 Una brava madre allatta suo figlio più a lungo possibile, anche fino a 2 anni o ancor più. 3 L'allattamento artificiale (con il biberon) può essere molto pericoloso, provocando spesso diarree, malnutrizione e anche la morte. 4 Un bambino una volta svezzato ha bisogno di mangiare, ogni giorno, alimenti protettivi (vitamine e sali minerali) alimenti costruttivi (proteine) e alimenti energetici (grassi e idrati di carbonio). Ha bisogno cioè di un'alimentazione bilanciata. La sola pappa non è sufficiente. 5 Un bambino svezzato deve mangiare almeno 4 volte ogni giorno. 6 Un bambino ha bisogno, in rapporto alle sue dimensioni, di molto più cibo che un adulto perchè il suo organismo è in continuo accrescimento: un bambino sotto ai 5 anni infatti, per crescere

bene, necessita ogni giorno circa la metà della quantità di cibo che occorre a suo padre. 7 Il bambino sotto ai 5 anni non deve mangiare attingendo da un piatto in comune con gli adulti, perchè rischia di non mangiare a sufficienza. Egli d eve perciò avere un suo piattino personale (o una zucca o altro recipiente) in cui la madre o il padre metteranno prima che agli altri la quantità di cibi necessaria a soddisfare i suoi bisogni alimentari. 8 Un bambino che ha diarrea deve bere liquidi per non disidratarsi. Se continua a disidratarsi e vomita malgrado i liquidi datigli da bere, occorre intervenire (meglio se in Ospedale) introducendo nel suo organismo liquidi per via naso-gastrica o endovenosa (pag. 400). 9 Una donna gravida o che allatta ha bisogno ogni giorno di alimentazione bilanciata ed abbondante, ricca soprattutto di proteine, vitamine, calcio e ferro. 1 O La comunità deve essere responsabilizzata a riservare i migliori alimenti per i bambini, le donne gravide e le donne che allattano. Sarebbe importante se in ogni villaggio si potesse organizzare una mensa gratuita per i bambini, le gravide e le nutrici. 63


ALCUNI ESEMPI DI ALIMENTI DI FACILE PREPARAZIONE PER BAMBINI DAI 4 MESI Al2 ANNI • Frutta. Rappresenta il primo alimento da introdurre nella d ieta del bambino. Purchè siano mature e ridotte in poltiglia con una forchetta o cucchiaio si possono dare al bambino pezzetti di frutta di vario genere: papaia o banana o mango o avocado o mela o pera o pesca o albicocca, a seconda della produzione e della disponibilità. Si può dargli un poco di succo di arancio o di mandarino spremuto in un cucchiaino, puro o mescolato con poltiglia di altra frutta. La poltiglia di frutta si può anche mescolare con un pò di latte in polvere. • Pappa di farina bruscata Un cucchiaio o due di semolino (o di farina di grano, o di riso, o di miglio, di orzo, di avena, di mais ecc.) viene messo in una casseruola al fuoco, senza acqua nè grassi, fino a diventare leggermente bruno, mescolandolo con un cucchiaio di legno. Aggiungere successivamente un mezzo cucchiaio di olio o di burro o margarina, facendolo bene incorporare al semolino, mescolando rapidamente il tutto. Aggiungere poi a poco a poco una tazza d'acqua fredda, sempre mescolando sul fuoco. Cuocere a fuoco lento per un quarto d'ora. Aggiungere alla fine un cucchiaino di zucchero, eventualmente anche un cucchiaino di formaggio grattato (con il coltello o con apposita grattugia) se reperibile . • Minestra d'erbaggi. Si possono utilizzare insieme vari tipi di ortaggi (patate sbucciate, carote, rape, fagioli, ceci, lenticchie, cavoli, spinaci, bietole, indivia, o altre verdure locali) a seconda della stagione e delle disponibilità, cotti in l litro d'acqua, a lungo, fino a ridurre l'acqua alla metà. Passare al setaccio o attraverso un fazzoletto pulito senza troppo spremere. Mescolate bene con il loro brodo. Aggiungere poi una o due fette di pane bruscato sulla brace, spezzettate, o un cucchiaio di riso o di tapioca o di altra farina, da far cuocere per 15-20 minuti così da dare maggiore consistenza alla minestra. • Uovo aDa coque. Mettere un uovo fresco intero, con il suo guscio, nell'acqua fredda. Portare l'acqua a bollore, sul fuoco, lasciar bollire per un minuto. Somministrare l'uovo al bambino con pochis64

simo sale, prelevandolo con un cucchiaino dopo aver rotto il guscio ad un apice. • Pappa di riso e di fagioli. Fagioli secchi (o ceci) 2 cucchiai; riso 2 cucchiai; acqua 1 tazza ; zucchero, 1 cucchiaio,latte in polvere (non essenziale) , 1 cucchiaio. Pestare in mortaio o macinare i fagioli insieme al riso fino a ridurre il tutto in farina. Mescolare questa farina con l'acqua, aggiungendola a poco a poco, in una piccola casseruola sul fuoco. Fare bollire per 15 minuti sempre mescolando. Aggiungere il latte e lo zucchero e se necessario un altro po' d'acqua, lasciando cuocere per altri 5 minuti. • Puré di fagioli e verdure. Patata (o patata dolce o taro o igname), un pezzo grande come un·pugno del bambino; foglie dimanioca o altra verdura commestibile (spinaci, bieta, amaranto) tritate finemente con un coltello, 1 tazza; fagioli o ceci secchi in farina, 2 cucchiai; sale, 1 pizzico; latte in polvere, 1 cucchiaio (o latte naturale, 4 cucchiai); acqua, 1 tazza. Sbucciare la patata, tagliarla in 8 pezzi emetterla a cuocere con la farina di fagioli in poca acqua, per 15-20 minuti. Aggiungere le foglie di maniaca e il sale e far cuocere per altri 5 minuti. Passare al setaccio, pressando il tutto col fondo di un bicchiere. Aggiungere infine il latte e cuocere per altri 5 minuti, sempre mescolando. • Pappa di banane e arachidi. Abbrustolire lentamente tre cucchiai colmi di arachidi sbucciate, fino al color marrone chiaro, senza bruciarle. Pestarle in mortaio. Pelare 1 banana, schiacciarla ben bene con una forchetta e mescolarla alle arachidi pestate. Aggiungere un poco di acqua bollita fino a consistenza cremosa ed eventualmente un cucchiaio di latte in polvere. • Cante, pollo, fegato, o pesce. Un poco di carne o di pollo o di fegato o di pesce, lessi o arrosto, ben cotti, si riducono prima a pezzetti piccolissimi poi a poltiglia, battendoli con una lama di coltello su una tavoletta di legno. Dare da mangiare con il cucchiaino, con un po' di sale. Tutti gli alimenti qui descritti vanno preparati e subito dati da mangiare al bambino. Non vanno cioè conservati un giorno o più giorni perchè possono alterarsi per fermentazione o essere conta-


minati dalle mosche o blatte (vedi pag. 289) e perciò divenire dannosi per la salute. Chi prepara gli alimenti dovrà avere le mani pulitissime e seguire con scrupolo le regole dell'igiene. MALNUTRIZIONE NEL BAMBINO

buona nutrizione

13.5 12.5

malnutrizione

o~

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l_j Misurazione della circonferenza del braccio nei bambini

Nel bambino possiamo distinguere una malnu trizione lieve e una malnutrizione grave. La malnutrizione Ueve è spesso difficile a diagnosticare con la sola ispezione. n bambino malnutrito non cresce come dovrebbe per la sua età e il suo peso non aumenta regolarmente. Per accorgersi che il bambino è malnutrito occorre perciò pesarlo ogni mese, per verificare la curva di crescita del suo peso, che si ottiene registrandone il peso e i mesi di età su una scheda apposita, e confrontandola con la curva normale. (pag. 66) Riempire la scheda può sembrare difficile ma non lo è affatto. Con l'aiuto di persona già esperta lo si impara in pochi minuti. I numeri posti in orizzontale rappresentano i mesi di età del bambino. Le caselle sotto a quei numeri vanno riempite scrivendo il nome del mese in cui si è fatta la visita. I numeri scritti in verticale rappresentano il peso, in kg. La curva di accrescimento è ritenuta normale quando passa nello spazio bianco per tutto il suo percorso. Se va al di sotto è segno che il bambino è malnutrito. Nel disegno sono state tracciate, come esempio, 3 curve di accrescimento: una di bambino normale (rosso), una di bambino malnutrito terminante con la morte (in nero), ed una con malnutrizione passeggera poi tiequilibrata (in azzurro). Se non si possiede una bilancia pesa bambini si può svelare la malnutrizione misurando la circonferenza di un braccio del bambino che, nel malnutrito (tra 1 e 5 anni), è inferiore a cm 12,5. A tale scopo l'O.S. può fabbricarsi da solo un misuratore del braccio, tagliando una strisciolina di plastica (da una vecchia lastra radiografica, per esempio) o di stoffa, alta circa mezzo cm, e segnando con un colore la misura di cm 12,5. La misura della circonferenza va presa a metà altezza del braccio, tenendo il braccio lungo il corpo. Se la strisciolina è di stoffa attenzione che non si restringa lavandola. Se si restringe, ricontrollare i Ì2.5 cm con un decimetro. 65


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Curva di accrescimento del bambino

sano

malnutrito riequilibrato

-

malnutrito grave


La malnutrizione grave del bambino può invece essere riconosciuta già all'ispezione. Essa si manifesta sotto 2 forme:

• Kwasborkor, che è prevalentemente dovuto ad insufficiente apporto di proteine nell'organismo (anche se le altre sostanze sono abbondanti); • Marasma, dovuto a insufficiente apporto di alimenti in totale, cioè nella loro quantità generale. I segni della malnutrizione grave del bambino sono riassunt1 a pag. 68. N el kwashorkor la presenza di edemi può mascherare la perdita di peso muscolare ed anzi provocare un aumento del peso rispetto alla normalità. Solo osservando con attenzione si noterà che il bambino più che essere grasso è gonfio, edematoso. L'edema si forma prevalentemente nelle regioni declivi del corpo: alle caviglie, dorso del piede, regione anteriore della tibia, regione sacrale. Per met·· terlo in evidenza, premere con un dito nella zona in esame, mantenendo la pressione per qualche istante: l'impronta dovuta alla pressione resta per più secondi prima di scomparire in un tessuto edematoso, mentre scompare rapidamente nei tessuti normali, per l'elasticità della cute. N el marasma invece il peso è sempre al di sotto del normale e il bambino ha un aspetto scarno, scheletrico, con un'espressione del volto affamata e vecchieggiante, molto caratteristica. Se si solleva la pelle del ventre, pizzicandola con due dita, la piega formatasi resta evidente per qualche secondo, per la perdita di elasticità e la riduzione del sottocutaneo.

Alcune cause dl malnutrizione nel bambino • miseria (cattivo raccolto, calamità naturali, povertà cronica) • ignoranza dei genitori (alimentazione sbagliata o insufficiente, alimentazione con il biberon)

• malaria • altre malattie infettive debilitanti (morbillo, pertosse, varicella, orecchioni, tubercolosi) • gpstroenteriti acute e croniche • elmintiasi intestinali (ascaridi, anchilostomi, schistosomi) • madre morta o separata dal marito o malata (tubercolosi, lepra, ecc.) • arrivo di un nuovo fratellino.

Prevenzione della malnutrizione nel bambino Il miglior sistema per prevenire la malnutrizione dei bambini (così come degli adulti) è certo l'aumento della produzione degli alimenti nella comunità, siano essi vegetali che di origine animale {carne, pesce, latte, formaggi). Ma in attesa di quel miglioramento, che potrebbe tardare anche mesi o anni, l'O .S. potrà prendere già da solo alcune iniziative importanti in seno alla comunità: a) per eliminare le perdite dovute a cattiva conservazione degli alimenti; b) per orientare la popolazione sui problemi della nutrizione (educazione sanitaria). Spesso le perdite da cattiva conservazione degli alimenti equivalgono al20-30% di quanto si è raccolto. I ratti soprattutto ne sono i responsabili, essendo forti consumatori di mais, di cereali, di legumi e un pò di tutto ciò che viene raccolto nelle campagne africane. La lotta contro i ratti (pag. 281) - per mezzo di trappole, veleni, gatti e con la costruzione di magazzini entro cui i ratti non possano entrare- è un valido aiuto che l'O.S. può dare nella lotta a favore di una migliore nutrizione. Stimolare il perfezionamento dei sistemi tradizionali di essiccamento o di affumicamento o di salagione per una migliore conservazione di alcuni cibi (pesce, carne, alcuni vegetali) è un altro valido aiuto alla portata dell'O .S .. L'altro settore aperto a numerose iniziative per l'O.S. è l'orientamento della comunità, e in primo luogo dei genitori con figli al di sotto dei 5 anni, sui problemi della nutrizione. Poichè i bambini rappresentano i futuri adulti e cioè il futuro della nazione, la comunità 67


Segni di malnutrizione grave nel bambino kwasborkor ritardo di crescita muscolatura ipotrofica sottocutaneo diminuito edemi capelli fragili e scolorati lesioni cutanee appetito diarrea disidratazione fegato aumentato di volume anemia umore irritabile facili infezioni aspetto del volto (facies) tipico

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marasma ritardo di crescita muscolatura ipotrofica sottocutaneo diminuito edemi capelli fragili e scolorati lesioni cutanee appetito diarrea disidratazione fegato aumentato di volume anemia umore irritabile facili infezioni aspetto del volto (facies) tipico

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I simboli +, ++, + + +.- , ± stanno ad indicare l'intensità più o meno elevata dei segni clifiici·considerati o la loro assenza o incostanza


dovrà responsabilizzarsi in particolare nei loro riguardi, Per crescere bene i bambini devono essere alimentati bene: i migliori cibi perciò devono essere riservati dalla comunità ai bambini. E poichè il bambino si comincia a formare già nel ventre di sua madre e p iù tardi la sua crescita è condizionata dalla quantità e buona qualità del latte materno, la comunità dovrà riservare i migliori cibi anche alla donne incinte e a quelle che allattano. Questi sono i concetti chiave che l'O.S. dovrà far accettare dalla comunità. Ma a questo proposito l'O.S. dovrà essere consapevole anche che gli ostacoli da superare saranno molti, perchè in qualunque parte del mondo è difficile far cambiare abitudini secolari alle popolazioni nel settore alimentare. Non per questo però egli dovrà scoraggiarsi e arrendersi, ma dovrà agire ugualmente avendo sempre chiara coscienza che la sua opera per promuovere una migliore nutrizione è estremamente importante e che rappresenta uno dei capisaldi della lotta più generale per la salute. Diamo nel capitolo sulla Prevenzione Materna e Infantile (pag .333) alcuni suggerimenti sulle iniziative pratiche che un O.S. potrebbe prendere sia in seno alle famiglie che nelle collettività scolari e nella intera comunità in questo settore. Qui ricordiamo soltanto un principio essenziale, e che cioè l'O.S. potrà iniziare la sua azione solo dopo aver costituito un solido Comitato di Sanità del villaggio che lo sappia appoggiare nell'affrontare le varie iniziative coinvolgenti la comunità. E' importante perciò che egli sappia ben scegliere i suoi alleati e che instauri fin dall'inizio un discorso di responsabilità politica e sociale con i vari leaders della zona, nel settore della salute in generale e della nutrizione in particolare.

MALNUTRIZIONE NELL'ADULTO

Anche nell'adulto una alimentazione insufficiente o come qu antità o come qualità (scarse proteine, vitamine insufficienti, ecc.) può

provocare la malnutrizione. Le sue cause, oltre alla miseria cronica con conseguente scarsa assunzione di cibi, possono essere dovute ad una malat tia infettiva grave e prolungata (tubercolosi, tripanosomiasi, leishmaniosi viscerale, ecc.), ad un'affezione cronica del tubo digerente (ulcera gastro- duodenale, diarree ripetute o croniche), ad unaparassitosi intestinale con forte carica di parassiti (ascaridiasi, anchilostomiasi, amebiasi), ad un tumore maligno del digerente, a fattori di isolamento sociale (vecchi o invalidi rimasti senza parenti che li assistano, malati di mente o lebbrosi abbandonati dai famigliari). I principali segni di malnutrizione sono: il dimagramento del corpo, dapprima a carico solo del sottocutaneo e infine anche delle masse muscolari, gli edemi alle gambe, la pelle secca screpolata e squamosa, talvolta un ingrossamento delle ghiandole parotidi (che può restare come segno permanente anche dopo guarigione della malnutrizione), anemia, bassa pressione arteriosa, senso di stanchezza, segni specifici di carenze vitaminiche come la stomatite angolare, la pellagra ed altri (pag.110). Conseguenze della malnutrizione saranno: un basso rendimento nel lavoro per la poca energia fisica, un facile attecchimento di malattie infettive e parassitarie per scarse difese organiche (per esempio la tubercolosi o la lebbra), un atteggiamento mentale di rassegnazione e di fatalismo inerte, un dimagramento sempre più accentuato fino alla cachessia (vedi pag. 101) e alla morte. La lotta contro la malnutrizione degli adulti é legata, oltre che alla rimozione di cause specifiche, all'aumento della produzione alimentare della comunità, come già si é detto a proposito della malnutrizione infantile. Il problema é di non facile soluzione. L'O .S. dovrà perciò analizzarne caso per caso le ragioni, intervenendo ove possibile con la terapia, con l'educazione o con la responsabilizzazione; nei casi al di fuori delle sue possibilità, stimolando la comunità ad una presa di coscenza della realtà allo scopo dì cercare ins ieme le soluzioni più appropriate. 69


3. LE MALATTIE E LE LORO CAUSE

Quando sì dice che una persona è malata? Che cos'è in realtà la malattia? Quali sono le cause che provocano le diverse malattie? In che modo le provocano? Quali sono le lesioni elementari e quelle più complesse che determinano le manifestazioni morbos~ delle malattie? Quali le reazioni di difesa dell'organismo? A tutte queste domande deve saper rispondere l'O.S., perchè le risposte esatte,.scientifiche, a quelle domande sono le migliori armi che egli potrà avere per combattere l'ignoranza, la superstizione e i tabù nel campo della salute.

LO STATO DI MALATTIA

La salute è uno stato di perfetto equilibrio dell'organismo, che si manifesta nel benessere fisico, ment ale e sociale. Quando questo equilibrio viene disturbato e si rompe per una causa qualsiasi (e molte possono esserne le cause) si ha la malattia.

La malattia è perciò uno stato di squilibrio dell'organismo in qualcuna delle sue strutture o delle sue funzioni. LE CAUSE DELLE MALATTIE

Le cause determinanti le malattie sono chiamate fattori o agenti causali di malattia. Tuttavia, affinchè una malattia si sviluppi, occorre che il fattore causale, determinante, si incontri con la suscettibilità o disposizione dell'organismo verso di esso. Suscettibilità che può essere molto influenzata dalle condizioni sociali ed economiche dell'individuo (condizioni dì miseria, denutrizione, affaticamento ad esempio) e variare a seconda dell'età, dell'alimentazione, del clima, dello stato dì poca resistenza dovuto a malattie pregresse debilitanti, a intossicazioni, oltrechè per una diversa costituzione fisica degli individui e per la presenza o meno di anticorpi (vedi pag. 76). E' questa la ragione per cui in pratica, di fronte ad uno stesso agente causale, alcuni individui si ammalano ed altri no. 73


Le cause determinanti le differenti malattie dell'organismo umano possono essere riunite nei seguenti gruppi:

• agenti fisici: calore, freddo, traumatismi; • agenti chimici: sostanze chimiche varie, veleni, droghe, alcoolici, medicinali in dosi troppo forti; • agenti infettivi e parassitari: virus, batteri, protozoi, miceti, elminti; • fattori carenziali: carenze vitam.iniche, carenze proteico - caloriche, carenze di sali minerali; • fattori degenerativi: per usura di cellule, tessuti e organi come nel diabete e nel reumatismo cronico (le ragioni non ne sono ben note); • fattori psichici: dovuti a conflitti dell'individuo con il suo ambiente di vita, che possono provocare malattie mentali come anche malattie fisiche (cosidette malattie psicosomatiche); • fattori ereditari: trasmessi cioè ereditariamente nelle famiglie, come alcune malattie del sangue (drepanocitosi), l'albinismo ecc.; • tumori: la cui origine non è completamente chiar~ta, divisi in forme benigne e forme maligne.

I PROCESSI DIFENSIVI DELL'ORGANISMO

Le cause di malattia agiscono in vario modo sull'organismo, provocando lesioni a livello di cellule, di tessuti, di organi o dell'intero organismo, a seconda della loro natura e della loro entità. L'organismo reagisce in vario modo con meccanismi di difesa sia locali che .generali.

L'infiammazione L 'infiammazione o flogosi è un processo difensivo locale contro 74

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Infiammazione dovuta alla penetrazione di una spina agenti nocivi per le cellule e i tessuti, penetrati nell'organismo; essa si manifesta attraverso l'azione di gruppi cellulari specializzati (cellule del tessuto connettivo e del sangue tendenti a inglobare, distruggere ed eliminare gli agenti nocivi) e di umori fuoriusciti dalle pareti dei vasi nel focolaio di infiammazione (ad azione neutralizzante, agglutinante, anticorpale, ecc.), costituenti nel loro insieme il così detto essudato. La fuoriuscita di umori dai vasi è dovuta ad una particolare permeabilizzazione delle loro pareti, normalmente del tutto impermeabili al sangue.


Caratterizzano il processo difensivo i seguenti fenomeni:

• la dilatazione dei vasi locali, con aumento locale della circolazione e perciò maggiore apporto di sangue nella zona infiammata;

d i natura proteica e non alimentari. Di solito però con questa parola ci si riferisce più particolarmente all'immunità contro gli agenti di malattie infettive, i virus e i batteri, alla resistenza cioè dell'organismo contro gli a genti infettivi.

eia permeabilizzazione dei vasi stessi con trasudazione di liquido plasmatico e di cellule specializzate (essudato) con funzioni difensive e aggressive; • la distruzione eventuale degli agenti di malattia da parte dei componenti dell'essudato.

Clinicamente un focolaio infiammatorio si manifesta con cinque caratteristiche: gonfiore calore rossore (se la pelle è chiara) dolore funzione alterata.

L'essu dato, a seconda della sua composizione, può distinguersi in: catarrale o mucosa, sieroso, fibrinoso, purulento, emorragico, m uco-purulento, siero-fibrinoso, ecc.. A seconda della durata e dell'evoluzione, l'infiammazione può manifestarsi in: fo;rme acute, di breve durata, a rapida evoluzione; forme croniche, di lunga durata, a lenta evoluzione; forme specifiche, dovute ad agenti infettivi specifici, cioè particolari (quali il bacillo della tubercolosi, il treponema della sifilide, il bacillo dellalepra), con un'evoluzione caratte-

ristica, propria ad ognuna di esse, che le differenzia per questo dalle altre forme di infiammazione .

L'immunità Per immunità si intende uno stato di resistenza dell'orgarusmo contro sostanze a lui estranee penetrate nel suo interno, in gen ere

Caratteri distintivi dell'immunità sono:

• la formazione di anticorpi, di sostanze cioè difensive prodotte da elementi del sangue e del connettivo, dai linfonodi e dalla milza, capaci di bloccare, uccidere e distruggere gli agenti infettivi; • la specificità, o capacità di produrre anticorpi speciali, esclusivi contro il solo tipo di microbi in causa. La penetrazione cioè di un virus o di un batterio provoca la produzione di anticorpi agenti specificamente contro di lui e non contro microbi di altre malattie; • la sua lunga durata nel tempo, la capacità cioè di mantenere anche a distanza di mmi, questa specifica resistenza contro gli agenti di singole malattie, una volta acquisita dopo una prima loro p enetrazione. Pe r questa ragione molte malattie, prese una volta da bambini, non si riprendono più una seconda volta da adulti, conservando l'organismo la capacità immediata di riformare in gran numero gli anticorpi specifici, al bisogno. Nelle figure a pag. 76 diamo un esempio semplificato dei fenomeni immunitari che si verificano normalmente nell'organismo per penetrazione di due diversi virus. L'immunità può e ssere naturale, formatasi cioè spontaneamente con la penetrazione a ccidentale di microbi, oppure artificiale cioè provocata con mezzi artificiali (vaccinazioni) introdotti appositamente nell'orga nismo. Possiamo perciò definire la vaccinazione come un metodo per ottenere una immunità attiva artificiale mediante introduzione di microbi (virus o batteri) o loro prodotti (come le tossine) debitamente attenuati in modo da non essere pericolosi per l'organismo, ma che tuttavia riescono a provocare la formazione di ant icorpi. L'immunità può e ssere inoltr e attiva, dovuta cioé alla reazione 75


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•• Penetrazione nell'organismo di un virus (morbillo). A destra si scorge una cellula di difesa (linfocita) in riposo.

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Persistenza nell'organismo degli anticorpi specifici, per lungo tempo, anche in assenza ormai del virus del morbillo ma pronti ad agire a difesa nel caso di sua eventuale nuova penetrazione.

Comparsa di nuovi anticorpi specifici contro il virus della varicella, dovuta alla stimolazione dellinfocita.

Distruzione del virus della varicella da parte dei nuovi anticorpi. Gli anticorpi antimorbillo non partecipano.

Persistenza nell'organismo degli anticorpi specifici sia contro il primo che il secondo virus, per lungo tempo, a difesa contro nuove eventuali penetrazioni dei 2virus.

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Penetrazione nell'organismo di un secondo virus (varicella). Gli anticorpi antimorbillo presenti non lo attaccano.

Esempi di reazione immunitaria per penetrazione di virus nell'organismo 76

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difensiva dell'organismo, come nel caso della vaccinazione, oppure p assiva, se gli anticorpi necessari sono forniti già belli e pronti all'organismo mediante iniezione di un siero che li possegga in quantità (siero antitetanico o antidifterico, ad esempio, prelevato dal sangue di animali o di persone già immuni a quelle malattie).

!azione per cui la temperatura corporea si innalza e si stabilisce per breve o lungo periodo ad un livello superiore del normale. Oltre che dall'aumento di temperatura (sopra i 37°- 37°, 4C) la febbre è caratterizzata da accelerazione del polso e del r espiro, spossatezza, disappetenza, talvolta cefalea o dolenzie muscolari. In alcuni casi, come nella malaria, essa è preceduta da brivido.

L'allergia

Si distinguono i seguenti tipi di febbre :

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Strettamente legata con i fenomeni immunitari - perchè fondata sugli stessi meccanismi reattivi ma con un s ignificato patologico è quella particolare ed esagerata suscettibilità, o ipersensibilità, che alcuni organismi dimostrano talvolta verso varie sostanze di per sè innocue (pollini di piante, alcuni cibi, alcuni medicinali, alcune stoffe, detersivi ecc.), chiamata allergia. Questa intolleranza con cui l'organismo di certi individui reagisce contro tali sostanze si manifesta con quadri clinici diversi a seconda della zona dell'organismo interessata: una forma bronchiale, con manifestazioni asmatiche, una forma naso-congiuntivale con lacrimazione, starnuti e scolo nasale; una for ma intestinale, con diarrea; una forma cutanea con orticaria. eczema e altre manifestazioni esterne. Se questa intolleranza è generalizzata, si hanno manifestazioni particolarmente gravi e violente, dette shock anafilattico. E' ciò che può succedere per introduzione di un siero o di un medicinale endovena o intramuscolo, quando già l'organismo era stato sensibilizzato a quelle sostanze, per precedente iniezione.

La febbre

• febbre continua, quando le variazioni tra temperatura massima e minima pelle 24 ore non oltrepassano un grado; • !ebbi:e remittente, quando tali variazioni vanno da 1 a 3 gradi; • febbre intermittente, quando tali variazioni si abbassal}o cl,i pjù g_radì, passando a periodi di temperatura normale (apiressia); • febbre ricorrente, quando ad un attacco di febbre continua ·e1evata, della durata ·di alcuni giorni, segue un periodo d i apiressia c~i tiene dietro un altro attacco febbrile di vari giorni; • fébbricola, elevazione termica della durata di alcune ore. oscill~mte fra 37° e .38° C e· ripétentesi ogni giorno anche per lunghi periodi di tempo-, in genere alle stesse ore.

La scomparsa della febbre può aver luogo rapidamente in poche ore (defervescenza rapida o per crisi) oppure gradatamente in alcuni giorni (defervescenza lenta o per lisi).

Un fenomeno assai complesso, legato forse ai processi difensivi generali dell'organismo ma non ancora del tutto chiarito dalla scienza nel suo modo di prodursi e di agire, è costituito dalla feb bre. Essa è dovuta essenzialmente ad un'alterazione della termorego77


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LESIONI E QUADRI PATOLOGICI ELEMENTARI

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tumore benigno

tumore maligno

trombosi o

Elenchiamo qui di seguito alcune delle più comuni lesioni e q u adri patologici elementari, riportandone di ognuna la definizione. Affinchè l'O.S. possa conoscerne anche la struttura a l di sotto della pelle oltrechè l'aspetto esterno, di molte di esse d iamo anche un disegno schematico illustrante in sezione come siano costituit e internamente.

Ascesso: raccolt a purulenta ben delimitata, all'inte rno di u na cavità formatasi per fusione di tessuti, e dovuta ad un'infiammazione di tipo acut o. In genere è causat a da batte ri (stafilococchi o streptococchi o altre specie) che vengono detti piogeni (produttori di pus). Il tessuto morto che si delimita e distacca nel suo interno è chiamato cencio. Foruncolo: raccolta ascessuale alla radice di u n p e lo (apparato pilosebaceo). Flemmone: infiammazione diffusa del tessuto cellulare (connettivo), di tipo infiltrativo, senza tendenza cioè a delimitarsi. Può essere superficiale o profonda. Patereccio: infiammazione purulenta a carico dei tessuti molli di un dito (vedi figura pag. 114). Favo o Antrace: insieme di più foruncoli con tendenza a fondersi tra di loro e ad estendersi alla periferia, con interessamento del derma e del sottocutaneo (vedi pag. 106). Dovuto a piogeni. 80

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Ascesso freddo: raccolta purulenta formatasi lentamente in un tessut o, senza segni evidenti d'infiammazione, causata da germi di particolari malattie detti specifici (della tubercolosi, della sifilide, dell'attinomicosi), con evoluzione di tipo croruco. Cisti: tumefazione internamente cava, a pareti proprie, a contenuto di vario tipo (liquido, cremoso, purulento, solido, ecc.). Tumore: formazione patologica dovuta alla crescita progressiva di ammassi di cellule che si moltiplicano in modo autonomo ed irregolare, aJ di fuori cioè dello sviluppo di organi ed apparati. Si distinguono tumori benigni e tumori maligni. Tumore benigno: è un tumore che, pur accrescendosi, resta ben delimitato senza invadere altri tessuti e senza diffondersi nell'organismo. Non è pericoloso per la vita a meno che non sia a carico del cervello o di altri organi importanti. Tumore maligno: è un tumore che s i accresce infiltrandosi nei tessuti vici!Ù e diffondendosi nell'organismo in altri organi per mezzo di colonie di cellule tumorali (metastasJ) per via circolatoria o linfatica. E' pericoloso per la vita. Necrosl: morte di tessuti o di cellule, in seno all'orgarusmo vivente. Gangrena: morte estesa di tessu ti, talora con sfacelo e putrefazione, nell'organismo vivente. Varice: dilatazione permanente di una vena o di un vaso linfatico con alterazione nella struttura delle sue pareti. Trombosi: formazione all'interno dei vasi o del cuore di masse solide derivate dai componenti del sangue. Possono essere causate da alterazioru delle pareti vasali, da rallentamento della corrente del sangue, da alterazione dei componenti del sangue. Embolia: passaggio in circolo di un corpo solido (trombe distaccatosi), o fluido (sostanze oleose), o gassoso (bolle d'aria}, capace di occludere il lume di un vaso, bloccando la circolazione sanguigna, nel territorio di tessuto a cui il vaso è destinato. Infarto: necrosi eli tessuti in un organo, dovuta ad arresto d~l flusso sanguigno arterioso locale e ·causata in genere da embolia o da trombosi.

Edema: aumento di liquido in sen o a tessuti. Se tale aumento è ge· neralizzato a tutto il corpo si parla di anasarca. Può essere dovuto a cause meccaniche {ostacolato deflusso venoso, diminuita forza cardiaca), a cause infiammatorie (alterazione della permeabilità vasale) o ad alterazione nella composi zione d el sangue o del liquido dei tessuti (edemi discrasici) come avviene nelle gravi anemie, nelle leucemie, nella malnutrizione grave, nella cachessia, nelle affe zioru renali. Ascite: raccolta di liquido nel cavo peritoneale. Può anch'esso es· sere dovuto a cause meccaniche (stasi circolatoria nell'insufficienza cardiaca; ostacolato deflusso della vena porta o della vena cava inferiore nella cirrosi epatica , nella bilharziosi, nel cancro del fega· to), a cause infiammatorie a carico delperitoneo (peritonite tuber· colare, cancerosa, ecc.), ad alterazioni della composizione del sangue (gravi anemie, malnutrizione grave, cachessia, affezioni ranali}.

Stasl circolatoria: rallentamento del circolo sanguigno che provoca un ristagno di sangue nel sistema ve noso di una data regione del corpo. E' accompagnato per lo più da edema e, se colpisce il si· stema della vena porta, da ascite. Anossia: stato eli sofferenza cellulare dovu to ad insufficiente apporto di ossigeno nei tessuti. Può essere dovuto a malattie d i cuore, emorragie , trombosi, deficiente ossigenazione polmonare (asfissia, asma, edema polmonare acuto) o ad uno shock. Enfisema: rigonfiamento di tessuti per infiltrazione d'aria o di gas. Nell'enfisema polmonare si ha inoltre una perdita dì e lasticità del tessuto polmonare con permanente dilatazione degli a lveoli. Emorragia: fuoriuscita di sangue dai vasi. A seconda dei vasi inte· ressa ti le emorragie vengono distinte in arteriose, venose, capillan e miste. A seconda della sede vengono distinte in interne, a carico cioè di organi p rofondi, in cavità interne; interne esteriorizzate, a carico di canali comurucanti con l'esterno (tubo digerente, vie aeree, vie urogenitali); esterne, con fuoriuscita del sangue diretta· mente all'esterno dalla cute o dalle mucose visibili, per ferite o altre cause. 81


Cicatrice: una cicatrice è costituita da un tessuto di nuova formazione che ha riparato una ferita o una perdita di sostanza dovuta ad una qualsiasi causa lesiva (ulcerazione, ustione o processo infiammatorio distruttivo) sostituendosi ai tessuti originali distrutti. Una cicatrice può essere normale oppure viziosa (retraente, dolorosa. ecc.) oppure cheloidea (con formazione di un cordone fibroso prominente e duro). n tessuto cicatriziale è in ogni modo sempre fibro so e poco elastico. La cicatrizzazione può avvenire rapidamente, in pochi giorni, o per prima intenzione, come avviene per una ferita lineare ben suturata ove non c'è perdita di sostanza nè infezione, oppure più lentamente, in settimane o mesi, per seconda intenzione, se c'è stata perdita di sostanza o processo infettivo che ha ostacolato la guarigione e ritardato la riunione dei margini della lesione.

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Guarigione di ferita e formazione di tessuto cicatriziale

Carie dentaria: processo patologico di origine non ancora completamente nota, con inizio dalla superficie esterna del dente e che conduce alla necrosi dei tessuti duri con loro rammollimento ed evoluzione verso la formazione di una cavità.

Carie dentaria e sua evoluzione. Ustione : alterazione di tessuti provocata dall'azione locale di calore, sotto forme diverse (fiamme, liquidi bollenti, ecc.). Si distinguono ustioni di 1°, di 2° e di 3° grado. Nell o grado è in te ressata solo l'epidermide e gli strati superficiali del derma; si manife sta localmente edema, calore, dolore e, se la pelle è chiara, arrossamente. Nel 2° grado è interessato il resto del derma e parte del sottocutaneo ; oltre alle precedenti manifestazioni si ha la formazione di flittene. Nel3° grado sono coinvolti anche gli strati più profondi, come i muscoli, i tendini, le ossa, ecc. e si verifica la necrosi dei t essuti ; la zona diviene insensibile per d istruzione delle terminazioni nervose. Per calore particolarmente intenso e prolungato si può avere anche la carbonizzazione dei tessuti. 82

1o grado.

Tipi di ustioni.

2° grado.

3° grado


LESIONI ELEMENTARI DELLA CUTE

Macchia: alterazione del colore della pelle., circoscritta, non rilevata, di forma, colore e dimensioni varie, che non scompare con la pressione. Eritema: arrossamento circoscritto o diffuso dovuto ad aumento locale del flusso sanguigno (iperemia) e che scompare alla pressione. E' visibile solo su pelle chiara. Vescicola: piccola rilevatezza circoscritta dell'epidermide, a contenuto liquido sieroso. BoUa: rilevatezza di maggiore volume della vescicola, circoscritta, nell'epidermide o tra epidermide e derma, contenente siero. La bolla da ustione si chiama flittena. Pustola: piccola rilevatezza circoscritta dell'epidermide a contenuto purulento. Pomfo: rilievo edematoso circoscritto, consistente ma fugace. Papula: piccola rilevatezza solida circoscritta e persistente, nell'epidermide. Nodulo: infiltrato solido circoscritto rotondeggiante, persistente, a sede dermica (tubercolo) o sottodermica (gomma) . Cicatrice: sostituzione di tessuto derma-epidermico o sottocutaneo, distrutto per cause varie (traumi, ustioni, ecc.) con tessuto fibroso neoformato, povero 'di vasi, privo di fibre elastiche e di annessi cutanei (peli, ghiandole del sudore e del sebo) . Erosione: perdita di sostanza superficiale che ripara senza lasciar cicatrice. E' dovuta a cause non traumatiche, in genere infettive o allergiche. Escoriazione: perdita di sostanza molto superficiale (interessa solo l'epidermide) dovuta a traumatismo e che ripara senza cicatrice. Ulcerazione: perdita di sostanza a carico dei tegumenti dovuta ad un processo patologico distruttivo dei tessuti o ad una gangrena. Ragade: ulcerazione lineare a fessura, in zona ove i tegumenti sono sottoposti a tensione (sfintere anale, sfintere orale).

macchia

eritema

vescico/a

pustola

bolla

pomfo

papula

nodulo

cicatrice

erosione-escoriazione

ulcerazione

ragade

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LESIONI TRAUMATICHE ELEMENTARI

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contusione

ecchimosi

ematoma

da punta

da taglio

a lembo

Contusione: lesione da trauma con schiacciamento fugace di tessuti, di vario grado, senza rottura della cute. Ecchimosi: modico versamento di sangue in tessuti, per rottura dei piccoli vasi sottocutanei (di solito per schiacciamento o contusione), visibile sulla cute. Ematoma: versamento di sangue in tessuti per rottura di vasi più importanti. Ferita: lesione da trauma a carico della cute o di una mucosa, con interruzione della sua continuità. Può essere superficiale, profonda, penetrante in cavità, transfossa; da punta, da taglio, lineare, a lembo, con perdita di sostanza, lacero-contusa, da arma da fuoco.

Strappo o distrazione muscolare: rottura più o meno ampia delle fibre di un muscolo, durante e sotto l'influenza della sua contrazione. Distorsione: alterazione a carico di una articolazione e dei tessuti periarticolari (strappi} dovuta a movimenti al di là del limite fisiologico. Se c'è perdita di contatto dei capi articolari tende a ridursi da sola. Lussazione: perdita di contatto tra due capi articolari, senza tendenza alla riduzione spontanea. Frattura: rottura di un osso. Può essere incompleta (fessura) o completa; semplice o multipla (con 2-3 o più frammenti); senza spostam.ento o con spostamento; chiusa o esposta (c'è anche ferita) . 84

con perdita di sostanze lacero- contusa

Tipi di ferite

transfossa


strappo muscolare

incompleta

senza spostamento con spostamento

multipla

esposta

doppia

Tipi di fratture 85


QUADRI PATOLOGICI PIU' COMPLESSI

Coma: perdita prolungata e completa della coscienza con conservazione delle sole funzioni fondamentali della vita vegetativa (respirazione, circolazione, termoregolazione) dovuta a stimoli abnormi dei centri cerebrali. Le cause possono essere: • con origini nell'interno della scatola cranica: emorragie cerebrali per rottura di un vaso, epilessia, meningiti, encefaliti; • con origini dall'esterno della scatola cranica: coma diabetico, coma epatico, coma uremico o renale, coma malarico, coma tetanico, coma da barbiturici, da stupefacenti, da veleni, da alcoolici. Sincope: perdita improvvisa e momentanea della coscienza, dovuta ad anossia cerebr ale acuta, legata per lo più ad un man cato afflusso di sangue al cervello. Può esser dovuta a disturbi del cuore oppure essere secondaria ad alterazioni della circolazione (emorragie acute interne o esterne, dolori improvvisi, violente emozioni, colpi all'epigastrio) . Shock o Collasso: depressione rapida e generale delle funzioni dell'organismo, da diminuzione della massa di sangue circolante e l conseguente progressiva diminuzione dell'apporto di ossigeno alle cellule (anossia) . Ciò è dovuto ad una permeabilizzazione rapida dei capillari che lasciano fuoriuscire liquidi plasmatici dal sistema circolatorio nei tessuti. Esso si manifesta con intorpidimento psichico, astenia intensa, polso piccolo frequente e molle, abbassamento della pressione arteriosa, respiro superficiale e frequente, sudori freddi, dilatazione pupillare, pallore. Le cause pssono essere varie : emorragie acute esterne o interne, dolori o grossi traumi (schiacciamento di un arto o del torace, forte contusione), fratture, interventi chirurgici, alcune gravi infezioni, ustioni, l'infarto del miocardio, diarree profuse (disidratazione), violente emozioni, reazion e a llerg ica violenta (shock anafilattico).

pallore sudore fre ddo nausea

respt,ro superficiale--------l!-~•··

e frequente

astenta iputensione

polso piccolo. frequente e molle

Shock 86


Crisi asmatica: per uno spasmo a livello dei bronchi si instaura una difficoltà nella respirazione che può durare ore o giorni, con accessi spasmodici e grave senso di soffocamento. Le cause della crisi possono avere varia origine: irritazione o infiammazione delle vie aeree superiori, fenomeni allergici (pollini di piante), emozioni e altre cause psichiche (forma psicosomatica}. L'asma può anche originare da insufficienza cardiaca (asma cardiaco) o da insufficienza renale (asma uremico) ; in tali casi ha caratteristiche un pò diverse della forma bronchiale.

lttero: colorazione giallastra delle mucose e della pelle (se pelle chiara) dovuta al passaggio nel sangue di pigmenti derivati dalla bile o dall'emoglobina. Si distinguono 3 tipi di ittero: • meccanico causato dall'ostruzione delle vie biliari, per un calcolo, un tumore o simile; • epatoc,ellulare, per malattie che colpiscono le cellule del fegato, come una epatite virale o un'intossicazione epatica da medicinali; • emolitico, da distruzione di globuli rossi nel sangue, come succede nella anemia drepanocitica (pag. 11 O), in alcune malattie infettive gravi (malaria, sepsi), in avvelenamenti da morso di serpente , da funghi velenosi, intossicazioni da medicinali.

Crisi convulsiva (epDettica}: è costituita da un susseguirsi rapido di brevi contrazioni muscolari involontarie in tutto il corpo o parte di esso, precedute da uno spasmo muscolare generalizzato ed accompagnate da perdita della coscienza, talvolta emissione involontaria di urine. Essa è dovuta ad un'irritazione di alcune zone del cervello, che può essere provocata da cause varie: lesioni traumatiche del cranio, malattie cerebrali o meningee (encefaliti, malaria, tetano, rabbia, meningiti), fenomeni tossici accompagnati a febbre elevata (nei bambini), ad elminti intestinali (idem), avvelenamenti, tumori intracranici. Se non si verifica la perdita di coscienza occorre sospettare una crisi puramente nervosa (isterismo) o un'insufficienza delle ghiandole paratiroidi (tetania}.

Vomito: emissione involontaria del contenuto dello stomaco dalla bocca. Può essere causata da affezioni del tubo digerente (indigestioni, ulcere gastroduodenali, gastro-enteriti acute), colera, peritoniti, appendiciti, coliche epatiche o renali, malattie del sistema nervoso centrale (meningiti, encefaliti, tumori cerebrali}, vertigini, mal di mare o d'auto, avvelenamenti, elmintiasi intestinali (ascaridi). 87


4. L'INDIVIDUO MALATO E LE MANIFESTAZIONI DELLE DIVERSE MALATTIE

"' Distinguiamo: una Medicina Preventiva - che cerca cioè di prevenire le malattie, di vincerle prima che insorgano, eliminandone le cause o le possibilità di diffusione e di attecchimento - e una Medicina Curativa, che interviene quando gìà l'individuo è malato per curarlo e riportarlo allo stato di salute. Benchè la prima sia certo più importante della seconda (è più logico prevenire una data malattia, se si può, che poi doverla curare) è chiaro che anche la seconda ha un'enorme importanza e soprattutto grande valore umano, perchè è quella che vuole aiutare l'individuo immediatamente nel dolore, nello sconforto, nella paura, quando cioè ha bisogno di aiuto. Fino a che ci saranno malattie la Medicina Curativa avrà perciò un significato di aiuto verso chi soffre e non si potrà umanamente trascurare. Mentre gli elementi della Medicina Preventiva sono esposti in altri capitoli, diamo qui gli elementi di base necessari nella pratica della Medicina Curativa. Per curare bene, per applicare la terapia appropriata, affinchè il malato guarisca, occorre che l'O .S. sappia:

e ascoltare con attenzione ciò che il malato gli racconta, guidandolo nel suo racconto e interrogandolo affinchè emergano le informazioni per lui più importanti alla diagnosi (è ciò che si chiama Anamnesi); e osservare con attenzione il malato nel suo aspetto generale e nei suoi particolari, con gli occhi (ispezione), con le mani (palpazione, percussione), con l'udito (auscultazione). Questo controllo metodico del malat o per rilevarne le manifestazioni di malattia ~ siano esse avvertite dallo stesso paziente (sintomi) o da lui non notate (segm} ~ viene chiamato l'Esame Obiettivo (E. O.); alcune volte a questo controllo vanno aggiunti esami di laboratorio o altre ricerche speciali (radiografie) per mettere in evidenza manifestazioni di malattia non altrimenti individuabili; e in base all'Anamnesi ed all'E.O. porre una esatta Diagnosi, differenziando la malattia in causa con altre malattie che potrebbero assomigliarle; e prevederne la pericolosità o meno, l'esito a breve o lunga distanza; é ciò che si chiama fare la Prognosi; e solo a questo punto l'O .S. potrà prescrivere una Terapia appropriata, o decidere per una eventuale ospedalizzazione del malato. 91


ANAMNESI

ESAME OBIETTIVO

Interrogare con gentilezza, ascoltare con pazienza e attenzione ciò che dice il malato, guidarlo ma senza suggestionarlo nelle risposte: tutto questo fa' già parte in un certo senso della terapia, poichè in tal modo il malato acquisterà subito fiducia nell'O .S., sarà sollevato da timori o paure e sarà aiutato moralmente verso la guarigione.

L'E.O. del malato si basa sui seguenti 4 tempi:

Ascoltare distrattamente, interrogare con arroganza e autoritarismo, provoca invece l'effetto contrario senza fornire dati attendibili.

Ispezione

Per ogni sintomo accusato chiedere: come è cominciato? da quanto tempo è cominciato? è fisso o va e viene? Una anamnesi accurata comprende i seguenti dati: • Nome, età, luogo di nascita, luogo di residenza, professione, stato civile, abitudini di vita (alcoolici, fumo, droghe). • Malattie importanti in famiglia (genitori, fratelli e sorelle), numero dei figli avuti, aborti o nati morti, figli morti in giovane età. • Malattie importanti nel passato: ha mai sputato sangue? avuto sangue nelle urine o nelle feci? malattie sessuali? ricoverato già in Ospedale? subito operazioni? altre malattie gravi? • Malattia presente: quando è cominciata, come è cominciata, decorso successivo, cure praticate, causa di insorgenza attribuita dal malato. C'è tosse? sente di avere febbre? appetito? va di corpo regolarmente? urina regolarmente? ha molta sete? ha dolori da qualche parte? Se si, che tipo di dolore (punge?, morde?, brucia?); in che sede è? si irradia altrove? quanto dura? 92

ispezione, palpazione,percussione; auscultazione.

L'ispezione o osservazione accurata di un malato è forse l'atto più importante dell'E. O .. Essa si impara solo con l'esperienza e sotto la guida di un buon medico. Già dalla sola ispezione l'O .S. può avere molte indicazioni preziose per arrivare ad una corretta diagnosi. Ad esempio: il volto del malato, la sua espressione, lo sguardo, alcune deformazioni evidenti del cranio, le manifestazioni patologiche che possono apparire sulla superficie cutanea, il colorito, in definitiva tutto l'insieme del quadro che viene chiamato tacies, può rivelare già a colpo d'occhio di quale malattia il malato soffra prima ancora che abbia parlato. E così il suo modo di tenersi in piedi o di camminare o di giacere, il suo modo di muovere la testa, di muovere un braccio o·una gamba malata, di respirare, e tanti altri piccoli segni possono rivelare ad un occhio attento, con la sola ispezione, di che malattia si tratta. Per questo consigliamo l'O.S. ad esercitare il più possibile la sua capacità di osservazione, il suo "occhio clinico": Per questo a pag. 99 abbiamo riportato varie facies caratteristiche e a pag. 114 varie mani caratteristiche affinchè egli si abitui a riconoscerle nella pratica medica, già con la sola ispezione.


Palpazione

Auscultazione

La mano è un organo importantissimo di percezione che ci può rendere edotti su varie condizioni del malato: sulla sua temperatura corporea; sulla conformazione della sua pelle; sulla forma, volume, rilievi ecc. di alcuni organi profondi (milza, fegato, reni, linfonodi) o di tumefazioni eventuali; sulla loro consistenza, spostabilità, dolorabilità. La palpazione, come già detto per l'ispezione, si impara solo con la pratica e sotto la guida di persona esperta. Qui ricordiamo solo che la palpazione non deve mai essere brutale ma delicata. Si cercherà di palpare prima in superficie poi in profondità, e si terrà la mano possibilmente parallela al bordo dell'organo che vogliamo palpare. Osservare attentamente l'espressione del volto del malato durante la palpazione per sorprendere eventuali segni di dolore da noi provocato.

L'auscultazione si p~ò fare con l'orecchio nudo, oppure mediante uno speciale strumento detto stetoscopio o fonendoscopio, capace di concentrare il suono proveniente da una zona prescelta, facendolo così sentire p iù distintamente. Con l'auscultazione si indaga all'interno del corpo umano, per scoprire i cambiamenti eventuali di suono avvenuti nei battiti cardiaci, nei rumori respiratori o in rumori addominali, rivelatori di affezioni degli organi. A titolo di esempio: su un focolaio di polmonite si possono udire rantoli a medie o piccole bolle che mai si sentono su un polmone san o ; su un addome con occlusione non si odono i normali rumori dovuti al passaggio del cibo durante la digestione. Anche qui l'esperienza e l'insegnamento diretto sono i migliori indispensabili maestri.

Percussione Con la percussione si vuole delimitare un organo o porzione di organo o si vuole comparare una parte sana con una malata, utilizzando le differenze nel suono suscitato dai nostri colpi. Anche per questa tecnica è solo l'insegnamento diretto di un maestro e l'esperienza che possono farla apprendere. Ricordarsi che quanto meno solido (cioè più ricco di aria) è un organo, tanto pìù forte, profondo e lungo sarà il suono suscitato dalla percussione (provarlo sul proprio torace in vari punti). Quanto più solido (più povero d'aria) è un organo, tanto più alto, debole e breve sarà il suono (provarlo sulla propria coscia) . A titolo di esempio possiamo dire che un lobo polmonare affetto da polmonite darà un suono di percussione più alto che una zona di polmone normale; su una base polmonare con versamento pleurico ugualmente il suono sarà più alto che su un polmone normale. Confrontare sempre il suono di percussione tra la zona malata e quella sana per individuarne più facilmente la differenza.

PROIEZIONI DI ALCUNI ORGANI INTERNI SULLA PARETE CORPOREA. LE REGIONI DELL'ADDOME

Per far ricordare più facilmente nell'E.O .la localizzazione degli organi profondi del torace e dell'addome - che nel normale non sono mai visibili dall'esterno - abbiamo riportato nel disegno della pagine seguente, sulla parete anteriore e posteriore del corpo, il contorno dei principali organi, come fossero visti per trasparenza. Nell'E.O. l'addome viene suddiviso abitualmente in 9 regioni, secondo uno schema tradizionale, disegnato nella figura. E' indispensabile che l'O .S. conosca con precisione i limiti di quelle regioni e la loro denominazione, dato l'uso corrente che se ne fa nella pratica medica. 93


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Proiezione sulla parete corporea degli organi interni

Le regioni dell'addome

1. Cuore- 2. Polmone destro- 3. Polmone sinistro- 4. Fegato- 5. Stomaco- 6. Colon - 7 Milza B. Rene destro - 9. Rene sinistro

1. lpocondrio destro- 2. Epigastrio - 3. lpocondrio sinistro - 4. Fianco destro - 5. Mesogastrio 6. Fianco sinistro - 7. Fossa iliaca destra - 8. lpogastrio - 9. Fossa iliaca sinistra


SCHEMA DI ESAME OBIETTIVO

UnE. O. completo corrisponde ad un esame sistematico di tutti i 10 apparati. Per saper fare un E. O. non basta però un libro come questo ma occorre soprattutto un buon maestro che spieghi e insegni con pazienza e precisione e occorre poi l'esperienza pratica. Per questo ci limitiamo qui ad elencare come pro-memoria solo i tempi dell'E. O. lasciando al maestro il compito delle spiegazioni.

e Condizioni generali (C.G.), sensotio, posizione e atteggiamento del corpo. e Costituzione corp<rrea, altezza, peso. e Colorito delle mucòse e della cute. e Condizioni della cute, sottocutaneo, musçoli, ossa e articolazioni. Presenza di eventuali edemi. e Polso, Respiro, Pressione, Temperatura. e Esame del capo: facies, occhi, pupille, naso, orecchi, bocca, lingua, dentatura, gengive, palato, faringe, tonsille, alito e voce. e Esame del collo: tiroide, vasi giugulari, linfonodi. e Esame del torace: polmoni, cuore, mammelle. e Esame dell'addome: fegato, milza, colon, reni, porte erniarie, eventuali zone dolorose, contratture eventuali della parete. e Esame dei genitali esterni. Esplorazione rettale. Esplorazione vaginale . e Esame del Sistema Nervoso: motilità e trofismo, riflessi, sensibilità, sensi specifici, psiche. e Ricerche speciali: urine, feci, espettorato, esami radiografici, ecc ..

pali. Un esame affrettato e incompleto espone sempre al rischio di incorrere in gravi errori diagnostici. E' chiaro che per evitare questo, per acquisire cioè una rapidità e nello stesso tempo una precisione nella diagnosi, occorre molta esperienza e una metodica esatta. Molto importante sarà, in qualsiasi caso, l'ispezione attenta del malato secondo il seguente schema:

Schema di esame obiettivo di estrema urgenza (a colpo d'occhio) Osservare: • Condizioni generali, sensorio, posizione e atteggiamento del corpo. • Colorito delle mucòsè e della cute. • Lingua e labbra. • Polso. • Respiro. • Pressione. • Temperatura. • Segni locali. • Eventuali manifestazioni di allarme. Chiedere: • • • • •

da quanto tempo il malato sta così male se ci sono dolori se c'è vomito se c'è perdita di sangue da qualche parte feci e urine, come sono.

Spesso però, in condizioni di urgenza o di affollamento dei malati in ambulatorio, non si ha tempo di fare un esame così accurato ed occorre limitarsi ad un esame più rapido, ristretto alle funzioni princi95


Le Condizioni Generali (C.G.)

n colorito, la lingua, le labbra

Come sta nell'insieme il soggetto che esaminiamo? sta veramente male? è o non è in pericolo di vita? Rispondendo a queste domande definiamo ciò che viene detto "Condizioni Generali". Capire quali sono le C.G. vuoi dire anche capire subito il grado di urgenza nell'aiuto medico che il malato necessita. Alle C.G. è legato il sensorio, termine con il quale si designa l'insieme di tutte le funzioni sensoriali. Sensorio "ottuso" è segno di ottundimento della coscienza, come si ha in alcune infezioni o intossicazioni gravi con fenomeni tossici cerebrali, o per traumi cranici. Sensorio "vigile" indica invece che il paziente è pienamente cosciente di ciò che si svolge attorno a lui, che il suo cervello e i suoi sensi cioè non sono coinvolti dalla malattia.

Il colorito della pelle e delle mucose può dare ad UJ?. occhio esperto indicazioni preziose in gravi malattie di cuore o dei polmoni o nel rivelare alcune malattie del fegato (ittero), del sangue (anemia, ecc.) . Un africano con una forte anemia (da anchilostomi o da malaria) , per scura che sia la sua pelle, assume sempre un colorito diverso dal normale, quasi terreo o un pò giallastro specialmente nel volto e alla palma delle mani. E' evidente che in individui di pelle chiara è più facile accorgersi dell'impallidimento cutaneo. Il colore delle congiuntive, delle gengive, della lingua, dell'interno delle guance, delle unghie, è ancora più significativo, a meno che non ci siano infiammazioni locali (congiuntivite) mascheranti l'impallidimento. Nell'itt ero il colore giallastro delle congiuntive (e nei bianchi anche quello della pelle) è molto tipico e permette una diagnosi quasi sempre a prima vista. In malati di cuore o di polmoni le labbra possono diventare b luastre, denunciando la cattiva ossigenazione del sangue dovuta a insufficiente funzionamento di quegli organi. Le con d izioni di asciutt ezza della lingua e delle labbra rivelano disidratazione (pag 399) o condizioni gravi dipendenti da infezioni generalizzate come nel tifo petecchiale (pag. 226) o nella p eritonite acuta (pag. 100). Una lingua patinosa indica spesso un cattivo funzionamento del tubo digerente, che può essere dovuto sia ad un interessamento diretto dei suoi vari tratti (gastrite, duodenite, ileite, colite) sia a malattie più generali (malattie infettive} che disturbano indirettamente le funzioni digestive.

Anche la posizione del corpo - lo stare in piedi o seduto o sdraiato - e l'atteggiamento che il paziente assume durante la visita, ci può dare subito a colpo d'occhio un elemento importante per la diagnosi. Ad esempio se il malato giace senza forze nel letto o si regge in piedi a stento ciò rivela una grande debolezza, non normale in un individuo sano. In alcune infezioni gravi l'atteggiamento del corpo può diventare tipico : nella meningite ad esempio c'è una tipica rigidità dei muscoli della nuca (pag. 200); nel tetano si può avere spasmo muscolare generalizzato tipico, con irrigidimento di tutto il corpo (pag. 222); nella pleurite e nella polmonite il paziente si sdraia in genere sul lato malat o, per far respirare meglio il polmone sano; nell'asma il malato preferisce stare seduto con il tronco bene eretto e attaccandosi con le mani a degli appoggi; nell'ascesso amebico epatico il paziente nel camminare tiene il braccio destro piegato e immobile come se proteggesse il fegato da un urto esterno; in alcune fratture l'arto fratturato è tenuto in modo caratteristico, di difesa, oppure resta abbandonato con una parte non più in asse con il resto, ecc ..

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D polso In qualsiasi malato, tanto più se in condizioni gravi, una accurata palpazione del polso è sempre di notevole aiuto per porre la diagnosi esatta. Il cuore agisce come una pompa e , spingendo sempre nuovo sangue nelle arterie, provoca in queste, già piene di sangue, un' espansione elastica ad ogni pulsazione. Questa onda di espansione è ciò che chiamiamo polso. Esso può essere bene percepito con le dita in corrispondenza di arterie superficiali, quali l'arteria radiale del polso, ma anche in altre parti del corpo {arteria carotide al collo, aorta addominale profondamente nell'addome, ecc.). Nell'esaminare il polso dobbiamo tenere conto di varie sue componenti: • la frequenza o numero di pulsazioni in un minuto. Nell'adulto le pulsazioni sono normalmente circa 70 al minuto, nel neonato invece attorno a 140, per diminuire gradatamente con il crescere dell'età. La frequenza delle pulsazioni può essere aumentata (tachicardia) per semplici esercizi di ginnastica, sforzi, emozioni psichiche, per azione di alcuni farmaci (caffeina), oppure durante la febbre, per una emorragia acuta, nello shock, in diarree acute con disidratazione, nella peritonite, nell'ipertiroidismo ecc.; può diminuire (brachicardia) in alcune lesioni cerebrali (traumi cranici), lesioni cardiache {blocco cardiaco), ecc .. Per contare la frequenza delle pulsazioni del polso si usa l'orologio, calcolando quanti battiti vengono percepiti in un minuto. In mancanza di orologio si può utilizzare un vecchio metodo usato in Cina da oltre 3000 anni : il raffronto tra il respiro dell'O .S. e le pulsazioni del paziente. Ad ogni respiro completo {inspirazione e espirazione) di un individuo normale in riposo corrispondono infatti nell'adulto 4-5 pulsazioni. Se le pulsazioni sono meno di 4, c 'è bradicardia; se più di 5, tachicardia. Conviene sempre contare le pulsazioni percepite durante più respiri e farne poi la media.

• il ritmo o regolarità delle pulsazioni nel tempo. E' dovuto ad un regolare funzionamento del cuore. Piccole variazioni passeggere (extrasistoli) hanno scarsa importanza in genere e possono verificarsi in individui normali. Lesioni cardiache gravi possono invece manifestarsi con irregolarità marcata del ritmo, prolungata nel tempo, la così detta aritmia totale del cuore;

• la durezza o tensione del polso. E' determinata dall'altezza della pressione arteriosa. Avremo perciò un polso duro in caso di pressione elevata e un polso molle in caso di pressione bassa;

e la pienezza o forza dell'onda. E' in relazione alla quantità di sangue che passa durante ogni pulsazione (e perciò alla forza del cuore), all'elasticità delle arterie e alla pressione arteriosa. Un polso piccolo, oltrechè molle e rapido è quello tipico dello shock. Un polso pieno si ha in buona salute, ma se troppo pieno può indicare una pressione troppo alta. D respiro. Osservare come respira il malato, se in modo normale o più profondo o più superficiale e con che frequenza (quanti respiri al minuto) è sempre utile e può talvolta essere molto importante. N ella polmonite del bambino per esempio c'è un aumento marcato della frequenza del respiro : 60-80 o più respiri al minuto, anzichè i 20-30 normali. Nell'asma bronchiale il modo di respirare del malato è talmente tipico che, una volta visto, è facile poi farne la diagnosi altre volte.

La pressione arteriosa Per pressione arteriosa si intende quella forza esercitata dal sangue sulle pareti elastiche delle arterie. La sorgente di energia che spinge il sangue è costituita dalle contrazioni del ventricolo sinistro del cuore. Si distingue una pressione massima o sistolica, cor97


rispondente al momento della contrazione del cuore (sistole) , ed una pressione minima o diastolica, che rappresenta la pressione che resta nelle arterie durante il periodo di riposo del cuore (diastole). La sua misurazione precisa necessita un apparecchio speciale, lo sfigmomanometro (pag. 379). Ma anche la semplice palpazione del polso con una certa pratica ci può dare un'idea se la pressione è molto più elevata o molto più bassa del normale. La pressione elevata si chiama ipertensione, quella bassa ipotensione. Si ha un'ipertensione nel colpo di calore e nel colpo di sole, nella preeclampsia e nell'eclampsia {pag. 317), in alcune malattie di cuo-

re e dei vasi. Si ha invece un'ipotensione in alcune febbri e soprattutto nelle emorragie, nelle disidratazioni e nello shock (pag. 86).

La temperatura L'aumento di temperatura accompagna spesso le malattie infettive. Il controllo regolare della temperatura in un malato, 2-3-4 volte al giorno, sempre alla stessa ora (mattina, mezzogiorno, pomeriggio, sera), ci può orientare molto bene sull'andamento della malattia. La curva febbrile può in alcuni casi (pag. 78-79) essere tipica di alcune malattie e fornirci così elemento di diagnosi.

FACIES CARATTERISTICHE Per familiarizzare l'O.S. a riconoscere alcune facies tipiche di stati morbosi ben definiti, ne abbiamo riportate qui di seguito alcune tra le più caratteristiche, annotandone gli elementi essenziali per il loro riconoscimento. 98


1.

Morbillosa

Parotitica

Framboesica

Manifestazioni del Morbillo (pag. 204) . In bambini o in giovani che non ebbero la malattia da bambini. Il viso appare un pò gonfio per la presenza di numerose piccole chiazze lenticolari leggermente rìlevate, rosee se la cute è chiara, poco visibili in un primo tempo ma palpabìli su pelle scura; diffuse anche nel corpo. Occhi lagrimosi, congiuntjve infiammate, fotofobia. C'è sempre febbre e tosse. In convalescenza lieve desquamazione furfuracea.

Manifestazione della Parotite epidemica o Orecchioni. In bambini o giovani. Le ghiandole paròtidi, al davanti delle orecchie, si gonfiano dalle due parti con aspetto caratteristico. Il gonfiore è accompagnato da febbre, dolenzia, malessere; scompare con la guarigione. In adulti si possono avere complicazioni alle ghiandole sessuali: orchite nei maschi, ovarite nelle femmine. Una tumefazione simile senza febbre n è dolenzia, si può avere dopo grave malnutrizione.

Manifestazione di Framboesia (pag. 190) in fase di disseminazione. Di solito in bambini, accompagnata da febbre e dolori osteoarticolari. Eruzione di papule rilevate, papillomatose, di varia grandezza, spesso confluenti, specie in vicinanza della bocca e delle narici, con croste giallastro brune. Se si toglie la crosta la papula si presenta rossastra e trasuda liquido viscido. Non residuano cicatrici, dopo guarigione. Oggi è malattia rara. 99


Peritonitica Detta anche Jppocratica dal nome dell' antico medico greco Ippocrate, che la descrisse per primo. E' sempre segno di grave pericolo per la vita. Indica una infezione acuta del peritoneo, in rapida evoluzione. Gli occhi sono infossati e vitrei, le orecchie fredde, il naso affilato, le tempie e le guance infossate, le labbra e la lingua asciutte, la sete intensa.

100

Colerica Nel Colera (pag. 172) e in alcune gravi gastroenteriti con disidratazione. Aspetto cadaverico , colorito terreo (pallore livido se la cute è chiara), sudore freddo e vischioso, apatia o sopore, occhi vitrei infossati, sguardo fisso, sete intensa. E' segno che interviene nella fase algida del colera (con temperatura cioè sotto la norma) con avvallamento delle pareti addominali, anuria, crampi muscolari, vomito.

Tifosa Manifestazione dovut a a fenomeni tossici cerebrali nel Tifo (pag. 226) e in qualche altra grave malattia generale (febbre tifoidea, malaria perniciosa). Aspetto stuporeso, sonnolento, talvolta associato a delirio, forte cefalea, prostrazione, febbre elevata persistente. Congiuntive arrossate, occhi immobili, sguardo fisso nel vuoto; lingua patinosa, fuligginosa, brunastra, con tremolli. Respiro profondo, un pò affannoso. C . G. gravi.


Cachettica In varie malattie croniche fortemente debilitanti e spesso mortali: tumori maligni, gravi malattie epatiche, malattia del sonno, o per gravissime carenze alimentari. n volto è scavato, emaciato per atrofia dei muscoli e del sottocutaneo, gli occhi infossati, il naso affilato. In tutto il corpo si ha lo stesso quadro, con ossa sporgenti e pelle cascante in grinze (cachessia).

Nefritica In molte malattie gravi dei reni (nefrite acuta, nefrosi lipoidea) compare tra i primi segni un edema del volto. L'edema è particolarmente evidente alle palpebre (nefrite acuta) oppure può essere generalizzato a tutto il corpo {nefrosi). Le urine sono scarse e possono contenere sangue {nefrite) o abbondante albumina (nefrosi).

Tisica Nella Tubercolosi polmonare cronica (pag. 234) o in altre gravi malattie croniche polmonari. L'espressione è sofferente, le guance e tempie escavate, gli occhi lucenti, lo sguardo impaurito, la respirazione difficile. E' associata sempre a tosse, febbre, torace scarno, magrezza di tutto il corpo, astenia.

101


Vaiolosa

Tripanosomiasica, iniziale

Tripanosomiasica, terminale

Nel Vaiolo caratteristica è Ia comparsa di vescìcole che si trasformano in pustole ombelicate sparse sul corpo ma in particolare al volto e alle estremità, a ccompagnata da febbre elevata, C.G. gravi, prostrazione. Se il malato non muore, le lesioni guariscono in 10-15 giorni, residuando cicatrici permanenti escavate caratteristiche. Se colpiscono gli occhi possono provocare cecità. La malattia oggi è scomparsa.

Una manifestazione precoce dell'avvenuta invasione dell'organismo da parte dei tripanosomi (pag. 232) è data dall'ingrossamento di linfonodi del triangolo posteriore del cono, bilateralmente; essi possono essere poco o molto dolenti, più o meno grossi, in genere duro-elastici, spostabili; linfonodi possono essere ingrossati anche in altre parti del corpo; c'è febbre, polso rapido, presenza di tripanosomi nel sangue.

Quando la malattia è in fase avanzata, quando cioè i tripanosomi hanno invaso il liquido cerebrospinale, il soggetto viene colpito dalla cosidetta Malattia del sonno : cefalea intensa, sonnolenza accentuata, tremori, dimagramento fino alla cachessia, disturbi psichici. n volto appare scarno, gli occhi impauriti, le mucose pallide; il malato è estremamente debole e apatico, come isolato dal mondo esterno.

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l

Leprosa, borderline In questa forma di Lepra (vedi pag. 194) le lesioni sono rappresentate da chiazze numerose, di colore un pò sbiadito, a contorni non ben netti, senza alcuna tendenza a guarigione spontanea nel loro centro. Possono essere presenti lesioni dei nervi, che risultano perciò ispessiti e palpabili (vedi pag. 124).

l

Leonina Nella forma lepromatosa della Lepra, il volto può apparire come gonfio, per ispessimenti irregolari duvuti a papule, noduli o placche più o meno confluenti, specialmente sulla fronte , orecchie, sopracciglia, talvolta lesioni oculari. La mucosa nasale può essere invasa da lesioni ulcerate e così le mani, i piedi o altre parti del corpo. Alcuni tronchi nervosi sono palpabili.

Leprosa, tubercoloide Nella forma tubercoloide della Lepra le lesioni sono costituite da chiazze di colore più chiaro della pelle sana, ben definite, a bordi netti e un pò rilevati, con diminuita sensibilità locale. A volte c'è t endenza spontanea alla guarigione nel centro. Nervi spesso colpiti. Nella figura, il nervo grande auricolare è visibile al collo perchè ispessito (normalmente non è visibile nè palpabile).

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Nellinfoma di Burkitt Uno dei primi segni è la tumefazione a carico di uno dei m ascellari o di altre ossa del viso. Se vengono colpite le ossa dell'orbita, l'occhio viene spostato in fuori. Non si hanno ulcerazioni. Tumefazioni possono apparire a carico del fegato, tiroide, reni, testicoli, ovari. Sembra che la malattia sia causata da un virus. Sono colpiti più spesso bambini tra 2 e 14 anni. L'evoluzione è rapida: lasciato a sè il malato muore in pochi mesi.

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Anchilostomiasica Nell'Anchilostomiasi c'è sempre un'anemia che può raggiungere in certi casi un grado molto accentuato: la cute specialmente (in soggetti chiarì), la lingua e le mucose visibili sono fortemente pallide; ci può essere un lieve edema del volto; c 'è sempre astenia intensa e bruciori o dolori epigastrici, dovuti alla localizzazione nel duodeno degli anchilostomi (vedi pag. 166).

Tetanica Uno dei primi segni del Tetano (pag. 222) é che il malato non riesce ad aprire la bocca (trisma}, per spasmo dei muscoli masseteri. Nello sforzo di aprirla gli angoli della bocca vengono stirati in fuori e in basso in un'e spressione quasi di doloroso riso, detto "riso sardonico".


Actinomicosica Nodosità sottomascellari poco dolenti, duro-lignee dapprima, poi rammollentisi, con formazione di fistole, da cui geme pus fluido con tipici granuli giallastri (ingranditi nel cerchio). Per metterli in evidenza porre del pus in una provetta con un pò d'acqua, sbattere e guardare al fondo della provetta. Mentre si aprono alcuni noduli altri si formano vicino e possono confluire in piastrene aderendo alle ossa mascellari. Malattia grave, cronica, dovuta a batteri specifici.

Nel Morbo di Pott Per localizzazione del bacillo di Koch in una vertebra. L'osso viene schiacciato dal peso della colonna sovrastante che in quel punto si àngola, provocando una deformazione permanente che si ripercuote anche a carico del torace. I primi sintomi (da individuare precocemente se si vuol salvare l'osso) sono dati da dolore ad una vertebra e rigidità nei movimenti della colonna. Se non curata la malattia si aggrava con formazione di ascessi ossifluenti e paralisi da compressione del midollo spinale.

Nel Carbonchio Dopo un breve periodo di prurito e bruciore, nella cute ove è penetrato il microbo, si sviluppa una papula che si trasforma in vescicola e poi in escara nerastra. Attorno alla prima lesione si formano altre vescicole ed escare e una zona infiltrata dura, edematosa a placca. Non vi è pus. Coesiste febbre e relativo dolore locale. Se non curata la malattia può essere mortale. E' dovuta al bacillo del carbonchio (pag. 238). Localizzazioni più frequenti al volto, alle mani, avambracci. 105


Nell'Impetigine Formazione eli croste spesse, giallo-brunastre su base appena irritata; la pelle attorn o non è alterata. Le croste si formano per essiccazione rapida di piccole pustole nascenti su pelle sana o su un graffio o altra piccola lesione. Le lesioni guariscono senza lasciare cicatrice. Possono però guarire in un punto e apparire in altro vicino, sia sul viso che sulle mani, piedi o altre parti del corpo. Sono dovute a batteri: stafilococchi o streptococchi. 106

Nell'Antrace E' un agglomerato di foruncoli che si sono fusi insieme producendo una necrosi sottocutanea più o meno larga (vedi pag. 80) . Inizia con una tumefazione dura, dolorosa, con edema nella zona circostante; spesso con febbre alta. Dopo 4-5 giorni si aprono piccoli crateri anfrattuosi da cui geme pus. Se non curata è malattia grave, specie se il soggetto è diabetico.

Nell'Eresipela In seguito a graffio o piccola ferita (talvolta su taglio chirurgico) può originarsi l'eresipela, infezione da streptococchi. C'è febbre, stato di malattia, talvolta brividi; i segni locali sono dati da una tensione dolorosa della pelle che risulta gonfia (arrossata su pelle chiara) un po' indurita; tra zona malata e zona sana si palpa un limite netto, a scalino. La malattia è pericolosa se non curata e può essere mortale. Può contagiare altre persone, specie in servizi eli cl:llrurgia.


Nell'Herpes simplex Eruzione acuta di piccole vescicole raggruppate insieme in numero variabile da poche unità a qualche decina, nascenti su base irritata (arrossata se su pelle chiara) e che si seccano rapidamente con crosta giallo-bruna; predilezione ad apparire attorno alla bocca, al naso e nella regione genitale. Guarisce senza lasciare segni, ma può recidivare, quasi sempre nello stesso posto. E' causata da un virus.

Nell~Herpes zoster Dopo un breve periodo di bruciore, iperestesia locale, si manifesta un'eruzione di vescicole su base infiammata (arrossata su cute chiara) in corrispondenza della distribuzione cutanea di un nervo. Il numero delle vescicole è variabile da poche unità a decine; esse si trasformano presto in piccole escare con croste. L'eruzione appare quasi sempre da un solo lato, più spesso al torace ma anche al viso, addome o arti. E' causata da un virus. Può essere molto dolorosa .

Nel Lupus eritematoso Manifestazione cutanea di grave malattia generale. Le lesioni {chiazze) sono spesso simmetriche, "a farfalla", colpendo le 2 guance e parte del naso; possono colpire anche l'orecchio, la regione preauricolare, il cuoio capelluto, le mani. Le lesioni sono delimitate, coperte da piccole squame aderenti e tendono ad atrofizzarsi al centro. E' conservata la sensibilità. In genere l'evoluzione è lenta, ma può anche essere rapida, con febbre, dolori articolari, lesioni cardiache. 107


Da Ascesso dentario La guancia è gonfia, dolente, calda, in corrispondenza di un dente che faceva male nei giorni o mesi precedenti. Ci può essere febbre e mal di testa. Può formarsi una fistola su una gengiva o all'esterno da cui geme del pus. L'ascesso può essere pericoloso e dare infezioni generalizzate (setticemia).

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Nella Mastoidite Dolore dietro all'orecchio con febbre e con gonfiore che fa deviare in fuori il padiglione dell'orecchio. Di solito la mastoidite è preceduta da un'otite acuta o da un'otite cronica che ha recidivato più volte. L'infezione è penetrata nell'osso ed è pericolosissima perchè può propagarsi alle meningi e al cervello. Va operata d'urgenza.

Scrofolosa Forma cronica di Tubercolosi localizzata fil linfonodi del collo, in bambini o giovm\i adulti. Uno o più gruppi di linfonodi s i go u fiano, alcuni di più altri meno, alcunipiùd11 ri altri più molli; non dolgono, restano rll stinti gli uni dagli altri e sono mobili sui piu ni profondi. Talvolta uno si rarnmolliHcu , forma un ascesso freddo e si svuota a:HJ n verso una fistola all'esterno. Ne residtJ HIIP cicatrici caratteristiche.


Nella Gangosa E' manifestazione tardiva o terziaria della Framboesia, risultato di gravi lesioni che hanno distrutto parte delle ossa nasali, del palato. duro e dei tessuti molli adiacenti. La guarigione della malattia, pur bloccando il progredire delle lesioni, non può certo farrinascere i tessuti distrutti e il malato conserva poi per tutta la vita cicatrici deturpanti che gli danno un aspetto repulsivo.

NelGundu Sembra sia anche questa una manifestazione della Framboesia. L'ingrossamento delle ossa nasali e dei processi nasali dei mascenari superiori è di solito bilaterale e simmetrico, ai lati del naso ed è associato a scolo purulento ematico dalle narici e a cefalea intensa. La malattia se non curata tende a progredire. Non c'è dolore locale e la cute non si ulcera. Il palato resta intatto. Colpisce di solito giovani e ragazzi. E' forma rara.

NelNoma La malattia colpisce soggetti di età infantile, già fortemente indeboliti da altre gravi malattie. Le lesioni distruttive iniziano da una piccola ulcerazione all'interno della bocca che rapidamente si estende alle labbra, guance e gengive, distruggendo i tessuti molli fino all'osso, irreparabilmente. Fetore , febbre elevata, C.G. gravi. Se non curata urgentemente si ha la morte o danni gravissimi per l'estetica facciale. 109


Drepanocitica La malattia detta Drepanocitosi può provocare deformazioni delle ossa del cranio: la fronte diviene sporgente con bozze frontali accentuate, Il malato va soggetto a crisi di anemia acuta per rottura dei globuli rossi, molto fragili, e a crisi dolorose con gonfiore improvviso delle mani (pag. 118) o dei piedi, per piccole embolie di vasi sanguigni. La malattia si manifesta fin dall'infanzia. E' dovuta ad un'alterazione ereditaria a carico dei globuli rossi (emoglobinopatia). 11

o

Pellagrosa Per mancanza di vitamina PP (alimentazione molto povera) si può avere la Pellagra. Il volto viene colpito da lesioni nelle zone più esposte alla luce: fronte, zigomi, mento. Viene ugualmente colpito il collo, il dorso delle mani, le braccia, le gambe. Le -lesioni sono costituite da chiazze scure, complicate dalla presenza di bolle , pustole, fissurazioni e desquamazioni a larghe lamine (pag. 115). La pelle diviene ruvida. Si associa diarrea, melanconia, dimagramento, astenia. Malattia non contagiosa.

Basedowiana Tipica del Morbo di Basedow, malattia dovuta ad un funzionamento esagerato della tiroide. Gli occhi risultano sporgenti, lucenti ; la sclerotica è visibile tutto attorno all'iride anzichè essere in parte coperta dalle palpebre. L'ammiccamento è meno frequente che nel normale. E' presente un gozzo più o meno evidente, tremori fini alle mani, nervosismo, talvolta febbricola, insonnia, dimagramento, polso rapido.


Da carenza di Vitamina A Uno dei segni più importanti è la comparsa di chìazzette asciutte, biancastre, rugose, sulla sclerotica a lato dell'iride (xeroftalmia). Col tempo queste danno luogo ad ulcerazioni che possono portare a cecità (cheratomalacia). Possono coesistere lesioni cutanee e mucose (secchezza).

Da carenza di Vitamina 8 2 Labbra asciutte e crostose, agli angoli della bocca screpolature che non tendono a guarire. La lingua può diventare color rosso scuro, granulosa in un primo tempo, liscia atrofica successivamente. Possono esserci bruciori aglì occhi, alte razioni della pelle alle pliche naso-labìali, alle palpebre, alle orecchie, allo scroto, vulva e ano.

Da carenza di Vitamina C Le gengive sono tumide tra un dente e l'altro, rosso bluastre, dolenti e sanguinano facilmente. Spesso sì ulcerano. Alito fetido. Facili emorragie sia a livello della cute (petecchie) che delle mucose; astenia, dolori vaganti specie agli arti inferiori (ematorhi sottoperiostei).

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Nel Labbro leporino Espressione di una malformazione congenita in cui non si è avuta la perfetta saldatura dei tessuti embrionali del labbro superiore o addirittura delle ossa mascellari superiori. Il labbro superiore, fin dalla nascita appare solcato da un'incisura verticale più o meno p rofonda che può interessare anche l'osso e il palato (gol a di lupo). Il bambino ha difficoltà nella suzione del capezzolo. Si può operare, spesso con ottimo risultato.

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Albina Presente fin dalla nascita (malattia ereditaria), in soggetti per altro in buone condizioni di salute e psichicamente normali. La pelle è chiara non solo nel volto ma in tutto il corpo, per mancanza del normale pigmento bruno . I capelli e le sopracciglia sono bianche, gli occhi arrossati, con fotofobia spiccata. La malattia non è guaribile. Non è contagiosa.

Mongoloide Presente fin dalla nascita (malattia congenita) . Gli occhi hanno una speciale fonna che ricorda quella dei mongoli, gli zigomi sono sporgenti, la bocca spesso aperta, la lingua grossa e solcata. n sorriso è stupido, infantile, lo sviluppo mentale ritardato. Anche se il mongolismo non è curabile, i soggetti vanno trattati con dolcezza e possono essere educati a fare piccoli lavori. Non resistono bene alle infezioni e muoiono perciò spesso giovani. Malattia rara.


l J

l MANI CARATTERISTICHE Anche le mani possono avere un aspetto caratteristico, cosĂŹ da permettere l'esatta diagnosi della malattia. L'O.S. deve imparare a ciconoscerle con la sola ispezione. 113


Desquamazione tossica In seguito a cure con medicinali a base di arsenico (usati ad esempio nella tripanosomiasi) si può avere una desquamazione tossica delle mani. É preceduta da formicolii e bruciori e può persistere a lungo anche dopo soppressione del farmaco. Può localizzarsi anche ai piedi, al collo e al volto.

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Flemmone della mano Per penetrazione di microbi attraverso una ferita infetta di un dito o del palmo: la mano è gonfia, tesa, più calda del normale, dolentissima al minimo movimento. Il malato sente "battere" il sangue nella mano. C'è febbre. Il caso se non curato può essere molto grave.

Patereccio Infezione purulenta a carico di un dito, per penetrazione di microbi attraverso una ferita, talvolta quasi inapparente: c'è gonfiore, calore, dolore, rossore (se cute chiara), pulsazioni interne e difficoltà nei movimenti del dito. Se non curato può essere pericoloso, estendersi alla mano, provocare infezione generalizzata.

Eczema Eruzione di minute vescicole che si aprono con essudato siero-fibrinoso, formazione di croste e lieve edema. Successivamente si formano erosioni, croste, desquamazioni e ispessimenti. Spesso l'eczema è dovuto a contatto con sostanze che hanno serisibilizzato l'organismo (allergia): cemento, detersivi, vernici, sostanze vegetali.


Pellagra Per carenza di vitamina PP, nelle zone esposte alla luce, e perciò sempre al dorso delle mani, al dorso dei piedi, al volto, al collo appaiono lesioni ben delimitate tipiche della pellagra (vedi pag. 56). Col tempo la pelle appare ispessita, ruvida, screpolata, desquamante.

Vitiligo Presenza di chiazze di pelle chiara, ben delimitate, per lo piĂš confluenti e simmetriche, senza altri disturbi dell'organismo. PiĂš spesso al dorso delle mani e avambracci, talvolta al viso, collo e altre parti del corpo. Malattia non contagiosa, che in genere non guarisce mai, di oscura origine.

Scabbia I solchi interdigitali, le dita, 'i polsi sono tra le localizzazioni preferite dall'acaro della scabbia. Si notano lesioni di vario tipo : brevi solchi sottili grigiastri (appena visibili ad occhio nudo), papule, vescicole, pustole, segn:i di grattamento. Prurito intenso, specie di notte, lesioni anche in altre parti del corpo (veclipag. 21 6).

11 5


Framboesia, depigmentazioni In seguito a lesioni framboesiche guarite, con cicatrici estese, la pelle diviene atrofica e perde il pigmento. Le chiazze sono simili a quelle della vitiligine ma c'è presenza di cicatrici e la storia è diversa. Esistono anche altre depigmentazioni simili della pelle, da oncocercosi {pag. 206), altre di origine non nota.

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Artrosi deformante In soggetti anziani, le dita si deformano, si storcono prendendo direzioni oblique. Noduli consistenti, non spostabili, si formano sulla parte laterale delle ultime articolazioni interfalangee. Coi movimenti si avvertono fini crepitii.

Spina ventosa o Dattilite tubercolare PiĂš frequente in bambini. Una o piĂš dita si gonfiano, a fuso, per infiammazione a carico dell'osso. La lesione tende ad ulcerarsi con scolo di essudato sieroso grigiastro. E' in genere associata ad altre lesioni, come adeniti, cheratocongiuntivite flittenulare, eritema nodoso o forme ossee o polmonari. Forme simili possono verificarsi nella Framboesia e nella Sifilide congenita.


Lepra, reazione

Lepra, mutilazioni

Lepra, paralisi

Manifestazione acuta di ipersensibilità (allergia agli stessi bacilli della lepra?) in corso di Lepra. Le mani sono gonfie e dolenti, e si muovono con difficoltà. Il gonfiore interessa anche il viso e alcuni tronchi nervosi con disturbi della sensibilità o della motilità {paralisi) e dolori, nonchè altre zone ave già sono lesioni. C'è febbre.

A seguito di lesioni dei nervi, i tessuti della mano, come del piede, che hanno perso la sensibilità, sono sottoposti a traumi involontari (ustioni, ferite) con infezioni frequenti; ne derivano ulcerazioni e perdite di sostanza fino alla distruzione di ossa.

Per lesioni dei nervi dell'avambraccio (mediano e ulnare) si hanno, nel corso della Lepra, paralisi caratteristiche. La mano assume atteggiamento detto "scimmiesco" o "ad artiglio".

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Dita a bacchetta di tamburo

Drepanocitosi

Tetania

In malattie croniche del cuore (spesso congenite) o dei polmoni, si può notare un ingrossamento caratteristico dell'estremità delle dita. L'unghia assume un aspetto rotondeggiante cosidetto "a vetro di orologio".

In bambini, d i 6-12 mesi o piĂš grandicelli, con facies drepanocitica (pag. 110). Le mani, e cosĂŹ i piedi, all'improvviso appaiono gonfie, dolorose e calde come per un'infiammazione dell'osso. La fase dolorosa dura 1-2 settimane. E' causata da piccoli trambi a livello dei capillari della mano dovuti ad alterazione e reditaria dei globuli rossi (emoglobinopatia).

Per disturbi del ricambio del calcio (disfunzione delle paratiroidi) si possono verificare, specialmente in donne e in bambini, crisi improvvise di astenia intensa con sensazione di svenimento, accompagnate da contrazioni muscolari alle mani e ai piedi, prolungate per minuti o per ore. La mano assume un atteggiamento caratteristico, con le punte delle dita ravvicinate (mano da ostetrica).

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LESIONI GENITALI CARATTERISTICHE Gli organi genitali possono essere sede di processi infiammatori, manifestazioni di malattie sessualmente trasmesse. L'O.S. dovrà saper riconoscere quelle malattie già con la semplice ispezione e con l'anamnesi, in modo da poter tempestivamente curarle e bloccarne così prima possibile la t rasmissione ad altri individui; o almeno dovrà essere in grado di sospettarle per provvedere a far eseguire gli accertamenti specialistici e le analisi di laboratorio necessarie ad una esatta diagnosi. Per la blenorragia e la sifilide vedi anche a pag. 172. 119


MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE

agente patogeno incubazione manifestazioni cliniche

Sifilide o Lue

Blenorragia o Gonorrea

Granuloma

Treponema pa/lidum (spirocheta)

Neissena gono.rrheae (microbio)

Donovania granulomatis (microbio)

10-90 giorni (in genere 15-30 giorni}

2-14 giorni (in genere 3-4 .giorni}.

da 2 giorni a 5 mesi (in genere 15-30 giorni}.

Periodo primario: erqsione

Scolo plirulento giallo verdastro uretrale, bruCiore nell'urinare: nella donna possono esserci manifestazioni lievi ma sempre perdite giallastre e possono sopravvenire dolori in sede ovarica (annessite) e altre complicazioni (bartolinite, cistite); prostatite e orchite nell'uomo; possono verificarsi complicazioni anche a distanza (artrite, endocardite), forme croniche con stenosi uretrale nell'uomo. · Forme congiuntivali gravi (oftalmobienorrea} in neonati partoriti da madri ble?orrag!che.

Papula poi ulceràzione molle, vellutata, rossastra, granulomatosa, a bordi ondulati, non dolente, senza interessamento deilinfonodi, senza manifestazioni generali di malattia. Evoluzione lenta serpiginosa, con progressive lesioni per contiguità.

poi ulcerazione non dolente rotondeggiante, su base infiltrata, linfoadenite satellite costante, non dolente. Periodo secondario: dopo

60-70 giorni dal contagio mìcropoliadenopatia, roseola (difficile a notare sulla pelle scura), poipapule lenticolari mucose e cutanee, talvolta confluenti in placche (condilomi piani).

Periodo terziario: dopo 1-3 anni, ulcerazioni gommose in sedi varie, a lenta evoluzione e non dolenti; lesioni viscerali e ossee: lesioni del sistema nervoso e psichiche.

120

vene-

reo o Donovanosi

diagnosi di laboratorio

Esame microscopico a fresco in campo scuro di essudato dalla lesione. Reazioni sierologich·e specifiche (R.W., VDRL)

Esame microscopico dell'essudato, colorato con bleu di metìlene (metodo Janet) o col Graro (Graro-, a chicco di caffè, intraleucocitari).

Esame microscopico di essudato.o raschiato dell'ulcera; o biopsia, colorato con Giemsa.

terapia

Penicillina 1-2 milioni al dì x 1O dì oppure tetraciclina 2 g al dì x 10 dì. Da ripetere dopo 1 mese, regolandosi poi con i risultati degli esami sierologici.

Penicillina 2.000.000 al d~ x 5 dì oppure Cotrimoxa· zolo 4 c al dì x 5 dì, o Tetracicl.irta: 2 g al dì x 5 dì lJl caso di recidiva Penicillina 5 milioni al di x 5 dì.

Detersione locale con antisettici. Tetraciciina 2 g al dì x 10-20 di o CAF idem, o Streptornicina 1 g al di x 10-20 dì.


Ulcera moDe

Linfogranuloma

Trieollloniasi

CondlloadacuDUnaU

inguiDale

o Crea~ cti gaUò

Haemophilus ducreyi

Clamidia, del Jinfogranu-

loma inguinale (mict;obio)

TLiobomonas vaginalis (protmto·o).

Papilloma - virus.

(mierobio) 2-12 giorpi. (in genere 2-3 giorni)

2-30 giorni

2-14 giof!lL

20~30

Ulcerazione .multipla o singola, dolente, molle, con bordi sottominati irregolari, con pus giallastro o verdastro. Interessamento dei li:hfonodi inguinali non in tutti i casi ma solo come complìcazione se trascurata.

Piccola ulcerazione iniziar le spesso misconosciutà. Dopo altri 10~100 giorni febbre, brividi, dolenzie articolari, lin{onodo ingujhale ingrossato poi più linfonodi, con dolore, infiammazioné'dei tessuti circostanti, a piastrone indurito, poifistole multiple con pus biancastro, grumoso, liquido, cicatrici retratte; resfringiinenti rettali nelle donne in stadio,avanzato. Forme eculari e polmonari in .neonat.i d!'l madri affette dana malattia.

Scolo verdastro o. giallastro dalla vagina o uretra con bi\,lciore e; prurito locale, ràre complicazioni (ijl'utero (enO.ometrite) e ovaie (annessite) ; nell'uomo solo bruciore alla minzione o lieve scqlo uretrale·mucoso.

papillomi r6ssastri peduncolati, talvolta confluenti' a c;avolfiore; possibili suppurazioni, senza dolori, seQ:za linfonodi ingrossati.

Esame microscopico del-. l'essudato dell'ulcera, colorato Gon Gratn.

Test·cUtaneo di Frei.

Esame rnicrosdopico a fresco o con colorazione (Gìemsa).

Non necessaria.

'Detersione 1ocale con antisettici, Streptomicina 1 g al' dì x 10 di;.oppure 'retraciclina2 gal dix 10 dì o Cotrimoxazolo.

Impacchi .caldi Tetraciclina 2 g al dl x 1O14 di, oppure CAF ideino Eritromicina idem o Cotrimoxazolo 4 c al di x 10 dì.

Lavande vagmali con acqua e aceto o acido borico 3%; M,etro~dazolf>. 600 mg al dl x 6 dì (da non dare neU>timi 3 mes.i di gra-

Rimozione chirurgica (eurettage) o mediante toccature c;on Podofiliina o Nitrato d'Argento 1 v. a settimana. Bagnoli con Permanganato 1:10.000.

giorni.

(in genere 10-20 giorni)

vidan.Z~).




UBICAZIONE DEI NERVI PALPABILIIN CASO DI LEPRA

N ella Lepra (pag. 194) alcuni nervi, coinvolti dal processo infettivo, possono aumentare di spessore notevolmente così da diventare chiaramente palpabili, mentre abitualmente non lo sono. E' importante perciò conoscere il decorso di quei nervi che, per essere più superficiali, sono facilmente controllabili all'E .O. con la semplice palpazione. In ogni caso sospetto di Lepra quel controllo va fatto metodicamente, cominciando dalla testa fino ai piedi. 124

I nervi da controllare sono i seguenti: 1) il nervo sopraorbitale, a circa metà del sopraciglio; 2) il nervo sottorbitale, al di sotto dell'occhio; 3) il nervo grande auricolare, nel collo, obliquamente, sotto l'orecchio; 4) il nervo radiale, sul lato esterno del braccio; 5) il nervo ulnare, all'interno del gomito ; 6) il ramo cutaneo del nervo radiale, che risale nel polso lateralmente verso il dorso della mano; 7) il nervo mediano, all'interno del polso; 8) il nervo popliteo esterno, dietro il ginocchio, verso l'esterno; 9) il nervo tìbiale p osteriore, nel piede, dietro il malleolo interno.


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1. Dolore epatico o colecistico 2. Dolore intestinale (tenue) 3. Dolore intestinale (colon) 4. Dolore retta/e

5. Dolore esofageo 6. Dolore gasto-duodenale 7. Dolore splenico 8. Dolore appendicolare

1O. Nodo isterico 11. Dolore intercostale 12. Dolore annessiale 13. Dolore vescica/e o uterino

9. Dolore erniarii

PROIEZIONE DEL DOLORE SULLA CUTE DA ORGANI PROFONDI

Un'affezione di un organo profondo si può manifestare talvolta con un dolore localizzato sulla superficie esterna del corpo, anche in zona lontana dall'organo stesso. Diamo qui alcuni esempi di que-

sta proiezione del dolore sulla cute, con origine sia da organi toracici che addominali in varie malattie interne. I disegni sono orientativi, potendosi verificare variazioni individuali anche marcate. 125


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20. Dolori delle vie urinarie (coliche renali, ureterali e vescica/i)

21. Coliche renali 22. Dolore colecistico 23. Dolori pleurici 24. Lumbago 25. Dolori sciatici

Gradi di ingrossamento della milza Milza 1. Milza2. Milza 3.

Milza4. Milza 5.

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1 20

15

14. Dolore bronchiale 15. Dolori per tossi persistenti

16. Dolori pleurici 17. Dolori pleurici o polmonitici

18. Dolore nell'infarto cardiaco 19. Irradiazione nell'angina di petto 20. Proiezioni toracico del dolore nell'Herpes zoster


r GRADI DI INGROSSAMENTO DELLA MILZA

La milza, che in condizioni normali non Ê palpabile, può ingrossarsi e divenire palpabile in seguito a diverse malattie: malaria, schistosomiasi, molte malattie infettive, leucemia, ecc. (vedi pag. 157). n grado di ingrossamento della milza viene classificato secondo la seguente scala convenzionale:

Milza 0 : equivale alla milza normale, non palpabile. Milza 1 : milza palpabile solo in profonda inspirazione. MUza 2 : milza palpabile anche in espirazione, ma non debordante, come limite massimo di discesa, una linea immaginaria parallela all'arcata costale sinistra e passante a metĂ tra l'arcata costale stessa e l'ombelico. Milza 3: milza che supera quella linea ma senza oltrepassare l'ombelico. Milza 4 : milza che supera l'ombelico ma ancora non giunge nella fossa iliaca. Milza 5 : milza che giunge nella fossa iliaca sinistra o addirittura nella destra.

128


DIAGNOSI DIFFERENZIALI Nella pratica quotidiana, l'O.S. può venire chiamato da un malato p er alcuni disturbi - come ad esempio un mal di testa o una febbre o uno stato di astenia.- che possono rappresentare manifestazioni di malattie molto diverse. Spesso il disturbo può anche essere insignificante in apparenza ma nascondere altri segni più importanti e più atti a stabilire l'esatta diagnosi. Sarà compito dell'O.S. perciò saper riconoscere nelle varie situazioni quali siano i segni di allarme (i segni che faranno sospettare la vera causa del male) , andarli a cercare se poco appari.s centi o non accusati dal malato, e saperli rapidamente riferire alla possibile malattia in atto. Abbiamo perciò qui illustrato varie situazioni per le quali il paziente si può presentare all'O.S., indicando quali manifestazioni di allarme vadano da questi ricercate, quali malattie siano da sospettare nel caso tali manifestazioni siano presenti e quale la condotta conseguente da tenere da parte dell'O.S .. La t e rapia consigliata è solo indicativa, dovendosi adeguare in ogni caso, in relazione ai medicinali in dotazione e alle direttive dei rispettivi Ministeri di Sanità delle singole nazioni. 129


Astenia intensa manifestazioni di allanne

malattia da sospettare

condotta da tenere

intenso pallore delle mucose e della pelle

anemia

ferro, polivitaminici, migliore alimentazione

intenso pallore delle mucose e della pelle, b ruciori o dolori all'epigastrio specie a stomaco vuoto, inizio subdolo

anchilostomiasi (pag 166)

esame feci; se positivo, Bephenium naftoato o Mebendazolo, ferro e polivitaminici

p allore, feci nerastre, polso frequente p iccolo e molle, inizio acuto

emorragia gastrica o intestinale

impacco freddo sull'addome, antiemorragico, in Ospedale d'urgenza (con parente per donargli sangue)

pallore, ematuria quotidiana, inizio subdolo

bilharziosi urinaria (pag. 218)

esame urine; se positivo, Niridazolo (in Os pedale)

p allore, malaria di recente, splenomeg alia

postumi di malaria o tuttora malaria

goccia spessa ; se pos itiva, antimalarico e ferro

febbricola o febbre da piĂš settimane, tosse, dimagramento, disappetenza

tubercolosi (pag. 234)

polmonare

esame microscopico dell'espettorato; se positivo, antitubercolari per 1-2 anni

in donna con amenorrea da 1-2 mesi, inizio acuto, polso frequente piccolo e molle, poche perdite di sangue scuro dalla vagina, dolore addominale

gravidanza extrauterina {pag. 315)

impacco freddo sull'addome, antiemorragico: in Ospedale d'urgenza (con parente per donar sangue)

improvvisa, senza febbre nĂŠ dolore ma freddo alle mani e p iedi che si irrigidiscono, specie in donna o bambino

tetania

vitamina D, bicarbonato di sodio, tranquillizzante


Bruciore agli occhi (vedi anche: lesiom oculari)

manifestazioni di allarme

malattia da sospettal'e

condotta da tenere

anossamento congiuntivale bilaterale, senza o con febbre, secrezione mucosa o purelenta

congiuntivite acuta

collirio all'argirolo o altro antisettico, impacçhi caldi

arrossamento congiuntivale monolaterale con corpo estraneo in un fornice, lacrimazione

ritenzjone di corpo estraneo

rimozione del corpo estraneo (o invio in Ospedale), collirio

arrossamento congiuntivale bilaterale, granulazioni all'interno della palpebra superiore

tracoma (pag. 230)

pomata oftalmica all'auromicina, all'oculista

ciglia ripiegate verso la cornea, arrossamento congiuntivale, bordo palpebrale ispessito

tra coma

pomata oftalmica all'auromicina, all'oculista per intervento

chiazzetta ulcerata sulla cornea con arrossamento congiuntivale

ulcera corneale

pomata otalmica, antibiotico, all'oculista d'urgenza

chiazze biancastre asciutte e rugose, a lato della cornea, con o s enza ulcerazioni, in bambino che vede male di sera

avitaminosi A (talvolta in corso di morbillo}

vitamina A. (carote, manghi, papaie) eventualmente dall'oculista

malessere generale, con o senza febbre, arrossamento bilaterale della congiuntiva, in bambino che non ha avuto morbillo

morbillo iniziale

aspirina, vitamina A, dieta liquida

anossamento tutto attorno all'iride, mono o bilaterale, pupilla con bordo interno irregolare

oncocercosi, lepra, sifilide, altre iridocicliti

dall'oculista d'urgenza

in neonato di 1-2 giorni, con pus e gonfiore palpebrale che occlude l'occhio

congiuntivite blenorragica (pag. 170)

penicillina, in Ospedale d'urgenza

131


Cefalea intensa manifestazioni di.a Uanne

malattia da sospettare

condotta da tenere

febbre elevata, malessere, mialgie non altri sintomi importanti febbre elevata, brividi, astenia intensa, pallore vomito, rigiditĂ nucale, febbre; se in lattante fontanella sporgente, sonnolenza orecchio da cui cola pus, febbre

Inizio malattia infettiva acuta malaria (pag. 198) meningite (pag. 200)

idem, con gonfiore dietro l'orecchio

mastoidite (pag. 108}

E.O. accurato, vigile attesa goccia spessa, aspirina goccia spessa; se positiva, antimalarico penicillina o sulfamidico, in Ospedale d'urgenza impacchi caldi, antibiotici o sulfamidici antibiotici, in Ospedale d'urgenza

in adulto, senza febbre, persistente

ipertensione

in giovane o adulto, senza febbre, saltuariamente

cefalea essenziale

misurazione pressione, dieta senza sale (eventualmente in Ospedale) aspirina

irradiantesi da un occh1o che risulta duro, con pupilla dilatata, arrossato; c 'è vomito talvolta irl gravidanza, edemi ai piedi e caviglie, vomito o nausea

glaucoma acuto

dall'oculista d'urgenza

preeclampsia (pag. 317)

in seguito a insolazione, con senso di svenimento irl seguito a raffreddore, prevalente alla fronte, con o senza scolo nasale

colpo di sole

esame unne, misurazione pressione, in Ospedale d'urgenza all'ombra, acqUa fredda o ghiaccio sul capo

in seguito a colpo sul capo o caduta, con vomito, disturbi dell'orientamento, con o senza convulsioni prolungata, persistente con polso frequente, senza o con febbre,.in zona di tripanosomiasi, C.G. preoccupanti prolungata, persistente, polso lento, vomito

otiteacuta

sinusite

emorragia fntracranica (arteria meningea) tripanosomiasi (pag. 232) tumore intracranico

impacchi locali caldi, fomenti, aspirirla eventualmente antibiotici in Ospedale d'urgenza (con parente per donargli sangue) in Ospedale per accertamenti in Ospedale per accertamenti


Diarrea acuta manifestazioni di aUanne

.malattia da sospettare

condotta da tenere

scariche frequenti e liquide, in bambino con o senza vomito, con o senza febbre, agitato, con occhi un poco escavĂ ti, polso frequente

disidratazione iniziale o moderata da cause varie (gastro-enterite acuta, malaria o altra malattia infettiva iniziale)

reidratazione orale o nasogastrica; se febbre, cloramfenicolo o sulfamidico; goccia spessa; se vomito, ricovero in Ospedale

idem, ma condizioni generali, gravi, occhi molto escavati, mani e piedi freddi, polso quasi impercettibile, respĂŹro rapido

disidratazione grave (pag. 322)

reidratazione orale ma inviare d 'urgenza in Ospedale per fleboclisi

scariche frequenti, acquose, in adulto o bambino, crampi muscolari, vomito, urine scarse, C. G. gravi

colera (pag. 172) o diarrea coleriforme, intossicazione alimentare

re idratazione orale o parenterale, tetraciclina o sulfamidico, analettico, in Ospedale

feci cremose o liquide, frequenti o non, febbre elevata, stato di ottundimento, polso poco frequente

febbre tifoidea (pag. 184)

cloramfenicolo o tetraciclina

muco e sangue nelle feci, dolori addominali, tenesmo, con o senza febbre, scariche frequenti o non

amebiasi, (pag. 164) schistosomiasi intestinale (pag. 218) dissenteria bacillare

esame feci poi metronidazolo, clioquinolo o ni.ridizolo o sulfamĂŹdici, meglio se in Ospedale

3-4 scariche al giorno, C.G. buone, senza o con poca febbre

giardiasi, tricomoniasi intestinale, alimentazione sbagliata (in lattanti)

esame feci, alimentazione appropriata, eventuale metronidazolo

133


Dispnea manifestazioni eU allarme

malattia da sospettare

condotta da tenere

febbre elevata, facies sofferente, pinne nasa-

polmonite, broncopolmonite

antibiotici

idem, in bambino, con respiro stridulo, condizioni generali gravi

bronchite capillare

antibiotici, efedrina (non se sotto a 1 anno), in Ospedale d'urgenza

idem, in bambino, con o senza macchie biancastre sulle tonsille ma con tirage

differite (pag. 176)

in Ospedale d'urgenza, iso路 lamento e siero antidifteri路 co

rumori toracici bronchiali, respiro asmatiforme, senza o con poca febbre

asma bronchiale

antiasmatici (eventualrnen路 Le in Ospedale)

con o senza edemi ai piedi, storia di disturbi cardiaci, fegato ingrossato

asma cardiaco

in Ospedale per accertamenti

emottisi, deperimento o non, febbre o non, dolori toracici o non

tubercolosi polmonare (pag. 234)

antiemorragici, in Ospedale d'urgenza (con parente per donare sangue)

inizio improvviso, dopo iniezione di siero antitetanico o penicillina o altro farmaco, prurito diffuso, sudore freddo, orticaria, polso pic路 colo

shock anafilattico

antistaminico, in Ospedale d'urgenza

li alitanti se in bambino


Dolore addominale manifestazioni di allarme

malattia da sospettare

condotta da t enere

alla fossa iliaca destra o all'epigastrio, febbre, vomito

appendicite acuta

impacco freddo locale, in Ospedale d'urgenza

ventre rigido, duro, vomito, febbre, labbra asciutte, facies peritonitica

peritonite acuta

tetraciclina, in Ospedale d'urgenza

senza o con poca febbre, senza o con vomito, dolore a intermittenze, C.G. buone, senza diarrea

colica intestinale da elminti o da cause non infettive (freddo, cibi indigesti)

esame feci, anamnesi accurata, eventuale antielmintico o antispa_stico o aspirina

senza o con febbre, senza o con vomito, più all'ipocondrio destro, con irradiazione al dorso

colica epatica, ascesso amebico epatico, epatite acuta

antispastico, in Ospedale

all'epigastrio, più a digiuno o di notte, si calma momentaneamente col cibo

ulcera gastroduodenale, anchilostomiasi, anguillu/osi

con ernia dura, non più riducibile· anche se piccola all'ipogastrio, specie nell'urinare, con o senza febbre

ernia strozzata

ricerca di altri segni (anemia), esame feci, poi Bephenium o antispastici, o in Ospedale in Ospedale d'urgenza

all'ipogastrio, con ritenzione di urine, grosso globo vescicale, in uomo al basso ventre, con irradiazione al dorso, da un solo lato, molto intenso, a intermittenze

cistite acuta, bilharziosi urinaria (pag. 218) ipertrofia prostatica, stenosi uretrale postblenorragica colica renate

in gravidanza di 1-2 mesi, con scarsa perdita di sangue dalla vagina, senso di svenimento, polso frequente, piccolo e molle

gravidanza extrauterina (pag. 315)

in gravidanza di più di 6 mesi, perdita di sangue dalla vagina, forti dolori

distacco intempestivo di placenta (pag. 318)

esame urine, Nitrofurantoina o Niridazolo (in Ospedale) sernìcupio caldo, in Ospedale d'urgenza per cateterismo o altri interventi impacchi caldi locall, antispastici, in Ospedale d'urgenza impacco freddo locale, antiemorragico, in Ospedale d'urgenza (con parente che doni sangue) in Ospedale d'urgenza (con parente che doni sangue) 135


Dolore toracico manifestazioni di allarme

malattia da sospettare

condotta da tenere

intenso, a un emitorace, persistente, non muscolare, si accentua con movimenti respiratori, febbre

polmonite, broncopolmonite, pleurite

antibiotici o sulfamidici o in Ospedale

retrosternale, persistente, con senso di angoscia, in adulto, iridipendente dal respiro

infarto cardiaco

anamnesi accurata, in Ospedale d'urgenza

idem, con irradiazione dolorosa al braccio sir첫stro

angina pectoris

in Ospedale

al dorso, pi첫 da un lato, muscolare. senza febbre, in seguito a sforzo o non

mialgia, lumbago

aspirina, riposo, pomata antireumatica o impacchi caldi locali, coppette

diffuso un po'a tutto il torace, muscolare, con febbre

influenza, malaria, altre malattie infettive

aspirina, goccia spessa, e ventualmente antimalarico, coppette

improvviso, pi첫 a un ernitorace, con dispnea intensa, mancanza d'aria, labbra scure

pneumotorace neo

in Ospedale d'urgenza

dopo contusione toracica, a un solo emitorace, si accentua con la tosse

frattura costale (pag. 386)

per accertamenti

sponta-

E.O. accurato, cerotti a fascia sulla base dell'emitorace


Dolori articolari manifestazioni di allanne

malattia da sospettare

condotta da tenere

alle mani o piedi che sono gonfi, in bambino sotto ai 3 anni, con fronte prominente, inizio improvviso

drepanocitosi (pag. 110)

goccia spessa, impacchi caldi, antimalarico, eventualmente in Ospedale

in bambino o giovane adulto, da pi첫 settimane, a una sola articolazione, senza o con febbre, con riduzione dei movimenti

tubercolosi osteoarticolare

in Ospedale per accertamenti

idem, fisso in u n punto della colonna vertebrale, riduzione dei movimenti della colonna

morbo di Pott (tubercolosi vertebra/e) (pag 105}

in Ospedale d'urgenza

con febbre, intenso, solo ad una articolazione, dopo malattia infettiva (blenorragia, polmonite, meningite, ecc) o dopo ferita infetta

artrite infettiva acuta, artrite da piogeni

antibiotici, aspirina eventualmente in Ospedale

senza febbre, solo ad una articolazione che ha subito trauma recente

artrite traumatica

fasciatura, riposo, aspirina eventualmente in Ospedale

con febbre elevata, a pi첫 articolazioni, senza gonfiore

inizio di varie malattie infettive, inizio malaria

goccia spessa, aspirina o antimalarico

con febbre elevata, a pi첫 articolazioni con gonfiore, in bambino o giovane adulto

reumatismo acuto

aspirina o salicilato a forti dosi, penicillina, in Ospedale.

senza febbre, ad andamento cronico, con deformazioni delle dita, in vecchio

artrite reumatoide

ioduro di potassio, pomata antireumatica

ad una o a entrambe le ginocchia o alle anche o alle spalle, in anziano, a tipo cronico, con riduzione dei movimenti articolari lieve o marcata, talvolta con rumori articolari

artrosi senile

ioduro di potassio, pomata antireumatica

articolare

137


Elminti nelle feci manifestazioni di allarme

malattia da sospettare

condotta da tenere

cilindrici, grossi, bianchicci, lunghi fino a un palmo, mobili o immobili, associati a dolori addominali anche violenti

ascaridi (pag. 168)

p iperazina o levarnisolo

cilindrici, piccoli, bianchicci, mobili, con prurito anale e/o prurito vulvare (in bambine)

ossiuri

p iperazina, pomata anale, clisterini di acqua (1 bicchiere) e aceto (1 cucchiaio) alla sera

cilindrici, grossi, bianco-rosei, lunghi fino a u n palmo, mobili o immobili. associati a dolori a ddominali anche violenti

anchilostomi (pag. 166) (reperto raro nelle feci; frequenti le loro uova microscopiche)

esame feci; se positivo befenio naftoato o mebendazolo

con una parte del corpo sottilissim a ed una parte pi첫 grossa, come minuscola frusta, lunghi 2-5 cm, associati a doloretti addominali

tricocefali (reperto raro nelle feci, frequenti le loro uova, microscopiche)

esame di feci; se positivo mebendazolo

piatti, lunghi o corti, bianchicci, mobili o immobili

tenie (pag. 240)

tenifugo, poi purgante salino, presi a digiuno

sfilacciati, a bordo irregolare, giallognoli o bianchicci, lunghi o corti

non sono vermi ma residui vegetali o catarri intestinali

tranquillizzare


Febbre elevata manifestazioni di allarme

.malattia da

condotta da tenere

sospettare

senza altri sintomi o segni

malattia infettiva acuta iniziale

anamnes1 cd F..O. accurati, attesa attenta; ospirina

naso che cola, poca tosse, gola arrossata, dolenzie muscolari

influenza

aspirina

tonsille grosse, arrossate con o senza punti o chiazze giallastre

angina

gargarismi con acqua calda e bicarbonato, antibiotici o sulfarnidici

brividi, astenia intensa, con o senza cefalea, dolenzie muscolari o articolari

malaria, altre malattie infettive acute iniziali

goccia spessa, POI antimalarico o aspirina

idem, con dolori in sede renale e disuria

pielonefrite acuta

esame urine, antibiotici, sulfamidici, eventualmente in Ospedale

coma, contratture muscolari o non, convulsioni o non, specie in bambino o giovane adulto

malaria, tetano

goccia spessa, antimalarico in fleboclisi, in Ospedale d'urgenza

cefalea intensa, vomito, rigiditĂ nucale, fontanella sporgente se in lattante

meningite, malaria

goccia spessa, eventuale antimalarico o antibiotico, in Ospedale d'urgenza

idem, dopo insolazione

colpo di sole

impacchi freddi sul capo, ventilazione

diarrea con muco e sangue, coliche addominali lievi o intense

bacillare, dissenteria schistosomiasi, amebiasi

antibiotico o sulfamidico, esame feci, goccia spessa, eventualmente m Ospedale

poliomielite,

139


manifestazioni di allarme

.malattia da sospettare

condotta da tenere

diarrea con muco ma senza sangue, dolenzia addominale

gastroenteriti di varia origine

reidratazione orale, cloramfenicolo o sulfamidici.

ittero, dolenzia epigastrica, cefalea, dolori muscolari diffusi, vomito

febbre gialla {pag. 182) awelenamenti, malaria, cancro del fegato

anamnesi accurata, goccia spessa, in Ospedale

dolori addominali specie in fossa iliaca destra, vomito o non

appendicite

impacco freddo locale, in Ospedale d'urgenza

dolori persistenti da tempo all'ipocondrio destro; epatomegalia, cattivo stato generale

ascesso epatico amebico, cancro del fegato

anamnesi ed E.O. accurati, in Ospedale per accertamenti

brividi, sudorazioni, dolori lungo cordoni linfatici ad una o a lle due gambe

filariasi

anamnesi ed E.O. accurati; dietilcarbamazina, antibiotici, ma meglio in Ospedale

ottundimento, distensione addominale, con o senza diarrea, con o senza esantema (su pelle chiara)

febbre tifoidea (pag. 184), tifo (pag. 226}

cloramfenicolo o tetraciclina, eventualmente in Ospedale

dolori a un muscolo che è duro e teso

piomiosite

antibiotici, polivitaminici, impacchi caldi locali, poi in Ospedale per incisione


Ferita manifestazioni di aDarme

}ft&latUada aoapettan

c:ondotta da tenere

penetrante m cavità m tema

lesione orgam prolon<Ji

medtcaz1one, antib1otici. antitetanica, m Ospedale d'urgenza

profonda, da punta. con poca fuonUSClta dJ sangue

infezl0fl8, tet<Jno, le$IOOI orgarn profondi

medicazione, antibiotici,

antltotamca, Impacchi caldi, m Ospedale eventualmente

con perd1ta di sostanza

intez/OfiC, ddnno funziOnale

con emonagta

mechcaZJOne. anti.b1onci; in Ospedale eventualmente tamponare ; se non si arre-

sta, in Ospedale d 'urgenza (laCClO emostatico) con ntcnz.ione: di corpo estranoo

InfeziOne, tetano

mcdtcaziono. antibiotici, o sul!amidici, antitetanica, in

Ospedale per rimoz.ione del

o.e. da a lcuni giomi, con febbro, gonfiore, tonsio· ne della pelle

Infezione locale. cresipe· la

m edicazione, antibiotici o s ulfacnidici, antitetanica

ad un occhio

lesiom gravi tino a cecità

coprire L'occhio con benduggio sterile, antibiotici, doll'oculista d'urgenza

141


Frattura manifestazioni di aDarme

malattia da sospettare

condotta da tenen

con ferita nella zona di frattura, coh o senza emorragia

frattura esposta

immobilizzare l'arto, in Ospedale d'urgenza

con forte spostament o dei monconi o in piĂš frammenti

difficile riduzione

ridurre lo spostamento solo se si è esperti, immobilizzare l'arto, in Ospedale d'urgenza

con pallore, senso di freddo, svenimento, polso frequente piccolo e molle

shock (pag. 86)

idem, coperta, tè caldo, posizione antishock, in Ospedale d 'urgenza

con schiacciamento di un arto

sindrome da schiacciamento

laccio alla base dell'arto, bicarbonato di sodjo o citrato per bocca, in Os pedale d'urgenza

a carico della colonna

lesioni midollari

muovere il malato con estrema cautela (3-4 persone), in Ospedale d'urgenza con barella (pag. 385)

a carico del cranio

lesioni o emorragie cerebrali

in Ospedale ma calcolando

gli svantaggi di un trasporto traumatizzante; cuscino sotto la testa


Lesioni oculari varie manifestazioni di allarme

malattia da sospettare

condotta da tenere

orzaiolo

impacchi caldi, pomata oftalmica

frattura base cranica

antiemorragico, cuscino sotto la testa, in Ospedale se condizioni aggravantesi (valuta.ldo il rischio del viaggio)

3 ispessimento

pterigio

impacchi caldi poi dall'oculista per intervento (senza urgenza)

4 pus o sangue dietro la cornea (la congiuntiva

hypopion, hyphema

antibiotici, bendare l'occhio, all'oculista d'urgenza

5 gonfiore e

dacriocistite

impacchi caldi, collirio o pomata oftalmica antibiotica , dall'oculista

6 opacamente ce ntrale dietro la cornea

cataratta

dall'oculista (senza urgenza)

7

emorragia congiuntiva/e

rassicurare, passa da sola

esito di lesione traumatica, lepra, oncocercosi o tracoma

anamnesi, cercare altri segni, in Ospedale eventualmente

1 noduletto sul bordo di una sola palpebra, poco dolente, arrossato se cute chrtua

2 vasta chiazza di sangue sottocongiuntivale di cui non si delimita il bordo posteriore, insorta 4-5 ore dopo colpo alla testa.

carnoso che dall'angolo si allunga verso la pupilla, irritante la congiuntiva

è fortemente irritata) dolenzia sotto l'angolo interno di un occhio; se si spreme, geme pus in congiuntiva; lacrimazione

piccola chiazza di sangue, senza dolore, nella zona bianca dell'occhio. dopo sforzo o forte tosse

8 chiazza opaca sulla cornea senza o con dolore, puntiforme o piĂš grande, unica o multipla

143


Linfonodi ingrossati manifestazioni di allanne

malattia da sospettare

condotta da tenere

un solo linfonodo ingrossato, inizio acuto, febbre elevata, dolore, senza o con traccia di cordone sulla cute, dopo ferita in vicinanza

ferita infetta, linfoadenite, linfangite

riposo, antibiotici o sulfamidici

febbre elevata, brividi o non, linfonodo ingrossato e dolente, specie all'inguine, talvolta piccola ulcerazione sulla gamba

tifo da zecche (pag. 224)

tetraciclina o cloramfenicolo, eventualmente in Ospedale

febbre elevata, C.G. gravi, linfonodo ingros路sato e dolentissimo con infiltrazione dei tessuti vicini, all'inguine o ascella o collo

peste bubbonica {pag. 210)

tetraciclina o cloramfenicolo, isolamento e denuncia urgenti

molti linfonodi ingrossati, specie alla nuca, senza dolore, ma con febbre e tachicardia, in zona di tripanosomiasi

tripanosomiasi (pag. 232)

in Ospedale per accertamenti

molti linfonodi ingrossati, specie all'inguine, con febbre e linfangiti alle gambe

filariasi (pag. 188)

in Ospedale per accertamenti

all'inguine, con ulcerazione ai genitali

sifilide, ulcera molle, linfogranuloma venereo (pag. 120)

in Ospedale per accertamenti, event. penicillina, cura del partner, denuncia

al collo, con ulcerazioni da cui cola pus grigiastro e che poi si richiudono senza o con febbricola, senza dolore

tubercolosi linfoghiandolare (pag. 234)

in Ospedale per accertamenti

un solo linfonodo ingrossat o, molto duro, senza febbre n猫 dolore

tumore maligno

in Ospedale per accerta menti

molti linfonodi ingrossati, mal di gola, dolori ossei, sangue dal naso o gengive, febbre, pallore, astenia.

leucemia

in Ospedale


Mal di gola manifestazioni di allarme

malattia da sospettare

condotta da tenere

con febbre, gola arrossata, con o senza punti o chiazze giallastre sulle tonsille

angina

antibiotici, gargarismi con acqua calda e bicarbonato

con febbre, forte tumefazione e rossore di una tonsilla, difficoltĂ a ingoiare

ascesso tonsillare

antibiotici, gargarismi con acqua calda, in Ospedale eventualmente per incisione

con febbre, chiazze biancastre su tonsille o ugola

difterite (pag. 176)

in Ospedale d'urgenza, denuncia e isolamento

idem, con respirazione difficile

difterite faringea

in Ospedale d'urgenza denuncia e isolamento

con trisma, senza o con febbre

tetano (pag. 222) dente della saggezza che emerge con difficoltĂ (disodontiasi)

anamnesi ed E. O. accurato, in Ospedale d'urgenza; se dente, impacchi caldi e aspirina

con emorragie gengivali, linfonodi ingrossati, febbre, astenia, dolori ossei

leucemia

in Ospedale

145


Manifestazioni cutanee

(vedi anche: Ulcerazioni cutanee)

manifestazioni di allanne

malattia da sospettare

condotta da tenere

un a o piĂš chiazze scolorate, insensibili o poco sensibili, con o senza nervi palpabili

lepra (pag. 194)

anamnesi ed E.O . .accurati, in Ospedale per esami microscopici

cute calda, irregolare per numerose macule appena rilevate, (rosee se su pelle chiara), specie al viso e tronco, occhi arrossati, febbre elevata, in bambino, raro in giovane adulto

morbillo (pag. 204)

aspirina, vitamina A, dieta liquida e cremosa; se complicazioni, antibiotici o in Ospedale ; se diarrea, reidratazione orale

piccole pustole con croste raggruppate al viso o arti, senza febbre n è risentimento generale, in bambini

impetigo (pag. 106)

toccature con mertiolato, buona alimentazione, vitamine, tagliare le unghie

febbre elevata, C.G. gravi, vescicole poi pustole ombelicate diffuse specie al viso e estremitĂ , brividi, abbattimento

vaiolo (pag. 102)

isolamento, denuncia urgente, penicillina, dieta liquida o cremosa

poca febbre, vescicole poi pustole sparse ma rade, piĂš sul tronco, senza abbattimento, specie in ballibini

varicella

buona alimentazione, riposo

piccole vescicole ravvicinate tra loro, con dolm;e bruciante, sul torace o altrove ma in una sola zona

Herpes Zoster (pag. 107) dermatite da insetto vescicante

complesso B, pomata disinfettante , mertiolato


• • •• •

manifestazioni di allarme

malattia da sospettare

condotta da tenere

prurito intenso specie di notte. tra le dita, ai polsi, ascelle, natiche, tronco, senza febbre, con minute vescicole perlacee e sottili strie, in più persone in famiglia

scabbia (pag. 216)

bagno caldo con sapone, antiscabbiosi, bollire panni del giaciglio e biancheria di tutta la famiglia

chiazze biancastre con squame e/o croste sul cuoio capelluto

tigna (pag. 228)

rasatura, alcool iodato, antimicotici --

lesione serpiginosa filiforme che progredisce ogni giorno un poco, specie ai piedi

larva migrans

tiabendazolo pomata, per 3 giorni con bendaggio occlusivo

pelle di "lucertola" o di ''elefante", noduli indolori sottocutanei sul capo o costole o bacino, con prurito diffuso, a periodi

oncocercosi (pag. 206)

in Ospedale per asportazione dei noduli, dietilcarbamazina e antistaminici

pelle rugosa, squamosa e con fessure, solo in zone esposte alla luce (faccia, collo, arti), talvolta con disturbi psichici e gastrointestinali

pellagra (pag. 56)

vitamina PP. complesso B. alimentazione migliore

prurito intenso, improvviso, chiazze d'orticaria fugaci su tutto il corpo, talvolta febbre

allergia da siero o da altre cause

talco, antiallergici

numerose vescicole puntiformi umide, con croste, bruciore, specie alle mani o braccia o viso, su base un pò edematosa, pruriginosa

eczema (pag. 114)

impacchi con acqua e acido borico (3%) o con infuso di camomilla, anamnesi accurata (contatto con cemento? detersivi? ecc.); pomate antieczoma

IIJ7


Perdite vaginali non emorragiche manife stazioni di aUanne

_malattia da

condotta da tenere

sospettare

in bambina

corpo estraneo in vagina, ossiuri

esame accurato, rimozione del corpo estraneo; eventualmente clisterino con acqua e aceto, vaselina borica

giallastre, bruciore nell'urinare, senza o con scarsi dolori al basso ventre, senza o con poca febbre

gonorrea {pag. 170)

penicillina, curare anche il partner

biancastre, con prurito vaginale, senza febb re nè dolori

moniliasi

lavande vaginali con acqua e bicarbonato

giallastre o verdastre, senza febbre , irritazione vaginale , senza o con scarsi dolori

tricomonia si

metronidazolo, lavand e vaginali con acqua e aceto

d opo parto o aborto, con febbre, dolori al basso ventre, brunastre e fetide

ritenzione di residui placentari

antibiotici, in Ospedale d'urgenza

idem con febbre elevata e brividi

sepsi puerperale

con ulcerazione unica o multipla in vagina o sul collo uterino, senza dolori

sifilide (pag. 220)

in Ospedale per accertamenti; se positivi, curare insieme al partner

acquose, brunastre, con striature ematiche, fetide. in donna sopra 35 - 40 anni

cancro dell'utero

in Ospedale per accertamenti

antibiotici, eventualmente in Ospedale d'urgenza


Pianto irrefrenabile di lattante manifestazioni di auanne

malattia da sospettare

condotta da tenere

con scariche diarroiche o g assose, addome teso

coliche addominali da cause varie, cotiche gassose

tè leggero o camomilla, reidratare se diarrea

rigiditĂ nucale, fontanella sporge nte e tesa, vomito, febbre

meningite (pag. 200)

penicillina o sulfamidici, in Ospedale d'urgenza

febbre, dolore tirando il lobo di un orecchio oppure pus che cola dall'orecchio

otiteacuta

antibiotici, impacchi caldi, gocce di glicerina fenicata in loco

con m ani e piedi gonfi e molto dolenti, facies caratteristica

drepanocitosi

goccia spessa, impacchi caldi, antimalarici, eventualmente in Ospedale

febbre senza altre manifestazioni

inizio di una malattia infettiva

aspirina, impacchi freddi sulla fronte e polpacci, tè leggero o camomilla, goccia spessa. vigile attesa

149


Tosse molesta manifestazioni di allarme

malattia da sospettare

condotta da tenere

con dolore toracico persistente, febbre elevata

broncopolmonite, polmonite, pleurite

antibiotici, eventualmente in Ospedale

in bambino, con respirazione difficile, alita-

polmonfte,broncopolmonite, bronchite capillare

antibiotici, efedrina, eventualmente in Ospedale

in bambino, con poca o senza febbre, ad accessi, con inspirazione sibilante, vomito, occhi arrossati

pertosse {pag. 208}

cloramfenicolo, sciroppo pettorale

con emottisi, febbricola o febbre elevata, dimagramento, astenia

tubercolosi polmonare (pag. 234) ¡

antiemorragico, in Ospedale d'urgenza

persistente da oltre 3 settimane, con febbre o febbricola, dolenzie toraciche. astenia, dimagramento

tubercolosi polmonare

in Ospedale per accertamenti (esame espettorato)

durante o dopo influenza, con o senza febbre, con dolenzie toraciche, catarro

bronchite

aspirina, sciroppo pettorale, fomenti, impacchi caldi su torace, coppette

zione delle pinne nasali, febbre elevata


Ulcerazioni cutanee manifestazioni di allanne

malattia da sospettare

condotta da tenere

unica, indolore, ad una mano o piede, insensibile

!epra (pag. 194}

E.O. accurato, in Ospedale per accertamenti

unica, da linfonodo ingrossato sottostante o da lesione ossea, vi cola pus grigiastro

ascesso freddo u/cerato tubercolare

in Ospedale per accertamenti

unica, alla gamba, profonda, con bordo netto, che dura da molte settimane o mesi

ulcera tropicale

impacchi quotidiani con soluzione fisiologica, e in Ospedale eventualmente

unica, ad una gamba, vicino a vene varicose, in adulto o vecchio, che dura da tempo

ulcera varicosa

impacchi con soluzione fisiologica, o in Ospedale

unica, con bordo netto, a cratere, in adulto o vecchio, al viso (naso, tempia) indolore, cono senza linfonodo vicino ingrossato e duro

tumore maligno cutaneo

in Ospedale per accertamenti

unica o multipla, simile a foruncolo, all'arto inferiore dolente, in zone di dracunculosi

dracunculosi (pag. 178)

in Ospedale per accertamenti

unica o multipla, non dolente, con crosta aderente, su base ispessita, con lĂŹnfonodi vicini spesso ingrossati

leishmaniosi cutanea (pag. 192}

in Ospedale per accertamenti

multiple ma in una sola regione del corpo, bordi rilevati e crostosi, senza dolore

sifilide, framboesia, leislunaniosi cutanea

anamnesi accurata, in Ospe.dale per accertamenti

attorno o sui genitali, unica o multipla

sifilide, ulcera molle, granuloma venereo

anamnesi accurata, in Ospedale con il partner

su mammella, in donna giovane o vecchia, con retrazione o non del capezzolo, con o senza linfonodi ingrossati

cancro della mammella

in Ospedale per accertamenti

alla pianta del piede in giovani o adulti, a tipo di fessura, multiple, dolorose

framboesia (pag. 190)

penicillina

151


Ustioni manifestazioni di aDanne

malattia da sospettare

condotta da tenere

in bambino, con superficie ustionata maggiore del9%

ustione grave

in adulto, con superficie ustionata maggiore del18%

ustione grave

profonda, con distruzione di tessuti (carbonizzazione)

ustione grave

con febbre, scarse urine, infezione della zona ustionata

ustione complicata

con stato di shock

ustione complicata

interessante una zona articolare

pericolo di esiti cicatriziali con riduzione dei movimenti

interessante il volto

pericolo di lesioni deturpanti

interessante i genitali

pericolo di lesioni permanenti

interessante le vie aeree

pericolo di morte imminente per asfissia

superficiale, su area limitata

ustione di 1째 grado

applicazioni di acqua fredda, garza vaselinata

con vesciche, su area non superiore al 9% (bambino) o al18% (adulto)

ustione di 2째 grado

pennellature di mercurocromo o garza vaselinata, protezione da mosche.

trattamento d'urgenza: coprire la zona ustionata con garze sterili, reidratazione orale, aspirina o codeina e in Ospedale d'urgenza (vedi pag. 402) facendo accompagnare il paziente da un parente che possa donare sangue per trasfusione


Vomito

1

l

.;

manifestazioni di allarme

malattia da sospettare

condotta da tenere

dolori addominali intermittenti, senza febbre, senza diarrea, addome trattabile negli intervalli

colica intestinale da elminti (ascaridi)

esame feci, antispastici, eventualmente piperazina o levamisolo

dolori addominali, ventre duro, febbre, facies peritonitica, C.G. gravi

peritonite, appendicite acuta perforata

antibiotici, in Ospedale d'urgenza

con ernia dolente, dura, non riducibile anche se piccola

ernia strozzata

in Ospedale d'urgenza

111 gravida,

preeclampsia (pag. 317)

esame urine, misura pressione arteriosa, in Ospedale d'urgenza

febbre elevata, rigiditĂ nucale, fontanella sporgente se in lattante, con o senza convulsioni

meningite (pag. 200)

penicĂŹllina, in Ospedale d'urgenza

diarrea frequente e acquosa, crampi muscolari, disidratazione, con o senza febbre

colera (pag. 172) o diarrea coleriforme (pag. 174), tossinfezione alimentare

reidratazione, orale o parenterale, tetraciclina, analettici; in Ospedale

febbre elevata, con o senza convulsioni, con o senza brividi, cefalea intensa

inizio malattia infettiva acuta, malaria

aspirina, goccia spessa, eventuali antimalarici

con cefalea, piedi e caviglie gonfie

153


SEGNI GRAVI DI ALLARME

l

Ascite in cirrosi epatica da bilharziosi o da altre cause, tumori maligni addominali (il liquido è emorragico), tubercolosi peritoneale, filariasi

(il liquido è biancastro), malattie cardiache, malattie renali gravi, avitaminosi gravi. Condotta da tenere: ospedalizzare. Sono sempre segni di allarme, che debbono far pensare a malattie gravi, e perciò da ricoverare urgentemente in Ospedale, o da inviare in ogni modo a visita specialistica se non c'è urgenza, i seguenti qui elencati. Se si vuole ricoverare il malato farlo sempre accompagnare da persona che sappia spiegare cosa è avvenuto e da un foglio su cui siano scritti chiaramente i dati anamnestici, la vostra diagnosi, la terapia fatta, l'ora e il giorno della visita. La condotta terapeutica che l'O.S. dovrà tenere, qui riferita, verrà ripresa nel capitolo sulle tecniche di Pronto Soccorso a pag. 365.

Allucinazioni in malattie mentali, intossicazioni da sostanze allucinogene, avvelenamenti, malattie infettive acute con febbre elevata (malaria, tripanosomiasi, peste, febbre gialla), alcoolismo cronico. Condotta da tenere: combattere la causa scatenante se individuata, ospedalizzare con stretta sorveglianza.

Anuria o Oliguria per gravi malattie renali, gravi malattie infettive acute (colera, perniciosa malarica, febbre tifoidea, tifo), febbre biliare emoglobinurica, colpo di calore, ustioni gravi, avvelenamenti. Condotta da tenere: impacchi caldi in regione renale, fleboclisi con siero glucosato, cura della malattia causante l'anuria, ospedalizzare d 'urgenza. 154

Asmatifonni, crisi per spasmi bronchiali di varia natura (asma bronchiale), spesso allergici, talvolta con componente psicosomatica; malattie di cuore (asma cardiaco), corpi estranei in laringe o trachea; adenopatia tracheobronchiale tubercolare (nel bambino), bronchite capillare. Condotta da te,nere: antispastici e antistaminici, riposo, ospedalizzare se necessario (per accertament i e per terapia più precisa, cortisonici, cardiotonici ecc.}.

Coma • da cause nell'interno della scatola cranica : lesioni cerebrali da traumi cranici, tumori primitivi o metastatici, meningiti, encefaliti, alcune malattie infettive gravi con localizzazioni cerebrali (tripanosomiasi, rabbia, malaria perniciosa), colpo di sole, emorragie e trombosi cerebrali, epilessia; • da cause esterne alla scatola cranica : coma epatico in bilharziosi avanzata o in gravi malattie del fegato (cirrosi, epatiti gravi, cancro del fegato), in malattie infettive gravi (tifo, febbre tifoidea, vaiolo, peste, tetano, leptospirosi), febbre biliare emoglobinurica, diabete, ipoglicemico da insulina, da barbiturici, in altri avvelenamenti, morsi di serpente, colpo di calore, infarto del miocardio. Condotta da tenere : Ospedalizzare d'urgenza, tranne che in casi ove appaia più prudente attendere (trauma cranico, colpo di sole o di calore, emorragie cerebrali). Curare la malattia in causa.


Confusione mentale in corso di febbre tifoidea, tifo, altre malattie con febbre elevata (malaria, meningite, encefalite), trauma cranico, epilessia, psicosi puerperale, emorragia cerebrale, ipoglicemia (da insulina), da medicinali (Niridazolo, Diazepan), alcoolismo acuto, infezioni urinarie in vecchi, malattie mentali. Condotta da tenere: combattere la causa scatenante se individuata. Ospedalizzazione con stretta sorveglianza.

Convulsioni con perdita di coscienza per epilessia, eclampsia (in donna gravida), malaria perniciosa (specie in bambini), altre malattie infettive acute con febbre elevata (sempre in bambini), meningite, encefalite, tum6ri cerebrali, cisticercosi cerebrale, emorragia o trombosi cerebrale (in anziani, ipertesi), tetano (pù spasmi che vere convulsioni), elmintiasi intestinali (Ascaridi, Ossiuri in bambini). Diagnosi differenziale: se convulsioni senza perdita di coscienza: isterismo; spasmi muscolari specie alle mani, braccia e gambe: tetania. Condotta da tenere: stare vicino al malato senza voler intervenire nella crisi ma proteggendogli il capo da colpi sul suolo (cuscino) e la lingua da morsi (manico di cucchiaio fasciato tra i denti); quando la crisi è terminata dare 1-3 compresse di Luminal (se il malato ha ri~ preso coscienza) o 1 iniezione intramuscolo di barbiturico o di Diazepan, eventualmente ospedalizzare.

Disidratazione rapida per gastroenteriti acute, colera, altre diarree gravi, vomiti ripetuti Condotta da tenere: reidratare per via boccale (pag. 324) o, se vo-

mito, per via naso-gastrica (pag. 400) o per fleboclisi (pag. 400) o per via peritoneale; analettici, eventualmente antibiotici o sulfamidici; o ospedalizzare d'urgenza. La reidratazione per via orale è sempre da tentare.

Dolore intenso e prolungato retrosternale, con senso di angoscia per infarto del miocardio, angina pectoris. Condotta da tenere: riposo assoluto, ospedalizzare d'urgenza, con cautela se viaggio traumatizzante.

Edemi degli arti inferiori in gravi malattie renali, gravi malattie cardiache (insufficienza cardio-circolatoria), anchilostomiasi grave, malnutrizione (kwashorkor, edemi da fame), beriberi, flebiti arti inferiori, linfangiti da filarie, cirrosi epatica; se in gravidanza: nefropatie gravidiche, preeclampsia. Condotta da tenere: curare la malattia in causa, eventualmente ospedalizzare.

Elefantiasi dovuta a filariasi. Condotta da tenere : ospedalizzare (non è urgente però), se possibile trattamento chirurgico in Ospedale.

Emorragie o perdite di sangue

e Sangue nelle urine (ematuria): può essere dovuto a bilharziosi urinaria, infezione delle vie urinarie da batteri (nefriti, pieliti, cistiti), calcoli urinari, tumori benigni o maligni nelle vie urinarie, alcune gravi malattie infettive acute (leptospirosi, tifo, malaria, febbre gialla), traumi con lesioni delle vie urinarie, tubercolosi delle vie urinarie.

e Sangue nelle feci (enterorragia, melena): dovuto a infezioni intestinali da protozoi (amebiasi), da batteri (dissenterici, salmonelle) o da elminti (bilharziosi intestinale); ulcere gastriche o duodenali, tumori gastrici o intestinali, lesioni dei capillari da 155


- -.- .- -=;;;;;--,-------------------------tossici o da farmaci (avvelenamenti, sensibilità particolare all'aspirina, chinino ecc. ), malattie chirurgiche intestinali (diverticoli, polipi, invaginazione intestinale dei neonati), emorroidi, prolasso rettale.

traumi della mammella.

e Sangue dall'orecchio (otorragia) dopo un trauma cranico: per frattura della base del cranio.

e Sangue nell'espettorato (emottisi, emoftoe): da tubercolosi e Sangue dal naso (epistassi): da infiammazione della mucosa polmonare, bronchiettasie, polmoniti e broncopolmoniti, alcune malattie cardiache (stenosi della valvola mitrale) , tumori del polmone, infarto polmonare; gengiviti o stomatiti possono far apparire sangue nell'espettorato ma con scarsa importanza.

e Sangue nel vomito (ematemesi):

dovuto a ulcera gastrica o duodenale, varici esofagee (cirrosi epatica, bilharziosi), lesioni dei capillari da tossici o farmaci (avvelenamenti, lesioni da aspirina, chinino, ecc.), cancro dello stomaco, cancro dell'esofago, diverticoli esofagei, febbre gialla.

e Sangue daDa vagina al di fuori dei periodi mestruali (metrorragia) o nei periodi mestruali, se esageratamente (menorragia) (vedi anche a pag. 317): • in giovanette non gravide: d'origine endocrina (menometrorragia della pubertà), malattie emorragiche generali, tumori; • in donne gravide: per minaccia di aborto o aborto in atto, gravidanza extrauterina, mola vescicolare, tumori uterini, rottura o minaccia di rottura d'utero gravido, placenta previa o distacco prematuro di placenta normalmente inserta; • durante il parto: per lacerazione del collo dell'utero, rottura o minaccia di rottura dell'utero, placenta previa o distacco prematuro di placenta normalmente inserta, atonia dell'utero, secondamento incompleto, rottura di varici vaginali; • nel puerperio: da secondamento incompleto, infezioni dell'utero, tumori (corionepitelioma); • in periodi non inerenti a gravidanza: per tumori benigni (fibromi) o maligni (cancro).

e Sangue 156

dal capezzolo: da tumori maligni della mammella,

nasale, particolare fragilità dei capillari della mucosa, ipertensione (in adulti o vecchi), da traumi. In genere poco importante, a meno che non si prolunghi troppo.

e Emorragie inteme addominali: per gravidanza extrauterina, perforazione intestinale da cause varie (amebiasi, febbre tifoidea), ulcera gastrica o duodenale perforata, rottura dell'utero, distacco prematuro di placenta normalmente inserta (durante il parto), traumi con rottura di organi addominali (milza, fegato, reni) Condotta da tenere in caso di perdita di sangue:

e se condizioni generali gravi, perdita abbondante di sangue, altri sintomi allarmanti concomitanti: • frenare l'emorragia se possibile: compressione o tamponamento, legatura di vasi, piccole trasfusioni ripetute, coagulanti; • ossigenazione dei centri vitali: posizione con testa bassa, bacino e arti rialzati; • ripristinare la massa di sangue circolante: trasfusione di sangue o plasma; in mancanza di meglio fleboclisi di soluzione fisiologica o glucosata al5%, ma ad emorragia già frenata; • ricoverare d'urgenza, calcolando il rischio di morte in viaggio se Ospedale troppo lontano e facendo accompagnare il malato da un parente che possa donare sangue per la trasfusione. e se condizioni generali buone, poca perdita di sangue, non altri segni allarmanti, regolarsi caso per caso: inviare d'urgenza in Ospedale se si ritiene probabile il rinnovarsi o l'aumentare dell'emorragia; antiemorragici in ogni caso; tamponare localmente l'emorragia se possibile.


Sorvegliare sempre il polso, il respiro, la pressione, il grado di secchezza delle labbra, il colore delle mucose (scriverne i dati sulla

te che possa donare sangue per trasfusione.

scheda di accompagnamento, con l'ora esatta, se possibile, del momento dell'esame).

Perforazione del palato

lttero o subittero

da framboesia, sifilide, forme congenite (gola di lupo). Condotta da tenere: curare la malattia in causa.

Rigidità nucale

da malattie del fegato (epatiti, calcolosi, tumori del pancreas ostruenti le vie biliari, tumori del fegato), malattie infettive gravi (malaria, leptospirosi, febbre ricorrente, febbre gialla, setticemia, febbre biliare emoglobinurica, drepanocitosi), avvelenamenti, intossicazioni da medicinali (dapsone, hycantone, clorpromazina, phenilbutazone), morsi di alcune specie di serpenti velenosi. Condotta da ·tenere: curare la malattia in causa, ospedalizzare.

dovuta a meningite, encefalite, meningismo da malattie infettive gravi: malaria perniciosa, poliomielite, leptospirosi, febbri ricorrenti, tifo, febbre tifoidea, tetano. Condotta da tenere: goccia spessa, penicillina, antimalarici, ospedalizzare d'urgenza.

Lesioni della coi'Dea

Rigidità della parete addominale

da tracoma,lebbra, avitaminosi A, blenorragia oculare (neonati), sifilide, vaiolo, oncocercosi. Condotta da tenere: curare la malattia in causa, ospedalizzare (eventualmente antibiotici).

da peritonite da cause varie (perforazioni, appendicite ecc.), piomiosite dei muscoli della parete addominale. Condotta da tenere : E.O . e anamnesi accurata, ospedalizzare d'urgenza, antibiotici eventualmente.

Paralisi improvvisa di una metà del corpo o di un arto

Ritenzione acuta di urina

da emorragia cerebrale, trombosi cerebrale, tumore cerebrale, poliomielite. Condotta da tenere: ospedalizzare, ma con cautela (il viaggio può essere dannoso se il percorso è su una strada lunga e scomoda).

per esiti di uretrite gonococcica, ipertrofia prostatica, tumori della prostata, calcolo vescicale o uretrale incuneato, cistite acuta. Condotta da tenere: ospedalizzare d'urgenza per cateterismo vescicale; antispastici, antibiotici o sulfamidici eventualmente.

Perdita improvvisa e momentanea della coscienza (sincope, Upotimia)

Splenomeg~lia

da piccole emorragie interne (ulcera gastrica o duodenale), gravidanza extrauterina, piccole embolie o infarti, gravi emozioni. Condotta da tenere: anamnesi accurata, ospedalizzare eventualmente con urgenza, facendo accompagnare il malato da un paren-

da malattie infettive e parassitarie (malaria, bilharziosi, leishmaniosi, brucellosi, carbonchio, sepsi, ecc.), leucemie, cirrosi epatiche, infarto della milza, tromboflebite della vena splenica, tumori o cisti della milza. Condotta da tenere : cura della malattia in causa, eventualmente 157

l .


ospedalizzare.

Shock o collasso da emorragie interne o esterne, gravidanza extrauterina, diarree gravi, fratture o lussazioni, infarto del miocardio, gravi ustioni, gravi malattie infettive (sepsi), anafilassi. Condotta da tenere: sollevare arti inferiori {pag. 398), tenere caldo il malato, fleboclisi di soluzione fisiologica o glucosata, terapia causale (antidolorifici se necessario, antiemorragici se emorragia, antibiotici se sepsi), ospedalizzare d'urgenza (per trasfusione di plasma o sangue, ossigeno). Sorvegliare il polso e la pressione {annotare su scheda di accompagnamento).

Trisma nel tetano, disodontiasi del dente della saggezza, ascesso faringeo. Condotta da tenere : Ospedalizzare d'urgenza (se tetano), antibiotici o impacchi caldo-umidi negli altri casi.

Ulcerazione ai genitali da sifilide, ulcera molle, donovanosi, granuloma venereo (vedipag. 122) Condotta da tenere: in ospedale per controlli di laboratorio, terapia causale (pag. 122), anche del partner.

158


5. MALATTIE TRASMISSIBILI

Sotto il nome di Malattie Trasmissibili si mtendono tutte quelle malattie causate da agenti di infezione - virus, batteri, rruceti, protozoi, elminti, acari- capaci di essere trasmesse nelle comunità umane direttamente, da soggetto malato a soggetto sano, o indirettamente, attraverso l'acqua, il cibo, le mosche, gli insetti pungenti, le mani sudìcie, ecc.. Vengono anche chiamate Malattie infettive e parassitarie, ma ìl termine di Malattie trasrrussibili è da preferirsi perchè ne definisce il carattere principale, la trasmissibilità. AGENTI DI MALATTIE TRASMISSmiLI Vin&a

detti genericamente Microbi

Batteri Mlceti o funghi microscopici Protoaol ElmiDtt o Vanal Ac:arl e lnnttt

l

detti genericamente Parauiti

La maggior parte di questi agenti di malattia- tutti i rrucrobi, i mi-

ceti, i protozoi e gli acari- sono esseri microscopici, non visibili cioè ad oCchio nudo. Gli elminti, pur essendo visibili da adulti, presentano uova e larve rrucroscopiche. Questa invisibilità ad occhio nudo ha reso impossibile all'uomo durante molti secoli di comprendere quale fosse la reale origine delle malattie trasmissibìlì. Ma dopo l'invenzione del microscopio, avvenuta poco più di 300 a nni fa, quel mondo microscopico fino allora nascosto si è improvvisamente aperto alla scienza. Da allora molti progressi sono stati realizzati ed oggi si conosce non solo la forma e la struttura di moltissimi agenti di malattie trasrnissibili ma numerosi particolari sulla loro vita, sul modo di riprodursi, sul modo di penetrare nell'organismo umano, sul modo di agire sulla salute e di produtre le malattie. Si è riusciti inoltre, per molti di essi, a coltivarli in speciali terreni di coltura e ad inocularli in animali da esperimento così da poterne studiare la malattia, artificialmente provocata in laboratorio. 161


PORTA DI ENTRATA DEGLI AGENTI DI MALATTIE TRASMISSmiLI Le principali porte di entrata nell'organismo per gli agenti di malattie trasmissibili (che per comodità chiameremo nell'insieme agenti infettivi) sono le seguenti:

• Via percutanea: cioè attraverso la pelle. E' la via seguita dai parassiti della malaria, i cui agenti passano attraverso la pelle per mezzo della puntura di zanzare; dai microbi del tetano, che penetrano nell'organismo per mezzo di un chiodo, una spina, ecc.; dagli anchilostomi e dalle bilharzie, le cui larve microscopiche penetrano attivamente attraverso la pelle, dal terreno o dall'acqua contaminati. • Via digerente: cioè dalla bocca, con il cibo contaminato, l'acqua contaminata ecc .. E' ilcasodegliagentidimolte diarree, delleparassitosi intestinali, di alcune malattie da virus (epatite virale, poliomielite). • Via respiratoria: cioè attraverso l'aria che respiriamo. E ' il caso di molte malattie polmonari, bronchiali, tracheali o laringee (come la tubercolosi, l'infuenza, la difterite e la tosse convulsa). • Via genitale: è la via seguita dai microbi della blenorragia, della sifilide e delle altre cosidette malattie sessualmente trasmesse. • Via transplacentare o congenita: è costituita dal passaggio di agenti infettivi dall€1- madre gravida al proprio feto, attraverso la placenta. La placenta è come un meraviglioso filtro che protegge il feto dalla maggior parte dei microbi che la madre può avere. Alcuni agenti riescono tuttavia a passarla provocando la malattia nel feto. Così avviene per la sifilide, ad esempio e per poche altre malattie. 162

AZIONE DEGLI AGENTI DI MALATTIA Una volta penetrati nell'organismo i vari microbi e parassiti si accrescono, riproducendosi in numero enorme e sottraendo all'organismo stesso sostanze nutritive, globuli del sangue, plasma o altri elementi importanti per la salute dell'individuo ed immettendo in circolo sostanze tossiche. In tal modo essi provocano febbri, dolori, diarree ed altre possibili manifestazioni di malattìa. VIE DI USCITA E MODALITÀ DI TRASMISSIONE Successivamente, seguendo alcune vie naturali, gli age nti infettivi troveranno una via d'uscita dall'organismo ospite e potranno in tal modo contaminare l'ambiente e trasmettersi ad altri organismi. Così avviene p er quelli che escono dal tubo digerente con le feci (diarree, colera), dai polmoni con la tosse e lo sputo (tube rcolosi polmonare), dalle vie urinarie con l'urina (bilharziosi urinaria), dalla pelle con le croste od il pus (impetigini, scabbia, tigne), dalle vie genitali còn le secrezioni infiammatorie (malattie sessuali), d alla placenta con il sangue (sifilide). Gli agenti infettivi che escono dal soggetto malato possono infettare un soggetto sano con vari meccanismi:

e Per contagio diretto, che può essere delle sole mani, del corpo, degli organi sessuali o a::1che del fiato (tubercolosi) . e

Per contagio indiretto, attraverso indumenti o asçiugamani contaminati, la polvere del suolo contaminata, l'acqua o i cibi contaminati o attraverso la puntura di insetti ematofagi (che si nutrono di sangue cioè) . Spesso sono le mosche che trasportano microbi dalle feci o dallo sputo di un malato sui cibi, altre volte le blatte, o anche i topi e i ratti. Per la bilharziosi sono dei molluschi viventi in acque dolci che, contaminati da urine o feci di malati, contamin eranno poi ampiamente le acque ove persone ignare verranno a bagnarsi o a bere, prendendo la malattia. Per la malaria e la filariasi sono le zanzare che, infettatesi su un individuo malato, trasmette-


ranno successivamente ai sani quei parassiti. I PORTATORI D'INFEZIONE Abbiamo già visto nel capitolo 3° come l'organismo si difenda contro gli agenti infettivi producendo sostanze ad essi contrarie dette anticorpi. Questi anticorpi, se sono prodotti dall'organismo in quantità abbondante, riusciranno ad uccidere tutti i microbi che erano entrati e a vincere la malattia. L'individuo così guarisce. Alcune volte però anticorpi scarsi o deboli non riescono ad uccidere tutti gli agenti infettivi ed alcuni di questi sopravvivono nell'organismo anche se in numero ridotto. Si forma in tal modo una malattia cronica o una malattia che, dopo un primo momento di apparente guarigione, ritorna, cioè recidiva. Altre volte gli agenti infettivi entrati nell'organismo riescono a sopravvivere molto tempo (settimane o mesi o anche anni) prima di essere completamente distrutti dagli anticorpi. La malattia è già scomparsa, l'individuo è cioè clinicamente guarito, ma gli agenti infettivi ancora resistono. Essi in tal caso possono ancora essere trasmessi da quell'organismo ad altre persone. Le persone guarite dalla malattia ma che possono ancora.trasmet.. tere microbi o parassiti agli altri si chiamano portatori convalescenti. Altre volte ancora questi agenti, entrati in un organismo molto resistente, non sono riusciti nemmeno a provocare uno stato di malattia ma solo a sopravvivere per un certo tempo nel suo interno. Le persone che hanno quei microbi nel proprio organismo senza malattia in atto, sono tuttavia capaci di trasmettere ad altri la malattia. Essi sono chiamati portatori sani. La scoperta dei portatori sani e dei portatori convalescenti ha segnato per la scienza un enorme progresso, perchè in tal modo si è potuto finalmente capire come mai molte malattie infettive potevano essere trasmesse da un villaggio all'altro, da una comunità all'altra anche senza che individui malati si fossero spostati. Si è potuto capire cioè che la catena di infezione di quelle malattie era formata in gran parte da portatori sani o convalescenti, e perciò inap-

parenti, e solo in piccola parte da persone malate vere e proprie. Lo studio accurato delle modalità di trasmissione delle malattie e della loro apparzione tra le popolazioni (epidemiologia) ha permesso alla scienza di mettere in atto misure opportune per interrompere la catena di infezione di molte di esse, di svolgere cioè una azione di protezione (profilassi} sia per il singolo che per le masse.

LE PRINCIPALI MALATTIE TRASMISSIBILI Le più importanti malattie trasmissibili riscontrabili nel continente africano, elencate per ordine alfabetico, vengono qui di seguito trattate. Per ognuna di esse si è seguito uno schema fisso permettente di avere sotto gli occhi ad ogni apertura di pagina una malattia al completo nei suoi principali aspetti, dalla sorgente d 'infezione alla terapia. Per rendere più comprensibili alcuni di quegli aspetti siamo stati obbligati a semplificare nella parte grafica certi particolari troppo complessi o ad ingrandire altre volte fuori dal reale alcuni elementi così da metterli in maggior risalto, visualizzando talvolta fenomeni ns:m visibili ad occhio nudo ma solo con l'aiuto del microscopio. Gli organismi microscopici sono stati sempre racchiusi nel disegno da un cerchio, rappresentante il campo visivo del microscopio; con due cerchi sono stati racchiusi gli organismi visibili solo al microscopio elettronico (virus), con ingrandimenti cioè eccezionali non realizzabili con i comuni microscopi. Nel riquadro in alto a destra, per ogni singola malattia abbiamo riassunto in modo schematico i dati più importanti riferiti nel testo., come pro-memoria a colpo d'occhio. 163


...... AMEBIASI

SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da amebiasi, sia con malattia in atto che convalescenti o portatrici apparentemente sane del parassita. AGENTE INFETTIVO Ameba (Entamoeba histolytica): organismo microscopico, appartenente al gruppo dei protozoi; vive nella mucosa dell'intestino crasso ove si riproduce in gran numero

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sotto forma vegetativa. Per sopravvivere nell'ambiente esterno il parassita assume la forma di cisti, che rappresenta perciò la forma di resistenza n el suolo o nell'acqua e nello stesso tempo la forma infettante per altre pers one.

TRASMISSIONE Contagio per mezzo di mani sudice, alimenti contaminati, acqua contaminata; le mosche hanno grande

importanza nel trasportare le cisti del parassita da feci infette ai cibi.

PORTA D'ENTRATA Attrave rso la bocca. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Comunità con scarsa igiene, sprovviste di latrine, ave la defecazione nell'ambiente è libera; villaggi con molte mosch e .

MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Lavarsi accuratamente le mani prima di mangiare o di t occare i cibi; non bere acqua sospetta ma bollirla, filtrarla o disinfettarla; lavare con cura le verdure crude; proteggere i cibi dalle mosche.

Protezione collettiva: Educazione sanitaria; costruzione e manutenzione igienica delle latrine; con-


sorgente d'infezione: • persone con amebiasi o portatori agente infettivo: • ameba trasmissione: • mani. alimenti, acqua, rnosche, porta d'entrata: • bocca contagio più facile: • mancanza d'igiene. defecazione libera. mosche protezione collettiva • educazione, lavare mani, latrine, acqua potabile, lotta alle mosche incubazione: • un mese sintomi: • diarrea con sangue, coliche, tenesmo diagnosi: • esame feci terapia: • metronidazolo. tetraciclina

trollo igienico dell'acqua; lotta con- Principali manifestazioni: tro le mosche; non utilizzare conci- · Diarrea con muco e sangue (10-30 me umano come fertilizzante del- scariche al giorno) accompagnata da dolori addominali, tenesmo retl'orto se non dopo più mesi di fermentazione; cura di tutti i casi actale. A volte gravi complicazioni al certati di amebiasi. fegato per passaggio di amebe a quell'organo e formazione dì RICONOSCIMENTO "ascesso epatico" amebico. DELLA MALATTIA Forme croniche debilitanti con alPeriodo di incubazione: Da 4 ternanza di periodi di diarrea e pegiorni a 3-4 mesi, in genere 15-30 riodi di stitichezza. Possibili forme giorni. asintomatiche.

Diagnosi di laboratorio: Esame microscopico delle feci per individuare le forme vegetative delle amebe (su feci diarroiche) o le cisti (feci formate). Illaboratorìsta deve saper riconoscere le amebe patogene dalle altre amebe non patogene.

TERAPIA Metronidazolo c. 250 mg: 6-8 c. a1 dì

x 8 dì, da ripetere dopo un mese; oppure tetraciclina caps. 250 mg: 2 g al dì x 8 dì, da ripetere dopo un mese; oppure dihidroemetina f. 1-1 112 al dì sottocute x 7 dì, da ripetere dopo 14 giorni (calcolare 1 mg/Kg di peso al dì); Clioquinol c. 250 mg: 36 al dì x 1 O dì. In caso di sospetto ascesso epatico ricoverare d'urgenza (il pus va evacuato con puntura epatica)

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ANCHILOSTOMIASI

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SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da anchilostomiasi. Terreno ove abbiano defecato persone affette da anchilostomiasi. AGENTE INFETTIVO Anchilostomi: vermi parassiti, lunghi circa 1 cm, che vivono nell'intestino tenue, attaccati mediante piccoli uncini boccali alla mucosa; provocano piccole ferite della parete intestinale attraverso cui succhiano sangue. Producono uova microscopiche che, mescola166

te con le feci dell'individuo parassitato, cadono nel terreno. Lì l'uovo si schiude liberando una larva, sempre microscopica, che dopo 2 settimane è capace di infettare altre persone. Le larve infettanti possono sopravvivere in terreni umidi e ombreggiati per più settimane. TRASMISSIONE Contatto con terreno contaminato da feci di malati di anchilostomiasi, e dove si sono sviluppate le larve infettanti.

PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle. Le larve infettanti se vengono a contatto con un piede umano, sono capaci di penetrare attraverso la pelle e di raggiungere così la circolazione venosa. Attraverso questa, pervengono al cuore e di qui al circolo polmonare; non riuscendo a passare il filtro polmonare perforano gli alveoli erisalgono l'albero respiratorio fino in trachea e faringe. Qui giunte, vengono deglutite passando nell' esofago e scendendo fino al duodeno

dove si sviluppano- in adulti attaccandosi alla mucosa e svolgendo la loro opera di parassiti. Possono vivere alcuni·arnii e produrre migliaia di uova al giorno. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Comunità con scarsa igiene, sprovviste di latrine e dove la defecazio-· ne nell'ambiente è senza controllo; le larve si sviluppano in terreni umidi e ombrosi; è pericoloso camminare a piedi nudi in prossimità di


sorgente d'infezione: • persone con anchilostomi agente infettivo: • anchilostomi trasmissione : • terreno contaminato porta d'entrata: • pelle contagio più facile: • mancanza d'igiene, defecazione libera, terreni umidi protezione collettiva: • educazione, latrine, scarpe, controlli e trattamenti periodici incubazione: • un mese sintomi: • dolori epigastrio. anemia, astenia d1agnosì: • esami feci terapia: • mebendazolo o befenio

luoghi di defecazione. MISURE DI PROTEZIONE

Protezione individuale: Evitare di camminare scalzi su terreni sospetti. Protezione collettiva: Educazione sanitaria; costruzione e manutenzione igienica delle latrine; uso di scarpe; controlli periodici (al microscopio) delle feci per categorie di soggetti sotto rischio (operai agricoli addetti a piantagioni che richiedono umidità del terreno, orto-

lani, minatori, vasai); controllo delle feci dei bambini e delle donne gravide. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA

Periodo di incubazione: Da 4 a 8 settimane. Principali manifestazioni: La penetrazione delle larve provoca sulla pelle nella sede di entrata piccole lesioni pruriginose che possono passare inosservate. n passaggio delle larve nell'albero respiratorio

provoca tosse secca per 2-3 giorni. L'insediamento dei vermi adulti nel duodeno è causa dapprima di dolori epigastrici, specie a stomaco vuoto, poi di anemia (da sottrazione di sangue). L'a n emia può essere lieve o grave, a seconda del numero di vermi presenti. Si manifesta sempre con debolezza, poca voglia di lavorare, pallore (osservare il colore delle congiuntive, della lingua, delle gengive e delle unghie). Se l' anemia è grave s i può avere edema delle gambe, grave astenia ed anche

morte.

Diagnosi di laboratorio: Esame microscopico delle feci per individuare le uova del parassita. TERAPIA Mebendazolo c : 1-3 x 2 dì; oppure Tetramisolo c. 150 mg in dose unica; oppure Befenio naftoato 5 g in dose unica con acqua e zucchero o latte e zucchero.

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ASCARIDIASI

SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da ascaridiasi; terreno ove abbiano defecato persone affette da ascaridiasi. AGENTE INFETTIVO Ascaridi: vermi intestinali, lunghi 15-30 cm. Vivono nell'intestino tenue ove si nutrono di chimo (alimenti già in parte digeriti), sottraendolo alla digestione della persona ospite. La femmina produce un numero enorme di uova microscopiche (fino a 200.000 al giorno) 168

che, mescolate con le feci, cadono sùl terreno contaminandolo. Dentro l'uovo, dopo 1-2 settimane si sviluppa una larva, la quale rest erà chiusa nell'uovo per mesi e anche per più di un anno, in attesa di essere inavvertitamente ingoiata da un'altra persona con alimenti contaminati. Una volta ingerito, l'uovo si schiude nello stomaco dell'ospite liberando la larva. Questa attraversa la parete intestinale, raggiunge la circolazione venosa e segue poi la stessa strada che abbiamo visto

fare alle larve degli anchilostomi: prima al cuore, poi al circolo polmonare, passa nei polmoni, risale l'albero respiratorio fino al faringe, ridiscende in esofago, nello stomaco e si localizza nell'intestino t enue ave gli adulti, raggiunta la maturità sessuale, si accoppiano, fanno uova ed esplicano la loro azione parassitaria. Gli adulti non vivono più di un anno. TRASMISSIONE Per mezzo di mani sudice, alimenti

contaminati con uova del parassita, acqua contaminata, terra contaminata (geofagia). PORTA D'ENTRATA Attraverso la bocca. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Comunità con scarsa igiene, senza latrine, ove la defecazione è senza controllo. Le uova del parassit a possono sopravvivere per più di un anno nel terreno.


sorgente d'infezione: • persone con ascaridiasi. terreno contaminato agente ~nfettivo : • ascaridi trasmissione: • mani, alimenti, acqua, terra porta d'entrata • bocca contagio più facile • mancanza d'igiene, defecazione libera protezione collettiva: • educazione, latrine, concimi ben maturati, trattamenti periodici • l

tncubaztone: • due mesi stntomi: • coliche diagnosi: • esame feci terapia: • piperazina o tetramisolo

MISURE DI PROTEZIONE

Protezione individuale: Igie ne delle mani e dei cibi; non bere acqua sospetta ma bollirla o filtrarla o disinfettarla; lavare accuratamente le insalate ed ogni vegetale che si mangi crudo. Protezione collettiva: Educazione sanitaria; costruzione e manutenzione igienica delle latrine; uso di concime umano come fer tilizzante degli orti solo dopo almeno 2-3 mesi di fermentazione; sorveglianza dei bambini affinchè non mangi-

no terra; igiene delle mani, in particolare nei bambini delle scuole (lavarsi le mani prima di mangiare e di toccare i cibi); trattamenti p e riodici, con antielmintico appropriato, dei bambini e delle donne gravide se in comunità particolarmente colpita; alimentazione bilanciata nei bambini e nelle gravide che mangiano terra. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA

Periodo di incubazione: Circa 60-

80 giorni. Principali manifestazioni: Coliche addominali; nei bambini sotto ai 5 anni l'addome si fa gonfio, si può avere vomito con emissione di ascaridi dalla bocca o dal naso; pallore. Per intestazioni con gran numero di ascaridi si può verificare un'occlusione intestinale con 'necessità di intervento operatorio urgente (altrimenti il bambino muore) .

Diagnosi di laboratorio: Esame microscopico delle feci per individuare le uova del parassita; l'espulsione di un ascaride adulto nelle feci o col vomito deve far sospettare la presenza d i altri ascaridi nell'intestino. TERAPIA Piperazina adipato (o altro sale di piperazina) 7 mg/kg in dose unica, per bocca; oppure Tetramisolo c. 150 mg., in dose unica o ripetuta il giorno dopo. 169


BlENORRAGIA o GONORREA

SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da blenorragia, con malattia in atto o apparentemente guarite (portatori di forme croniche inapparenti). AGENTE INFETTIVO

Gonococco: organismo microscopico che vive a preferenza nelle mucose delle basse vie urinarie (uretra) provocando infiammazione con secre zione muco-purulenta, ma che può infiltrarsi anche più all'in-

170

terno nell'organismo, causando lesioni dell'apparato genitale, delle articolazioni e del cuore.

Attraverso le mucose degli organi sessuali; attraverso la congiuntiva (nel neonato).

TRASMISSIONE Contagio sessuale da malato a sano o contagio indiretto con mani o asciugama1ù contaminati; contagio dalla madre al figlio durante il parto (forma oculare dei neonati detta oftalmoblenorrea).

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Durante rapporto sessuale con persona blenorragica (ma che puo essere apparentemente sana); durante il parto se la madre è blenorragica. MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Evitare

PORTA D'ENTRATA

rapporti sessuali con persone sospette (che hanno cioè rapporti sessuali frequenti anche con altre persone); uso di preservativo nel coito o di pomate antisettiche. Protezione collettiva: Educazione sanitaria e sessuale, specie dei giovani. L'educazione sessuale va praticata già a livello di scuole secondarie, se non di primarie. Si de-. ve riuscire a far capire ai giovani che la malattia va curata prima possibile e che una persona malata di


sorgente d'infezione: • persone affette da blenorragia agente infettivo: • gonococco trasmiSSione • contagiO sessuale. contag1o del neonato nel parto porta d'entrata: • mucose gen~tah. cong1un11va contagao pau facaiP • rapporta sessuali 1ncaut1, nel parto d1 donna blenorragica protez1one collettiva: • educaz1one, profilassi dea neonati concolhrio incubazione: • 3 giorni sintomi: • scolo urctrale purulento; congiuntivite grave nel neonato: complicazioni tl1agnosa: • c1tn1ca. esa mo microscopico del pus teropia: • penicillina o sulfamidici

blenorragia, se non si cura, è pericolosa per gli altri potendo contagiare facilmente il suo coniuge o qualsiasi altra persona con cui abbia rapporto sessuale. Speciali gocce disinfettanti (collirio all'argirolo) negli occhi di ogni neonato subito dopo la nascita {profilassi alla Credé) RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA

Periodo di incubazione: 1-8 giorni, di solito 3-4. Principali manifestazioni: Scolo purulento d al canale uretrale, con bruciore nell'urinare; dopo qualche te mpo, se il soggetto non si cura, possono insorgere complicazioni a gli organi sessuali profondi (ovari, utero, prostata, testicoli), alle articolazioni (artriti) e più raramente al cuore (endocardite). Ne può derivare sterilità permanente

sia per l'uomo che per la donna. Nella oftalmoblenorrea dei neonati si ha una grave congiuntivite purolenta con forte gonfiore delle palpebre che può portare alla cecità.

Diagnosi di laboratorio: Esame microscopico del pus per individuare i gonococchi. TERAPIA Penicillina G procainica (sol. aequo-

sa) 2 milioni al giorno x 5 giorni, o 4,8 milioni in 2 dosi, una per parte, in una sola volta, più 2 c. di Proben e cid; oppure Cotri.moxazolo c. 4 al giorno x 5 giorni, o Tetraciclina 2 g al giorno per 5 giorni. Nell'oftalmoblenorrea dei neonati Penicillina G. crist. 150.000 x 2-3 volte x 7 dì e instillazioni locali di collirio antibiotico ma meglio rico-· vero in Ospedale.

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COLERA

SORGENTE D'INFEZIONE Persone malate o convalescenti di colera o portatori sani dell'agente infettivo. AGENTE INFETTIVO

TRASMISSIONE Per mezzo di acqua o cibi contaminati, biancheria sporca di malati di colera, mani sporche. Le mosche possono trasportare facilmente i vibrioni dalle feci di malati ai cibi.

Vibrione del colera: organismo microscopico detto anche, per la sua forma, bacillo virgola. Pullula nelle feci e nel vomito di persone colerose e può sopravvivere nelle acque per vari giorni.

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PORTA D'ENTRATA Attraverso la bocca. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Stagioni calde, in comunità povere che vivono addensate, con scarsa

igiene, senza gabinetti e che bevono acqua inquinata. MISURE DI PROTEZIONE

Protezione individuale: Igiene scrupolosa, soprattutto in relazione all'acqua (incluso il ghiaccio e i· gelati) e agli alimenti (latte, brodo, frutti di mare, verdure crude); vaccinazione anticolerica (dura 6 mesi soltanto). Protezione collettiva: L'educazione sanitaria e l'igiene ambientale sono i due cardini della profilassi.

Avvertire le autorità sanitarie per qualsiasi caso di colera a nche se solo sospetto; istituire una cintura sanitaria attorno al villaggio per bloccare il pericolo di rapida epidemia nella regione. Isolamento dei malati; disinfezione delle loro feci e vomito; lotta alle mosche. Sorveglianza igienica dell'acqua da bere, del latte e degli alimenti che si consumano crudi. Vaccinazione anticolerica (ma è più importante l'igiene ambientale e l'educazione sanitaria).


sorgen te d'infezione: • persone con colera o portaton agente infettivo: • vlbrione del colera trasmissione: • acqua. ali meriti, mosche porta d'entrata: • bocca contagio più facile: • mancanza d'igiene, defecaz1one libera, mosche protezione collettiva: • educazione. latrine, lotta alle mosche, soNeglianza alimenti e acque. vaccinazione. denuncia incubazione • 3gfornl sintomi: • d1arrea acquosa frequentissima. vorruto, crampi , disidratazione d1agnos1: • esame coltu rale delle fec• terap1a: • fleboclisi. tetrac1clina o streptomicina

RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo di incubazione: Da l a 5 giorni. Principali manifestazioni: La malattia si manifesta con diarrea acquosa (anche 30-40 e più scariche al giorno). poi vomito, sudori freddi, crampi muscolari. n decors o è in genere rapido, in pochi giorni e talvolta in meno di 24 ore (forme fulminanti) con morte rapida dovuta a disidratazione. n malato di colera è come prosciugato, ha una

faccia sofferente (maschera colerica, pag. 100), con occhi e guance incavate. Le sue feci sono liquide, bianchicce, simili ad acqua di riso; altre volte possono essere giallastre, verdastre o emorragiche. La temperatura è bassa, la pelle viscida e fredda. Esiston o anche forme attenuate e forme inapparenti (portatori s ani).

Diagnosi di laboratorio: La facies, le condizioni generali e la sintomatologia, fanno clinicamente

sospettare la malattia; la diagnosi di laboratorio si fa con la coltura del vibrione dalle feci, in laboratori attrezzati, e con esami sierologici. TERAPIA La terapia è urgente: Fleboclisi rapide di soluzione fisiologica: 500 rnl in pochi minuti, da ripetere dopo l ora più lentamente e poi con soluzione glucosata al 5% rip etere àncora più volte. Appena il vomito si ferma dare per bocca soluzione reidratante, a cucchiai (zucchero 20

g, sale da cucina g 3.5, bicarbonato di sodio g. 2,5, cloruro di pot assio g. 1.5 in un litro d'acqua bollita). In caso di impossibilità di dare fleboclisi, tentare in ogni m odo la reidratazione orale. Tetraciclina 2 gal dì im. , o Streptomicina l gal dì im. x 5 dì. Cortisonici.

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DIARREE ACUTE INFANTili

SORGENTE D'INFEZIONE Bambini o adulti affetti da diarrea o portatori sani degli agenti infettivi causa di diarree.

TRASMISSIONE Contagio per mezzo di mani sudice, alimenti contaminati, acqua contaminata, mosche.

.AGENTE INFETTIVO

PORTA D'ENTRATA Attraverso la bocca.

Vari organismi microscopici: al· cuni virus e batteri, più di frequente; talvolta anche protozoi (Giardie) e vermi intestinali (Anguillule) possono essere la causa di diarree acute.

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MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Comunità con poca igiene, senza gabinetti, dove la defecazione nell'ambiente è senza controllo, l'acqua da bere è contaminata da ma-

teriale fecale (pozzi mal tenuti, sorgenti mal captate), dove ci sono molte mosche. MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Igien e in generale, specialmente delle mani; pr ot ezione degli alimenti dalle mosche. Non bere acqua contaminata ma bollirla prima o disinfettarla o filtrarla. Non mangiare cibi che potrebbero essere contaminati. Protezione collettiva: Educazione sanitaria della popolazione, mi-

rante a sen sibilizzare le persone sui seguenti punti: igiene dell'acqua (prioritaria) e degli alimenti, costruzione e m anutenzione igienica dei gabinetti, lotta alle mosche con ogni mezzo. I genitori, in ogni comunità, d evono essere istruiti sull'importanza del t rattamento precoce delle diarree, pr ima che insorga disidratazione, per mezzo della soluzione reidratante orale (vedi pag. 326). Ogni madre, ogni padre deve saper preparare e somministrare la soluzione per via orale, in


sorgen te d".nfezrone: • persone con drarrea o portatorr agente infettivo: • virus. batteri intestinali trasmissione: • mani, alimenti, acqua, mosche porta d'entrata: • bocca contagio più facile: • mancanza d'igiene, defecazione · libera, mosche protezione collettiva: • educazione,latrine, acqua potabile, lotta alle mosche incubazione: • 2-3giorni sintomi: • diarrea liquida frequente , disidratazione diagnosi: • clinica terapia : • reid ratazione orale. naso-gastrica o per fleboclisi, cloramfenicolo o sulfamidici

caso ce ne fosse bisogno. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA

Periodo di incubazione: Da po· che ore a pochi giorni. Principali manifestazioni: Scariche d i feci liquide, m olte volte al giorno, talvolta con sangue, con o senza febbre. Può insorgere vomito (elemento pericoloso). Possono esserci dolori addominali. Le condi· zioni generali, s e non si interviene, possono precipitare rapidamente

provocando disidratazione grave in pochi giorni o in poche ore.

Diagnosi di laboratorio:

n tipo di disturbi è di per sè c aratteristico ; esami di feci o altri esami di laboratorio possono fornire l'esatta identificazione dell'agente causa· le. TERAPIA Se non c'è febbre dare s olo soluzione reidratante (pag. 326). La soluzione si deve dare a cuc-

chiaini. Può essere preparata da qualsiasi genitore con sale, zucche· ro e acqua bollita (se manca il bicarbonato d i sodio e il cloruro di potassio, è ugualmente efficace; vi si può aggiungere un poco di succo d'arancio o di limone, contenenti spontaneamente potassio). Se il b ambino è allattato dalla madre al seno continuare con l'allattamento materno, oltre alla soluzione reidratante. Se c'è febbre, sulfaguanidina o Ftalisulfatiazolo, o Cloramfenicolo per

os o Clioquinol. Se vomito, occorre reidratare o per via nasogastrica (pag. 400) o con fleboclisi glucosata o fisiologica (in ospe dale d'urgenza, tentando, durante il trasporto, di far bene al malato cucchiaini d ella soluzione reidratante).

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DIFTERITE

SORGENTE D'INFEZIONE Persone malate o convalescenti di difterite; portatori asintomatici di bacilli difterici. AGENTE INFETTIVO Bacillo della difterite: organismo microscopico che localizzandosi nel faringe, nell'interno del naso, nelle tonsille o in laringe, si moltiplica formando membrane bianchicce superficiali, senza diffondersi nell'organismo; tuttavia questi microbi producono una sostanza tossica che provoca lesioni a distanza nei vari orga176

ni, potendo causare anche la morte. Il bacillo della difterite può localizzarsi anche nella pelle, su piccole ferite, provocando ulcerazioni cutanee. TRASMISSIONE Trasmissione diretta da malato (o portatore) a sano, attraverso il fiato, la tosse, il bacio o indirettamente per mezzo di fazzoletti contaminati, mosche, polvere contaminata, latte contaminato.

PORTA D'ENTRATA In genere per via respiratoria, più raramente per via digerente o sulla pelle. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Vicino ad individui affetti da difterite o guariti da poco tempo; più frequente in bambini o ragazzi. MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Evitare contatti con persone malate o convalescenti di difterite; vaccinazione

antidifterica. Protezione collettiva: •Educazione sanitaria dei genitori. Nelle regioni dove la malattia è frequente occorre attivare la vaccinazione antidifterica d i massa nel 1 o anno di vita. Da ripet ere dopo 6 anni. E' una delle vaccinazioni più efficaci. Qualsiasi caso sospetto della malattia va isolato e denunciato alle aut orità sanitarie; disinfezione di ogni oggetto e indumento nella stanza del malato; cura immediata di ogni caso.


sorgente d'infezione: • persone con differite o portatori agente rnfetlivo: • bacillo della drftente trasmissione: • Irato. tosse porta d'entrata: • respiratona contagro più lacrle. • vrcrno a maiali o convalescentr drdrltente protezione colletlrva: • educazione dei genitori, vaccrnazionc. drsrnfezione, denuncra e isolamento incubazione: • Sgiornr srntomr· • mal di gola con placche biancastre: drspnea, se crup diagnosi: • clinica, tampone lanngeo rn laboratorio terapia: • srero antidifterico, eritromicina. tracheotomia se pericolo di vita (crup)

RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo di incubazione: Da 2 a 8 giorni, raramente di più. Principali manifestazioni: Nella forma faringea (angina difterica) la febbre è in genere modesta, c'è mal di g ola con formazione di p lacche biancastre {pseudomembrane) su base arrossata, sulle tonsille, ugola o sui pilastri del faringe; i linfonodi d e l col!o possono tumefarsi. L'alito è dolciastro. Forma laringea (detta crup) : è la forma più grave perchè può provocare

rapidamente la morte per soffocazione. Le pseudomernbrane localizzate in laring e ostacolano la respirazione, la mucosa è congesta: si ha raucedine, progressiva dispnea insp iratoria con stridore laringeo, "tirage" e crisi d i asfissia. Sia nella prim a che nella seconda forma, oltre alle manife stazioni locali si p ossono avere complicazioni generali dovute all'azione d ella tossina difterica sul cuore (miocardite), sul sistema nervoso (paralisi del velo pendulo con rigurgito d i liquidi dalle narici e voce nasale , para lisi oculari con strabi-

smo), con morte in p ochi giorni o in convalescenza. Diagnosi di laboratorio: In laboratorio attrezzato, esame microscopico e culturale dell'essudato, prelevato con tampone sterile; la malattia può essere sospettata dall'aspetto delle pseudome rnbrane e dalla sintomatologia. Le pseudomembrane, dis taccate con un abbassalingua, non si dissolvono se messe in acqua, a differenza del semplice catarro o del p us delle comuni angine.

TERAPIA Siero antidifterico f. 10.000 U.i. irn, Eritromicina c. 500 mg o sciroppo 1 (2) gal eli x 10 dì. Dieta liquida ocremosa se necessario. Fomenti con acqua bollente e bicarbonato. Gargarismi con àcqua calda e bicarbonato. Instillazioni nasali eli gocce eli Protargolo o Argirolo al 3%. In alcuni casi è necessario intervenire clùrurgicamente aprendo la trachea (tracheotomia, da eseguire solo in Ospedale) per salvare la vita del malato che morirebbe soffocato.

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t

DRACUNCULOSI

m

SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da dracunculosi; alcuni animali (cani, scimmie , bovini) affetti da dracunculosi. AGENTE INFETTIVO Dracunculo: verme filiforme detto anche "verme di Medina"; è lungo fino a 1 metro. Vive nel sottocutaneo e nei tessuti più profondi degli arti inferiori, affacciandosi sulla pelle attraverso una ulcerazione che assomiglia a un foruncolo. La porzione del foruncolo che si affac178

(;la sulla p elle è l'utero de lla femmina, da cui fuoriescono larve figlie (microscopiche) ogni volta che la pelle venga a contatto con dell'acqua (entrando per esempio in una pozza o in uno stagno). Le larve emesse vengono inghiottite, come preda, da piccolissimi crostacei (copepodi) viventi in acque dolci ed appena visibili ad occhio nudo. Dentro questi crostacei le larve vivono per settimane o m e si.

TRASMISSIONE Bevendo l'acqua, con ingestione involontaria dei crostacei infetti; una volta ingeriti i crostacei, le larve che essi contenevano si liberano nell'intestino dell'ospite, si diffondono nel suo organismo e s i accrescono fino a diventare vermi adulti, per localizzarsi infine negli arti inferiori. PORTA D'ENTRATA Attraverso la bocca.

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Comunità con poca igiene, ove le persone attingono l'acqua da bere in pozze o stagni, entrandovi dentro con i piedi. MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Evitare di bere acqua sospetta ma sterilizzarla prima con l'ebollizione o filtrarla anche con un semplice panno o disinfettarla.


sorgente d'infez1one: • persone o animali cor. dracunculosi agente infett1vo: • dracunculo trasmissione: • acqua. con crostacei 1nfestati porta d entrata: • bocca contagio più faci le: • Q.cqua da bere att1nta in pozze o stagni protezione collettiva: • educazione, potabilizzaz1one dell'acqua incubaz1one: • 1 anno sintomi: • pseudo·foruncolo alla gamba diagnosi: • clinica. esame rnicroscoptco di liquido dal foruncolo terapia: • Mebendazolo, estrazione graduata

Protezione collettiva: Educazione sanitaria: si devono trasmettere alla popolazione le conoscenze sulla natura e sulle modalità di infezione della malattia, organizzare una disciplina igienica nell'approvvigionamento dell'acqua da bere, in modo da impedire che chi attinge l'acqua vi entri dentro con i piedi. Recinzione dei luoghi di raccolta dell'acqua in modo che non vi possano accedere bovini o altri animali. Cura di tutti i soggetti colpiti. La distruzione dei crostacei infetti si

può realizzare filtrando, bollendo o disinfettando l'acqua prima di berla. Si possono anche usare disinfettanti direttamente nelle pozze e negli stagni. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA

Periodo di incubazione: Circa 1 anno. Principali manifestazioni: Foruncolo che si ulcera ad un piede o gamba, talvolta, ma non sempre, con un tratto di verme palpabile o

visibile sotto la pelle in sua corrispondenza. Se vicino ad articolazione, si può avere gonfiore dell'articolazione e difficoltà nel camminare.

Diagnosi di laboratorio: L'aspetto della lesione è già di per sè sufficiente per la d iagnosi. Stimolando con acqua fredda le lesioni, vengono emesse dall'ulcera larve del parassita, riconoscibili però solo al microscopio.

TERAPIA Mebendazolo 3 c . in d ose unica, da ripetere dopo 10 giorni oppure Niridazolo 25 mg/Kg eli x 7 dì, con Phenobarbital c . 100 mg al dì. Estrazione lenta del parassita, avvolgendolo gradatamente ad uno stecca, se:::ondo metodo tradizionale.

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EPATITE VI RALE

.. ...;·

..

SORGENTE D'INFEZIONE Persone malate o portatrici sane dell'agente infettivo. AGENTE INFETTIVO Virus dell'epatite virale: organismo ultramicroscopico . Ne esistono 2 tipi: tipo A e tipo B. Il primo, penetrato per via orale, passa nel sangue, va ai visceri (fegato) e viene eliminato per 1 o più mesi con le feci, resistendo settimane nell'ambiente esterno. n secondo, penetra-

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to attraverso la cute, passa nel sangue ove resta presente per lungo tempo (40-200 giorni) e negli organi (fegato); è poco resistente nell'ambiente esterno. TRASMISSIONE Per il tipo A: attraverso l 'ingestione di ficqua o cibi, contaminati da feci infette; mani sporche, mosche che dalle feci trasportano il virus sui cibi. Per il tipo B: per mezzo di iniezioni

con aghi infetti (non sufficientemente sterilizzati), trasfusioni di sangue da donatore portatore inapparente del virus; operazioni con ferri non sterili (circoncisioni), tatuaggi. E ' possibile che anche insetti pungenti, come zanzare o tafani, possano trasmettere il virus. Forse anche per mezzo del contatto sessuale. PORTA D 'ENTRATA Attraverso la bocca. per il tipo A

~

' Il(,

Attraverso la pelle (iniezioni, trasfusioni, punture di insetti, tagli chirurgici), per il tipo B. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Tipo A: più frequente in bambini e giovani, in comunità con s.c arsa igiene, senza gabinetti, con molte mosche. Per il tipo B: in Ospedale con infermieri poco preparati (forma da iniezione) o dove la sterilizzazione delle siringhe non è eseguita come si dovrebbe; durante ceri-


sorgente d'rnfezrone: • persone con l'opatrte o portaton agente rnfellrvo: • vrrus. (trpo A e trpo B) trasmrssione: • A, acqua o crbr. manr mosche; B. rniezronr, trasfusionr. circoncrsioni porta d'entrata: • A. bocca; B. pelle contagio prù lacrle: • A. mancanza d rgronc. delecazrone libera. mosche: B. Ospedale senza igrene protezione collettrva: • A. educazrone, latnne, lotta alle mosche, acqua potabile; 8, stcrrlizzazionc smnghc rncubazrone: • 1 -2mesi sintomi: • febbre, ittero. astenia, fegato dolente diagnosi: • clinica. esami del sangue e urine terapia: • riposo, alimentazione appropriata. vrtarnrna B complesso

monie di circoncisione o altre operazioni rituali se i ferri usati non sono sterilizzati e vengono usati per più persone. MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Profilassi medicamentosa con gammaglobuline (costosa); igiene accurata delle mani e dei cibi; buona sterilizzazione di siringhe e ferri chirurgici. Protezione collettiva: Educazione sanitaria; denuncia di tutti i casi alle autorità sanitarie; isolamento

lotta contro le mosche; costruzione e manutenzione igienica dei gabinetti; miglioramento della preparazione tecnica e della coscienza professionale degli infermieri. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo di incubazione: Da 3 settimane a 6 mesi.

Principali manifestazioni: Febbre, perdita dell'appèttito, ittero (osservare le congiuntive) forte

astenia. feci scolorite, fegato ingrossato e dolente. In alcuni casi si può avere la morte. Se c'è guarigione può aversi una convalescenza prolungata con astenia e cattivo funzionamento del fegato. La malattia è molto grave se interviene in donna gravida.

TERAPIA Estratto di fegato iniettabile im. (la sua efficacia è tuttavia dubbia). Protettori epatici (Complesso B, Metionina, Inositolo, Vitamina B12). Alimentazione senza troppi grassi, senza fritture, con molti alimenti freschi (ricchi di vitamine). Riposo, soprattutto.

Diagnosi di laboratorio: Esami del sangue in laboratorio attrezzato; esami delle urine.

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FEBBRE GIALLA

SORGENTE D'INFEZIONE Scimmie affette dal virus della febbre gialla; persone malate di febbre gialla. AGENTE INFETTIVO

Virus della febbre gialla: organismo ultramicroscopico. Penetrato nell'organismo vive dapprima nei linfonodi poi nel sangue e nei visceri (fegato, milza, midollo osseo, reni, mucosa intestinale) dove parassita le cellule provocandone la distruzione. 182

TRASMISSIONE Mediante la puntura di zanzare appartenenti al genere Aedes. Queste zanzare depongono le loro uova (visibili ad occhio nudo) nell'acqua, essendo però sufficiente per questa deposizione anche una quantità minima di acqua, quale quella che si raccoglie con la pioggia in un vecchio copertone di ruota, in scatole di latta abbandonate, in cocci rotti o altri contenitori occasionati abbandonati con le immondizie attorno al villaggio o alla città.

Dalle uova delle Aedes emergono nell'acqua le larve (focolaio !arvale) che evolvendosi si trasformano in ninfe, galleggianti nell'acqua, e poi in zanzare adulte che voleranno via per pungere e succhiare il sangue, preferibilmente durante le ore notturne. PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle.

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE In zone di foresta ove vivono scimmie infette, ma anche in villaggi e città ove esistono le zanzare trasmettitrici. MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Vaccinazione antiamarillica (dura 10 anni); uso di zanzariera nel letto e alle finestre deUa casa; repellenti sulla pelle.


sorgente d'infezione: • scimmie con virus. persone malate agente infettivo: • virus trasmissione: • puntura di zanzare po.r tad'entrata: • pelle contagio più facile: • foresta, zone con zanzare protezione collettiva: • lotta alle zanzare, zanzariere, vaccinazione incubazione: • 5 giorni sintomi: • febbre alta improvvisa. cefalea, dolori, vomito con sangue, subittero diagnosi: • esame del sangue terapia: • estratti epatici e protettori epatici, alimentazione appropriata

Protezione collettiva: L'educazione sanitaria deve mirare soprattutto ad organizzare la lotta contro le zanzare con ogni mezzo: non mantenere contenitori d'acqua senza coperchio (bidoni, pentole, vasi) attorno alle abitazioni; distruggere tutti i possibili focolai !arvali organizzando la raccolta e distruzione sistematica (sotterramento} di tutti i cocci abbandonati attorno al villaggio, vecchie scatole di latta, vecchi copertoni di ruote; drenare e ricolmare ogni piccola

raccolta d'acqua stagnant e. Utilizzazione di zanzariera per la notte. Stimolare la popolazione alla ricerca di s ostanze repellenti (estratti di piante, burri vegetali, ecc.) da spalmare sulla pelle e sost anze da bruciare (crisantemi) per tenere lontane le zanzare . Denuncia urgente dei malati alle autorità sanitarie. Isolamento dei malati sotto zanzariera, specie nei primi giorni della malattia. Vaccinazione di massa solo in zone ove la malattia rappresenta un grave pro-

blema. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo di incubazione: Da 3 a 6 giorni. Principali manifestazioni: Inizio brusco con febbre alta, prostrazione, cefalea, dolori al dorso, dolori epigastrici, vomito con sangue (vomito nero), lieve ittero (osservare le congiuntive), polso relativamente lento in relazione alla febbre. Esistono sia forme leggere

che fo4me gravi e mort ali (morte nel 30- 40% dei casi).

Diagnosi di laboratorio: Esame del sangue in laboratori specializzati; e same di frammenti dì tessuto epatico (biopsia o autopsia) in ce ntri attrezzati. TERAPIA Estratti epatici iniettabili : 1 f. al dì im x 10 dì; Protettori epat ici. Alimentazione liquida o cremosa nei primi giorni. 183


FEBBRE TIFOIDEA e ALTRE SALMONELLOSI

'

SORGENTE D'INFEZIONE Per la febbre tifoidea: persone malate, convalescenti o portatrici sane dell'agente infettivo. Per le altre salmonellosi: oltrechè i portatori umani hanno importanza i polli. i maiali, i ratti e altri animali infetti, anche se apparentemente sani. AGENTE INFETTIVO Bacillo della febbre tifoidea, bacilli dei paratìfi e altri (oltre 200 specie) appartenenti al gruppo delle Salmonelle: organismi microscopici che vivono nel tubo diger~nte e 184

nelle urine dei portatori. Sopravvivono oltre un mese nell'acqua e negli alimenti infetti. TRASMISSIONE Per mezzo di acqua o cibi contaminati dalle feci o urine dei portatori. Le mosche e le blatte contaminano facilmente i cibi; così le mani sudice. Per le salmonelle con origine da animali, l'infezione si verifica per contaminazione di acque o cibi dalle loro feci o urine o più spesso per ingestione di carne o uova degli stessi animali infetti.

.

PORTA D'ENTRATA Attraverso la bocca. I bacilli dall'intestino passano poi nel sangue invadendo l'organismo. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Stagioni calde, con molte mosche, in comunità con scarsa igiene, senza gabinetti o con gabinetti male u bicati (contaminanti i pozzi) e ove si beve acqua contaminata

MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Igiene scrupolosa specialmente in relazione all'acqua da bere e agli alimenti crudi (verdure, latte, frutti di mare; in città anche g elati). Protezione collettiva: Educazione di tutto il personale addetto alla manipolazione di alimenti (nelle latterie, macellerie e altri negozi di alimentari, mercati, mense scolastiche, ecc.) Educazione sanitaria della comunità soprattutto in relazione all'acqua potabile, al latte, ai gabinetti (non vi-


sorgente d'infezione: • persone malate o portatori; animali portatori agente infettivo: • bacillo del tifo, altre salmonelle trasmissione: • acqua e cibi, mosche, mani porta d'entrata: • bocca contagio più facile: • mancanza d'igiene, mosche. defecazione lfbera, acqua inquinata protezione collettiva: • educazione, igiene alimenti e acqua, lotta alle mosche e blatte incubazione: • 15 giorni -12 ore sintomi: • febbre con curva tipica, stato di sonnolenza: gastroenterite acuta diagnosi: • emocultura, reazione di Widal, coproculture terapia: • cloramfenicolo

cini a pozzi o a corsi d'acqua; liquami da utilizzare nell'orto solo dopo 2-3 m esi di fermentazione ). Lotta contro le mosche Disinfezione delle feci e urine dei malati. Protezione de i cibi da mosche e blatt.e .

RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo di incubazione: Da 1 a 3 settimane, in media 10-15 giorni per il b. tifoideo 3-4 giorni per i paratifoid ei. Per le altre salmonellosi anche solo 8 -24 ore. Principali manifestazioni: A se-

conda se causate dal b. tifoide o, d ai paratifoidei o da altre salmonelle, le manifestazioni sono diverse: nel 1° caso, inizio subdolo con mal di testa, febbre lieve poi in aumento progressivo (pag . 78 ), stanchezza e perdita di appetito ; dopo una set timana la febbre è elevata, la lingua patinosa, le labbra asciutte e screpolate, l'addome distes o e dolente alla palpazione, appaiono rade chiazzette rosee (su pelle chia ra); feci cremose o liquide; stato di sonnolenza fino allo stuporoso; poi la febbre si abbassa lentamente p er lisi. Convalescenza

lunga. Complic azioni: otite, colecistite, perforazione intestinale e peritonit e , e morragia intestinale, coma tossico. Quando è causata da paratifi, l'inizio è più acuto, la febbre irregolare , la diarrea intensa. Nelle altre salm on e llosi il quadro è s imile a d una tossinfezione alimentare: gastroenterite acuta con diarrea e vomito (talvolta a tipo colerico) . febbre elevata. Grave in bambini.

Diagnosi di laborato rio: La diagnosi precisa è possibile solo con l'aiuto di un buon laboratorio: emocoltura, reazioni sierologiche (r. di Widal), coprocoltura. TERAPIA Cloramfenicolo 2-3 gal dì x 1Odi, con Complesso B. Oppure tetraciclina idem, meglio se in Ospeda le . Cibi liq uidi o cremos i. Reidratazione orale o ev. se d isidratazione.

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FEBBRI RICORRENTI

j

l SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da febbri ricorrenti; ratti affetti dall'infezione. AGENTE INFETTIVO

Borrelie: organismi microscopici del gruppo delle spirochete. Ne esistono 2 specie diverse, che danno malattie simili: Borrelia recurrentis e Borrelia duttoni. La prima è più diffusa in Africa Orientale, la seconda nel resto dell'Africa.

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TRASMISSIONE Per mezzo di pidocchi del corpo (B. recurrentis) e per mezzo di zecche (B. duttoni). I pidocchi vivono nei vestiti e sul corpo, depongono uova nei filamenti delle stoffe, nelle cuciture e si nutrono di sangue dell'ospite; non è infettante la loro puntura ma le loro feci. Queste, contenenti numerose Borrelie, vengono emesse sulla pelle durante l'atto di pungere; le Borrelie entre-

ranno nella pelle o attraverso la zona punta o attraverso sgraffi prodotti dalle unghie nel grattarsi. Le zecche trasmettitrici di Borrelia duttoni (Ornithodoros) vivono nel suolo, in crepe del terreno, alla base delle capanne o nei muri; ne escono durante le ore notturne per pungere uomini ed animali (ratti) per poi rinascondersi nei loro rifugi. n ratto rappresenta il serbatoio abituale di questa Borrelia. Una zecca

infetta può trasmettere l'infezione anche alle sue uova: da una zecca infetta perciò possono nascere altre decine di zecche infette. Le zecche trasmettono la malattia all'uomo o attraverso la puntura o con liquidi emessi dalle zampe mentre stanno pungendo. PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle


sorgente d'infezione: • persone malate, ratti portatori agente infettivo: • borrelie trasmissione: • pidocchi, zecche porta d'entrata: • pelle contagio più facile: • comunità con pidocchi e zecche protezione collettiva: • educazione, lotta a pidocchi e zecche e ai ratti incubazione: • 7 giorni sintomi: • febbre improvvtsa con brivido e curva tipica, cefalea, dolori muscolari , ricadute diagnosi: • striscio o goccia spessa durante la febbre terapia: • penicillina

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE In comunità povere ove sono frequenti pidocchi o zecche trasmettitrici. Per la febbre da pidocchi si possono avere epidemie; quella da zecche, si manifesta in modo endemico. MISURE DI PROTEZIONE

Protezione individuale: Evitare contatti con i malati; evitare di dor-

mire in case sospette (ove sono presenti pidocchi o zecche); uso di insetticidi, specie n ella stanza dove si dorme; repellenti nei vestiti e nelle calzature. Protezione collettiva: Educazione sanitaria; lotta contro pidocchi e zecche. Isolamento dei malati; disinfezione dell'abitazione, le tto, vestiario di ogni malato; lotta ai ratti.

RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo di incubazione: Da 2 a 12 giorni, in media 7 giorni. Principali manifestazioni: Inizio brusco con brivido e febbre elevata che dura 4-7 giorni; cefalea, dolori muscolari, talvolta vomito e ittero. Successivam ente miglioramento, poi ricaduta dopo 1-2 settimane per 2-3 o più volte (poche volte nella forma da pidocchi, molte volte e di

più breve durata nella forma da zecche). Talvolta forme mortali.

Diagnosi di laboratorio: Esami del sangue (striscio, goccia spessa) prelevato d urante l'attacco febbrile (altrimenti le Borrelie non sono presenti nel sangue periferico).

TERAPIA Penicillina 2 milioni im. x 2 v . al di x 5 dì.

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FILARIOSI ELEFANTIASI CA t

SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da filariasi. AGENTE INFETTIVO Filarie: venni filiformi, lunghi 4 -1 O cm; vivono nei linfonodi dove possono provocare gravi disturbi della circolazione linfatica , causando la cosidetta elefantiasi. Le filarie emettono durante la loro vita (che può essere di anni} milioni di filarie figlie microscopiche, dette microfilarie. Le microfilarie vanno nel sangue circolante specialmente 188

durante le ore notturne (filaria uutturna}. Se una zanzara punge il malato, succhia i] sangue e con esso le microfilarie. Que ste , all'interno della zanzara, si accrescono e possono poi essere trasmesse ad altra persona durante una nuova puntura della zanzara.

PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle. Le filarie penetrate nel sangue durante là puntura della zanzara, diventeranno in alcuni mesi da microscopiche ad adulte, e si fisseranno quindi nei linfonodi generando poi nuove microfilarie

TRASMISSIONE Mediante la puntura di zanzare dei generi Culex, Anopheles, Aodes e

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE In villaggi in prossimità di paludi, acque poco correnti, zone acquitrinose; -ma anche in cen tri cittadini

Mansonia.

ovtmque siano presenti focolai la 1 vali delle zanzare trasmettitrici (Culex depone le uova specialmente in ac·que sporche, come i rigagnoH delle acque di scolo v1cino alle abitazioni). Le zanzare pungono a preferenz.a di notte o al cre,p uscolo e proliferano più in stagioni piovose.

MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Difesa m eccanica contro le zanzare con zanzariere; repelle nti sulla pelle.


sorgente d'infezione • persone con filariosi agente infettivo: • filarie trasmissione: • zanzare porta d'entrata: • pelle contagio più facile : • ove sono zanzare, stagioni di pioggia protezione collettiva: • educazione, lotta alle zanzare, chemioprofilassi incubazione: • 6mesi sintomi: • linfangiti, edemi, linfonodi ingrossati, elefantiasi, idrocele diagnosi: • goccia spessa terapia:

PrQJ;ezione collettiva: Educazione sanitaria, basata soprattutto sull'organizzazione collettiva della lotta alle zanzare: eliminazione di acque stagnanti e di qualsiasi possibile focolaio !arvale per un raggio di almeno 3 km. attorno al villaggio, bonifica dei terreni acquitrinosi, eliminazione di canalette di scolo delle acque luride; protezione contro le zanzare mediante la diffusione della zanzariera e l'utilizzazione di fumi antizanzare (crisantemi) nelle capanne durante la notte; polveriz-

zazioni con DDT o altri insetticidi sulle pareti interne delle abitazioni, solo se organizzate a livello di Ministero. Chemioprofilassi con Dietilcarbamazina (6-9 c. in un giorno, 1 volta al mese, per un anno). RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo di incubazione: Da 3 mesi a 3 anni. Principali manifestazioni: La malattia comincia con disturbi della circolazione linfatica: infiamma-

zione dei vasi linfatici, di solito ad una gamba, con gonfiore, febbre, ingrossamento dei linfonodi inguìnali, che può guarire per poi ripetersi e complicarsi, dopo anni, con edema del piede o gamba (elefantiasi) ed ispessimento della pelle. Talvolta nell'uomo, versamento di liquido nel sacco scrotale (idrocele) ed elefantiasi dello scroto. L'elefantiasi può colpire anche un braccio, una mammella, la vulva. A volte urina lattescente per rottura di linfatici nelle vie urinarie (chiluria).

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dietilcarbamazina

Diagnosi di laboratorio: Esame microscopico del sangue per individuare le microfilarie (goccia spessa) da praticare di preferenza durante la notte. TERAPIA Dietilcarbamazina 3 c. 3 volte al dì (450 mg) x 3 settimane (con antistaminici, eventualmente, se insorgessero reazioni allergiche). Si possono eseguire operazioni che permettono un miglioramento delle condizioni locali, in alcuni casi 189


FRAMBOESIA

SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da framboesia. AGENTE INFETTIVO Treponema pertenue: organismo microscopico, appartenente allo stesso gruppo dell'agente della sifilide. Una volta penetrato nell'organismo si riproduce a livello della mucosa o della cute nella zona di entrata, disseminandosi poi attraverso la circolazione e fermandosi in focolai cutanei e mucosi in varie altre parti del corpo. Nelle forme 190

croniche attacca anche le ossa. Nell'ambiente esterno muore facilmente, ma può sopravvivere ore o giorni in croste o pus. TRASMISSIONE Contagio diretto sulla pelle o su mucose da malato a sano, o indiretto per mezzo di indumenti contaminati, cucchiai contaminati, mosche trasportatrici del treponema, da una lesione di individuo infetto ad una ferita o sulla bocca di persona sana.

PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle e le mucose. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Vicino ad individui malati di framboesia, in comunità con scarsa igiene e molte mosche. Più frequente nell'età infantile. La malattia oggi è ristretta a poche popolazioni, piuttosto isolate, in zona di foresta (Pigmei, ad esempio).

MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Evitare contatti con i malati; igiene delle mani; igiene in generale. Protezione collettiva: Educazione sanitaria, cura precoce di tutti i malati di framboesia (la Penicillina è efficacissima, essendo il parassita molto sensibile a questo antibiotico); isolamento del soggetto malato, fino a che non siano guarite le lesioni cutanee e mucose, e sua educazione affinchè non abbia promiscuità coi fratelli e sorelle o altre


sorgente d'infezione: • persone con framboesia agente infettivo: • Treponemapertenue trasmissione: • per contatto porta d'entrata: • pelle contagio più facile : • popolazioni di foresta protezione collettiva: • educazione, cura precoce, sapone incubazione: è1 mese sintomi: • manifestazioni cutanee e mucose con croste giallastre tipiche, lesioni ossee diagnosi: • clinica, esami sierologici terapia: • penicillina

persone e si attenga alle regole di igiene (specialmente in relazione alla forchetta o cucchiaio, al giaciglio, ai vestiti); lotta contro le mosche; igiene ambientale e personale (sapone) in genere. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo di incubazione: Da 2 sett imane a 3 mesi. Principali manifestazioni: La malattia inizia con una lesione cutanea (papula ulcerata o chancre)

ad un' estremità o al viso o in altra parte del corpo, cui segue dopo 1-3 mesi una generalizzazione dell'infezione con manifestazioni cutanee caratteristiche rilevate, mammellenate, con croste giallastre, accompagnate talvolta da febbre. Successivamente si possono avere manifestazioni di diverso tipo : nodosità, lesioni ulcerate, gomme, periostiti, osteiti. Manifestazioni di cronicità sono le fessure alla pianta d ei piedi, le lesioni alle ossa d ella mano (pag. 116) ai mascellari, alle ossa del na-

so (gangosa) (pag. 109) o alle tibie (deformazione a sciabola). La malattia può durare anni e può portare a morte il paziente per altre infezioni sovrapposte.

TERAPIA Penicillina-alluminio-monostearato, 1 milione e mezzo, im., dose unìca da ripetere dopo 6 mesi. Si può usare anche la penicillina procaina 1-2 milioni al giorno x 5 giorni, daripetere dopo 6 mesi.

Diagnosi di laboratorio: L'aspetto delle lesioni è di per s é sufficiente per la diagnosi. Esame di sangue solo in laboratori specializzati.

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LEISHMANIOSI

SORGENTE D'INFEZIONE Cani, roditori, irax ed altri piccoli mammiferi selvatici affetti da leishmaniosi, spesso in forma inapparente. AGENTE INFETTIVO Leishmanie: protozoi parassiti. Alcune specie di Leishmanie vivono nel sangue, midollo osseo, fegato, milza,linfonodi dell'ospite, distruggendo cellule e provocando diminuzione dei globuli bianchi, dei globuli rossi e delle piastrine con gra192

ve danno dell'organismo (forma viscerale); altre specie invece vivono solo a livello della pelle provocando noduli ulcerati (forma cutanea). TRASMISSIONE Per mezzo della puntura di moscerini, chiamati Flebotomi. Questi moscerini di giorno vivono nelle tane di animali, in grotte, stalle, o gabinetti ed escono poi al tramonto e di notte per pungere. Durante l'anno appaiono sempre nella stessa stagione. Hanno un volo saltellante

e breve. Succhiando il sangue di animali infetti, i flebotomi ingeriscono le Leishmanie in quello contenute. Queste nel tubo dige rente dell'insetto si moltiplicano così che, quando il flebotomo pungerà più tardi un uomo, con la puntura provocherà una nuova infezione.

PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle.

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE In zone ove e sistono i flebotomi, durante la stagione propizia alla vita dei flebotomi, al crepuscolo e di notte. MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Repellenti sulla pelle, insetticidi sulle pareti delle abitazioni, specialmente attorno alle finestre.e sulla zanzariera Protezione collettiva: Educazio-


sorgente d'infezione: • roditori o cani portatori agente infettivo: • leishmanie trasmissione: • puntura di flebotomi porta d'entrata: • pelle contagio più facile: • dove esistono i flebotomi. stagionalmente protezione collettiva: • lotta ai flebotomi incubazione: • 1 mese sintomi: • viscerale: febbre irregolare, anemia, spieno ed epatomegalia; cutanea: nodulo con crosta, cronico e non dolente diagnosi: • esame sierologico, esame microscopico terapia: • antimonio

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..__ ne sanitaria, lotta ai flebotomi (organizzata a livello centrale) con DDT o altri insetticidi; distruzione o allontanamento degli animali selvatici sorgenti d'infezione (ratti, cani randagi, irax). RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo di incubazione: Da qualche settimana a più di un anno

Principali manifestazioni: Forma viscerale detta anche kala a zar: è caratterizzata da febbre irregola-

re, in genere elevata, con brivido e sudorazione, aumento di volume del fegato e della milza, dimagramento, anemia grave, estrema debolezza. Spesso il malato muore dopo alcuni mesi o in 1-2 anni. Esistono anche forme attenuate che guariscono in poche settimane ed infe-

cere. Forme cutanee d iffuse in Africa orientale. L'ulcera è crostosa, con crosta aderente e non provoca dolori; tende a cronicizzarsi. I linfanodi vicini possono essere ingrossati. Le lesioni appaiono più di frequente al viso e agli arti.

zioni inapparenti. Forma cutanea, detta bottone d'Oriente: nella zona in cui il flebotomo ha punto si forma dopo 1-2 mesi un noduletto che si accresce e si ulcera; talvolta si formano 2-3 o più ul-

Diagnosi di laboratorio: Esame microscopico di materiale prelevato dalle lesioni (forma cutanea) o con biopsia dal midollo osseo, dalla milza o fegato (forma viscerale); esami di sangue in labora-

tori specializzati, intradermoreazione alla ·teishmanina. TERAPIA Per la forma viscerale, p reparati di Antimonio (Glucantirn, Neostibosan). im. o ev., a cicli di 10-12 dì, iniziando con dose ridotta nei primi 2 giorni; complesso vitarninico B. Per la forma cutanea si può tentare l'infiltrazione attorno alla lesione, se singolu, cogli stessi preparati; op pure terapia come per la forma viscerale. 193


LEPRA o HANSENIASI

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j{ SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da lepra. Non pare esistano animali fonti di infezione . AGENTE INFETTIVO BacUlo di Hansen o della lepra: organismo microscopico. Non siriesce a coltivarlo in terreni di coltura e perciò il suo studio è difficile. Può sopravvivere nell'ambiente esterno da 2 a 9 giorni. Nell'organismo umano si localizza a preferenza riei nervi periferici, nella pelle e nelle mucose. 194

TRASMISSIONE Contatti ripetuti con leprosi in fase di eliminazione dei microbi, attraverso il fiato, tosse, muco nasale, sputi, lesioni ulcerate, insetti (mosche? blatte?). L'attecchimento della malattia è però difficile perchè influenzato da fattori individuali predisponenti, in parte non noti. Avviene così che mentre molti sono i soggetti contagiati dai bacilli, pochi sono quelli in cui realmente si svilupperà la malattia.

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE In promiscuità di leprosi in fase di eliminazione dei b acilli (forma lepromatosa) e che non si curano; comunità con poca igiene,malnutrite. PORTA D'ENTRATA Più p robabile per via respir atoria che per via cutanea o digerente. MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Evitare promiscuità con leprosi che non si

curano; mantenere un'igiene scrupolosa; buGna nutrizione. Protezione collettiva: Educazione sanitaria e lotta ai pregiudizi delle popolazioni verso i leprosi e al loro isolamento sociale; ricerca sistematica, identificazione precoce e cura controllata di tutt i i leprosi, mediante controlli periodici di gruppi di p opolazioni (scolari, soldati, ecc.) da parte di équipes specializzate. Igiene personale e de lle abitazioni dei le prosi; integrazione dei leprosi nella comunità purchè si


sorgente d'infezione: • persone leprose agente infettivo: • bacillo della lepra trasmissione: • fiato, tosse, muco nasale porta d'entrata: • vi a respiratoria contagio più facile: • comunità con poca igiene e malnutrite, vicino a leprosi protezione collettiva: • educazione, ricerca sistematica e cura controllata, igiene, buona nutrizione. integrazione sociale incubazione: • 2 anni sintomi: • lesioni cutanee con perdita della sensibilità, ingrossamento tronchi nervosi diagnosi: • esame del raschiato nasale o cutaneo

-.. curino regolarmente; miglioramento dell'igiene ambientale e della nutrizione della comunità. Lotta alle mosche e alle blatte. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo di incubazione: 1-2 o più anni. Principali manifestazioni: Macchie o noduli sulla pelle, con perdita della sensibilità; ingrossamento di t ronchi nervosi in sedi caratteristiche (pag. 124); talvolta "facies leonina" (pag. 103 ); ulcerazioni segui-

terapia: • O.O.S .

•"

te da mutilazioni spontanee alle mani o ai piedi; atrofie muscolari, paralisi, complicazioni oculari. Le ulcerazioni sono dovute ad infezioni prodotte da spine, schegge di vetro infilatesi nella cute passate inavvertite (insensibilità dovuta a lesioni dei nervi sensitivi). Esistono 3 forme cliniche di lepra, manifestazioni di una diversa reazione immunitaria dell'individuo e con diversa gravità: la forma tubercoloide (L T), che è la più att enuata, la forma borderl ine (LB) o intermedia, e la forma

Lepromatosa (LL) più grave. Que-

st'ultima é anche la più pericolosa come contagiosità, diffondendo largamente i bacilli nell'ambiente esterno; viene distinta anche una forma detta indeterminata (LI), stadio iniz iale di evoluzione verso qualsiasi delle altre 3 forme.

Diagnosi di laboratorio: Esame microscopico del raschiato nasale e di sierosità ottenuta da lesioni cutanee; l'aspetto delle lesioni, con perdita di sensibilità e in-

grossamente di tronchi nervosi, debbono far sospettare la malattia. TERAPIA DDS 1 c. da25mg, 1 v. a settimana x 4 settimane, poi 2 c. idem, poi 4 c. 1 v . a settimana x 2 o più anni. Cortisonici e antistaminci o tetramisolo se si manifestano reazioni al DDS. Esistono altri preparati (Clofazirnina, Rifampicina , ecc.) e schemi di dosaggio diversi; meglio seguire quelli consigliati dai rispettivi Ministeri di Sanità. 195


LOASI

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SORGENTE D'INFEZIONE Persone, forse anche scimmie (mandrilli?), affette da Loasi. AGENTE INFETTIVO Loa loa: vermi filiformi (filarie) lunghi circa 3-7 cm; vivono nel tessuto connettivo dell'ospite spostandosi in varie regioni del corpo e potendo così apparire e scomparire nel sottocutaneo ora qua e ora là; si rendono visibili se passano sotto la congiuntiva, nell'occhio. La femmina genera larve microsco196

piche (microfilarie) che vanno nel sangue circolante durante le ore del giorno (fila rio si diurna ) potendo così essere succhiate da insetti pungitori diurni (tafani) dent ro i quali si svolge una fase della vita del parassita. TRASMISSIONE Mediante la puntura di tafani (Chrysops), grosse mosche pungenti che vivono in prossimità de i fiumi. Il tafano si infetta succhiando il sangue di soggetti malati di

loasi e ricco perciò di microfilarie . All'interno del tafano le microfilarie si accrescono e possono ess ere ritrasmesse con una nuova puntura ad un nuova persona. PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Nelle zone ove e sistono i tafani trasme ttit ori, nelle ore d iurne, in zone di foresta ombrosa, vicino a

fiumi, durante le stagioni di pioggia. MISURE DI PROTEZIONE

Protezione individuale: Repelle nti sulla pelle; evitare zone conosciute per esservi frequente la malattia. Protezione collettiva: Educazione sanitaria, lotta contro i tafani trasmettitori (difficile). A questo scopo è importantissimo stimolare la popolazione ad identificare con precisione la specie trasmettitrice


sorgente d'infezione: • persone con loasi agente infettivo: • Loa /oa trasmissione: • puntura di tabanidi porta d'entrata: • pelle contagio più facile: • foresta vicino a fiumi protezione collettiva: • educazione,lotta ai tabanidi Incubazione: • 6 mesi sintomi: • gonfiori di Calabar, prurito diagnosi : • goccia spessa terapia: • dietilcarbamazina

di tafani, studiare le sue abitudini e il ciclo di vita, così da promuovere insieme alle autorità ministeriali una ricerca dei mezzi più efficaci per la sua distruzione o il suo controllo. Ad esempio la ricerca di sostanze repellenti ricavate da vegetali, lo studio dei luoghi di deposizione delle uova, lo studio del modo più efficace per distruggerle. In realtà fino ad ora la prevenzione delle collettività alla !oasi non ha ottenuto ris ultati soddisfacenti proprio per la nost ra ignoranza sul-

la vita dei tafani, per il costo troppo alto dei repellenti in commercio e per la non partecipazione delle comunità a queste ricerche e a questa lotta. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo di incubazione: Da 3 mesi a 3 anni. Principali manifestazioni: La malattia comincia in genere con gonfiori, insorgenti alle mani e alle braccia, vicino ad art icolazioni o al

viso, con dolenzia, sensazione di caldo e prurito (gonfiori del Calabar); questi gonfiori durano pochi giorni, scompaiono e poi ricompaio no da un'altra parte. Sono in relazione col passaggio del verme nel sottocutaneo. Il verme può render" si vis ibile nei momenti in cui passa sotto la cute ma specialmente se passa sotto la congiuntiva oculare.

Diagnosi di laboratorio: Esame microscopico del sangue (goccia spessa) per mettere in evi-

rlenza le microfilarie. TERAPIA Dietilcarbamazina per bocca: iniziare con 0.05 x 3 volte al dì, aumentando gradatamente fino a 4 c. x 3 volte al dì per 3 settimane. Per attenuare le spiacevoli reazioni allergiche provocate dalla medicina, dare insieme antistaminici . Quando il verme passa sotto la congiuntiva può essere estratto chirurgicamente con anestesia locale.

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MALARIA

SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da malaria (anche senza febbre, ma che l'hanno avuta qualche settimana o mese prima). AGENTE INFETTIVO Plasmodi: protozoi parassiti che vi· vono nei globuli rossi del sangue, di· struggendoli. Ne esistono 4 specie che colpiscono l'uomo; P. vivax, P. malariae, P. falciparum,

e P. ovale.

TRASMISSIONE Mediante la puntura di zanzare (Anopheles). Le zanzare si infettano succhiando il sangue di persone con 198

malaria. Nello stomaco della zanzara il parassita si riproduce enormemen· te invadendo tutto il corpo dell'in·

setto e fissandosi infine nelle sue ghiandole salivari. Nell'atto di pungere, le zanzare iniettano la loro saliva che serve a rendere insensibile la pelle così che la persona non si ac· corga della puntura. Iniettando la saliva, una zanzara che è infetta inietta anche i plasmodi che erano nelle ghiandole salivari e t rasmette la malaria. Le zanzare depongono uova in acque stagnanti. Dalle uova, in pochi giorni, nascono larve che,

dopo qualche altro giorno, si trasformano in ninfe (fase di preparazione al!a maturazione dell'insetto adulto) e quindi in adulti che dall'acqua si le· veranno in volo. PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE In prossimità di p aludi, acque stagnanti o poco correnti; durante le ore notturne, in tutte le stagioni ma più nelle stagioni di pioggia.

MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: p rotezio· ne, alla notte, con zanzariera; alla sera con repellenti sulla pelle. Medi· camenti profilattici (Clorochina, Pirimetamina, l'roguanil ecc.). Protezione collettiva: educazione sanitaria: deve mirare soprattutto a far conoscere il ciclo d i vita del parassita e delle zanzare, ad organizzare gruppi di popolazione per la lotta antizanzare (eliminazione di ogni focolaio !arvale per un raggio di almeno 3 km attorno al villaggio), a incrementare la fabbricazione artigia-


sorgente d'infezione: • persone malariche agente infettivo: • plasmodi trasmissione: • puntura di zanzare porta d'entrata: • pelle contagio più facile: • zone con acque stagnanti, stagioni di pioggia protezione collettiva: • educazione, lotta alle zanzare. zanzariere, chemioprofilassi per categorie sotto rischio incubazione: • 2 - 3 settimane sintomi: • febbre elevata con brividi e con curve tipiche (non all'inizio) diagnosi: • striscio o goccia spessa terapia: • clorochina, chinino

naie delle zanzariere, a stimolare la ricerca di sostanze repellenti contro le zanzare sia da mettere sulla pelle che da bruciare nelle capanne ericavabili da sostanze naturali. L'eliminazione dei focolai !arvali è importantissima: ogni buca, ogni piccolo acquitrino, ogni stagno vicino al villaggio va eliminato. scavando canali o riempiendo dislivelli con terra e p iantando alberi che succhino con le radici molta acqua (eucaliptus). La profilassi medicamentosa (chemioprofilassi) con Clorochina o altri antimalarici, va praticata per le catego-

rie più esposte a pericolose conseguenze (dl!>nne gravide e bambini sotto ai 5 anni). RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo d'incubazione: Da 10 giorni a 6 settimane (raramente qualche mese). Principali manifestazioni: Febbre elevata con lungo brivido, seguito da profonda sudorazione; la febbre è in genere intenr.ittente, a tipo terzana, talvolta quartana (pag. 79). C'é grande debolezza e pallore, ingrossamento della milza e del fegato. Pe-

ricolo di vita (perniciosa) specialmente n e lle primo-infezioni e nei bambini. Pericolo di aborto per donne gravide. Diagnosi di laboratorio: Esame microscopico del sangue preso da l dito (striscio e goccia spessa) p er re perire i Plasmodi. TERAPIA Clorochina (base) c. 600 mg + 300 mg dopo 6 ore al 1° giorno,.poi 300 mg al giorno x 3 giorni. Per soggetti senli- immuni (che ebbero cjoè già in passato la malaria) dose unica di 600 mg. Tener presente le possibilità di

resistenza dei plasmodi alla clorochina in alcune zone geografiche. In tal caso vanno adoperati altri antimalarici (Pirimetamina, Fansidar, Malocid, Chinino, ecc.). Se urgenza (C. G. gravi o coma): Chinino cloridrato, soluz. ìniettabile 250 mg per ·ev. lenta o in fleboclisi glucosata al 5%, 3 fiale in 8 ore, da ripetere se necessario. Esistono anche preparati di chinino e di clorochina im. come di altri antimalarici (seguire istruzioni del Ministero). Non iniettare clorochina in b ambini p iccoli (pericolosa). In convalescenza preparati a base di ferro, e buona alimentazione. 199


MENINGITE CEREBRO-SPINALE

SORGENTE D'INFEZIONE Persone malate o convalescenti di meningite; spesso soggetti apparentemente sani m a portat ori dei microorganismi causanti la meningite. AGENTE INFETTIVO Meningococco: organismo microscopico. Vive abitualmente nelle mucose del naso e del faringe senza provocare gravi disturbi; in alcun i casi, invece , passa nel sangue e

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si localizza nelle meningi provocando la malattia.

PORTA D'ENTRATA Attraverso le vie respiratorie.

fondersi a villaggi o quartieri cittadini.

TRASMISSIONE Trasmissione diretta da portatori del microbo (malati o apparentemente sani) a persona sana, attraverso il fiato, t osse, starnuti, muco nasale, baci; rara la trasmissione indiretta con fazzoletti contaminati .. posate, bicchieri; il meningocco muore infatti rapidamente nell'ambiente esterno.

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Più in stagione fredda, abitazioni affollate e malsane, più nei bambini e giovani adulti; talvolta epidemie circoscritte in caserme o scuole e collegi ove però la malattia non si manifesta in tutti gli individui; attraverso portatori sani, può poi dif-

MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Igiene in generale; chemioprofilassi con sulfamidici. Protezione collettiva: Educazione sanitaria, isolamento per 2 settimane dall'inizio della terapia e denuncia alle autorità sanitarie centrali di ogni caso anche se solo so-


sorgente d'infezjone • persone con memngite o portatori agente infettivo: • mentngococco trasmissione: • fiato, tosse, muco nasale porta d'entrata: • via respiratoria contagio più facile: • bambini e giovani adulti protezione collettiva: • chemioprofilassi di massa accerchiante il caso, vaccinazione incubazione: • 3giorni sintomi: • febbre, cefalea. vomi to, rigidità nucale diagnosi: • esameliquor, tamponi nasali o faringei terapi a: • penicillina, sulfamidict

spetto; cura precoce di ogni soggetto colpito. La chemioprofilassì e la vaccinazione di massa, nella popolazione della zona ove si è manifestato un caso, è urgente. La ricerca dei portatori sani è però possibile solo con l'aiuto delle autorità centrali (laboratori bene attrezzati).

RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo d'incubazione: Da 2 a 5

giorni, raramente fino a 1O giorni.

i-'rincipali manifestazioni: Febbre elevata, spesso con brivido, forte dolore di testa, vomito, rigidità nucale (da ricercare tentando di flettere in avanti la testa del malato sdraiato sul dorso). Talvolta convulsioni, delirio poi coma e morte . .:>e la terapia è precoce il malato può guarire. Può residuare sordità, cecità o paralisi. Frequenti le forme attenuate con pochi sintomi (faringi-

te e catarro nasale) e le forme inapparenti (portatori sani).

Diagnosi di laboratorio: Tamponi nasali e faringei ed esami di sangue o di liquor, ma in laboratori attrezzati. Il liquor, ottenuto co n puntura lombare, è torbido e purulento. In mancanza di laboratorio, la rigidità nucale è il primo segno che deve far pensare alla malattia.

TERAPIA Ricovero urgente in Ospedale. Penicillina 10-20 milioni al dìim. o e v. oppure Ampicillina 2 gal dì se possibile per bocca, altrimenti im. o ev. oppure Sulfadiazina 10-20 mg/ kg al dì per bocca; complesso vitaminicoB.

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MICElOMA o PIEDE DI MADURA

SORGENTE D'INFEZIONE Terriccio contenente le forme di resistenza (spore) dell'agente di malattia. AGENTE INFETTIVO Miceti (funghi microscopici). Il micete che provoca questa malattia vive normalmente, sotto forma di spore microscopiche, nel terreno,

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potendo così sopravvivere anche per anni. Se le spore vengono introdotte accidentalmente attraverso una ferita nei tessuti, provocano il micetoma. TRASMISSIONE Per mezzo della penetrazione di terriccio con spore del micete nei tessuti del piede (raramente al gi-

nocchio, mano o avambraccio) con una spina, scheggia, chiodo, pezzo di lamiera, ecc .. PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Più frequentemente in zone semia-

ride ma possibile anche altrove ; in individui che camminano scalzi e perciò facilmente soggetti a ferite da spine ai piedi. MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Uso di scarpe. Protezione collettiva: Educazione sanitaria, utilizzazione di calza-


sorgente d'infezione: • terriccio con spore agente infettivo: • miceti trasmissione: • spine, chiodi porta d'entrata: • pelle contagio più facile: • zonesemiaride, persone scalze protezione collettiva: • scarpe o sandali incubazione: • 1 anno sintomi: • gonfiore graduale e formazione lenta di noduli, fistole, masse bernoccolute alle ossa del piede diagnosi: • clinica, esame del pus terapia: • amputaz1one

ture, anche di semplici sandali costruiti con vecchi copertoni di ruote d 'auto, o di zoccoli di legno. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo di incubazione: Da alcune settimane a molti a n ni. Principali manifestazioni: La malattia inizia in modo inapparente

e lento, con lieve gonfiore alla pianta del piede senza dolore n è febbre; poi con lenta evoluzione si ha la formazione di nodulì che si ulcerano, lasciando gemere un pus caratteristico, contenente piccoli granuli giallastri o neri o rossastri, visibili a occhio nudo. Successivamente si ha l'invasione delle ossa del piede con g ravissimi

danni, irreversibili, deformanti il piede e trasformandolo in una massa bernoccoluta con fistole e croste, senza tendenza a guarire.

Diagnosi di laboratorio: Esame microscopico del pus. Ma l'aspetto del piede è già di per sé sufficiente per fare la diagnosi.

TERAPIA L'amputazione chirurgica è l'unico mezzo terapeutico quando la malattia è avanzata. Se diagnosticato precocemente, il malato deve essere-inviato in Ospedale attrezzato per tentare terapia con antimicotici o escissione chirurgica del nodulo iniziale.

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MORBILLO

SORGENTE D'INFEZIONE Persone malate o convalescenti di morbillo, in genere bambini. AGENTE INFETTIVO Vinas del morbillo: organismo ultramicroscopico. Vive nelle secrezioni del naso, bocca, congiuntive e delle vie respiratorie; passa anche nel sangue, pelle e sistema nervoso, durante la malattia. Muore facilmente all'esterno.

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TRASMISSIONE Trasmissione diretta molto facile da malato a sano attraverso il fiato, tosse, starnuti; più rara indirettamente con fazzoletti o vestiti o lenzuoli contaminati. PORTA D'ENTRATA Attraverso le congiuntive o per via respiratoria. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE In tutti i bambini che non siano vac-

cinati contro il morbillo o non abbiamo già avuto la malattia. n morbillo è raro negli adulti perchè, avuto una volta nella vita, lascia un'immunità permanente specifica. E' rarissimo che qualche individuo lo prenda 2 volte nella sua vita. MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Evitare che i bambini abbiano contatto cçm altri bambini che hanno il morbillo o che l'abbiano avuto da poco tempo; vaccinazione antimorbillosa, im-

munoprofilassi (Gammaglobuline, contenenti anticorpi antirnorbillosi). Protezione c.o llettiva: L'educazione sanitaria dei genitori deve mirare soprattutto ad ottenere dalla popolazione che la vaccinazione antimorbillosa sia praticata a tutti i bambini entro il 3° anno eli vita (meglio nel go mese) e che, in caso di malattia, i genitori non ricorrano ai servizi sanitari solo all'ultimo momento, quando il bambino è moren-


sorgente d'infezione : • persone con morbillo o convalescenti agente infeliivo: • virus trasmissione: • fiato , tosse, starnuti porta d'entrata: • congiuntiva, via respiratoria contagio più facile: • nei bambini, in comunità ove non si pratica vaccinazione protezione colletiiva: • educazione dei genitorì, vaccinazione

..

Incubazione: • 10 giorni sintomi: • congiuntive arrossate, macchie di Koplik, esantema e enantema dtagnosi: • clinica terapia: • aspirina, vitamina A, antibiotici se complicazioni

te. E' sempre utile il miglioramento della nutnzione in generale, perchè dà maggior resistenza ai bambini in caso di malattia. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo d'incubazione: 8-14 giorni, raramente di più. Principali manifestazioni: Febbre, prima lieve poi elevata, arrossamento delle congiuntive e fotofobia;catarro nasale, gola arrossata

tosse secca e rauca, chiazzette bianche con alone arrossato sul palato molle e all'interno delle guance (macchie di K6plick); poi eruzione di macule rilevate (esantema) prima al viso, collo, quindi su tutto il corpo, rossastre se su pelle chiara, talvolta confluenti, presenti anche sulle mucose (enantema); frequente la bronchite e la diarrea. Possibili complicaziorù: broncopolmoniti, sempre gravi, otiti; lesioni congiuntivali da carenza acuta di vitamina

A (possono produrre cecità), encefalìti quasi sempre mortali. In convalescenza , desquamazione furfuracea della pelle.

Diagnosi di laboratorio: Il tipo di eruzione , la storia della malattia, l'età del malato e il modo di insorgenza (epidemie) sono di per sè caratte.ristiche per la diagnosi, senza bisogno di esami di laboratorio.

TERAPIA Aspirina. Alimentazione con cibi liquidi o cremosi. Vitamina A per bocca o iniettabile (papaie o mango in poltiglia o carota grattata, in mancanza di preparati farmaceutici di vitamina A) . Sciroppo calmante per la tosse, a ntibiotici se complicazioni.

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ONCOCERCOSI

SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da 'o ncocercosi.

sioni, fino alla cecità.

TRASMISSIONE Per mezzo della puntura di particoAGENTE INFETTIVO Onchocerca volvulus: vermi fili- lari moscerini, chiamati Simulidi. formi appartenenti al gruppo delle Questi moscerini vivono nei pressi filarie; vivono avvolti a gomitolo nel di acque molto correnti (rapide, catessuto connettivale, specie n el scate) ove depongono le uova . Dalsottocutaneo. Le femmine, lunghe le uova, incollate su erbe acquati50 cm, generano filarie figlie micro- che o su sassi nell'acqua d ei fiumi o scopiche (microfilarie) che vanno sul guscio di granchi di fiume, a vivere nello spessore della pelle; emergono larve che vivono così atma possono invadere anche i tessu- taccate per alcune settimane, si ti dell'occhio e provocare gravi le-· trasformano in ninfe e poi in insetti 206

adulti che voleranno via dali' acqua.

Gli insetti adulti pungono l'uomo e altri mammiferi, nutrendosi di sanJ Ue. Volano spesso a nugoli.

PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Vicino a corsi d'acqua corrente, rapide o cascate; durante le ore del giorno o crepuscolari (dalle 8 alle 18)

MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale:Repellenti sulla pelle; evitare zone o ve la malattia è diffusa. Protezione collettiva: Educazione sanitaria. Ubicazione dei villaggi lontano da zone pericolose; in certi casi conviene abbandonare il villaggio e ricostruirlo da a ltra parte, se la malattia provoca casi frequenti di cecità. L'educazione sanitaria deve mirare a rendere noto alla popolazione il ciclo di vita del parassita e le abitudini e ciclo di vita dei Si-


sorgente d'infezione: • persone con oncocercosi agente infettivo: • Onchocerca vo/vu/us trasmissione: • puntura di simulidi porta d'entrata: • pelle contagio più facile: • vicino ad acque correnti, rapide, cascate protezione collettiva: • educazione, lotta ai simulidi, nodulectomia incubazione: • 6 mesi sintomi: • pelle di lucertola, noduli, cecità diagnosi : • esame snipcutaneoodei noduli terapia: • nodulectomia, dietilcarbamazina

mulidi, a d organizzare gruppi di popolazione per la lotta contro questi moscerini e a stimolare la popolazione stessa nella ricerca di metodi di lotta nuovi, con mezzi a portata di mano: ricerca di piante velenose per le larve acquatiche; ricerca di sostanze repellenti per i moscerini, ricavate da sostanze vegetali ecc.. La popolazione deve poi aiutare le squadre di infermieri specializzati inviati eventualmente dal Ministero per la lotta organizzata centralmente contro la malattia; questa

lotta è basata su: reperimento del maggior numero possibile di individui con noduli (oncocercomi) palpabili sulla pelle, immediata loro estirpazione chirurgica (nodulectomia), spargimento programmato nelle acque di DDT o altri insetticidi antilarvali. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo d'incubazione: Da 2 mesi a 1 anno. Principali manifestazioni La pa-

rassitosi p rovoca un ispessimento di vaste zone de lla pelle con prurito e rugosità (pelle di lucertola, pelle di elefante) e la formazione di noduli sottocutanei in corrispondenza di salienze ossee (oncocercomi); in alcune regioni disturbi visivi fino alla cecità.

Diagnosi di laboratorio: Esame di un pezzettino di pelle (snip cutaneo) tagliato con una lametta o con le forbici molto in superficie, senza far sanguinare, per

reperire le microfilarie. Esame dei noduli estirpati chirurgicamente. TERAPIA Estirpazione chirurgica dei noduli. Dietilcarbamazina c. da 100 mg ini-' ziando con 1/4 di c. (25 mg al dì x 7 dì, poi mezza c. al dì x 7 dì poi 1/2 c. una volta a settimana x 6 settimane). Mebendazolo c. 1-2 g. al giorno per 3-4 settimane. Pe r attenuare le reazioni allergiche provocate dal medicamento, dare insieme un antistamico. 207


PERTOSSE

SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da pertosse, per lo più bambini, malati o convalescenti. AGENTE INFETTIVO Bacillo della pertosse: organismo microscopico. Vive nelle mucose delle vie respiratorie, resiste poco nell'ambiente esterno. TRASMISSIONE Trasmissione diretta da malato a

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sano attraverso la tosse, il fiato, l'escreato nasale.l' espettorato o il vomito. Rara la trasmissione indiretta con fazzoletti c ontaminati, bicchieri o posate contaminate. PORTA D'ENTRATA Attraverso le vie respiratorie. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Ovunque non si esegua la vaccina-

zione antipertossica, specie in comunità infantili (scuole). MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Evitare di avvicinare soggetti malati di pert osse ; vaccinazione antipertossica, immunoprofilassj (gammaglobuline, ricche di anticorpi antipertosse). Protezione collettiva: Educazione sanitaria dei· genitori affinchè collaborino sia nel fare eseguire ai

figli la vaccinazione nel 1° anno di vita (2 iruezioni, da ripetere dopo 34 anni), sia nel mantenere in isolamento i bambini malati, lontano da altri bambini, almeno durante le prime 3 settimane di malattia. Disinfezione dell'espettorato e del vomito dei malati. (difficile da realizzare) La cura precoce di ogni soggetto malato diminuisce le probabilità di contagio per i soggetti sani che vivono nelle vicinanze.


sorgente

d ' ~nfez1one:e

persone con pertosse

agente infettivo: • bacillo della pertosse trasmiss1one: • tosse, fiato. muco, vomito porta d'entrata: • vie respiratorie contagio più facile: • bambini protezione collettiva: • educazione dei genitori, vaccinazione incubazione: • 10giorni sintomi: • tosse tipica con sibilo i nspiratorio

f RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo d'incubazione: 7 - 14 giorni. Principali manifestazioni: La malattia inizia con raffreddore, poca o niente febbre, tosse prima non caratteristica poi di tipo convulsivo: colpi di tosse che si susseguono rapidamente fino a che il malato resta senza fiato, segue poi una pau-

diagnosi: • clinica terapia· • cloramfenicolo, eritromicina

sa e infine un sibilo o urlo inspiratorio; talvolta dopo l'accesso di tosse segue vomito con muco filante. Gli accessi di tosse si verificano più di notte o nelle prime ore del mattino e possono continuare per più settimane o qualche mese. Può insorgere febbre. Possibili le complicazioni broncopolmonari, le emorragie sottocongiuntivali, la rottura di un timpano

da sforzo durante la tosse, l'ulcerazione del frenulo hnguale. Nei bambini al di s otto dei 2 anni la malattia è più pericolosa.

Diagnosi di laboratorio: Il tipo di tosse con l'urlo inspirato rio che segue a più colpi espirat ori è di per sé caratteristico per fare la diagnosi.

TERAPIA Eritromicina 40 mg/Kg al dì per 7-10 dì, per bocca. Cloramfenicolo: 1/2,1 gal giorno x 5-6 giorni. Sciroppi calmanti per la tosse. Se complicazioni b roncopolmonari: Tetracicline o Ampicillina. Alimentazione con pasti piccoli e frequenti.

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PESTE

SORGENTE D'INFEZIONE Ratti o altri roditori affetti da peste rappresentano la sorgente abituale della malattia; durante le epidemie anche le persone malate di peste. AGENTE INFETTIVO Bacillo della peste: organismo microscopico. Penetrati nell'organismo i bacilli si fermano nei linfonodi vicino alla sede di entrata, poi passando nella circolazione sanguigna, si diffondono in tutto l'organismo provocando lesioni in vari or210

garri e fenomeni tossici generali. Nellinfonodo si forma il bubbone o ascesso purulento caratteristico.

TRASMISSIONE Per mezzo della puntura di pulci (sia di ratti che del gatto o dell'uomo) . La pulce, pungendo un ratto malato di peste si infetta e può trasmettere ad altro ratto o all'uomo la malattia. Quando un ratto malato di peste muore, le pulci lo abbandonano e saltano addosso ad altri ratti o ad altri animali (gatto, cane) o al-

l'uomo se è in vicinanza. Il contagio diretto, attraverso il fiato da malato n sano, si verifica nella forma polmonare; possibile anche il contagio con urina, feci, vomito o pus del malato.

vivono ratti o altrì roditori suscettibili (zone endemiche). I ratti malati tutt avia possono essere trasportati accidentalmente su navi o treni camion, e così portare la malattia anche a grandi distanze.

PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle; per via respiratoria nella forma polmonare.

MISURE DI P.ROTEZIONE Protezione individuale: Evitare contatti con i malati, non entrare nelle loro dimore se non neces$ario; insetticidi contro le pulci, repellenti sulla pelle. Vaccinazione solo rlurante epidemie o in zone perico-

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Vicino a malati di peste, in zone ove


sorgente d'infezione: • ratti pestosi, persone pestose agente infettivo: • bacillo della peste trasmisSIOne: • puntura di pulci rortad'entrata:. pelle contagio più faci le: • zone endemiche di peste protez1one collettiva: • educazione, cintura sanitaria. insetticidi, lotta ai ratti incubazione • 5giorni sintomi: • bubbone, lebbre con brividi, CGgravi d1agnosi: • esame sierosità del bubbone terapia: • tetraciclina, streptomicina

lose (protegge per soli 6 mesi). Protezione Collettiva: E d u cazione sanita ria. Segnalazion e u rgent issima dei cas i a lle autorità sanitarie (pericolo di gravi epidemie); isolamen to assoluto dei mala ti e cin tura sanitaria a ttorno al villaggio colpito; disinfezione delle capanne, insetticidi contro le pulci, distruzione dei ratti. Vaccinazione di massa solo in caso di pericolo immediato. Per chi assiste malati di peste polmonare occorre una maschera di garza p ro te ttiva sul n a so e bocca;

in ogni caso uso d i insetticidi nelle scarpe e nei calzini.

RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo d'incubazione: 1 - 1 O giorni. La forma polmonare ha un periodo d'incubazion e di 1 - 2 g iorni. Principali manifestazioni: Ingrossamen to d oloroso di ghiandola ad un·inguine o ·ascella o collo (bubbone), febbre elevata, brividi, lingua nerastra e secca, vomito, deli-

rio, condizioni generali gravi. Il bubbone dapprima è duro e ben deline ato poi si infia m man o anche i tessuti intorno e la mas sa cos ì formata, che può essere g rande come un pugno, suppura e si apre spont aneamente facen do u s cire un essudato siero -san g uino le nto con brandelli eli tessuto necrotico. Talvolta complicazioni polmonari, sempre g ravi. Alta leta lità . Esistono tuttavia casi con poca febbre e guarigioni spontanee.

Diagnosi di laboratorio : Esame microscopico della sierosità ottenuta pungendo il bubbone; esame del sangue e dell'espettorato per reperire i bacilli della peste.

TERAPIA Tetraciclina c. 2-4 g al giorno x 1 O dì, oppure Streptomicina 1 g 1 /2 a 1 dì x 10 dì, oppure Cloramfenicolo 2 g al dì x 1 O dì, oppure Sulfadiazina per os 12 gal dì x 7 dì. Incisione del bubbone se è fluttuante.

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POLIOMIELITE o PARALISI INFANTILE

SORGENTE D'INFEZIONE Persone malate di poliomielite o, più frequentemente, portatori dell'agente infettivo senza manifestazioni di malattia (portatori sani o inapparenti). AGENTE INFETTIVO Virus della poliomielite: organismo ultramicroscopico. Il virus è presente nel faringe durante il periodo di incubazione e nei primi giorni di malattia, poi è eliminato

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con le feci che rappresentano perciò il veicolo di diffusione più frequente nell'ambiente. Se il virus penetra nel sistema nervoso (meningi, cervello e midollo spinale) si ba la forma paralitica. I casi di paralisi tuttavia rappresentano solo una minima parte dei soggetti colpiti dall'infezione (ed infatti appaiono qua e là come fossero isolati ma in realtà sono collegati tra loro dal contagio attraverso i portatori inapparenti)_; la gran parte dei sog-

getti colpiti guarisce spontaneamente senza manifestare malattia oppure con manifestazioni leggere e simili all'influenza. TRASMISSIONE Per mezzo di cibi o acqua contaminata dalle feci dei portatori del virus, mosche contaminate, mani sporche; rara la t rasmissione diretta con il fiato.

PORTA D'ENTRATA Attraverso la via digerente; rara la via respiratoria. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Più nei bambini e in comunità con scarsa igiene, sprovviste di latrine, con molte mosche. MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: La vaccinazione antipolio (per via boccale,


sorgente d'infezione: • persone con polio o portatori agente infettivo: • virus trasmissione: • cibi, acqua, mosche, mani porta d'entrata: • via digerente contagio più facile: • bambini, mancanza d'igiene, defecazione libera, mosche protezione collettiva: • educazione genitori, vaccinazione,latrine, igiene acqua e cibi, lotta alle mosche incubazione: • 15giorni sintomi: • lebbre, diarrea poi paralisi diagnosi: • clinrca terap1a: • non esiste nella fase acuta; ortopedica negli esiti

.in 3 dosi) è efficace e rappresenta w1a delle poche armi di difesa contro la malattia. Meglio se è eseguita nel 1 o anno di vita, con richiamo a un anno e mezzo e a 6 anni.

Protezione collettiva: Educazione s nnitaria; vaccinazione di tutta la popolazione infantile; denuncia di ogni caso di paralisi alle autorità sali itarie. Isolamento del malato per 2 F;c t.timane, disinfezione della sua :1l>iLazione e specialmente delle

sue feci. Ma soprattutto igiene del villaggio, costruzione e manutenzione dei gabinetti e lo tta alle mosche.

RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo d'incubazione: 3 - 35 giorni Principali manifestazioni: Febbre, mal di testa, vomito, disturbi intestinali, poi paralisi (spesso alle gambe), talvolta morte. Alcune voi-

te la paralisi insorge all'improvviso senza essere preceduta da segni di malattia. In seguito si instaurano atrofie muscolari e contratture che permangono per tutta la vita.

Diagnosi di laboratorio:

TERAPIA Tutti i medicinali noti sono inefficaci. Spesso sono necessari interventi chirurgici, dopo 6-12mesiopiù, per correggere deformità e permettere una· migliore utilizzazione di arti paralizzati; massaggi e ginnastica medica (fisioterapia) sempre utili.

Le manifestazioni paralitiche e l'anamnesi sono sufficienti per la diagnosi. Esami di sangue e di feci solo in laboratori specializzati.

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RABBIA

SORGENTE D'INFEZIONE Cani o a ltri animali affett i da rabbia ( sciacalli, volpi, iene, mangost e ecc.) AGENTE INFETTIVO Virus della rabbia: organismo ultramicroscopico. Si localizza nel sistema nervoso , passa facilmente nella saliva. è d istrutto in p ochi minuti nell'ambiente esterno, ma resis te più giorni a ll'interno dei tessuti in carogne.

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TRASMISSIONE Cont agio diretto per mezzo di morso o leccamento di a n imale infetto o maneggiando la carogna di un animale morto di rabbia. Il periodo di contagiosità di un animale infetto inizia 4-5 giorni p rima della comparsa dei s intomi e perdura poi per t u tta la malattia e qualche giorno dopo la morte. PORTA D'ENTRATA Attravers o la pelle; rara per via re· spiratoria.

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE [n zone ove la malattia è presente qualunque morso di cane o a ltro animale è da ritenersi sospotto di rabbia. MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Non avvicinare cani randagi o semirandagi; in caso eli morso di animale sospetto, pulizia a ccurata d élla ferita e, se possibile, mantenimento in osservazione per 10 giorni dell'an imale , iniziando già ln vuccina zione a ntirabbi-

ca (1 iniezione al giorno sot tocute). Avvertire sempre in ogni modo il servizio vetermario. Se il cane in osservazione manifesta sintomi di rab~ bia (cambiamento dell'umore, aggressività senza motivo apparente . abbaia re rauco, bocca aperta con sbavame.nt o . poi paralisi e morte in una decina d i giorni), continunre la vaccinazione -e fare anche siero antirnbbico. Se l'animale in osservazione non ha invece d ato manifestazioni di rabbia sospendere la vaccinazione dopo 5 giorni. Se l'anima le è fuggito o è stato ucciso occorre an-


sorgente d'infezione: • cani o altri animali rabbiosi agente infettivo: • virus trasmissione: • morso o leccamento di animali rabbiosi porta d'entrata: • pelle contagio più faci le: • ovunque esistano cani non vaccinati protezione collettiva: • educazione, vaccinazione dei cani, distruzione randagi; vaccinazione in caso di morso incubazione: • 1 mese sintomi: • cefalea, agitazione, spasmi muscolari, febbre, allucinazioni, morte diagnosi: • osservazione dell'animale morsicatote ( 1Ogiorni) terapia: • cauterizzazione della ferita, vaccino e siero

che fa re la va ccina zione complet a (14 in ie zioni). Protezione collettiva: Ed ucazione s anitaria dei padroni di cani. Vaccin azione d i tutti i cani domestici; u ccisione dei cani randagi. Cattura o os s ervazion e per 10 g iorni di ogni animale che ha morso cd è sospetto di essere rabbwso. Vaccmazione a n tirab bica d i ogni persona morsa d a anima le rabb ioso o solo s ospetto, se sfuggito alla cattura. RICONOSCIMENTO DELLA MALA.TTIA

Periodo d'incubazione: Da 1O giorni a più m e si, in g en e re 20-60 giorni. Principali manifestazioni: Inizio brusco con insonma, mal di ca po, cccita zione , dole nzia alla zo na morsa, s p asmi mu scolan in t ermit Lenti o progressiVa paraiisi, respirazione spasmodica irre golare , feb bre e leva ta, voce rauca, allucmazkmi, morte i n 5-20 g1orm. Diagnosi di laboratorio: L 'osservaz ione d e ll'a nima le morsicatare per 10 g io rm p ermette d i fare la diaçjnosi o di esclude rla. L'esarm:

d e l cervello del cane in la bora tori spe cil izzati mett e in evidenza, m caso di ra bbia, specìali forzazion i m icroscopiche (corpi del Ne9n) . Altre reazioni solo in laboratori s p ecializzat i. TERAPIA

tro la va re la ferita con acqua e sapone e t rattarla con impacco di tintura d i iodio o d i alcooL Il p aziente va inviato d' u rgenza in Ospedale p e r la vaccinazione e la s ie ro terapia. Tn caso di malattia in at to, medicamenti sintomat ici (Diazepan, oppiace i) per calma re le soffe renze. La malattia é s e mpre mortale.

In caso d i m orso di animale s icu ram ente o qua si s icura m ent e rabbios o , con un m ors o a vvenu to 5-15 rni· nuti prima. la ferita va ~ a Ht.erizzata con ferro rovente o con ac1do mtrico o a cido s olforico. In mancanza d 'al215


SCABBIA

SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da scabbia. AGENTE INFETTIVO Acari: piccolissimi aracnidi (un terzo di millimetro), quasi invisibili ad occhio nudo, che vivono nello spessore della pelle, scavandovi brevi e sottili gallerie ove depongono le loro uova e provocano così irritazione e prurito. Non succhiano sangue ma si nutrono di detriti cellulari e di essudato provocato dall'azione irri-

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tativa. Possono anche vivere nella pelle umana per anni, riproducendosi periodicamente. Esistono acari di specie diverse che parassita no animali domestici e che possono parassitare anche l'uomo, ma in genere solo per poche settimane. TRASMISSIONE Trasmission e diretta degli acari da persona infetta a persona sana. o più raramente indiretta attraverso indumenti contenenti gli acari o

dormendo nello stesso giaciglio usato da persona con scabbia. ·

sapone e dove più persone dormono promiscuamente.

PORTA D'ENTRATA Non c'è penetrazione vera e propria ma parassitismo esterno, vivendo gli acari in superficie, nello spessore dell'epidermide.

Protezione individuale: Igiene delle mani e della pelle; evitare contatti con persone sospette di scabbia, non dormire nei loro giaci-

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Comunità povere, con scarsa igiene personale, dove non viene usato

MISURE DI PROTEZIONE


sorgente d'infezione: • persone con scabbia agente infettivo: • acari trasmissione: • contatto cutaneo diretto, giaciglio porta d'entrata: • pelle contagio più facile: • mancanza d'igiene personale e di sapone protezione collettiva: • educazione, sapone, cura precoce, disinfezione indumenti e giacigli incubazione: • 15 giorni sintomi: • prurito intenso specie dì notte, lesioni tipiche e in sedi particolari dtagnosi: • cltnica, esame del raschiato cutaneo terapia: • benzoato di benzile

nale, l'uso del sapone nella pulizia abituale del corpo e delle mani, e le conoscenze della causa d ella scabbia (acari}, d el ciclo di vita di questi e delle modalità di contagio. La cura precoce di ogni caso di scabbia, con misure di disinfestazione degli indumenti, lenzuoli e coperte , mediante bollitura, previene la diffusione della parassitosi nelle famiglie.

RICONOSCIMENTO DE.LLA MALATTIA Periodo d'incubazione: Da 3 a 30 g iorni. Principali manifestazioni: Prurito intenso, specie di notte, in varie p arti del corpo: tra le dita delle mani, ai polsi, pieghe del gomito, mammelle, tor~ce, natiche, cintura; nei lattanti anche nella pianta dei piedi, caviglie e palme delle ma-

ni. Formazione di piccole vescicole perlacee e sottili brevi solchi, sinuosi (visibili con una lente}; lesioni dovute al grattamento e per infezioni cutanee sopraggiunte.

Diagnosi di laboratorio: La localizzazione del prurito e l'aspetto delle lesioni s on o di per sè caratteristiche; l'esame microscopico di raschiato cutaneo può mettere in e vide nza gli acari.

TERAPIA Bagno caldo gen e rale seguito da applicazioni di emulsiorie saponosa di Benzoato di Benzile al 25% o di pomata antiscabbiosa, da ripetere per 2 giorni consecutivi. Contemporaneamente sterilizzare i vestiti, gli asciugamani e i lenzuoli mediante ebollizione. Curare anche gli altri membri della famiglia che hanno la scabbia .

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SCHISTOSOMIASI o BILHARZIOSI

I I

SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da schistosomiasi; in alcune regioni forse anche rodit ori e scimmie affette da schistosomiasi. AGENTE INFETTIVO Schistosomi: vermi piatti, lunghi poco più di 1 cm, che vivono all'interno dei vasi venosi dell'intestino e della vescica (plesso mesenterico e p lesso vescicale). I vermi, che posson o vivere molti anni, emettono uova microscopiche munite di una punta e capaci di bucare i vasi. In tal modo le uova, rompendo i capillari su per218

ficiali delle mucose, p assano nell'intestino o nella vescica urinaria insieme a un po' di sangue e possono raggiungere l'ambiente esterno con le feci o con le urine. Se cadono in luoghi asciutti non sopravvivono, ma se cadono nell'acqua di un fiume o di uno stagno (acque dolci) possono continuare il loro ciclo di vita: dall'uovo nascerà nell'acqua in pochi giorni un embrione, detto miraci· dio; questo embrione andrà alla ricerca di un mollusco specifico nel cui interno penetrerà e dove potrà moltiplicarsi in numero straordinario

senza necessità di fecondazione. Da un solo embrione così, all'interno del mollusco, possono formarsi in poche settimane migliaia di embrioni figli. Questi altri embrioni detti cercane, di grandezza al limite del visibile, rappresentano la forma infettante per l'uomo. Liberate infatti nell'acqua dal mollusco ospite le cercarie possono penetrare nella pelle di persone che camminano nell'acqua o che fanno il bagno, infettandole.

acqua dolce (BuHnus e Biompha-

TRASMISSIONE Per mezzo di piccoli molluschi di

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE

laria) ospiti specifici del parassita allo stadio di embrione.

PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle. Le cercarie, una volta penetrate, raggiungono la circolazione venosa. In poche settimane diventano 11ermi adulti, si fissano nei vasi attorno all'intestino e alla vescica, si accoppiano e cominciano a deporre le uova.


sorgente d'infezione: • persone con schistosomiasi agente infettivo: • schistosomi trasmissione: • molluschi d'acqua dolce infestati porta d'entrata: • pelle contag iq più facile: • acque stagnanti e piccoli corsi d'acqua protezione collettiva: • educazione, latrine. lotta ai molluschi incubazione: • 2 mesi sintomi: • urina o feci con sangue, fegato e milza ingrossati diagnosi: • esame urina o feci terapia: • miridazolo o hycantone

Acque stagnanti, piccoli corsi d 'acqua, canalette d'irrigazione p rovenienti da dighe e laghi o ve sono presenti i molluschi trasmettitori, in ore calde, in località sprovviste di gabinetti. MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Evitare di bagnarsi in acque sospette o di berle. Protezione collettiva: L'educazion e sanitaria è essenziale per: prevenire la contaminazione delle acque con le feci e le urine infette (conte-

nenti uova del parassita) m ediante la costruzione e l'utilizzazione di latrine; per distruggere le lumache trasmettitrici mediante l'estirpa2ione delle piante acquatiche su cui si rifugiano o utilizzando sostanze per loro tossiche (molluschicidi} o allevando pes ci o anatre che li mangiano. A tale scopo occorre incoraggiare la popolazione ad osservare, sperimentare quali sostanze siano tossiche p er i m olluschi, quali pesci siano più voraci nel distruggerli, ecc. In Etiopia, p er esempio, si è scoperto che dove vivono certe piante sapo-

nose non vivono i molluschi e si è estratto da quelle piante un potente molluschicida. In Cina si sono realizzati grandi progressi nella lotta alla Schistosomiasi grazie alle osservazioni e indicazioni popolari. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo d'incubazione: Da 4 a 10 settin1ane. Principali manifestazioni: Prurito al contatto con acque infette, febbre, tosse, urina con sangue (forma urinaria), diarrea muco-sanguino-

lenta (forma-intestinale) , ingrossamento del fegato e della milza, a volte gravi complicazioni epatiche (cirrosi). DIAGNOSI DI LABORATORIO Esame microscopico delle urine (forma urinaria) e delle feci (forma intestinale) per evidenziare le uova del parassita. TERAPIA Nìridazolo c. 500 mg: 25 mg/kg al dì in 2 volte ai pasti x 7 dì con Phenobarbital100 mg al dì; oppureHycantone f. 200 mg: 3 mg/kg in unica dose ,im .. 219


SIFILIDE o LUE

SORGENTE D 'INFEZIONE Persone malate di sifilide. AGENTE INFETTIVO

Treponema pallidum: organismo microscopico appartenente al gruppo delle Spirochete. Penetrato nell'organismo vive dapprima nella zona d'entrata, per diffondersi dopo 34 settimane, attraverso la circolazione del sangue, in tutto l'organismo. Si localizza con frequenza nelle mucose genitali e della bocca, ove provoca lesioni, facili fonti di contagio per altri soggetti, e in organi profon220

di, ossa, ecc .. TRASMISSIONE Contagio sessuale diretto; cont agio intrauterino dalla madre gravida al feto. PORTA D'ENTRATA Attraverso le mucose degli organi sessuali o della bocca. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Durante rapporto sessuale con persona sifilitica; per il feto, durante la

gravidanza, se madre sifilitica. MISURE DI PROTEZIONE

Protezione individuale: Evitare contatti sessuali con persone sospette (che hanno cioè con frequenza rapporti sessuali anche con altre persone); uso di preservativo o di pomate antisettiche nel coito. Prote zione collettiva: Educazione sanitaria e sessuale : è importante che i giovani, sia uomini che donne, siano consapevoli delle gravi conseguenze su se stessi e sui propri figli dovute alla malattia se non curata,

dell'importanza della cura precoce (che elimina rapidamente il pericolo di contagiare altri) e della responsabilità del contagio verso altre persone. Ogni malato deve port are dal medico anche il partner da cui ha preso la malattia, aUinchè sia sottoposto a visita e a terapia fino a guarigione. l malati devono essere schedati e controllati regolarmente: se non st presentano al controllo vanno richiamati d'autorità.


sorgente d'infezione:., persone sifilitiche agente infettivo: • Treponema oallidum trasmissione: • contagio sessuale porta d'entrata: • mucose contagio più facile: • rapporti sessuali incauti protezione collettiva: • educazione sessuale, preservativo incubazione: • 1 mese sintomi: • chancre, linfonodo ingrossato all'inguine, poi diffusione (condilomi piani poi gomme) diagnosi: • reazione Wassermann e VDRL terapia: • penicillina

RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA

Periodo d 'incubazione: Da 10 a 90 giorni, in media 15-30 giorni. Principali manifestazioni: La malattia ha inizio (periodo primario) con una erosione che si trasforma presto in ulcerazìone (chancre) sui genitali o in bocca, là dove è avvenuta la penetrazione dei t reponerni. L'ulcerazione è rotondeggiant e o ovalare, non è dolorosa, il tessuto alla sua base appare leggermente rigido, indurito. La lesione iniziale può essere

anche doppia o m ultipla anzichè singola, ed è sempre accompagnata dall'ingrossamento di un linfonodo satellite (in genere all'inguine). Do-

po 60-70 giorni dal contagio si ha una generalizzazione dell'infezione (periodo secondario) con febbricola, mal di capo e manifestazioni cutanee e mucose diffuse, talvolta confluenti in placche (condilomi piani). Dopo 1-3 anni, se non si è fatta terapia, si passa al periodo terziario con ulcerazioni in varie sedi, a lenta evoluzione, secernenti liquido filante (gomme sifilitir:hol c"~n'7.8 dolore ma

che lasciano cicatrici retraenti. Lesioni ossee, viscerali e nervose gravi. Nelle donne gravide, facile l'abort o o lesioni congenite del nascituro che resterà tarato per tutta la vita o morirà in giovane età.

Diagnosi di laboratorio: Esami del sangue: Reazione Wassermann, Reazione VDRL e altre reazioni; esame microscopico dell'essudato prelevato da lesioni primarie o secondarie.

TERAPIA Penicillina procainica: 2 milioni U .I. al d ì in 2 v. x 10 dì, im. , oppure Penicillina Alluminio Monostearato 2.400.000 U.I., 1 voltaasettimanax4 settimane . Da ripetere dopo un mese, regolandosi poi con i risultati degli esami del sangue. Preparati di Bismuto e Tetracic!ina se allergia a Penicillina.

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TETANO

SORGENTE D'INFEZIONE Terra o polvere di strada; feci di erbivori contenenti l'agente infettivo, concime animale. AGENTE INFETTIVO Bacillo del tetano: organismo microscopico che ¡vive abitualmente nell'intestino di erbivori senza provocare loro danni. Con le feci dell' erbivoro esce all'esterno nel terreno ove si racchiude in spore, forme cioÊ di resistenza capaci di sopravvivere per anni. Queste spore pos222

sono penetrare accidentalmente, attraverso una ferita, nell'organismo; in tale nuovo ambiente emettono una tossina potentissima che ĂŠ la causa della malattia chiamata tetano. TRA\SMISSIONE Infezione di ferita per mezzo di terra o polvere di strada contaminata; infezione del cordone ombelicale in neonato o delle vie genitali femminili durante il parto con materiale infetto (coltello, mani, ecc.)

PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle, mediante ferita; a livello del cordone ombelicale, per i neonati; a livello della mucosa uterina nelle partorienti. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE In qualsiasi zona ove vivono animali erbivori, in caso di ferita lacerocontusa o profonda (da spina, chio~ do) con poco sanguinamento: ferite agricole, di guerra, in incidenti d'auto; in caso di recisione del cor-

done ombelicale con coltello sudicio; in caso di manovre ostetriche o abortive senza precauzioni igieniche (mani sudice). MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Vaccinazione antitetanica; pulizia e disinfezion e sistematica d'ogni ferita con eventuale richiamo o ripetizione completa della vaccinazione (se la vaccinazione era stata fatta molti anni prima), in caso di ferita sospetta.


sorgente d'infezione: • terra, feci di erbivori agente infettivo: • bacillo del tetano trasmissione: • ferite, taglio del cordone ombelicale, parto porta d'entrata: • pelle contagio più facile: • ferite da spine o lacero-contuse con terriccio, taglio cordone ombelicale o assistenza al parto senza igiene protezione collettiva: • educazione, vaccinazione, igiene delle ferite, igiene nel taglio del cordone ombelicale e nel parto

incubazione: • 1Ogiorni sintomi: • !risma, spasmi muscolari generalizzati diagnosi: • clinica terapia: • Siero e vaccino, penicillina diazepan

Protezione collettiva: Educazione sanitaria; istruzione appropriata degli infermieri, levatrici, O.S. ecc_ sulle modalità più frequenti dell'infezione tetanica e sulle precauzioni profilattiche da prendere; vaccinazione antitetanica delle categorie sotto rischio (donne gravide, soldati, manovali, contadini); igiene scrupolosa nel taglio del cordone ombelicale e nell'assistenza al parto.

RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo d'incubazione: Da 3 - 15 giorni o poco più Principali manifestazioni: La malattia inizia con una contrazione spasmodica delle mandibole (tr i sma) (vedipag.158), il paziente non riesce ad aprire la bocca e nello sforzo fa una specie di sorriso doloroso (riso sardonico); hanno poi inizio spasmi muscolari, prima localizzati poi diffusi a tutto il corpo aq.accessi, molto dolorosi. Gli accessi si

scatenano per stimoli luminosi, rumori, movimenti bruschi. La mente resta lucida. Spesso morte in pochi giorni. Si possono verificare forme attenuate.

Diagnosi di laboratorio: L'aspetto e la storia del malato sono in genere sufficienti per fare la diagnosi. n trisma deve sempre far sospettare il tetano. TERAPIA Ricoverare il malato in Ospe dale

d'urgenza; se neonato, ricoverare anche la madre (il latte materno verrà dato al neonato attraverso un sondino nasale). Toilette chirurgica della ferita (se ancora visibile). Penicillina 5-10 milioni al di x più giorni. Vaccino antitetanico (anatossina): 2 rnl da ripetere dopo 14 giorni. Siero antitetanico 150.000 U.iv., im, s.e.. Alimentazione con sonda nasale. Diazepan f. 300 mg al di im. Phenobarbital f. 500 mg al di im.

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TIFO DA ZECCHE

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SORGENTE D'INFEZIONE Cani e forse altri animali (roditori?) infetti dall'agente causale, anche se senza manifestazioni di malattia. AGENTE INFETTIVO Rickettsia (R. oonori): organismo microscopico. Nel soggetto colpit o attacca dapprima le cellule dei vasi linfatici e sanguigni vicino alla zona di entrata, poi si diffonde attraver-

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so la circolazione linfatica e del sangue e provoca un'infezione di tutto l'organismo. E' poco resistente nell'ambiente esterno.

TRASMISSIONE Per mezzo della puntura di varie specie di zecche sia adulte che allo stadio di larve (e perciò piccolissime, appena visibili ad occhio nudo}. Non esiste contagio interumano.

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PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle.

MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Insettici-

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE In zone rurali o silvestri ove esistono le zecche trasmettitrici e l'infezione nei cani o in animali selvatici. Durante determinate stagioni, quando c'è grande sviluppo delle zecche.

di o repellenti nelle calzature o nelle calze. Evitare di entrare nelle zone ove è noto esistere la malattia, in certe stagioni determinate. Protezione collettiva: Educazione sanitaria: nella stagione di apparizione delle zecche bruciare le erbe vicino ai villaggi, ove non si provocano danni. per distruggere


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sorgente d'infezione: • cani o aliti animali portatori agente infettivo: • Rickettsia canori trasmissione: • puntura di zecche porta d'entrata: • pelle contagio più facile: • zone rurali o silvestrì, stagionale protezione collettiva: • educazione, lotta alle zecche incubazione: • 10 giorni sintomi: • febbre elevata improwisa con brivido, cefalea,lesione cutanea iniziale con linfonodo ingrossato

diagnosi: • eli nica, esame sangue terapia: • tetraciclina

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più zecche possibili.

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RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo d'incubazione: 7 - 15 giorni. Principali manifestazioni: L'inizio è in genere brusco, con febbre elevata, brividi, astenia, malessere genèrale, mal di testa. Talvolta ci può essere rigidità nucale (menìngismo). Appare sempre una lesione

cutanea iniziale (piccola pustola necrotica) ad una caviglia, gamba o altra parte del corpo, li dove la zecca aveva punto qualche giorno prima. Di solito però è raro sorprendere la zecca che punge. Sì gonfia sempre un linfonodo della stazione linfatica più vicina alla zona punta, in genere perciò all'inguine. Illinfonodo è dolente e resta gonfio per parecchie settimane. La febbre du-

ra 5-15 giorni. Residua forte astenia per qualche settimana. La lesion e cutanea guarisce spontaneamente, residuando nel punto di entrata delle Rickettsìe una macchia più scura.

Diagnosi di laboratorio

la febbre con brivido, durante la stagione delle zecche, fanno diagnosticare la malattia.

TERAPIA Tetraciclina o Cloromicetina 2 gal dì per bocca, Complesso vitaminìco B. Non occorre ricovero.

Esame del sangue in laboratorio attrezzato (reazione di Weil-Felix). In genere la presenza della lesione prìmaria,la linfoadenite inguinale e

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TIFO PETECCHIAlE

SORGENTE D'INFEZIONE Persone malate di tifo, o convalescenti, o comunque portatori dell'infezione. AGENTE INFETTIVO

Rickettsia (R. prowazeki): organ ismo microscopico. Nel soggetto colpito, parassita dapprima cellule dei vasi sanguigni vicini alla zona di entrata, passa p oi nel s angue e si diffonde quindi in tutto l'organismo.

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TRASMISSIONE Per mezzo delle feci di un pidocchio del corpo, infettatosi succhiando il sangue di altro soggette tifoso. Il pidocchio infetto, nel pungere la pelle, emette feci liquide, piene di Rickettsie. Poichè la sua puntura provoca prurito, la persona punta si gratta e con le unghie produce lesioni sulla pelle e sparge le feci del pidocchio nella zona; le Rickettsie trovano così facilmente piccole lesioni attraverso cui penetrare. Nelle feci dei pidocchi, anche se

disseccate, le Rickettsie resistono più giorni. Non esiste contagio interumano.

PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle lesa.dalla punt ura del pidocchio o da grattamento. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE In comunità povere, ove esistono i pidocchi del corpo.

MISURE DI PROTEZIONE

Protezione individuale: Insetticidi (DDTpolvere al10%) o repellenti nei vestiti; evitare contatti inutili con malati di tifo. Protezione collettiva: Educazione sanitaria; isolamento assoluto dei malati; avvertire l'autorità sanitaria urgentemente. Cintura sanitaria attorno al villaggio (pericolo di e pidemie); spargimento di insetticidi con abbondanza nelle capanne, nei giacigli, nel vestiario dei malati, dei sospetti e dei sani prove-


sorgente d'infezione: • persone con tifo agente infettivo: • Rickettsia prowazeki trasmissione: • pidocchio del corpo porta d'entrata: • pelle contagio più facile: • ove esistono pidocchi del corpo protezione collettiva: • educazione, cintura sanitaria, insetticidi incubazione: • 2 settimane sintomi: • febbre elevata improvvisa, brividi, cefalea, dolori muscolari, lingua, brunastra. stato tifoso diagnosi: • reazione di Weii-Felix terapia: • tetraciclina

nienti da zone infette, attraverso apposite stazioni sanitarie o in campi contumaciali; vaccinazione a ntitifica. Se la malattia si diffonde può provocare alta letalità.

RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo d'incubazione: 6 - 15 giorni o anche più. Principali manifestazioni: L'ini:7.io è brusco, con febbre elevat a, brividi, malessere generale, forte ma l di testa, dolori muscolari diffu-

s i, vomito, congiuntive arrossate, lingua brunastra e asciutta, tremolante quando viene tirata fuori. La febbre si mantiene costantemente elevata, continua-remittente. Dopo 3-4 g iorni eruzione di piccole macchie e morragiche sul corpo (petecchie), quasi mai sul viso, ben visibili su pelle chiara. Grave stato di abbattimento e di confusione mentale (stato stuporoso, detto tifoso) con sguardo nel vuoto (pag. 100). Dopo un paio di settimane, se non si è avuto il decesso, caduta brusca

d e lla febbre, per crisi, e migliora" mento graduale. Letalità elevata, tra 5 e 30% . Lunga convalescenza, talvolta complicazioni: gangrene ai piedi o allo scroto, broncopolmoniti, piaghe da decubito, otiti, paratiti, noma (vedipag. 109), aborti in donne gravide. Esistono forme attenuate, specie in bambini.

TERAPIA Tetraciclina o Cloromicetina c. 2 g al dì per 10 dì. Complesso vitaminico B. Ricovero in Ospedale solo se ivi è possibile un isolamento serio. Meglio altrimenti isolare a domicilio avvertendo le autorità sanitarie, anche se caso solo sospetto.

Diagnosi di laboratorio: Esame del sangue in laboratori attrezzati (Reazione di Weil-Felix).

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TIGNE o MICOSI CUTANEE

SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da tigne; animali (cani, gatti, bovini, ecc.) affetti da tigne. AGENTE INFETTIVO Miceti: funghi microscopici appartenenti a varie specie, che vivono fissandosi sulla pelle come minuscole piante con le loro radici (ife). Si diffondono attraverso spore, forme di resistenza capaci di sopravvivere anche per lunghi periodi. Esistono miceti di varie specie, che 228

provocano manifestazioni cliniche differenti.

pelle e non penetrano all'interno dell'organismo.

TRASMISSIONE Contagio diretto da soggetto malato a soggetto sano; o indiretto attraverso indumenti, lenzuoli, copricapo, pettini, contaminati dalle spore dei miceti.

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE In comunità con scarsa igiene, ove non si cura la pulizia personale e non si usa sapone; alcune forme sono più frequenti in bambini e in ra· gazzi (forme del cuoio capelluto).

PORTA D'ENTRATA A livello della pelle che però non viene attraversata. Questi rniceti infatti vivono sulla superficie della

MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Evitare contatti con persone o animali ma-

lati di tìgna; igiene scrupolosa delle mani e della pelle; igiene del vestiario, del pettine, del copricapo. Protezione collettiva: Educazione sanitaria; igiene della pelle e dei capelli; cura tempestiva dei soggetti malati di tigne fino alla totale guarigione; sterilizzazione (bollitura) dei loro copricapi e pettini. Controlli periodici nelle scuole. E' importante che i bambini e ragazzi abbiano i capelLi corti e che questi vengano lavati con acqua e sapone ogni settimana.


sorgente d'infezione: • persone con tigne agente infettivo: • miceti trasmissione: • contagio diretto cutaneo e indiretto (pettini, copricapi) porta d'entrata: • pelle contagio più facile: • mancanza d'igiene e di sapone protezione collettiva: • educazione, sapone, capelli corti, igiene personale incubazione: • 1 mese sintomi: • chiazza rotondeggiante con bordo squamoso diagnosi: • clinica, esame del raschiato cutaneo o dei peli terapia: • rasatura, alcool iodiato, pomata allo zolfo, grisefulvina

Se la sorgente d'infezione è un animale domestico, occorre curare l'animale seguendo le istruzioni del veterinario o di persona esperta. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo d'incubazione: Da pochi giorni a molti mesi. Principali manifestazioni: Nelle forme del cuoio capelluto si formaIl O chiazze di depilazione con cro· H te e talvolta suppurazioni. I capelli n ppa iono troncati quasi alla base.

La pelle non è infiammata. Alcune specie di miceti producono grosse croste giallastre (tigna favosa) che lasciano brutte cicatrici.permanenti. N elle forme cutanee appaiono chiazze rotonde ed ovalari di varia grandezza, con margini netti più o meno squamosi e un po' rilevati. Si possono formare croste. Non c'è nè prurito nè dolore, mai perdita della sensibilità locale (importante per differenziare le lesioni leprose, che sono anestetiche). Le lesioni

non tendono a guarire spontaneamente e possono durare anni.

Diagnosi di laboratorio Esame al microscopio del raschiato dalle lesioni o dei peli prelevati sul bordo della lesione; spesso già ad occhio nudo si può fare la diagnosi. TERAPIA Rasatura dei capelli, per le forme del cuoio capelluto, con trattamento locale: alcool iodato al 2% o pomata allo zolfo (allO%) e acido sali-

cilico (al4%) . La cura è lunga ed occorre insistere per molte settimane. Protezione della testa del malato durante la cura con cappuccio di tela, sterilizzato spesso (ebollizione). Per le forme cutanee trattamento con pomate antimicotiche o tinture o, per bocca, con Grisefulvina c. 0,500 al dì x 30 dì.

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SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da tracoma. AGENTE INFETTIVO Batterio del tracoma (Chlamydia): organismo microscopico poco più grande di un virus. Vive come parassita nelle cellule della congiuntiva e d ella cornea. TRASMISSIONE Mani contaminate, fazzoletti, asciugamani contaminati, mosche contaminate che si posa no sugli oc230

chi. PORTA D'ENTRATA Attraverso la congiuntiva. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Vicino a persone malate di tracoma, in comunità con poca igiene, con molte mosche, alimentazione povera. Colpiti più di frequente i bambini tra 5 e 10 anni.

MISURE DJ PROTEZIONE Protezione individuale: Evitare contatti con perso:w malate di tracoma, igiene scrupolosa d elle mani; colliri o pomate oftalmiche come profilattici, in periodi di rischio (dovendo vivere per brevi p eriodi in zone fortemente endemiche ). Protezione coiJettiva: L'educazione sanitaria, la lotta contro le mosche e l'igiene ambientale rappresentano 1 capisaldi di un'azione profilattica Ji massa, basata sulle forze locali. Occorre perciò in primo

luogo portare avanti il discorso sull'igiene relativo alle immondizie e ai gabinetti, così da distruggere l'ambiente di attrazione e di riproduzione delle mosche; la lotta cont ro le mosche va attuata con ogni mezzo e la popolazione va stimolata affinchè inventi trappole ed esche per la loro cattura e distruzione. Importante sarà, con l'aiuto di squadr e specializzate del Ministero, l'identificazione precoce di t utti i casi di tracoma, specie nelle scuole, e la loro cura precoce (dà guarì


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sorgente d'infezione: • persone tracomatose agente infettivo: • clamidia trasmissione: • mani, fazzoletti, mosche porta d'entrata: • congiuntiva . contagio più facile: • mancanza d'igiene, molte mosche, malnutrizione, bambini protezione collettiva: • educazione, lotta alle mosche, igiene ambientale, identificazione e eu ra precoce incubazione: • un mese sintomi: • congiuntivite, fotofobia, entropion, panno diagnosi: • clinica terapia: • pomata oftalmica, sulfamidici

gione perfetta), la correzione chirurgica dei casi con deviazione delle ciglia contro la cornea (cas i che finiscono altrimenti con la cecità) e la chemioprofilassi di massa con sulfamidici o pomat e oftalmiche. Importante è anche il miglioramento della nutrizione nell'età sotto ris chio . RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo d'incubazione: Da pochi o iorni a alcuni mesi.

Principali manifestazioni: La malattia inizia in modo inapparente con un arrossamento lie ve della congiuntiva tarsale sulla quale si forrpano piccoli noduli bianco g iallastri. Spesso il malato non ha disturbi all'inizio ed il reperto si ha solo se si esamina la. congiuntiva t arsale, rivoltandola in fuori con metodo appropriato. Succe ssivamente la congiuntiva si arrossa di più, i noduli si fanno più voluminosi (ricordano i granuli di tapioca o le uova delle rane) e confluiscono; si

ha la produzione di un essudato mucoso. I disturbi sono ancora scarsi: un p o' di fotofobia, un po' di bruciore. Segue una fase d i retrazione cicatriziale : il tessuto infiammato si cicatrizza retraendosi e tirando perciò in dentro il bordo palpebrale. Si viene a provocare così uno sfregamento delle ciglia contro la cornea {entropion). La cornea perde la trasparenza e appare infiltrata da vasellini superficiali, n ella parte superiore; poi si forma il cosidetto panno t r acomatoso, zona ci-

catriziale opaca che determina cecità .

Diagnosi di laboratorio: L'aspetto della congiuntiva e delle lesioni nella cornea è g ià sufficiente per la diagnosi. TERAPIA Pomata oftalmica alla tetraciclina; Sulfadoxina o Cotrimoxazolo c .. Interventi chirurgici per rettificare gli e ntropion.

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TRIPANOSOMIASI

SORGENTE D'INFEZIONE Persone affette da tripanosomiasi; forse anche maiali portatori; per la forma rodhesiense antilopi affette dal parassita. AGENTE INFETTIVO Tripanosomi: protozoi parassiti presenti in regioni diverse dell'Africa tropicale (T. gambiense in Africa Occidentale e Centrale, T. rodhesiense in Africa Sud-Orientale). Vivono dapprima nei tessuti attorno al punto di penetrazione poi invadono il sangue, i linfonodi e si diffondono

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in tutto l'organismo. Se riescono a penetrare nel liquor attaccano anche il cervello e le meningi. TRASMISSIONE Per mezzo della puntura delle Glossine, mosche pungenti dette mosche tze-tze. Queste mosche si nutrono di sangue. Attraverso la loro tromba pungente i tripanosomi succhiati col sangue passano dal soggetto malato alla glossina nel cui tubo digerente si moltiplicano. Con una successiva puntura i tripanosomi scendono nella tromba dell'inset-

to e passano nel sangue del soggetto punto, trasmettendogli l'infezione. Per fortuna non tutte le specie di glossine trasmettono l'infezione all'uomo: alcune ad esempio trasmettono solo tripanosorni patogeni per gli animali. Esistono specie di glossine di foresta e specie di savana. PORTA D'ENTRATA Attraverso la pelle. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Lungo i fiumi in zone di foresta, fore-

sta-galleria; in savana, ovunque siano presenti le glossine trasmettitrici. MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Evitare di entrare in zone colpite da tripanosomiasi, se non necessario. Repellenti sulla pelle. Protezione collettiva: Educazione sanitaria; lotta contro le tze-tze con ogni mezzo, da attuarsi con l'aiuto di squadre del Ministero specializzate nella lotta alla tripanosomiasi. Nelle zone di malattia è importante che t a-


sorgente d'infezione: • persone o animali con tripanosomiasi agente Infettivo: • tripanosomi trasmissione: • puntura di mosche tzetze porta d'entrata: • pelle contagio più faci le: • lungo i fiumi in foreste, o in zone disavana protezione collettiva: • educazione, lotta alle 91ossine, controlli della popolaztone incubazione: e1 mese sintomi: • febbre, gonfiore di linfonodi, tachicardia, malattia del sonno diagnosi: • esamedelpuntatolinfonodale, del sangue e delliquor terapia: • suramin, arsobal, pentamidina

li squadre controllino ogni 6 mesi la popolazione per scoprire casi iniziali: palpa zio ne dei linfonodi nuca li, esami del sangue (ed eventualmente delliquor di soggetti con manifestazioni neuro-psichiche). Può essere utile l'uccisione delle antilopi, serbatoi di tripanosomi in alcune zone, come anche l'istituzione di stazioni di controllo lungo le grandi strade , ove trattare con insetticidi tutti gli automezzi transitanti così da impedire il trasporto accidentale delle glossine da una regione all'altra. Denuncia eli ogni caso alle autorità sa-

nitarie. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo d'incubazione: Da 1 a 3 settimane talvolta fino a più mesi. Principali manifestazioni: La malattia inizia con una papula infiammata, un po' dolorosa, nella zona in cui la glossina ha punto (pseudoforuncolo). L'invasione dell'organismo da parte dei tripanosomi si manifesta con febbre irregolare , gonfiore dei linfonodi (in particolare quelli alla nuca pag. 102), tachìcardia an-

che al di fuori della febbre, edemi fugaci malleolari e alle palpebre inferiori. n passaggio del parassita nelliquor, che si verifica dopo qualche mese, provoca una sintomatologia nervosa grave, detta Malattia del sonno: cefalea intensa e continua, astenia, tremori, torpore intellettuale, sonnolenza. Possono verificarsi stati di eccitazione e disordini psichici. L'ammalato dimagra fortemente e diventa triste, non mangia e muore in pochi mesi, cachettico (pag. 1 02).

Diagnosi di laboratorio: Esame microscopico del puntato linfonodale, del sangue o delliquor, a seconda delle fasi di malattia. Esami sierologici in laboratori attrezzati. TERAPIA Le medicine in uso sono sempre molto tossiche, per cui meglio somrninistrarle in Ospedale: Suramin f.ev. 1g in 10 m1 di soluz. 1 volta a settimana; Arsobalf. ev. l ml/10 kg al dì x 4 di da ripetere dopo 30 giorni, x 3 cicli; Pentamidina f. 150-200 mg al dì im. x 10 di.

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TUBERCOLOSI

SORGENTE D'INFEZIONE P e rsone affett e da t ubercolosi e che non si curano ; bovini affett i da t ub ercolosi.

TRASMISSIONE Con tagio d iretto con il fiato o con la tosse da malato a sano ; indiretto con sputi, mosche, cibi contaminati; latte di b ovino infetto.

tossiscono o sputano In terra sen za riguard o , in ambiente ristretto (capanne, scuole) non soleggiato, con p oca igiene, Bevendo latte di m ucca affetta d a t u bercolosi.

AGENTE INFETTIVO Bacillo della tubercolosi: organismo microscopico detto a nch e Bacil l o di Koch . E ' molto resisten te nell'ambiente esterno spe cialme n te se al riparo dai raggi solari (sputi d e ntro casa o in zone ombrose).

PORTA D'ENTRATA Attraverso le vie respiratorie; talvolta per via digerente, rara mente p er via percutanea (puntura con materiale infetto) .

MISURE DI PROTEZIONE Protezione individuale: Igiene generale; evitare contatti con tuberco lotici e 1a convivenza con essi se non si curano ; buona nutrizione. Protezione collettiva: Educazione sanita ria; miglioramento dell'ig ien e in genere e della nu trizione; vaccinazione antitub ercolare dei bambi-

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Vicino a persone tub ercolose che 234

ni; identificazione s istematica di

tutti i casi di tubercolosi polmonare mediante campagne di massa con esame microscopico dell'espettorato di tutti ĂŹ soggetti sospetti (tosse da 3-4 settimane, febbre e dimagramento); trattamento di tutti i tubercolotici secondo schema prestabilito dal Ministero, loro scheda tura e controllo periodico. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA

Periodo d'incubazione: Da 1 a piĂš


sorgente d'infezione • persone tubercolotiche, bovini tubercolotici agente infettivo: • bacillo della tubercolosi trasmissione: • fialo,tosse, sputi, mosche; latte porta d'entrata: • v1a respiratoria, via digerente contagio più facile: • vicino a tubercolotici senza igiene e che non si curano protez1one collettiva: • educazione, vaccinazione. identificazione e cura precoce e controllata Incubazione: •1 mese o 2 sintomc • febbre. tosse, astenia persistentP.; lisi polmonare diagnosi: • esame dell'espettorato terapia: • isoniazide, etambutolo, rifamptcina, streptomicina

mesi. Principali manifestazioni: Complesso primario: l'entrata del bacillo di Koch, sia attraverso la via respiratoria che la digerente, è seguita dalla formazione di un focolaio infiammatorio locale con reazione dei linfonodi vicini. C'è astenia e poco appetito, talvolta febbre, che però può non essere elevata. Questa forma può evolvere spontaneamente in guarigione. Se però non guarisce, il complesso primario evolve in uno stadio secondario con diffusione dei bacilli all'intero organismo (forme

gravi: meningite tubercolare, tubercolosi miliare), oppure con localizzazione in un organo che di solito è il polmone. Possibili localizzazioni anche altrove: alle ossa, apparato genito-urinario, linfonodi, pelle ecc .. La forma polmonare si manifesta con febbre elevata, tosse stizzosa, sudorazioni, emottisi, dolori toracici, dimagramento. Le lesioni polmonari provocano la formazione di ulcerazioni e caverne polmonari (tisi) che possono portare a morte per improvvisa emottisi o per insufficienza cardio-respiratoria o per diffusione ge-

neralizzata dell'infezione.

Diagnosi di laboratorio: Esame microscopico dell'espettorato per individuare i bacilli di Koch; intradermoreazione alla tubercolina; esami radiologici. TERAPIA Gli schemi di cura sono in genere fissati dal Ministero, secondo una strategia di lotta che può variare da nàzione a nazione. A scopo indicativo diamo qui i nomi delle medicine e i dosaggi comunemente più usati:

Isoniazide 4-10 mg/kg al dì; Etambutolo 20 mg/kg al dì; Rifampicina 10 mg/kg al dì;queste tre medicine vanno prese 3-4 mesi, per os; se intollemza, cambiare con Streptomicina 1 gal dì im. (non superare i 60 gin totale), PAS c.O. 50:10-15 gal dì, in più volte; Thiacetazone: c. 150 mg al dì per os.

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ZOON OSI Esistono alcune malattie infettive, proprie degli animali ma che possono essere t rasmesse anche all'uomo. Sono chiamate z oonosi. Ne abbiamo già descritte alcune che colpiscono animali selvatici: la febbre gialla, ad esempio, la leishmaniosi, la peste, la rabbia, il tifo da zecche, la tripanosomiasi da Trypanosoma rodhesiense. Ne esistono a ltre invece che colpiscono in prevalenza animali domestici. N e riportiamo qui alcune tra le più importanti. Pur essendo :ii competenza veterinaria, è necessario che l'O.S. sappia ricono;;cerle negli animali date le gravi conseguenze che ne possono poi derivare sulla salute umana, una volta impiantatesi in una data regione : il carbonchio,la cisticercosi, la trichinellosi, la brucellosi, l'echinococcosi - idatidosi. Per ognuna delle prime tre l'uomo si infetta in genere con l'ingestione di carni di animale affetto dalla rispettiva malattia: per il carbonchio, con carne di pecora, capra o bovino; per la cisticercosi, di suino o bovino; per la trichinellosi, di suino, di maiali selvatici o altri animali silvestri (roditori). Per il carbonchio l'infezione può verificarsi anche per via respiratoria o per via cutanea, durante la la236

vorazione di lane o di pelli. Per la brucellosi, la malattia umana si verifica in genere per impestione di latte di un animale infetto (bovino, ovino, caprino, dromedario) così come durante l'assistenza a un parto dell'animale o per manipoh.zione di un feto morto (negli animali la malattia provoca aborti). Per l'echinococcosi- idatidosi invece è l'ingestione delle uova microscopiche del parassita che provoca la malattia, e l'animale che contamina l'ambiente con i suoi escrementi (e perciò anche i cibi e l'acqua) è il cane. L'O.S. deve saper sospettare queste zoonosi nel caso ci siano le manifestazioni di malattia negli animali o i reperti caratteristici nei loro visceri, alla macellazione. L'O.S. dovrà allora chiedere l'aiuto delle autorità veterinarie, sia per convalidare la diagnosi sia perchè siano prese le misure adatte per bloccare l'estendersi della malattia tra gli animali della regione. L'O.S. dovrà infine conoscere bene le modalità di infezione per l'uomo ed i metodi di profilassi, così da saper consigliare la comunità sulle precauzioni da prendere per averne il m inor danno possibile.


MALATTIE INFETTIVE PROPRIE DEGLI ANIMALI DOMESTICI

Esistono infine altre malattie degli animali domestici che, pur non colpendo l'uomo o infettandolo solo in modo leggero, hanno una grande importanza per la comunità, potendo uccidere un elevato numero di animali, a volte anche gli interi allevamenti di una regione, o renderli deboli, magri e poco produttivi. Per questo l'O .S., pur non essendo un tecnico di veterinaria, dovrà conoscerne l' esistenza e riconoscerne le manifestazioni più caratteristiche, così da poter avvertire urgentemente le autorità veterinarie. A volte una misura di prevenzione, presa in tempo, a seguito della segnalazione dell'O.S., potrà salvare migliaia di capi di bestiame e perciò evitare danni economici enormi, a cui seguono spesso gravi fenomeni di malnutrizione nella popolazione. Riportiamo 7 di queste malattie, tra le più importanti e più facili a riconoscersi: l'Afta epizootica, la Peste bovina, la Pleuropolmonite contagiosa dei bovini, la Peste suina africana, la Pseudopeste aviare, la Theileriosi bovina, la Tripanosomiasi bovina. Anche nell'illustrare tutte queste m alattie (zoonosi e malattie proprie degli animali domestici) abbiamo mantenuto nei disegni lo

stesso ordine degli argomenti, da sinistra a destra, come per le malattie infettive umane già illustrate: la sorgente di infezione, l'agente di malattia, le modalità più frequenti di trasmissione. Vi è stata aggiunta una raffigurazione delle differenti specie animali recettive, le manifestazioni più evidenti della malattia in vivo e nel cadavere degli animali e le metodiche utilizzate nei laboratori di veterinaria per avere la conferma della diagnosi clinica. Nel testo, le misure di profilassi riportate vanno considerate sempre come misure di massa per gli animali, programmate a livello regionale o nazionale dai Servizi Veterinari in accordo con quelli Sanitari.

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CARBONCHIO EMATICO

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,)6. SORGENTE D'INFEZIONE Terriccio infetto;carogne dj erbivori infetti, pelli e lane di erbivori infetti.

gne di animali malati solo se aperte. Le spore sono disseminate da carnivori, uccelli necrofagi, insetti e dai lombrichi.

AGENTE INFETTIVO

TRASMISSIONE Gli animali .si in,fettano per ingè· stione delle spore con le erbe con· taminate dei pascoli o in stalla con foraggi o mangimi contaminati ;)1iù raro il contagjo indiretto (spore trasportate da mosche su ferite, insetti pungenti) o per ingestione di carni (carnivori, suini). Per l'uomo la contan:Unazione avviene o periri-

Bacillo del ca..l;io~chio: organismo microscopico (batteri~) che si moltiplica nel $ang\le dei soggetti colpiti, invadendo tutto l'organismo. Forma spore nell'ambiente esterno, potendo così sopravvivere nel terreno per: anni. Le spore per formarsi necessitano dell'ossigeno dell'aria; si formano perciò in caro-

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gestione di carni di anìrnali malati o per contaminazione cutanea con pelli o lane di animali morti di car· bonchio o per inalazione di polveri contaminate (concerie., depositi di pelli o lane) .

PORTA D'ENTRATA Via digerénte è la più comune; via percutanea (su cute già lesa) e via respitatoria più rare. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Per glì animali, pascolò su "campi

maledetti" (zone che permangono contaminate per anni a ca usa delle spore), in stagioni caldo·u tni.d é (piogge), più in soggetti giovani o già in cattive condizioni di salute; per l'u-omo durante la lavorazione di pelli (conce):'~&) o di lane o quando ci siano casi della.malattia in animali e le loro carr).i vengano consumate nell' alimentazione.

MISURE DI PROTEZIONE Vaccinazione degli animali; evitare il pascolo su "campi maledetti" ; proibire la macellazione, lo sgozza·

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mento o la semplice apertura eli carogne· eli animali infetti; distruggere le camgne con fuoco, perchè il seppellimentQ'hon è sUffiCiente (tiaffioramento in superficie delle spore, trasportate da lombrichi o da infiltrazioni di acque sotterranee) , TERAPIA Per glì animali,'è: meglio l'a'bbattìmonto. Per l'uomo si usa la penicilli· no, le tetracicline o i sulfamictici.

SPECIE DOMESTICHE RECETTIVE . ~

Capra, pecora, bovino, cavallo, asi· no, bufalo, suino, dromedario, cane, uomo.

RICONOSCili/IE,NTQ DEÌJ.A

MALATT1A Periodo d'incubazione 3 - 14 yiorni.

Principali màniÌestazioni N el bovino e nell'ovino, febbre alta,

dispnea, emorragie, diarrea sanguinolenta. latte giallastro o con s angue; aborto eventuale, morte nel ?.o~eo% dei Ga.i:ii. Forme ora!{~:.. ::l!C''· ' ·. . 7.

che: a lunga evoluzione, più rare. Nel suino forme localiz.z ate: angi-

na, con disturbi della deglutizione e della respirazione. Nell'uomo, pustola 11ialfgna: ulcerazione-con escara nerastra, al viso (pag....) o arti superiori, con alone edematoso, linfagiti e linfadenìti satelliti, p.oi febb;re e qisturbi gene- .; .. rali; fotirl$ polmonar e (mortale) e ·:> forma intestinale (grave).

Lesioni anatomopatologiche Lesioni. generali di setticemia

emo;rtagtca: chiazza.;emorragiche . . , . . . -(·x:s . :~:

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multiple diffuse agli organi, muco· se, sierose; linfonocti turnefatti ed emorragici; spesso, ma non sempre, milzaJ ngrossata (4-'8 volte il suo volume) molle, nerastta; san· gue nerastto mal coagulato.

Diagnosi di laboratorio Striscio di ·. sangue, color.a to con . bleu di Loeffler; coltur.e ~lel bacillo con tip~co sviluppo delTe colonie ("Caput Medusae"); inoculazione su cavia o topo; ésalni sierologici varii (in lab.orato):i specializzati).

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SORGENTE D'INFE~IONE Uomo affetto dal parassita adulto. L'uomo si ìnfettà màngiando: carni para,ssitate, poco cotte o crude, di bovino o suino.

microscopiche. Le forme larvali dette cistièercbi, ben visibili ad oc~hio nudo, vivono. nei muscoli del bovino o del suino, provocando la cisticercosi.

AGENTE INFETTIVO Tenie: (vermi nastriformi): T: saginata, spe.cie .propria del bovino; T. solium1 specie pr:opria del suino. Vivono per e ntrambe le specie, da adulti, nell'intestino umano;. sono lunghi da 3 a 10 metri; vivono oltre 20 anni, em~ttendo. 4,00 segmenti a ll'anno, contenen1;i ciascuno da 8.000 a 50.000 uova. Le uova sono

TRASMISSIONE Ingestione da parte del bovino o del suino, delle uova del parassita emesse con le feci umape e contaminanti i1 terreno, i pascoli, il fieno o le acque di abbeverata. Le uova possono vivere nell'ambiente per 4-6 mesi. L'uomo .si jnfettél. mangiando ca.rr;~i conten'e nti i cisticerchi. Solo per T. solium anche l'uomo

si può infettare dalle uova del parassita se presenti nelle proprie feci ~ per autoinfezione. PORTA D'ENTRATA Via digerente. Le uova ingerite si schiudono nello stomaco dell'animale. Ne fuoriescono delle larve che, attraversata la parete dell'intestino, vanno nel circolo sanguilino e si localizzano poi nei muscoli di tutto il corpo ove formano i cisti·c erchi. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE

Per gli animali: ovunque vi sia la parassitosi umana e l'uomo defechi liberamente nei pascoli o nelle stalle. Per l'uomo: per ingestione di carni bovine o suine poco cotte o crude, là ove esiste la cisticercosi in bovini o suini. MISURE DI PROTEZIONE Educazione sanitaria; costruzione e manutenzione di latrine; cura <fi tutti i casi umani; allevamento degli animali in stalle o in recinti; ispezione delle carni con sequestro delle carcasse parassitate e loro trattamento mediante congela-


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mento a -5°C per 15 giorni o cottura prolungata o affumicature per 20 giorni o sala tura per 30 giorni. TERAPIA Non c'è terapia per il bovino o il suino. La forma adulta può essere espulsa dall'intestino umano con tenifughi (semi di zucca sbucciati, Niolosamide). SPECIE DOMESTICHE RECETTIVE Bovino (T. saginata), suino (T. soliurn). Altre specie come la pecora e il dromedario, possono essere col-

ptte da cisticerchi di altre tenie, non pericolose per l;uomo. L'uomo può essere affetto dai cisticerchi della sola T. solium. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA

Periodo d'incubazione 10-12 settimane perchè il cisticerco si sviluppi e diventi infestante. N ell'uomo 45-60 giorni per lo sviluppo

vita . segni di malattia nel bovino; tuttavia si può avere un minore rendimento in carne e latte, se l'infezione è massiva. Nel suino si possono palpare i cisticerchi sotto la lingua. Nell'uomo i cisticerchi (di origihe solo suina) possono localizzarsi nel Sistema Nervoso Centrale e nell'interno dell'occhio, provocando crisi convulsive, lesioni celebrali o lesioni oculari.

catari, nella lingua, nel cuore, muscoli della spalla e altri muscoli.

Diagnosi di laboratorio Esame delle carni (cuore, muscoli masticatorì, lingua) per evidenziare i cisticerchi (cm 0,5-2) . Nelle feci ~umane, segmenti (lunghi circa 1 cm) spesso -raggruppati in breve catena; o al microscopio singole uova.

della tenia àdulta.

Principali manifestazioni Non sì evidenziano chiaramente in

Lesioni anatomopatologiche I cisticerchi sirinvengono localizzati negli animali nei muscoli masti241


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.. SORGENTE D'INFEziONE :; Maiali selvatici (cinghiali, facoceri, potomacerì, iloceri) e domestici; sciacalli, iene, leoni, leopardi e altri carnivori p arassitati dalle tric~hine; ratti para;;sitati. AGENTE INFETTIVO Tricbine: piccolissimi venni cilindrici (1-3 mm). Per la maggior parte della loro vita vivono incistate· nei m usoolidell'animà.J:è ospite. ''··' TRASMISSIONE Gli anilnali si infettano per inge-

stionedeUé larve,·ìncistate nei muscoli di ·altri animali da loto divorati o di carogne abbandonate sul terreno o in rifiuti carnei provenienti da macellazione o da mondezza.. L'uomo· si. infetta per lo più màti-, giando carne di maiale parassitat6.. (dome$tico o selvatico). PORTA D'ENTRATA Via digerente. Dall'ingestione delle carni .par<;~,ssitate si svìl~ppano nel- , l'intestino, in 24 ore; g1i adulti, çhe · vivond solo poche, settimane. La femmina, una volta fecondata, pro-

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duce 1a;rve ihe, attraversando la parete intestinale, entrano nel circolo.sanguigno.raggiungendo i muscoli ove formeranno microscopiche cisti (forma di resistenza del parassita); possono cosl .sopravvivere mesi. Infetterann() ' un altro ospite carniv.pro quando verranno mangiate a .loro volta da un nuovo predatore. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Ovunque esista il ciclo in animali silvestri o n:ei ratti e dove il suino

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~>la allevatò àllo· stato semi libero potendo così reperire carogne di animali parassitat i o rifiuti animali e nutrirsen e senza controllo. Dove vengono consumati dalla popolazione maì~li selvatici o ratti (carni poco cotte) .

MISURE DI PROTEZIONE Educazione sanitaria; controllo vetepnario delle carni di suini (micJ:o!?COp.ico); cott:U_fa :Pt9hmgat~·<?<;pn­

g:elazione (a - 15ò per 2Ò giorni) delle carni sospette; controllo del sistema di allevamento dei ~mini e

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della loro alimentazione. Distruzioue petiodica dei ratti in porcilaie e macelli.

Periodo d'incubazione Primi sintomi, nel suino, dopo 3-4 giomi. Nell'uomo dopo 2-7 giorni.

TERAPIA Non esiste terapia nel suino. Nell'uomo tiabenoazolo,cortìsonici.

Principali Manifestazioni Nella maggior parte dei suini .il decors0 è asintomatico. Pedorti cariche infetta,nti: diarrea, coliche: ad· dottìÌnali, dolori muscolari; . edemi pal'p ebrali e agli arti, disfonia, disfagia, dispnea. Morte non JreqU.~n­ te. Nell 1uomo, manife.s tazioni da le.g gere a gravissime (con decesso in 4-5 settimane) in relazione alla carica infettante: diarrea, coliche,

SPECIE DOMESTICHE R.ECETTM Suino, gatto, cane, uomo. R.ICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA

febbre a 40°, edemi palpeb,rali, dolori muscolari con contratture, dispnea, miocardìte. La malattia umana appare in piccoli focolai epidemici, che colpiscono le. persone che hanno mangiato ~o s tesso animale parassitato.

Lesioni anatomopatologìche Infiammazione dellç: .tnucpsa del tenue (periodo intestinale), seguita da rniositi (reperto solo microscopico). Le cisti sono visibili a occhio nudo solo quando calcìficano, dopo molti mesi o qUalche anno.

Diagnosi di laboratorio N el suino: reperimento di larve nei muscoli (diaframma, esofago , lingua) mediante .esame microscopico (tricbinoscopio). Nell'uomo: reazioni immun,ologiche (fissazione del complemento, itnmunofluorescen • za 1nd.iÌ:etta o esame di ·un frammento dfmusccilo striato, (biops ia) in laboratori organizzati.

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SORGENTE D'INFEZIONE Bovini, bufali, capre, pecore, suini infetti, in fase d1 malattia o portatori asintomatici.

negli organi di animali deceduti possono resistere alla putrefazione per settimane.

zione di feti morti o placente di animali infetti {assistenza al parto dell'arumale).

AGENTE INFETTIVO Brucelle: Pìccolibatteri che, pur invadendo tutto l'organismo, si localizzano con predilezione nell'utero gravido e nelle mammelle degli animali recettivi. N e esistono varie specie; B. abortus è la più patogena pet ì bovini. B. melitensis per le capre, le pecore e per l'uomo. Le brucelle sono poco resìstenti nell'ambiente esterno e al sole, ma

TRASMISSIONE Per g li animali il contagio è spesso diretto, attraverso invogli e acque fetali, feto, placenta infetta, scolo vaginale, latte infetto, feci·infette e con il coito; indiretto, per mgestione di alimenti contaminati (foraggi, mangimi, acqua) o attraverso utensili vari (secchi, siringhe, ecc.). Per l'uomo l'infezione ·è acquisita soprattutto dal latte di ammali infetti, da fonnaggiireschì o per marupola-

PORTA D'ENTRATA 'Via digerente, transcutanea (anche su cute sana), transcongìuntivale, gerutale, respiratoria.

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MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE lri qualsiasi zon a ove s i verifichino aborti in animali domestici, va sospettatala presenza di brucellosi. n contagio p er l'uomo ne è allora molto fucile.

MISURE DI PROTEZIONE E' complessa. Per essere efficace, come tutte le profilas si d i massa, deve essere programmata a livello di Mìnistero: ricerca sistematica di tutti gli animali infetti (con reazioni sierologiche), abbattimento dei p ositivi, vaccinazioni, ripopolamenti. L'O.S. farà cosa tftile a distruggere col fuoco le pla cente e gli invogli fetali in caso di aborti, disinfettare la stalla con soda caustica o fo rmolò e, se gli aborti si ripetono, dov~à s e gnalarli ai Servizi Veterinari. n latte, in ·c aso di s ospetto, va consumato solo dopo ebollizione, i formaggi


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solo se ben stagionati.

Periodo d'incubazione Da 1 a 8mesi.

TERAPIA Non consigliata negli arùmali. Per l'uomo : tetracidine e vaccinoterapia. SPECIE DOMESTICHE RECETTIVE Bovino, bufalo, capra, maiale, cane, cavallo, dromedario, uomo. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA

Principali manifestazioni Nel bovino, nella capra, e nella pecora: mentre in Europa l'infezione dà in genere solo manifestazioni nelle femmine gravide (aborti, ritenzione di placenta, a volte ster.ilità) in Africa si manifesta con artriti alle ginocchia e ascessi sottocutanei. Si verificano anche aborti, ma spesso intercalati a gravidanze normali. L'infezione è di tipo cronico e riduce la quantità di latte prodotto. Nel suino: aborti al2° 3° me-

se, paralisi delle zampe postenon, zoppie. Nell'uomo: febbre ondulante, remittente o a tipo di .febbricola, detta Febbre di Malta o Melitense, condolenzie articolari, sudorazionJ, ingrossamento della milza, astenia. Spesso l'infezione è scambiata per altra malattia generale febbrile.

Lesioni anatomopatologicbe

fonodi ingranditi.

Diagnosi di laboratorio: Sia negli animali che nell'uomo è possibile solo con l'aiuto di laboratorio attrezzato: reazioni sierologiche (fissazione del complemento, agglutinazìoni), isolamento in coltura, riconoscìmento dell'agente su preparati microscopici.

Nella cavità uterina essudato vischioso, grigiastro, inodore; placentite, con aderenze; feto morto con gastro-enterite catarrale o emorragica, versamenti fibrinosi nelle sierose, petecchie, milza e lin245


Cane, altri canidi selvatici (sciacallo, licaone), Leoni e iene, affetti dal parassita adulto. AGENTE INFETTIVO Echiné>cocco: Piccolo verme na• !ltrìforme che vive nell'intestino del cane (ospite definìtivq) . E' lungo mm 5; può vivere fino a iO mesi producendo 6000-12000 uova al mese. Un cane può albergare centinaia o migliai;a di tali vermi. La s.u a forma larvale si sviluppa nei visceri di molti .e rbivori o onnivori (ospiti intermedi) e si chiama cisii idatidea. 246

Questa è costituita da una formazio.ne vescicolare più o meno voluminosa, elastica, piena di liquido trasparente, dalla cui parete interna vengono prodotti centinaia di migliaia di embrioni figli (scolici) capaci di infettare quel cane che eventualmente divorasse la cisti. TRASMISSIONE Per ingestione delle uova (microscopìche) del parassita, emesse con le feci canine e contaminanti i pascoli o le acque di abbeverata; le uova possono sopravvivere nell'ambiente 4 _.6 mesi. Il caile si infet-

ta divorando visceri parassitati, contenenti cioè le cisti idatidee. Dato l'elevato numero di scolici contenuti nelle cisti si tratta sempre di infezioni massive. Nei visceri inpu· trefazione le cisti possono sopravvivere 8 giomi. PORTA D'ENTRATA Via digerente. L'uovo si schiude nello stomaco dell'animale che lo ha ingérito inavvertitamente (la pecora più di frequente, ma aceiden· talmente anche l'uomo). Ne fuoriesce una larva che va al. fegato o ai polmoni o in altri organi,dmtè for·

merà, in mesi o anni, una o più cìsti idatidee. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Ovunque ci siano canidi o iene o lécini parassitati, assenza o inefficienza nel controllo delle cami. MISURE DI PROTEZIONE Educazione sanitaria; controllo della mattazione, sequestro dei visceri parassitati e loro distruzione o cottura; controllo dei cani domestici con perjodiche somministrazioni di tenifughi; abbattìmento dei canì


randagi. TERAPIA Non c'è terapia contro le cisti, negli animali Nel cane st usano specifici tenifuglu (praziquantel) per far espellere i venni adulti. Nell'uomo la terapia è esclusivamente chirurgica. SPECIE DOMESTICHE RECETTIVE Pecora, bovino, suino, dromedario, cavallo, asino, capra, bufalo, e uomo.

RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA

Periodo d'incubazione Nella pecora da qualche mese a 1-2 anni. Nell'uomo anche 20 anni; nel cane 6-8 settimane. Principali manifestazioni Spesso non si evidenziano chiaramente segui di malattia, negli animah, ma c 'è un minor rendimento economico dovuto a minore crescita o minore produzione di latte. LA rottura di una cisti può provocare morte improvvisa per shock anaii-

lattico. Nell'uomo le manifestazimù sono legate alla sede di localizza· zione delle cisti e perciò possono essere molto diverse. Le forme più frequenti sono quella epatica e quella polmonare che in genere danno segni di malattia localizzata a quegli organi solo tardivamente. L'infezione secondaria di una cisti può provocare la formazione di un ascesso sempre molto pericoloso.

Lesioni anatomopatologiche Cisti idatidee localizzate nel fegato, polmoni o altri visceri; hanno un diametro da pochi mm a molti cm,

spesso sono multiple. Talvolta cisti figlie all'interno della cisti primitiva. Lesioni da compressione degli organi parassitati.

Diagnosi di laboratorio La diagnosi negli animali è in gen e· re facile, ad occluo nudo, all'ispezione dei vtsceri. In caso dubbio gli scolici e i loro uncini nell'interno della cisti possono essere osservati al microscopio. Nell'uomo si utiliz· zano varie reazioni sierologiche e l'intradermorea?.tone.

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SORGENTE D'INFEZIONE Bovini ed altri u ngulati ad unghia fessa, sia domestici (pecora , capra, suino, dromedario) che selvatici (bufalo, antilopi, gazzelle, gnu, elefante, cinghiale, facocero, potamocero, ilocero) malati o portatori convalescenti del virus o del tutto asintomatici. AGENTE INFETTIVO Virus dell'afta epizootica : si moltiplica a livello del punto di penetrazione (vescicola primaria) passandO. poi nel sangue, muscoli,lin248

fonodi, midollo osseo, organi interni e localizzandosi nelle afte sulle mucose e in particolari zone cutanee (vedi sintomatologia}. TRASMISSIONE Cont agio diretto con animaliinfetti (anche se in fase di incubazione) o indiretto attraverso oggetti, cibi, ambienti contaminati: pozze, abbeveratoi, utensili varii, sacchi, latte, mangime, residui di mattazione, fieno, terreno. L'uomo attraverso veicoli, piedi, vestiti può diffondere il virus da u n allevamento infetto a

uno sano. PORTA D'ENTRATA Via digerente; via respiratoria, via petcutanea {su cute già lesa), via genitale, via transplacentare.

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Zone ove non esiste controllo veterinario degli allevamenti e dei mercati di bestiame, p iu nei soggetti giovani e in razze importate.

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MISURE DI PROTEZIONE Vaccinazione specifica di bovini, ovini e caprini al di sopra dei 3 mesi di età; igiene e controllo sanitario delle stalle; disinfezione delle stalle e animali (soda caustica o formolo); distruzione delle carcasse; u~­ cisione di tutti gli animali nei focolai di prima insorgenza; cintura sanitaria con vaccinazione accerchiante; quarantena degli ammali di n uova imp ortazion e ; interdizione dei m e rcati e di spostamenti del bestiame in zona colpita.


TERAPIA Sjntomatica ma non consigliata. SPECIE DOMESTICHE RECETTIVE Tutti gli ungulati ad ungbia fessa (artiodattili): bovino, maiale, peco~ ra, capra, bufalo, dromedario; uomo solo eccezionalmente. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA

Periodo di incubazione Da 2 a 7 giorni; raramente di piĂš.

Principali manifestazioni Condizioni generali non gravi; febbre solo iniziale, salivazione profusa, inappetenza; comparsa di vescicole aftose (da pochi rnm a 5 cm) che successivamente si rompono, sulla lingua, gengive, labbra, palato, interno delle guance, spazi interungueali e mammelle; zoppia, abbattimento. Complicazioni per infezioni secondarie: gastroenterite, broncopolmonite, mastite, zoppie. Di solito mortalità poco elevata ma dimagramento degli animali, e perciò danno economico per gli alleva-

tori. Possibli aborti. Nell'uomo, colpito raramente, si ha la comparsa di vescicole nella bocca, sulle mani e piedi, con poca febbre.

Lesioni anatomopatologtche Vescicole ed erosi0ni a carico di tutte le mucose e in particolare di quella boccale, dorso della lingua, spazi interungueali, mammelle, pilastri del rurnine, intestino; miocardite; chiazze emorragiche su mucose e sierose.

Diagnosi di laboratorio Inoculazione a bovino indenne (nell' epitelio della lingua) o in peritoneo di tapino o di cavia di materiale sospetto {vescicole, sangue) ; reazioni sierologiche in laboratori specializzati.

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SORGENTE D'INFEZIONE Bovini . infetti, malati o convalescenti; pecore, capre, suinLdomestici e seivatici, bufali, antilopi, giraffe, gnu, malati o convalescenti o portatori asintomatici. AGENTE INFETTIVO Virus della peste bovina: è poco resistente nell'ambiente ·esterno; è presente nel sangue, tessuti varii, secrezioni ed escrezioni c!.ei soggetti infetti.

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TRASMISSIONE Cont agio diretto dei bovini sani con bovini infetti o ~oro feci, urine, latte, bave; con loro sangue, residui della mattazione, carcasse infette; il contagio indiretto sarebbe meno importante per la scarsa resistenza del virus nell'ambiente esterno. La malattia non è tras:missible all'uomo.

PORTA D'ENTRATA Via respiratoria, via alimentare, via transcutanea (tafani?) via genitale. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE In qua.l.siasi allevamento bovino .o mercato di bovini sem:a controllo veterinario; bovini non vacc;ìnati. MISURE DI PROTEZIONE Isolamento degli allevamenti da

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possibili contagi con gli animali serbatoi del virus, selvatici o domestici; vaccinazione; abbattimento.. degli animali infetti e distruzione del· le carcasse ; disinfezioni; zoae di quarantena, interdizione dei mercati e di.spostamenti del bestiame in zone colpite. TERAPIA non esiste.


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\ SPECIE DOMESTICHE RUCETTIVE Bovino, b ufalo; raramente pecora, uapra e suino. RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo di in cubazione l>n 3 a 9 giorni

Principali manlfest"azioni l•'ubbre e levata brusca, condlzionì ~rnnerali gravi fin dai. prtmi giorni,

muse1lo asc1utto, brividi, congestione delle mucos e oculari, orali e genitali con lagrimazione e scolo mucopurulento. Appaiono macchie emorra giche sulle mucose della bocca, che si allargano e trasformano in ulcerazioni irregolari infiammate e dolorose con essudato giallo grigiastro spesso sanguinanti (n on ne è colpita la faccia dorsale della lingua) ; ulcerazioni vaginali. La temperatura successivamente si abbassa; insorge cliarrea profusa

con striature di s a ngue e tenesmo, talvolta polmonite, eventuale aborto. Morte in ìpotermia e coma in 421 giorni. Forme acute e suhacute, forma croniche cachettizzanti, forme oligosintomaticbe, forme inapparenti.

Lesioni anatomopatologiche Cadavere emadato, muco-pus raggrumato alle palpebre, al muso, ai genitali; cosce e coda sporche di diarrea. Tipiche lesioni emonagi-

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che spesso ulcerate a carico del digerente ma in particolare dello s tomaco (abomaso} e del grosso intestino; erosioni fibrinose e n ecrotiche a c arico de lle gengive, palato duro e molle , faccia ventrale della lingua , faringe e esofago. Linfonodi aumentati di volume edematosi e molli.

Diagnosi. d i laboratorio: Reazioni sierologiche in laboratori specializza ti.

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PLEUROPOLMONITE CONTAGI

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SORGENTE D'INFEZIONE Bovini affetti dalla malattia specie sotto forma cronic;a e apparentemente guariti ma portatori di focolai necrotici polmonari incapsulati. AGENTE INFETTIVO Mycoplasma mycoides: microo rganismo al limite d ella visibilità microscopica, con scarsa resistenza nell'ambiente esterno.

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TRASMISSIONE Contagio diretto attraverso goccioline infette emesse con colpi di tosse e con r aria espirata dagli animali malati. La malattia non è trasmissi· bile all'uomo. PORTA D'ENTRATA Via respiratoria

MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Più in soggetti. adulti e già in cattive condizioni di salute; più nelle stalle che al pascolo. MISURE DI PROTEZIONE Esame del s angue per individuare i soggetti infetti, e loro abbattimento; vaccinazione solo in paesi con irifezioni frequenti; interdizione dei

mercati e di spostame ntì del bestìame in zone colpite.

TERAPIA Inefficiente SPECIE DOMESTICHE RECETTIVE Bovino, bufalo


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RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA Periodo di incubazione Da ;L settimana a 3 mesi, in genere 3•4 settimane

Principale manifestazioni Periodo di invasione della durata di 2 - 3 settimane, con sintomi vaghi: febbre moderata, inappetenza, legçrera tosse, depressione; periodo di

malattia conclamata · febbre più

Lesioni anatomopatologiche

elevata, tosse dolorosa e grassa, scolo nasale mucoso, dispnea, dolore toracico, posizione divaricata degli arti anteriori. Segni clinici di pleuropolmonite. Forme subacute; forme croniche di lunga durata con sequestri necroti· ci poltnonari e cachessia. Forme asintomatiche. Letalità nel30-50% deiçasi.

Lesioni pleuropolmonari preponderanti, di s olito a un solo polmone. A seconda dello stadio di evoluzione: all'inizio focolai puntìformi multipli biancogiaUastri, successivamente focolai lobulari di bronco-polmonite. sottopleurici, (noduli rosso scuri e grigiastri) con rete intertulobulare di strie connettivali giallastre (vasi linfatici. dilatati); infine pol-

monite lobare da foco lai confluenti, con aspetto marrnorizzato d el polmone; pleurite con ab b ondante e ssudato siero-fibrinoso, zone necrotich e . Lesioni secondarie: pericardite, peritonite, a rtrit i.

Diagnosi di laboratorio Coltura del micoplasma su terreni specifici ed esami sierologici in laboratori attrezzati.

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S ORGENTE D'INFEZIONE Cinghiali, facoceri, potamocerl e Qoceri portatori per lo più ifl.apparenti deU'infe:zione; maiali 1nfetti, malati o convalescenti. AGENTE INFETTIVO

Virus della peste suina africana: si diffonde rapidamente m tutto l' orgarlismo; ne1 sangue è presente fin dai primi giorni~ resiste pochi giorni hfurine e féci , ~settimane in organi in putrefazion(;J ma più mesi in carni affumicate, salate o refrige·rate. 254

TRASMISSIONE Contagio diretto con animali infetti o lorp feci, urine, escrezionì e secrezioni varie o con residui della loro mattazione, carcasse infette; contagio indiretto con terriccìo, polveri cout<ùninate trasportate da scarpe, pi~di, sacchi, ruote ecc.; molto probabilmente per p\}nture di zecche (Ornithodoros), pidocchi o mosbhe ematofaghe infettatesi su ani:Inali portatori del virus. La malattia non è trasrnissibile a!l'uomo,

PORTA D'ENTRATA Via digerente, via transcutanea (artropodi), via c~giuntivale, via respiratQria, via genitale. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE In qualsiasi zpna ove i maiali domestici possono entrare in contatto ·con suini selvatici; in allevamenti di maiali senza controllo vetetinario; nei mercati di maiali non con· t t ollati.

MISURE DI PROTEZIONE Isolamento degli allevamenti da possibili con t agi con suini se l vatici ; misure di lotta contro le zecche e gli insetti ematofagi; dove-s i é manifestato anche un solo caso si dovrebbe all'abbattimento di tutti i maiali in tuttiiii villaggi per largo raggio attorno al ·caso c~inico . Ma in pratica, .ciò é difficile a realizzarsi se non ci sono rimborsi da parte del Governo c organizzazione adeguata. Provvedere in ogni modo all' ucCIsione di tutti i maiali malati; disinfezione con soda caustìca, incenerì-


mento dei materiali in legno e dtdei cadaveri; mterdlZI0111' dei mercati; interdizione di acc:O!JSO ad estranei negli allevament 1, quarantena di 3 settimane almeIlO, per suini nuovamente acquistaIl : evitare l'aliment~one dei suini c1tm rifiuti di cucina o di mattazione 1;11inu; non esiste vaccinazione.

Periodo di incubazione Da 4 a 24 giorni.

ematlca, congtuntlVite. Decorso rapido (7 g10rru in media). Eventuali aborti. Forme 矛peracute con morte in 1-2 giorni. Forme subacute con morte in 15-30 giorni. Forme croniche rare. Forme inapparent矛nei su ini selvatici.

emorragici renali; splenomegalia emorragica; linfonod1 addominali necrotico路emorragici; versamenti emorragici pleurici e peritoneali; edema polmonare con aspetto gelatinoso emorragico; chiazze emor路 ragiche sulle mucose e sulla cute.

Principali manifestazioni febbre seguita da inappetenza assoluta, ottundimento, incoordinazione dei movunenti, cianosi delle mucose o dell'intera cute, con chiazze emorragiche all'addome e ai glutei; dispnea, vom1to, diarrea

Lesioni anatomopatologiche Aspetto generale di una setticemia emorragica; emorragie e trombosi a carico dei vari organi e in particoLare: emorragie sulla superficie del cuore, a spruzzo o a ragnatela; gastroontente emorragica; mfarti

Diagnosi di labol'atorio Reazioni sierologiche e inoculazione di sangue sospetto in suino recattivo, solo in laboratori specializzati.

Suino soltanto.

1111 uz10ne

TERAPIA N()n esiste. SPECIE DOMESTICHE RECETTIVE

RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA

255


SORGENTE D·'INFEZIONE Polli, piccioni e varie altre specie di volatili domestici e selvatici malati, convalesce nti o portatori inapparenti del virus. AGENTE INFETTIV.O Virus di Newcastle: è presente in tutti gli organi, nel sangue e nelle secrezioni e d escrezioni dei soggétti colpiti.

256

TRASMISSIONE Contagio diretto dei volatili sani con. volatili infetti o indiretto con loro deiezioni e secrezioni, con mangimi contaminati, gabbie, abbeve· ratoi, sacchi contaminati, terriccio o polvere, forse per puntura di acari infetti. La: malattia è contagiosissi· ma. PORTA D'ENTRATA Via respiratoria; via digeren~e; via

transcut'anea (per puntura di acari?); via congiuntìvale, vi;;. genitale. MAGGIOR PERICOLO D'INFEZIONE Ovunque esistono allevamenti di polli. MISURE DI PROTEZIONE Vaccinazione ; igiene del pollaio ; evitare l'introduzione di animali nuovi nel pollaio senza previa qua-

rantena (14 giorni); evitare il contatto con volatili selvatici ; disinfezione delle scarpe del personale all'entrata del pollaio; evitare visitatori inutili nel pollaio; disinfezione de.l suolo in caso di polli sospetti malati e distruziOne dei medesimi. TERAPIA Sintomatica.


Princip~li manil~,lltazioni SPECIE D.OMES:O:CHE RECETTfvE . Febbre, sonnolenza, ina~petenza, l 'olio, tacchino, pjceione, pernice, piume arruffate, essudato mucosa nel becco é in faringe, congiuntivilnmona, fagiano, struzzo; nell'uo..te, talvoLta dispn.ea con siJ1iilo; d:i;a:r· , 1110 solo a eoidèntaltnente. rea grigjo-ve.rdastra, sinto,m i nerRICONOSCIMENTO DELLA yosi (convulsioni, torcicollo, paralisi). Mort.e in 2,4 giorni nel 90-100% J,III~LATTIA § dei.casV Possibilità di forme. craniche a lungo dec.o rso. Form.è iilàppaT Peri,odo di incuba.z ione renti. Nell)uom.o si manifest,a solo. l >n fl a. 15 giorni, di solito 4-5 giorni

in.form:a attenuata, ccm·u nà legg~­ ra infiammazione cqngiun tiva1e ~ con poca tosse, molto simile a lieve influenza.

Lesioni anat:omopatologiche Petecchie ed ecchimosi disseminate sulle sierose,·sulle mucose dell.e prime ~vie aeree, e nell'intestino. Lesioni tipiche, ma non sempre present1, sono lé ulcerazioni neGrotico·e~orragiche sulla mucosa del

tenue e le emorragì~ , p1,1ntifotrni nello stomacò·.

Diagnosi di laboratorio Alcu;q_e reazìol).i sìewlogiche (reazione di inibiZione dell'emoagglu· tinazione); isolamento del virus mediante inoculazione del materiale s ospetto in u ova ernhri:onate ojn pulcim recettivì (in laboratori specializzati)

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SORGENTE' D'INFEZIO~

TRASMISSIONE J'~r mezzo della puntura di zecche . solo p()rtatori 'inapparenti (poi:.tato- (li' varie specie (B,hi,pkephalus, ri anche per più di 10,anriì). Hyalomma, ecc.l.Le zecche possono rest~e ..infette per molti mesi. U AGENTE INFETTIVO parassita Si looaliZ·Z à nelle lOrO Theilerie : organismi microscepici •ghiandole·salivarL La malattia lJ.on (protozo1) èhe vivono nei globuli è trasmi.Ssibile all'uomo. rossi è bianc'hi del sangue~ ù{ cellule i:ièi ~fonodi e ~~lla milza e nelle PORTAD.'ENTR~,.A zeccb,e tras:tpE}.ttltric~. Via percutapea, cqn la p,1:mtura dell~ Z§lcche infette. B0VÌni e bufali malati di theìleì;iosio

258

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MAGGIOR PERICOLO l>'lNFEZIONE. In zone qve ci sono ariùPali intet.ti di theileriosi (malati, ·c~nvàlescenti o portatori asintomaticiJ e la zecche . trasrnettitri.Gi. Più.. in razze !)ovine i.mpott(;lte;

MISURE DI'PROTEZIONE . Deparassitare gli àniìnali con i.nsettìciçlì vari (bagnj 1n~dic~ti in ios~e apposit~, .,irrm;a~ioni); carnpiame~-

to pe1;ioclico dei pascòli don incendio dei past:oli abbandOOfiti per dìc struggere le ze.cche e loro utilizz~­ zione per altri ànimali non .recettivi (gecor:e,·cavàlli); igiene-d~lle stq,lle; cura di 1iuttiJ capi infetti o loro mattazione. TERAPIA T.etracichrie, pamaquina.



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SORGEl\lTE D'INFEZIONE Varie specie di ruminanti ed altri mammiferi (circa 50 specie recettive tra domestici e selvatici) affetti da trìpanosomiasì o convalescenti o portatori asintomatici. AGENTE INFETTIVO Tripanosomi (T. congolense, T. vìvax, T. brucei, ed altre specie). Organismi microscopici (protozoi) che vivono nel sangue , midollo osseo, linfonodi, talvolta nel sistema ner-

260

voso dei sogge tti parassitati. è nel tubo digerente o.ghia.ndole salivari di alcuni i:n setti trasmettitori. TRASMISSIONE Per mezzo della puntura di Glossi· ne, dette Mosche Tze-tze (ne esistono specie di savana é specie di foresta) , Tafani, Stomoxys ed altre, mosche ptmgenti. L-a malattia del bovino non e trasrnJssihile all'uomo (l'uomo può ess ere colpito da tripanosomi di altré specie) (ve-

d'ipag, 232). Lei glossine generano larve che vivqno Pof:!he·settimane Ilascoste nel suolo (terreni ombrosi) prima di trasformarsi in adulte · PORTA. D'ENTRATA Via percutanea, per mezzo puntU:ra dell'insetto infetto.

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MAGGIOR PERICOLO· D'IN~ZIONE

In zone ov-e ci sono animali infetti e gli insetti trasmettitori. Più in soggetti importati e:jn adulti.

MI$URE DI PROTEZIONE

.Nonfar'el)trare nbestiame nellè- zo-

ne jnfette,lottaagliinsetti trasmel{ ti tori (taglio di alberi per togliere le zone d'ombra nei terreni ov'e Vivono le glossine, irto razioni di Ìlì.S-étticidi), terapia"o abbattimento degli qnimali malati, chemioprofilassi dei capi e;Spcisti. IstitUire stazioni di conttollo luntJo le strade carrozza.bili-oprincìpali, ove trattare con insetticidi tutti gli_a ut omezzi in transito così da impedire il trasporto accidentale di glossine da una regione inféstata ad una indenne.


TERAPIA Antrycide, 011L11apyramrna, ecc. IJ(~renyl,

Homidyum,

SPECIE DOMESTtCHE 1\ECETTIV·E llovino, pecora, capra, cane, suiho, t:llvallo , mulo, asino, dromedario. ROCONOSCIMENTO DELLA MALATTIA

Periodo di incubazione Da 1 a 3 Settfrnane; fino a 2 mesi per ceppi poco'virulenti.

Priricipali m anifesta zioni Febbri inte.rmìttenti, anemia, abbattimento, forte dirnagràmento, edemi, ingrossamento ·dei linfonodi, del fegat<;> e della milza; lef>'ioni oculari. Forme acute mortali; forme

sub acute

e.

asintomatici.

forme croniche. Casi

Lesioni anatomopatologiche

Diagnos i di laboratorio

Lesioni non specifiche: linfonodi ipertrofici ed edematosi, fegato e milza ingrossati e molli, muscoli pallidi, sangue aèquoso, emorragie sulla superficie del C)l0re e dei polmoni, opacità corneale, edemi delle patti declivi deg'li arti e sottoventrali; lesioni a focola:io nella corteccia cèrebrale.

Esame microscopico del sangue (dalla vena dell'orecchio, meglio se al mattino) per trovare i tripan.osomi: striscio e goccia spessa colorati con Gienisa ; puntato lirifonodale, subinoculazione dì sangue dell'animale sospetto in ratti (T. congolense, T. bruoei) o in altri animali da labOiatorio (T. vivax in capra e pecora). Reazioni sìerologichè in labora~ tori attrezzati.

261


6. IGIENE PERSONALE E DELL'AMBIENTE DI VITA

IGIENE DEL NOSTRO CORPO L'igiene personale è un fattore importante per mantenere sano il nostro organismo. Su una pelle sudicia possono fermarsi e proliferare microbi agenti di malattie, miceti produttori di tigne, parassiti della scabbia, larve di mosche, pulci, zecche; possono formarsi foruncoli, ascessi ed ulc erazioni e possono derivarne infezioni negli strati più profondi. Le mani in particolare, con cui portiamo alla bocca i cibi, possono trasmetterei gravi malattie, i cui agenti siano stati da esse raccolti s enza volere, toccando altre persone o animali portatori delle malattie o sporcandosi col terriccio, con feci, sangue, urina o altre sostanze ricche di microbi patogeni. L'utilizzazione di carta igienica o foglie, dopo aver defecato, non protegge a sufficienza le mani dai m icrobi o parassiti presenti nelle

proprie feci. Così le nostre mani possono diventare pericolose per gli altri, per i nostri figli che carezziamo o a cui porgiamo il cibo, e per noi stessi. Per questo occorre insegnare a tutti (e in particolare ai bambini che più spesso si insudiciano le dita) a lavarsi bene le mani - con sapone se possibile o altrimenti con sola acqua pulita - ogni volta che abbiamo defecato e ogni volta prima di mangiare. Almeno una volta al giorno, al mattino o alla sera, debbono essere lavati inoltre: il viso, la bocca, i denti, i genitali, i piedi. Tutto il corpo va lavato con acqua e sapone almeno una volta a settimana, meglio però più spesso, anche ogni giorno, se l'acqua e il sapone siano disponibili ed ogni volta sia necessario a causa del sudore o della polvere che insudicia il corpo durante il lavoro, Ja marcia, la vita quotidiana. Particolare attenzione va prestata alla pulizia dei denti: con un tra,dizionale bastoncino saponoso o con spazzolino, pasta dentifri265


eia e acqua pulita, i denti vanno lavati alla sera e al mattino accuratamente in modo da non lasciare residui di cibo negli interstizi. Bisogna evitare di dare ai bambini caramelle e altri dolciumi ricchi di zucchero, chè questi alimenti favoriscono la carie dentaria. L 'igiene personale va estesa anche ai nostri vestiti e al nostro giaciglio. Vestiti sudici, giaciglio sudicio, oltre ad albergare microbi, a puzzare ed attirare mosche, possono diventare rifugio di parassiti (pidocchi, acari della scabbia, pulci) trasmettitori di malattie . Vestiti troppo pesanti o troppo leggeri possono predisporre chi li indossa, in particolare i bambini, a colpi di calore o ad infreddamenti con complicanze negli organi interni (polmoniti, enteriti, cistiti da freddo) . Nei bambini molto piccoli si deve fare anche attenzione che i vestiti o le coperte del lettino non siano bagnati o sporchi di escrementi o di cibo e che non siano rifugio di pidocchi o di larve di ,mosche. Durante la notte i bambini debbono essere sorvegliati affinchè siano ben coperti, se il clima è freddo e riparati da correnti d'aria e dall'umidità della notte. Il camminare scalzi sarebbe utilissimo per favorire lo sviluppo armonico del piede nel bambino, se non ci fossero alcuni pericoli che fanno invece consigliare l'uso di calzature, aperte (sandali) o chiuse. I pericoli per chi cammina a piedi scalzi sono: la penetrazione di larve di anchilostomi (pag. 166) o di altri vermi, così frequenti nei paesi tropiCali, la penetrazione di pulci penetranti e le ferite da frammenti di vetro, chiodi, spine ecc. con rischio di tetano (pag. 222) di micetoma (pag. 202) o di altre infezioni profonde. Le calzature devono essere il più possibile della stessa forma del piede. Perciò sono da sconsigliare tutte le scarpe a punta, così come quelle con tacco alto che de formano e stancano il piede . Calzature comode ed economiche sono i sandali, che si possono fabbricare artigianalmente con cuoio o, in mancanza di quello, con pezzi di gomma ricavata da vecchi copertoni di auto; come anche gli zoccoli di legno. Sia i sandali che gli zoccoli pur non proteggendo completamente il piede dalle larve di anchilostomi e dalle pulci penetranti, diminuiscono tuttavia in grado notevole le probabilità di infezione da parte di questi parassiti. 266

IGIENE AMBIENTALE L'ambiente in cui viviamo, la nostra casa, il nostro villaggio, ha un 'enorme importanza nel favorire o al contrario ostacolare l'insorgenza di malattle nel nostro organismo . In un ambiente sporco infatti, dove la gente non utilizza gabinetti, dove l'acqua da bere è sudic1a, dove la mondezia è gettata senza attenzione qua e là, dove animali domestici vivono nelle stesse abitazioni degli uomini, i microbi agenti di malattie t roveranno o ttime condizioni di vita e potranno introdursi facilmente negli organismi umani attraverso i cibi, l'acqua sudicia, le mani sudice, la pelle sudicia o trasportati dalle mosche , dalle z anzare , o altri insetti dannosi. In un ambiente pulito invece molte di meno saranno le possibilità di sopravvivenza dei microbi e dei parassiti in genere, molte meno occasioni cì saranno perciò per gli individui di ammalarsi. Siamo noi che possiamo tenere pulito o sporco il nostro ambiente di vita. Siamo noi perciò che possiamo favorire o ostacolare l'insorgenza di molte malattie. E' il nostro modo di vivere, il nostro modo di comportarci che condiziona la nostra salute. Ma è chiaro che, per chi è nato e vissuto sempre in un ambiente senza igiene non è facile da s olo capire, non è facile da solo modificare il proprio comportamento, cambiare abitudini, cambiare modo di vivere. E anche per la comunità, se non è indirizzata in modo intelligente da qualcuno con competenze sanitarie e chiara visione dei problemi ambientali, sarà difficile uscirne fuori e migliorare la situazione. Scopo perciò dell'O.S. in questo importante settore della Medicina Preventiva sarà quello di:

• orientare la Comunità sulle relazioni ep_istenti fiaigiene dell'ambiente e trasmissione delle malattie; • sensibilizzarla a part;ecipare alla soluzi9ne dei diversi problemi presenti; • coinvolgerla nell'azione di rìsanamento ambientale; • organizzarla affinchè impari a gestire la propria salu~ te senza delegare nessun altro alla difes.a di così importante ricchezza.


l 1111tl1lomi di Igiene Ambientale non si risolvono mai da soli né per

t.lniiO del singolo O.S., ma con la partecipazione attiva dell'intera 'tlllltlltlLà. L'O.S. potrà essere bravissimo in se stesso, ma se non 111 11111\ c:;oinvolgere la popolazione a partecipare alla soluzione dei VIi ti problemi, non farà nulla di duraturo nè di veramente efficace. l'tu ttdi ragioni l'O.S .. dovrà saper sensibilizzare la comunità al ri1"'"'cio mediante l'Educazione Sanitaria, costituire nel villaggio un 1 • ttllflfllo permanente di Sanità Comunitaria responsabile dell'IIJIIIIIO nrnbientale, organizzare le équipes di lavoro e di manuten1• •1111, cUmostrando la propria buona volontà nel lavoro fisico e or'''"'l:r.'l.ntivo, sempre in prima fila, esempio costante per tutti.

ACQUA POTABILE Rappresenta un punto fondamentale per la protezione dolln sn lu lo delle comunità. Ogni sforzo deve essere fatto per rendere polabil<' l'acqua in qualsiasi città, villaggio o agglomerato di abitazioni, of finchè cioè l'acqua non sia contaminata da germi patogeni e non sia quindi fonte di malattie anzichè di salute. L'acqua da bere deve essere: • captata igienicamente, sia provenga da sorgiva, che da pozzo o

da fiume o da lago, o che sia piovana; • canalizzata igienicamente;

11tltt Importanti problemi riguardanti l'Igiene ambientale sono i se\llloltl i l 0:

• se non già potabile così, deve essere potab1lizzata mediante la filtrazione o la disinfezione o l'ebollizione; • conservata igienicamente.

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Acqua potabile Smal timento igienico delle feci e delle urine Smaltimento igienico dei rifiuti domestici l .otta agli insetti trasmettitori di malattie Igiene degli alimenti • Lgicme delle abitaziom· • frriene delle stalle e problemi inerenti agli animali doII W.<Jtici • Igiene delle Scuole ed Asili d'infanzia • Igiene delle fabbriche, miniere e altri ambienti di lavoro (ivi compresi i problemi inerenti alla polluzione inl

hwLriale)

• lqiene degli Ospedali, Infermerie, Ambulatori.

Captazione igienica Acqua piovana: va raccolta in recipienti o cisterne ben pulite e conservata al riparo da mosche, scarafaggi e altri insetti. Le cisterne vanno tenute sempre pulite, chiuse ermeticamente in modo siano protette non solo da contaminazioni umane o animali ma anche dalla penetrazione di polvere, foglie , semi di piante. Vanno imbiancate con calce ogni anno. I recipienti, di terracotta, plastica o metallo, vanno anche protetti con coperchio o con velo e tenuti in luogo fresco e ombroso. Essi devono essere adibiti solo alla raccolta c conservazione dell'acqua e non ad altri usi.

111 t 111t problemi i primi 4 sono da ritenersi assolutamente prioritari

Acqua di lago: l'acqua va captata a distanza da centri abitali, cou le stesse accortezze che per il fiume (vedi dopo). Se il lago(·, piCcolo ricordarsi che basta la presenza di un solo gabinetto nella S IW nvn per rendere non più potabile tutta l'acqua del lago s1<:sso


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Captazione di acqua di fiume

Acqua di fiume: l'acqua va captata a monte del centro abitato, a monte di guadi di animali, di scoli di lavatoi, di Ospedali, di gabinetti e di scoli industriali. La presa di captazione, costituita da un grosso tubo, va disposta nel filone centrale del fiume ove l'acqua è più profonda ad almeno 1 metro sotto il livello dell'acqua; la bocca d ella presa va difesa con griglia dalla penetrazione di pesci, serpe nti, ins etti ecc .. 266

Acqua di sorgente: deve essere captata non nella sede apparen te di emergenza ma, seguendo la vena d'acqua attraverso gli strat più superficiali del suolo, fino alla sede geologica, nel sottosuolo. lavori di captazione vanno eseguiti nella stagione più secca del l'anno e necessitano l'intervento di un muratore. La captaziom consiste nella costruzione di una camera di raccolta in murat ura • pietra, o di una galleria, saldata agli strati impermeabili che delimi


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Captazione di sorgente tano lo strato acquifero o falda, in modo da eliminare le infiltrazioni cii acqua superficiale che vanno convogliate a parte. Occorre inolt.re riservare una zona di protezione, a monte della captazione e l,utto attorno, onde impedire l'infiltrazione di acqua superficiale e l'inquinamento del suolo da parte di persone o animali. E' bene, o ella camera di raccolta, limitare le aperture di scarico proteggendole con grate o rete m etallica per impedire la penetrazione di rat1.1, serpi o insetti. Se la gittata di acqua è abbondante, meglio co-

struire una doppia camera, la prima di decantazione, la s econda di raccolta, da cui far partire il tubo di deflusso. Per la costruzione di questi manufatti occorre sempre l'intervento di un buon murat ore. Le caratteristiche di una buona sorgente sono: temperat ura costante in tutte le stagioni, limpiditĂ cristallina, portata non influenzata in modo immediato dalle piogge, sapore grad evole, assenza di germi patogeni o di segnalatori di contaminazione fecale (analisi chimica e batteriologica). 269

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Tipi di pozzo:

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1. pozzo superficiale

2 . pozzo profondo

Acqua di pozzo: i pozzi si distinguono in superficiali, attingenti a falde superficiali non protette da strati di terreno impermeabile; profondi, attingenti a falde profonde e protette da strati impermeabili di terreno; artesiani, attingenti a falde profonde e protette e che possiedono inoltre un carico di pressione idrostatica positiva (l' acqua cioè risale da sola nel pozzo, essendo la sua origine nelsottosuolo piÚ elevata del livello del pozzo). I pozzi possono essere realizzati per scavo, compiuto in genere da :>70

3. pozzo artesiano

4. falda superficiale

s. falda profonda

due uomini (diametro: m 1-1.5 o al massimo 2} oppure per trivellazione e sono allora costituiti da un grosso tubo metallico infisso nel terreno fino a pescare nella falda acquea. Per ottenere buona acqua potabile da pozzo è bene costruire il pozzo alla maggiore distanza possibile, non meno di 30 metri, da gabinetti, concimaie, lavatoi e in ogni modo sempre a monte dei medesimi; costruire attorno al pozzo una piazzola di cemento di almeno 10 cm di spessore e 1,5- 2 metri di larghezza, che eviti dirette infil-


Varie modalità di inquinamento di un pozzo trazioni di acqua superficiale: prolungare il bordo del pozzo al d1 s opra del suolo con una spalletta di cm 80- 100, per la stessa ragione; chiudere la bocca del pozzo con copertura metallica o di cemonto o di legno ed attingere acqua con recipienti molto puliti e non adibiti che a quello scopo, che scendano e risalgano dal pozzo mediante corda e carrucola, oppure meglio ancora attrezzarlo con pompa, a mano, a piede o a vento (ne esistono vari modelli), sel 11 1endo in tal caso i consigli del servizio tecnico delle Opere Pubbli-

che. I migliori modelli di pompe sono quelli più semplici. Se si utilizza un secchio, questo non deve restare poi sul terreno per non insudiciarsi, ma essere appoggiato ad apposito supporto in prossimità dello stesso pozzo. I lavori di scavo vanno eseguiti nella stagione più secca dell'anno. E' bene che il pozzo sia scavato, ove possibile, per almeno 1-2 metri in profondità nella falda acquifera ed ivi la costruzione delle pareti venga fatt a con pietre a secco in modo da facilitare il flusso dell'ac271


qua della falda al pozzo; nelle pareti di tutto il resto del pozzo, la muratura in pietra o mattoni va rivestita esternamente con argilla battuta e internamente con cemento, a meno che la parete stessa non sia costituita da anelloni di cemento così da impedire infiltrazioni di acqua da falde superficiali nel pozzo. Le cause più frequenti di inquinamento dei pozzi sono: • mancanza di piazzola di protezione; • cattiva manutenzione (r.ecipienti che vi attingono sudici, chiusura insufficiente o mancante del tutto); • contaminazione ·della falda acquea da gabinetti o concimaie o fosse per bagni parassiticidi di bovini (possibilità di avvelenamento da arsenìco·e altri antiparas·sitari); • infiltrazioni di falde acquee superficiali contaminate nella parete del pozzo.

Caratteristiche di un pozzo ben costruito ?7?

Canalizzazione igienica Va attuata per mezzo di acquedotti a pelo libero (se c'è pendenza sufficiente) o a conduttura forzata. Gli acquedotti a pelo libero sono costituiti da condotte interrate o anche esterne, ma sempre coperte, fatte in muratura impermeabilizzata (cemento), bambù, metallo o plastica. Le tubature a conduttura forzata sono costituite da tubi metallici o in plastica molto resistenti, a tenuta, ove l'acqua scorre a pieno riempimento sotto pressione. Queste ultime sono igienicamente migliori ma più difficile ne è la costruzione che necessita l'intervento di un operaio specializzato. Vanno evitate le canalizzazioni aperte ove possono facilmente avvenire contaminazioni fecali e di altro genere.


Potabilizzazio ne :l

~o no

i sistemi più comuni di potabilizzazione delle acque:

Ebollizione

Filtrazione

Disinfezione

• l' ebollizioFJe, che ucçide con il càlore i germi patogeni rapidamente; • la disinlezione, che li uccide mediante composti che liberano cloro o altre sostanze chimiche attive contro di essi; • la filtrazione, mediante filtri semplici o complessi che trattengono i germi patogeni sulla loro superficie, impedendo loro di passare nell'acqua da bere. lJu filtro semplice che si può costruire facilmente nei villaggi è couUtuito da un doppio recipiente in ter;ra cotta com e raffigurato nelIn figura. Mentre la parte sottostante serve per raccogliere l'acqua pulita, la parte soprastante racchiude il filtro vero e proprio. Ouesto è formato da uno strato di ghiaia per uno spessore di 4 dita, l tl'\0 strato di sabbia pu lita che arriva fino alla metà del recipiente, 11 no strato di carbone ili legna pestato, d i 3 dita, e un altro strato di ultiaia più sottile di 2 dita. Al p osto della sabbia si può mettere invoce paglia di noce di cocco ben pressata e , al posto del carbone , 1>ula di riso carbonizzata (su una piastra rovente), che è già in polvore sottile e filtra molto bene. il recipiente soprastante deve avere 11 ul fondo un forellino che faccia passare l'acqua ma non la ghiaia. So l'acqua è molto torbida è meglio prima di filtrarla, !asciarla ripotiare per decantarla. Si possono anche usare 2 o 3 filtri, uno sopra l'altro, per maggior sicu re zza. Il filtro si può utilizzare per 1 mese circa, poi va rinnovato. Esistono anch e filtri già costruiti, costituiti da due recipienti sovrapposti: il s uperiore contiene la cosidetta "candela" filtrante, in porcellana porosa, dentro cui passerà l'acqua immessq dall'alto; l'inferiore raccoglie l'acqua filtrata ed è munito di rubinetto. Ques to filtro è molto comodo ma costa e va tenuto pulito con diligenza: ogni 7 giorni occorre svitare la candela, lavarla e spazzolarla e poi bollirla per 10 minuti.

l tre metodi di potabilizzazione delle acque

a sabbia ·

con candela

per più famiglie

Diversi tipi di filtri 273


Filtri grandi per più famiglie o per l'intera comunità possono essere costruiti con gli stessi criteri dei filtri a sabbia e ghiaia, in recipienti di cemento o in cassoni dì lamiera zincata, oppure con sistemi più complessi; ma in tal caso è meglio chiedere l'aiuto tecnico dei servizi delle Opere Pubbliche, perchè occorrerà l'intervento di un muratore esperto. Diamo in ogni modo lo schema di 2 filtri di questo tipo per chi volesse tentame la costruzione.

Conservazione I recipienti per conservare l'acqua da bere (bottiglie, vasi, secchi, otri ecc.) dovranno sempre esser tenuti scrupolosamente puliti, ed utilizzati solo per quello scopo. La bocca del recipiente, se larga, andrà riparata con velo o con coperchio. I recipienti dovranno essere regolarmente lavati, specie nel fondo dove si formano depositi. Le cisterne devono essere sotterranee, costruite con pietra e cemento e rese liscie all'interno col cemento. Dovranno avere una apertura, per attingervi con secchia, non troppo grande, che deve restare sempre chiusa nei momenti in cui non si attinge acqua. Il coperchio deve chiudere perfettamente in modo non cada nella cisterna sudiciume, polvere o insetti. Attenzione che i bambini non possano caderci dentro. ll secchia deve essere sempre pulitissimo e deve essere usato solo per quello scopo.

SMALTIMENTO DELLE FECI E DELLE URINE

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Filtro a sabbia, ghiaia e carbone per più famiglie 274

Gli escrementi umani sono una delle principali sorgenti di malattie trasmissibili e il gabinetto rappresenta una delle pricipali armi di lotta contro quelle malattie. Con le feci e le urine vengono espulsi dall'organismo moltissimi virus, batteri, protozoi ed elminti agenti non solo di malattie intestinali (gastroenteriti, colera, amebiasi, dissenteria bacillare, elmintiasi), ma anche di malattie generalizzate o localizzate ad altri apparati (tubercolosi, poliomielite, epatite virale, febbre tifoidea ecc.). Per smaltire tali escrementi vi sono molti sistemi più o meno


complessi, miranti principalmente a: • distruggere i germi patogeni; • impedire l'inqumamento delle falde acquifere utilizzate per rifor-

IIÌrsi di acqua potabile (pozzi, sorgenti); • permettere l'utilizzazione delliquame come fertilizzante del ter-

wno per l'agricoltura. Ouest'ultimo problema deve essere messo bene in chiaro dall'O.S .. t.o feci umane infatti, pericolose quando sono ancora fresche, si 1tnsformano, dopo adeguata fermentazione (2-4 mesi). in un otti1110 concime capace di arricchire la terra, rendendola più fertile ed 1' 11 mentando così la produzione delle piante coltivate. In molti paerl l del mondo le feci umane, come quelle animali, vengono comuneptonte utilizzate come fertilizzante, spesso addirittura vendute colliO materiale prezioso nella produzione agricola. Non utilizzare quol materiale rappresenta un vero spreco e ciò va combattuto, rtplogando, incoraggiando, dando l'esempio per primi. L'O.S. deve 111n>licarsi perciò con pazienza a convincere la comunità sull'imporIli 1 1~a del problema, collegando nei suoi discorsi il vantaggio igie111\ •o che si ottiene con la costruzione dei gabinetti, al vantaggio ••t•(utomico ottenuto dalla maggior produzione agricola. Nt 1ll0 figure annesse vengono illustrati: alcuni tipi di gabinetti, al' 1111 t semplici e alla portata di tutti, altri di più difficile costruzione e r 1111 necessitano l'intervento di un muratore.

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fl nhine tto a fossa assorbente

gabinetto, di semplice e rapida costruzione, è costituito da lluca o pozzetto scavato nel suolo, da un soprastante piano di 11111110 (c.li pali o tavole o meglio di cemento armato), munito di un l ttii'O t1ol mezzo, e da una capannina di materiale di facile rcpcrittiiHII.O locale che ripari dagli sguardi e dalle intemperie la persona ' l tu 111 ilizza il gabinetto. lltllllllO

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Gabinetto a fossa assorbente 275


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La latrina va installata sempre a distanza di almeno 10m dalla casa e almeno 30m da qualsiasi pozzo, sempre più a valle di questo. Se, scavando la fossa, si raggiunge una falda d'acqua, occorre cambiare zona o ricorrere ad altro sistema (gabinetto vietnamita) . La fossa deve essere almeno di 2 metri di profondità per 80 cm circa di diametro, rotondeggiante o quadrangolare. Se la terra è troppo friabile le pareti della fossa vanno rafforzate con pali, canne di bambù o lamiera (vecchi bidoni di benzina, senza il fondo) . Terminato di scavare il buco si dovrà coprirne la bocca con pali o con tavole o meglio con un ripiano in cemento armato, rettangolare (m 1.20 x 1, spesso 1O cm) forato al centro per permettere la cad uta delle feci. Il foro di caduta delle feci di circa 20 cm di diametro, dovrà essere munito di un coperchio in legno o cemento o terracotta, che possa chiuderlo ermeticamente. La capanna soprastante sarà fatta con pali e con canne, cannucce di palude, foglie di palma o simile; avrà 3 pareti, più la porta articolata con cerniere che, in mancanza di cerniere metalliche, possono ricavarsi da vecchi copertoni di automobili o essere costruite con rami flessibili. La copertura può essere di lamiera ondulata oppure dello stesso materiale delle pareti, con una pendenza che permetta alla pioggia di scorrere via. E' inutile che le dimensioni della capanna siano molto grandi, è sufficiente una larghezza di m 1,30 ed un'altezza di m 1,80. Nella fossa non si deve gettare acqua ma sole feci e urine. n pavimento della latrina deve essere tenuto sempre scrupolosamente pulito. Il buco della latrina, quando la latrina non è utilizzata, deve restare sempre chiuso dal suo coperchio. Quando la fossa è quasi piena {livello delle feci a 50 cm sotto il livello del suolo) va colmata di terra, la c&panna smontata e va scavata una nuova fossa in altra zona, lasciando la prima chiusa, per 2-4 mesi. Il suo contenuto potrà poi essere utilizzato come concime. Un perfezionamento di questo tipo di latrina è costituito dall'aggiunta di un tubo verticale di ventilazione che dalla fossa si innalzi al disopra del tetto della capannina, portando via i cattivi odori. Poichè le latrine attirano sempre mosche e zanzare, sul tubo di 276

ventilazione si può inserire, una trappola per quegli insetti, costruita con vecchio barattolo o meglio un pezzÒ di grosso bambù, sul cui fondo siano stati praticati forellini e nel cui interno si sia incastrato una specie di imbuto a nassa di fine rete metallica. La trappola va rimossa di tanto in tanto per togliere gli insetti morti. In relazione al numero di persone in famiglia, alla natura del terreno e alle stagioni, la fossa di questo tipo può durare da 1 a 6 mesi. Un gruppo di 4 persone allenate e con il materiale a disposizione (pala, piccone, pali, cannucce,) può costruire una latrina di questo tipo in poche ore, in un suolo di media compattezza. Vanno tenuti presenti in ogni modo due concetti importanti: • se la latrina non è mantenuta sempre ben pulita essa si trasforma rapidamente in un luogo disgustoso, pieno di mosche e di cattivi odori con pericolo anche di contagio di parassiti (anchilostomi); • se si utilizza questo tipo di latrina occorre che nella zona il pozzo dell'acqua potabile sia molto ben costruito e profondo, distante oltre 30m, sempre a monte della latrina, altrimenti rischia di restqre inquinato per contaminazione della falda idrica da cui attinge.

10 errori nella costruzione e manutenzione di una latrina a fossa assorbente • non averne programmato la costruzione insieme a chi la utilizzerà senza aver coinvolto perciò la popolazione nella decisione di costruirla, senza averne discusso i particolari, senza averne sondato le resistenze dovute ad abitudini e tradizioni locali; • ·c ostruirla a meno di 30m da un pozzo o da una sorgente o dalla riva di un lago o di un fiume (inquinamento delle acque); • costruirla in terreno friabile senza provveder& a mettere rinforzi in legno o in lamiera che trattengano la terra dal f!a:oJ.are; • costruirla in terreno acquitrinoso o con falda acquea molto superficiale (la fossa si allaga facilmente);


• fare la buca troppo larga così che è poi difficile chiuderla con i pali, occorrendo pali molto lunghi per fare il pavimento della capanna soprastante (spreco di materiale e facile franamento della capanna); • fare la capanna inutilmente troppo grande (spreco di materiale); • fare il buco della latrina troppo largo (pericolo per bambini che possono caderci) o troppo stretto (si insudicia continuamente); • non costruire un tappo a misura per chiudere il buco della latrina o, se costruito, non utilizzarlo lasciando il buco abitualmente aperto (mosche, puzzo); • non costruire con terra battuta un rialzo tutto attorno, all'esterno delle pareti della capanna, così da proteggere la fossa dalle infiltrazioni della pioggia (allagamento della fossa, franamento}; • non tenere sempre perfettamente pulito il pavimento della capanna (pericolo di infezioni da anchilostomi, mosche, puzzo}

Gabinetto con fossa a tenuta E' costituito da una camera in muratura, sotterranea, rivestita all'interno di uno strato di cemento che ne assicuri l'impermeabilità. La volta del pozzo nero deve possedere una botola a buona tenuta. Il pozzo nero deve distare non meno di 1 m dai muri dell'abitazione e non meno di 20m da qualsiasi pozzo, cisterna, condotta d'acqua potabile, per evitare possibili inquinamenti dell'acqua per infiltrazione di liquame lurido. Il pozzo nero deve essere sempre a valle del pozzo per l'acqua potabile. Come capienza, si calcola che un pozzo nero di 1 metro cubo sia sufficiente per 4 persone, se lo si svuota ogni 2 mesi. Un tubo metallico o in cemento, in partenza dal gabinetto, è collegato al pozzo nero e vi porta gli escrementi. Un altro tubo più sottile e che sbocca in. alto sopra la casa ne assicura la ventilazione, portando via i cattivi odori. E' bene che il tubo del gabinetto destinato agli escrementi sia munito di una doppia curva a sifone e sia tenuto sempre pulito mediante acqua e scopettino ap-

Gabinetto con fossa settica a

tenuta 277


posito. Questo tipo di pozzo nero va svuotato periodicamente; illiquame può essere utilizzato come fertilizzante in agricoltura ma solo dopo che le fermentazioni spontanee avranno ucciso i germi patogeni, le cisti e le uova o larve di parassiti. Perchè questa azione avvenga occorrono da 2 a 4 mesi. Per tale ragione, quando è possibile, è bene costruire 2 pozzi neri anzichè uno e utilizzarli alternativamente 60 giorni l'uno e 60 giorni l'altro, permettendo una fermentazione di liquami con buon margine di sicurezza.

Doppio gabinetto a tenuta (tipo vietnamita) Un perfezionamento del gabinetto a tenuta con doppia camera usata alternativamente per dar tempo alle feci di trasformarsi in concime, è stato ideato dai vietnamiti durante la loro guerra di liberazione nazionale. E ' in pratica simile al tipo precedente, differenziandosi nei seguenti punti: le 2 fosse sono costruite appaiate al di sopra del terreno, e non scavate in profondità, poggiando su una base di cemento e sassi di circa 1 Ocm. Le urine non devono entrare nella fossa ma sono deviate in una canaletta posta al davanti del foro di defecazione, convogliate in recipiente a parte (secchio) e poi allontanate. Dopo ogni defecazione si deve gettare nella fossa un pò di cenere di cucina così da togliere il cattivo odore e asciugare il materiale fecale. il foro di defecazione deve essere ermeticamente chiuso col suo coperchio dopo ogni utilizzazione e il pavimento in cemento mantenuto sempre pulito. La parete posteriore di ogni fossa presenta un foro quadrato, ermeticamente chiuso con argilla durante l'utilizzazione della fossa stessa, ma apribile quando si vorrà toglierne il concime. All'inizio dell'utilizzazione della fossa si deve mettere nel suo fondo uno strato di terra di circa 10 cm. Quando la fossa è riempita per due terzi di feci, si ricopriranno le feci stesse completamente di terra, dopo averle livellate con un bastone e si chiuderà ermeticamente il foro di defecazione per permette278

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lJ Gabinetto di tipo vietnamita


11 1 alle fermentazioni anaerobiche (senza ossigeno cioè) di uccidere t.ntti i germi patogen.i e trasformare le feci in ottimo fertilizzante. l1nrchè tale trasformazione sia còmpleta occorrono 45 giorni. I viet' HImiti calcolano che per una famiglia di 5-6 persone si debbano co11l.ruire 2 fosse delle seguenti misure complessive: lunghezza m 1,:20, larghezza m 0,80, altezza m O, 70. ( l11a capanna di legno e paglia viene fissata tutto attorno alle pareti !lulla fossa così da riparare chi utilizza la latrina. :·Hè calcolato che la spesa per costruire questo tipo di fossa è componsata in pochi mesi dall'ottimo fertilizzante prodotto, oltre natu11\lmente dall'enorme vantaggio igienico che ne deriva.

Gabinetto con fossa settica a smaltimento continuo Un tipo ancora più perfezionato di fossa è rappresentato dalla fosa smaltimento continuo dei liquami nel terreno. Si tratta d1 una fossa in muratura divisa da un tramezzo in 2 sezioni, ove i materiali fecali subiscono una fermentazione prima di uscire da un t.ubo e disperdersi nel terreno. Nella figura sono riportate le dimensioni per una famiglia di 5 pernone e i dettagli della costruzione. Questo tipo di latrina è ottimo ma deve essere ripulito ogni anno dalle melme che si formano nel ro n do e richiede consumo di acqua per peìmetterne il funzionarnento (un secchie d'acqua ogni volta ch e si utilizzi) . Vi si può immettere anche lo scarico dell'acqua di cucina, se esistente, o di un lnvandino, per facilitarne lo scorrimento dei liquami. V.i si può collegare una s econda fossa di fermentazione che purific herà maggiormente H liquido di uscita. l)er costruire questo tipo di fossa occorre l'aiuto di un muratore. lif\ settica

Gabinetto con tossa settica a smaltimento continuo 279


Smaltimento dei rifiuti domestici

SMALTIMENTO DEI RIFIUTI DOMESTICI

L'allontanamento dei rifiuti domestici dall'abitato o la sua distruzione o trasformazione in concimi utili in agricoltura, è reso necessario dal fatto che i rifiuti domestici rappresentano materiale di a t280

trazione, di nutrimento e di moltiplicazione di molti insetti e altri animali dannosi, in primo luogo delle mosche e dei ratti. Le mosche sono insetti che possono trasmettere numerose malattie: tubercolosi, amebiasi, gastroenteriti infantili, poliomielite, epatite virale, febbre tifoidea, colera, tracoma. Posandosi su mate-


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tia li infetti (feci, sputi, croste, sangue, ecc.) esse ne raccolgono gli a genti infettivi e, posandosi successivamente sui cibi, li contaminano facilmente. Là dove esistono molte mosche esistono sempre molte malattie. La distruzione dei rifiuti fa diminuire il numero dello mosche ed è parte essenziale perciò della lotta alle malattie. Anche i ratti, apportatori di alcune gravissime malattie infettive, come la peste, e voraci distruttori di generi alimentari, sono attirati dalle immondizie. Togliere le immondizie attorno all'abitato vuol dire diminuire il numero dei ratti nella zona. l s istemi di smaltimento delle immondizie nelle comunità agricole s ono prevalentemente due:

• infossamento e successiva trasfo~mazi~ne in t~iric­ cio utile per le culture agricole; • incenerimento. L 'infossamento viene realizzato scavando una fossa di circa 2m di

profondità, per 1,5 di larghezza e 2 o più di lunghezza, in relazione olia quantità di immondizia da gettarvi dentro. Le immondizie vanno gettate nel fondo e subito ricoperte da uno strato di terra. Ques to fino a che l'intera fossa non è piena. Si chiude allora con uno strato un pò più spesso di terra e si lascia riposare 6 o più mesi, per permettere la trasformazione in concime delle immondizie. Le immondizie infatti, mescolate alla terra, si disgregano e trasformano j n ottimo nutrimento per il terreno. Ove il terreno non si presti a ciò, ai può utilizzare l'incenerimento. Si può costruire molto facilmente un forno incineratore, per bruciare i rifiuti, con mattoni e cemento come mostrato nella figura; oppure si può utilizzare un vecchio bidone, aperto sopra e con un finestrino in basso per il tiraggio; nell'interno del bidone va fissata, ad un palmo dal fondo, una grata me tallica, o va costruita una base di appoggio per il materiale da bruciare con mattoni o sassi, in modo che il materiale stesso resti F!Ollevato dal fondo e ne sia favorito il tiraggio dell'aria. Un incenerit.ore è sempre necessario per bruciare le immondizie provenienti dal Centro sanitario o da Ospedali, Maternità, ecc ..

LOTTA AGLI INSETTI TRASMETTITORI DI MALATTIE Gli insetti pungenti così come altri artropodi (zecche) che si nutrono di sangue, rappresentano un grave problema di sanità pubblica. Alcuni di essi provocano solo molestia con le loro punture, dando luogo a reazioni infiammatorie o per azione traumatica o per inoculazione di sostanze irritanti, allergizzanti o tossiche, o aprendo la strada a piccole infezioni locali dovute a germi preesistenti sulla pelle. Così gli acari della scabbia, le pulci penetranti, le larve di alcune mosche che si infiltrano sotto la cute, pidocchi, pulci, cimici, zecche, e numerose mosche, moscerini e zanzare. Altri invece esplicano un'azione ben più dannosa potendo trasmettere malattie infettive di notevole gravità. Ecco l'elenco di questi ultimi e delle malattie che possono trasmettere: Zanzare del genere Anopheles Malaria, Filariosi Zanzare del genere Culex, Mansonia, Aedes Filariosi, febbre giaDa ed altre virosi Mosche del genere Glossina (tze-tze) Tripanosomlasi Moscerini del genere Simulium Oncocercosi Moscerini del genere Phlebotomus Febbre da pappataci, Leishmaoiosi Tafani del genere Chrysops Loasi Pulci Peste, Rickettsiosi Pidocchi Tifo petecchiale, Febbri ricorrenti Zecche del genere Ornithodoros Febbri ricorrenti, Rickettsiosi Zecche di altri generi Virus di varie malattie (encefaliti da zecche, ecc.) 281


Lotta alle mosche Altri msetti infine (mosche, blatte) esercitano azione dannosa col trasportare meccanicamente con le zampe microbi, virus e parassiti varti, da materiali infetti ai cibi, contaminandoli pericolosamente,come già detto. La lotta agli insetti trasmettitori di malattie è basata sui seguenti principi:

• Lotta agli insetti adulti: uccisione con ammazzamosche (mosche, mosche tze - tze, tafani) o con trappole (di garza o di retino metalli282

Lotta ai ratti co) o con esche insetticide (sostanze incollanti o tossiche per gli insetti); irrorazione con DDT o altri insetticidi (zanzare, moscerini, mosche tze-tze), aspersione con insetticidi in polvere (pulci, pidocchi, zecche) . Osservando attentamente la vita di questi insetti si possono trovare sistemi per distruggerli, semplici ed economici ma molto efficaci; sarà utile interessare i bambini delle scuole a questi argomenti, mettendoli in gara tra ~i loro e spiegando loro l'importanza di tali azioni nell'interesse della comunità.


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lllsanamento del suolo nella lotta contro le zanzare (piccole bonifiche alla portata della comunità) • Lotta alle larve: mediante insetticidi, mediante distruzione degli •••n bienti di vita o degli alimenti delle larve (smaltimento dei rifiuti, nmaltimento delle feci e urine, abbattimento di alberi contro alcu1,1 0 specie di glossine le cui larve vivono in suolo ombroso; risanama nto del suolo da qualsiasi acquitrino o pozza d'acqua o recipienl.o abbandonato ove le zanzare possano deporre uova entro un rag{Jio di 3 km dalla zona abitata); mediante l'allevamento di pesci diV()ratori delle larve (per le zanzare) in stagni o paludi. l1.ìcordarsi che dentro una vecchia scatola di latta, dentro un vec-

chio c opertone di ruota, dentro un qualsiasi recipiente abbandonato, nella poca acqua che vi si raccoglie durante la pioggia possono moltiplicarsi centinaia di larve di zanzare in pochi giorni. Tutto ciò va quindi distrutto o sotterrato. Ricordarsi inoltre di osservare, di sperimentare con la popolazione, con i medici tradizionali, se esistono piante o sostanze estratte da piante, capaci di uccidere le larve di zanzare negli stagni senza nuocere ai pesci n è agli animali che si abbeverano in qu eli' acqua. Lo stesso dicasi per sostanze che uccìdano i molluschi vettori della bilharziosi. 283


• Queste ricerche possono dare risultati importantissimi, da utilizzare nella lotta agli insetti o ai molluschi, talvolta su scala nazionale o ancora più largamente. Esistono alcune specie di pesci (gambusie, tilapie, n otobranchi) che sono voraci predatori di larve di zanzare. Una volta impiantati in un acquitrino essi svolgono un'azione utilissima riducendo notevolmente il numero delle larve presenti. Rivolgersi ai servizi tecnici del Ministero per avere informazioni al riguardo e per ottenere se possibile i pesci.

• Protezione degli individui esposti: per mezzo di zanzariere (sono ottime se ben tenute e senza buchi), sostanze repellenti sulla pelle o sulle stesse zanzariere o nelle abitazioni (fumigazioni con erbe speciali, unzioni con liquidi repellenti); non ubicazione dei villaggi in prossimità di cascate (le larve di simulidi vivono nelle acque di rapide e di cascate) o in zone infestate da mosche tze-tze, o vicino ad acquitrini (zanzare); allevamenti di animali domestici che possano fungere da ospiti alternativi di insetti che pungerebbero abitualmente l'uomo (alcune zanzare), attraendoli nelle stalle. Anche per questa azione protettiva l'osservazione a livello popolare e della medicina tradizionale può dare indicazioni molto utili: quali erbe bruciando sono più efficaci per tenere lontane le zanzare? esistono alberi o arbusti che tengono lontane le zanzare? esistono unguenti o olii da spalmare sulla pelle e che non ci fanno pungere dalle zanzare? esistono farmaci tradizionali che se presi per bocca fanno sì che le zanzare non siano più attratte dal nostro corpo? Sarebbe importantissimo scoprire qualche rimedio del genere e l'O.S. deve stimolare questa ricerca nella popolazione così che tutti possano contribuire al riguardo.

284

IGIENE DEGLI ALIMENTI

Gli agenti patogeni di molte malattie intestinali (amebiasi, ascaridiasi, altre parassitosi, gastroenteriti acute) ed anche di alcune malattie generali (febbre tifoidea, colera, epatite virale, poliomielite) possono entrare nell'organismo per via boccale, con i cibi contaminati in vario modo: da mani sudice, dalle mosche, da scarafaggi, da ratti o altri roditori. Altre volte i cibi possono essere contaminati da terriccio infetto o peggio da concime umano, come ad esempio le verdure che si mangiano crude se concimate con liquami di pozzo nero non sufficientemente fermentato; oppure da germi eliminati da bovini o capre malate e passati nel loro latte (tubercolosi, brucellosi). Le carni di bovini, di suini e di altri animali domestici possono contenere parassiti (cisticerchi, trichine) o microbi (bacilli del carbonchio, della tubercolosi, salmonelle) capaci di infettare l'uomo, specialmente se ingerite crude o poco cotte. Infine alcune muffe, originatesi su alimenti mal conservati, possono risultare dannose alla salute: le muffe che si formano sulle arachidi possono provocare ad esempio un'azione tossica lenta che sembra essere all'origine del cancro del fegato. E' per questo che l'O .S. deve fare molta attenzione all'igiene dei cibi, s~iegare incessantemente alla popolazione quanto sia pericolosa la presenza delle mosche, come sia importante la pulizia accurata delle mani, la distruzione degli scarafaggi e la lotta contro i ratti. Tutte le verdure che si mangiano crude vanno diligentemente lavate con abbondante acqua potabile. Tutti i cibi vanno manipolati con estrema pulizia e conservati al riparo da mosche e da scarafaggi. Anche il latte, alimento ottimo e sano quando è fresco e non contaminato, può diventare pericolosa fonte di malattia se insozzato da mosche o da sporcizia; esso deve perciò essere mantenuto al riparo e possibilmente al fresco e , se non si è sicuri della sua sterilità, va bollito prima di essere bevuto. Il latte acido è meno pericoloso del latte comune nella trasmissione di malattie, poichè l'acidità che si produce uccide quasi tutti i germi patogeni. Le carni devono provenire da animali macellati in buone condizioni di salute, bene dissanguati (col taglio dei vasi del collo) e soprat-


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di contaminazione degli alimenti: tutto esenti da malattie che possano colpire anche l'uomo. Se in alcuni visceri (fegato, polmoni) sono presenti cisti (idatidosi) queste vanno distrutte col fuoco o fatte a pezzi e bollite in una pentola; non devono in ogni modo mai essere date da mangiare crude ni cani perchè questi ne resterebbero infettati e potrebbero poi contaminare l'ambiente. Per quanto riguarda i cibi in scatola, tutte le volte che la scatola è nrrugginita o rigonfia per pressione di gas formatisi all'interno, si (le ve considerare pericoloso il consumo di quel cibo perchè sicurame nte vecchio e deteriorato: può provocare diarrea, febbre ed an-

che avvelenamento gravissimo, mortale. L'O.S. deve perciò sorvegliare sempre che i venditori di generi alimentari rispettino le regole di igiene, conservino gli alimenti al riparo dalle mosche, tocchino gli alimenti con mani ben pulite, non mettano in commercio cibi guasti, carni di animali malati o alimenti adulterati (latte con aggiunta di acqua, ad esempio). In particolare l'O.S. dovrà sorvegliare i mercati, educando i venditori ed istruendo la comunità sui pericoli derivanti dalla mancanza di igiene. In ogni mercato dovranno essere posti dei recipienti muniti di coperchio (bidoni o simili) ave poter gettare residui e immondizie va285


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l Igiene della macel/azione

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rie, sorgente di a ttrazione per le mosche ; ogni giorno i rifiuti raccolt i verranno sotterrati o bruciati. Per proteggere gli alimenti dai ratti sarà utile mettere in pratica alcune semplici misure tendenti ad impedire H loro accesso ai depositi di granaglie, di mais ecc., come illustrato nella figura: dei coni di lamiera aperti in basso, o vecchi barattoli, bloccanti l'arrivo dei ratti da terra, su ogni palo alla base del deposito. Ricordarsi che i ratti sono molto voraci e fanno molti figli. Una famiglia di ratti può mangiare in alcune settimane ciò che la vostra fa?R6

Protezione antiratto miglia mangia in un mese. Una coppia di ratti può fare figli anche 8 volte in un anno, generando ogni volta da 6 a8 rattini, che già all'età di 4 mesi saranno adulti e potranno a loro volta accoppiarsi e fare figli. La lotta ai ratti è perciò un'importante mezzo di difesa del vostro cibo, delle vostre economie. Occorre mettere in pratica ogni mezzo per uccidere i ratti: le trappole (ne esistono di molti tipi, anche semplicissime e che non costano nulla}, i veleni, (attenzione però di non avvelenare anche le galline o altri animali domestici) oppure tenendo in casa gatti o altri animali loro nemici naturali.


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Difesa meccanica dalle zanzare {GlENE DELLA CASA Ne lla costruzione della casa, che è eseguita in genere secondo consigliato dalle autorità locali o secondo la tradizione, si d evono tenere presenti alcuni principi essenziali: il tetto deve esHOie completamente impermeabile e, se possibile, deve poter dil ondere sia dal caldo che dalla pioggia ; il pavimento non deve esfiOre in alcun modo umido; le finestre devono permettere una buotla circolazione d'aria; il piano del giaciglio o del letto deve essere <1uanto

Precauzioni per mantenere pulita l'acqua da bere

un poco sollevato da terra (ottimi alcuni modelli di letti tradizionali, con gambe di 20-25 cm); il focolare deve esser possibilmente costruito in pietre o mattoni e cemento. Focolai costituiti soltanto da 3 pietre slegate, su cui appoggia la pentola, non solo disperdono il calore e fanno perciò consumare molta piÚ legna ma rappresentano un pericolo continuo per i bambini, che possono ustionarsi con le braci o con pentole piene di liquidi bollenti, a portata troppo facile delle loro mani. Nella casa non devono vivere animali domestici e nemmeno en287


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Igiene degli allevamenti di animali domestici trarci; la casa va tenuta sempre ben pulita, senza residui alimentari sul suolo o sul tavolo; le stoviglie non vanno lasciate mai sudice; l'acqua va conservata nel luogo più fresco, in recipienti di terra cotta, di plastica o di vetro, protetti da velo o da coperchio; anche gli alimenti vanno conservati al riparo da insetti. Il gabinetto annesso alla casa va tenut o sempre pulitissimo. Nelle case fare attenzione ad alcuni pericoli per i bambini, (vedi a pag. 320) Durante la notte se c'è freddo e la gente vuole riscaldarsi lasciando un braciere acceso, ricordatevi che la brace produce un gas tossi288

co, l'ossido di carbonio, che silenziosamente può uccidere nel sonno. Conviene perciò non far usare i bracieri oppure spiegare alle persone che debbon far circolare sempre un pò l'aria nella stanza in modo che il gas tossico sia portato via, e che in caso contrario c'è pericolo di morte. Contro le zanzare utilizzare se possibile le zanzariere, le retine alle finestre o fumigazioni con sostanze antizanzare. Per diminuire il numero di zanzare nella zona ricordarsi come già detto, della lotta alle larve (pag. 283).


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IOIENE DEGLI ANIMALI DOMESTICI

Lo stato di salute dei maestri e del personale addetto aDa scuola

Uome abbiamo già detto, gli animali domestici non debbono vivere fil casa. Ciò per varie ragioni:

Occorre cioè escludere che ci siano maestri o altro personale scolastico con tubercolosi, tracoma, lebbra, o con altre gravi malattie trasmissibili ai bambini.

• poichè i loro escrementi attirano le mosche; • poichè il loro corpo attira artropodi pungenti (zanzare, flebotomi, mosche tze-tze e zecche); • r>oichè possono essere portatori di malattie trasmissibili anche o/l'uomo (carbonchio ematico, brucellosi, idatidosi, rabbia, tuberttolosi) (pag. 236). t 111. a nimali domestici non dovranno mai attraversare il villaggio, 1u nchè ne imbratterebbero le strade con i loro escrementi. N o n do-

vmnno inoltre essere abbeverati a monte di captazioni d'acquaper 11 110 umano, se nei fiumi, n è nei pozzi utilizzati dall'uomo. c Ili a n imali rappresentano una sorgente di alimenti importanti per 1'110mo. Vanno perciò ben tenuti, ricoverati in un recinto solido, col Hl l'tO da tettoia se possibile, e ben nutriti; vanno sorvegliati igienil'lllì:lente e medicalmente. Se un animale appare colpito da grave nlnlnttia deve essere abbattuto e preferibilmente distrutto col fuo1'U o almeno sotterrato a 2 metri di profondità. Se è possibile avere l' Inte rvento di un veterinario, l'animale va isolato e il veterinario l'lli o.mato d'urgenza. Se all'ispezione di carni di un bovino o di un tl t1luo s i notano nei muscoli cisticerchi (pag. 240) (osservare il cuore upooialmente, i muscoli della masticazione e la lingua), le carni vn c.tl'lO consumate solo se ben cotte e mai crude o appena arrostite.

IOil!:NE DELLE SCUOLE E DEGLI ASILI D'INFANZIA

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l'asilo infantile rappresentano luoghi ove i bambini vilfl)tl<,> molte ore della loro vita, ave si applicano allo studio, ove en~ tnoo in contatto con altri bambini e con adulti, i maestri. Perl'O.S. vn uno perciò tenuti in c.onsiderazione i seguenti punti:

Lo stato di salute dei bambini Sarebbe consigliabile che i bambini fossero visitati medicalmente quando iniziano per la prima volta il corso scolastico, e poi seguiti con visite annuali per controllare lo stato di malnutrizione e sanguificazione (anemie), per verificare che non abbiano malattie infettive in atto (malaria, lebbra, tracoma, malattie infettive proprie dei bambini), febbre, tosse, disturbi della vista o dell'udito, disturbi nervosi o psichici.

Le condizioni igieniche della scuola L'O.S. deve controllare che nella scuola ci sia sempre estrema pulizia, che gli scolari applichino le regole di igiene di base (lavarsi le mani prima dei pasti, utilizzazione dei gabinetti fatta in modo corretto, ecc.), che le strutture scolastiche siano adeguate (banchi non troppo piccoli per l'età dei bambini, meglio altrimenti non utilizzarli e far sedere in terra su stuoie i bambini a gambe incrociate; buona copertura dalla pioggia e dal sole, buona illuminazione, pavimento non umido) o che almeno non insorgano malattie dovute alla ineguatezza di tali strutture, come una cattiva posizione con deviazione della colonna vertebra!e, sforzi della vista per poca luce nell'ambiente con insorgenza di disturbi della visione, dolori articolari dovuti alla umidità del suolo. La latrina della scuola dovrà essere costruita a regola d'arte,. e dovrà rappresentare la migliore latrina del villaggio, esempio per tutta la comunità; i maestri dovranno insegnare agli scolari come servirsene e come lavarsi le mani dopo averla utilizzata.

Profilassi delle malattie trasmissibili L'O.S. deve interessarsi affinchè siano eseguite tutte le vaccinazioni d'obbligo agli scolari, che si seguano le misure necessarie 289


contro la malaria (chemioprofilassi nelle stagioni di trasmissione, bonifica delle zone malarigene attorno al villaggio), contro le elmintiasi intestinali (costruzione e manutenzione dei gabinetti, acqua potabile), contro eventuali altre malattie infettive presenti nella zona (tracoma, lepra, bilharziosi, ecc.). Egli deve adoperarsi altresì affinchè siano presi i provvedimenti adeguati in caso del manifestarsi tra gli scolari di malattie cont agiose , quali l'allontanamento del soggetto malato dalla scuola, il suo eventuale isolamento, la denuncia del caso alle autorità sanitarie competenti e la successiva esecuzione di quanto disposto da dette autorità.

Refezione scolastica In molte scuole viene distribuito da mangiare ai bambini. L'O.S. deve controllare e consigliare affinchè le razioni alimentari siano sufficienti, gli alimenti razionalmente bilanciati, siano aggiunte eventuali sostanze integrative in caso di necessità (vitamine, preparati di ferro contro le anemie) e la preparazione dei cibi sia eseguita con scrupolosa pulizia. Questo argomento è particolarmente importante nei giardini d'infanzia dove i bambini sono ancora molto piccoli e le ripercussioni di una alimentazione carente sifanno sentire in maniera più evidente.

Educazione fisica E' bene che l'O.S. controlli, se già in atto, le attività d i educazione fisica degli scolari o se ne faccia promotore se non ancora esistenti a livello scolastico, con l'istituzione di squadre di calcio o meglio di gruppi sportivi di altro tipo a seconda delle tradizioni locali, del tipo di località e di terreno.

Educazione e Dinamizzazione sanitaria I bambini rappresentano una delle categorie più recettive all'educazione sanitaria. Una volta interessati agli argomenti possono diventare essi stessi dinamizzatori in molte iniziative di bonifica ambientale e lotta alle malattie infettive. Ogni scuola deve tendere a diventare un centro attivo di educazione sanitaria e 1'0.8. deve essere il promotore di questa attività e il consigliere tecnico per gli 290

scolari. E' questo uno dei suoi più importanti doveri.

IGIENE DELLE FABBRICHE, MINIERE E ALTRI AMBIENTI DI LAVORO E' indispensabile che l'O.S. visiti i luoghi di lavoro delle categorie produttive e si renda conto dei probemi sanitari ad esse inerenti. Davanti ad eventuali cattive condizioni di salute dei lavoratori deve controllare se queste siano imputabili ad alcune modalità dellavoro stesso (lavoro troppo faticoso per fisico non idoneo, sforzi troppo prolungati), alle strutture ove esso viene svolto (umidità dell'ambiente , cattiva aereazione, calore eccessivo), se esistano possibilità di assorbimento di sostanze tossiche (vernici, sali di piombo, catrame, antiparassitari per uso agricolo o sanitario) , azione irritante o allergica di polveri o altre sostanze (segatura di alcuni legni, vernici, cemento, succhi di piante come ad esempio quello dei gusci d i anacardio), trasmissione di agenti infettivi (carbonchio, nella lavorazione di pelli e lane) o parassitari (anchilostomi in minatori, fornaciai, operai di piantagioni agricole; schistosomi, nelle risaie o altre colture irrigue), inalazione di polveri dannose (scalpellini, minatori, operai di varie fabbriche ove si solleva polvere, depositi o magazzini di cotone, di canna da zucchero, ecc.) e via dicendo. Anche qui sarebbe bene che tutti i soggetti venissero visitati medicalmente fin dall'inizio del loro impiego in modo da poter essere selezionati per il tipo di lavoro da eseguire, dovendo essere esclusi in caso di non idoneità fisica o in presenza di malattie pericolose


..... Mnlattie professionali:

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da contatto o inalazione con lane contaminate con spore di batteri (carbonchio) da penetrazione di cercarie (schistosomiasi) da vibrazioni (fratture per microtraumi ripetuti) da sostanze irritanti o al/ergizzanti presenti in alcuni legni (eczemi, allergie cutanee)

! Jlt <~itri. E' chiaro che, ove possibile, per questo settore occorre-

""'"<> d egli addetti (infermieri, medici) incaricati esclusivamente

.ti l' h pone del lavoro e alla salute delle categorie produttive, siano

essi operai o contadini; ma in loro assenza sarĂ l'O .S. a fungere da consigliere tecnico, da responsabile sanitario, da educatore e da dinamizzatore nel settore stesso. 291


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Malattie professionali

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5. da sforzi troppo prolungati (ernie, strappi muscolari, artrosi della colonna) 6. da inalazioni di polveri (pneumoconiosi) 7. da assorbimento cutaneo di vernici tossiche (anemia, cancri, lesioni epatiche) 8. da penetrazione di larve di anchilostomi.

L'O.S. dovrà vegliare altresÏ affinchè non esistano pollu zioni industriali (inquinamento dell'ambiente da sostanze residue provenienti da fabbriche) con trasformazione dell'ambiente a danno del292

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le piantagioni, degli animali e delle persone che ci vivono. Ogni rischio di tale danno, o danno in atto, va segnalato alla competente autoritĂ sanitaria e ne va soprattutto informata la popolazione.


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Igiene degli Ospedali IGIENE DEGLI OSPEDALI, INFERMERIE, AMBULATORI

l ln 'Ospedale o un'Infermeria o un Ambulatorio pur essendo prevalw rtemente "centri di salute" - dove cioè i malati vengono per ri' Il ventare sani e da dove devono sorgere molte inizia tive di prevenv.lone e di educazione sanitaria per l'intera comunità - sono tuttav in pur sempre luoghi dove individui malati, spesso affetti da malrt ttie contagiose, vengono a concentrarsi per brevi o lunghi periodi t ' possono esser considerati perciò, dal punto di vista igienico, co-

me focolai potenziali di malat tie o "cent ri di malattia" . L'O.S. che avrà la responsabilità igienica d i un Ospedale, piccolo o grande che sia, o di un'Infermeria o di un Ambulatorio dovrà tenere in considerazione perciò i seguenti punti:

Pericoli per la comunità • Immondizie, in particolare quelle settiche (garze e bende imbrattate di pus e sangue, sputacchiere di cartone, denti estratti, placente, ecc.) provenienti da sala di medicazione, sala operatoria, o 293


sala da parto, laboratorio di analisi, tutte ricche di germi patogeni. In relazione a ciò in ogni Ospedale o Infermeria o Ambulatorio dovrà esserci un bruciatore, che può essere costituito da un vecchio bidone di benzina o costruito facilmente con pochi mattoni e calcina, onde distruggere ogni giorno sul posto i rifiuti settici (pag. 280).

• Feci, urine e acque luride in genere provenienti da sale di degenza e anch'esse ricchissime di germi patogeni, uova di elminti e cisti di amebe. Rappresentano un grave pericolo per la comunità. Ogni ospedale dovrà avere perciò un sistema di smaltimento delle acque luride che assicuri la distruzione dei germi patogeni. Ciò verrà programmato sotto controllo di un medico, ma sarà l'O.S. a stimolare la comunità n eli' eseguire i lavori necessari e le autorità sanitarie a fornir~ la consulenza ed eventuali materiali di costruzione. • Mosche e altri insetti dannosi che, caricandosi di germi su materiale patogeno di provenienza dai malati (sputi, feci, ferite infette, medicazioni sporche) potranno trasportare infezionì al di fuori (tubercolosi, colera, salmonellosi) nella comunitsi. Ciò vuol dire lotta alle mosche e agli altri insetti dannosi con ogni mezzo. Per ostacolare il movimento di mosche e zanzare sarà bene che alle finestre siano applicate retine di plastica o metalliche. • Convalescenti in uscita dall'ospedale apparentemente guariti ma portatori ancora di germi patogeni. Prudenza, perciò nel dimettere malati affetti da malattie contagiose. Perico~i per i malati • Rischio di contrarre altre malattie infettive da contagio con altri malati o per inattenzioni del personale, se non sono mantenute strette norme di igiene e di profilassi nell'Ospedale. Ogni Ospedale dovrà avere pertanto un piccolo reparto dove poter isolare i malati contagiosi, al bisogno. L'igiene generale dovrà essere scrupolosa. • Rischio di peggiorare malattie per allontanamento dall'ambiente

294

familiare (specie per bambini, talvolta per vecchi e per malati psichici). Con i bambini, con i vecchi e con i malati psichici, come in fondo con tutti i malati in genere, occorre essere molto gentili, avere pazienza, dimostrare simpatia e affetto fraterno . Una parola buona o un sorriso, spesso aiutano la guarigione di molti malati. Per i bambini piccoli, specie se affetti da malattie gravi o che necessitano molta cura, è b ene permettere ale madri di vivere in Ospedale vicino ad essi

Pericoli per il personale sanitario Il personale è esposto continuamente a un "bombardamento" microbico: attraverso il fiato e la tosse dei malati che visita o che accudisce; col dover maneggiare recipienti con urine, feci , vomito, sputi infetti; col dover toccare lenzuoli sudici, bende e medicazioni infette. Tutto il personale dovrebbe perciò essere controllato almeno ogni 6-12 m esi da un medico affinchè siano individuati in tempo eventuali stati patologici pericolosi (quali ad esempio la tubercolosi polmonare) . Altri problemi relativi al funzionamento di un Ospedale • Sterilizzazione delle siringhe e dei ferri. E' un punto molto delicato e di grande responsabilità per l'O.S .. Ne tratteremo in dettaglio a pag. 379. Ricordarsi che disinfettare è una cosa e sterilizzare un'altra. Disinfezione = uccisione dei germi patogeni. Sterilizzazione = uccisione di tutti i germi, patdgeni e non patogeni. , Per i ferri chirurgici o le siringhe la disinfezione non è sufficiente ma occorre sterilizzare, poichè alcuni germi, normalmente non patogeni, possono tuttavia provocare reazioni patologiche se introdotti nell'interno dell'organismo artificialmente (con un'iniezione, ad esempio, o attraverso un taglio chirurgico). Ricordarsi inoltre che i ferri e le siringhe sterili, esposti all'aria, perdono rapidamente la sterìlità. Così se sono toccati con le mani o con le


pinze non sterili. Se si vogliono conservare dei ferri chirurgici sterili occorre che anche il contenitore sia sterilizzato e tenuto poi ermeticamente chiuso fino al momento dell'uso. (pag. 379)

• Alimentazione dei malati Il malato se degente in Ospe dale deve esser nutrito in modo adeguato : dieta bilanciata e in quantità sufficiente, cibi confezionati con pulizia e protetti da mosche e da blatte. Particolare attenzione va posta all' alimentazione dei bambini che dovrà essere programmata da u n medico e seguita con precisione. Per i bambini malati l'alimentazione fa parte essenziale della terapia. Nel caso i cibi vengano portati in Ospedale da parenti dei malati, si dovranno dar loro i consigli necessari affinché siano portati gli nlimenti utili e non quelli dannosi. Nelle corsie di pediatria è molto utile pemettere alle madri di niutare i loro bambini restando loro vicino sia di giorno che di notl.e. Il bambino così non si sente staccato dall'ambiente familiare, <'l alimentato meglio e sorvegliato in caso insorgano sintomi pericolosi (convulsioni, vomito, dispnea, ecc.). In corsia inoltre può 'ltliziarsi con la madre un'azione di educazione sanitaria (sull'alitne ntazione, su ll'igiene personale e ambientale, sull'origine dello malattie) che potrà successivamente svilupparsi e dare risultati d opo il rientro del malato a domicilio. Le madri possono imparaw molto in corsia, essendo in genere interessate alla salute dei fil Jli e, al momento del ricovero di un figlio in Ospedale, particolarI l l Onte sensibilizzate.

• Salv aguardia del corredo sanitario e del patrimonio dello Ospedale

punti classici sotto rischio : la cucina (cibi in scatola, uova, carne), il magazzino (saponi, detersivi, lenzuoli, coperte), la farmacia (medicinali, alcool), il garage (benzina, utensili); che non ci siano favoritismi verso malati raccomandati, parenti o amici; che non vi siano sprechi di materiale per incuria o ignoranza. Ogni furto, ogni inadempienza vanno denunciati, discussi e giudicati in assemblea del personale e puniti se necessario. Tutto il corredo e patrimonio dell'ospedale è proprietà della comunità e dello Stato ed ognuno deve sentirsi responsabile di esso verso la comunità e verso lo Stato.

• Educazione sanitaria dei malati Non ci si deve mai stancare di fare opera di educazione sanitaria, giorno per giorno, con ogni malato. Nell'Ospedale, nelle Infermerie, negli Ambulatori devono inoltre essere organizzate riunioni periodiche (una volta ogni settimana) ove poter discutere problemi di educazione sanitaria con i malati e con la comunità in genere.

• Coscienza professionale L'O.S. dovrà mantenere segreto tutto ciò che avrà saputo della vita personale dei malati dai malati stessi, non dovrà mai raccontare in giro per quali ragioni i malati siano venuti a consultarlo, non dovrà profittare mai della sua posizione per averne privilegi, favori o per impor~ atti disonesti. Egli dovrà sempre essere di esempio agli altri co1 5UO lavoro e col suo comportamento. Dovrà lottare contro ogni difficoltà con coraggio , denunciare ogni abuso o inadempienza, educare incessantemente la comunità.

( )ccorre che l'O.S. vigili incessantemente affichè non scompaiaLI~ > ( l alle corsie, per furti del personale o di malati, n è lenzuoli o collOt Le, nè strumenti chirurgici (forbici, siringhe, aghi, pinze) o alIto materiale di uso corrente (secchi, asciugamani, ecc.) nè meditl lt lltli. Va controllato altresì che n on ci siano furti a livello dei 4 295


7. PROTEZIONE MATERNO-INFANTILE

Le donne nel periodo della maternità (gravidanza, parto e puerperio) e i bambini sotto i 5 anni, rappresentano le categorie dì persone più delicate di tutta la popolazione, più facilmente vulnerabili dalle malattie; categorie dette perciò sotto rischio. D'altronde da queste due categorie dipende il futuro di ogni nazione. Donne gravide in buona salute genereranno e allatteranno bambini sani e forti; e bambini sani e forti cresceranno in uomini e donne sani e forti che daranno forza e salute alla nazione. L'O.S., pur non avendo funzioni nè di ostetrica nè di pediatra, dovrà tuttavia possedere quelle conoscenze di ostetricia e di pediat ria indispensabili per proteggere in tempo donne gravide e bambini dai pericoli più gravi che potrebbero colpirli; dovrà saper di:,.; tinguere i cosidetti segni di allarme di situazioni pericolose in corso di gravidanza , nel parto e nel puerperio, per quanto riguarda In madre , nei primi momenti di vita e nel corso dei primi anni per quanto riguarda il bambino; dovrà imparare inoltre a mettere in atto alcuni interventi profilattici di massa per prevenire nelle colle ttività infantili e nelle madri i rischi più frequenti di alcune imperLa nti malattie.

ANDAMENTO NORMALE DELLA GRAVIDANZA

Avvenuta la fecondazione, l'incontro cioè della cellula sessuale maschile (spermatozoo) con quella femminile (ovocellula, detta anche ovulo) ha inizio nella donna la gravidanza. L'uovo fecondato va ad annidarsi nella cavità uterina, si attacca alla mucosa dell'utero e comincia a crescere, aumentando di volume dapprima lentamente poi sempre più rapidamente, costituendo così l'embrione. L'embrione dopo il2° mese viene anche chiamato feto. All'interno dell'utero l'embrione sarà protetto da alcune membrane formanti il sacco amniotico, e da un liquido in quelle contenuto detto liquido amniotico. Affinchè il feto si sviluppi completamente e sia pronto a vivere normalmente dopo il parto nell'ambiente esterno, occorrono di regola 9 mesi, (280 giorni o 40 settimane). Alcune volte il feto può nascere uno o due mesi prima (parto prematuro), ma spesso in tali occasioni muore, se non si interviene con adeguati mezzi di assistenza (incubatrice). All'interno dell'utero il feto è collegato alla madre attraverso il cor299


salpinge (sezionata) - - - - - ---.. ovaio (sezionato)--

- ---,

ovocellula-- - - - --"

corpo dell'utero placenta ----------------:,..-..:.~.:n

cordone ombelicale -------------=:--~rwh sacco amniotico ----------------'::--~Ă le

embrione di 1 mese-- - --=--- ---F=-1 cordone ombelicale------':------"l:~

Discesa dell'ovocellula

Formazione e sviluppo del feto


done ombelicale e la placenta. n cordone ombelicale, lungo circa mezzo metro, parte dall'ombelico del feto e va alla placenta. Esso contiene le vena e le arterie ombelicali, vasi che servono a far pasIJOre il sangue venoso e arterioso dalla madre al feto e dal feto alla tnndre, in modo da nutrire il feto durante tutta la gravidanza e da portame via le sostanze di rifiuto (anidride carbonica). La placenta ò 11na specie di cuscino carnoso che serve da filtro protettivo tra la madre e il feto; da una parte è inserita nella parete dell'utero, dalla ( rnale trae il sangue necessario al feto, e dall'altra è unita ai vasi del ~~nrdone ombelicale. In tal modo il feto cresce gradatamente, nutril.o dal sangue della madre e ben protetto dalle membrane e dal lì<ruìdo amniotico, dalla placenta e dall'utero stesso. E' evidente che In salute e lo sviluppo del feto saranno in relazione diretta con la sa-

lute e con l'alimentazione materna. Se la madre avrà una malattia qu.esta potrà ripercuotersi sulla salute del feto, se l'alimentazione 1lolla madre sarà scarsa anche il feto ne subirà conseguenze con un nccrescimento inferiore a quanto dovrebbe normalmente essere. C1na ndo il feto verrà partorito la placenta si distaccherà spontanea\1\0nte e verrà espulsa, avendo perso ogni ragione funzionale. 1\ Ila nascita il feto normale pesa poco più di 3 kg, con lievi variaziot lÌ in relazione al sesso e alla razza. La placenta ha un peso di circa tl1 0 ZZO chilo.

PIAGNOSI DI GRAVIDANZA

Come si fa a ric.onoscere se una donna è in stato di gravidanza? A volt.e, specie nèlle prime settimane e anche nei primi mesi, può esIlOte difficile riconoscerlo. L'O.S. deve tenere presente i seguenti tdn;tomi e segni, rilevabili dell'anamnesi e dall'E. O. generale:

• Malessere. Specie al mattino la donna ha già nel primo mese di gravidanza un senso di peso allo stomaco, nausea, poco appetito, talvolta una boccata di vomito. Questi diturbi scompaiono in genere dopo il2° o 3° mese. • Modificazio ni del seno e della vulva. Appaiono dopo circa 1 mese, 1 mese e mezzo. La donna sente che i capezzoli sono come più gonfi e tesi. L'areola attorno al capezzolo si fa più scura e larga, con piccole protuberanze. La vulva e la vagina assumono un colore un po' bluastro. Il collo uterino (se si è capaci di fare l'esplorazione vaginale) diventa tipicamente più molle. • Sintomi vescicali. Nel2° e 3° mese la donna ha stimolo ad urinare con più frequenza del solito. • Facies. Alcune donne assumono nel volto un aspetto particolare, caratteristico, detto facies gravidica, bene evidente nelle pelli chiare, meno nelle scure. • Aumento di volume dell'utero. L'ingrossamento dell'utero è riconoscibile con l'esplorazione vaginale già nei primi 2 mesi. Con la palpazione esterna del solo addome, a partire dal3° mese circa di gravidanza, con la ispezione visiva durante il4° mese. A mano a mano che l'utero cresce se ne può palpare il fondo sempre più in alto nell'addome. Con una certa pratica si può riconoscere di quanti mesi è la gravidanza dall'altezza raggiunta dal fondo dell'utero nell'addome. • · Movimenti fetali. La madre avverte movimenti del feto nel corso del 4° mese. I movimenti possono essere percepiti anche all'esterno palpando l'addome, dopo il4° mese. • Battito cardiaco fetale. Con uno stetoscopio si può ascoltare il battito cardiaco del feto a partire dal 6° mese. Esso ha una frequenza molto più rapida di quello della madre e cioè sulle 120140 pulsazioni al minuto. Si ascolta bene, in genere, a 2 o 3 dita sotto l'ombelico.

• Amenorrea. Iniziata la gravidanza la donna non ha più meRtruazioni. In qualche caso tuttavia la mestruazione può riapparire più scarsa del normale, per 1 o 2 mesi ancora, ma in genere ~:compare del tutto già nel primo mese. 301


..

Sviluppo dell'utero nei diversi mesi di gravidanza (i numeri corrispondono ai mesi).


ESAME DI DONNA GRAVIDA

L'O.S. deve controllare il regolare andamento della gravidanza ericonoscere gli eventuali segni di irregolarità pericolosi, detti segni di allarme.

Dovrà perciò visitare con metodo la gravida, spiegarle l'importanza del controllo ripetuto periodicamente e dirle quando dovrà tornare per la successiva visita. L'O.S. dovrà riempire una sched a (meglio s e esiste già stampata, proprio per gravide; ma potrà utilizzare in mancanza di quella una scheda medica qualsiasi, apportando le variazioni necessarie). Ouésta scheda di gravidanza verrà affidata alla donna, spiegandole che dovrà custodirla con cura e riportarla ad ogni esame, oppure essere custodita nel Centro di sanità a seconda del grado di collaborazione della donna. Di solito il controllo viene fatto una prima volta all'inizio della gravidanza e poi ogni mese. Ma se la distanza dall'abitazione della gravida al dispensario è notevole, si può pratica re ogni 2-3 mesi, avvertendo però la donna di farsi vedere in ca so di d ist urbi (spiegarle quali possono essere i disturbi o segni di allarme). Se possibile il controllo deve essere fatto però ogni mese , almeno negli ultimi 3 mesi.

- - - - urine

Gli es ami di controllo alla prima visita

C: li esami da praticarsi per controllo della gravida, alla prima visita, 111 modo da pote r riconoscere le eventuali situazioni di allarme sono i segue nti: • p eso • sta tura • t icerca di segni di anemia: osservare le congiuntive, la lingua, le

uongive , le unghie, la pelle • ttcerca di ed emi alle caviglie • w;a rne dei capezzoli • n.:;flroe del bacino: valutazione della capacità del bacino d i far 1mssare il feto a termine nel parto • wmmc deJJ'addome: valutazione delle dimensioni raggiunte dal-

Prima visita di donna gravida

l' 11 t e ro 303


movimenti letali assenti posiZione trasversa del feto

dolori addominali

Principali situazioni di allarme in gravidanza 304


• esame dell'urina : ricerca dell'albumina • misurazione della pressione arteriosa • ispezione della vulva, esame vaginale e valutazione delle dimensioni dell'utero per via vaginale (solo in caso si abbia esperienza

sufficiente di esplorazioni vaginali}.

Esami da praticare alle visite successive • Esame d elle urine: non deve esserci albumina • Controllo del peso: la donna deve aumentare di circa 1 chilo al

• peso inferiore a 40 kg (bacino ristretto o denutrizion e grave}; • pallore intenso delle mucose visibili ed eventualment e della pelle (stato evidente d i anemia); • edema d elle caviglie, con presenza di albumina nelle urine, cefalea e pressione arteriosa sopra 140 mrn di Hg (preeclampsia); • segni di malattie infettive in atto (scolo purulento dai genitali, oppure febbre, tosse persistente, eruzioni cutanee d iffuse e cc.) .

5 situazioni pericolose emergenti dall'Esame ostetrico

te in relazione ai mesi di gravidanza; il feto deve essere in situazione longitudinalc; il battito cardiaco fetale deve essere presente a partire dal 6° mese • Ricerca di eventtlali edemi alle caviglie.

• bacino evidentemente ristretto, di tipo infantile ; • assenza di movimenti del bambino (morte del feto); • posizione obliqua o trasversa del feto (presentazione di spalla) anzichè normalmente longitudinale; • p erdite di sangue più o meno intense dai genitali (m inaccia d 'aborto o aborto in atto ); • dolori addominali riferibili all'utero (minaccia d'aborto, minaccia di rottura d'utero).

SITUAZIONI DI ALLARME IN GRAVIDANZA (Per cui la donna t~rn vida deve essere inviata a visita specialistica o in Ospedale)

SITUAZIONE DEL FETO

mese • Controllo della pressione arteriosa: non deve superare 140 di

massima • Esame dell'addome: il fondo dell'utero deve risalire regolarmen-

t; situazioni pericolose emergenti già dalla sola storia • lo d onna ha avuto in precedenti gravidanze emorragiA. convul::ioni, aborti ripetuti o un taglio cesareo; • l 10 avuto malattie gravi (tubercolosi, lebbra, insufficienza cardia(:tt, malattie renali, diabete); • l1n élvuto già più di 6 parti; • nccusa vomito ripe tuto da più giorni (iperemesi) o cefalea molto '' 1te n sa (p re eclampsia); • !IC:Gu s a svenimenti, anche lievi, associati a dolori addominali e Jliccole emorragie (sospetta gravidanza extrauterina) .

• attuazioni pericolose emergenti dall'E.O. generale " ,ll,ntu.ra inferiore a m . 1,45 (bacino ristretto};

Normalmente il feto è n ell'utero in situazione longitudinale, con la testa verso il basso (presentazione cefalica); così la testa sarà poi la prima ad uscire dalla vulva durante il parto. Alcune volte però il feto può trovarsi in posizione diversa, con la testa verso l'alto , ad esempio (presentazione podalica) oppure in situazione trasversa, con la testa cioè verso uno dei due lati {presentazione di spalla). Mentre se la testa è in alto il parto, sebbene meno facile che in posizione normale e con qualche rischio, può svolgersi regolarmente, quando il feto è in situazione trasversa il parto ad un certo punto si arresta restando il feto incastrato con una spalla nel bacino. Non potendo più uscire, il feto verrà a morte sicura e spesso anche la madre ne subirà gravissime complicazioni, quali la rottura d ell'utero, quasi sempre mortale se non operata d'urgenza. 305


Presentazione cefalica

Presentazione podalica

Presentazione di spalla


Saper riconoscere la situazione trasversa del feto è perci ò importantissimo per salvare la vita del feto e della madre con un ricovero

urgente in ambiente chirurgico. La diagnosi di situazione trasversa del feto non è difficile ma occorre, per poterla fare, che l'O.S. sia esperto nellapalpazione esterna dell'addome gravido e sappia riconoscere con la palpazione la testa del feto. Ciò si impara solo con la pratica e sotto diretto controllo di persona già esperta. In ogni modo diamo qui alcuni consigli generici essendo la palpazione dell'addome uno dei metodi migliori e più semplici, a disposizione dell'O.S., per ricavare anche altre utilissime informazioni sia sull'andamento della gravidanza che più tardi sull'andamento del parto.

PALPAZIONE DELL'ADDOME

dell'utero, la sua consistenza e saggiarne con delicatezza la fluttuazione dovuta al liquido amniotico, cercando di provocare il fenomeno del palleggiamento di parti fetali. Questo per differenziare l'utero gravido da tumori o altre tumefazioni addominali simulanti una gravidanza.

• Determinazione della situazione del feto Per determinare se il feto è in situazione longitudinale (la più comune) o trasversa, si pongono le 2 mani a piatto sui lati dell'utero e si cerca di ridurlo nel suo diametro trasverso stringendo con adatta pressione e con prudenza, senza provocare dolore. Se il feto è in situazione longitudinale questa manovra riesce facilmente, se il feto è invece in situazione trasversa tale manovra incontrà una netta resistenza. • Determinazione dell'ubicazione della testa Se la situazione del feto è longitudinale, per sapere se la sua testa sia ubicata in basso (come deve essere normalmente) o in alto (come nella presentazione di podice), si palpa con una o con due mani la parte inferiore dell'utero e poi la superiore. In tal modo si potrà facilmente differenziare la testa dal podice, poichè più grossa, più dura, più rotonda. Si può tentare inoltre, una volta ubicata la testa, di delimitare la superficie liscia e convessa del dorso dalla superficie ventrale, irregolare per la presenza degli arti ripiegati. Se la situazione del feto è trasversa si dovrà ugualmente cercare la conferma andando a palpare la testa in uno dei lati.

La palpazione dell'addome rappresenta dunque uno dei roomentl più importanti dell'esame ostetrico. Se ben eseguita può offrire dati sufficienti a capire come vada avanti la gravidanza senza dover ricorrere all'esame vaginale (riservato a chi già ha conoscenze apPtofondite in materia ed ha avuto modo di impararlo nella pratica uon un maestro esperto). Con la palpazione ci si vuole rendere conto dello sviluppo raggiunw dall'utero, della situazione in cui si trova il feto (se longitudinale i 1 trasversa), della sua presentazione (se di testa, di podice o di 11palla), se la parte presentata è impegnata nel bacino (cioè se è uuc~s a profondamente come avviene durante il parto) oppure non '''!Cora. l .11 palpazione va eseguita sempre su donna sdraiata, che abbia u 1bmto da poco tempo (a vescica vuota cioè) e con tecnica appro1" iu.t:a. Tale tecnica è costituita dalle seguenti manovre:

• Detenninare se la parte presentata è impegnata nel bacino o non ancora Con due mani si riesce a capire, con movimenti prudenti e appropriati il grado di impegno della p arte presentata nel bacino, e la sua mobilità o fissità.

• Doterminazione del livello raggiunto dal fondo dell'utero Moctiante il bordo della mano palpante si può delimitare molto l 10 11e verso l'alto a partire dal4° mese di gravidanza il fondo uterit \O. l!:' importante nello stesso tempo apprezzare bene la forma

Con la palpazione possiamo avere anche altre informazioni sia sulla gravidanza (gravidanza gemellare) che, più tardi, sull'andamento del parto (tipo di dolori, sintomi di minaccia di rottura dell'utero, distacco della placenta nel secondamento, ecc.). 307


Determinazione del livello del fondo dell'utero

Determinazione della situazione della testa

Determinazione dell'ubicazione della testa

Determinazione se parte presentata ĂŠ impegnata


MEDICINA PREVENTIVA IN CORSO DI GRAVIDANZA

Alimentazione della gravida l,n donna gravida deve mangiare bene, cibi variati e di buona qualifrutta fresca, uova, latte, carne, pesce oltre i normali farinacei (111anioca, riso, mais, miglio, ecc.). Deve seguire una dieta cioè llqLùlibrata che soddisfi tutte le esigenze costruttive del feto (prol oine), energetiche della madre (idrati di carbonio e grassi) e proIHtt.ive della madre e del feto (vitamine, sali minerali) . l ,'O.S. dovrà perciò compiere opera di educazione nutrizionale con llllt:e le donne gravide, in riunioni ogni una o due settimane e, se 1lOssibile, responsabilizzare tutta la comunità su questa esigenza, 111uanizzando una mensa comunitaria per le gravide, le puerpere e l l 10 mbini sotto i 5 anni, a cui verranno riservati i migliori cibi ottenil ri li dalla comunità. l~~.

l,~rofilassi antianemica

l.o donne gravide sono spesso carenti di ferro , minerale indispenlll•b ile alla formazione dei globuli rossi del sangue. Per questo molil l gravide mangiano la terra di certe località perchè, dice la tradiv. lo.ne, "fa bene". Fa bene perchè contiene ferro. Ma può fare anche 111 tùe perchè può contenere uova di parassiti e microbi patogem. llnrebbe meglio perciò che l'O.S. avesse sempre, nelle sue riserve d i medicinali, compresse o pillole di ferro da dare alle gravide, una '• due al giorno, durante alcuni mesi o anche durante tutta la gravill nnza, se necessario. I preparati di ferro costano poco e possono ' 11l: l ere preparati anche in pillole o cartine da piccoli laboratori farlllflceutici locali. Esistono anche alcuni alimenti che contengono 1111 po' d i ferro: ad esempio gli spinaci, lefogliedimanioca , lelentic1'1/l'e, i fagioli, i ceci, il fegato, il cuore, i reni, la carne e il pesce, le Jarlltl di vari insetti. Sarà bene perciò consigliare questi alimenti alle llonne gravide.

Profilassi antimalarica Ogni 7 -15 giorni, a seconda delle indicazioni date dal servizio antimalarico nazionale, durante tutta la gravidanza, occorre dare la clorochina o altro chemioprofilattico antimalarico, per liberare l'organismo da eventuali parassiti malarici che già fossero presenti e prevenire attacchi malarici, sempre pericolosi per il buon proseguimento della gravidanza.

Profilassi antitetanica Il tetano (pag. 222) è malattia gravissima, molto spesso mortale, che deriva da una cattiva assistenza igienica durante il parto o nel puerperio (contaminazione delle vie genitali con mani sudice) . Occorre prevenire il tetano, oltrechè con l'educazione e buona preparazione delle levatrici, con la vaccinazione antitetanica. Si esegue questa dopo il4° o 5° mese di gravidanza, con 2 iniezioni di vaccino fatte a distanza di 3 settimane o più, fino a 3 mesi al massimo, l'una dali' altra. La vaccinazione avrà azione utile anche a favore del feto.

Proruassi contro l'ascaridiasi Gli ascaridi sono dei vermi intestinali che sottraggono alimenti alla persona nel cui intestino vivono (pag. 168). Ne lla gravida è importante perciò essere sicuri che non siano presenti gli ascaridi. Occorre dare a tale scopo alla gravida una dose dipiperazina (2 cucchiai di sciroppo o 2 pasticche), medicina molto efficiente contro questa specie di vermi, almeno 1 volta nel corso della gravidanza.

Profilassi contro l'anchilostomiasi Glianchilostomi(pag. 166) rappresentano un'altraspecie di elminti tra i più frequenti in molte regioni dell'Africa. La loro presenza provoca anemia, più o meno marcata in rapporto al numero più o meno elevato dei parassiti presenti. Anche per questi elminti oc309


corre essere sicuri che la gravida non ne sia parassitata. L'esame delle feci, eseguito al microscopio, mette in evidenza la presenza delle loro uova. In tal caso dare l'antielmintico appropriato (Befe" nio) almeno una volta nel corso della gravidanza.

l .. PREPARAZIONE AL PARTO L'O.S., in collaborazione con l'ostetrica o altra responsabile dei parti, dovrà spiegare alla donna gravida quale materiale essa debba preparare e tenere pronto per il parto, quali precauzioni avere durante la gravidanza, quali le manifestazioni di allarme che debbano essere subito segnalate se eventualmente insorgenti, quale lo svolgimento normale del futuro parto in modo che la donna possa affrontarlo con serenità. Dovrà inoltre prevedere che, in caso si presentasse la necessità di ricovero d'urgenza, esistano mezzi di trasporto idonei ad un viaggio il più rapido e il meno faticoso possibile. Ad ogni visita l'O.S. dovrà fornire il ferro e la clorochina sufficiente per tutto il mese futuro, e fissare l'appuntamento preciso con la gravida per la prossima visita di controllo.

Materiale che la gravida deve preparare e tener pronto nell'evenienza del parto, già a partire dal 7° mese. • 1 catino per lavarsi le mani e1 sapone • 4 tovaglioli o pezze di panno ben la,rate e stirate con ferro o essiccate bene al sole • 2 asciugamani puliti (uno per le mani dell'O .S., uno per involtarvi il neonato) • 1 lenzuolo pulito • 1 pentola per bollire l'acqua (almeno due litri d'acqua bollita e raffreddata serviranno nel parto per lavare i genitali, più l'acqua per lavare le mani) 310

• 1 coperta pulita • 1 vestitino per il futuro neonato.

Materiale che deve sempre essere tenuto pronto da parte d i chi assisterà il parto (ostetrica o altra responsabile o, in mancanza di questa, l'O.S.). • 1 aspiramuco (è molto importante; in mancanza, si può improvvisare con una siringa al cui beccuccio si sia collegato un tu bicino di gomma lungo 10 cm circa) • 1 forbice o almeno una lametta o un buon coltello (per tagliare il cordone ombelicale) • 2 pinze Kocher (per comprimere il cordone ombelicale nei 2 punti in mezzo ai quali verrà poi tagliato con le forbici) • 1 pacco di compresse di garza sterile (10 cm x 10 cm circa) • 1 pacco di cotone idrofilo da 100 grammi • 1 boccetta contenente 1-2 fili robusti per legare il cordone, immersi in alcool • 1 benda di garza (per fissare il cordone ombelicale) • 1 grembiule di plastica (non indispensabile) • 1 camice • 1 rasoietto per rasare i peli vicino alla vulva (non indispensabile) • l paio di guanti di gomma, di giusta misura • 1 boccetta con tintura dì iodio o mertiolato • 1 termometro • 1 apparecchio per la pressione, se possibile • 1 boccetta contagocce con collirio di Argirolo (per la profilassi del1a oftalmoblenorrea del neonato) Le pinze, le forbici e i guanti devono essere sterilizzati prima dell'uso o bollendoli in acqua o mediante sostanze chimiche (Detto! ad esempio). Se non si hanno i guanti di gomma occorre lavarsi le mani con grande cura, ripassarle con alcool e , se si deve porre una mano nella vagina, disinfettare prima la mano con tintura di iodio.


Abbiamo detto che l'O.S. deve seguire il parto solo se non c'è una responsabile ostetrica o se è da questa chiamato ad aiutare. Il suo Intervento dovrà essere soltanto in funzione di attento osservatoro, incoraggiante la donna nei momenti difficili ma senza interveni1o direttamente sull'addome o in vagina, a meno che non abbia già ncquisita in precedenza esperienza sotto la guida di un buon mae-

razione vaginale (esperienza e prudenza!).

ANDAMENTO NORMALE DEL PARTO

td.ro.

n parto ha luogo attorno al

Ho esiste una ostetrica nella comunità, l'O.S. dovrà avere con lei

(40 settimane o 9 mesi). Esso è caratterizzato da:

buone relazioni di collaborazione e proporle, attraverso il Comitato Sanità del villaggio, riunioni periodiche, una volta alla settimana 1H.:>r discutere insieme le azioni di profilassi da svolgere, preparare In statistiche sanitarie e demografiche, scambiaré informazioni e uotizie sulle donne gravide, sui parti in procinto di verificarsi o da 1)()CO avvenuti.

t Il

SEGNI DI INIZIO DEL PARTO l ,'O.S. deve sapere riconoscere quando il parto ha inizio. n parto ha Inizio quando: • L'utero si comincia a contrarre in modo visibile e palpabile diventando duro e sollevandosi, durante periodi di mezzo minuto o poco più e poi rilasciandosi, con pause di 10-20 minuti tra una c;çmtrazione e l'altra. • La donna accusa le contrazioni come un dolore più o meno intens o, intermittente. Lo avverte nel basso addome e al dorso nella regione dell'osso sacro e dei reni. • La donna perde un poco di sangue misto a muco. Ciò indica che è ll1iziata la dilatazione dell'apertura dell'utero (detta bocca uteri-

280° giorno dall'ultima mestruazione

Periodo iniziale, che comincia quando iniziano i dolori. Può durare parecchie ore nel primo parto, poche ore o quasi essere assente nelle donne che già hanno partorito altre volte.

Periodo dilatante, che dura 12-13 ore in donna al suo primo parto e 8-9 ore in donne che già hanno partorito. Inizia con la prima perdita di sangue e muco dai genitali. Si dice che la donna "marca" per la prima volta. I dolori diventano più ravvicinati, uno ogni 5-10 minuti e durante 30 secondi fino a un minuto circa. Il periodo dilatante termina con la rottura della borsa delle acque, con la quale ha inizio il periodo espulsivo.

Periodo espulsivo. Dura in media un'ora, un'ora e mezza. La donna "marca" per la seconda volta, perde cioè un poco di sangue per piccole lacerazioni della bocca uterina, dilatata al massimo sotto la pressione della testa del feto . La donna sente il bisogno di spingere, i dolori si fanno più ravvicinati, uno ogni 3-5 minuti, e durano circa un minuto ogni volta. La testa del feto appare in vagina, prima solo durante il dolore poi sempre più stabilmente fino ad uscire del tutto, seguita dalle spalle e poi dal resto del corpo. Una volta uscita la testa, il resto del corpo esce in genere facilmente e rapidamente.

na). • Si forma nel frattempo la cosiddetta "borsa delle acque" costi-

Periodo del secondamento. Dop<1 espulso il feto c'è un periodo di

tuita da quella parte delle membrane avvolgenti il feto e piene di liquido amniotico, che si affacciano per prime alla bocca dell'utai o sotto la pressione delle contrazioni e che si possono palpare tJOme un cuscinetto elastico.Ma p er palparle occorre fare l' esplo-

riposo, di pausa: l'utero non si contrae, la madre riposa un poco. Ma dopo 15-30 minuti, al massimo entro 2 ore, il dolore ricomincia e l'utero espelle la placenta. Con il secondamento ha termine il parto. 311


Andamento normale del parto con presentazione cefalica (di vertice) 1. 2. 3. (visto di fronte e visto di profilo)


1\tldamento normale del parto con presentazione cefalica (di vertice) 4.5 6.(visto di fronte e visto di profilo)


ASSISTENZA AL PARTO NORMALE

Già a partire dal 7° mese, ma specialmente in prossimità del parto, abbiamo detto che l'ostetrica o chi per lei dovrà spiegare alla gra vida che cosa tener pronto come materiale, da servire per il parto. Ai primi segni del parto perciò tutto questo materiale dovrà essere messo a disposizione dell'ostetrica, in una stanza pulita, pronto su un tavolino ben pulito. Si dovrà anche avere già pronto il letto da parto che, a seconda delle tradizioni locali potrà essere più o meno sollevato da terra o addirittura essere sostituito da u na stuoia ben pulita. Meglio però se sollevato da terra e rigido.

l'

Quando comincia il travaglio si dovrà dire alla donna di urinare e, se possibile, di defecare per liberare il più possibile la vescica urinaria e l'intestino. Far mettere poi la donna sul letto e dopo essersi ben lavate le mani con acqua e sapone lavare sempre con acqua e sapone i genitali esterni della donna e raccorciare o rasarne i peli vicino alla vulva. L'assistenza al parto dovrà poi essere aspettante, con le mani dietro la schiena per così dire. Intervenire solo se si ha una buona esperienza, sempre con grande prudenza e solo se necessario. Altrimenti è meglio osservare e, in caso apparisse un segno di allarme, far ricoverare d'urgenza la donna. Ne1 periodo espulsivo, quando la testa si affaccerà ..sarà utile tenere ben pulita la vulva e il perineo con del cotone bagnato con acqua bollita, e sostenere con una mano il perineo per prevenire lacerazioni. State attenti a non fare cadere ìl bambino quando esce ma, afferratolo, tenerlo con la testa in basso e i piedi in alto durante un mezzo minuto: i piedi devono essere, possibìlmente, all'altezza del letto così che il corpo del feto sia più in basso del corpo della madre; que· 314

sta posizione favorisce un buon afflusso di sangue nel corpo del fe t o, attraverso il cordone ombelicale. Deporre poi il feto tra le gambo della madre, pulirgli la faccia con una garza, aspirare con l'aspira muco le mucosità prima dalla bocca poi dalla gola e dal naso. At tendere che il bambino abbia respirato e subito dopo tagliare il COI done ombelicale dopo averlo pinzettato con 2 Kocher. Allacciar· poi il cordone ad ansa, con un filo sterile, a 4 dita di distanza dal l'ombelico. Mettetevi sopra una garza sterile e fissare il tutto col una fascia girata 2 o 3 volte attorno all'addome.

Dopo un'attesa di 30 minuti, se la placenta non è uscita, si pu massaggiare e poi sprernere l'utero prima gentilmente poi con pi forza (mai con violenza), dal fondo, in modo da far uscire la placei~ ta. In genere la placenta esce da sola senza bisogno di spremerE Basta solo saper attendere. Non si può attendere però più di du ore (vedi Segni di allarme durante il parto). Quando la placenta uscita, prima di farla gettare osservare se è uscita tutta intera o s appare incompleta. In caso fosse incompleta occorre predisporre per l'inivio della gr:: vida in Ospedale, per far estrarre i frammenti rimasti dentro l'ute IO.

Nel frattempo porre le gocce dì argirolo negli occhi del neonate L'argirolo è un disinfettante che uccide i germi della blenorragi nel caso fossero stati presenti nelle vie genitali della madre e ave~ sero contaminato gli occhi del neonato {oftalmoblenorrea).

Lavare delicatamente i genitali esterni della donna con acqua bo lita raffreddata e copnrli con garza sterile o con un panno sterile. I genitali andranno poi lavati 2 volte al giorno allo stesso modo, f< cendo colare dall'alto acqua bollita e raffreddata. La dmma va cc perta con una coltre poichè avrà qualche brivido di freddo. La dor na deve stare in riposo per un po' di giorni, anche se si può alzare camminare un poco fin dal primo giorno, se se la sente; ma sar meglio che non lavori per ahneno 7 giorni. N o n dovrà avere rappo ti sessuali per tutti i 40 giorni di puerperio.


5 segni di allarme durante il parto, che posson significare pe· ricolo di vita per la madre o per il feto o pe~ entr.ambi (sempre da ricoverare d'urgenza). • presentazione di una mano o di un braccio del feto in vagina (presentazione di spalla =pericolo gravissimo per la madre e p el feto) ; • dolori che sono scompars i mentre il parto era già avviato e la borsa delle acque rotta (inerzia ute.rina = pericolo specialmente per il feto); • forte cefalea, vomito e convulsioni (eclampsia = grave pericolo per la madre e pel feto); • perdita di sangue abbondante prjma che il travaglio dì parto vero e proprio abbia inizio (placenta previa, distacco di placenta normalmente inserta) oppure in corso di travaglio (rottura d'utero, lacerazione del collo uterino) o subito dopo l'espulsione del feto (atonia dell'utero, ritenzione di placenta}; • la placenta non esce dopo 30 - 60 minuti, al massimo dopo due ore, dall'espulsione delfeto (ritenzione di placenta ).

5 QUADRI PATOLOGICI DI GRANDE IMPORTANZA IN GRAVIDANZA O NEL PARTO

N"el t rattare delle situazioni di allarme abbiamo accennato ad alcut.ri quadri patologici d i grande importanza perchè pericolosi per la vita della donna e del bambino. Di quei quadri è bene che l'O.S. ne eonosca un po' più in dettaglio almeno 5 t ra i più frequenti, in modo <la poter meglio individuarli, capirne il meccanismo e valutarne con

più esattezza il rischio per 18. donna e per il feto. L'O.S. deve ricordare che le urgenze più drammatiche, veramente urgent:i, si verificano in questi casi

Gravidanza axtrauterlna Se l'ovulo, una volta fecondato, invece di annidarsi nell'utero si annida in una tuba, si ha la cosìdettagravidanza extrauterina o tubarica, tipo di gravidanza destinata a non arrivare a compimento ed a uccidere perciò sia la madre che il figlio o, nel migliore dei casi il solo figlio. Perchè la gravidanza extrauterina è così pericolosa? Perchè la tuba non può dilatarsi come fa invece l'utero e giunta ad un certo grado di ingrossamento - già nel1 o e 2° mese, raramente più in là -- comincia a rompersi e infine si lacera, provocando dapprima. piccole emorragie all'interno dell'addome e poi una grave emorragia interna con morte sicura del feto e spesso anche della donna. La donna perciò, già nel 1° e 2° mese di gravidanza accusa dolori più o meno intensi, da un lato dell'addome e verso il basso, piccoli svenimenti (in relazione con le emorragie interne), piccole perdite dì sangue scuro, diverso dal solito, dai genitali e infine a un tratto può andare in shock (polso frequente, piccolo, molle, poi appena percettibile) a causa dell'emorragia più intensa che si verifica all'interno dell'addome. C'è poco tempo da perdere. Occorre ricoverare con la massima urgenza la donna per farla operare, per fermare l'emorragia e p er rimuovere il feto g ià morto, e trasfondere sangue alla donna ormai gravemente anemizzata (inviare anche i parenti in ospedale per dare il sangue necessario alla trasfusione) . Ricordarsi che, se al1 o mese di gravidanza, la donna può non essersi accorta di essere gravida. Chiederle perciò sempre quando ha avuto l'ultima mestruazione, se era regolare o invece molto scarsa o se era stata saltata. 315


Aborto Si chiama aborto l'interruzione della gravidanza nei primi 6 mesi di gestazione (180 giorni). In alcune gravidanze, per malattie, strapazzi, traumi o altre ragioni, la donna può avere una cosidetta minaccia di aborto; in altri casi, più gravi, l'aborto vero e proprio. La minaccia d'aborto si verifica quando l'ovulo fecondato, che si era annidato regolarmente nell'utero, inizia a staccarsi ma non si stacca del tutto e vengono così a rompersi dei piccoli vasi di collegamento tra l'utero e la placenta. Insorgono doloretti al basso ventre e piccole perdite di sangue. Se si guardasse dalla vulva con uno speculo la bocca dell'utero (ma questo lo fa solo l'ostetrica esperta) si vedrebbe che questa è chiusa ancora. In tali casi si può sperare che la gravidanza continui regolannente mettendo in riposo la donna, a letto, per 5-10 giorni. Può invece succedere che la minaccia d'aborto si t rasformi in aboito in atto o che fin dall'inizio la situazione si manifesti grave. La donna ha forti dolori al basso ventre e alla schiena, quasi un piccolo parto, e con un'abbondante perdita di sangue espelle sia il feto ormai morto che la placenta. Qualche rara volta questo avviene già nel primo o secondo mese; l'emorragia dopo espulsa la placenta cessa e la donna è guarita. Ma il più delle volte invece l'aborto è incompleto, restando cioè all'interno de ll'utero dei frammenti di placenta o di membrane amniotiche e l'utero continua a sanguinare non riuscendo a contrarsi e a richiudersi. Se si lasciassero così le cose, la donna si dissanguerebbe e morrebbe. In ogni caso di aborto è necessario perciò inviare la donna d'urgenza in Opedale, in modo possa lì essere fatta la revisione strumentale della cavità uterina (raschiamento), essere estratti i residui eventualmente rimasti dentro, essere arrestata l'emorragia e se necessario essere eseguita una trasfusione di sangue. Nell'inviare la donna fare prima un tamponamento vaginale bene stipato (pag. 398) se lo si sa fare, oppure infilare nella vagina, con mani disinfettate con alcool o tintura di iodio, cotone sterile e pannolini, più profondamente possibile, con forza ma n ello stesso tempo delicatamente. Fare un'iniezione di antiemorragico, anche se 316

avrà scarsa efficacia finchè ci saranno residui placentari che terranno aperto l'utero.

Placenta previa Significa placenta posta al davanti del feto, cioè vicina alla bocca dell'utero anzichè su una parete laterale o nel fondo dell'utero come di regola. In tale caso succede che, per effetto della grande dilatazione dell'utero, negli ultimi 3 mesi di gravidanza, o solo durante l'inizio del parto, la donna comincia a perdere sangue perchè la placenta si stacca prima del passaggio del feto. E' un evento pericolosissimo che può portare a morte sia la madre che il feto. Davanti perciò ad una emorragia anche lieve che in genere insorge in pieno benessere, senza ragione apparente e non accompagnata da dolori negli ultimi 3 mesi di gravidanza o all'inizio del parto, ricoverare d'urgenza la donna perchè possiamo improvvisamente veder precipitare la situazione con una gravissima emorragia da placenta previa. In Ospedale l'esame ginecologico chiarirà la diagnosi e, a seconda della posizione esatta della placenta, potrà far decidere per il taglio cesareo o per una vigile attesa.

Rottura di utero gravido L'utero ha una parete muscolare molto elastica e resistente, ma alcune volte, per difetti di sviluppo, per cicatrici di vecchi interventi operatori, per traumi (tentativo di aborto procurato, manovre ostetriche violente) e più spesso per una p resentazione di spalla trascurata, o un bacino ristretto che non fa passare il feto a termine o per una testa del feto particolarmente grossa rispetto al bacino (idrocefalo), la parete si può rompere. E' una gravissima complicazione, spesso mortale. La donna ha dolori violenti, insopportabili, all'addome e alla regione lombare, può avere febbre, polso molto frequente. L'utero si contrae continuamente poi cessa ogni movimento. La donna può andare in shock sia per il dolore sia per l'e-


morragia interna. All'esterno il sangue che cola non è molto ma il polso frequente, piccolo e molle indica che c'è l'emorragia all'interno. L'urgenza è massima. Ricovero immediato, tamponando per il viaggio la vagina come per l'aborto e sperando nella resistenza della donna. In ospedale sarà il chirurgo, aprendo l'addome, che potrà giudicare se meglio togliere l'utero del tutto o ricucire la sola parete uterina lacerata. Poichè occorrerà la trasfusione, insieme alla donna inviare in ospedale parenti che possano dare sangue.

Eclampsia L'eclampsia è una grave manifestazione morbosa che può insorgere negli ultimi 3 mesi di gravidanza o nel parto, ed è caratterizzata da perdita di coscienza e convulsioni generalizzate cui segue il coma. Se lasciata a sè, può provocare la morte. E' dovuta a lesioni dei reni, con intossicazione dell'organismo dovuta a tossici formatisi con la gravidanza. E' sempre preceduta da una preeclampsia, insieme di manifestazioni che è importantissimo conoscere per poter prendere in tempo le misure necessarie a bloccare il sopravvento dell'eclampsia. Quando l'eclampsia è in atto è difficile salvare sia il bambino che la donna, quando si è ancora in fase di preeclampsia è invec~ più probabile. I segni più importanti della preeclampsia sono i seguenti: • aumentò dell'a pressionf]ar:tetipsa .(sopra i 1.50 mm d.i massima e i 90 di minim<Ù; • edemi alle caviglie {segno di cattivo f unzionamento dei .reni); • presenza di albumina nelle urine

Successivamente, a mano a mano che la preeclampsia si aggrava, si avrà:

.• mal di capo o.stinato-; • vomitoiipeiuto,: ·· · • ve~;tigini;, . • dolore.epiga$t.riça a $}>ffrra; , • affanno; - · ·

Come complicazione si può avere il distacco della placenta, con emorragia grave, morte delfeto e grave pericolo di morte per la madre. Lasciata a sè la preeclampsia passa nell'eclampsia, con i segni che abbiamo detto: perdita di coscienza e convulsioni generalizzate. Davanti a donna con convulsioni, negli ultimi 3 mesi di gravidanza, ordinare sempre il ricovero urgente.

Ma anche quando ci sono solo i primi segni inviare in Ospedale per visita specialistica urgente, perchè così si può curare la preeclampsia e salvare madre e figlio. Non stare ad attendere che insorgano i segni più gravi.

EMORRAGIE IN GRAVIDANZA

Abbiamo visto che spesso, nei quadri patologici suddescritti in corso di gravidanza, c'è perdita si sangue dai genitali. Poichè questo è un elemento prezioso per la diagnosi, diamo qui una tabella che potrà essere utile all'O.S. nel riconoscere, dalle caratteristiche del sangue fuoriuscente dalla vagina, quale quadro patologico è in causa. 317



ANDAMENTO NORMALE DEL PUERPERIO

Avvenuta la fuoriuscita del feto e poi della placenta il parto è terminato ed ha inizio per la donna un periodo che viene chiamato puer·· perio e che dura 40 giorni (6 settimane circa). É un periodo delicato in cui occorre una scrupolosa igiene delle vie genitali (lavaggio almeno una volta al giorno dei genitali esterni con acqua bollita e raffreddata) affinchè non si verifichino infezioni pericolose; la donna inoltre non deve compiere lavori pesanti e deve nutrirsi bene, con una alimentazione equilibrata affinchè il latte che si forma nelle mammel1e sia ricco di sostanze costruttive e protettive da dare al neonato con l'allattamento. Immediatamente dopo l'espulsione della placenta l'utero prende una forma a palla, diventa duro e si restringe, scendendo così il suo fondo verso il basso . La donna ha ancora qualche dolore. Nei giorni successivi l'utero si rimpicciolisce ancora, fino a nascondersi tutto nel bacino, verso la fine della seconda settimana, così da non essere più palpabile dall'addome. Nel frattempo, subito dopo il parto e per un paio di giorni, uscirà dalla vagina un liquido sanguigno (lochiazione) che si farà successivamente sieroso poi cremoso e poi. dopo 3-4 settimane, cesserà del tutto. E' l'utero che sta ricostruendo la sua mucosa ed espellendo i residui di tessuti morti dopo la fatica del parto, i cosidetti lochi. Nella donna che ha partorito, un fenomeno caratteristico è dato dalla formazione del la tte, che comincerà ad uscire già in seconda giornata ed aumenterà poi gradatamente, a mano a mano che verrà succhiato dal bambino. Il latte è un alimento nutritivo perfetto, ricco di tutte le sostanze necessarie al bambino p er crescere sano e forte. La madre dovrà allattare il bambino più a lungo possibile, integrandone l'alimentazione già fin dal 4° - 6° mese con altre sostanze, come è stato detto nel capitolo sulla Nutrizione.

5 situazioni di allarme in puerperio, manifestazioni di grave pericolo per la madre (sempre da ricoverare d'urgenza): • febbre sopra 38° C, brividi: sepsi puerperale, malaria; • difficoltà nell'aprire la bocca: trisma = tetano; • lochi con cattivo odore, con dolori al basso ventre, senza o con febbre: ritenzione di frammenti di placenta, metrite; • addome sempre molto prominente, lochi di cattivo odore, senza o con febbre: ritenzione di gemello; • dolori lungo la vena di una gamba o coscia, con febbre: flebite puerperale.

5 situazioni di allarme per il n.e onato Abbiamo già visto che, subito dopo l'espulsione del neonato dalla vulva, l'O.S. dovrà occuparsi anche del feto, oltrechè della madre. Poichè esistono anche per il neonato alcune situazioni di allarme che possono, se lasciate a sè, portare il neonato a morte o provocargli gravi danni, bisogna che l'O.S. conosca queste situazioni e sappia cosa fare per essere dì vero aiuto. • Il neonato non respira: asfissia ; • il neonato non muove un braccio o una gamba: frattura di un osso per un trauma nel parto; • nei primi 2-3 giorni, gonfiore delle palpebre di uno o dei due occhi, con pus e febbre : congiuntivite blenorragica, detta anche oftalmoblenorrea dei neonati. E' complicazione grave. • nei primi 2 - 3 giorni, cattivo odore e pus dal cordone ombelicale: infezione del cordone;

• nei giorni successivi, irrigidimento del corpo, convulsioni, mascelle serrate: tetano. Le misure da prendere, sempre con urgenza, saranno le seguenti: • In caso dì asfissia (il bambino è cianotico) stimolare la respirazione con mezzi semplici, aspirare bene con l'aspiramuco le muco319


sità dalla bocca e gola, poi dal naso. Queste mucosità possono essere entrate nelle prime vie aeree e aver bloccato meccanicamente il respiro. Dare poi alcune sculacciate o meglio piccoli colpi sulla pianta dei piedi (stimolazione continua) tenendo il neonato a testa in basso. Se anche con questi mezzi il bambino non respira e appare pallido {oppure era già pallido fin dall'inizio) anzichè cianotico, occorre procedere d'urgenza alla rianimazione: aspirato il muco, tagliare rapidamente il cordone ombelicale tra 2 Kocher, avvolgere il neonato in un asciugamano pulito e poggiarlo sopra un tavolo; iniziare subito la respirazione artificiale bocca a bocca (pag. 397) o con altro metodo di cui si abbia esperienza. La respirazione bocca a bocca va praticata soffiando delicatamente con la propria bocca bene aperta, nelle narici e nella bocca del bambino per 1-2 secondi, finchè il torace non si rialzi. Lasciare quindi sortire l'aria per 1-2 secondi. Ripetere l'atto più volte anche per l 015 minuti se occorre, alla frequenza di 15 respiri ogni minuto. Affinchè le vie respiratorie siano libere occorre flettere bene all'indietro la testa del neonato. Se il cuore batte lentamente o non batte affatto l'O.S. farà una stirnolazione cardiaca con piccole pressioni sulla parete anteriore del torace in corrispondenza della metà inferiore dello sterno: 1-2 volte ogni secondo, alternando eventualmente qualche respirazione bocca a bocca ogni 3-4 stimolazioni del cuore. • Se si pensa che ci sia una frattura da trauma ostetrico, alla clavicola o all'omero o al femore, meglio ricoverare. • E' importante istillare il collirio negli occhi del neonato subito dop o la nascita, come profilassi dell' oftalmoblenorrea. Se però l'oftalmoblenorrea si manifesta, perchè le gocce non furono messe, intervenire subito perchè la malattia è grave e può provocare cecità. Iniettare intramuscolo 500.000 U.I. di Penicillina, instillare negli occh111 collirio all'Argirolo o un collirio antibiotico e inviare d'urgenza in Ospedale. • Anche nel caso di infezione del cordone ombelicale occorre iniettare intramuscolo Penicillina 500.00 U.I.. Regolarsi a seconda del 320

decorso. Tenere il cordone fasciato in garza sterile.

• n tetano nel neonato è frequente causa di morte. Solo in Ospedale, con cure molto delicate e alimentazione artificiale per mezzo di sondino gastrico introdotto per via nasale, si può sperare che il neonato si salvi. Occorre perciò ricoverare in Ospedale immediatamente, possibilmente insieme alla madre.

PERICOLI PER IL BAMBINO NEl PRIMI ANNI DI VITA

N e i primi anni di vita il bambino, senza alcuna esperienza dei pericoli del mondo attorno a lui, può rischiare di morire se lasciato incustodito o se i genitori non sanno in quali gravi rischi possa incorrere. L'O.S. dovrà insegnare ai genitori, in particolare alle madri, quali siano quei rischi e quali le misure di prevenzione ad essi inerenti.

5 rischi di accidenti mortali o comunque gravi • Ustioni da fuoco incustodito o da pentola di acqua bollente, olio

bollente ecc ; • Avvelenamento da ingestione di medicinali lasciati incustoditi,

veleni contro i ratti, antiparassitari, petrolio; • Asfissia da braciere acceso in stanza con porte e finestre chiuse; • Soffocazione con sacchetto di plastica infilato per giuoco sulla

testa; • Annegamento o fratture per caduta in una buca incustodita,

pozzo nero lasciato aperto, pozzo con muretto di protezione troppo basso.


5 rischi di accidenti mortali per il bambino nei primi anni di vita


· Diarrea (vedi anche a pag. 174) . Le misure di prevenzione saranno le seguenti: • Occorre sempre, quando c'è un bambino di 1-3 anni in casa, fare E' la causa più frequente di morte nei bambini, nei primi anni di vimolta attenzione al fuoco e alle pentole sul fuoco. Con mattoni e ta, nella maggior parte dei paesi caldi. La diarrea può portare a cemento o sassi e cemento si può costruire un focolare sicuro, morte un bambino robusto in pochi giorni o anche in poche ore. n chiuso e sollevato da terra. Mai lasciare un bambino solo in casa bambino con la diarrea perde molta acqua e molti sali minerali e se vicino a pentole o padelle con liquidi bollenti. le scariche liquide diventano molto frequenti - ancor più se si ag• E' pericoloso lasciare in giro incustoditi, a portata di mano dei giunge il vomito - può morire per disidratazione, parola che vuoi bambini, medicinali, veleni contro i topi , antiparassitari e petro- dire appunto mancanza di acqua. Per accorgersi se un bambino è lio. I bambini possono prenderli emetterseli in bocca avvelenan- in stato di disidratazione iniziale o moderata oppure grave, l'O .S. dosi e procurandosi lesioni interne anche mortali. deve osservare i seguenti segni clinici: • Il braciere acceso produce ossido di carbonio, un gas senza odore ma pericolosissimo, tanto per gli adulti che per i bambini. Mai forme iniziali forme gravi segni . lasciare perciò un braciere acceso in una stanza con finestre e e moderate çli:nici porte chiuse, perchè il pericolo è mortale e tutta la famiglia ne può restare asfissiata. discrete ma con gravi, troppo debole condiziolli • Respirando con la testa in un sacchetto di plastica, si consuma agitazione e sete per bere, apatico poi generali tutto l'ossigeno necessario alla respirazione; il bambino può moin coma rire soffocato in pochi minuti. Tenere perciò fuori dalla portata di mano dei bambini i sacchetti di plastica. poco diminuita molto diminuita, • Mai lasciare buche con acqua, pozzi o pozzi neri aperti e incustomani e piedi freddi diti. Basta un attimo di disattenzione e un bambino può cadervi dentro e annegare. Le buche vanno riempite, i pozzi protetti con frequente (più di frequente, piccolo e spallette e coperchio e i pozzi neri tenuti chiusi con botola di ce140 pulsazioni molle poi impercettimento o pietra. al minuto) bile {stato di shock)

10 PERICOLI DI MALATTIE NEI PRIMI 5 ANNI DI VITA Diamo qui un elenco dì 10 malattie importanti che possono colpire il bambino nei primi anni di vita con conseguenze gravi e per le

quali l'O.S. potrà fare opera utilissima di prevenzione, educando le madri e prendendo in tempo le misure profilattiche necessarie. 322

foi)tanellf!

normale o poco depressa

molto depressa

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escavati vividi

molto escavati ma spenti

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normale

rapido e profondo

normale

scarsa, poi va in anuria

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Broncopolmonite da freddo E' un'altra frequente causa di morte nei bambini in quelle zone ove ci siano forti sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte o con stagioni fredde. Il bambino non resiste al freddo come gli adulti perchè il suo organismo è ancora molto delicato e, se non è ben coperto, può ammalarsi e morire. Malattie infettive Gravi malattie infettive, che potrebbero essere prevenute mediante vaccinazione, colpiscono i bambini in Africa ancora oggi - ora più ora meno diffuse a seconda delle regioni- e fanno tuttora molte vittime: il morbillo, la poliomelite, la difterite, la pertosse, sono tra le più importanti. n morbillo in particolare è malattia pericolosa e molto diffusa che uccide ogni anno centinaia di migliaia di bambini (pag. 204). La poliomielite, pur non essendo ugualmente molto diffusa è però malattia da temere, perchè paralizza e rende storpi per tutta la vita i soggetti colpiti (pag. 212) . La difterite (pag. 176} è malattia spesso insidiosa, all'inizio, perchè facilmente scambiabile per un banale mal di gola; ma è sempre da considerarsi pericolosa per la vita del bambino. La pertosse (pag. 208) è responsabile anch'essa di numerosi decessi tra i bambini in Africa, ma soprattutto di debilitazioni e complicazioni a carico dell'apparato respiratorio che potranno farsi ris entire per tutto il resto della vita. Tubercolosi (vedi pag. 234) E' una delle più gravi malattie infettive . E' cosi importante che ne abbiamo fatto un paragrafo distinto dalle altre malattie infettive. Il bambino si contagia vivendo nella stessa casa insieme a soggetti adulti affetti da tubercolosi polmonare che tossono e sputano diffondendo microbi nell'ambiente senza alcun riguardo per la comunità.Nel bambino la tubercolosi può manifestarsi o sotto forma polmonare o con altre localizzazioni (ghiandolare, ossea, articolare occ.); più grave di tutte è la forma meningea.

Malaria (vedi pag. 198) Tra le malattie da parassiti è quella che più dì frequente provoca la morte nei bambini in Africa. Si calcola che circa 1 milione di bambini muoiano ogni anno in questo continente per malaria. E' anche causa di aborti nelle donne gravide e di nascite di bambini con peso inferiore alla norma cioè deboli e meno resistenti del normale. Ascaridiasi (vedi pag. 168) E' una delle più frequenti parassitosi da elminti nei bambini. Gli ascaridi sono vermi che sottraggono alimento direttamente dall'intestino. I bambini parassitati crescono perciò meno di quanto dovrebbero per quello che mangiano, hanno spesso un grosso pancione sporgente e frequenti dolori di pancia. Se gli ascaridi vanno anche nello stomaco possono provocare vomito ed essere così espulsi all'esterno. Altre volte escono nelle feci. I bambini si infettano ingerendo le uova microscopiche del parassita, cosa che avviene facilmente mettendosi in bocca le mani sudice o bevendo acqua o cibi sudici o addirittura mangiando terra. Anchilostomiasi (pag. 166) E' un'altra parassitosi da elminti, ugualmente molto frequente in Africa. Benchè più piccoli degli ascaridi, gli anchilostomi sono ancor più pericolosi, perchè si nutrono di sangue. Vivono attaccati alla mucosa dell'intestino del bambino e vi provocano piccole ferite da cui succhiano appunto il sangue. I bambini si infettano camminando a piedi nudi su terreni contaminati da feci umane. Una volta parassitati i bambini hanno bruciore di stomaco, grande stanchezza e possono diventare molto pallidi per grave anemia. Nel caso di infezione con molti anchilostomi il bambino può anche morire. Schistosomiasi (pag. 218) E ' una parassitosi grave. Provoca disturbi al fegato, all'intestino, alla vescica urinaria oltrechè anemia. Può portare anche a morte. Sono specialmente i bambini i più colpiti. Si infettano giuocando nell'acqua di pozze o stagni o ruscelli ove vivono i molluschi trasmettitori della malattia. 323


Malnutrizione Non è una malattia infettiva ma può causare ugualmente la morte. Più spesso provoca un cattivo accrescimento del bambino e gli dà poca resistenza alle infezioni. E' dovuta a molte ragioni (vedi apag. 67) le quali tutte portano allo stesso risultato: insufficiente assunzione di alimenti, in particolare di proteine. n bambino è particolarmente sensibile perchè ha più bisogno degli adulti di sostanze costruttive onde accrescere il proprio organismo. Anemia L'anemia può essere dovuta a varie cause, Le più frequenti sono: lo scarso apporto di ferro negli alimenti e le malattie parassitarie (malaria, anchilostomiasi, bilharzìosi). L'anemia provoca pallore intenso, poca resistenza alle infezioni, facile stancabilità.

10 AZIONI DI PREVENZIONE CONTRO LE MALATTIE NEI PRIMI 5 ANNI DI VITA

gni di disidratazione , quando qualche caso di diarrea appare, e instaurare la prevenzione della disidratazione grave quando è in tempo. Abbiamo visto la tabella con i segni clinici che fanno capire all'O .S. quando la disidratazione è solo iniziale o modesta e quando è grave. Questa distinzione è importante perchè mentre nel primo e secondo caso si può salvare il bambino nella grande maggioranza dei casi con la reidratazione orale instaurata d'urgenza a livello di villaggio, nella disidratazione grave occorre portare in Ospedale d'urgenza il bambino per tentare di salvarlo con la reidratazione endovenosa. Vediamo con più precisione quali azioni deve svolgere l'O .S. a questo riguardo. L'O.S. deve insegnare a tutte le madri della comunità: • • • • •

quali sono le cause della diarrea; cosa è la disidratazione e quali sono i suoi pericoli; quali sono i segni clinici di disidratazione; come si prepara la pozione contro la disidratazione; come si sommmistra.

La pozione contro la disidratazione è una medicina che ogni madre

Prevenzione della Diarrea può preparaTe nella propria casa in modo molto semplice. Basta La migliore prevenzione della diarrea sta nella pulizia, nella perfet- avere dell'acqua da bere, un poco di sale, un poco di zucchero ed ta igiene dell'ambiente. Là dove il pozzo in cui si attinge acqua da eventualmente un poco di bicarbonato e un mezzo arancio (non inbere è tenuto sempre pulito, là dove le persone utilizzano sempre dispensabile). La pozione si prepara così: far bollire 1litro d'acqua, gabinetti e non lasciano escrementi nell'ambiente, là dove le im- toglierla dal fuoco ed aggiungere 2 cucchiai rasi di zucchero (o un mondizie sono sempre sotterrate o bruciate e non attirano perciò le pugno scarso se non si ha il cucchiaio) , 1 pizzico di sale, 1 pizzico di mosche (principali vettori di microbi che causano le diarree), là do- bicarbonato (se non c'è il bicarbonato mettere 2 pizzichi di sale). ll ve i cibi sono protetti dalla contaminazione delle mosche, delle sale si può misurare anzichè a "pizzichi", con un cucchiaino: un blatte e dei ratti, le diarree non esistono. Ma le condizioni di igiene pizzico equivale a un terzo di cucchiaino raso. Se si ha mezzo aranambientale sono spesso ben diverse. L'O.S. deve perciò fare conti- cio se ne può spremere il succo nella pozione. Quando la pozione è nua opera di educazione sanitaria nella comunità al riguardo, orga- diventata tiepida o fredda si comincia a somministrarla al bambinizzare il Comitato responsabile della salute nel villaggio e pren- no, con un cucchiaino o, in mancanza di questo, con una foglia ben dere con esso iniziative concrete di bonifica dell'ambiente, in rela- pulita. Se c' é urgenza, perché il bambino é in C.G. gravi, nell'attesa zione ai 3 principali capitoli legati al problema delle diarree (acqua, che l'acqua bolla somministrare subito dell'acqua abitualmente feci, immondizie). Nel frattempo deve saper riconoscere i primi se- bevuta nel villaggio. 324


Preparazione di liquido per reidratazione


L'O.S. deve insegnare a fare questa pozione a tutte le madri della comunità; in tal modo, salverà la vita a molti bambini. In ogni caso in cui i genitori vedranno che il loro bambino ha scariche diarroiche - anche se apparentemente in buona salute ma ricordando che la disidratazione può iniziare nascostamente e poi precipitare con rapidità- essi dovranno preparare la pozione e darla al bambino. Il liquido va dato continuamente, un cucchiaino ogni minuto circa, o anche ogni mezzo minuto, per molte ore. Occorre che la madre o il padre si metta vicino al malato e lo imbocchi così con pazienza per 3-4-5 e più ore, senza forzarlo a bere troppo perchè altrimenti potrebbe provocare il vomito. Se il bambino vomitasse, occorre insistere ma sempre a piccole dosi, con la pozione. Se la madre lo allattava può continuare anche a dargli il suo latte, ma mai del latte artificiale. Se il bambino continua ancora a vomitare si può introdurre il liquido con un sondino nello stomaco passandolo dal naso(pag. 400), ma questo è meglio farlo in Ospedale. Se la disidratazione è grave è necessario inviare d'urgenza il bambino in Ospedale per procedere alla reidratazione endovenosa (pag. 400), o endoperitoneale. Durante il viaggio verso l'Ospedale bisogna tentare sempre di dare la pozione orale col cucchiaio, se il bambino può berla. La composizione esatta della pozione, nel caso che l'O.S. volesse prepararla a livello di infermeria o piccolo Ospedale comunitario per tenerla pronta per i casi di diarrea, è la seguente:

Acqua bollita Cloruro di soclio (o sale da cucina) Bicarbonato disodi'o Cloruro di potassio Glvcosio (o zuccb,Éno comune)

326

litri grammi grammi gràmmi grammi

1 3,5 2',5

1!5 20

In mancanza eli cloruro di potassio si può usare il succo d 'arancio che contiene un poco di potassio (non è in ogni modo indispensabile). Mentre i sali rimpiazzano quelli persi dal bambino con la diarrea, lo zucchero ha il compito di facilitare l'assorbimento intestinale sia dei sali che dell'acqua e di dare un certo nutrimento (alimento energetico). Esistono altre pozioni per reidratare i bambini diarroici, usate nella medicina tradizionale. Ne diamo una ricetta a pag. 352. L'O .S. potrà trovarne probabilmente altre nella tradizione del suo paese ed utilizzarle con vantaggio per la comunità nell'uso corrente.

Prevenzione delle Broncopolmoniti L'O.S. dovrà spiegare alle madri che i bambini hanno esigen ze d iverse dai grandi perchè più delicati e non ancora abituati a difendersi dal freddo. Se c'è una coperta nella casa, quando le notti sono fredd e, bisogna riservarla per i bambini. Se è insorta una broncopolmonite l'O .S. deve curarla con urgenza con antibiotici o con sulfamidici. Prevenzione delle Malattie infettive La migliore arma di prevenzione per molte malattie infettive senza dimenticare l'importanza delle misure di risanamento dell'ambiente di vita- è la vaccinazione. L'O.S. dovrà fare opera di educazione in proposito, seguendo gli indirizzi e le istruzioni disposte dalle campagne nazionali di vaccinazione. Occorre spiegare ai genitori che per molte malattie, come il morbillo e la poliomielite, la vaccinazione è l'unico me.z zo veramente efficace, per impedire che la malattia insorga. Si potrà fare l'esempio de1 vaiolo che oggi è scomparso proprio grazie alla vaccinazione. Le popolazioni ricordano bene quale grave malattia esso fosse e possono così meglio capire l'importanza delle vaccinazioni. Alcune vaccinazioni sono organizzate spesso su scala nazion a le durante campagne di massa e la loro esecuzione viene affida t a a d équipes mobili specializzate. In tali casi l'O.S. dovrà solo sensibilizzare la popolazione e dare il suo appoggio al passaggio delle équì-


pes. Altre volte è invece l'O.S. stesso che custodisce un certo numero di dosi dei vaccini di uso corrente e che è responsabile delle vaccinazioni. Ritenendo che nessun O.S. debba eseguire vaccinazioni da solo se non le abbia già eseguite in precedenza sotto la guida di persona più esperta, diamo qui solo alcuni consigli essenziali come pro-memoria. A pag. 436 riportiamo uno schema di calendario delle vaccinazioni e le controindicazioni relative. Per eseguire le vaccinazioni in qualsiasi paese del mondo, occorre che esista una perfetta catena del freddo . Il vaccino cioè, dalla sua fabbricazione fino al momento dell'uso, deve essere mantenuto in frigorifero tra 2° e 8°C per alcuni vaccini (DTP, DT, Tetano, BCG, anticolerico, ecc. diluenti vari) o in freezer, al di sotto di 0°C (per l'Antipolio e l'Antimorbilloso). Nel trasporto, i vaccini vanno tenuti in apposite cassette termostatiche. Un aumento della temperatura al di sopra dei 1 0°C rende inattivi i vaccini in poco tempo : in 2 settimane per il B CG, in 4 giorni per il DTP, in 1 giorno per l'Antipolio e in poche ore per l'Antimorbilloso . Se il vaccino nel trasporto ha sostato giorni o settimane in ambiente non refrigerato (aeroporti, magazzini, camion, frigoriferi elettrici con interruzioni prolungate di corrente) eseguire le vaccinazioni con quel materiale significa ingannare le popolazioni. Una delle cause per cui in molti paesi, bambini vaccinati contro il morbillo e la polio sono rimasti poi colpiti da quelle malattie, é dovuta al fatto che quei vaccini erano inattivi perchè la "catena del freddo" non era stata continua. Ricordarsi che rimettere in frigo un vaccino inattivo, non lo fa certo ridiventare attivo. Ugualmente importante è che il vaccino non sia scaduto; controllare perciò sempre la data di scadenza scritta sulla scatola. Ricordare inoltre che le fiale dei vaccini non vanno mai lasciate al sole, non vanno mai aperte e lasciate poi per il giorno dopo; le vaccinazioni non vanno mai eseguite con siringhe ed aghi entro cui si sia fatto passare un antisettico : tutto il materiale va sterilizzato al calore (autoclave o pentola a pressione o ebollizione) e non con alcool, cetavlon o simile. Per il dosaggio e le modalità di somministrazione, seguire le istru~ioni date nelle scatole dei rispettivi vaccini.

Ricordarsi che, nelle vaccinazioni di massa, è molto importante, in previsione della grande affluenza di persone, bene organizzare il circuito dei pazienti nei locali prescelti, con un buon servizio d' ordine all'entrata e all'uscita, facendo appello a volontari, a personale scolastico, ecc. per evitare caotici affollamenti, faticosi per tutti.

Prevenzione della Tubercolosi Per svolgere opera utile di prevenzione contro la tubercolosi, l'O.S. potrà regolarsi nel seguente modo: spiegare alla popolazione come si trasmette la tubercolosi, come i bambini siano particolarmente recettivi e come in loro la malattia può essere grave; sorvegliare i casi noti di tubercolosi nella comunità affinchè seguano le cure e si attengano alle regole di igiene; inviare tutti i casi sospetti (tosse da oltre 3 settimane, febbre e dimagramento) a fare l'esame dell'espettorato nel laboratorio di competenza; fare allontanare i bambini dai soggetti con tubercolosi polmonare che non si curano regolarmente, perchè per loro pericolosi (emissione di bacilli con la tosse, con gli sputi, con il fiato) . Nei paesi in cui è praticata la vaccinazione antitubercolare (BCG) occorre fare opera costante di educazione affinchè i genitori si sentano moralmente obbligati a portare i figli alla vaccinazione, in modo che nessun bambino sfugga a quella azione preventiva.

Pre11enzione della Malaria Le azioni di prevenzione contro la malaria che possono essere svolte dall'O .S., sono le seguenti: organizzare squadre di lavoro volontario per riempire buche e pozzanghere; bonificare piccole zone acquitrinose vicine alle abitazioni, scavando canali e piantando alberi; ripulire tutta la zona da cocci, scatolette, vecchi copertoni di auto e altri recipienti abbandonati che, con la pioggia si trasformano normalmente in focolai di sviluppo per le larve delle zanzare; tagliare le erbe tutto attorno alle case (le zanzare adulte vi si rifugiano di giorno); insegnare alla popolazione l'importanza dell'uso della zanzariera (se possibile stimolare la pratica della tessitura delle zanzariere localmente) ; utilizzare fiori di piretro (che si coltiva facilmente} da bruciare nelle capanne per tenere lontane le 327


l.

...

zanzare. Con la popolazione cercare altre piante da utilizzare a questo scopo o per estrarne sostanze da sfregare sulla pelle come repellenti antizanzare. Spiegare alle madri l'importanza della profilassi con clorochina e organizzarsi per avere regolarmente dal Centro Regionale a ciò adibito il quantitativo di clorochina necessario a coprire profilatticamente almeno i bambini.

Pre1renzione dell'Ascaridiasi Questa parassitosì intestinale è legata al risanamento ambientale e all'igiene dell'acqua, dei cibi, delle mani. L'azione educativa, coinvolgente tutta la comunità, dovrà basarsi su iniziative concrete in quella direzione, prevedendo tempi lunghi: costruzione di pozzi razionali e loro mantenimento in perfetta igiene, costruzione e manutenzione dei gabinetti, produzione locale di sapone, abituare i bambini a scuola a lavarsi le mani prima di ogni pasto. L'individuazione di sostanze vermifughe della medicina tradizionale veramente efficaci ed atossiche, può rappresentare un altro compito pratico per l'O.S. in questo campo, di notevole importanza.

Prevenzione della Schistosomiasì E' uno dei compiti più difficili. L'O .S. dovrà cominciare con lo spiegare il ciclo di vita del parassita, indicare quali sono i molluschi trasmettitori (chiedere l'aiuto dei servizi di Sanità per identificarli) e le modalità di intestazione. Poi con la comunità dovrà studiare i modi di azione contro la parassitosi: impedire che i bambini vadano nelle acque infestate, fare utilizzare i gabinetti specie dai bambini, distruggere la vegetazione delle rive dei !aghetti e degli stagni per renderle non abitabili da parte dei molluschi trasmettitori, osservando se esistono nella zona piante o pesci nemici di quei molluschi. Qualsiasi osservazione al riguardo può essere importante. Occorre perciò sensibilizzare tutta la popolazione in proposito. Per questa malattia non esiste una profilassi medicamentosa e la terapia viene fatta con medicinali piuttosto tossici. Perciò è bene sensibilizzare anche i guaritori tradizionali, raccoglitori di piante medicamentose, e sentire il loro parere, incoraggiandoli a cercare medicine naturali da utilizzare contro la bilharziosi.

Prevenzione dell'Anchilostomiasi

Prevenzione della Malnutrizione

E' legata anche essa al risanamento ambientale e, in particolare, al problema dei gabinetti. Quando tutte le famiglie faranno i loro bisogni in gabinetti igienicamente costruiti e igienicamente mantenuti, l'anchilostomiasi scomparirà. Per cui occorre prendere iniziative C'oncrete, associando questo problema al precedente. Per l'anchilostomiasi in particolare può inoltre essere utile attirare l'atte nzione della comunità sulla necessità di calzature, da fabbricarsi Iocalmemte con vecchi copertoni di auto o pelli di animali, a difesa dei pJtedi dei bambini. Ma questo problema non deve distogliere dal problema principale, che è quello della costruzione dei gabinetti. Sempre utile l'utilizzazione di un piccolo microscopio a scopo educativo-illustrativo che permetterà alla popolazione di vedere come sono fatte le uova dei vermi, le larve, ecc .. Una iniziativa del genere può e ssere sollecitata dall'O.S. presso gli organi ministeria li, se mate:riale adatto (microscopio) fosse disponibile e se nei programmi d'intervento esistessero progetti del genere.

Come abbiamo già accennato nel capitolo sulla Nutrizione (a p a g . 67) la migliore azione preventiva contro la malnutrizione é la maggior produzione di alimenti ed il miglloramento economico delle collettività. n problema è perciò molto vasto e interessa il settore dell'agricoltura, dell'allevamento degli animali e dell'industria, oltre che quello medico vero e proprio. Tuttavia l'O.S. può prendere alcune iniziative, che, anche se in apparenza di piccola portata, potranno svolgere azione utilissima in profondità nella lotta alla malnutrizione. Ecco in pratica le direttive principali dei suoi interventi.

328

• Azione in seno alle famiglie. Poichè il bambino vive i suoi primi anni di vita in seno alla sua famiglia, la famiglia - in particolare la madre e il padre o, per bambini orfani, gli zii e i nonni - è la principale responsabile della sua nutrizione. L'O.S. dovrà perciò: spiegare ai genitori l'importanza di un'alimentazione bilanciata,


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composta cioè di alimenti costruttivi, energetici e protettivi ogni giorno. Non è sufficiente riempire la pancia di sola maniaca o sola polenta o sola farina di miglio o solo riso ma occorre ogni giorno offrire al bambino una varietà di alimenti che gli permettano di crescere, di essere forte e di difendersi dalle malattie; spiegare loro che il momento più difficile per il bambino, da un punto di vista nutrizionale è quello dello svezzamento. TI bambino allo svezzamento ha bisogno di un'alimentazione particolare (vedi pag. 62) con pappe e minestrine preparate proprio per lui e non può cominciare a mangiare i cibi per gli adulti, da un giorno all'altro, subito dopo aver smesso di succhiare il latte materno. I cibi per lui devono essere sminuzzati, e sempre ben cotti. Le frutta devono essere ben mature e ridotte in poltiglia con un coltello o una forchetta. A quell'età il bambino deve anche mangiare perprimo e con un suo piatto o altro recipiente (di legno, di zucca) proprio per lui, poichè essendo il suo stomaco ancora molto piccolo e la sua mano piccolissima, mangerebbe troppo poco se dovesse competere con gli adult i prendendo da solo il cibo da un recipiente in comune, insieme a tutti gli altri componenti della famiglia ; spiegare che il bambino deve nutrirsi almeno 4 volte al giorno, facendo 2 buoni pasti completi e 2 supplementari di frutta. Meglio ancora se farà 5 pasti al giorno, di cui 3 completi e 2 di frutta; spiegare che gli alimenti devono essere preparati igienicamente, con mani pulite (acqua e sapone) e facendo scrupolosa attenzione alle mosche (pericolo di diarree).

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• Azione in seno alle collettività infantili.

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Una volta appreso a camminare e resosì indipendente, il bambino passerà gran parte del suo tempo in collettività infantili (giardini d'infanzia). Sarà in quell'ambiente perciò che l'O .S. potrà combattere efficacemente la malnutrizione organizzando una refezione scolastica, 1 volta al giorno, integrativa delle carenze alimentari che egli avrà potuto riscontrare in seno alle famiglie. Specialmente m alcune stagioni di magro raccolto, quando l'alimentazione diviene difficile per tutto il villaggio, sono proprio i bambini dai 2 ai 6 anni i primi a risentire i danni da carenza alimentare. Sarà perciò di

grande aiuto l'aver organizzato durante la buona stagione alcune riserve alimentari ad essi destinate (ugualmente dicas i per le donne incinte e quelle che allattano) e nella stagione magra organizzare la refezione per i bambini con quelle riserve. A questo fine l'O.S. dovrà pensare a far costruire un piccolo magazzino (attenzione ai ratti oltre che ai furti, ai favoritismi e agli abusi di persone disoneste) e una cuci:na, coinvolgendo nelle decisioni e nelle responsabilità i rappresentanti politici del villaggio. La cucina se non potrà funzionare in modo continuativo dovrà almeno funzionare nelle stagioni magre.

• Azione in seno alla comunità. Per raggiungere lo scopo indicato nel paragrafo precedente l'O .S. dovrà organizzare numerose riunioni con responsabili politici del villaggio e con tutta la comunità, dibattendo ampiamente il problema, dando tutte le spiegazioni scientifiche necessarie, chiedendo l'appoggio, ave necessario, delle altre autorità sanitarie della regione. Non sarà compito facile ma è indispensabile intraprendere questa azione se si vuole realizzare un vero progresso n ella lotta alla malnutrizione infantile. La costanza, la scelta di argomenti adatti, l'onestà dell'O.S. e la sua ferma convinzione in un'azione politicamente e scientificamente giusta avranno però il sopravvento sull'ign oranza, sugli egoismi, sulle tradizioni legate a tempi trascorsi e a motivazioni sorpassate. Affinchè la collettività infantile sia autosufficiente, indipendentemente cioè da rifornimenti esterni che potrebbero anche essere irregolari, l'azione più efficace che l'O.S. potrà organizzare sarà quella di istituire, sempre con l'appoggio e ·la corresponsabilità dei rappresentanti politici della comunità, un Orto nutrizionale, riservato al rifornimento di ortaggi e di1rutta p er i bambini dai 2 ai 6 anni.

Orto Nutrizionale A questo proposito si può dire che un orto nutrizionale dovrebbe essere organizzato anche per gli scolari delle scuole primarie, essendo utilissimo sia da un punto di vista educativo sia da un punto 329


di vista nutrizionale. Per i bambini dai 2 ai 6 anni questo orto è però indispensabile date le difficoltà che in gran parte dell'Africa si hanno nel rifornimento regolare dei viveri per le collettività infantili. Questo orto dovrà produrre soprattutto sostanze di protezione (vitamine) e costruttive (proteine). Esso sarà sotto la responsabilità del Comitato del villaggio, verrà lavorato a turno oltrechè dagli scolari, da componenti della comunità designati ed avrà un carattere permanente. Dovrà essere ubicato possibilmente, anche se non necessariamente, in vicinanza dell'asilo d'infanzia ed avere in prossimità una riserva d'acqua per innaffiare gli ortaggi (pozzo, cisterna, fiume o lago). E' bene che, per impiantare tale orto, l'O.S. si serva dei consigli delle persone più competenti in materia nel villaggio o dell'aiuto dei tecnici del Ministero dell'Agricoltura, potendo variare sia le colture sia le tecniche agricole in relazione al clima, al tipo di terreno, alle tradizioni locali. In ogni modo diamo qui alcune direttive generali che, adattate alle condizioni locali, potranno servire all'O.S. nella sua opera di organizzatore e di stimolatore. L'orto dovrebbe avere una superficie di circa 2500 m 2 per una collettività di 50 bambini, cioè estendersi su un rettangolo di terreno di m 65 x 40. E ' bene che sia in pianura o in leggero declivio e riparato dai venti più violenti per mezzo di una siepe o di uno steccato. E' bene che la siepe sia fitta e con un'apertura munita di un cancelletto, così da poter essere chiusa di notte e da poteme impedire l'accesso ai cani, alle capre o altri animali. L'orto sarà costituito da 6 sezioni:

• orto vero e proprio • concimaia e frutteto • vivaio • magazzino per attrezzi • conigliera e pollaio.

330

L'orto vero e proprio dovrà a sua volta essere suddiviso in 5 parti, adibite alle seguenti colture: • Leguminose: arachidi, fagioli, fave, piselli, ecc. • Ortaggi verdi: insalate di varie specie, cavolo cappuccio, cavolfiore, spinaci, bieta, basilico, prezzemolo, amaranto, ecc. • Ortaggi da frutto o radice: pomodori, cipolle, agli, carote, melanzane, zucche, ecc. • Tuberi: patate dolci, patate, igname, taro, ecc. • Piante medicinali: crisantemi (i fiori seccati si bruciano con discreto effetto contro le zanzare); camomilla (utilissima per tisane nelle coliche intestinali dei bambini, per bagnoli oculari in congiuntiviti e orzaioli, per impacchi umidi in eczemi acuti, nelle emorroidi, negli enteroclismi emollienti ecc.); citronella (utilizzata anche in tisane e con proprietà antizanzare) ; menta (ottima in tisana per dolori di stomaco); altre piante, seguendo il consiglio degli esperti erboristi locali. Le piante medicinali da coltivare dovranno essere non velenose e di utilizzazione in malattie comuni. Poichè ogni tipo di coltura se ripetuta nello stesso terreno impoverisce il suolo, sarà opportuno provvedere alla rotazione delle diverse colture, ogni anno, nelle varie sezioni dell'orto. Così mentre il primo anno si pianteranno leguminose in una prima aiuola, ortaggi verdi in una seconda, ortaggi da frutto in una terza, tuberi in una quarta, ecc., nel secondo anno si pianteranno tuberi nella prima, legurninose nella seconda, ortaggi verdi nella terza, ortaggi da frutto nella quarta e così via cambiando ogni anno aiuole. Annessa all'orto sarà utile anche scavare una piccola fossa (1 met ro per 1 metro, e profonda un palmo) destinata a bruciare le piante malate e quelle infestanti (gramigna) scalzate dalle aiuole. La cenere ricavata potrà essere utilizzata direttamente nelle aiuole dell'orto o mescolata con il t erriccio e le foglie morte nella concimaia


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Orto nutrizionale l . orto, 2. concimaia, 3. frutteto, 4. vivaio, 5. magazzino, 6. pollaio o conigliera, 7. fossa per bruciare, 8. pozzo


per accrescere il valore fertilizzante del concime (vedi seguente paragrafo).

Concimaia- Le piante, come gli animali e come l'uomo, si nutrono di sostanze varie per accrescersi e produrre. Queste sostanze, oltre l'energia solare, l'ossigeno dell'aria e l'acqua della pioggia,sono loro date dal suolo e vengono succhiate per mezzo delle radici. Se il terreno è povero, la pianta sarà magra e malaticcia; se il terreno è ricco, la pianta verrà su rigogliosa e forte. Poichè in un orto le piante sono molte e sfruttano in continuazione il terreno, occorre pensare ad arricchire artificialmente il terreno per mezzo del concime. Esistono concimi animali (feci di bovini, di ovini, di galline, di conigli ecc., feci umane debitamente fermentate), concimi vegetali (foglie morte, altri residui vegetali) e concimi artificiali (sali minerali, a ppositamente composti da fabbriche specìalizzate). In genere è difficile ottenere concimi di quest'ultimo tipo perchè cari e riservati a grandi colture agricole e per questo non ne parliamo. Potrebbe invece essere possibile avere concimi animali. In tal caso sarà ottima cosa approfittarne e concimare abbondantemente il terreno sia all'inizio dell'impianto che all'inizio di ogni anno durante la zappatura iniziale prima delle semine. Se invece non sarà possibile avere quel concime, un sistema ottimo sarà quello di utilizzaie il concime vegetale, che si può produrre nell'orto stesso con i rifiuti vegetali della lavorazione della terra e della produzione. La concimaia sarà costituita in un angolo dell'orto, fra 4 pali, all'incirca con le seguenti proporzioni: metri 1,50 x 2 di base con un'altezza di 1 metro. In essa verranno ammucchiate a mano a mano che se ne avrà l'occasione tutte le erbacce e foglie secche, bucce di frutta ed ogni altro rifiuto vegetale in strati di circa un palmo, alternati con strati di terra di circa due dita di spessore. La terra va battuta con la pala per far bene assestare lo strato meno compatto dei vegetali sottostanti. Se piove molto occorre ripaiare la concimaia con una tettoia oppure con un po' di fogli di plastica tenuti fermi da pietre, o farvi dei fori laterali con un bastone per fame defluire l'acqua. Da una concimaia del genere si otterrà in 2-3 mesi un ottimo terriccio con cui fertilizzare l'orto ed aumentare la produzione. 332

Frutteto - Il frutteto ha lo scopo di provvedere al sostentamento dei bambini in frutta durante tutto l'arco dell' mmo o almeno nel più lungo tempo possibile, dando la preferenza a frutta di abbondante produzione, ricche di vitamine e sali minerali. Poichè gli alberi da frutto impiegano al minimo 1-2 anni per produrre, l'impianto del frutteto dovrà essere studiato con una prospettiva a lungo termine, seguendo i consigli dei contadini esperti e con l'aiuto dei tecnici del Ministero dell'Agricoltura. Il frutteto dovrà contenere, nell'ordine di preferenza, le seguenti piante: agrumi, (aranci, mandarini, limoni, pompelmi), papaie. ananas,avocadi, guayabi, banane; dove crescono altre frutta (uva. fichi, albicocche, prugne, pesche , pere, mele ecc.) si potrà scegliere ampiamente, cercando di coprire più mesi possibili come stagioni di raccolta. Pur essendo il mango un ottimo frutto, nutriente e ricco di vitamine, esso non va piantato in un orto nutrizionale perchè troppo lento nella sua crescita e occupante con la sua ombra una zona troppo vasta. Va riservato perciò ad altre zone del villaggio ed anzi l'O.S. ne dovrà incoraggiare l'impianto sistematico in tutto il villaggio in filari o viali che, con il tempo, rappresenteranno una fonte preziosa di nutrimento e costituiranno piacevoli zone d'ombra per tutta la comunità. Vivaio - Il vivaio è il luogo ove si fanno le semine delle piante p iù delicate prima di porle a dimora nelle aiuole dell'orto e nel frutteto. E' bene sia protetto dal sole, se troppo forte, mediante una tettoia dì cannucce o fogliame e ben protetto ugualmente dal vento con siepi o altri ripari. Le semine possono essere fatte o in aiuole o in cassette o in vasi, vecchi barattoli di latta o simili. E' bene porre in fondo alle cassette o ai vasi, se sì utilizza questo tipo di semina, uno strato di pietrisco e uno strato di foglie secche, su cui poi si stratificherà la terra. La coltura delle piantine del vivaio va affidata a persona competente, già esperta di semine. Magazzino- Nel magazzino verranno tenuti gli attrezzi necessari alla lavorazione del terreno, due o più secchi per l'acqua, alcuni va-


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si, cassette, canne, bastoni, e ogni altro materiale utile nei lavori dell'orto. Il magazzino può essere costruito in legno, in canne o in argilla e canne o in mattoni, a seconda delle disponibilità locali.

Conigliera o pollaio - Se ogni orto nutrizionale potesse avere annesso un piccolo allevamento di conigli o di galline, ciò rappresenterebbe un notevolissimo aiuto nella lotta alla malnutrizione. Le difficoltà per raggiungere tale scopo sono molte ma spesso è possibile superarle. Chiedere perciò a questo proposito il consiglio e l'aiuto delle autorità regionali. Ricordare che il coniglio è un animale che si alleva facilmente, nutrendosi di erbe dei campi (tutto ciò che mangia la capra può essere mangiato dal coniglio) e si riproduce 5-6 volte all'anno, iniziando le femmine la riproduzione già al4° mese di vita e generando in media 6 piccoli per covata. L'allevamento del coniglio ha tuttavia, come ogni allevamento di animali, difficoltà e rischi, a cominciare dal materiale per costruire le gabbie non sempre reperibile (le migliori conigliere sono in rete metallica elettrosaldata, mantenute sollevate su cavalletti còsì che le feci cadano a terra passando nelle maglie della rete senza accumularsi mai nella gabbia, e riparate da stuoie o tettoie; ma si possono costruire anche in bambù o in altro legno); ci sono poi rischi costituiti da animali predatori (mangoste, serpi, uccelli rapaci, gatti selvatici, cani) e dalle malattie trasmissibili proprie del coniglio. Poichè per molte di esse è possibile la profilassi con vaccini, è importante avere sempre la consulenza degli esperti del Ministero dell'Agricoltura, ben disposti in genere ad aiutare inziative del genere anche per scopo sperimentale. Ugualmente dicasi per le galline per le quali il pericolo di epidemie distruttrici dell'intero allevamento è ancor più frequente. Le uova prodotte dalle galline hanno un grande valore nutritivo, così come le loro carni. Ma per ben produrre, le galline devono essere nutrite razionalmente (anche per loro occorre una dieta bilanciata), devono essere tenute con igiene in ricoveri protetti dal sole e dalla pioggia e al sicuro da animali predatori, devono essere vaccinate contro le malattie del pollame più frequenti nella zona.

Prevenzione dell'anemia La migliore prevenzione dell'anemia dei bambini è costituita dalla somministrazione di preparati di ferro a tutte le madri gravide , specie negli ultimi mesi. In tal modo il ferro, minerale indispensabile alla formazione dei globuli rossi del sangue, passerà dalla madre al feto, attraverso la circolazione placentare, e il bambino avrà alla nascita una buona scorta di ferro. Se possibile avere preparati di ferro in gocce è bene dare ferro a dosi piccole ma prolungate per molti mesi a tutti quei bambini che ne necessitano, anche se lattanti. Ferro va dato inoltre dopo attacchi malarici e nei soggetti che hanno avuto verrrii intestinali, in particolare gli anchilostomi.

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8. EDUCAZIONE SANITARIA

L 'educazione sanitaria rappresenta la fase preliminare indispensabile, il presupposto di base, dì qualsiasi azione che si voglia intraprendere nel campo della medicina preventiva. L'O.S. dovrà es-

E' da ricordare in ogni modo che l'educazione sanitaria non rappresenta una materia a sé, distaccata dal resto della Medicina, ma deve far parte integrante di ogni attività medica. In ogni momento,

sere soprattutto un educatore sanitario se vorrà svolgere un lavoro efficace di prevenzione in seno alla comunità. Senza l'educazione sanitaria il suo lavoro resterà in superficie e non darà frutti. Quali sono gli scopi che ci si prefigge di raggiungere con l'educazione sanitaria? Quali requisiti deve avere un educatore sanitario per svolgere un proficuo lavoro? Quali sono le categorie più recettive alle quali egli si dovrà rivolgere? Quali i materiali didattici da u tilizzare? Quali gli eventuali errori che potrà commettere in questo s uo lavoro? A queste domande tenteremo di rispondere molto brevemente , non perchè il capitolo sia poco importante ma perchè siamo consapevoli che l'educazione sanitaria si apprende soprattutto con l'azione pratica insieme alla comunità, e non con le teorie; le nostre pagine potranno servire solo da pro-memoria per chi ne abbia già studiato i suoi principi basilari e come stimolo ad agire per chi non l'abbia ancora mai praticata.

durante ogni azione curativa o preventiva che sia, possiamo e dobbiamo svolgere opera di educazione sanitaria, se desideriamo realmente che quell'azione sia efficace e duratura.

SCOPI DELL'EDUCAZIONE SANITARIA

• Modificare il comportamento e le abitudini della comunità allo scopo di proteggerne e di migliorarne lo stato di salute; • coinvolgere tutta la popolazione a questo fine, trasformandone l'atteggiamento passivo, di spettatore, in quello di attore principale; • mobilitare e responsabilizzare gli individui e i gruppi nelle d ecisioni relative alla salute della comunità e nelle conseguenti azioni di lotta e di gestione, così come nella valutazione dei risultati. 337


REQUISITI FONDAMENTALI PER UN BUON EDUCATORE

REQUISITI FONDAMENTALI DI MESSAGGIO EDUCATIVO

• Amare sinceramente la comunità, le persone che vogliamo educare; • trattare con le persone sempre in modo affabile e umano, senza alterigia nè sarcasmo; • avere molta, moltissima pazienza; • avere molta, moltissima energia; • non essere nè pedante nè noioso nel parlare ma al contrario saper utilizzare talvolta una giusta dose di umorismo; • usare sempre un linguaggio semplice, comprensibile per chi si vuole educare, partendo da esempi concreti e ben noti alle persone, prima di passare a concetti per loro nuovi; • saper pianificare il proprio tempo, essere puntuali, evitare gli sprechi di tempo; • non attendere che ogni iniziativa venga comandata dall'alto, ma farsi partecipe dell'azione educativa con iniziative alla base; • confidare prima di tutto sulle proprie forze e non basare ogni azione su aiuti dall'alto; • sapersi mettere nei panni degli altri, saper vedere cioè i problemi anche dal punto di vista degli altri, così da capirne le difficoltà d 'interpretazione e di partecipazione attiva; • prevedere che ogni cambiamento nelle abitudini e nelle concezioni della comunità, incontrerà necessariamente resistenza e saper trovare perciò il sistema per rimuovere tali resistenze; • nell'insegnamento ricordarsi che "ciò che odo, lo dimentico ; ciò che vedo, me lo ricordo; ciò che faccio, lo so ;ciò che scopro, lo utilizzo"; • saper "contagiare" di entusiasmo la comunità in cui si lavora; • saper imparare dalla comunità, prima di volerle insegnare; • non disprezzare mai la tradizione ma cercare di comprenderne il significato profondo. Se alcune pratiche tradizionali sono p ericolose per la salute occorre modificarle ma con cautela o meglio talvolta rimpiazzarle con delle nuove pratiche in modo che le antiche siano abbandonate poi da sole.

• corrispondere alla verità scientifica; • fornire un'informazione completa anche se in linee generali, sull' argomento che si vuoi affrontare (non lasciare zone poco chiare, nebulose o misteriose); • essere esposto in modo chiaro e semplice, con paragoni presi dalla realt à locale, con immagini familiari; • essere esposto nel linguaggio usato dalla popolazione, senza parole troppo difficili .

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CATEGORIE PIU RECETTIVE ALI,.'EDUCAZIONE SANITARIA

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Dinamizzatori politici, milizia popolare; maestri di scuola elementare e media, di ambo i sessi; bambini da 6 a 15 anni, di ambo i sessi; donne incinte e giovani madri ; militari malat i d'Ospedale e di Ambulatorio.

Ma tutte le categorie sono recettive, purché si sappiano utilizzare argomenti e metodiche appropriate, linguaggio appropriato, bene organizzando le alleanze e i programmi di azione.

ALCUNI SEMPLICI MATERIALI DIDATTICI DA UTILIZZARE IN EDUCAZIONE SANITARIA

L'O.S., oltre al materiale eventuale che riceverà dalle autorità sanitarie (manifesti, opuscoli, diapositive, films, ecc. ) potrà con vantaggio utilizzare alcuni dei seguenti sussidi didattici, costruibili s ul posto e con pochi soldi per dimostrare e spiegare più facilmente a rgomenti sanitari vari alla comunità:


• Manifesti o cartelloni Costruire un manifesto o un cartellone non é difficile, difficile é far· lo bene e renderlo efficace. Importante é di non voler dire troppe cose in una sola volta, che rende noiosa la sua lettura, di scrivere in caratteri grandi, facilmente leggibili anche da lontano e di curarne il lato estetico: mettere cioé qualche disegno o striscia eli colore per renderlo più p iacevole . Il manifesto o cartellone va esposto in un luogo bene in vista, frequentato da molte persone e dove le perso· ne possano fermarsi a leggerlo. Esso perde eli efficacia se resta per molte settimane nello stesso posto (a meno che non sia un posto ove pass ano spesso persone diverse, come un mercato o un ambu· la torio)

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Per comporre il giornale murale si potranno utilizzare, oltre a dise: gni fatti a mano, figure ritagliate da riviste, da reclams, da vecchi manifesti o ricalcate da libri, ritagli di articoli di giornali, strisce di carta colorata, didascalie formate con parole ritagliate da giornali, fiori o foglie incollate, nastri, fotografie, ecc .. Attenzione anche qui a non voler dire troppe cose insieme, a non annoiare. Programmare il giornale murale con le persone stesse della categoria cui é diretto.

e Kamisbibai É un piccolo t.eatrino (inventato in Giappone e per questo con un nome giapponese) che può essere usato per mostrare alcune tabelle. çlisegni o intere storie disegnate a una scolaresca o un pub-

Giornale m urale

Un giornale murale, visto da lontano, appare simile a un manifesto ma da vicino si scopre che esso é composto da un insieme di piccole immagini, didascalie, collages, ecc., alcune delle quali fisse, a ltre camb iabili periodicamente cosi da poter offrire informazioni aggiornate sull'argomento in oggetto (una campagna contro le mo· sch e in una scuola, per esempio, con i risultati delle mosche uccise per ogni classe; il numero di latrine costruite o altre iniziative prese tra gli operai di una azienda agricola o di una miniera, ecc.). Ne risulta perciò un messaggio più complesso e specializzato, indiriz· zato a particolari categorie di persone e che va letto e analizzato da queste settimanalmente o ogni 2-3 settimane, ad ogni aggiornamento. TI giornale murale va esposto in genere non all'aperto ma in locali riparati da intemperie, sotto tettoie o simili. Categorie a. cui può essere indirizzato sono: scolari, degenti di Ospedale, operai agricoli, operai d i fabbriche o di miniere, militari, ecc_ Più il giomale mura le sarà grande, più sarà attraente (cornice colorata, colori vi· vaci nelle figure) e più colpirà l'attenzione delle persone a cui il messaggio é diretto. 339


blico di 20- 30 persone. É costituito da una specie di scatola di legno o di cartone, delle dimensioni di circa cm 50x30x5 come illustrato nel disegno. Posto su un cavalletto o su un tavolo davanti a un uditorio attira l'attenzione delle persone che ascoltano, molto di più di semplici fogli o tabelle appese al muro, specie se gli uditori sono dei bambini, dotati di curiosità più spiccata degli adulti. La sua costruzione é semplice e richiede pochissimo materiale che si può ricavare da un vecchio scatolone o una vecchia cassa. I disegni o le tabelle da esporre vanno infilate da una fessura di lato all'inizio della seduta, una sull'altra secondo l'ordine prescelto, e poi tolti uno per uno in modo progressivo, mentre chi parla esporrà a mano a mano l'argomento (vedi figura a pag. 341).

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Calendario di Educazione Sanitaria

Materiale che può essere realizzato a livello centrale, se stampato in tipografia, oppure in scuola, se costituito da poche copie fatte a mano. Si tratta di un normale calendario al quale é stato aggiunto per ogni mese un disegno illustrativo {che può essere fatto da ragazzi delle scuole medie o da artisti locali), evocativo di un problema di igiene ambientale o riguardante malattie trasmissibili. Ogni disegno é accompagnato da uno slogan adatto (ad esempio: "Chi usa la latrina combatte le malattie" oppure "I vermi intestinali indeboliscono i nostri figli") e da una spiegazione concisa ed elementare. In tal modo 12 messaggi, uno per ogni mese, vengono offerti alla popolazione, perdurando lo stesso messaggio durante tutto il mese sulla parete ove é affisso, uguale per tutti quelli a cui il calendario é stato distribuito. Il calendario deve essere gaio, meglio a colori che in bianco e nero, e riguardante argomenti veramente prioritari, scelti dopo accurata discussione con la stessa popolazione. Non basta però distribuire i calendari o attaccarli al muro, ma occorre organizzare un programma di incontri e di iniziative pratiche di gruppo, così da rendere ogni argomento più vivo, mese per mese. 340

e Flanellografia É costituita da una pezza rettangolare di flanella di circa cm 80 x 60 (ma si possono utilizzare altre misure) che si tende con 4 chiodi sul muro o meglio su di un riquadro di legno o su un pezzo di compensato. Su questa stoffa, leggermente pelosa e che farà da sfondo, si fanno aderire facilmente, appoggiandoli con leggera pressione, pezzi di altra flanella ritagliati secondo disegni che l'O.S. farà lui stesso o farà fare a qualche diligente alunno su carta, a colori, e ritagliati e poi incollati su pezzetti di flanella o su pezzetti di carta vetrata, che assicureranno l'adesione con la pezza di flanella dello sfondo. In tale modo si può costruire una scena con molte figure, variarla mentre si spiega il soggetto, movimentando così il disegno a piacere. Occorre preparare bene il materiale necessario, prima che vengano gli uditori, e tenere la flanella di base ben tesa e un po' obliqua affinchè non ne cadano i disegni. Se all'aperto, porsi al riparo dal vento, che potrebbe far cadere i disegni.

e Album espositore o Flipcharts Se incolliamo dei disegni su fogli di cartone o di carta grossa e rileghiamo insieme questi fogli con un listello di legno o di cartone inchiodato o incollato lungo il bordo superiore, come nell'illustrazione, si può ottenere un album di figure che, sfogliato davanti a un uditorio, aiuterà l'O .S. nella esposizione dell'argomento prescelto. L'album va posto su un tavolo o su una sedia o anche sul suolo nel caso sia di grosse dimensioni. Se l'O.S. ne avesse bisogno, potrà scrivere dietro ogni cartone alcune parole di testo relative all'argomento trattato; testo che potrà leggere da dietro l'album mentre il pubblico guarderà la parte disegnata. Occore in tale caso aver cura di scrivere il testo non sul cartone col disegno ad esso relativo ma sul retro del precedente. Con un pò di abilità si potrà leggere il testo senza farsene accorgere dal pubblico cosi da sembrare molto più esperti e sicuri di quanto non


flanellografie flipcharts

storia cantata


lo siamo. Ma poi, con la pratica, non sarà più necessario leggere il testo.

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Marionette e burattini

In alcuni paesi del mondo vengono utilizzati in educazione sanitaria pupazzi, di grandezza varia, che vengono mossi da una o più persone e che rappresenteranno, su uno scenario improvvisato, una determinata storia educativa. Per costruire facilmente di questi pupazzi si possono seguire varie metodiche, da molto semplici a più complicate e raffinate . Tutto il pupazzo o solo alcune sue parti (testa e mani) possono essere intagliate in legno, seguendo le tradizioni locali africane o modellate su cartapesta, mentre il resto può essere fatto di stoffa o di paglia intrecciata.

e Murales I murales sono dei dipinti o affreschi eseguiti con tinte indelebili su una parete esterna di un edificio pubblico, eseguiti da più persone (una scolaresca, un gruppo di giovani, ecc.) sotto la guida di un artista o di un maestro. Possono essere molto grandi e spettacolari, con colori attraenti, composti anche da più scene come in una storia a fumetti. Sono adatti specialmente nelle scuole, in fabbriche, caserme, centri di salute, ospedali.

e Danze, drammi e farse Seguendo la tradizione africana e utilizzando tecniche antiche di secoli, si possono realizzare con questi mezzi efficacissimi spettacoli di educazione sanitaria per un vasto pubblico. Sarebbe importante realzzare con l'aiuto di artisti locali, nuove maschere rappresentanti personaggi inerenti ad argomenti sanitari da rendere popolari e da inserire così nella cultura del popolo: lo stregone, l'in342

fermiere, la malattia, la zanzara, ecc .. Con esse si può dar vita a storie danzate o recitate che porteranno a livello della comunità i vari messaggi di lotta alle malattie, per la conquista della salute. Per realizzare ciò occorre coinvolgere specialmente i giovani, che porteranno, con la loro fantasia e con la loro esuberanza, contributi talvolta di estremo valore artistico e culturale.

e Canzoni Anche la canzone fa parte della tradizione africana e attraverso questo mezzo si possono trasmettere messaggi validissimi di interesse sanitario alle popolazioni. L'O.S. dovrebbe discutere questo problema con i cantastorie popolari, con i maestri di scuola e con i migliori cantanti locali, e suggerire temi per poter realizzare storie cantate su problemi sanitari attuali, facilmente comprensibili dalle masse . Il valore della trasmissione del messagio attr~verso la canzone può venire accresciuto mediante l'aggiunta di tabelloni sui quali siano disegnate le parti più importanti della storia cantata; il cantastorie potrà stendere al suolo o attaccare ad un albero il cartellone disegnato indicando via via le scene relative al canto. Gli alunni delle scuole e i maestri possono essere coinvolti nel creare, insieme ai cantastorie, i tabelloni illustrativi.

e Diapositive, films Rappresentano materiali realizzabili solo a livello centrale (Ministero o Centro specializzato). Se ben fatti possono essere molto utili, ma vanno sempre preceduti da adeguata spiegazione da parte dell'O.S. e seguiti da discussione- dibattito con gli spettatori. Spesso tuttavia questi mezzi moderni non sono così utili come si potrebbe pensare. Questo perché in molti casi non sono fatti bene, non corrispondono al linguaggio popolare e alla vita della comunità, sono qualcosa di artificiale e lontano dai mezzi t radizionali di comunicazione della popolazione.


Occorrerebbe realizzare questo materiale insieme alla stessa comunità, con i suoi com;igli e la sua partecipazione e solo allora si avrebbero espressioni familiari di facile comprensione per tutti. I films e le diapositive sono inoltre legati al proiettore e all'elettrici· tà, non da per tutto presenti.

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Radio

La radio rappresenta oggi un mezzo importante di trasmissione di determinati messaggi alle masse, per cui anche di messaggi ri· guardanti l'educazione sanitaria.! programmmi radio vengono oggi quasi sempre preparati a livello centrale (Ministero): talvolta so· no buoni talvolta non molto buoni altre volte ancora addirittura p essimi. Non é facile infatti preparare un buon programma con 1m linguaggio semplice, adatto ai vari strati della popolazione. Per rendere più interessante un programma occorrerebbe inserirvi interviste, discussioni, scambio di corrispondenza con gli ascoltatori ed a nche qualche scenetta umoristica, altrimenti la sola lettura di una informazione sar1itaria, fatta spesso con voce monotona, risulterà pedante e noiosa e tutti chiuderanno la radio durante quel programma. Se il programma radio non é legato ad un programma di azione nel campo sanitario, il messaggio, anche se ben espresso, può tu ttavia restare inefficace. L'O.S. dovrà in ogni modo cercare di utilìzzare quei programmi nel miglior modo possibile, invitando la popolazione ad ascoltarli, organizzando riunioni di ascolto e facendo seguire un dibattito tra gli ascoltatori suì problemi trattati, ed eventualmente azioni concrete in relazione a quanto ascoltato.

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Televisione, videocassette

Ancora più della radio la televisione si presterebbe a diffondere messaggi di educazione sanitaria alle masse, sempre che le masse fossero dotate di apparecchi televisivi e che i messaggi fossero ap·

propriati alle masse. Ci sembra prematuro trattare l'argomento so· prattutto perché confidiamo più nei mezzi alla portata della stessa comunità, seguendo le tradizioni e l'ispirazione popolare che non in mezzi costosi, di ispirazione europea e lontani dalla realtà dell'Africa. Le videocassette rappresenteranno certamente in un futuro prossimo, almeno per alcuni Paesi in via di sviluppo, un mezzo interessante di diffusione di messaggi ed\.lcativi per gruppi di popolazione, speci;ùrnente nelle scuole o fabbriche. Per le zone rurali dell'Africa la loro diffusione non ci sembra attuale e protrebbe essere anche dannosa creando dipendenze tecnologiche, a meno che non si riesca a produrle nel Paese stesso.

ERRORI IN EDUCAZIONE SANITARIA

• Confondere l'informazione su argomenti medici con l'educazione sanitaria; • scoraggiarsi perché, avendo fatto opera di educazione sanitaria, le cose non cambiano da un g iorno all'altro: • fare riunioni dove parliarno sempre noi senza stimolare gli altri ad aprirsi e a parlare suì loro problemi personali e collet-tivi: • voler dire troppe cose, troppi argomenti in una sola riunione; • considerare come stupide le persone che non ci capiscono. La colpa é sempre del maestro se gli allievi non capiscono; • considerare l'educazione sanitaria come staccata della pratica medica, da utilizzare solo una volta di tanto in tanto e d'importanza limitata: • preparare cartelloni troppo pieni di dettagli e di argomenti; • mettere i giornali murali o manifesti in po.sti sbagliati, o in posti 343


giusti ma !asciarli troppo tempo nello stesso posto; • considerare che basta attaccare un giornale murale o un manifesto per aver fatto opera di educazione sanitaria; • credere che senza mezzi moderni e costosi (films, fotografie ecc.) non si possa fare una buona educazione sanitaria (che invece si fa benissimo con mezzi semplici e spesso anche appartenenti alla tradizione popolare); • proporre soluzioni difficili, o non realizzabili allo stato di fatto, o non motivate nella popolazione da adeguata preparazione né da reale necessità prioritaria; • dire alle persone ciò che debbono fare , imponendo cioé loro una nostra soluzione e non permettere così che s iano esse stesse a conquistare una propria soluzione, rafforzante il sentimento comunitario e la resposabilità di tutti.

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9. EDUCAZIONE DEL PERSONALE DIPENDENTE

Educare, istruire, formare ch1 è meno educato, istruito, formato, è uno dei doveri prioritari per ogni africano, nel momento attuale, a qualunque livello egli sia e in qualunque settore della scienza, della tecnica o dell'arte egli operi. Tanto più nel settore sanitario dove così profonde sono le carenze ed urgente la necessità di formare più numerosi quadri. L'O.S. che tendo a tonoro por sè il suo sapore, a mantenere segrete le tecniche acquisite dai suoi maestri, a monopolizzare il suo "potere" medico, ha un'impostazione tecnica, morale e politica errata, e non sarà mai un buon O.S .. Come ogli ha otte nuto da altri che sape vano più di lui cosi deve dare a pieno mani, trasmettere a chi sa meno di lui. Seminare, piantare, è il suo compito, e se avrà seminato e piantato bene, raccoglierà frutti abbondanti di collaborazione e di affetto da parte dei suoi allievi.

n personale dipendente dall'O.S .. in particolare gli Agenti Sanitari di Base (A.S.B.) vengono formati abitualmente secondo programmi centralizzati, da isLruttori del Ministero della Sanità. Questa formazione perciò non rientra nei compiti dell'O.S .. Ma di solito tale

formazione non è suffciente a rendere l'A.S.B. un sicuro ed esperto tecnico capace di risolvere i cosi numerosi c difficili problemi che nella pratica quotidiana egli verrà ad incontrare. Se non ci sarà continuo controllo e correzione degli errori, un'educazione continua, un continuo sostegno ed incoraggiamento. l'A.S.B. rischierà di bloccarsi senza far p1ù alcun progresso, senza acquisire ulteriori elementi tecnici, e perciò rischierà o di scoraggiarsi, se sarà cosciente delle sue insufficienze, o di trasformarsi in un presuntuoso ignorante, capace di commettere gravi errori sia nel campo d iagnostico che torapeutico o profllattlco. E' proprio compiLo dell'O.S. assolvere a quella f unzione di cont rollare e di educare ad un tempo. Chi infatti meglio di lui conosce le difficoltà del lavoro nei villaggi e nelle famiglie? Chi meglio di lui sa come è duro camminare per ore sotto il sole o la pioggia, di giorno o di notte, talvolta senza aver mangiato o senza aver dormito? Chi meglio di lui sa quanto è duro lavorare da soli, senza qualcuno di più preparato che possa spiegare, che possa aiutare a risolvere dubbi e perplessità, che mcoraggi anche solo con una buona paro la, con un apprezzamento del lavoro svolto? 347


VALUTAZIONE DEL LAVORO SVOLTO DALL'AGENTE SANITARIO DI BASE

COMPITI DELL'AGENTE SANITARIO DI BASE

L'O.S. giunto al suo posto di lavoro dovrà perciò, non appena possibile, controllare il livello tecnico dei suoi dipendenti e valutarne gli errori e le insufficienze. E' ogni dipendente all'altezza dei compiti che gli sono stati assegnati? n lavoro viene svolto con efficacia ed assiduità? Se non lo è , quali ne sono le cause? La popolazione ha stima dell'agente? L'AS.B. stesso è soddisfatto del suo lavoro? E' l'agente interessato ad acquisire maggiori capacità tecniche, a sviluppare maggiore capacità di lavoro?

Mobilitazione della popolazione tutta sui problemi di salute:

Con ogni AS.B. egli dovrà discutere i punti difficili del suo lavoro, insegnare ciò che può lealmente insegnare (senza voler apparire più preparato di quanto sia), dare i consigli adatti ai singoli casi, consultare a sua volta personale più esperto se il problema appare anche a lui di d ifficile soluzione, controllare a distanza di settin1ane se il suo insegnamento è stato recepito dall'agente ed ha avuto effetto sul suo comportamento professionale.

• l'A.S.B. deve saper rendere la popolazione consapevole dell'importanza del fattore salute nei confronti dello sviluppo economico, sociale e politico del villaggio (miglìore rendimento scolastico, migliore sviluppo fisico, maggiore produttività agricola, maggiore benessere generale); • deve costituire un Camita t o di Sanità del villaggio di cui facciano parte esponenti delle varie categorie e gruppi (della gioventù, delle donne, degli uomini, insegnanti, dirigenti politici, eventuali leaders tradizionali) e che assuma le responsabilità di un programma di azione sanitaria locale; • deve rendere la popolazione tutta partecipante attiva di quel programma; con discussioni collettive miranti ad individuare i

singoli problemi e sceglierne quelli prioritari, a decidere gli interventi appropriati e i tempi, a raccogliere i mezzi economici necessari.

Coinvolgimento della comunità così mobilizzata, in azioni collettive di risanamento ambientale, in particolare concer-

I compiti dell' AS.B. si identificano con ciò che viene comunemente chiamato "Interventi prioritari di sanità", compiti comuni a quelli dell'O .S., ma a un livello più ristretto e più elementare (villaggio da 500 a 5000 abitanti) . Elenchiamo qui questi compiti affinchè l'O .S. li ricordi meglio e trovi egli stesso i punti ove intervenire nel caso risultasse inadeguata la preparazione d eli' A.S.B ..

Prevenzione materna e infantile, secondo uno schema sem-

Pensiamo che questo libro possa anche essere utilizzato dall'O .S. proprio come strumento di lavoro in questa sua funzione di maestro ed educatore, mettendogli a disposizione materiale di documentazione ed illustrazioni su tutti gli argomenti principali.

plificato, mirante in particolare: • a riconoscere le situazioni di allarme in gravidanza, nel parto e nel puerperìo e, per il bambino, alla nascita e nei primi anni di vita; • ad applicare le norme di profilassi, nella madre e nel bambino,

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nente i quattro problemi prioritari: acqua potabile, latrine, immondizia, lotta agli insetti trasmettitori di malattie (mosche e zanzare soprattutto).


contro l'anemia, lo vorminosi intestinali, la malari a, il tetano;

• ad organl:i:zare la prevenzione della malnutrizione infaJJtile mediante il controllo dell'accroscimento normale dei bambini al d i sotto dei 5 anni di età, l' educazione alimentare delle madri, l'organìzzazione e controllo della refezione scolastica e della mensa dei bambini dai 3 a 6 anrn gestita dalla comunità stessa, l'orgarnzzazione e il controllo di un orto nutrizionalc.

Prevenzione deUe malattie infettive e parassitarie unpor· tanti nella zona, mediante: educazione sanitaria (riunioni dì piccoli e grandi gruppi dì persone per discutere sull'origine e sulle modalità dì trasmissione dì UJla determinata malattia); azioni dì nsanamento ambtentale; vaccinaziom stabilito nei programmi governatiVI (soprattutto la mobilitazione della comunità dmante le campagne di vaccinazione è compito deli'A.S.B.); trattamenti periodici degli scolari e delle gravide, su indicazione del dirigente sanitario, per combattere lo anomie o le elmintiasi intestinali. Prevenzione di alcune malattie trasrnissibili d 'importanza sociale per la nazione secondo i programmi governativi, con metodJche stabilite cent.ralroente: tubercolosi, ad esempio, o Lepra o Bilharziosi, ecc.. Riconoscimento diagnostico e condotta terapeutica di almeno cinque delle più frequenti malattie presenti nella zo n a : malaria , diarrea dci bambini e degli adulti, infezioni acute d elle vie respiratorie superiori, congiuntiviti acute, scabbia. Riconoscim ento per invio urgente in Ospedale di ogni caso delle segue nti dieci malattie: tetano, meningito, mastoidite, bronco-

polmonite inlantile , tubercolosi polmona.rc, pcritonit e acuta, er· nia strozzata, occlusione intestinale, ritenzione a cuta dì mina. lesioni oculari pericolose.

Trattamento deUe altre piccole malattie più comuni per te quali la popolazione del villaggio ricorre abitualmente all'ambu·

latorio: malattie spesso non febbrili, più spesso d isturbi che malattie vere e proprie (mal di testa, stitichezza occasiona le, diar· rea lieve, bruciori di stomaco, dolori articolari negli anziani, lum· bago, ecc.). Por queste malatti e l'A.S.a . potrà ricorrere o a sem· plici consigli dettati dal buon senso e dall'esperienza o a quella ventina di medicmali essenziali di CUI sarà fomite il suo ambulatorio. L'O.S. avrà il dovere d1 controllare che l' A.S.B. conosca perfettamente gli effetti Irumacologici d1 qua~ medicmali c che questi s1ano perciò usati m modo adeguato c nelle giuste dosi. Diamo alla pag. 350 la Lista d1 que1 med1camcnt1 c alcune note sulle loro inclicaziom e dosagçpo.

Tecniche sanitarie correnti, in rclaz•one a semplici interventi terapeutlci: fasciature, fomenti, applicazione di coppette, appli· caz1one eli 1mpacclu freddi, preparazione di liquido per reidratazione, esecuzione di un enteroclisma, di una lavanda vaginale, di una lavanda gastrica, di un lavaggio auricolare. Tecniche di pronto soccorao per almeno dieci situazioni urgenti: medicazione di ferita, cospirazione artifictale, riduzione e immobilizzazione d i flatturo:, trasporto di un fratturato grave, trattamento di un ustionato, trattamento di paziente in stato di shock, condotta do. tenore in caso d1 morso di animale sospetto rabido, in caso di morso di serpente, in caso di un'emorragia, in caso d i paziente in coma. Raccolta di dati statis tici di base relativi a i mov imenti di popolazione e all'attività sanitaria sia curativa che preventiva, svolta giorno per giorno, in tre appositi registri: • Registro della popolazione prasento: dove vione segn ata ognJ nascita e ogni morte, ogm emigrazione ed ogni immigraztone, con il rendiconto mensile e annuale dci dati registrati. • Registro di ambulatorio: vi vengono segnate tutte le visite mediche eseguite, giorno per glomo con rendiconto mensile ed annuale. In tale registro vanno anche segnate le vaccinazioni ese349


guite e le visite di controllo delle gravide e dei bambini sani (Prevenzione Materna e Infantile). • Registro di Sanità comunitaria: vi vengono segnati tutti i saprailuoghi eseguiti in relazione all'igiene ambient ale (visite alle abitazioni, scuole, mensa comunitaria, pozzi ed altre raccolte d'acqua, latrine, ecc.), tutte le riunioni di educazione sanitaria con i vari gruppi di popolazione ed ogni iniziativa presa con la popolazione nel campo della salute. In tutti questi campi di azione è evidente quanto possa l'O .S. trovare spazio per insegnare all'A.S.B., educarlo, trasmettergli, formarIo. Ma anche con il restante personale sanitario, siano semplici inservienti, portantini, chauffeurs, o personale di fatica, l'O.S. avrà sempre modo di svolgere opera educativa durante il lavoro in comune: insegnamenti sull'igiene personale, sull'igiene del materiale sanitario usato nel Centro, sull'igie ne dei locali stessi del Centro, sui problemi di organizzazione del lavoro, sui rapporti con i malati e le loro famiglie, ecc .. Per educare il personale da lui dipendente l'O.S. potrà seguire varie metodiche: • con l'insegnamento individuale (discussioni con analisi in comune di una data situazione, studio in comune); • con l'organizzare vere e proprie lezioni a più persone riunite insieme; • con il promuovere lo studio in comune di determinati problemi, di determinate situazioni alla cui soluzione tutto il personale sanitario è chiamato a partecipare. Sarà il buon senso dell'O .S. a giudicare quale metodica scegliere, per determinati argomenti, in determinati momenti e con determinate persone. Egli dovrà essere sempre gentile e rispettoso, mai offensivo nè saccente. Se non riuscirà ad una prima volta dovrà ripetere il tentativo una seconda volta, se necessario una terza o quarta, cambiando meto350

do e affrontando il problema in maniera diversa. Tutto il tempo apparentemente perso per insegnare a qualcuno qualcosa di nuovo, sarà poi guadagnato dall'aumentato suo entusiasmo e dall'aumentata serietà nell'impegno di lavoro. E' bene che l'O .S. non dimentichi mai questo concetto: l'educazione del personale dipendente è un compit o prioritario per ogni responsabile di sanità. Qualunque siano gli altri suoi compiti egli dovrà sempre trovare il tempo necessario per assolvere a quel compito.

20 MEDICINALI ESSENZIALI IN DOTAZIONE DELL'AGENTE SANITARIO DI BASE L'A.S.B. avrà in dotazione un certo quantitativo di medicinali. Pur potendo variare nel numero e nella quantità, a seconda delle disposizioni del Ministero della Sanità locale e delle necessità riferite alle malattie più frequenti in quella determinata zona, almeno una ventina di essi possono ritenersi essenziali e debbono far parte dell'armadio farmaceutico di ogni A.S.B. africano. N e diamo qui un elenco con una breve spiegazione sulle loro indicazioni e sul dosaggio. Poichè il nome di questi medicinali può variare a seconda del prodot to commerciale messo in vendita dalle differenti ditte farmaceutiche nelle differenti nazioni, ne diamo la denominazione chimica originaria che è sempre unica per tutti i paesi del mondo. L'A.S .B. non dovrà mai lasciare i medicinali al sole nè in locali umidi; mai dovrà lasciarli incustoditi, specie se ci sono bambini in casa (pericolo di avvelenamento), mai lasciarli stappati, se liquidi. Le dosi dovranno essere indicate su ogni scatola per le rispettive medicine. L'A.S.B. dovrà spiegare pazientemente al malato il dosaggio prescritto anche ripetendo più volte, se necessario la spiegazione, sempre con garbo e precisione.


Medicinali per uso interno

1) Acido acetllsalicUico, c. da 500 mg.

Indicazioni; contro la febbre in generale, contro dolori muscolari o articolari, cefalea, mal di denti. Effetto: fa abbassare la temperatura (febbrifugo), attenua i dolori (analgcstco). Dosi: Adulti: 1 c. x 3 al giorno, preferibilmente dopo aver mangiato qualcosa, por 1-3 giorni. Bambini: metà o un quarto della dose. 2) Bicarbonato di sodio, polvere Indicazioni: gastriti, bruciori di stomaco, micosi orale dei lattanti (mughetto), afte, moniliasi vaginale, angine, bronchiti. Anticoncezionale. Effetto! neutralizza l'acido dello stomaco alleviando momentaneamente i bruciori, stimola la secrezione della bile. fluidifica il m uco, ostacola la crescita d i alcuni miceti. Ha azion e spermicida, localmente in vagina. Dosi: 1-5 g (da 1/4 a 1 cucchiaino) in poca acqua al b isogno . Contro il vomito: mozzo bicchier d 'acqua, un cucchiaino di zucchero, mezzo cucchiaino di bicarbonato e mezzo limone spre· muto. Nella pozione antidiarroica: vedi pag. 326. Per lavande vaginali, fomenti, colluttori c come spermicida: t cucchiaio in t litro d'acqua . Nel mughetto: detergere 4 -5 volte al giorno la mucosa boccale con cotone bagnato nella soluzione, per più giorni.

3) Clorochina, c. 100 mg e soluzione altO% (1 goccia = 5 mg). Indicazioni: malaria. Effetto: uccide i plasmodi della malaria. Può essere usato sia nella terapia della malaria che nella profilassi (chemioproftlassi). Dosi: Adulti (terapia): 6 c. al giorno per 2 giorni, poi 3 c. al giorno per altri 3 giorni. Se il soggetto ha già avuto in precedenza attacchi malarici, è sufficiente una dose unica di 600 mg. Adulti (profilassi): 2 c. a settimana in una sola volta o in 2 volte. Bambini 6-12 anni (terapia): 3 c. al giorno per 2 giorni, poi2c. al giorno per altri 3 g iorni. Bambini 6-12 anni (profilassi): 1 c. a settimana. Bambini 0·5 anni (terap18): per ogni anno di età l Ogocce al giorno (oppure 1/2 c. polverizzata) nei primi 2 giorni, poi 5 gocce (o 1/4 di c.) al giorno per altri 3 giorni. Bambini 0·5 anru (profilassi): 10 gocce (oppure 1/2 c.) a settimana. 4) Ferro (sala ferroso): c. o pillole da 100 mg e gocce. Indicazioni: anemia da carenza alimentare, da malaria, da bilharziosi, da anchilostomiasi o per altre cause, anemia in gravidanza. Effetto: facilita la forma:.:ìone di emoglobina nei globuli rossi. Dosi: Adulti; 1·2 c. al giorno per almeno 4 settiman e, d a p re ndere durante uu pasto. Bambini: 4 gocce 1-3 volte al giorno a seconda d ell'età, per 4 settimane o più. Fare attenzione che il ferro può provocare talvolta d iarrea e va in tali casi sospeso o diminuito. Le feci assumono un colore nerastro. 5) Piperazin a adlpato, sciroppo allO% o c.da 300 mg. Indicazioni. nell'elmintiasi intestinale dovuta agli ascaridi o 351


agli ossi uri.

peso epigastrico.

Effetto: paralizza quelle 2 specie di vermi intestinali (vermifu-

Effetti: a piccole dosi provoca eliminazione di bile (colagogo), a

go) che così vengono poi espulsi facilmente con le feci. Non ha azione sugli anchilostomi, nè su tutte le altre specie di vermi che colpiscono l'uomo. Dosi: Bambini sotto i 5 anni : 1 c. x 3 volte al giorrio oppure sciroppo 1-2 cucchiaini al giorno (per 2 giorni contro gli ascaridi; per 5 giorni contro gli ossiuri, ripetendo il ciclo dopo 10 giorni). Bambini da 5 a 12 anni: 2 c. x 3 volte al giorno oppure 1-2 cucchiai al giorno (per 2 giorni contro gli ascaridi; per 5 giorni contro gli ossiuri, ripetendo il ciclo dopo 10 giorni). Ragazzi e adulti: 4 c. x 3 volte al giorno {per 2 giorni contro gli ascaridi; per 5 giorni contro gli ossiuri). 6) Polivitaminico: c . e gocce.

Indicazioni: nelle carenze alimentari, specie nei bambini e nelle

gravide, nel morbillo o altre malattie infettive gravi, allattamento artificiale. Effetto: apporta all'organismo le 4 principali vitamine (A, B complesso, C, D) nei casi in cui ce ne sia carenza. Dosi: Adulti: 1-2 c. al giorno per 5-10 giorni. Bambini: 5-1 O gocce al giorno x 1 settimana o più a seconda del bisogno . 7) Sciroppo pettorale Indicazioni: catarro bronchiale, tossi di varia origine, bronchiti,

broncopolmoniti. Effetto: rende più fluide le secrezioni bronchiali, facilitando l'espettorazione con la tosse. Dosi: Adulti: 1 cucchiaio 3-5 volte al giorno. Bambini: 1/2 - 1 cucchiaino 3-5 volte al giorno.

8) Solfato di magnesio, polvere. Indicazioni: stitichezza, bruciori di stomaco, acidità, senso si 352

dosi più forti è purgativo. Dosi: come colagogo, mezzo cucchiaino al mattino a digiuno

sciolto in mezzo bicchiere di acqua calda, per 3-4 mat tine; come purgante, 1-2 cucchiai sciolti in mezzo bicchiere d'acqua calda, al mattino a digiuno. '

9)Sulfadiazina, c. da 500 mg. Indicazioni: infezioni acute dovute a microbi varii (streptocchi,

pneumococchi, meningococchi, gonococchi) a livello della gola, orecchio, polmoni, ferite infette, diarree acute febbrili ecc .. Effetti: blocca lo sviluppo di molte specie di batteri nel sangue, nell'intestino o in altre parti del corpo. Dosi: Adulti: 1 c. per 6 volte al giorno, per 4-7 giorni. Bambini: metà o 1/4 di dose a seconda dell'età. Far bere acqua o tè durante la cura, più volte al giorno.

10) Mebendazolo, c. da 100 mg. Indicazioni: elmintiasi intestinali causate da anchilostomi, tricocefali o anguillule e nelle forme miste. Effetto: agisce contro la maggior parte dei vermi cilindrici (vermifugo). Dosi: Adulti: 2 c. al dì per 3 dì. Bambini 6-12 anni: 1 c. al dì per 3 dì. Bambini 2-5 anni: 1/2 c. al dì per 3 dì.

11)Antidiarroico: Esistono molti medicinali utilizzati come antidiarroici. La loro efficacia è tuttavia incostante, in relazione principalmente al fatto che le cause della diarrea possono essere molto diverse, risultando la stessa medicina efficace in un caso e non efficace in un altro, nello stesso soggetto. Essendo soprattutto importante nelle diarree acute reidratare il sogget-


to affinché non cada in disidratazione, consigliamo all'A. S.E. dì utilizzare, anzichè un antidiarroico del commercio, uno della medicina tradizionale che sotto forma di bevanda p u ò assolvere benissimo almeno a quello scopo. Tra le numerose piante da cui si estraggono princtpi antìdianoici ne indichiamo due per avere un'alternativa nel caso che una o l'altra non esistesse nella zona geografica in cui l' A.S.B. esercita.

Medicinali per uso esterno

• Guaiava, foglie (Psujjum guajava)

Preparazione: fare infusione con un litro d'acqua bollente e un

pugno di foglie secche o verdi di guaiava. Dosi: un b icchiere di questo tè, 4-5 volte al giorno, sia per bam-

bini che per adulti. • Baobab, polpa, (Adansonia digitata) Preparazione: 20 g (2 cucchiai colmi) di farina ottenuta pestan-

do in mortaio la polpa ;ecca del frutto (dalla quale si sono tolti i grani neri c le hbre rossastre) SI fanno macerare in mezzo bicchiere di acqua bollita e raffreddata; dolcificare oon poco zuc· chero o miele, aggiungere un pizzico di sale. Dosi: dare da bere un mez:;:o bicchiere di questo liquido 3 volte al giomo, sia nei bambini che negli adulti. Nelle diarree sono inoltre sempre consigliabili i sali reidratanti già confezionati in bustine apposite e distribuiti dall'UNICEF oppure da confezionare secondo la form ula d i pag. 326, da somministrare in soluzione (in un litro dt acqua bollita) a cucchiai o cucchiaini, secondo l'età e il grado di dis idratazione.

12) Argirolo, collirio Indicazioni: congiunti vili dt varia origine, profilassi della oftalmoblenorrea del neonato; nel naso. durante il morbillo o in altre malattie che si manifestano con scolo nasale. Effetto: antisettico locale. distrugge i nucrobi agenti causali di molte congiuntiviti. Dosi: 1-2 gocce nel sacco congiuntivale, 2·3 volte al giorno per 3-5 giorni. Da 1stillare subito dopo la nascita, come profilattico, in entrambi gli occhi. 13) Glicerina fenicata 1%, gocce auricolari. Indicazioni: dolori dell'orecchio (in associazione a sulfadiazi-

nal. tappi di cerume, penetra?.ione di insetti nel canale uditivo esterno. Elletto:attenua il dolore , dlsinretta localmente, rende più molle ilcerumé. Uso: a gocce, nell'orecchio; nel caso d i Cl;lrume, va instillata il g iorno primiil del lavaggio per renderne più facile l'estrazione . 14) Balsamo analgesico, pomata o liquido (a base di Salicilato di metile o Canforél) Indicazioni: dolon articolari di varia origine, lumbago. Effetto: attenua il dolore localmente, penetrando nella cute 353


con facilità. Dosi: per applicazione locale, 1-2 volte al giorno, massaggiando leggermente. 15) Mistura antiscabbiosa, liquida o in pomata (a base di Benzoato di benzile o altri acaricidi). Indicazioni: scabbia. Effetto: uccide gli acari nella pelle. Dosi: dopo aver lavato bene la pelle con acqua calda e sapone e averla asciugata, applicare la mistura o la pomata su tutto il corpo (non sugli occhi, naturalmente); lasciare asciugare e vestirsi con panni puliti. Ripetere, se occorre, per 2 o 3 giorni di seguito.

16) Violetto di genziana, soluzione acquosa 2%. Indicazioni: micosi cutanee, moniliasi vaginale. Effetto: uccide molte specie di miceti. Dosi: per toccature locali, insistendo per più settimane; per lavande vaginali. 17) Vaselina, unguento. Indicazioni: ustioni, fessure plantari e palmari, prurito anale, ossiuriasi, cateterismo uretrale. Effetto: antinfiammatorio, agglutina e uccide le uova di ossiuri, lubrificante. Uso: nelle ustioni, scaldare la vaselina fino a ebollizione in un cucchiaio sulla fiamma e versarla liquida su pezza sterile; lasciar raffreddare; applicare la garza così preparata sulla cute ustionata e fasciare. Nel prurito anale e nell'ossiuriasi applicarla ogni sera sull'ano. Nelle fessure cutanee, per uso locale. Nel cateterismo, come lubrificante.

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Disinfettanti

18) Alcool denaturato. Indicazioni: disinfezione della pelle prima di un'iniezione, disinfezione delle mani; da bruciare, per sterilizzazione urgente dì ferri. Effetto: disinfettante. Dosi: per strofinazioni locali, con batuffolo di cotone.

19) Tintura di Mertiolato oppure Tintura·di Iodio, liquido Indicazioni: sterilizzazione della pelle prima di operazioni, o attorno a ferita dopo accurata pulizia; nell'impetigine, in ustioni di 2° grado, in micosi cutanee. Effetto: uccide i microbi presenti nella zona. Uso: per toccature locali, con batuffolo di cotone. Non si deve mai usare per via interna. 20) Cetavlon oppure Dettol o Desogene o Dakin,liquido. Indicazioni: disinfezione della pelle o attorno a ferite, sterilizzazione di ferri, disinfezione delle mani, disinfezione di materiale infetto. Effetto: uccide tutti i microbi patogeni, scioglie sostanze grasse e sudiciume dalla pelle. Uso: diluito con acqua (1 %) per pulizia e disinfezione locale, della pelle, disinfezione di ferite, disinfezione delle mani, per immergervi ferri chirurgici da mantenere sterili, per disinfezione di materiale infetto proveniente da malati (piatti, posate, sputacchiere, ecc.).


10 SUGGERIMENTI ORGANIZZATIVI DA DARE ALL'A.S.B.

1. Stabilire un impiego del tempo - giornaliero, settimanale e mensile - e rispettarlo rigidamente, secondo uno schema di questo tipo:

4. Stabilire un limite massimo di visite per mattina (non più di 20), oltre alle urgenze.

• Tempo dedicato alla Medicina curativa: 2-3 ore al giorno. • Tempo dedicato alla Medicina preventiva e all'educazione sanitaria: 3-4 ore al giorno. • Tempo dedicato all'organizzazione del proprio lavoro, ai contatti con le autorità e alle statistiche del lavoro fatto: 1-2 ore al giorno. • Tempo dedicato allo studio: 1-2 ore al giorno.

5. Acquisire perfetta conoscenza dei medicinali in dotazione e dei loro dosaggi in adulti e bambini.

Si possono seguire ovviamente altri schemi, specialmente se l'A.S.B. lavora come volontario e perciò senza stipendio, ma è importante sempre dare spazio alla Medicina preventiva e all'organizzazione e non essere soffocati dalla sola Medicina curativa.

6. Fare in tempo le richieste di medicinali per il trimestre successivo. 7. Fare una riunione ogni settimana con il Comitato di Sanità del proprio villaggio per giudicare sul lavoro svolto e per programmare il lavoro futuro. 8. Chiedere all'O .S. i consigli e gli insegnamennti necessari ogni volta che ciò si renda opportuno.

2. Scrivere su un cartello attaccato alla porta del Centro di Salute l'orario di ricevimento del pubblico.

9. Partecipare alla riunione mensile, indetta dall'O.S. e in cui siriuniscono tutti gli A.S.B. della zona, per discutere insieme problemi eventualmente insorti e per essere messi al corrente della situazione sanitaria generale della zona e delle ultime disposizioni del Ministero, per richiedere medicinali, ecc.

3. Far sempre conoscere ai responsabili del villaggio i propri spostamenti al di fuori del villaggio per essere sempre reperibile, in caso di necessità urgente.

10. Tenere sempre in alta considerazione le opinioni, le critiche e i desideri della comunità emetterne al corrente l'O.S. specie se contrastanti con i programmi in attuazione. 355


10. PIANIFICAZIONE· FAMILIARE

La nascita di un figlio è sempre fonte di gioia e di ricchezza familiare? Per una donna che ha già molti figli da sostenere, per una donna malata e stanca, per una donna che ha gravidanze troppo ravvicinate l'una dall'altra, per una donna senza mezzi di sussistenza sufficienti già a lei sola, la nascita di un nuovo figlio può rappresentare non una gioia ma un nuovo peso, un nuovo dolore. Sono quattro esempi ove la donna peferirebbe non restare incinta, ove sarebbe più indicato cioè che la coppia cont rollasse le nuove nascit e di figli. Per pianificazione familiare o pianificazione delle nascite si intende proprio questo: poter programmare a proprio giudizio il numero giusto di figli che debbono nascere. E' certo che per un padre e una madre sembrerebbe più logico aver 3-4 figli ben nutriti, sani ed istruiti anzichè 10-12 figli malnutriti, malati ed ignoranti. Spesso poi dei 10-12 nati solo la metà o un quarto sopravvivono, morendo gli altri di malattie infettive o di denutrizione nei primi anni di vita. E' certo anche che gravidanze troppo ravvicinate (ogni 1-2 anni)

fanno invecchiare la donna più presto e possono avere ripercussioni sfavorevoli sulla sua salute. Sarebbe molto meglio perciò che ogni donna non facesse figli ogni 1 o 2 anni ma solo ogni 3 o 4. Ma il problema è molto più complesso di quanto sembri e la sua soluzione dipende da molti fattori che vanno da quelli puramente igienici a quelli economico-sociali, religiosi e politici e non è facile talvolta trovare la giusta misura. Mentre su scala nazionale spetta ai responsabili della pianificazione generale pianificare anche, o non pianificare affatto, le n ascite e cioè programmare l'aumento o non della popolazione in una visione degli interessi generali - e perciò le direttive vengono stabilite in altra sede che non quella periferica - su sciila individuale è bene tuttavia che l'O.S. conosca l'esistenza dei vari metodi di controllo delle nascite e la loro differente applicabilità, potendo essere richiesto ìl suo consiglio nei casi suesposti a tutela della salute della madre o nell'interesse del nucleo familiare. Elenchiamo p erciò brevemente i vari metodi di controllo delle nascit e in uso oggigiorno. 359


METODI PER IL CONTROLLO DELLE NASCITE

Pomate e sostanze schiumogene spermicide

Metodo dei giorni fertiU e infertili

Esistono delle pomate o delle sostanze schiumogene che uccidono gli spermatozoi e impediscono pertanto la concezione. Il loro uso è tuttavia costoso.

Si è notato che l'accoppiamento, se avviene nei cinque giorni subito dopo la fine della mestruazione o nei cinque giorni subito prima della mestruazione è difficile sia fertile, è difficile cioè che renda gravida la donna. L'accoppiarsi perciò soltanto durante quei 2 periodi offre alla coppia meno probabilità di avere figli. Non è però un sistema sempre si.c uro, alcune volte potendo fallire.

Lavande spennicide

Preservativo Il preservativo è un astuccio sottile di gomma che si infila sul pene in erezione prima dell'atto sessuale e che blocca perciò lo spandimento dello sperma nella vagina. E' un sistema meccanico molto semplice e molto sicuro. Se si lava con acqua e sapone dopo l'uso può essere riutilizzato 2 o più volte. Può essere mal tollerato da alcuni uomini. E' un ottimo profilattico anche contro molte malattie veneree.

Diaframma vaginale Il diaframma vaginale è una calotta cupoliforme in gomma che viene posta dalla donna in vagina in modo da proteggere il collo dell'utero dalla penetrazione degli spermatozoi. Occorre che una ostetrica o un medico insegnino il sistema per porre in buona posizione il diaframma. Occorre inoltre che sia applicato con una pomata apposita, che mantenga il diaframma aderente all'utero. Il sistema è buono ma richiede acqua corrente, per poter lavar bene il diaframma dopo l'uso, e l'acquisto periodico della pomata. Al posto di una pomata si può utilizzare il burro o un grasso vegetale, non irritante. 360

Un metodo abbastanza semplice consiste nella lavanda vaginale per mezzo di acqua (2 litri) e bicarbonato di sodio (2 cucchiai) subito dopo l'accoppiamento. Si utilizza per tale scopo un semplice irrigatore con cannula per lavande vaginali. Non è tuttavia sicuro al 100% .

Applicazione intrauterina di spirale in plastica o in metano L'applicazione nell'interno della cavità uterina, eseguita da medico esperto, di una speciale spirale di plast ica o di metallo che resta poi nell'utero per anni (fin quando la donna lo desidera), impedisce che l'uovo durante la sua discesa mensile resti attaccato alla mucosa uterina, forse accelerando la fuoriuscita dell'uovo stesso dall'utero. E' sistema da utilizzare in centri dove esistono servizi di controllo ostetrico ben sviluppati. Spesso ben funzionante e molto comodo per la donna, altre volte invece non è da questa ben tollerato. Può essere tolto quando la donna voglia di nuovo fare figli. E' uno dei sistemi più semplici e più efficaci, a condizione che siano seguite scrupolosamente le regole di igiene.

Pillole contraccettive Esistono speciali pillole contenenti particolari ormoni sessuali che impediscono la gravidanza. E' il sistema attualmente più in uso nei


paesi industrializzati, ma non è senza pericoli ed è costoso. Le pillole per essere efficaci vanno prese regolarmente ogni giorno per 21 giorni ogni mese, con 7 giorni di intervallo, tra un ciclo e l'altro. Occorre ricordare che l'utilizzazione delle pillole contraccettive può provocare disturbi molto seri, da semplici mal di capo, nausee, ingrossamento dei seni fino a disturbi circolatori per formazione di trombi cerebrali, cardiaci o polmonari. N o n si dovrà mai consigliare l'uso della pillola ad una donna sofferente di cuore o con frequenti mal di capo o che abbia avuto un'epatite.

Aborto provocato con raschiamento o con suzione N e i primi mesi, la gravidanza può essere interrotta mediante un intervento chirurgico: il raschiamento uterino. Esso consiste nel raschiamento della mucosa uterina con un particolare cucchiaio metallico tagliente, con cui si ottiene l'asportazione dell'uovo fecondato. Occorre tuttavia che il raschiamento sia praticato da medico esperto, con tecnica perfetta e in accurata asepsi, altrimenti può provocare gravissimi danni alla donna, ed anche la morte. Un sistema simile è l'aborto provocato aspirando con una speciale ventosa, che richiede però ugualmente accurata asepsi e tecnica perfetta, in ambiente attrezzato.

Sterilizzazione E' un atto operatorio che rende per sempre impossibile ad un uomo o ad una donna di avere figli, pur mantenendo normale la possibilità di accoppiarsi. Consiste nel sezionare i canali nei quali passa lo sperma (vasectomia o taglio dei vasi deferenti) o quelli in cui passa l'uovo (tubectomia o taglio delle tube uterine) in modo che gli uni o gli altri siano definitivamente interrotti. Mentre la vasectomia può essere fatta, da personale addestrato, anche in ambulatorio con una semplice ane stesia locale, la tubectomia, va praticata solo in sala operatoria, esponendo la donna a

seri rischi se non praticata con tecnica perfetta e in asepsi.

Coito intenotto Un sistema antichissimo ed usato in molte zone del mondo è l'interruzione del coito, da parte del maschio, poco prima dell'eiaculazione dello sperma. L'atto viene terminato all'esterno della vagina, con reciproco aiuto. E' un metodo non del tutto sicuro e che non sempre viene accettato favorevolmente dalla coppia perchè può rende re meno intenso il piacere sessuale. In alcuni casi tuttavia è bene accetto e ritenuto soddisfacente, specie se la coppia possiede un perfetto reciproco adattamento.

Metodo di scelta Il metodo di scelta da adottarsi è in relazione a molti fattori: condizioni economiche e sociali della coppia, possibilità di rifornimento con regolare frequenza in pillole, pomate o preservativi nella zona, acqua in abbondanza ecc.. In linea generale nessuno è il metodo ideale, avendo tutti qualche inconveniente e non essendo nessuno sicuro al 100%. Per le zone rurali dell'Africa si può dire che i metodi più semplici debbono ritenersi i migliori: il coito nei giorni infertili, il preservativo, la lavanda vaginale con acqua e bicarbonato o il coito interrotto. Per quelle coppie che già abbiano avuto un numero sufficiente di figli e non vogliano mai più averne si può anche pensare a sistemi di sterilizzazione, molto in uso attualmente in India, ma che, una volta messi in pratica, sono poi definitivi.

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11. TECNICHE SANITARIE E DI PRONTO SOCCORSO

Diamo qui una breve descrizione delle più comuni Tecniche Sanitarie e di Pronto Soccorso. Le prime sono in genere abbastanza semplici, più difficili a descrivere in un Ubro che ad applicarsi nella pratica; l'O.S. le apprende già durante i primi mesi del corso per paramedici. Sono manualità che serviranno ogni giorno all'O.S. e che perciò l'O.S. ha il dovere di conoscere con perfetta padronanza. Ne abbiamo illustrato con disegni solo alcune, là dove l'immagine poteva rendersi utile per far capire in modo più immediato un movimento, un concetto difficilmente descrivibile senza lunghi giri di frasi.

Le Tecniche di Pronto Soccorso, da applicare cioè su pazienti in pericolo di vita o comunque necessitosi di soccorso urgente, richiedono ancor più perfetta padronanza e grande precisione, in relazione proprio all'urgenza e delicatezza degli interventi e alle conseguenze che può avere il primo trattamento sul decorso successivo della malattia. L'O.S. dovrà perciò allenarsi con diligenza ad eseguirle, studiandole in ogni dettaglio, così da essere pronto a metterle in pratica in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.

TECNICHE SANITARIE Bendaggi o Fasciature Per imparare a far bene un bendaggio ci vuole soprattutto molta pratica. Si consiglia perciò di provare e riprovare i vari tipi di bendaggi, le prime volte da soli, con una benda, su un amico o un parente, oppure facendosi aiutare da persona già esperta. I disegni qui riportati servono solo come guida per perfezionare il bendaggio in differenti zone anatomiche per chi non lo sapesse ancora eseguire bene o per chi ne avesse dimenticato la tecnica. Le bende vanno girate all'inizio un paio di volte nello stesso punto (il primo giro un po' obliquamente rispetto al secondo) in modo che restino ferme senza scivolare durante gli avvolgimenti successivi; alla fine dei giri la benda va fissata con un pezzetto di cerotto o con un nodo e un fiocco, ricavato dall'estremo terminale della benda aperto con una forbice in due lembi per 15-20 cm. Per fasciare ferite o per sostenere o immobilizzare arti contusi o fratturati, anzichè bende si possono utilizzare grossi fazzoletti triangolari. E' un sistema molto comodo e che dà ottimi risultati. Itriangoli si recuperano lavandoli con acqua bollente e sapone. 365


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Diversi tipi di bendaggi della mano e del piede 366


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Bendaggio del ginocchio e del gomito 367


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Utilizzazione del triangolo per fasciare varie parti del corpo 3.68


Cataplasmi Materiale : farina di seme di lino macinata di fresco o di altri semi oleaginosi noti nella regione come emollienti e non irritanti (200 g); acqua pulita (2-3 bicchieri); garza o tela (un rettangolo di circa 20 x 30 cm); un pentolino e un cucchiaio, un fornello. Tecnica di preparazione: stemperare la farina con poca acqua fredd a, a parti uguali e scaldare lentamente nel pentolino fino a consistenza pastosa, mescolando continuamente per non farla bruciare. Distendere questa poltiglia su metà della garza, in strato di un cm circa. Ricoprire con l'altra metà della garza così da chiudere il mate riale come in una tasca. Il cataplasma si deve applicare sulla zona malata ben caldo, ma che non scotti, mantenendolo fisso con una benda o un fazzoletto. Anzichè farina di lino si possono usare patate bollite, o altri tuberi, schiacciate ben calde, da applicarsi direttamente sulla pelle. Indicazioni: utile su flemmoni, foruncoli e ascessi varii. Coppettazioni Materiale: 2-4 coppette di vetro o di legno (bambù) o, in mancanza , piccoli barattoli di vetro o tazzine robuste da caffè; pochi batuffoli di cotone, alcool denaturato. Se si vogliono fare coppette scarificate occorre anche un bisturi sterile o una lametta. Tecnica : disinfettare la pelle nella zona dove si applicheranno le cop p ette; bruciare all'interno di ogni coppetta un batuffolino di cotone e rapidamente, prima che si spenga, fare aderire la coppetta alla pelle (attenzione a non ustionare il paziente; provare su sé stessi, su una coscia ad esempio per esercitarsi) così da provocare il vuoto nel suo interno ed il risucchio dei tessuti nella coppett a. Se si vuole fare una coppettazione scarificata, dopo applicata la coppetta e mantenuta per 30-60 secondi, toglierla e nella zona conge-

sta fare una decina di leggere scarificazioni lineari. Ripetere la coppettazione nello stesso punto e lasciare agire; si deve poi medicare con garza sterile. Le coppette vanno lasciate dai 10 ai 20 minuti.

Indicazioni: utili per attenuare i dolori in polmoniti, pleuriti, lombaggini, colica renale, colica epatica, cefalea intensa. Le coppette si applicano sulla zona dolorosa; per la cefalea, dietro la nuca. Costruzione di barella improvvisata Per trasportare un malato grave, in mancanza di una vera barella, si può usare un letto, una porta, una scala, una stuoia robusta. Si può anche improvvisare una barella con una coperta e dei pali, nei seguenti modi.

• Tipoamaca Materiale : un palo robusto lungo 2 metri circa, una coperta robusta e abbastanza grande. Tecnica: stendere la coperta in terra, deporvi sopra il malato, annodare tra loro con doppio nodo i due pizzi superiori (vicini al capo) e i due inferiori (vicini ai piedi) della coperta, infìlare il palo sotto ai nodi, t ra questi e il malato, sollevare la coperta con il malato dentro, come fosse in una amaca. n palo va portato a spalla da 2 persone. Se la coperta tende a scivolare sul palo, fissarla con dello spago. • Tipo lettiga Materiale: 2 bastoni lunghi circa 2 metri, 2 altri bastoni lunghi 60-80 cm, 1 coperta robusta, 4 pezzi di spago lunghi circa 50 cm. Tecnica: posare in terra i 2 bastoni più lunghi, ponendoli paralleli e alla distanza di circa 50 cm l'uno dall'altro. Legare con gli spaghj i 2 bastoni più corti, appoggiati trasversalmente sui primi, a circa 20 cm dalle 2 estremità così da formare un telaio rettangolare. Fissare la coperta su questo telaio, raddoppiata su se 369


stessa, annodandone fortemente gli angoli ai bastoni. Se si teme che la coperta non regga il peso del malato, rinforzare la barella legando altri bastoni corti trasversalmente in due o tre punti della sua lunghezza. La barella può essere portata da 2 o da4 uomini.

Enteroclisma o Clistere Materiale: recipiente apposito (ìrrigatore) dì vetro, di metallo o di plastica, tubo di gomma lungo circa m 1.50 collegato con l'irrigatore da un lato e munito di rubinetto di plastica dall'altro, sonda rettale di gomma o di plastica che si possa inserire nel beccuccio del rubinetto, poche gocce dì lubrificante (olio o vaselina), carta igienica, acqua pulita tiepida con poco sale (1 cucchiaio in un litro) oppure infuso di camomilla o di malva o di altre erbe conosciute nella zona come emollienti e calmanti, una tela cerata o un pezzo di plastica per riparare il letto nel caso si versasse il liquido, un orinale o altro recipiente per farvi defecare il paziente. Tecnica: il paziente deve essere sdraiato sul fianco sinistro, su un letto o su una stuoia. Il recipiente va tenuto sollevato di 80 cm - 1 metro da un aiutante o legato a un chiodo alla parete. Se non si ha il recipiente adatto si può usare un imbuto raccordato al tubo di gomma e che sarà tenuto dall'aiutante mentre vi si versa l'acqua. Spiegare al paziente cosa gli dobbiamo fare. Prima di infilare la sonda nell'ano far scorrere un poco d'acqua nel tubo per cacciarne via l'aria e per assicurarsi, sul dorso della mano, che l'acqua non sia troppo calda. Penetrare con la sonda lubrificata nell'ano, per circa 10 cm, con delicatezza. Aprire il rubinetto e far scorrere l'acqua senza troppa velocità. Chiudere il rubinetto se insorgono spasmi e riaprirlo poi gradatamente. Quando tutto il liquido è penetrato (l litro, 1 litro e mezzo in adulto}, togliere la sonda e dire al paziente di trattenere l'acqua nell'intestino per qualche minuto, senza spingere. E' bene che il liquido resti 5-10 minuti all'interno. 370

Ripulire la sonda con carta igienica e poi lavarla con acqua e sapone, bollirla e asciugarla prima di rimetterla da parte. Alcune volte, per stipsi prolungata, un normale clistere non è sufficiente e bisogna ricorrere all'aggiunta di olio (200 g) o di glicerina (1- 2 cucchiai) per ammorbidire le masse fecali, o allo svuotamento digitale dell'ampolla rettale, con guanto.

Indicazioni: infiammazioni del retto da cause varie, non diarroiche, stitichezza dovuta a cibi costipanti o, nei vecchi, a lunga degenza in letto, nei bambini a stati febbrili dì varia natura; nella donna per liberare il retto prima del parto; in Ospedale dopo una operazione. E' controindicato se le condizioni generali sono gravi, se vi sono forti dolori addominali, sospetta appendicite, sospetta peritonite, diarree acute.

Fomenti Materiale : catino, acqua bollente, medicamento adatto (foglie di eucaliptus, aghi di pino o di altra pianta resinosa o balsamica, camomilla, bicarbonato di sodio), largo asciugamano o altro panno per coprirsi il capo. Tecnica: porre il catino con l'acqua bollente e il medicamento su un tavolo o al suolo in modo che sia ben stabile e non si rovesci. Sedersi in modo da poter inspirare i vapori, col viso sul cat ino, coprendosi la testa con il panno. Inspirare a bocca aperta sul catino, senza scottarsi, regolando l'apertura del panno così da inalare vapori ben caldi, più caldi possibile. Continuare così per 10-15 minuti. Ripetere il fomento almeno 3 volte al giorno. Indicazioni: sinusiti, rino-faringiti, otiti, laringo-tracheiti,bronchiti, {specialmente in fase "secca", con tosse stizzosa). La vaporizzazione calda del fomento può essere utilizzata anche su altre parti


Gargarismi

Materiale: bicchiere, acqua bollita (calda o tiepida), medicamento adatto (4-5 gocce di a rgirolo, o mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio, o un cucchiaino di succo di limone o di aceto, o un pizzico di salè) . .Tecnica : sciogliere il medicamento nell'acqua e gargarizzare più volte, metodicamente per 10-20 secondi, rovesciando il capo all'indietro e sputare quindi il liquido; ripetere fino a consumare tutto il liquido. Gargarizzare 3-4 volte al giorno, u t ilizzando acqua ben calda. Indicazioni: faringiti, tonsilliti, mal di gola in genere.

Impacchi caldi L __ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ _ _ _ _ _ _ __ _ _ _ _ _ _ __ _ _ _ _ _- - J

Applicazione di Fomenti

Materiale: un grosso fazzoletto o un pezzo di tela (40 x 60 cm circa), una pezza di lana un poco più grande del precedente o un asciugamano, un pentolino con acqua ben calda. Tecnica: immergere il fazzoletto nell'acqua calda, ritirarlo fuori dall'acqua e strizzarlo fortemente, applicarlo caldo (ma senza ustionare) sulla parte malata, ricoprirlo subito accuratamente con la pezza di lana. Se si ha un pezzo di plastica, si può ricoprire a sua volta con quest o la pezza di lana, ìn modo da mantenere più a lungo il calore umido sulla zona malata. Ripetere, quando il panno è diventato freddo, per più volte.

del corpo: sulla regionale anale, in caso di emorroidi infiammat e, ragadi anali, ascessi perianali; su un arto, in caso di ascesso, flemmone, piomiosite.

Indicazioni: coliche epatiche, coliche renali, coliche intestinali con o senza diarrea, dolori vescicali, nevralgie, piomiositi. E' controindicato quando ci sia da temere una emorragia interna. 371


Impacchi umidi (freddi) parziali e totali

Impacchi freddi Materiale: simile al precedente ma con acqua fred,da~ Se l'impacco è applicato a tutto il corpo si utilizza un lenzuolo bagnato e una coperta per ricoprirlo successivamente.

massimo di un'ora, fino cioè a che la tela sia diventata asciu tta. Per l'impacco totale di tutto il corpo lasciare agire per 20 minuti; se il malato suda, dargli da bere spesso. Per l'impacco sulla fronte basta un solo fazzoletto ripiegato in quattro, da ribagnare in acqua fredda e riapplicare piÚ volte, ben strizzato.

Tecnica: come per il precedente. L'acqua deve essere a temperatura ambiente. L'impacco va lasciato agire per 20 minuti fino a un

Indicazioni: cefalea, febbre elevata, (sul capo, sui polpacci, o anche totale), coliche addominali.

372


Iniezioni intramuscolari Materiale: siringa ed ago sterilizzati (in genere mediante bollitura

per 1Ominuti con il pistone separato e l'ago fornito di stuello), cotone idrofilo, alcool o altro disinfettante per la cute, medicina da iniettare intramuscolo, seghetta per aprire la fiala, acqua e sapone per lavarsi le mani e asciugamano pulito per asciugarle.

2.

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Tecnica : dopo essersi lavate le mani con acqua e sapone e ben

asciugate, togliere il pentolino contenente la siringa dal fuoco, versare via l'acqua tenendo socchiuso il pentolino col suo coperchio in modo che la siringa non cada in terra. Attendere pochi minuti che la siringa si raffreddi, poi con cautela, prendendo il pistone alla base, montarla. Prendere anche l'ago alla base e, toltone lo stuello, innestarlo sulla siringa. Non t occare mai altre parti dell'ago e del pistone. Se vi succede di farlo accidentalmente, occorre ristcrilizzare . Segare la fiala e aspirare il medicamento con la siringa. Espellere l'aria dalla siringa tenendo l'ago verso l'alto. Non lasciare esposto troppo tempo all'aria l'ago ma proteggerlo con la fialetta vuota infilatavi sopra. Appoggiare la siringa cosÏ carica e protetta su un tavolo ben pulito. Far sdraiare il paziente su un letto a pancia sotto (se si inietta nei glutei). Strofinare con il cotone inzuppato di alcool la zona scelta per l'iniezione, in genere la regione glutea; attendere qualche secondo che il liquido evapori senza soffiare mai sopra. Mentre con la mano sinistra si tende la pelle, con la destra si infila l'ago nella zona prescelta, di colpo con movimento deciso, in profondità , tenendo la siringa perpendicolare alla pelle. Aspirare con la siringa per essere sicuri di non essere entrati in una vena profonda (se emergesse sangue nella siringa occorre estrarre subito l'ago e provare dall'altro lato). Iniettare lentamente la medicina, fermandosi e poi riprendendo se il malato si lamenta per dolore o bruciore. Quando il liquido è penetrato t ogliere di scatto l'ago e disinfettare massaggiando leggermente con il cotone inzuppato di alcool. Lavare subito la siringa con acqua fredda pulita, asciugarla e metterla nel suo astuccio, dopo aver soffiato piÚ volte con la siringa nell'a-

Tempi dell'iniezione intramuscolare: 1 Innesto dell'ago nella siringa 2 Caricamento della siringa 3 Disinfezione della cute 4 lnfissione dell'ago 5 Aspirazione di controllo 6 Iniezione de/liquido 7 Disinfezione terminale _ _ __ _ _ __ _ _ _ _ _ _ _ ____, 373


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go per asciugarlo all'interno. Alcuni accorgimenti utili: attenzione nell'infilare l'ago nella regione glutea di tenersi sempre piuttosto in alto e all'esterno (al di sopra di una linea immaginaria passante orizzontalmente sopra la parte più alta del solco gluteo); altre zone o ve iniettare sono rappresentate in rosso nella figura; in alcuni casi si può fare l'iniezione al paziente seduto o in piedi. Secondo un'altra metodica si può infilare dapprima il solo ago e poi, mentre è infisso nel muscolo, vi si innesta sopra la siringa già carica per procedere poi all'iniezione del liquido (con tale metodo si vede subito se l'ago ha colpito accidentalmente una vena). Se l'iniezione vien fatta ad un bambino, occorre tenerlo ben fermo sul letto o sulle cosce della madre, immobilizzandone il bacino, le gambe e le braccia. Per imparare a fare iniezioni le prime volte si può provare su una patata cruda o su un arancio.

Iniezioni sottocutanee Uguali modalità tecniche, ma l'ago va infilato anzichè perpendicolarmente, obliquamente in modo che non penetri in profondità. Si può anche afferrare con la mano sinistra una grossa piega della pelle e infilare l'ago parallelamente alla pelle stessa. Le zone prescelte sono diverse da quelle in uso per le iniezioni intramuscolari (vedi figura).

Iniezioni intradermiche

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lntramuscolare

Zone presce/te per iniezioni 374

lSottocutanea

Usare aghi corti e sottili "per intradermiche". Infilare la sola punta dell'ago nello spessore del derma, con la s iringa parallela alla pelle; iniettare la quantità di medicina sufficiente a formare un pomfo. L'iniezione deve essere indolore, appena percepita come una puntura di zanzara. L'iniezione intradermica si usa soprattutto a scopo diagnostico (intradermoreazione per tubercolosi, leishmaniosi, ecc.); la lettura della reazione viene fatta dopo 48 ore. Si considera positiva quando si è formata una papula di non meno di 3 mm di diametro, persistente dopo 48 ore.


Iniezioni endovenose La tecnica è molto diversa che per le altre iniezioni. Su paziente sdraiato sul dorso o seduto, col gomito del braccio prescelto bene appoggiato su un cuscino o altro supporto. Stringere il braccio al di sopra del gomito con laccio di gomma, così da rendere turgide le vene (non stringere troppo, per non fermare anche l'afflusso arterioso). Toccando con l'indice sinistro le vene, scegliere la più favorevole ; disinfettare con alcool; pungere la vena prescelta tenendo la siringa quasi parallela alla superficie cutanea. Aspirare leggermente per essere sicuri che l'ago sia in vena e, visto comparire il sangue nella siringa, togliere il laccio e iniettare lentamente. Osservare il malato e fermarsi in caso di reazioni sgradevoli. In caso non si fosse in vena, stringere di nuovo col laccio e provare sulla stessa vena o su altre, eventualmente cambiando braccio. Finita l'iniezione togliere rapidamente l'ago dalla vena, coprire la zona punta con cotone bagnato di alcool, sollevare il braccio in alto per 10-20 secondi. Alcuni accorg11nenti utili: se il paziente ha tendenza a svenire durante l'iniezione, interrompere l'iniezione e porre la persona sdraiata, sul letto o in terra, senza cuscino; prima di iniettare, assicurarsi, leggendo le istruzioni sulla scatola, che il medicamento possa essere iniettato endovena; non iniettare mai medicinali ave non sia scritto "per endovena" , nè medicamenti scaduti, fiale già aperte da più ore o da giorni. Oltre alle vene della piega del gomito, possono venir utilizzate in caso di necessità vene d i altri distretti (della mano, della caviglia, della tempia, del collo, ecc.).

Endovenosa

lntradermica

Zone prescelte per iniezioni 375


lpodennoclisi e fleboclisi La tecnica di infissione degli aghi è la stessa usata per le iniezioni sottocutanee e endovenose; poichè si iniettano quantità maggiori di liquidi, e spesso su pazienti in condizioni generali gravi, occorre, procedere con estrema prudenza e precisione. Si utilizzano apparecchiature particolari (flaconi, tubi di plastica, supporto per tenere i flaconi, morsetti per far defluire il liquido alla velocità voluta, ecc.). La metodica va appresa direttamente in Ospedale, da persona già esperta. E' molto importante che, nella fleboclisi, l'ago sia ben infilato all'interno della vena e fissato all'esterno sul braccio con 2 cerotti; il braccio sia ben fermo, immobilizzato con benda al Ietto. Nell'ipodermoclisi fare applicazioni caldo-umide con pezze di garza bagnata nella zona dell'iniezione, per attenuare la sensazione spiacevole di gonfiore e facilitare l'assorbimento del liquido.

Indicazione: otiti acute e croniche.

lnstillazioni nasali Materiale: medicinale da instillare, contagocce. Tecnica: il paziente deve stare seduto o sdraiato, con la testa estesa verso l'indietro così che le narici siano rivolte verso l'alto. Instillare rapidamente 3-4 gocce per ogni narice e far inspirare col naso il paziente, in modo che il medicinale si sparga rapidamente verso il faringe. Indicazioni: riniti, faringiti.

lnstillazioni oculari InstUlazioni auricolari

Materiale: collirio, contagocce, mani ben pulite

Materiale: medicinale da instillare, un batuffolo di cotone, un contagocce.

Tecnica: su paziente seduto o sdraiato, tirare la palpebra inferiore verso il basso con l'indice sinistro e porre delicatamente 2 gocce del collirio nel fornice congiuntivale inferiore. Dire al paziente di ruotare l'occhio, a palpebre chiuse. In caso di applicazione di pomata oftalmica, anzichè di collirio, procedere nello stesso modo, distendendo nel fornice palpebrale mezzo centimetro della pomata.

Tecnica: il paziente deve tenere la testa inclinata da un lato così che l'orecchio ove instillare si presenti con il foro uditivo verso l'alto. Tirare illobulo dell'orecchio così da allargare il canale uditivo il più possibile. Far cadere le gocce dal contagocce nel canale uditivo. Attendere 2 minuti facendo fare al malato movimenti con la mandibola (aprire e chiudere la bocca). Porre un batuffolo di cotone nel foro uditivo senza spingere troppo in profondità. Ripetere se necessario dall'altro orecchio. Le instillazioni vanno ripetute mattino e sera, per più giorni. Per evitare la spiacevole sensazione di freddo del medicinale nel condotto uditivo, si può scaldare il medicinale deponendone poche gocce su un cucchiaio scaldato leggermente sul fuoco e facendo poi colare le gocce dal cucchiaio nell'orecchio. 376

Indicazioni: congiuntiviti acute e croniche

Lavaggio auricolare Materiale: speculo auricolare, grossa siringa per lavaggi auricolari (o siringa da 20 ml), recipiente con acqua bollita (l litro), bacinella dove far ricadere l'acqua di reflusso, eventualmente un asciugamano per protezione del paziente.


Tecnica: meglio se il giorno prima si sono instillate poche gocce di glicerina o di acqua con bicarbonato per ammorbidire il tappo di cerume. Prima di fare il lavaggio controllare in ogni modo con lo speculo che si tratti veramente di tappo di cerume e non di otite. Far sedere il paziente che dovrà tenere la testa eretta, mantenendo la bacinella con la sua mano sulla spalla dal lato del lavaggio. L'acqua deve essere tiepida. Schizzare l'acqua nel condotto uditivo con getto di liquido continuo, a pressione abbastanza sostenuta, ma senza provocare dolore. La direzione del getto deve essere dal basso verso l'alto e un po' dall'avanti all'indietro. Ripetere più volte fino a che il liquido di deflusso non esce pulito. Indicazioni: tappo di cerume, insetto o piccolo corpo estraneo nel condotto uditivo (non per seme o pezzetto di legno perchè con l' acqua si gonfiano; in tali casi instillare poche gocce di alcool). Controindicato nell'otite.

Lavanda vaginale

Lavaggio auricolare

Materiale : irrigatore; cannula di gomma o di vetro per irrigazione, sterilizzata; tubo di gomma o di plastica lungo circa 1 metro e mezzo raccordato da un lato all'irrigatore, dall'altro alla cannula, meglio se munito di rubinetto per regolarne il deflusso; 2litri di acqua bollita e stiepidita, medicamento adatto (bicarbonato di sodio, un cucchiaio per l litro; oppure acido borico, 1 cucchaino; o infuso di camomilla o simile); catino o padella per raccogliere l'acqua di deflusso; una tela cerata o foglio di plastica per non bagnare il letto.

Tecnica: su donna distesa sulla schiena a gambe flesse e divaricate bacino un pò rialzato appoggiato sulla padella. Introdurre la cannula delicatamente in vagina, lungo la parete posteriore; aprire il rubinetto e regolare l'afflusso del liquido, in modo che il getto non dia fastidio alla donna. In mancanza di rubinetto si può usare una molletta da biancheria o la donna stessa può regolare, stringendo con le dita il tubo, l'afflusso del liquido. Se si eleva di più l'irrigatore il liquido arriva con più forza.

Lavanda vagina/e 377


Indicazioni: infiammazioni della vagina di varia natura, con essudato catarrale, siero- fibrinoso, ecc .. Controindicata durante le mestruazioni.

Lavaggio delle mani Materiale: acqua pulita e sapone, un catino, un asciugamano pulito. Tecnica: l'O.S. deve lavarsi le mani con grande cura, insaponandole bene dai 2 lati, risciacquandole con acqua pulita, insaponandole di nuovo se necessario, risciacquandole ancora e asciugandole in un asciugamano ben pulito. E' molto più utile una buona insaponata che una disinfezione con alcool: il sapone sgrassa e porta via molto più sudiciume dalla pelle. L'O.S. deve lavare spesso le proprie mani e spiegare l'importanza delle mani pulite alla popolazione.

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simile). I guanti vanno passati sempre in disinfettante e controllati che non abbiano buchi. Far passare acqua negli aghi, sonde e tubi. Passare il materiale in alcool o altro disinfettante. Asciugarlo Riporre in apposita scatola di metallo o vetro il materiale che non si adopera correntemente o che si sterilizza solo al momento dell'uso mediante ebollizione o con disinfettanti liquidi. Sterilizzare il materiale da tenere sempe pronto, preferibilmente in autoclave o pentola a pressione o in stufa a secco (pag. 380) dentro le apposite scatole metalliche. Se si tiene del materiale sempre pronto per l'uso in liquido sterilizzante (guanti, pinze, bisturi, aghi e porta-aghi, filo), controllare che il liquido copra completamente il materiale stesso e cambiare il liquido quando si pensi sia troppo vecchio e inattivato.

Misurazione della Pressione Arteriosa Indicazioni: il lavaggio delle mani è un procedimento igienico tra i più importanti ed efficaci e l'O .S. dovrà metterlo in pratica spesso nel corso del suo lavoro curativo. In particolare prima di fare un'iniezione, prima di fare una medicazione, prima di visitare i malati, dopo aver visitato un malato contagioso, prima di pesare un bambino, ogni qual volta abbia toccato materiale sudicio o dopo essere andato a defecare o urinare.

Manutenzione di materiale sanitario Per far durare a lungo e in buona condizione il materiale in dotazione, occorre che l'O.S.lo tratti con cura. A tale fine egli dovrà: • Lavare ogni materiale subito dopo l'uso, con acqua fredda pulita (vi si può aggiungere del detergente ma poi occorre risciacquare con acqua semplice). • Se il materiale è smontabile (siringhe, forbici, alcuni tipi di pinze), smontarlo e lavarlo bene in tutte le sue parti. Se è materiale infetto, passarlo prima in soluzione disinfettante (Dettol, Cetavlon o 378

Materiale : apparecchio per misurare la pressione, detto sfigmomanometro; fonendoscopio. Tecnica: su paziente sdraiato comodamente sulla schiena o seduto, con il braccio destro (o sinistro) rilasciato e appoggiato a untavolo o alletto, con la palma della mano riyolta in alto. Spiegare al paziente cosa vogliamo fare. n paziente non deve essere emozionato o impaurito, perchè ciò potrebbe influire sulla pressione. Fissare il bracciale dell'apparecchio al braccio lasciando libera la piega del gomito; localizzare il battito dell'arteria omerale (quasi a metà della piega del gomito, all'interno del tendine del bicipite) u posarvi sopra la membrana del fonendoscopio; palpare contempo· raneamente il polso dell'arteria radiale dello stesso braccio. Chiu dere la vite della pera di gomma e gonfiare il bracciale fino alln scomparsa delle pulsazioni dell'arteria radiale. Aprire gradatamente la vite decomprimendo il bracciale fino a che si odono i prim l battiti dell'arteria omerale {pressione massima). Continuare la d o


compressione fino a che i battiti ascoltatorii alla piega del gomito scompaiano (pressione minima). Se non si ha il fonendoscopio si può misurare la pressione (solo la massima) palpatoriamente: palpando cioè al polso il battito dell'arteria radiale, che riappare, durante la decompressione, quando si è raggiunta appunto la pressione massima.

Misurazione della temperatura corporea La temperatura corporea viene misurata con il termometro clinico. Ne esistono di molto sensibili, che segnano già la temperatura dopo 1 minuto, e di meno sensibili, che impiegano 10 minuti. Prima della misurazione occorre abbassare il livello del mercurio sotto i 37 gradi (si scrive 37°) con scosse appropriate della mano. Nei bambini è più pratico misurare la temperatura rettale (normale fino a 37° 3) facendo attenzione che il bambino resti ben fermo per non rompere il termometro; negli adulti quella ascellare o inguinale (normale fino a 37°) o quella boccale (normale fino a 37° 3). Pulire sempre il termometro dopo l'uso con cotone idrofilo inumidito con alcool. Quando non lo si utilizza, il termometro va conservato nel suo apposito astuccio. In mancanza di un termometro si può avere un'idea del grado di temperatura toccando la fronte del malato (che è sempre molto calda nella febbre), palpando il polso (che è più frequente della norma) ed osservando gli occhi (che risultano lucidi).

bolle; • il calore umido sotto pressione: si ottiene per mezzo di un'a utoclave o di una pentola a pressione (che è una piccola autoclave comoda ed economica); • il calore secco: si ottiene con la stufa o forno Pasteur o per mezzo delflambaggio; • alcune sostanze chimiche come il Detto!, il Cetavlon, l'Hibitan, la tintura di iodio o di mertiolato, ecc. (ricordarsi che l'alcool solo non sterilizza). A livello di villaggio, il mezzo più semplice per sterilizzare è l' ebollizione: far bollire il materiale in acqua pulita, in un piccolo recipiente con coperchio. n materiale deve essere immerso in acqua fredda già ben pulito, senza tracce di sangue o pus, senza croste o depositi di sudiciume. Se si fa bollire una siringa mettere una garza sul fondo. Dopo la sterilizzazione gettare l'acqua facendola colare dal recipiente socchiuso, senza togliere del tutto il coperchio nè metterei le mani dentro. In tal modo il materiale può restare sterile pronto ad essere utilizzato anche più tardi (non più di qualche ora). Dopo l'uso il materiale va lavato accuratamente, asciugato bene e riposto in apposito contenitore al riparo da polvere e da mosche. Sempre a livello di villaggio, per sterilizzare d'urgenza la punta di un ago o di una pinza si può usare-una fiamma, arroventando il metallo e !asciandolo poi raffreddare senza soffiarci sopra; per sterilizzare una garza o un piccolo panno ci si può servire di un ferro da stiro ben caldo, passato sulle due superfici della stoffa. Utilizzabile anche, in mancanza di meglio, un forno da pane per sterilizzare ferri, compresse di garza e simili.

Sterilizzazione di materiale sanitario Siringhe, aghi, fili, pinze,· grappette, ecc. devono essere usati solo se sterilizzati, cioè privi di qualsiasi microbo, così da evitare infezioni delle ferite, della pelle, dei tessuti profondi, o generalizzate. I sistemi di sterilizzazione sono di vario tipo:

• l'ebollizione per 10 minut i, calcolati dal momento in cui l'acqua

L'autoclave e la stufa a secco si utilizzano generalmente a livello di Ospedale o di Centro di Salute. La pentola a pressione può essere utilizzata anche a livello di una piccola Unità di Salute periferica, essendo il suo funzionamento molto semplice. In ogni modo l'uso di questi apparecchi deve essere appreso da persona già esperta, poichè ne esistono vari modelli con diversi accorgimenti tecnici e modalità d'uso. 379


Diamo qui soltanto i tempi necessari per una efficace sterilizzazione con l'autoclave e con la stufa c. secco, in relazione ai diversi materiali da sterilizzare:

•Autoclave: temperatura

tempo

fili per sut\,lra

110°

10 minuti

vetrerie, guanti di gomma, flaconi con soluziqne fisiologica

120°

30minuti

ferri, garz~, biancheria e st offe varie

125°

40minuti

IDateriale

eStufa a secco:

L

/

---~ ~---

t~------------------·t Pinza per prelievo di materiale sterilizzato 380

solo per materiali metallici o di vetro (non sterilizzare materiali di stoffa o di gomma perchè si alterano o si bruciano). Temperatura: 160°. Tempo: 1 ora calcolata a partire da quando la stufa ha raggiunto i 160° e non da quando si accende. Ricordarsi che, se si sono sterilizzati più materiali, chiusi nelle apposite scatole metalliche, e se ne vuole poi utilizzare solo una parte, bisogna prelevare ciò che occorre con pinza sterile (tenuta a tal fine con la punta immersa in antisettico liquido, in apposito recipiente) e mai con le mani direttamente, afferrando solo il materiale occorrente senza toccare gli altri oggetti sterilizzati e richiudendo poi subito la scatola. Non parlare, non sternutire, non tossire quando la scatola è aperta. In tal modo il resto del materiale rimarrà sterile per qualche giorno.


)-

3.-

TECNICHE DI PRONTO SOCCORSO

Principi generali

e e e

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Agire con calma, rapidità e metodo. Capire cosa è successo, così da porre una diagnosi esatta per poter fare una terapia adeguata. Dare coraggio e fiducia al paziente. Per prima cosa, preservare il paziente da eventuali pericoli di morte: • se emorragia, bloccarla; • se perdita di coscienza, porre il paziente in posizione di sicurezza (pag. 389) in modo che le vie aeree lascino passare liberamente l'aria ai polmoni e non siano bloccate da vomito, ecc.; • eseguire se necessario la respirazione artificiale; • eseguire se necessario il massaggio cardiaco. Impedire che la situazione in atto possa peggiorare: • se c'è frattura di un arto, immobilizzare l'arto sul posto; • se c'è frattura della colonna, non muovere il malato altro che

e e

con tecnica appropriata, per non provocare lesioni del midollo spinale; • se c'è frattura esposta, non tentare difficili riduzioni che possono provocare infezioni ed emorragie; • se c'è ferita, proteggerla con garza sterile sul posto; • se c'è shock o emorragia, trattare sul posto; • in ogni caso, non muovere inutilmente il malato, non togliergli i vestiti o le scarpe se inutile, proteggerlo dal sole o dal freddo, allontanare i curiosi inutili (bastano pochi ad aiutare). Non dare nulla per bocca se il paziente è senza coscienza o se si sospetta una lesione interna (addominale o toracica) o se si pensa che dovrà essere dopo poco portato in sala operatoria e anestetizzato. Organizzare rapidamente il trasporto in Ospedale: accompagnatori, barella, coperta e cuscino, posizione corretta del malato, mezzo di trasporto, foglio di accompagnamento riempito con precisione. 381


LESIONI TRAUMATICHE Traumi al torace o all'addome 1.

• con ferita: coprire immediatamente la ferita con compresse di garza sterile in più strati, senza tentare di esplorarla in profondità e senza porvi disinfettanti dentro, ma solo sulla pelle tutto attorno. Fissare la garza con un cerotto o con una sciarpa o altro panno. Inviare d'urgenza in Ospedale (reparto chirurgico) dopo aver somministrato antibiotici e aver scritto il biglietto di accompagnamento. n malato va trasportato semiseduto, o seduto a seconda di come si sente più comodo, con le gambe piegate, sorrette da un cuscino (ferite all'addome) o distese a sua comodità. Sorvegliare che non ci sia emorragia o shock (polso) . In caso ci fossero queste complicazioni vedi i relativi capitoli. Non dare da bere al malato; solo se ha molta sete bagnargli le labbra di tanto in tanto. • senza ferita: cercare di capire dove il paziente ha dolore, muovendolo meno possibile. Se C. G. gravi o sospetta frattura o emorragia interna, inviare d'urgenza in Ospedale. Se C. G. buone, analizzare con caima la situazione e vedere se il paziente si riprende bene, senza intervenire con medicinali inutili. Sorvegliare respiro, polso, pressione, labbra (asciutte? pallide?). Controllare il colore dell'urina (sangue?). Trauma cranico • Se il paziente. è svenuto, parlo sul fianco in posizione di sicurezza. Controllare il respiro e il polso. • Se è cosciente, va tenuto sdraiato ma con la testa un poco sollevata e voltata di fianco in caso vomitasse. • Se il respiro si arresta tentare respirazione artificiale bocca a bocca. 382

Pronto soccorso per ferita toracica


• Se c'è sangue che cola dal naso o dall'orecchio, senza che ci sia stato un diretto traumatismo in quegli organi, è probabile ci sia una frattura della base cranica: iniettare antiemorragico im. ed ospedalizzare d'urgenza, se Ospedale vicino e strada buona. • Se strada cattiva e viaggio lungo, considerare il rischio di ulteriore traumatismo nel viaggio. Inutile inviare il paziente in Ospedale se poi li non c'è chirurgo a disposizione.

Sindrome da schiacciamento • Liberare il soggetto più rapidamente possibile dalla terra, pietre o altro materiale pesante che lo ha schiacciato. • Lasciare il paziente sdraiato, sollevandogli le gambe, con la testa non sollevata (posizione antishock). • Controllare che non ci siano fratture agli arti, torace, colonna, cranio, bacino. • Se arto schiacciato da 1 o più ore, applicare un laccio alla sua base e inviare d'urgenza in Ospedale. Il laccio va allentato ogni 15 minuti per 1 minuto: dall'arto schiacciat o passano altrimenti in circolo tossici che possono provocare gravi lesioni renali.

Frattura di un arto

• Nell'immobilizzare l'arto occorre bloccare le due articolazioni vicine alla frattura, cioè quella subito sopra e quella subito sotto, in modo che l'osso rotto non possa muoversi. • Se c'è molto dolore dare aspirina o codeina. Si può fare un'iniezione di novocaina al10% nel focolaio di frattura ma disinfettando accuratamente la pelle con tintura di iodio e utilizzando materiale sicuramente sterile (pericolo di osteomielite). • Se c'è shock, come spesso accade, provvedere al riguardo: coprire il malato con coperte, tenere sollevati gli arti (posizione antishock). • Se l'arto si presenta non più in asse o raccorciato, riportarlo cautamente in una posizione più naturale possibile, mediante trazione lenta e continua. Non forzare, specie se non si ha esperienza. • Se frattura esposta, schegge di osso sporgenti, meglio ricoprire la ferita con compresse di garza sterile, fissandole con benda o cerotto, senza tentare di rimettere dentro l'osso. Inviare al chirurgo d'urgenza, facendo prima antibiotici e antitetanica. • Se la frattura è all'arto superiore, si può immobilizzarlo fissando il braccio piegato contro il torace, con fazzoletto o triangolo o bende legate al collo. Se all'arto inferiore, il malato deve essere steccato sdraiato; in mancanza di stecca, i due arti inferiori possono essere legati tra loro così che l'arto sano faccia da stecca e protegga l'arto fratturato. Nelle fratture del femore la stecca deve essere sufficientemente lunga da poter poggiare in alto sul bacino e in basso sul piede.

• Immobilizzare sul posto l'arto fratturato meglio se con stecche di legno o tavolette ma , in mancanza di quelle, anche con semplici pezzi di rami, bastoni quaderni o giornali o riviste arrotolate attorno all'arto, pezzi di stuoia o simili (ottimo anche un pezzo di canna di bambù di grosso calibro, spaccato a metà, per fratture dell'avambraccio o della gamba). • Imbottire, tra le stecche e l'arto, con cotone o panni; fissare l'immobilizzazione con bende o fazzoletti. L'immobilizzazione ben fatta calma il dolore e previene da ulteriori lesioni dei tessuti molli, nervi e vasi, e dallo shock. 383


1. Frattura del polso con spostamento 2. Riduzione dello spostamento 3.4. Immobilizzazioni prowisorie di fratture dell'avambrac-

cio o del braccio 5. Immobilizzazione prowisoria per frattura del/'omero 6. Frattura della gamba 7. Frattura del femore


Frattura del bacino • Muovere il malato meno possibile e considerare la possibilità di lesioni delle vie urinarie (vescica, uretra) e di emorragie interne. • Aiutare il malato a mettersi nella posizione per lui più comoda. Se preferisce restare semiseduto, mettere cuscini dietro la schiena; se con ginocchia piegate, sorreggerle con cuscino o coperta ripiegata. • Per trasporto in Ospedale, immobilizzare il malato cercando di bloccare i movimenti delle gambe; su barella rigida, legare gli arti inferiori tra di loro con bende o fazzoletti in più punti, (con panno ripiegato tra le ginocchia) . Sostenere, se occorre, il bacino avvolgendolo con grossa sciarpa, annodando sul lato non fratturato.

Frattura della colonna • Attenzione a non provocare, muovendo il malat o, lesioni del midollo spinale con paralisi gravissime, irreversibili o morte. • Non muovere il malato se si è soli o in due. Occorrono almeno 3, meglio 4 o 5 persone, per sollevarlo senza traumatizzarlo e metterlo in barella. • Le persone che lo sollevano devono agire tutte contemporaneamente : 3 o 4 sul corpo e gambe, 1 sorreggendo la testa, così che tutta la colonna sia mantenuta rigida, senza la minima sollecitazione ad essere piegata. • La barella deve essere rigida; può essere improvvisata con una tavola, una porta, un letto, una scala, in mancanza di vera barella.

Trasporto di persona con frattura della colonna 385


Frattura della clavicola

l

• Mentre il paziente si sostiene il gomito dal lato fratturato, circondare ognuna delle due spalle con una benda o con un grosso fazzoletto triangolare passante sotto l'ascella, e bene annodata con doppio nodo. • Passando dietro la schiena del malato, legare t ra di loro le 2 bende, sul dorso, con una terza benda che mantenga in trazione le due prime, o unendo tra di loro le rispettive estremità incrociate. • Porre una stoffa ripiegata o del cotone come imbottitura sulla schiena, sotto alle bende in modo da tenerle bene in tensione . • Sostenere il gomito dal lato fratturato con triangolo o fazzoletto legato al collo.

3

Immobilizzazione di frattura della clavicola destra

Frattura costale

Immobilizzazione di frattura costale destra 386

• Bloccare i movimenti dell' emitorace corrispondente con 1-2 o più strisce di cerotto poste alla base dell'emitorace stesso e poggianti in avanti sullo sterno e indietro sulla colonna vertebrale. • Il paziente non ha bisogno di essere inviato in Ospedale sia perchè non può essere ingessato, sia perchè la stessa diagnosi è già possibile clinicamente (osservare, palpare, notare la dolorabilità alla pressione sullo sterno) senza bisogno di Raggi X. • Meglio far dormire il paziente semiseduto o seduto anzichè sdraiato. Se c' è tosse, dare sciroppo calmante. • Se la frattura è esposta, dalla ferita si sente "succhiare aria" ; coprire immediatamente con compresse di garza sterile e cerotto e inviare d'urgenza in Ospedale. \


Riduzione di lussazione • Non tentare la riduzione se non si ha già una buona esperienza in proposito. Me glio inviare d'urgenza il paziente in Ospedale con bendaggio di sostegno, anzichè provocargli lesioni più gravi. • Eseguire le trazioni opportune con forza senza scatti, gradatamente, continuativamente, se necessario per più minuti, così da vincere lo spasmo muscolare riflesso. • Dopo la riduzione, immobilizzare la parte con molt o cotone e fasciature. Considerare che ogni lussazione comporta strappi di legamenti e versamenti articolari e periarticolari così che occorre del tempo (settimane) perchè l'articolazione ritorni alla normalità. • Se si sospetta frattura o riduzione non riuscita, inviare in Ospedale.

Riduzione di una lussazione dell'anca

Trattamento di una ferita • Avere sempre già pronto il materiale necessario: acqua sterile, sapone, soluzione disinfettante (tipo Dakin o Cetavlon o Dettol) o acqua ossigenata, tintura di iodio o di mertiolato, numerose compresse di garza sterili, cotone idrofilo, bende di garza, pinze e forbici sterili, eventualmente guanti sterili, filo, aghi e pinze sterili per suture. • Lavarsi bene le mani con acqua e sapone prima di toccare il materiale necessario. • Spiegare al malato cosa dobbiamo fare e sistemarlo in posizione comoda, preferibilmente sdraiato. • Scoprire la zona della ferita, se coperta da vestiti o da medicazione improvvisata, t agliando se occorre la stoffa o i lacci della

Riduzione di una lussazione della spalla 387


• • • •

medicazione. Se ci sono peli, tagliarli o rasarli largamente attbrno alla ferita. Se la ferita è sporca di terra, sudiciume, corpi estranei, lavarla con acqua e sapone, procedendo dal dentro verso il fuori; poi con disinfettante leggero (Dakin) o acqua ossigenata o acqua sterile (bollita) rilavare la ferita. Se necessario pulire l'interno della ferita con pinza e garza sterile, togliendo accuratamente og ni corpo estraneo incuneatosi e ogni sudiciume, senza far sanguinare inutilmente, ma con decisione (ogni corpo estraneo rimasto provocherà suppurazione). Osservare l'interno della ferita e considerare la possibilità di lesioni profonde ledenti tendini, nervi, ossa od organi interni. Se ne esiste il sospetto, esplorare con pinza sterile e cautamente il fondo della ferita. In caso di tali lesioni inviare in Ospedale dopo a ve r fatto medicazione sterile. Dinsinfettare la cute attorno alla ferita con tintura di iodio o di mertiolato. N o n disinfettare mai l'interno della ferita ma proteggerla, durante la disinfezione c utanea, con compressa di garza sterile (il disinfettare l'in terno della ferita provoca danno, perchè si distruggono in tal modo le resistenze naturali dei tessuti). Coprire con compresse di garza sterile e fasciare con benda di garza o con t riangolo di tela. Fare vaccino antitetanico o siero (se si ha in dotazione) con le dovute precauzioni (vedi istruzioni allegate al siero; attenzione a reazioni da siero). Se ferita profonda, farne la sutura (vedi) con eventuale regolarizzazione dei bordi con forbici o bisturi se tessuti molto contusi e necrotici (meglio farlo fare in Ospedale). La zona ferita deve restare in riposo: se è ad un arto superiore, immobilizzare l'arto legandolo al collo; se a una mano, immobilizzarla ponendo nel palmo una grossa palla di cotone o di stoffa, e fasciando poi la mano chiu sa sulla palla; se ad un arto inferiore, meglio che il paziente non cammini m a sia trasportato in barella. Proteggere la medicazione con fazzoletto o triangolo dalla polvere d ella strada e dalle mosche.

388

Medicazioni successive • La prima medicazione successiva va fatta dopo 2-3 giorni, a meno che non si sia notato dopo poche ore sangue che bagni in abbondanza la fasciatura oppure insorgenza di febbre, tensione e dolore della ferita. In tali casi rimuovere la medicazione, rinnovarla e fasciarla bene, con la necessaria compressione (se emorragia) o dando antibiotici (se infezione). Eventualmente inviare in Ospedale. • Se non c'erano complicazioni: tolta la fascia, scollare la garza dalla ferita con estrema delicatezza e senza mai far sanguinare. Usare eventualmente acqua ossigenata o acqua bollita o un lieve disinfettante (Dakin) . • Cambiare la garza e la benda. Se c'è lieve suppurazione pulire, spremendo molto leggermente. Misurare la temperatura se si sospetta infezione. • Far tornare il paziente dopo altri 3-5 giorni.

Sutura di una ferita • Avere sempre già pronto il materiale occorrente sterilizzato: filo di seta no 2 e 4 (per cute), catgut no 00 (per mucose o strati profondi); aghi ricurvi n° 2 (per cuoio capelluto), no 4 (per cute di adulto) , più sottile (per cute di bambino o sul viso); pinza, forbici, porta aghi, compresse di garza, bende di garza, piccoli campi di tela o fazzoletti, qualche striscia di gomma (da vecchi guanti) per d renaggi, guanti di gomma. Avere inoltre tintura di iodio o mertiola to, cotone, bende di garza. • Lavarsi bene le mani. Se non si hanno guanti sterili, disinfettarle. • Prima di su turare, la ferita deve essere stata già ben pulita, e la. cute attorno a i suoi bordi disinfettata con tintura di iodio. Se tessuti morti, sfrangiamenti, anfrattuosità, regolarizzare delicatamente i bordi con forbici o bis turi. • I punti vanno dati pr eferibilmente staccati, alla distanza di 1 cm


• • • •

l'uno dall'altro, fermandoli con doppio nodo, annodato non sulla ferita, ma al di fuori di quella, su uno dei lati. Ogni punto deve penetrare profondamente negli strati inferiori che erano stati inter· rotti dalla ferita, e non restare troppo superficiale (ciò provoche· rebbe la formazione di cavità sottostante). Si apprende a mettere i punti lavorando vicino a persona esperta che sappia insegnare la tecnica esatta. Se la ferita era molto vasta, con scollamenti, perdite di sostanze, corpi estranei e sudiciume, porre un drenaggio ad una o alle due estremità della sutura; il drenaggio va tolto dopo 1·2 giorni. Copriie la sutura con garza sterile e bendare. Immobilizzare la zona della ferita, se nece.s sario. Dopo 48 ore controllare la ferita, a meno che non siano insorti do· lari, gonfiore, febbre o emorragia g ià dopo poche ore. Se c 'è pus far saltare con la forbice 1 o 2 punti. Se c'è febbre dare antibiotici. Dopo 5·7 giorni togliere i punti: disinfettare con tintura di iodio la cute e i fili, tirare in alto il nodo del punto, distaccandolo un poco dalla cute; tagliare il filo subito al di sotto del nodo, sfilare il filo delicatamente tirandolo verso l'alto, senza far male. Medicare con garza sterile e bendare. Se la ferita è da suturare e non avete il materiale adatto, potete chiudere la ferita applicando un cerotto a trazione sui suoi lembi, trasversalmente: applicare metà della striscia di cerotto da un la· to della ferita e farlo bene incollare; stringendo bene la ferita incollare l'altra metà sull'altro lato. Il cerotto va tolto, con alcool o con benzina, non prima di 5 giorni.

AppUcazlone di grappette Per alcune Ierite da taglio non troppo profonde n è troppo vaste, si può suturare con grappette metalliche (agrafes) anzichè con punti. Le grappette sterilizzate si applicano con pinza apposita, tenendo bene uniti con altra pinza i 21ombi della ferita. Per la loro rimozione si usa il becco dell'estremo posteriore della stessa pinza.

Ferita ad un occ:hio • Considerarla sempre molto pericolosa. • Porre una garza sterile ripiegata in quattro sull' occhlo e bloccarla con cerotto. • Fare iniezione im. di penicillina (1-2 milioni) e antìtetanica. • Inviare d'urgenza in Ospedale dove ci sia oculista o medico esperto.

PERDITE DI COSCIENZA

Posizione di sicurezza di paziente incosciente E' posizione semplice e importantissiina, in cui bisogna porre sem· pre qualsiasi persona che, per ragioni varie, abbia perso la coscien· za. Previene la morte per soffocazione dovuta, in parecchl casi, all'aspirazione nelle vie aeree di vomito o sangue, o alla caduta inter· na della base della lingua occludente il faringe. • Paziente disteso in terra. Inginocchiarsi vicino a lui e tirandolo per una spalla o per l'anca girarlo su un fianco. • Ripiegare il braccio e la gamba sopra stanti del paziente quasi ad angolo retto col corpo, cosi da dare maggiore stabilità alla posi· zione. • Accertarsi che la bocca sia.libera da cibo, vomito, muco, sangue, corpi estranei, passando un dito rivestito di garza o con fazzolet· to nel suo interno. • Porre il capo in leggera estensione e, se il paziente non respira bene, agganciare con il pollice la mandibola dall'interno della bocca e tirare verso l'avanti il mento, così da provocare un miglio· re passaggio dell'aria nel faringe. 389


• Non allontanarsi che quando il paziente possa di nuovo rialzarsi. • N o n lasciare andar via da solo il paziente, quando si è ripreso, ma farlo accompagnare da qualcuno.

Coma

Posizione di sicurezza di paziente con perdita di coscienza Svenimento o Lipotimia • Porre il paziente sdraiato sul dorso, senza nessun cuscino sotto il capo. Si possono sollevare le gambe, se necessario, per fare affluire più sangue alla testa. • Osservare se respira bene, palpare il polso, prendere la pressione. Se respirasse male metterlo in posizione di sicurezza (ma nella lipotimia la perdita di coscienza è breve in genere e senza disturbi respiratori). • Sciogliere eventuali vestiti troppo stretti attorno al collo, torace o addome. • Fare vento sul viso e risvegliare la sensibilità cutanea con piccoli spruzzi di acqua fredda. 390

• Assicurarsi che le vie aeree siano libere da muco, vomito, sangue, ecc.; pulendo la cavità orale con 2 dita rivestite da garza o fazzoletto; porre il paziente in posizione di sicuxezza. • Assicurarsi che il paziente respiri e che il cuore batta: in caso contrario praticare respirazione artificiale ed eventualmente anche massaggio cardiaco. • Stabilire il grado di coscienza: coma profondo o perdita momentanea e superficiale di coscienza o semplice stato di torpore? Cercare di identificare la causa interrogando i parenti ed osservando eventuali segni: pupille dilatate o asimmetriche, frequenza del respiro, frequenza e intensità del polso, temperatura, colore delle mucose, odore dell'alito, emorragie esterne, convulsioni, contratture, posizioni particolari delle braccia o delle gambe. Pensare alla possibilità di emorragia interna. • Ospedalizzare d'urgenza, annotando con precisione ciò che avete osservato e l'ora di partenza, sul biglietto di accompagnamento.

Convulsioni • Porre sotto la testa del paziente un cuscino o una coperta ripiegata affinchè non si ferisca il capo • Porre il manico di un cucchiaio o un bastoncino (eventualmente coperto da qualche giro di fascia o da fazzoletto) tra i denti del paziente , per evitare morsi della lingua. • Non tentare di tener fermo il paziente durante i movimenti convulsivi. • Iniettare im. Phenobarbital o Diazepan.


Colpo di calore • Porre il malato all'ombra, in posizione dì sicurezza se incosciente, o seduto s emisdraiato se cosciente. Far allontanare le persone attorno (ne bastano 1 o 2 per aiutare). • Far vento al malato, con qualsiasi ventaglio improvvisato. • Dare da bere acqua potabile con un pizzico di sale o di bicarbonato (non se è incosciente). • Impacchi freddi sul capo, eventualmente anche sui polpacci o sull'intero corpo con un lenzuoìo umido, dopo aver tolto i vestiti. Frizionare poi con le mani la pelle. Controllare la temperatura.

Colpo di sole • Portare il paziente immediatamente all'ombra. • Impacchi freddi sul capo. • Dargli da bere acqua con bicarbonato (un cucchiaio in l litro), o tè tiepido zuccherato. Non bevande troppo fredde.

LESIONI A CARICO DELL'APPARATO RESPIRATORIO

Rappresentano urgenze assolute (imminente pericolo di vita) e richiedono perciò un'azione estremamente rapida e precisa.

Asfissia • Togliere subito l'eventuale causa dell'asfissia: corda al collo, corpo estraneo in gola, sacco di plastica sul capo in bambino, braciere in stanza chiusa, bombola di gas, ecc .. • Assicurarsi che le vie aeree siano libere, osservando bene la cavità orale, passando 2 dita con garza all'interno e controllando che la lingua non ostruisca la respirazione. Tirare eventualmente la lingua all'esterno o spingere la mandibola in avanti. • Porre il paziente in posizione di s icurezza solo se c'è vomito, altrimenti iniziare subito la respirazione artificiale e, se n ecessario, il massaggio cardiaco.

Annegamento • Portare il paziente fuori dall'acqua. • Tentare di fargli espellere l'eventuale liquido presente nelle vie aeree sollevandolo per i piedi, con il torace poggiato in terra e il viso in basso, dandogli colpi con il palmo della mano sulla schiena (farsi aiutare da una o due persone). Se è un bambino sollevarlo completamente da terra, afferrandolo per i piedi, con la testa in basso, e dargli qualche colpo con la mano sulla schiena. • Porre il paziente in posizione di sicurezza se respira . • Se non respira, respirazione artificiale bocca a bocca o con altro sistema e massaggio cardiaco. 391


Rimozione di ostruzione daUe vie respiratorie Quando un corpo estraneo (nocciolo di frutta, foglia, moneta ecc.) si ferma accidentalmente in gola, quasi sempre in bambino, provocando soffocazione; se non si riesce a vederlo o afferrarlo con 2 dita eseguire rapidamente le seguenti manovre : • Se bambino piccolo, sollevarlo con una mano per i piedi, a testa in basso e con l'altra mano aperta dargli 4-5 colpi sul dorso in mezzo alle scapole. • Se adulto o ragazzo, metterlo a pancia sotto su un tavolo, tenendone la testa e il torace al di fuori, piegati in basso; oppure appoggiandolo sul proprio ginocchio, sempre a pancia sotto. Colpire con la mano aperta sulla schiena come già detto. • Se necessario, una volta liberate le vie respiratorie, fare respirazione artificiale.

Respirazione artificiale bocca a bocca

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Rimozione di ostruzione delle vie respiratorie 392

• Porre il paziente disteso per terra, sul dorso. Se c'è un cuscino metterlo sotto le spalle e non sotto la testa. • Controllare che le vie aeree siano libere. • Estendere all'indietro la testa del paziente (una mano spinge la fronte indietro, l'altra spinge da sotto il collo in alto). • Portare in avanti la mandibola spingendola in a lto dal suo angolo esterno, o tirandola in alto col pollice che aggancia l'arcata dentaria inferiore, dall'interno della bocca. • La mano che tiene la fronte deve chiudere (pollice e ind ice) il naso del paziente, l'altra mantiene la mandibola in buona posizione. • Inspirare profondamente, applicare la bocca sulla bocca del paziente (se si ha un fazzoletto, frapporlo tra le due bocche) e soffiare non troppo forte ma con continuità per 4-5 secondi fino a che si apprezza la resistenza del polmone gonfiato e si vede che il torace si solleva. Se ciò non avviene significa che c'è ostruzione delle vie aeree: controllare la posizione della testa e della mandibola.


• Staccare la bocca ed attendere qualche secondo, osservando la ricaduta del torace. Inspirare. • Ripetere l'insufflazione rapidamente per 4-5 volte in modo da portare più ossigeno possibile ai polmoni in bréve tempo. Continuare così soffiando ritmicamente ogni 3-5 secondi fino a che il paziente cominci a respirare spontaneamente. • Se il paziente è un bambino, poJ;re la propria bocca in modo da coprirne sia la bocca che il naso; soffiare più delicatamente che nell'adulto, per non provocare lesioni polmonari. • Se il paziente continua a non respirare passare al massaggio cardiaco, per 15-20 secondi, quindi riprovare la respirazione bocca a bocca.

Massaggio cardiaco • Paziente sdraiato sul dorso, rianimatore a un suo fianco. • Con il palmo delle due mani, appoggiate una sopra l'altra, eseguire una rapida intensa compressione sulla metà inferiore dello sterno, in modo da abbassare questo di 2-3 cm, per 1 secondo. Nei bambini basta una pressione molto più leggera, praticata con2 dita. • Ripetere più volte a colpi rapidi, con le braccia tese, un colpo al secondo per 15-20 volte. Eseguire poi 2 rapide insufflazioni dei polmoni, bocca a bocca; ripetere quindi la compre.ssione cardiaca. • Continuare fino a che si noti miglioramento: quando le pupille si restringono, il polso batte, il colore delle mucose diventa più roseo, vuoi dire che il massaggio cardiaco ha avuto successo.

Respirazione artificiale bocca a bocca

Respirazione artificiale su paziente supino (metodo Sylvester) Il metodo è indicato quando non si possa fare la respirazione bocca a bocca, per lesioni facciali ad esempio, o malattie infettive conta-

Massaggio cardiaco 393


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• Paziente sdraiato, con la schiena appoggiata su cuscino o su coperta ripiegata. Rianimatore in ginocchio tenendo la testa del paziente tra le proprie ginocchia. Assicurarsi che le vie aeree siano libere. • Afferrare i polsi del paziente e inc rociandoli sul suo torace appoggiarvisi sopra col proprio peso a braccia tese, piegandosi in avanti così da comprimere fortemente la gabbia toracica (espirazione forzata) . • Rilasciare la pressione, tirare le braccia del paziente verso l'alto e in fuori (inspirazione forzata). • Ripetere i movimenti ritmicamente ogni 4-5 secondi fino a che il paziente ricomincia a respirare spontaneamente.

Respirazione artificiale su paziente prono (metodo Holger · Nielsen) Indicato ugualmente se ci sono lesioni al volto o se si prevede che il paziente vomiti.

3

Respirazione artificiale 394

• Paziente disteso a pancia sotto, con braccia in alto e gomiti piegati, testa ruotata da un lato. Rianimato re appoggiato con unginocchio in terra, tenendo la testa del paziente tra il ginocchio e il piede dell'altra gamba. • Appoggiare le palme delle mani, bene aperte e con i pollici che si toccano, subito sotto le scapole del paziente e, a braccia tese, comprimere il torace col peso del proprio corpo (espirazione forzata), piegandosi verso l'avanti. • Riportare il tronco indietro, afferrando i gomiti del pazie nte e tirandoli verso l'alto, col solo movimento di raddrizzamento del tronco (inspirazione forzata). • Ripetere il movimento di pressione del torace e quello di raddrizzamento ogni 4-5 secondi, fino a che il paziente ricomincia a respirare spontaneamente.


LESIONI A CARICO DELL'APPARATO CIRCOLATORIO

Pincipi generali nel trattamento delle emorragie

Rappresentano molto spesso delle urgenze assolute, per imminente pericolo di vita del paziente.

• Considerare l'emorragia grave un'urgenza assoluta, con precedenza di trattamento su ogni altra malattia (ad e sclusione d ell'asfissia acuta, dell'arresto respiratorio, talvolta dello shock, situazioni tutte che vanno ugualmente considerate di urgenza assoluta) . • N ella maggior parte dei casi di emorragia esterna, il bendaggio compressivo è sufficiente a bloccare l'emorragia. In qualche caso (lesioni di arterie) è necessaria la compressione digitale o l'applicazione di un tourniquet, rappresentando quest'ultima una misura di eccezione. • Non lasciar mai sanguinare un paziente se si può intervenire arrestandone l'emorragia; anche se il sangue che perde è poco, la sua perdita verrà compensata solo con notevole sforzo dell'organismo. • Nelle emorragie interne non fidarsi mai delle iniezioni di antiemorragici (utili ma non risolventi) ma inviare sempre d'urgenza il malato in Ospedale ave esista un servizio di chirurgia. • In caso di emorragia abbondante pensare a prevenire lo shock che non tarderà a comparire. • La fuoriuscita rapida di oltre 2 litri di sangue - un terzo della quantità totale del sangue del corpo umano (che è di circa 61itri)provoca in genere la morte.

Emorragie Vengono distinte dal punto di vista della gravità, in:

• emorragie leggere: per rottura di capillari o di piccoli vasi venasi, con tendenza ad arrestarsi spontaneamente; • emorragie gravi: per rottura dì vasi arteriosi o venosi, con tendenza a sanguinare se lasciate a sé. A seconda dei vasi interessati vengono distinte in: • arteriose: il sangue è rosso vivo, fuoriesce a getto zampillando con intermittenze in connessione con i battiti cardiaci, i bordi della ferita n on sono imbrattati di sangue; • venose: il sangue è piuttosto scuro, cola in modo continuo, debordando dalla ferita che ne risulta ricolma e imbrattata; • capillari: il sangue è rosso vivo e fuoriesce a goccioline da diversi punti della zona interessata, n on proveniente da vasi visibili ad occhio nudo, non in connessione con il battito cardiaco; • miste: il sangue è più o meno rosso, in relazione alla maggiore o minore componente arteriosa, venosa o capillare.

Interventi in caso di emorragia interna A seconda della sede si distinguono in: • interne: a carico di organi profondi, racchiuse in cavità interne ; • interne esteriorizzate: a carico del tubo digerente, con fuoriuscita di sangue dalla bocca o dall'ano; delle vie aeree, con sangue dalla bocca o dal naso; delle vie urinarie o genitali, con sangue nell'urina o in vagina; a carico dell'encefalo per frattura della base cranica, con sangue dall'orecchio o dal naso o sottocongiuntivale; • esterne: sangue direttamente fuoriuscente attraverso la pelle o le mucose visibili ferite.

• Non far muovere il paziente ma farlo trasportare d'urgenza, con barella, in Ospedale, senza perdere tempo. • In attesa che sia pronto il mezzo di trasporto e gli accompagnatori, fare applicazioni fredde sulla zona interessata (impacchi; ghiaccio, se possibile) • Iniettare antiemorragici. • Prevenire lo shock: coperta, arti sollevati, testa abbassata. • Riempire rapidamente il foglio di accompagnamento annotando: 395


la frequenza del polso e del respiro, la pressione riscontrata, la temperatura, il colorito delle mucose.

Interventi in caso di entorragia esterna

Punti di compressione di vasi arteriosi per fermare emorragie t.a. carotide 2.a. omerale 6 3.a. radiale e a. ulnare 4.a. poplitea 5.a. femorale 6.a. tibia/e ant. e post. _ _ _ _ _ __ _ __ _ _ __ _ ____. 396

• Bendaggio compressivo sulla ferita con più compresse di garza sterile o con fazzoletto ripiegato o altro panno pulito, ricoprendo con benda bene applicata. N ella maggior parte dei casi si riesce a bloccare l'emorragia. Se il bendaggio si imbeve di sangue non toglierlo ma aggiungervi sopra un altro bendaggio • Se emorragia ad un arto o al collo, di tipo arterioso, comprimere manualmente contro l'osso sottostante l'arteria principale affluente nei punti adatti ; se non vi si riesce applicare tourniquet. Approfittando del momentaneo arresto dell'emorragia far fare da un aiutante un bendaggio compressivo. Se nella ferita si riesce a vedere il vaso da cui sgorga il sangue si può tentare di chiuderlo con una Kocher o con altra pinza chirurgica. • Se di tipo venoso e ad un arto, sollevare l'arto in alto, tamponando poi la ferita con medicazione compressiva. • Se il vaso reciso è importante, fatta la compressione immobilizzare l'arto interessato ed ospedalizzare il paziente d'urgenza per la legatura del vaso. • Se c'è o si prevede che sopravvenga uno stato di shock, inviare in Ospedale d'urgenza per trasfusione. • Non fare fleboclisi di soluzione fisiologica se non si può controllare bene l'emorragia, perchè l'aumento della pressione provocata dalla fleboclisi può fare aumentare l'emorragia stessa. Se invece l'emorragia è controllata si può fare fleboclisi.


Applicazione di toumiquet improvvisato • Applicarlo solo per emorragie arteriose degli arti, strappamento traumatico di un arto, emorragie miste gravi da ferite di guerra, in scontri d'auto, ecc .. • Applicare il tourniquet, costituito da un fazzoletto arrotolato o da una benda o altra striscia di stoffa, attorno all'arto interessato, a monte della ferita (cioè tra la ferita e il cuore} e annodarlo a 10-15 cm dalla pelle. • Introdurre un bastoncino robusto, un pezzo di ramo o un cucchiaio tra il nodo e la pelle e girarlo più volte così da serrare col fazzoletto sempre di più l'arto. • Ancorare il bastoncino con altro fazzoletto applicato un pò più in basso del primo. • Approfittare del momentaneo arresto dell'emorragia per applicare medicazione e bendaggio compressivo sulla ferita sanguinante, se possibile. • Segnare l'ora esatta dell'applicazione del tourniquet su un foglietto che resti in vista (attaccato con un cerotto sul petto o sulla fronte del malato). Il tourniquet non può essere mantenuto per più di 1-2 ore, potendo derivarne gangrena dell'arto. • Dopo 30 minuti o 1 ora rallentare gradatamente il tourniquet per tornarlo a stringere in caso che l'emorragia riprendesse. • Il malato deve essere inviato d'urgenza in Ospedale chirurgico per legatura dell'arteria, trasfusione, ecc.

Intervento in .c aso di shock • Se si prevede l'insorgenza dello shock, mettere in atto i provvedimenti antishock prima che questo si manifesti. • Rendersi conto della causa dello shock e combatterla con misure specifiche se possibile: se da emorragia, frenare l'emorragia; se da ustioni, dare liquidi; se da diarrea, dare liquidi; se da frattura, immobilizzare il focolaio di frattura; se da infezioni, antibiotici.

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Applicazione di tourniquet improwisato 397


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Tamponamento nasale anteriore

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Dopo aver tentato sistemi più semplici per frenare una importante emorragia nasale (come ad esempio: stringere la parte anteriore del naso per 5-10 minuti, fare impacchi freddi sul naso, fronte e dietro la nuca, toccare con acqua ossigenata il punto di sanguinamento) se non vi è stato successo eseguire il tamponamento nasale anteriore. • N o n zaffare le cavità nasali alla cieca, ma seguire una tecnica precisa, con mezzi idonei: garza per uso nasale o striscia di garzatagliata, della larghezza di 1 cm, pinza a baionetta ad anelli per uso nasale o pinza comune da medicazione, speculo (non indispensabile), buona illuminazione. • Introdotto lo speculo e osservata la mucosa, introdurre la garza attraverso lo speculo con la pinza, piegandola in strati, sistematicamente. Non spingere la garza con violenza. Non zaffare troppo serratamente. Se non si ha lo speculo introdurre ugualmente la garza con delicatezza tenendo la narice bene aperta con 2 dita. • Lasciare il tamponamento per 12-24 ore. • Ricordarsi che in caso di pressione arteriosa elevata, l'epistassi può essere utile provocando abbassamento della stessa.

Posizione antishock

Tamponamento vaginale

• Porre il paziente in posizione antishock che favorisca l'afflusso del sangue al cervello, organo che maggiormente soffre per mancanza di sangue ossigenato: testa più in basso del corpo, arti mantenuti s ollevati con un cuscino, con una sedia o dalle mani di chi assiste. • Proteggere il paziente dalla dispersione di calore, coprendolo con una coperta; il corpo nello shock tende a raffreddarsi. • Ricoverare d'urgenza il paziente per trasfusione (farlo accompagnare da parente che doni il sangue) o plasma endovena e per altre terapie intensive in relazione alla causa di origine. Riempire con precisione la scheda di accompagnamento (polso, respiro, pressione, temperatura, mucose visibili, condizioni generali).

Si pratica a scopo emostatico temporaneo durante emorragia uterina da aborto, placenta previa o altre cause, per permettere l'invio della paziente in Ospedale senza farle perdere troppo sangue. Non fare però affidamento sul suo effetto emostatico e considerare il caso sempre da ricovero urgente. • Con la donna in posizione ostetrica e dopo aver applicata una valva posteriore, riempire metodicamente con batuffoli di cotone o con lunga garza sterile, mediante lunga pinza, dapprima i fornici vaginali poi il lume della vagina, stipandola bene • Mantenere la donna in posizione orizzontale, senza cuscini sotto la testa ma con cuscino sotto il bacino. Coprire la donna con una coperta.

398


MALNUTRIZIONE INFANTILE GRAVE

n trattamento della malnutrizione grave del bambino impone, da parte dell'O.S., una grande attenzione e spesso un intervento d 'ur· genza. I danni causati all 'organismo da questa malattia vanno infatti considerati sempre seri e p ericolosi pe r lo sviluppo fisico e intellettuale del piccolo pazente, spesso direttamente pericolosi per la sua sopravv1venza. Principi generali

• Fornire all'organismo le sostanze che erano mancate nella sua alimentazione (s oprattutto proteine nel kwashorkor, alimenti nel loro complesso e in modo bilanciato nel marasma). • Curare le infezioni associate molto spesso presenti: delle vie respiratorie, cutanee, intes tinali, malaria, anchilostomiasi, ascari· diasi o altre. • Curare altre malattie non infettive eventtlalmente presenti, co· me l'anemia (ferro), il rachitismo (vitarninaD), lapel!agra (vitamina PP), la disidratazione (liquido reidratante). • Mantenere la madre vicina al bambino anche in caso di sua ospe· dalizzazione, sia per assicurare un'assistenza attenta e continua al paziente (in molti casi impossibile altrimenti) sia per iniziare nella pratica un'azione di educazione nutrizionale con la madre stessa.

Trattamento alimentare L'alimentazione è da considerarsi nella malnutrizione una vera medicina. L'alimento terapeutico più in uso è il latte in polvere scremato (ricco di proteine) a cui si aggiunge, per accresce rne il valore in calorie, sia zucchero che un po' çii grassi sotto forma di olio vegetale (olio di arachidi o di palma o di cocco o di semi). Dopo aver mescolato il latte in polvere con lo zucchero aggiungere l'olio e mescolare bene il tutto. Diluire infin e con acqua bollita (ma lasciata raffreddare) in modo da ricostituire un latte "arricchito" facilmente somministrabile al bambino con una tazza (o una zucca vuota) e un cucchiaio; se il bambino rifiuta, somministrarlo con

sondino nasogastrico. Esistono varie formule di composizione del latte arricchito. Una delle più semplici è la seguente: latte s cremato in polvere zucchero olio vegetale acqua bollita e raffreddata

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g 30 'g 35

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Se si usa latte intero in polvere o latte di mucca (non possedendo il latte scremato in polvere), l'olio vegetale va dimezzato. Le dosi da l>Oroministrare al bambino sono di 120-140 mi per kg di peso al giorno, in 4-6 pasti: un bambino di 5 kg, ad esempio, prenderà 600-700 mi di latte arricchito al giorno e cioè, se diviso in 6 pa· sti, 100 mio poco più per ogni pasto; un bambino di 10 kgne prenderà il doppio. Si può aumentare anche a 150 mi per kg di peso al giorno, ma meglio arrivarci gradatamente, specie se è presente edema. Alcuni bambini mangiano volentieri il latte in polvere con poca acqua e cioè di consistenza cremosa, bevendo poi acqua a parte quando hanno sete. Esistono anche alimenti già preparati e ricchi di proteine (Casilan - glucosio). L'O.S. dovrà regolarsi con ciò che ha a sua disposizione, studiando bene le dosi da dare ai malati e chiedendo spiegazioni a chi sa più d i lui in caso di tabelle complicate e p er lui di non facile comprensione. DISIDRATAZIONE DEL BAMBINO

In caso di disidratazione è bene sempre tentare di reidratare il bambino per bocca con tazza e cucchiaio (pag. 324). Ma se, a causa del vomito o per lo shock o per indocilità del bambino, non si riesca per tale via, va tentata la reidratazione per via nasogastrica, data la semplicità del metodo, prima di passare ad una eventuale via endovenosa. 399


Reidratazione per via naso-gastrica

Materiale • Catetere sottile di gomma o tubicino in plastica con diametro interno di 1 mm circa, lungo 50-60 cm {il doppio della distanza tranaso ed epigastrio). • Flacone del tipo per fleboclisi, ben pulito (non è necessario che sia sterile) con apposito apparato contagocce. • Cerotto, per fissare sulla guancia del paziente il tubicino. • Liquido reidratante (pag. 326) • Siringa da 5 o 1O ml.

Tecnica • Preparare la soluzione reidratante e metterla nel flacone, agganciando questo al suo supporto o a un chiodo al muro, a un livello più alto della testa del bambino. • Far tenere fermo il bambino, meglio se in posizione seduta, dalla madre o da un aiutante. Occorre però non spaventare il bambino e agire con movimenti misurati parlando con calma. • Impugnando il tubicino come fosse una penna da scrivere, introdurlo delicatamente in una narice del paziente assicurandosi che non si arrotoli in gola, che non vada in laringe (tosse) e che alla fine della manovra sia arrivato nello stomaco (aspirando con una siringa viene su un poco di liquido gastrico) . Per introdurre il tubicino senza far male occorre bagnarne la punta o, se in plastica, passarne la punta su una fiamma perchè il calore la ammorbidisca. • Fissare il tubicino con il cerotto sulla guancia, dal naso fino alla tempia. Attenzione che il bambino non tenti di strapparsi il tubicino dal naso. • Collegare il flacone col tubicino e somministrare la soluzione secondo lo schema seguente: 400

bambino fino a 6 kg:

50-60mlall'ora

= 16-20goccealminuto

bambinoda6a 10kg:

75-90ml all'ora

= 24-30 gocce al minuto

bambino da 11 a 15kg:

10Q-120mlall'ora

= 32-40 gocce al minuto

bambino al di sopra di 15 kg:

150 ml all'ora

=50 gocce al minuto

• Continuare per almeno 12 ore e successivamente regolarsi a seconda delle condizioni generali: continuare, se stazionario (il tubo può restare infilato più giorni); o togliere il tubo se il bambino può bere senza vomitare e passare alla reidratazione orale con il cucchiaio; o passare alla fleboclisi, se c'è peggioramento. Se c'è vomito diminuire l'afflusso del liquido a 20 gocce al minuto. Se si nota gonfiore alle palpebre ciò vuol dire che si è dato troppo liquido e che si deve smettere la reidratazione. Se non si ha un flacone si può ugualmente reidratare per via nasogastrica servendosi di una grossa siringa collegata al tubicino e spingendo ogni minuto un pò di liquido nello stomaco. Ricordarsi che 1 ml equivale a 20 gocce di liquido.

Reidratazione per via endovenosa (Oeboclisi) La reidratazione per via endovenosa è certo il metodo più sicuro per salvare la vita a un bambino con disidratazione grave. Essa necessita però una buona pratica e ambiente ospedaliero. Diamo qui pochi consigli e una tabella sul dosaggio da seguire, consapevoli che la tecnica esatta si impara solo con la pratica e con un buon maestro. In genere si usa una soluzione glucosata e salina (Darrow potassio lattato in soluzione glucosata al2,5%; oppure Ringer lattato in soluzione glucosata al2,5- 5%) fornita già pronta in apposito flacone con contagocce e tubo per fleboclisi.


Il liquido che si introduce deve essere dosato con esattezza. A tale scopo occorre conoscere con esattezza il peso del .bambino e la tabe!Ja dei dosaggi (vedi poi). La vena va scelta con calma, in buona luce; il bambino deve essere immobili:tzato, se irrequieto, da un aiutante; occorre spiegare alla madre ciò che si sta per fare e perchè, e successivamente insegnarle a sorvegliare la fleboclisi. All'inizio la fleboclisi deve procedere veloce, circa 20 ml di liquido per ogni kg di peso a rapide gocce (un bambir10 di 10 kg di peso dcve ricevere 200 ml in meno di 1 ora).

n dosaggio per le successive 2 ore è il seguente: bambino fino a 5 kg di peso:

25 ml ogni ora -

8 gocce al minuto

bambino daGa 10kgdìpeso:

50rnlogniora =

16goccealminuto

bambino da 11 a 15 kg di peso:

75 rnl ogni ora -

25 gocce al minuto

bambino sopra i 15 kg di peso

100 mi ogni ora-

32gocce al minuto

Affinchè la fleboclisi proceda regolarmente occorre sorvegliare ogni 15·30 minuti o spiegare alla madre come controllare il deflus· so del liquido, segnalando a voi ogni irregolarità con urgenza. Dopo 2 ore se ancora ci sono segni di disidratazione grave (il polso sopra 140 pulsazioni al minuto), va ripetuta la d ose rapida di 20 mi per kg di peso e successivamente la dose p iù lenta della tabella. Regolarsi dal polso (più pieno o più lento), dalla pelle (più elastica), dalle labbra (non più aride) e dalle palpebre (se gonfie fermare la reidratazione e continuare solo per bocca). Tolta la fleboclisi conti· nuare a reidratare il bambino per bocca o, se la madre ha latte, con latte materno. Si può continuare a 1are latte materno se il bambino si attacca alla mammella anche con la fleboclisi.

USTIONI

La gravità di una ustione è in relazione a: • superficie interessata: si considera grave un'ustione che interes· sa più del18% della superficie corporea di un adulto, più del 9% in un bambino; gravissima quella che interessa più del27% in adu lto e più del18% in bambino. Per giudicare qual'è la percentuale di su· perficie colpita regolarsi in questo modo (regola del 9): testa e col· lo, 9% della superficie corporea totale; arti superiori, 18% (9 x 2) : arti inferiori 36% (18 x 2); s uperficie anteriore del torace 9%, super· ficie anteriore dell'addome 9%; superficie posteriore del torace 9%: restante superficie posteriore del tronco 9% ; • profondità interessata: si distinguono ustioni di 1°, 2° e di 3° gra· do a seconda se l'ustione interessa l'epidermide e gli stratisuporfi· ciali del derma, il derma e il sottocutaneo, gli strati sottostanti (pag. 82). L'ustione di l 0 grado guarisce in pochi giorni. L'ustione di 2° grado guarisce in 4·6 settimane, può essere però grave se su vasta superficie o in bambino. L'ustione di 30 grado è sempre grave e, quando guarisce, ci vogliono mesi per ottenere la cicatrizzazione dei tessuti e interventi specialistici (trapianti cutanei) per restituì· re una certa funzionalità alla parte colp ita: • sede: sono più gravi le ustioni del viso, occhi, vie respiratorie, genitali, regione anale, collo, mani; • età del soggetto: p iù pericolose nei bambini e nei vecchi che ne· gli adulti; • condizioni di salute preesistenti: più pericolose in malati di cuore, di reni, in diabetici.

La morte può inter venire per 3 d iverse cause principali: • Per lo shock, dovuto a perdite di liquidi plasmatici che dalla zona ustionata fuoriescono dai vasi nei tessuti e all'esterno; • Per la tossiemia, dovuta a liberazione di sostanze tossiche dai tessuti ustionati con lesioni al fegato c reni; • Per l'illfezione, proveniente dall'esterno e che insorge dopo a lcu· ni giorni per contaminazioni della lesione. 401


• • •

zuolo o asciugamano {ripassarli con ferro da stiro bollente per sterilizzarli). Evitare manipolazioni locali inutili, sul terreno, quali lo spogliare il paziente o mettergli pomate; mai rompere le bolle formatesi sulla pelle. At tenuare il dolore, se notevole, con aspirina o codeina per bocca. Iniziare la reidratazione orale, da proseguire poi durante tutto il viaggio verso l'Ospedale: in 1 litro di acqua potabile mettere mezzo cucchiaino di sale e mezzo di bicarbonato di sodio; in m ancanza di bicarbonato dare solo acqua e sale. Somministrare il liquido a cucchiai. Mettere il paziente in barella e provvedere al suo ricovero urgente, facendolo accompagnare da persona di famiglia o amico che possa somministrare nel viaggio il liquido per la reidratazione orale. Se si è organizzati per farla, somministrare fleboclisi di soluzione fisiologica e glucosata.

Se si è ustionato un bambino, approfittare del triste avvenimento per fare opera di educazione sai}itaria presso le madri. Ogni anno muiono o restano sfigurati per tutta la vita decine di migliaia di bambini in Africa.

Regola del 9 per la valutazione della superficie ustionata

Trattamento di ustioni non gravi

Principi generali nel trattamento di ustioni gravi

• Pennellare con mercurocromo o mertiolato la zona ustionata ed esporla all'aria, proteggendola dalle mosche con un archetto e un velo. • In alternativa, applicare sulla zona ustionata garza preparata per ustioni (Tulle-g'ras o simili) o garza vaselinata e fasciare con benda. La garza vaselinata si può preparare fondendo in un cucchiaio, sul fuoco, della vaselina e facendola colare poi su tamponi di garza sterile al momento dell'uso; applicarla solo quando si è raffreddata.

• Se fuoco ancora in atto, nei vestiti, spegnerlo soffocandone le fiamme con coperta, giacca, altri panni o con sabbia. • Togliere dalla zona ustionata, prima che si produca edema, qualsiasi oggetto stringente: anello, braccialetto, collana, cintura, scarpa. • Coprire la parte ustionata con compresse di garza sterile, in mancanza di meglio con fazzoletti puliti o con un pezzo di tela o len402


LESIONI DA CORRENTE ELETTRICA

Ad alto voltaggio (cavi elettrici, correnti industriali) • Se il paziente è ancora attaccato a un cavo, non tentare di soccorrerlo fino a che la corrente non sia sicuramente staccata. Altrimenti resterete attaccati anche voi. • Quando la corrente è staccata iniziare immediatamente la respirazione artificiale e, se necessario, il massaggio cardiaco. • Medicare con garza sterile le ustioni (in genere sono di 3° grado) . • Inviare d'urgenza in Ospedale.

A basso voltaggio (fili elettrici di casa)

• Se il paziente è ancora attaccato a un filo, staccarlo più rapidamente possibile mediante un bastone di legno, una scopa, un ramo o altro materiale che non conduce elettricità (panno asciutto arrotolato, gomma, corda), oppure interrompendo la corrente elettrica generale (valvole) . • Quando la corrente è staccata regolarsi a seconda delle condizioni generali, intervenendo con la respirazione artificiale se c'è arresto del respiro.

• •

• INTERVENTI SULL'APPARATO URINARIO

Cateterismo uretrale maschile urgente • Provare prima a far sedere il paziente in un grande catino con acqua ben calda (senza scottarlo) per vedere se riesce ad urinare spontaneamente. • In caso di insuccesso, preparare il materiale necessario: catetere di gomma o plastica (Nelaton no 16 o 18) bollito per 10 minuti,

qualche compressa di garza sterile, lubrificante sterile (pomata antibiotica o vaselina sterile o simile), 2 asciugamani puliti, Cetavlon o alcool per disinfenzione delle mani, meglio ancora guanti sterili, sapone e acqua pulita, con catino o una bacinella ove raccogliere le urine. Preparare il paziente disteso, spiegandogli cosa dobbiamo fare e facendolo respirare profondamente. Porre gli asciugamani a protezione attorno alla zona del pene; lavare il glande e il prepuzio con acqua e sapone, asciugare. Lavarsi a fondo le mani con acqua e sapone, asciugarle, disinfettarle con Cetavlon. Si si hanno guanti indossarli. Lubrificare il catetere con la pomata; far cadere un paio di gocce del lubrificante anche sul meato urinario. Con la mano sinistra afferrare saldamente il glande e tirarlo verso l'alto, mentre con la destra afferrato con una garza sterile il catetere a circa 5 cm dalla punta come fosse una penna da scrivere, tra pollice ed indice, introdurlo nel meato urinario. Spingere dolcemente il catetere nell'uretra, ruotandolo leggermente su se stesso se occorre, fino a che si senta la resistenza della punta arrivata al piano perineale. A quel momento abbassare il pene in avanti in posizione quasi orizzontale e spingere il catetere con decisione ma senza violenza per fargli superare lo sfintere vescicale . Attenzione a non provocare lesioni, false strade, emorragie e infezioni. Quando l'urina esce, bloccarne il flusso di tanto in tanto comprimendo il catetere con le dita o con pinza, affinchè la vescica non si svuoti troppo rapidamente, fatto che potrebbe provocare emorragia. Se si deve lasciare il catetere qualche giorno in sito, fermarlo con strisce di cerotto, a croce, sul pene. Dare per bocca sulfamidici o antibiotici (tetracicline).

Cateterismo uretrale femminile • Utilizzare catetere metallico o di vetro, n° 16. 403


• Donna sdraiata sul dorso con gambe piegate e divaricate. Lavare i genitali con acqua e sapone. • Con la mano sinistra divaricare le grandi labbra per esporre il meato urinario che è a circa 1 cm più in basso della clitoride. • Lubrificare il catetere. • Cateterizzare con dolcezza senza provocare dolore. li cateterismo nella donna è sempre più facile che nell'uomo data la brevità dell'uretra e la mancanza della prostata.

AVVELENAMENTI

Regole generali • A meno che l'avvelenamento non sia dovuto a petrolio, benzina, sostanze caustiche e lesive della mucosa esofagea e gastrica o se il paziente è privo di coscienza, provocare il vomito con dita in gola, manico di cucchiaino o piuma di gallina. • Se non si riesce così a far vomitare il paziente utilizzare un emetico (medicina che fa vomitare) se in dotazione (ipecacuana, apomorfina), oppure praticare la lavanda gastrica (inutile però se il veleno sia stato ingerito già da oltre 4 ore). • Nei casi in cui non sì possa fare la lavanda, diluire il contenuto dello stomaco facendo bere acqua o latte o acqua e bicarbonato (1 cucchiaio in 1litro) o acqua e farina (2 cucchiai in l litro) o acqua e bianco d'uovo (2 bianchi d'uovo in 1litro) o acqua e carbone vegetale in polvere (2 cucchiai per ogni bicchiere d'acqua). • Non dare alcun liquido se il paziente ha perso la coscienza. In tal caso porlo in posizione di sicurezza. • Respirazione artificiale se disturbi respiratori; massaggio cardiaco se arresto del cuore. • Ricovero d'urgenza in Ospedale, annotando nel foglio d'accompagnamento la sostanza che voi sospettate aver causato l'avve404

lenamento.

Lavanda gastrica • Tenendo ben fermo il paziente nella posizione indicata nella figura, oppure steso a pancia sotto su un tavolo, con la testa in fuori e tenuta rivolta un poco da un lato, introdurre il tubo per lavanda gastrica o dalla bocca o dal naso (tubo più sottile). • n tubo va introdotto per oltre 40 cm (2 palmi). • Versare nel tubo il liquido di lavaggio. • Prima che il liquido sia tutto scomparso nel tubo abbassare bruscamente il tubo stesso così che si formi un riflusso aspirante e il liquido esca fuori spontaneamente. Raccogliere il liquido in un secchia a terra. L'aspirazione del liquido si può ottenere anche mediante una grossa siringa inserita nel tubo con un raccordo. • Ripetere il lavaggio più volte. • Nei bambini con avvelenamento da petrolio o benzina attenzione a rigurgiti nelle vie respiratorie (broncopolmoniti chimiche pericolosissime). Meglio in tali casi, specie se la quantità ingerita è modesta, non fare lavanda gastrica ma somministrare un purgante salino (solfato di sodio 2 cucchiai in un bicchiere d'acqua calda) per accelerare la fuoriuscita del veleno rimasto nel tubo digerente. • La lavanda gastrica è controindicata in paziente con ulcera gastrica, con varici esofagee (schistosomiasi, cirrosi epatica) e nello scompenso cardiaco.


ALTRI INTERVENTI DI PRONTO SOCCORSO

Dolore di denti • Rendersi conto della ragione del dolore e della sua sede precisa (gengivite? carie di 2° o 3° grado? ascesso a lveolo-dentario? dente della saggezza che spunta? o nevralgia con partenza dall'orecchio? o dalla gola?) • Aspirina. Chiodo di garofano nella cavità della carie (se esiste) . Impacchi caldi con foglie bollite di malva, spinaci o altre p iante mucillaginose dentro la bocca (per dente della saggezza o gengivite). • Antibiotici se gonfiore (ascesso alveolo-dentario). • Non estrarre mai denti se c'è gonfiore.

Dolore ad un orecchio Può giovare ad alleviarlo, oltre che la cura causale (antibiotici, se c'è otite) l'applicazione di una palla di ovatta calda (immersa in acqua bollente o infuso di camomilla bollente, poi spremuta e applicata ben calda nell'orecchio, ma senza scottarlo); aspirina, gocce di protargolo n el naso; gocce tiepide di glicerina fenicata nell' orecchio.

Corpo estraneo in orecchio

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Lavanda gastrica in bambino

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Non tentare di toglierlo se non si ha esperienza e ferri adatti. Se è entrato un insetto nel canale uditivo si può ucciderlo con poche gocce di alcool o olio o glicerina e poi toglierlo con lavaggio dell'orecchio. Se è entrato un fagiolo o altro seme (bambini) non mettere acqua ma alcool (l'acqua lo farebbe gonfiare) . Inviare in Ospedale 405


se si incontrano difficoltà nella rimozione.

Corpo estraneo nel naso • Anche qui non voler intervenire violentemente, specie in bambini e senza avere ferri adatti ma rinviare a persona più esperta. • Tentare di far starnutire il paziente solleticando con garza nelle narici. • Se fagiolo o altri semi non fare lavaggi con acqua, perchè si gonfiano. Se larve di mosche, lavaggio con siringa con acqua a cui si è aggiunto un leggero antisettico o un poco d'aceto.

Corpo estraneo in un occhio • Lavarsi le mani. • Porre il paziente seduto o sdraiato. • Osservare metodicamente prima il fornice inferiore, tirando in basso la palpebra inferiore; poi, tirando la palpebra superiore verso il basso e scollandola un poco dal bulbo oculare, far compiere al paziente movimenti di rotazione dell'occhio. Certe volte il corpo estraneo appare così ad un angolo e si può rimuovere con la punta di una garza. • Se si sospetta che il corpo estraneo sia rimasto sotto la palpebra superiore occorre rovesciare questa tirandola prima in basso e poi piegandola bruscamente in alto con l'aiuto del dito indice dell' altra mano. La manovra non è facile le prime volte, ma poi riesce semplice ed innocua. Occorre esercitarsi su un amico o parente. • Non tentare di rimuovere un corpo estraneo infisso profondamente nell'iride o nella pupilla ma inviare d'urgenza in Ospedale dopo aver somministrato un antibiotico. • Se il corpo estraneo è costituito da un piccolo insetto, annegarlo con pomata oftalmica o con 2 gocce di olio. Si potrà poi estrarlo facilmente con la punta di una garza.

Puntura di scorpione • Lavare leggermente stregando con acqua e sapone la zona punta, asciugare con garza sterile, disinfettare con tint ura di iodio o tintura di mertiolato. • Iniettare in loco, facendo attenzione a non ledere tendini, vasi o nervi, 2-3 cc. di novocaina allO%. L'effetto benefico è rapidissimo. • Si si possiede siero antiscorpione, iniettarlo intramuscolo.

Punture e altre lesioni provocate da insetti • Togliere il pungiglione se presente. • Disinfettare con mertiolato o tintura di iodio se lesione che può infettarsi (dermatite vescicolosa o necrotica da contatto con insetti). • Antistaminici o cortisonici se urticaria generalizzata o edemi minacciosi per la respirazion e (puntura nelle labbra, nella bocca o in gola). Queste punture possono essere mortali. Ricoverare perciò se condizioni generali gravi. • Acqua e bicarbonato di sodio su punture di api.

Punture di zecche • Se la zecca è attaccata, staccarla delicatamente dopo averla bagnata con benzina o petrolio o alcool o toccandola con una sigaretta accesa (se si tira la zecca violentemente se ne rompe il rostro che resta dentro la pelle e può provocare infezioni). • Disinfettare con mertiolato o tintura di iodio.

Sanguisuga in faringe Per staccare una sanguisuga attaccatasi in faringe o nella bocca,

406


afferrarla con pinza avendo l'accortezza di rivestire le punte della pinza con garza, altrimenti la pinza scivola e la sanguisuga non può essere estratta.

Morso di serpente • Non considerare tutti i morsi di serpente come velenosi. Una buona percentuale non lo sono. • Calmare e rassicurare la persona morsa. Farla sdraiare o sedere. • Lavare con acqua e sapone o con qualsiasi altro liquido la zona morsa per togliere residui eventuali del veleno. Se si ha del ghiaccio a disposizione metterlo sulla pelle sopra e attorno al morso. • Se ad, un arto, mettere laccio (fazzoletto arrotolato, corda o simile ) alla sua base, da sciogliere ogni 20-30 minuti per un minuto e poi rimetterle. Immobilizzare l'arto. • Incidere rapidamente la pelle con un bisturi, lametta, o coltello lungo i segni del morso e far sanguinare abbondantemente la zona così da portare via col sangue che cola più veleno possibile. • Medicare con garza sterile, p ennellando con tintura di iodio o mertiolato la pelle attorno al morso. • Dare antibiotici. • Se si ha il siero antiserpente specifico, iniettarlo, per ogni via (seguire le istruzioni allegate al siero). • Inviare in Ospedale d'urgenza.

Morso di animale sospetto rabido vedipag.214

407


12. STATISTICHE MEDICHE

Fra le tante sue mansioni, l'O .S . deve saper raccogliere quei dati statistici riguardanti i movimenti naturali della popolazione (nascit e, morti, emigrazioni, immigrazioni) il numero dei casi di malattie infettive e parassitarie di rilievo che si verificano nella comunità, le cond izion i igie niche dei centri abitati sotto sua giurisdizione, ed ogni altro dato utile per tracciare una immagine completa ed esatta della locale situazione in relazione alla salute . Senza dati precisi su una determinata situazione, su un determinato problema, non è possibile stabilire un programma d'azione efficace e risolvere quella s ituazione, quel problema. In una lotta partigiana, se non conosciamo il numero dei nemici che vogliamo combattere, i suoi armamenti, i suoi spostamenti, le caratteristiche del terreno in cui si muove, non possiamo sperare di vincere. La lotta per la salute è come una lotta partigiana, difficile e complessa e che richiede una perfetta conoscenza del nemico (la malattia) e delle condizioni in cui questo agisce (condizioni ambientali, nutrizion e, ecc.). Per questo è necessario che, chi vuoi vincere la lotta per la salute possegga dati precisi su molti fattori relativi alla vita della popolazione, alla frequenza maggiore o minore delle diverse malattie nelle diverse età, alle cause più frequenti di morte e così via. Tale raccolta di dati necessita un piccolo sforzo all'inizio e l'O.S. po-

trà anche essere spaventato in un primo momento pensando a difficili calcoli matématici e non credendosi all'altezza per farli. Ma pochi principi di quella matematica che si apprende negli studi basici ed un minimo di organizzazione saranno sufficienti, e l'O .S. si accorgerà ben presto che lo sforzo fatto (all'inizio insieme ad un maestro che spieghi, corregga e aiuti) valeva la pena e il tempo impiegatovi. I dati statistici, se raccolti con esattezza e metodo, si dimostreranno non solo utili nello svolgimento del suo lavoro quotidiano, ma indispensabili per qualsiasi programma sanitario sia a livello di Ministero che di comunità. Dati statistici raccolti male e senza esattezza saranno invece del tutto inutili e nessuno potrà basarsi su di essi per un programma d'azione. A scopo di pro-memoria riportiamo qui una lista dei principali indici statistici che un O.S. può raccogliere senza grande difficoltà, con le relative definizioni, e alcuni modelli di schede per rilevamenti statistici nel villaggio. Riportiamo inoltre lo schema di impostazione dei 3 principali registri che sia l'O.S. come l'AS.B. dovrebbero tenere sempre in ordine, segnalandovi: 1) il movimento naturale della popolazione, 2) il lavoro di ambulatorio, 3) ogni altra attività di sanità comunitaria (sedute di educazione sanitaria, azioni di risanamento ambientale, ecc.). (vedi pag. 349). 411


ALCUNE DEFINIZIONI UTILI Censimento della popolazione: numero dei viventi in un dato momento e in una data zona, distinti per sesso, età, stato civile, categoria professionale e raggruppati per nuclei familian. Quoziente di natalità: numero dei nati vivi nel corso di un anno diviso per la popolazione, presente a metà dello stesso anno,ragguagliato a mille (cioè nati vivi in un anno per ogni mille abitanti). Esempio: se nell'anno sono nati 30 bambini e la popolazione a metà dell'anno, era di 1500 persone, il quoziente di natalità sarà uguale a {30 x 1000) : 1500 = 20. Saranno nati cioè 20 bambini per ogni 1000 considerati (i successivi quozienti si calcolano allo stesso modo) . Quoziente di nati - mortalità: numero dei nati morti nel corso di un anno, diviso per il numero totale delle nascite, ragguagliato a mille. Per nati morti si intendono tutti i bambini partoriti già morti dal 6° mese di gravidanza in poi. Quoziente di mortalità generale: numero dei morti durante un anno diviso per la popolazione presente a metà dello stesso anno, ragguagliato a mille (cioè morti in un anno per ogni 1000 abitanti) . Quoziente di mortalità infantile: numero dei morti nel primo anno di vita durante lo stesso anno, ragguagliato a mille (morti nel primo anno per ogni 1000 nati vivi) . Quoziente di mortalità neonatale: numero dei bambini morti nel primo mese di vita, in un anno, div:lso per il numero dei nati vivi durante lo stesso anno, moltiplicato per mille. Riflette fattori che hanno agito prima e durante la nascita come la salute e lo stato di nutrizione della madre, malattie in gravidanza, livello d i assistenza prenatale e nel parto e condizioni di vita del bambino nel primo mese della sua esistenza. 412

Quoziente di mortalità perinatale: numero dei nati morti addizionato al numero dei morti nella prima settimana di vita, nel corso di un anno, su 1000 nascite in totale (cioè sia nati vivi che nati morti). Riflette più specificatamente i fattori socio-ambientali, nutrizionali ed infettivi che hanno agito sulla madre nel corso dell'intera gravidanza e sul feto durante e subito dopo il parto, in particolare il livello di assistenza al parto. Quoziente di mortalità postneonatale: numero dei bambini morti in età fra il primo mese di vita e un anno, diviso per il numero dei nati vivi durante lo stesso anno, moltiplicato per mille (riflette le condizioni socio-ambientali che hanno agito direttamente sul bambino nel primo anno di vita, come la malnutrizione e le malattie infettive infant ili). Quoziente di mortalità materna: numero delle morti di donne partorienti in un anno diviso per il numero dei parti nello stesso anno, ragguagliato a 10.000. Quoziente di letalità: numero dei morti per una determinata malattia, diviso per il numero dei malati per la medesima malattia, ragguagliato a cento o a mille. Quoziente di morbosità: numero dei malati per una determinata malattia, diviso per il numero degli abitanti nella stessa area, ragguagliato a cento o a mille. Aumento naturale della popolazione: natalità meno mortalità nell'ambito di un anno, ragguagliato a cento. Prevalenza: numero dei casi di una determinata malattia presente in una popolazione in un momento determinato (di solito almomento dell'indagine) . Incidenza: numero dei casi di una determinata malattia presente in una popolazione durante un periodo determinato di t empo (incidenza mensile, annuale) .


Scheda di censimento per famiglia tipodicucina: dentro casa D a legna D con fuoco aperto D esterna a carbone D D fornello D a petrolio D focolare in muratura D

data .. Villaggio di

...... provincia di

·-m

Località o settore ...

Via ......

Nome del capo famiglia

D

casa N. Etnia

Nome del proprietario dell'immobile _

Maschi:

6-15 anni...

a che distanza

esterna canalizzata D non canalizzata D

Composizione della famiglia Bambini 0-5 anni

D

Acqua: dentro casa ... Etnia ·--

.. Adulti

Femmine..

D di che origine : pozzo D sorgi va D fiume D lago D

Totale

Tipo di lavoro del capo famiglia

Luce:

Tipo di lavoro di altri membri della famiglia

Abitazione: tipo di pareti: a mattoni inargilla inlegno

D D D .D

Elettrica a petrolio

Numero dei vani ....__

D D D

Gabinetto:

dentro casa esterno a fossa assorbente a fossa in muratura altri tipi

D D

D D D

Altre osservazioni .

tipo di tetto: con tegole D in lamiera D inpaglia D

tipo dipavimento: in cemento D inlegno D in terra battuta D

... D

.......... D

Nome del rilevatore dei dati (in stampatello) Firma

413


Registro della popolazione

Registro di Ambulatorio

Visite giornaliere data

Mese di Popolazione presente all'inizio del mese di cui Maschi

Femmine

di cui tra O - 5 anni

Nati vivi Nati morti

(M (M

.tra 6-15 )

F

...) Aborti

F

Morti in totale (M

sopra 15

F

):

di cui morti nel 1 anno di vita .

di cui morti nel l mese

e dal2° a ll3° mese

Donne che hanno partorito: Donne morte di parto: Immigrati da altri villaggi Emigrati in altri villaggi Totale popolazione presente a fine mese di cui Maschi di cui 'tra 0-5 anni

414

Femmine tra 6-15 ___

. sopra 15

nome

etĂ

residenza

dia gnosi

terapia


Rendiconto m ensile delle visite eseguite Malattie

1

2

giorni 3 4 5

(mese di.. .................. anno ........)

Totale

6

7

8

9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31

Denti Bocca-Naso-Gola Occhi Orecchi App. Respiratorio (esclusa TBC) Appar. Digerente Appar. Circolatorio Appar. Urinario Appar. Genitale Appar. Locomotore Pelle Sistema Nervoso Ma lattie mentali Mal. nutrizionali Anemie Mal. infettive Parassiti intestinali M alaria Tbc Filariasi Lepra Tumori Morsi di animali Accidenti varii Altri stati patologici Persone esaminate 41 5 -

l


Scheda controllo di pazienti con malattie sociali malattia

nome

etĂ

indirizzo

venuto al controllo in data

data dei prossimi controlli

Tubercolosi: Lepra: Blenorragia: Sifilide: Altre:

Scheda per notifiche semestrali o annuali di Vaccinazioni Gruppi di etĂ

0-5 anni 6-15 anni sopra i 15 anni Totale vaccinati

416

BCG

Tripla

Antipolio

Antitetanica

Antimorbillosa


Registro di attività di Sanità Comunitaria (esempi per resoconti su vari argomenti)

Respconto di Riunione Data

Sopralluogo per verifica condizioni ambientali di abitazione

data Nome del capofamiglia N° persone abitanti

Persone presenti

Temi d iscussi

Ubicazione della casa N° delle stanze

Decisioni prese

N ome del proprietario Indirizzo

Resoconto di iniziative attuate

Tipo di casa: pareti tetto pavimento

Persone partecipanti all'attività

Obiettivi Acqua Cesso Immondizie Acque stagnanti

Luce __ Cucina __ Stalla Pulizia in generale

Risultati

Nome del rilevatore (stampatello) e firma

417


con pavimento : in cemento O legno O terra battuta O

Scheda sanitaria del villa ggio (provincia di

o

data Superficie territorio: N. abitanti: Bambini 0·5 anni

N° latrine : a fossa assorbente rt a fossa settica a tenuta U a fossa settica con smaltimenti continuo Ci

N. famiglie :

u

di cui Maschi Femmine 6 15 anni Adulti

Categorie lavorative: contadini artigiani impiegati maestri Distanza dall!Ospndnle di

No stalle:

scolari operai com m ercianti militari

all'anno

Elettricità : presente I l assente O Acqua: canalizzata di pozzo di fiume d! lago di sorgiva

o o

distante

bovini pecore capre maiali asmi

minuti (a piedi) ,,

Il

u [J

u li [l

Raccolta immondizie: organizzata O non organizzataL

N. a bitazioni: in mattoni o pietra con calcina n in argilla U in legno O

418

con tetto in: tegole lamiera paglia

o o o

con cucina: esterna interna

[J

O

..J mensa per bambmi Cl

1 mensa per gravido U

[] l

l

Giudizio s ulle conooioni igieniche (buone , discrete, cattive, pessime): delle strade del mercato delle rivendite di generi alimenwri del mattatoio Acque stagnanti nella zona:

Fognature: presenti assent1

cavalli dromedari polli comgli cani

Strutturo comunitarie: asilo nido scuola orto scolastico cooperat iva centro di sanità

tipo d t strada

transitabilità p er mesi

n o animali :

Tipo di conctme utilizzato: uma no _ a nimale U nessuno O Principali colture agricole


Gruppi

di età

Mlv1 @ Malaria

Anemia

tg) ., Mal di testa

Diarrea

_{ -

~

l

p. 12: ~~. r: . .

Congiunti· Elmintiasi intestinali vite

Scabbia

Altre malattie

'11t6 lattanti (0·12 mesi)

~ bambini (1·5anni)

f.

ragazzt (6·12 anni)

~ ~ uomini

donne

Rendiconto mensDe di visite eseguite daU•A.S.B.

Posto di Sanità d1

. Mese di

19

N in OsJJeaale


13. ALCUNE TABELLE PRO-MEMORIA ED ALTRI DATI UTILI

Alcune abbreviazioni di uso corrente an a ECG BH BK c.

co

ca. caps. CG DPT ECG

EO ev . f.

Fcn Hb H20 i. d .

= nella stessa quantitĂ = bacillo di Calmette e GuĂŠrin {per la vaccinazione antitubercolare) = bacillo di Hansen o della lebbra = bacillo di Koch o della tubercolosi = compresse = gradi centigradi o Celsius, di temperatura = cancro = capsule = Condizioni Generali = vaccino contro difterite, tetano e pertosse = elettrocardiogramma = esame obiettivo =per via endovenosa =fiala = fare cartine in numero di.... (in ricetta) = Emoglobina = acqua = per via intradermica

IDR

= intradermoreazione

im.

= per via intramuscolare

/kg = per ogni chilo di peso corporeo LB = lepra borderline LI = lepra indeterminata LL = lepra lepromatosa LT = lepra tubercoloide ml o cc = millilitro o centimetrocubico mm di Hg = millimetri di Mercurio (unitĂ di misura della pressione arteriosa) ORL = otorinolaringoiatria PA = pressione arterios PL = puntura lombare per os = per bocca PMI = protezione materno-infantile RAA = reumatismo articolare acuto Rp. o Pr. = prescrivi come segue (all'inizio di una ricetta) RW = reazione Wassermann, per la sifilide RX = raggi X o raggi Roentgen S. =prendi in dosi come segue (in ricetta, dallatino sume) s.e. = per via sottocutanea 423

_l


SNC supp. tO Tbc U.I.

= sistema nervoso centrale = supposte =temperatura = tubercolosi = unità internazionali di misura (per alcuni sieri, vitamine, ecc.) VDRL = reazione del "Venerea! Disease Research Laboratory" per la sifilide VES = velocità di eritrosedimentazione d = maschile; 9 = femminile % = per cènto; %o= per mille; %oo= per diecimila > = maggiore di ;< = minore di +, + +, + ++, -, ± = segni che, riferiti ad una reazione, ne indicano l'intensità minore o maggiore, la negatività o la dubbiosità del risultato; riferiti ad un sintomo, ne indicano la minore o maggiore frequenza o intensità, la sua assenza o inconstanza di apparizione.

Accrescimento corporeo normale in relazione al peso età

(in anni) neonato 1anno 2anni 3 " 4 " 5 " 6 " 7 " 8 " 9 " 10 " 11 " 12 " 13 " 14 " 15 " 16 " 17 " 18 " 19 " 20 "

maschi

femmine

altezza (in cm) peso (in kg) altezza (in cm) peso (in kg) 50 70 80 89 97 103 108 114 119 125 131 135 139 145 151 157 162 163 164 165 166

3.350 9.250 11.500 12.600 13.800 15.500 17.000 18.500 20.400 22.800 25.200 27.400 29.400 34.600 40.200 44.900 51.000 54.300 58.800 61.800 63.000

50 70 77 85 92 98 104 110 116 120 126 135 142 146 150 152 153 154 155 155,5 156

3.250 9.250 11.250 12.600 13.800 15.500 17.000 18.500 20.400 22.800 25.200 29.900 34.000 37.000 40.800 43.900 45.400 48.000 49.000 49,600 50.500

(tutte le cifre, sia dell'altezza come del peso, in questa come in altre tabelle sono puramente indicative, potendo variare in relazione ai diversi gruppi etnici)

424


Accrescimento corporeo normale dell'embrione nell'utero materno (per mesi lunari di 4 settimane) età

lunghezza

peso

l cm 4cm 7cm 15cm 25cm

10g 40g 70g 120 g 300g

1°mese 2° mese 3°mese 4° mese 5° mese

età

lunghezza

peso

30cm 35cm 40cm 45cm 50 cm

635g 1220g 1700g 2240g 3300g

6°rriese 7° mese 8°mese 9° mese 10°mese

Accrescimento normale del lattante età

p eso(inkg)

sta tura (in cm)

nascita 1° mese 2° mese 3° mese 4° mese 5° mese 6<' mese 7° mese 8° m ese 9° mese 10° mese 11° mese 12° mese 24° mese

3.300 3.490 4 .340 5.140 5.640 6.210 6.510 7.050 7.650 8.070 8.650 8.780 9.320 12.000

50 52.5 54 57 60 62 63.5 65 66.5 68 69 70 71 80

Carta moschicida, sua preparazio ne Immergere delle strisce di stoffa lunghe circa 50 cm (2 palmi) e larghe 3-4 cm (2 dita) in una miscela quasi bollente composta di olio di semi di ricino (1 bicchiere) e resina di pino (2 bicchieri) o di altra pianta resinosa. Lasciar raffreddare le striscie all'aria, appese a un chiodo. Le mosche che le toccano restano incollate e poi muoiono.

Cause di morte più frequenti in Ospedali africani Polmoniti e broncopolmoniti Gastroenteriti e coliti Malaria Tubercolosi polmonare Kwashorkor Morbillo Tetano Amebiasi Tosse convulsa Nefropatie

Cause di morte più frequenti in donne partorienti, in Africa Emorragie da cause varie (placenta previa, distacco di placenta normalmente inserta, gravidanza extrauterina ecc.) Sepsi puerperale Tetano puerperale Eclampsia Rottura di utero

Coppette, fabbricazione Aumento giornaliero medio del lattante nel l o trimestre: 30 g nel2° trimestre: 25 g

nel 3° trimestre: 20 g nel4° trimestre: 15 g

Si possono fabbricare facilmente delle coppette solide ed efficienti, ricavandole da una canna di bambù del diametro di 5- 10 cm, tagliandone segmenti lunghi 10 -12 cm, ognuno subito al di sotto di un nodo. Occorre arrotondarne e levigare perfettamente il bordo per non ferire la pelle durante l' applicazione. · 425


Composizione e valore calorico di alcuni alimenti (per 100 g di parte commes t ibile)

alimenti Riso integrale Riso brillato Mais Frumento Miglio Fagioli Lenticchie Pat ate P a ta Le dolci Mandi oca Maccheroni Pane Igname Carote Cipolle Foglie dt manioca Foglie di cavolo Arachidi Pomodoro Banana

426

calorie protidi g

357 364 363 230 336 337 340 75 116 149 369 269 102 42 22 91 40 579 20 116

8.1 7.2 10 10 6 22 23.7 1.8 1.3 0.8 12.5 9.3 1.8 1.1 1.7 7 3.6 27 1 1

lip idi glicidi Calcio Ferro g g mg mg

1.6 0.6 4.5 1 1.5 1.6 1.3 0.1 0.3 0.3 1.2 2 0.1 0.2 0.1 1 0.7 45 0.3

76.6 79.7 71 75 75 60.8 60.7 17.9 28.5 36 75.2 57.4 23.8 9.7 4.2 18.3 7.2 17 4 27

22 9 12 16 350 86 68 22 6 35 27 22 51 37 20 303 203 50 5 7

2 1.3 2.5 1.5 5 7.6 7 1 0.8 1.1 1.3 1.2 1.2 0.7 0.4 7.6 1.0 2.5 0.4 0.5

Vit.A. Vit.B 1 Vit. B2 Vit. B6 Vit. C mg mg mg mg UI

5 5

2500 3000 1200 250 100

0.36 0.08 0.35 0.08 0.30 0. 54 0.46 0.10 0.09 0.06 0.09 0.08 0.10 0.06 0.04 0.26 0.20 0.90 0.06 0.05

0.06 0.03 0.13 0.05 0.10 0.19 0. 33 0.04 0. 03 0.04 0.06 0.06 0.03 0.05 0.04 0.60 0.31 0.15 0.04 0.05

5.2 1.6 2 0.8 1.4 2.1 2.4 0.7 1.5 0.7 1.7 1.2 0.8 0.6 0.7 2.4 1.7 17 0.7 "7 v.

3 5 8 16 39 8 8 26 311 92 25 33


Composizione e valore calorico di alcuni alimenti (per 100 g di parte commestibile) alimenti

Limone GoĂŹava Mango Pa prua Ananas Capretto Pecora Maiale Bue Pesce fresco Pesco secco Latte fresco di vacca Margarina Burro Olii vegetali Uova Zucchero

calorie protidi g

36 58 59 39 52 268 262 200 202 75 309 63 720 745 900 158 400

0.7 1 0.5 0.6 0.4 16.6 16.4 18.1 19 16.6 63 3.1 0.6 0.5 13

lip idi g

0.4 0.2

glicidi Calcio Ferro mg mg g

8 13 15.4 9

0.2 21.8 21.1 15.9 14 0.5 6.3 3.5 81 82.5 100 11.5

13.7

22 15 12 20 18 10 10 10 10 20 3000

5 0.4

114

0.5 100

55

Vi t. A. Vit. B 1 Vit. B2 Vit. B6 mg mg mg UI

0.5 1

0.8 0.5 0.5 2.3 2.5 2.7 3 0.7 8.5 0.1

20 4 2.8

200 450 1000 10

60 70 1500 3000 1000

0.5 0.05 0.05 0.03 0.08 0.12 0.14 0.88 0.1 0.15 0.1 0.04

0.04 0.06 0.03 0.04 0.15 0.20 0.21 0.2 0.10 0.2 0.14

0.2 1 0.4 0.2 0.2 4.7 4.7 4.7 5 3.2 6 0.2

0.12

0.35

0.1

Vit. C mg

50 200 53 50 61

1

427


Gennaio: Sono i microbi che provocano le malattie trasmissibili

Febbraio: Lavandosi le mani si combattono le malattie

Aprile: Chi usa il gabinetto, combatte le malattie

Maggio: Le mosche sono nemici pericolosi

Calend~rio

di Educazione Sanitaria, esempio pratico

Diamo un esempio di Calendario di Educazione Sanitaria, che po428

Marzo: Acqua potabile è sorgente di vita, acqua sporca è sorgente di malattia

Giugno: Uccidete i ratti: combatterete così le malattie e difenderete i vostri alimenti

trà servire all'O.S. come traccia su cui ispirarsi per la redazione di un calendario più appropriato, più adatto cioè ai problemi locali, alle priorità e alle scelte di p olitica sanitaria del Paese. Sotto ad ogni disegno e al corrispondente slogan va aggiunta una spiegazione,


Luglio: Se distruggi le immondizie contribuisci a combattere le malattie

Agosto: l vermi intestinali indeboliscono i nostri figli

Settembre: Eliminare le acque stagnanti significa combattere le zanzare. Combattere le zanzare significa combattere la malaria

Ottobre: La vaccinazione è un'arma efficace contro molte malattie

Novembre: l migliori cibi vanno riservati alle donne gravide, alle nutrici e ai bambini.

Dicembre: Anche con l'istruzione si combattono le malattie. L ·ignoranz{l invece le mantiene.

più breve e più semplice possibile, sul problema a cui il disegno e lo slogan si riferiscono. Controllarne la comprensione con persone o gruppi di persone a cui il calendario è diretto e apportarne correzioni se necessario, prima della stesura definitiva.

Ricordarsi che tanto più la popolazione stessa avrà partecipato a quella redazione, tanto più efficace risulterà la trasmissione dei messaggi che il calendario esprimerà.

429


Equivalenti approssimativi in peso e lunghezza un cucchlairio un cucchiaio un bicchiere una tazza un palmo un piede un avambraccio (mano compresa) un passo

= =

=

5-Bgram:mi 10~15 grammi 150-200 grammi 150-250 grammi

=

20-25 dentimétri 25-30 centimetri

=:

50-60 centimetri 80-100 centimetri

=

=

Gruppi sanguigni Nella specie umana si distinguono 4 diversi tipi di gruppi sanguigni, che vengono denominati Gruppo A Gruppo B, Gruppo AB, e Gruppo O (zero) . Che cosa sono questi gruppi sanguigni? N el plasma di alcuni individui sono presenti speciali sostanze che possono provocare l'agglutinazione e quindi la distruzione dei globuli rossi di altri individui, nel caso che i loro due sangui siano a contatto (come avviene ad esempio quando si fa una trasfusione in cui il sangue del donat ore viene iniettato nelle vene del ricevente). Questa agglutinazione avviene per l'incontro di 2 diverse s ostanze chimiche, gli agglutinogeni e le agglutinine, presenti gli uni nelle emazie del donatore e le altre n el plasma del riceve nte. Esistono agglutinogeni denominati di tipo A e di tipo B, e agglutine denominate anti-A e anti-B . Poichè in uno stesso soggetto non si può verificare la presenza di un agglutinogeno e del suo contrario (A e anti-A o B eanti-B) perchè incompatibili con la vita (il sangue si agglutinerebbe), in pratica si possono verificare 4 diverse combinazioni, dette appunto gruppi sanguigni:

Gruppo A: possiede agglutinogeno A con agglutinina anti-B Bruppo B: possiede agglutinogeno B con agglutinina anti-A Gruppo AB: possiede agglutinogeni A e B e nessuna a gglutinina Gruppo 0: non ha alcun agglutinogeno ma le agglutinine anti-A e

anti-B. Nel caso di una trasfusione è importante che le emazie del donatore non siano agglutinate dal plasma del ricevente. Po tremo perciò trasfondere sangue di individui dello stesso gruppo o sangue del così detto donatore univemale (gruppo O) che non provocherà mai agglutinazione non possedendo agglutinogeni. Gli individui con sangue del gru ppo AB d 'altronde potranno ricevere qualsiasi sangue, non possedendo agglutinine e vengono perciò detti ricettori universali. N ello schema qui di seguito la direzione delle frecce indica la possibilità di trasfusione senza agglutinazione . In tali casi si dice che i gruppi s anguigni sono compatibili tra loro. Sono invece incompatibili quando si verifica l'agglutinazione (può provocare anche la morte del soggetto ricevente) . gruppo O

GruppoB

l~l

Gruppo A

gruppoAB

Per sapere d i che gruppo sanguigno è un individuo, si ricorre alla prova su vetrino con sieri emodiagnostici, (contenenti solo agglutinine). Se n on avverrà nessuna agglutinazione (visibile anche a occhio nudo), il gruppo in esame sarà lo O, se a vverrà agglut inazione in tutti e due, sarà l'AB; se avverrà solo nel primo, o rispettivamente nel secondo, sarà di g ruppo A o B. Ant1 A Anli - 8

IOIOI Gruppo O

430

•~•

Anti · A Ant1- B

Gruppo AB

1@9101 Gruppo A

An ti - A An ti - B

IO ! ~ l Gruppo E


Libri utili LathanM.C. -Humannutritionin tropicalAfrica. FAO . Roma, 1970. British Red Cross Society - First Aid Manual - London 1976. Burgess L. and Burgess A. - Protein calorie malnutrition in children, The Ross Institute, Bull. No. 12, London 1974. Courtejoie J. et Rotsart de Hertaing J . - Petit aide-memoire thérapeutique pour le dispensaire. Burea u d'Etudes et Recherches pour la Promotion de la Santé. Kango Mayumbe, Zaire 1973. Courtejoie J. et Rotsart de Hertaing J. - Notion de Pharmacologie. Bureau d'Etudes et Recherches pour la Promotion de la Santé, Kango Mayumbe, Zaire 1974.

Lanoix N. et RoyM.L.- Manuel du techrnicien sanitaire- OMS, Genève, 1976. Leiker D.L. - Leprosy- Royal Institut of Tropical Medicin. Tomkirp, Amsterdam 1974- Traduzione anche in portoghese a cura dell'Associazione Naz. Amici dei Lebbrosi, 1977. Bologna. McMichael J .K. - Health in the third world, studies from Vietnam Spokesman Books. Nottingham, 1976. Ministerio de Saude (Rep. Popular de Moçambique) - Formulario nacional de Medicamentos . Maputo, 1977.

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Ministerio de Saude (Rep. Popular de Moçambique) - Manual do agente polivalente elementar. Maputo, 1977.

Holrnes A. C. -Les auxiliaires visuels dans l' enseignement de la nutrition. FAO. Rome, 1968.

Morley D. - Paediatric priorities in developing world. Theaching Aids at low cost, London, 1979. Edizione anche in spagnolo e portoghese.

King M. -Medicai care in developing countries - Oxford University Press. Nairobi, 1972.

Pampiglione S. -Guida Sanitaria per i tropici- Istituto Itala-Africano, Roma 1974.

King. M.- A medicai Laboratory for developing countries- Oxford University Press, London, 1973.

Pampiglione S.- As doenças infecciosas- Quadros com notas explicativas. Istituto Itaio-Africano, Roma 1977; edizione anche in francese ed in inglese, sotto forma di flipcharts, Roma, 1981; edizione in arabo, Bologna 1982.

King M. , King F . an d Martidopoero S. - Primary child care: a manual for Health workers. Guide for the community leader manager and teacher- Oxford University Press, London, 1978. King M., King F., Morley D., Burgess L. Burgess A- Nutrition for developing countries- Oxford University Press- Nairobi, London, 1973- Edizione anche in spagnolo.

Pampiglione S. - Guia veterinario - Algumas noç6es sobre as doenças infecciosas e parasitarias dos animais domésticos no continente Africano. Comitato Mozambico Libero, Bologna, 1977. Edizione a nche in francese e inglese, Istituto Itala-Africano-Roma, 1982; e in italiano, Esculapio ed. Bologna, 1980. 431


Ritchie J .A.S.- Manual on child development, family life, nutrition. ECA/FAO. United Nations, 1978. Rotsart de Hertaing J. et Courtejoie J.- Maternité et Santé- Bureau d'Etudes et Recherches pour la Promotion de la Santé. Kango Mayumbe. Zaire 1976. Rotsart de Hertaing J. et Courtejoie J.- L'enfant et la Sant é -Bu ~ reau d'Etudes et Rech. pour la Promotion de la Santé. Kango Mayumbe. Zaire 1980 Werner D.- Where there is no doctor. A village health care handbook. The Esperian Foundation. Palo Alto, USA, 1977- Edizione anche in spagnolo e portoghese.

Raccolta di Piante Medicinalit Scheda Nome locale : Altre denominazioni: Nome latino: Descrizione della pianta: (albero, arbusto, cespuglio, erba, liana,

rampicante, strisciante) tipo di foglie

tipo di fiori

tipo di frutti

tipo di semi

tipo di fusto

tipo di radici

Sua diffusione (rara, irequente; sta!;}ionale, annuale, perenne):

Werner D. and Bower B. - Helping Health Workers learn- The Esperian Foundation, Palo Alto, USA, 1983. World Health Organisation - Manual of basic techniques for a health laboratory - Geneva 1980.

Tipo di terreno in cui la pianta cresce (sabbioso, argilloso, cretaceo,

sassoso, roccioso, ec.c.): Esigenze in luminosità e umidità (terreno ombròso, soleggiato;

umido, secco): Possibilità di coltivazione: Parti utilizzate in ter-apia (radìci, tuberi, rizomi, bulbi, scorza, fusto,

foglie, frutti,

fior~):

Epoca della raccolta:

Cataloghi di pubblicazioni e di altro materiale didattico di grande interesse per l'O .S. si possono ricevere scrivendo ai seguenti indirizzi : Bureau d'études et recherches pour la Promotion de la Santé. Kango Mayumbe. Zaire. Teaching Aids a t Low Cast (T ALC). Institute of Child Health. 30 Guilford Street. London WC1N 1EH. Inghilterra. ENDA Boite Postale 3370 Dakar Senegal. AMA- Balte Postale 267 Yaoundé- Camerum. 432

Modo di consQrvazjone della pian ta: Preparazione del medicinale (decotto, macerato, polverizzazione,

appficazioni locali, ecc.): Dose (a cucchiai, a cucchiaini, a bicchieri, uso esterno, ecc.): Malattie per cui è utilizza t a: Esperienza clinica (efficace, non efficace, provato su N° ... di casi):


Sapone, fabbricazione casalinga La fabbricazione di sapone a livello familiare o di villaggio non è operazione difficile n è costosa. Gli ingredienti necessari sono facilmente reperibili in ogni località e il loro prezzo è minimo. L'utilità del sapone nella lotta alle malattie trasmissibili è talmente evidente e importante, che la sua fabbricazione deve essere incoraggiata ovunque non sia reperibile o sia troppo caro il sapone del commercio. La costituzione di una cooperativa (gruppo di donne o di ragazzi) per la fabbricazione del sapone può stimolare un piccolo commercio.

Materiale necessario • un recipiente di latta o di argilla o di ferro smaltato o un secchio di ferro (non di alluminio) da 20 litri circa; • altra latta o simile da 2o litri nel cui fondo si sono fatti 15-20 fori con un chiodo; • recipiente largo di argilla o catino di ferro smaltato o larga zucca vuota; • vecchia scatola di latta o zucca vuota da usare come misurino, di qualsiasi misura, meglio se da 1/2 litro circa. • 3 grosse pietre su cui verrà poggiata la latta forata, così da restare sollevata dal suolo; • 1 mestolo di legno; • rametti secchi, quanto basta per fare un filtro rudimentale nel fondo della latta forata; • erba secca o paglia, quanto basta per fare uno strato sopra a quello dei rametti secchi; • stampo rettangolare di legno o di ferro, (di cm. 30x20 circa, alto cm. 5-7), o ve colare la miscela di sapone. Si può utilizzare in sua vece una vecchia cassetta o dei mezzi gusci di noce di cocco o delle piccole zucche vuote o fabbricare lo stampo in argilla. • 2 pezzi di stoffa di cm 20 x 20 circa o 2 fogli di carta oleata, da porre nello stampo per non fare attaccare il sapone.

Ingredienti (per 1 kg di sapone) • cenere di legna (o di erbe, di alghe, ottima quella del focolare) quanto basta a riempire il secchie da 20 litri; • grasso animale (di bovino, di pecora, capra, maiale, animali selvatici, galline) o vegetale (di cocco, di palma, di arachidi, di karité, di soia, di altri semi o frutti oleosi): 1 kg abbondante (il sapone migliore si ottiene mescolando grassi animali e vegetali). Non è utilizzabile olio minerale; • acqua (meglio se piovana): 10 litri circa Preparazione

e

Purificazione del grasso . Mettere il grasso con uguale quantità acqua 111 LUla !)e lltOld sul fu0C(J. F<u oo ll a u. LJQ]h; lt ' d c~l Lwcu . passare il liquido su setaccio o su un pezzo di stoffa. Aggiungere una parte di acqua fredda per ogni 4 parti di liquido caldo. Lasciare raffreddare, raccogliere il grasso venuto a galla. dl

e Estrazione della liscivia. La liscivia è reperibile in molte zone, in commercio sotto il nome di soda caustica, e si può perciò in tali casi comprare direttamente. Specialmente se il quantitativo di sapone da preparare è per una cooperativa o per tutto il villaggio, converrà organizzarsi per averne a sufficienza da un negoziante. Ma ove il sapone è fabbricato a livello familiare o se la soda non è reperibile o costi troppo cara, è possibile estrarla dalle ceneri di legna secondo il sistema seguente. Porre il recipiente bucato sulle 3 pietre in modo resti sollevato da terra. Preparare nel suo fondo un filtro grossolano di rametti (2 strati a croce) e paglia. Riempire il recipiente di cenere ben pressata. Con le dita fare una depressione a scodella nella cenere, entro cui si potrà versare l'acqua senza farla debordare dal recipiente. Porre sotto al recipiente bucato il recipiente a bocca larga che raccoglierà la liscivia. Scaldare a parte 8litri d'acqua. Versare poco alla volta l'acqua calda sulla cenere in modo da riempire la depressione a scodella; lasciare assorbire l'acqua dalla cenere, aggiungere gradatamente altra acqua calda, molto lentamente. La liscivia 433


comincerà a uscire dai fori del fondo sotto forma di un liquido brunastro. Ci vuole almeno un'ora perchè tutta l'acqua sia passata e la liscivia estratta. Per verificare se la liscivia è a giusta concentrazione, si fa la prova dell'uovo (o della patata) che nella liscivia deve galleggiare, o quella della penna di gallina che, immersa nella liscivia, ne viene alterata ma non del tutto corrosa. Se la liscivia risulta a concentrazione molto debole (l'acqua è passata troppo in fretta, l'uovo va a fondo} versarla nuovamente sulla cenere, aggiungendo anche altra cenere. Se è appena un po' debole basta bollirla qualche minuto. Se invece della liscivia di cenere si usa la soda caustica del commercio, questa va sciolta con acqua nella proporzione di 1 parte di soda e 3 parti di acqua. E' più prudente mettere la soda nell'acqua e non l'acqua sulla soda, per evitare schizzi pericolosi. La soluzione di acqua e soda produce calore. Occorre !asciarla raffreddare prima di mescolarla col grasso. Attenzione che la liscivia è un veleno ustionante: non toccarla con le mani, attenzione a schizzi negli occhi, tenere lontani i bambini. Corrode i recipienti di alluminio.

e

Preparazione del sapone

Mettere nel recipiente da 20 litri (quello senza buchi) il grasso e scaldarlo lentamente sul fuoco; aggiungere pian piano la liscivia, mescolando sempre . La quantità di grasso deve essere circa doppia della quantità della liscivia (1 misura di liscivia ogni 2 di grasso). Bollire il liquido mescolando sempre fino a che la massa diventi spessa, gommosa e schiumosa. Per verificare se le proporzioni furono ben calcolate, porre una goccia del liquido su un piatto: se si forma un anello di grasso attorno alla goccia solidificata, significa che c'è troppo grasso; se la goccia resta opaca per molto tempo senza solidificare bene, significa che c'è troppa liscivia; se la goccia si trasforma totalmente in sapone, la proporzione è esatta. Togliere dal fuoco e lasciare raffreddare il liquido per circa un'ora. Se si utilizza la soda caustica del commercio non occorre fuoco, ma 434

il sapone viene fatto a freddo : sul grasso sciolto versare nel recipiente la soluzione di soda molto lentamente mescolando, sempre nella stessa direzione, per circa 20-30 minuti. Lasciar riposare erimescolare ancora ogni 15-20 minuti durante alcune ore, fino a che la mistura è della consistenza del miele.

e

Solidificazione del sapone

Preparare lo stampo sul suolo o su un tavolo rivestendolo internamente con 2 pezzi di carta oleata (o unta di olio) messi in croce o di vecchia stoffa. Questo impedirà al sapone di attaccarsi allo stampo. Versare nello stampo il sapone ancora fluido. Il sapone va tolto dallo stampo dopo 2 giorni, quando è abbastanza solido. Va tagliato allora con uno spago o con un coltello in pezzi di 15-20 cm di larghezza circa. I pezzi tagliati devono essere lasciati asciugare all'aria, in un luogo riparato dalla pioggia e dal sole, per 2-4 settimane, ammonticchiati in modo da non appiccicarsi l'un l'atra.

e

Correzioni

Se i vari ingredienti non sono statì ben mescolati o le proporzioni non erano esatte, il sapone dopo 24 ore risulterà granuloso o con stratificazioni e liquido sul fondo dello stampo. In tal caso va ripetuta la sua bollitura: tagliare il sapone a piccoli pezzi e rimetterlo nella pentola aggiungendovi circa un litro di acqua. Attenzione se la liscivia era rimasta stratificata in superficie a non toccare con le mani, ma adoperare il mestolo di legno. Far bollire per 10 minuti, mescolando di tanto in tanto fino a che siano sciolti i pezzi di sapone. Versare nuovamente nello stampo e lasciare riposare per due giorni. Se il grasso era rancido e se ne voglia correggere l'odore, si può aggiungere, al momento della bollitura del sapone, un cucchiaio di essenza di limone o di citronella, ottenuta facendo bollire per 5 minuti in una tazza d'acqua bucce di limone o foglie di citronella.


7110 8 l 10

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9 l lO

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Tavola ottometrica, per il controllo dell'acutezza visiva Un metodo molto preciso per individuare imperfezioni dell'acutezza visiva è rappresentato dalla lettura della seguente tabella, bene illuminata alla distanza esatta di 5 metri. La persona in esame, senza fonti luminose vicino agli occhi, deve individuare da quella distanza con un occhio per volta, bene aperto e senza spostamenti del capo, il vario orientamento delle E nella tabella. L'occhio non

esaminato deve essere coperto col palmo della mano. La lettura dell'ultima riga in basso è indice di una vista, in lontananza, normale (10/10); la lettura fino alla penultima riga soltanto, indica una imperfezione lieve (9/10), una lettura della sola secondultima e della sola prima in alto indica una vista di 8/10 o di 7/10. In tali due ultimi casi è consigliabile un esame specialistico, dove possibile. Per capire se il soggetto in esame vede con esattezza i segni delle righe, lo si faccia ripetere a segni, con le mani, la direzione delle E della tabella. 435


Vaccinazioni, e sempio di Calendario

1° mese

BCG (1 a dose),

AP

(P dose)

3° -4°mese

DTP

(1 a dose),

AP

(28 do:se')

so- 6° mese

DTP

(2actose),

AP

(3a dose)

9° mese

DTP

(3adose)

AM

6° anno

DT

12o - 15° anno

BCG (2a dose)

Il BCG si inietta per via intradermica; si può fare fìn dalla nascita e fino ai 15 anni circa. Di solito viene eseguito o alla nascita o entro il 3° mese. La riattivazione a 12-15 anni. Il triplo vaccino (DTP) s i inietta per via intramuscolare; è preferìbile farlo nei primi mesi d i vita, con intervallo da 1 a 4 mesi tra una iniezione e l'altra. li richiamo all'età scolare va fatto con doppio vaccino (DT) essendo minimo il rischio di pertosse a quell'età; da adulti solo rich iami contro il tetano (categorie sotto rischio: donne gravide o in caso di ferite sospette). Il vaccino antipolio (AP)è l 'unico che si somministra per via orale. Nel darlo, e vitare che il lattante prenda latte materno da 2 ore prima a 2 ore dopo la sua assunzione (gli anticorpi contenuti nel latte materno uccidono il vaccino). Un richiamo viene fatto a 10-18 mesi. Il vaccino antimorbilloso (AM)si fa per via sottocutanea o intramusco1are con siringa o con iniettare a pistola (vaccinazioni di massa), in unica dose, a 9 mesi. Prima dei 9 mesi il bambino è protetto dagli anticorpi materni. 436

Il vaccino contro il vaiolo si fa per scarificazione o per pressione multipla; la rivaccinazione é eseguita all'età scolare e successivamente al bisogno (pericolo di epidemie). Oggi tuttavia la malattia è scomparsa e la vaccinazione è stata quasi ovunque abolita; perciò non l'abbiamo inclusa nel calendario. L'esempio di calendario delle vaccinazioni q ui dato, può essere modificato a seconda delle esigenze locali. Seguire le direttive del Ministero di Sanità.

Vaccinazioni, controindicazioni • Qualsiasi malattia acuta in atto, specie se febbrile . • Antedecenti di convulsioni o encefalopatie. • Trattamento in atto con cortisonici. • M alattie croniche gravi in atto: diabete, tubercolosi, insufficienza cardiaca scompensata. • Malattie importanti o estese della pelle. • Presenza di epidemia di altra malattia.


Alcuni Valori Normali in soggetto sano adulto

Saliva

quantità in 24 ore: 1000-1200 ml Respirazione

Sangue

10-22 atti al minuto

quantità totale: 4-6 litri (8-9% del peso corporeo) eritrociti: 4 .500.000 - 5.000.000 per mm3 leucociti: 5.000- 8.000 per mm3 formula leucocitaria = neutrofili: 60-70% linfociti: 25-33% monociti : 2-6% eosinofili: 0-3% basofili: 0-0 ,5%

Urine

quantità in 24 ore: 1200-1500 ml Cuore

capacità in adulto: 513-757 ml Feci

quantità in 24 ore: 100-370 g durata del transito: 20-40 ore composizione : materie solide 25%, acqua 75%

quantità prodotta in 24 ore: 1000-1500 ml

piastrine: 200.000- 400.000 per mm3 Emoglobina: 13-16 g/100 ml Valore Ematocrito: 47% 0'- 42% 9 Tempo di stillicidio: 1-3 minuti Tempo di coaugulazione: 6-10 minuti Tempo di retrazione del coagulo: 1-2 ore Velocità di sediment azione delle emazie: dopo un'ora, O -12 mm (O) ; 0-20 mm (Q). Indice di Katz: 4-10 Glicemia: 80-100 mg/100 mi, a digiuno Azotemia: 25-40 mg/100 ml, a digiuno Transamina si: 10-40 U/ml Bilirubina diretta: 0,4 mg/100 ml

Sudore

Liquor

quantità molto variabile in relazione alla témperatura ambientale

quantità totale: 130 ml.

Bile quantità prodotta in 24 ore: 800-1100 ml Succo gastrico

quantità prodotta in 24 ore: 1000-3000 ml Succo pancreatico

437


l

14. DIZIONARIETTO DI TERMINI MEDICI

Acari piccolissimi artropodi (vedi) al limite del visibile a occhio nudo, piÚ vicini a i ragni che agli insetti, agenti di alcune malattie cutanee (rogne} sia nell'uomo che in animali domestici o selvatici. L'acaro della scabbia ne è un tipico esempio (vedi Scabbia). Addiso n , m orbo di: malattia dovuta a cattivo funzionament o delle capsule surrenali. E' caratterizzata da astenia, pressione bassa e deperimento gene.r ale. In soggetti chiari si nota anche la comparsa di pigme ntazione della pelle. Per tale ragione viene anche chiamato Morbo bronzino. Adenite : infiammazione di un linfonodo. Aerobiosi: condizione di vita, riferita a microrganismi, ove sia presente ossigeno. Afta: piccola lesione infiammatoria ulcerata rotondeggiante, singola o multipla, spesso dolorosa, che si manifesta nella mucosa ora le. Algidismo: forma clinica, nel colera, nella malaria e in poche altre gravi malattie, ove uno dei segni principali è il raffreddamento della cute , con grave stato di collasso.

Allucinazioni: percezioni sensoriali avvertite come reali ma che si sono prodotte senza stimoli esterni, nella mente del malato. Possono essere uditive , visive o anche a carico di altri sensi. Allucinogeni: sostanze chimiche (droghe} che provocano artificialmente allucinazioni. Ammiccamento: movimento spontaneo di chiusura e rapida riapertura delle palpebre, che si verifica spontaneamente nei soggetti normali per mantenere umida e detersa la superficie corneale . Anaerobiosi: condizione di vita, riferita a microrganismi, ove non sia presente ossigeno. Analettico: farmaco che eccita transitoriamente l'attivitĂ circolatoria o respiratoria. Anatomia: scienza che studia la struttura del corpo umano nei suoi vari costituenti. Si distingue in Anatomia Microscopica che studia i tessuti e le cellule, e Anatomia Macroscopica che studia gli organi e gli apparati. Angina: qualsiasi infiammazione a carico delle tonsille o dell'istmo delle fauci. 441


Angina pectoris: accesso doloroso retrosternale con irradiazione al braccio sinistro e senso di grave angoscia, senza dispnea n è febbre. E' dovuta ad uno spasmo a carico di una arteria della parete del cuore (arteria coronaria). Anguillulosi: parassitosi dovuta alla presenza di vermi intestinali del genere Strongyloìdes.

Annessite: infiammazione a carico degli annessi uterini e cioè dell'ovaio o della tuba uterina. Anuria: condizione patologica gravissima nella quale il rene non secerne più urina. Apparato pilo·sebaceo: la radice di ogni pelo è alloggiata in una piccola cavità tubolare della pelle, detta follicolo pilifero, in cui sboccano speciali ghiandole del grasso (ghiandole sebacee). Questo insieme viene chiamato apparato pilo-sebaceo. La sua infiammazione purulenta costituisce il foruncolo. Arteriosclerosi: malattia delle arterie, in genere insorgente in età matura o in vecchiaia e che provoca una perdita di elasticità della parete vasale e la formazione di particolari concrezioni nel suo interno. Artropodi: tipo di animali caratterizzato dalla presenza di appendici articolate (zampe, ali), da un rivestimento esterno più resistente o esoscheletro, e da uno sviluppo passante per varie fasi dette mute (uovo, larva, ninfa o pupa, adulto). Ne fanno parte i crostacei, gli insetti e gli aracnidi. A quest'ultimo gruppo appartengono le zecche e gli acari. Ascesso ossifluente: ascesso proveniente da un'infiammazione a carico di un osso, in genere di origine tubercolare o sifilitica o framboesica (ascessi freddi).

Ascite: presenza di liquido nella cavità peritoneale. Asimmetria pupiUare: differenza nel diametro tra le pupille d ei due occhi di uno stesso individuo, risultando nello stesso momento una più larga ed una più stretta. Asma: difficoltà di respirazione, ad accessi, che può dipendere da cause varie (asma cardiaco, asma bronchiale, ecc.). Astenia: sensazione di grande stanchezza. Atonia uterina: per rilassamento dei muscoli dell'utero e sua diminuita eccitabilità l'utero gravido durante il parto non si contrae più come doveva. Ciò può provocare nel parto la morte delfeto o, dopo il parto, emorragia. Azotemia: quantità di sostanze azotate (azoto ureico) residue del ricambio dei p rotidi, presenti in un campione di sangue. E' aumentata (ipera zotemia) nelle malattie renali, nell'insufficienza cardiaca, nello shock, nella disidratazione. Bacilli: gruppo di Batteri a forma di bastoncelli. Bartolinite: infiammazione delle ghiandole del Bartolino (situate nello spessore delle piccole labbra della vulva). In genere è di n atura blenorragica e rappresenta una complicazione che può mantenere i germi della blenorragia nell'organism o anche dopo apparente guarigione della uretrite iniziale. Bilirubina diretta: sostanza del plasma, derivata dal ricambio dei globuli rossi e che nel normale è presente solo in piccola quantità. Un suo aumento indica ittero. Bradicardia: ritmo cardiaco a frequenza più lenta del normale.

442


Bronchiectasia: dilatazione patologica di un bronco. E' in genere sede di infiammazione catarrale e provoca perciò catarro bronchiale cronico e tosse. Bronchite capillare: infiammazione delle ramificazioni più sottili dei bronchi, tipica dei bambini. E' malattia grave che, se non curata urgentemente, può portare amorte. Calcolosi: presenza di concrezioni dure (calcoli) nelle vie biliari o nelle vie urinarie (calcolosi biliare, calcolosi urinaria) o in altre vie dell'organismo. Camera anteriore: nell'occhio è quello spazio compreso tra la cornea e l'iride. Esso è ripie110 di un liquido trasparente detto Umor acqueo. La presenza di pus nella camera anteriore si chiama Hypopion, la presenza di sangue Hyphema. Catarat ta: opacamente del cristallino oculare. Cefalea: termine medico per indicare il mal di testa. Cheilite: infiammazione a carico delle labbra. Chemioprofilassi: prevenzione di una rnalattia trasmissibile, per mezzo di medicinali presi ad intervalli regolari. Ad esempio, per la malaria la chemioprofilassi si fa con la clorochina presa una volta a settima1'1.a. Cheratocongiuntivite: infiammazione a carico della cornea e della congiuntiva. Chimo: è costituito dalla poltjglia d egli alimenti che sono stati in parte digeriti, durante il processo normale di digestione, per azione dei succhi gastrici.

Chiocciola: canale mem branoso che si sviluppa a spirale come l'interno d i una chioc· ciota. Nel suo interno sono situati particolari cellule e membr-ane che costi· tuiscono una specifica zona sensitiva di ricezione dell' udito. Cianosi: colorazione leggermente bluastra della cute o delle mucose (labbra in particolare) dovuta a disturbi circolatori o respiratori che provocano una osta· colata ossigena zione dei tessuti. Cirrosi epatica: insieme di gravi lesioni a carico dei tessuti propri del fegato , dovute a cause varie, che si manifestano con indurimento dell'organo, suo rimpiccioli· mento (più raramente suo ingrandimento), ascite, disturbi della circolazio· ne, ecc .. Porta a morte se non precocemente curata. Cistite: infiammazione a carico della vescica urinaria . Clinica: ramo della medicina che studia propriamente il malato "nel suo letto" , cioè durante la malattia dal vivo e non su cadavere o in laboratorio. Clitoride: piccolo organo erettile situato nella parte superiore della vulva. Ha importante funzione di eccitamento sessuale per la donna. La sua mutilazione, clitoridectmnia, in uso ancora oggi pressò molte tribù africane, rapprese n· ta un costume crudele e pericoloso e può provocare disturbi anche gravi per la donna. E' assolutamente da riprovare, non avendo nessuna giustificazione scientifica nè morale. Coccìdios i : parassitosi intestinale da protozoi (coccidi) che colpisc e molti animali domestici e selvatici. Specialmente nel pollame e nei conigli produce gravi danni negli allevamenti, uccidendo gran numero di soggetti. Colica: spasmo di un viscere cavo (tubo digerente, ureteri, vescica biliare, utero) che si manifesta in modo acuto con dolore violento. 443


Collirio: medicamento per uso oculare, in genere a gocce, per istillazioni. Colluttorio: soluzione medicamentosa per sciacqui boccali o per gargarismi. Condilomi: escrescenze carnose che si sviluppano in pieghe cutanee o nel punto d i passaggio tra cute e mucose. Si distinguono i condilo mi acuminati o creste di gallo, che si sviluppano sui genitali esternì (ve di pag. 121) e i condiloroi piani, in genere di natura sifilitica. Congenita, malattia: malattia che inizia già nell'embrione, per un'infe zion e sopravvenuta nella mad re durante la gravidanza. Da disting uere d a Malattia ereditaria (vedi).

perciò erettili. Sono situati all'interno della verga, nel maschio, e del clitoride, nella femmina, ed h anno importante funzione durante l'accoppiamento.

Corpo ciliare: formazione anulare che fa parte, insieme all'iride, della porzione anteriore dell'uvea (vedi). E' costituita da una parte muscolare o muscolo ciliare, che provoca movimenti dell'iride e del cristallino, ed una parte vascolare, i processi ciliari, producente l'umor acqueo. Corpo vitreo: massa trasparente gelatinosa che nell'occhio riempie lo spazio compreso tra la retina e il cristallino.

Congiuntiva tarsale: parte della congiuntiva che tap pezza la faccia inte rna delle palpebre.

Cristallino: porzione trasparente d ell'occhio, a forma eli lente, situata subito die t ro la pupilla tra l'umor acque o, che è in a vanti, e il corpo vitreo, che è dietro. E' racchiusa da una capsula anch'essa t raspa rente.

Corion: è la m e mbrana che forma il rivestiment o esterno del sacco ovulare durante la g ravidanza.

Cromosomi: formazioni microsco piche bastoncellari, all'interno del nucleo delle cellule, ove sono localizzati i caratteri ereditari delle cellule stesse.

Corionepitelioma: tumore maligno che origina dall'epitelio del corion dell'utero. In oltre la m e tà dei casi è preceduto da mola vescicolare (vedi). Pensare sempre a corionepitelioma se una donna che ha partorito o abortito ha perdite di sangue.

Dacriocistite: infiammazione a carico del sacco lacrimale dell'occhio.

Cornea: membrana sottile e trasparente che rivest e la parte anteriore dell'occhio. Si continua posteriormente con la scleroti.ca, che però è opaca. Coroide: po rzione posteriore dell'uvea (vedi uvea). Corpi cavernosi: organi complessi costituiti da una re te di concamera zioni elastiche che, per afflu sso di sangue, aumentano di volume e s i induriscono. Sono detti 444

Derma: strato della pelle che sta subito sotto l'epidermide. E' formato principalmente da fibre connettivali elastiche, capillari e altri piccoli vasi linfatici e sanguignì, cellule di vario tipo, peli, ghiandole del sudore e del sebo (grasso cutaneo). Diabete: malattia caratterizzata da un'alterazione del ricambio degli idrati di ca rbonio per cui una parte di questi, non assimilati come nel n orm ale, pas sa nel sangue e nell'urina provoca ndo disturbi vari. E' dovuta ad un'insuffi ·"..3nte funzione dell'orm one p ancreat ico (insulina).


l

Disf~gia:

difficoltà nella deglutizione dei cibi.

Disfonia: d isturbo della emissione della voce, per cui questa risulta con timbro alterato. Disidratazione: diminuzione della quantità normale di acqua nell'organismo che porta a perdita di elasticità dei tessuti, secchezza della bocca e della lingua, ecc .. Si verifica per perdite esagerate di liquidi in seguito a intensa diarrea, a v o· miti ripetuti, ecc .. Disodontiasi: insieme di manifestazioni dolorose dovute ad infiammazione dei tessuti gengivali per difettosa fuoriuscita di un dente. In genere il 3° molare (dente del giudizio). Dispnea: difficoltà nella respirazione, che si manifesta con accelerazione del ritmo respiratorio e affanno. Dissenteria bacillare: infiammazione dell'intestino crasso dovuta a bacilli detti dissenterici e che si manifesta con febbre, diarrea, tene.smo, e C,G. talvolta graVi. Diverticolo: piccola estroflessione patologica, talvolta congenita, che inizia dalla parete di un organo cavo (diverticolo esofageo, ad esempio, diverticolo intestinale ecc.). L'infiammazione del diverticolo si chiama diverticolite. Elmintiasi: parassitosi dovuta ad elminti. Emeralopia: diminuzione della facoltà visiva quando la luce si fa meno intensa, come ad esempio all'imbrunire e di notte

Emorroidi: dilatazioni delle vene del p! esso emorr oidarìo (nell'ultima parte del retto), in genere dolorose, talvolta con fuoriuscita dall'ano (emorroidi esterne). Possono sanguinare, infiammarsi e p rodurre trombi. Enantema: comparsa improvvisa (eruzione) sulle mucose, in particolare della bocca, del digerente e delle vie respiratorie, di manifestazioni più o meno d iffus e del tipo di macchie, papule, vescicole, ecc.. Di solito in concomitanza con esantema (vedi.), appare in alcune malattie infettive (morbillo, varicella, vaiolo, ecc.). Encefalite: infiammazione a carico del cervello. Endemia: il permanere, in una certa regione, di una determinata malattia, anche se con pochi casi, con costante riapparizione. Endocardite: infiammazione a carico dell'endocardio (membrana interna del cuore). Endometrite: infiammazione a carico dell'endometrio (mucosa dell'utero). Enterite: infiammazione a carico dell'intestino tenue. Epatomegalia: ing.rossamento del fegato. Epidemia: il manifestarsi in breve tempo e in una stessa regio ne di numerosi casi di una determinata malattia.

Epidermide: parte più superficiale della pelle. E' formata da strati sottili di cellule epiteliali ed è priva di vasi; nello strato più profondo ci sono le cellule che fabbricano il p igmento (la melanina) che conferisce alla pelle il colore più o meno 445


scuro.

Epiglottide: formazione fibrocartilaginea posta al di sopra della laringe; parzialmente mobile, essa è dotata della funzione di occludere le vie aeree nel momento della deglutizione, così che il cibo discenda esclusivamente nell'esofago e non passi in laringe. Ereditaria, malattia: malattia trasmessa dai genitori ai figli, attraverso caratteri patologici dei cromosomi. Non è congenita, cioè non è acquisita durante la gravidanza ma era già nel feto fin dal suo inizio. Eritema nodoso: malattia acuta febbrile con apparizione di nodosità agli arti inferiori e dolori a rticolari. Ernia: fuoriuscita di un viscere, di solito un'ansa intestinale, dalia cavità naturale in cui è contenuto. Può essere inguinale, ombelicale, ecc .. Ernia strozzata: complicazione d i un'ernia che, se non ridotta urgentemente o operata, conduce a morte n paziente, per occlusione intestinale. Esantema: comparsa improvvisa sulla pelle (eruzione) di macchie o papule o vescicole o pustole o altre manifestazioni cutanee più o meno diffuse su tutto il corpo. Di solito in concomitanza con enantema (vedi), appare in varie malattie infettive (morbillo, varicella, vaiolo, tifo, ecc.). Escara: crosta che si è formata per necrosi di una zona di cute. Tipiche escare sono quelle da decubito. Eunucoidismo: condizionE'! patologica del maschio dovuta a deficiente funzione degli ormoni testico lari. Si manifesta con caratteri sessuali secondari di tipo femmineo, voce femminea, assenza di barba. Si associa spesso a sterilità. 446

FAO: Food Agriculture Organization, agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei problemi relativi all'alimentazione e all'agricoltura nel mondo.

Febbre biliare emoglobinurica: complicazione grave in corso di malaria da P. falciparum, che si manifesta con emissione di urina rosso-bruna, anemia intensa, C. G. gravi. Febbre da pappataci: malattia da virus trasmessa da moscerini pungenti (pappataci), benigna, della durata di 3 giorni (febbre dei 3 giorni) . Febbre O: malattia infettiva provocata da microrganismi del gruppo delle Rickettsie, trasmessa in genere da zecche. Fibroma: tumore benigno a carico del tessuto fibroso. Il fibroma uterino è in realtà un miofibroma e cioè u n tumore benigno muscolare e fibroso. Fisiologia: scienza che studia le funzioni dei vari organi ed apparatj in condizioni normali. In relazione a stati di malattia, tali funzioni sono invece studiate dalla Fisiopatologia. Fistola: tragitto formatosi per cause patologiche nei tessuti e che fa comunicare con l'esterno o con una cavità interna un ascesso, un tessuto o un organo più o meno profondo. Formula leucocitaria: proporzione in percentuale (cioè contando 100 leucociti) tra i vari tipi di globuli bianchi presenti nel sangue circolante. Fotofobia: sensazione spiacevole provata da alcuni malati a causa della luce, che non sopportAno, e p!'!r la quale stringono o chiudono completamente g li occhi.


Fovea centrale: detta anche macula lutea (macchia g ialla). E' una zona ovalare situata esattamente al polo posteriore dell'occhio, internamente, un poco al di sopra dell'arrivo del nervo ottico. Frigidità: condizione patologica della donna dovuta a deficiente funzione degli ormoni sessuali. Si manifesta con indifferenza o avversione per i normali rapporti sessuali. Geofagia: abitudine malsana di mangiare la terra. Si può manifestare in bambini o in donne gravide. Sembra sia dovuta a carenze di sali minerali per cui i soggetti istintivamente li cercano nella terra. Giardiasi: parassitosi dovuta alla presenza di Gìardie (Protozoi) nell'intestino. Si manifesta con diarrea che assume andamento cronico se non curata. Gigantismo: sviluppo esagerato di tutto il corpo, dovuto a disfunzioni di ghiandole endocrine (ipofisi). Glaucoma: malattia dell'occhio caratterizzata da aumento della pressione dei liquidi presenti all'interno del bulbo oculare e che si manifesta tra l'altro con forti dolori e diminuzione della vista. Glicemia: quantità di glucosio (zucchero) presente in un campione di sangue. E' aumentata (iperglicemia) nel diabete. Glossite: infiammazione a carico della lingua. Gozzo: ingrossamento patologiéo della tiroide dovuto a cause varie (disturbi ormonali, carenze alimentari, tumori).

Hyphoema (lfema): versamento di sangue nella camera anteriore dell'occhio. Hypopion: presenza di pus nella camera anteriore dell'occhio. Idrocefalo: aumento patologico delliquor all'interno della scatola cranica che, se insorto in periodo fetale o nella prima infanzia, può provocare una deformazione del cranio che risulta sproporzionalmente voluminoso. E' causa di gravi complicazioni nel parto. Immunoprofilassi: prevenzione di una malattia trasmissibile per mezzo del vaccino o del siero ricco di anticorpi specifici. Incubazione, periodo d': periodo di tempo che d ecorre dall'entrata dell'agente di malattia nell'organismo ai primi segni di malattia manifesta. Indice di Katz: valore che si ricava nella lettura della velocità di sedimentazione delle emazie, addizionando il valore ottenuto dopo un'ora con la metà del valore ottenuto dopo la seconda ora e dividendo il tutto per due . Invaginazione intestinale: penetrazione di un tratto di tubo intestinale nell'interno di un altro tratto adiacente dell'intestino, per cause varie, e che può provocare una occlusione intestinale. lperemia: aumento di afflusso del sangue in una determinata parte dell'organismo. lperestesia: aumento delle sensazioni tattili o anche delle sensazioni in generale. Si contrappone a lpoestesia che è una diminuzione di quelle sensazioni. lperglicemia: aumento della quantità di zucchero presente normalmente nel sangue. E' 447


un segno del diabete. Si contrappone a Ipoglicemia che è una diminuzione della quantità di zucchero nel sangue.

Ipertensione: aumento transitorio o permanente della normale pressione arteriosa. lpertrofia prostatica: aumento di volume della prostata dovuto ad insufficienze ormonali che, in genere, si verificano in età al di sopra dei 50-60 anni; provoca disturbi vescicali e della minzione. lpodenna o sottocutaneo: strato della pelle posto sotto al derma, costituito da connettivo lasso nelle cui maglie si trovano ammassi (lobuli) di cellule di grasso (cellule adipose). lpotensione: abbassamento transitorio o permanente della normale pressione arteriosa. lpotrofia muscolare: dimagramento a carico delle masse muscolari. Iride: formazione membranosa, colorata, davanti al cristallino e perforata al centro dalla pupilla. Dotata della capacità di restringere o di allargare la pupilla, essa ha la funzione di regolare l'entrata dei raggi luminosi nell'occhio a seconda delle necessità. Fa parte dell'uvea. lridocicllte: infiammazione a carico dell'iride e del muscolo ciliare dell'occhio. Può es· sere grave e va curata urgentemente. Isterismo: malattia neuropsichica che si manifesta con instabilità emotiva e con un insieme di disturbi funzionali numerosi e variabili, senza riscontro di lesioni evidenti di organi o apparati. Un tipico suo sintomo è rappresentato dalla sensazione di nodo alla gola detto "nodo isterico", al quale non corrisponde alcuna lesione anatomica e che insorge per emozioni, paure, ecc..

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Istmo delle fauci: apertura situata nel fondo della cavità orale e delimitata dalle arcate palatine, in alto, e dalla base della lingua, in basso. Laringotracheite: infiammazione a carico del laringe e della trachea. Si manifesta con voce alterata e con tosse, spesso acompagnata da febbre. Larva migrans cutanea: con questo nome si distiguono le larve di alcuni elminti (anchilostomidi) propri di cani, gatti o altri animali, che penetrando accidentalmente nella cute umana dal suolo, possono tracciare linee sinuose sulla pelle migrando lentamente da una zona ad un'altra. Leptospirosi: malattia infettiva dovuta a microrganismi del gruppo delle Spirochete (Leptospire). Una forma, itteroemorragica, viene trasmessa dalle urine dei ratti, animali che ne rappresentano il serbatoio di infezione. Leucemia: grave malattia del sangue caratterizzata da aumento notevole e permanente dei globuli bianchi del sangue. Ne esiste una forma acuta e una forma cronica. E' malattia mortale se non curata; anche la cura ne è spesso difficile. Leucorrea: aumento della secrezione vaginale normale, che si manifesta con una perdita di liquido mucoso e sieroso dalla vagina. Linfangite: infiammazione a carico di un vaso linfatico. Linfoadenite: infiammazione a carico di un linfonodo. Lipotimia: perdita improvvisa e momentanea della coscienza, chiamata anche svenimento.


Malattie psicosomatiche: malattie dovute a fattori emotivi, come paure, c onflitti interni, insoddisfazioni, cattivo adattamento all'ambiente di vita, ecc .. Ne sono di esempio alcune forme di asma bronchiale, l'ulcera gastroduodenale, alcuni eczemi. Mastite:

Miosite: infiammazione a carico di un muscolo.

Mixomatosi: malattia infettiva del coniglio, epidemica e altamente letale, provocata da virus e trasmessa da zanzare o altÌi artropodi.

infiammazione a carico di una mammella.

Mola vescicolare: Melanconia: malattia mentale caratterizzata da stato di depressione dolorosa con grave tristezza e talvolta torpore psichico e fisico, apparsa senza motivazioni apparenti. Può essere alternata a distanza di tempo da periodi di eccitazione maniacale.

alterazione patologica dell'uovo fecondato, che si sviluppa nell'utero come un tumore, simile a una massa vescicolosa.

Moniliasi vaginale: micosi a carico della m ucosa vaginale, dovuta a funghi del genere Monilia.

Menometrorragia della puberta: emorragia uterina troppo abbondante, che si verifica alcune volte nelle ragazze in pubertà, come prima manifestazione mestruale.

Nanismo: anomalia di sviluppo del corpo umano, che resta molto piccolo e talvolta parzialmente deforme, dovuta a malattia dell'ipofisi (nanismo ipofisario) o a complessa malattia ereditaria (nanismo acondroplasico).

Metastasi: migrazione dì un processo morboso (ascesso, tumore maligno) da una localizzazione ad un'altra, nello stesso individuo, attraverso la circolazione sanguigna o linfatica (metastasi a distanza) oppure per contiguità.

Nefrite: malattia a carico del rene, di tipo prevalente mente infiammatorio.

Meteorismo: distensione dell'addome per eccessiva produzione di gas nell'intestino.

Nefrosi: malattia a carico del rene, di tipo prevalentemente tossico, allergico o degenerativo.

Metrite infiammazione a carico dell'utero.

dolore a carico di un nervo.

Micosi: infezione dovuta a miceti (funghi microscopici).

infiammazione a carico di un nervo.

Micropoliadenopatia: aumento lieve di volume dei linfonodi, generalizzato a molte stazioni linfaghiandolari. Miocardio: tessuto muscolare del cuore; un'infiammazione a suo livello è detta mio-

Nevralgia: Nevrite: Occlusione intestinale: detta anche ileo. E' un quadro morboso che origina da un arresto della progressione del contenuto intestinale. Può e s sere provocata da una ostruzione o da uno strozzamento (ileo meccanico) oppure da cause riflesse, tossiche, infettive ecc. (ileo dinamico).

cardite.

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Oliguria: condizione patologica in cui il r ene secerne scarse quantità di urina. OMS: Organizzazione Mondiale di Sanità, agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei problemi della salute del mondo.

Orchite: infiammazione a carico di uno o dei due testicoli. Orzaiuolo: piccolo ascesso nello spessore della palpebra ad andamento torpido. Osteite, osteomielite: infiammazione a carico di un osso, più precisamente del midollo di un osso.

Perineo: l'insieme dei muscoli e delle membrane e legamenti che chiudono il distretto inferiore del bacino; è attraversato dal retto e dalle vie uro-genitali. Periostite: infiammazione a carico della membrana esterna di un osso (periostio). Peritonite: infiammazione a carico del peritoneo. Può essere acuta o cronica, generalizzata a tutto il peritoneo o localizzata a certe sue parti. Petecchia: piccola emorragia puntiforme nello spessore della cute o di una mucosa. Pielite: infiammazione a carico del bacinetto renale.

Osteomalacia: rara malattia che può manifestarsi in donne gravide e nel puerperio, dovuta ad insufficienza di vitamina D e probabilmente a disfunzione delle paratiroidi. Si manifesta con incurvamenti delle ossa, dolori, astenia.

Pielonefrite: infiammazione a carico del bacinetto renate e del rene.

Otite: infiammazione a carico di un orecchio.

Piomiosite: infiammazione particolare a carico di un muscolo, che si manifesta con la formazione di un ascesso, dolori, febbre. E' tipica malattia africana.

Parenterale, via: qualsiasi via di penetrazione di un farmaco, ad eccezione di quella boccale.

Pleurite: infiammazione a càrico di una pleura.

Partner: viene così chiamato il compagno (per la donna) o la compagna (per l'uomo) dell'atto sessuale, indipendentemente dall'essere marito e moglie.

Pneumotorace: penetrazione di aria nella cavità pleurica dovuta a cause varie: ferite, processi infiammatori, forti colpi di tosse in malati polmonari. Può essere provocato mediante ago e speciale apparecchio insufflatore a fine terapeutico nella cura di alcune forme di tubercolosi polmonare (pnueumotorace artificiale).

Patologia: ramo delle scienze mediche che tratta lo studio dei processi morbosi in generale (patologia generale) o per singole malattie (patologia speciale). Patologico: attinente a malattia. Ad esempio s i dice: quadro patologico, anatomia patologica, ecc..

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Podice: termine che indica, in gravidanza,la parte del corpo del feto al di sotto delle ossa iliache, e cioè le natiche e gli arti inferiori. Per parto podalico si intende quel parto in cui il p6dice è in basso (presentazione podalica) ed esce perciò per primo. Nella maggior parte delle gravidanze è invece la te-


sta che normalmente sta in basso e che esce per prima (presentazione cefalica).

Rinofaringite: infiammazione della mucosa nasale e del faringe.

Polipi: tumoretti attaccati con un peduncolo ad una mucosa e sporgenti in una cavità o canale del corpo (fosse nasali, utero, intestino, vescica). Possono essere unici o multipli.

Roseola: lesione elementare della pelle consistente in piccole mac.c hie arrossate (se su pelle chiara) rotondeggianti ché scompaiono colla pressione di un dito per poi riapparire. Appaiono nel tifo, sifilide, febbre tifoidea, rickettsiosi varie.

Posizione ostetrica: posizione in cui la donna partorisce. In questo libro è intesa quella supina, cioè sdraiata sul dorso, con gambe flesse e cosce allargate. Ma ne esistono anche altre quali la laterale, la seduta, ecc .. Processi ciliari: serie di pieghe riccamente vascolarizzate situate nella parte posteriore del muscolo ciliare e formanti attorno al cristallino la cosidetta corona ciliare. Producono l'umor acqueo, all'interno dell'occhio. Prolasso: rilasciamento dei legamenti di un organo con abbassamento lento o graduale dell'organo stesso (prolasso uterino, prolasso rettale). Prono: p osizione del corpo disteso orizzontalmente, a pancia sotto. Psicosi puerperale: insieme di manifestazioni patologiche mentali che possono insorgere in ctonna che ha partorito da poco, per cause tossiche. Di solito guarisce. Reumatismo articolare acuto: malattia infettiva acuta provocata da streptococchi, caratterizzata da febbre, dolori articolari fugaci e diffusi a più articolazioni, con facili ricadute e complicazioni cardiache anche gravi. Ricettori sensitivi: terminazioni nervose di vario genere, che hanno la funzione di raccogliere gli stimoli delle differenti sensazioni (tatto, dolore, caldo, freddo, pressione profonda) e di trasmetterli alle fibre dei rispettivi nervi sensitivi.

Rosolia: malattia infettiva acuta, in genere dell'infanzia, provocata da un virus. Può provocare, in donna gravida, lesioni del feto . Salmonellosi: infezione causata da microorganismi del gruppo delle Salmonelle (batteri).

Scarificazione: lesione superficiale prodotta artificialmente a scopo terapeutico, sulla pelle, graffiandola con apposito ferro (lancetta, bisturi). Si usa nelle coppette scarificate, nella vaccinazione antivaiolosa, in prelievi diagnostici. Scarlattina: malattia infettiva acuta che si manifesta con mal di gola, febbre elevata, esantema diffuso rossastro se su pelle chiara. Può essere grave. Sclerotica: tunica fibrosa di colore bianco che riveste la parte posteriore dell'occhio. Si continua anteriormente con una membrana trasparente, la cornea. Segni: manifestazioni oggettive di malattia, che possono però anche non essere notate dal soggetto malato. Semeiotica: ramo della medicina che studia i segni e i sintomi delle malattie. Seni frontali: sono due cavità, una per lato, situate nello spessore dell'osso frontale e co451


municanti ognuna per mezzo di tm sottile canale con le fosse nasali. La loro infiammazione è detta sinusite. Esistono altri seni a carico dell'osso etmoidale (base del cranio) e del mascellare superiore.

Sensorio: nome generico con cui si designa l'insieme di tutt e le funzioni sensoriali. Abolizione del sensorio significa perdita dei sensi, come nella lipotimia o n el coma.

Stomatite: infiammazione a carico della mucosa della bocca. Supino: posizione del corpo disteso orizzontalmente sulla schiena. Tachicardia: ritmo cardiaco con frequenza più rapida del normale.

Sepsi: infezione di una ferita o anche presenza di germi nel sangue (ma in tal caso è meglio detta sétticemia).

Tempo di coagulazione: t empo necessario ad una goccia di sangue, deposta su un vetrino, per coagulare.

Setticemia: presenza di germi nel sangue e perciò con diffusione nell'intero organismo.

Tempo di stillicidio: tempo che decorre tra il momento in cui si punge con un ago un dito o un lobulo d'orecchio, facendone uscire sangue e il momento in cui il sangue smette di uscire.

Sintomi: manifestazioni di malattia avvertite dal paziente. Sinusìte: infiammazione della mucosa di un seno frontale o mascellare (cavità nell'interno dell'osso comunicante con le vie respiratorie superiori). Snip cutaneo: piccolo frammento di cute che viene prelevato con forbice o con speciale pinza, a scopo diagnostico, nell' oncocercosi. Splenomegalia: ingrossamento della milza. Statistiche demografiche: statistiche riguardanti il movimento normale di una popolazione (nascite, morti, ecc.). Stenosi: restringimento di un canale o di un passaggio naturale dell'organismo (stenosi uretrale, esofagea, di valvola cardiaca ecc.).

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Tenesmo: contrazione dolorosa dello sfintere anale o vescicale con stimolo continuo a defecare o a urinare. Tossiemia: presenza nel sangue di sostanze tossiche originate dall'organismo stesso (tossiemia renale, tossiemia gravidica). Tricomoniasi: infezione da protozoi del genere Trichomonas che può colpire la mucosa vaginale (T. vaginalis) o quella intestinale (T. intestinalis). Trisma: contrazione spasmodica dei muscoli mastica tori per cui le mascelle restano serrate. Tipico è quello del tetano. Trofismo: lo stato di nutrizione di un tessuto. Tromba di Eustachio: sottile condotto che collega internamente l'orecchio medio (cassa del tim-


pano) con il faringe.

Tromboflebite: infiammazione di una vena con formazione di trombi nel suo interno. Ugola: formazione conica che discende nel mezzo del palato, dividendo in due porzioni l'istmo delle fauci. Ulcera gastroduodenale: ulcerazione, cioè perdita di sostanza più o meno profonda a carico della mucosa dello stomaco o del duodeno, per lo più di origine psicosomatica. UNICEF: agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei problemi relativi alla difesa dell'infanzia nel mondo.

Uretrite: infiammazione a carico della mucosa dell'uretra. Uvea: formazione membranosa riccamente vascolarizzata posta all'interno dell'occhio; è costituita da una porzione posteriore detta coroide, situata all'interno della sclerotica, ed una anteriore che si differenzia nell'iride e nel corpo ciliare (vedi) .

sto valore è aumentato in quasi tutte le malattie infettive (tubercolosi in particolare), nel reumatismo articolare acuto, nell'infarto del miocardio, come pure in molti casi di anemia e nei tumori maligni. E' diminuito nella drepanocitosi e nelle emorragie.

Vena porta~ vena molto importante risultante dalla riunione in un solo tronco di 3 grosse vene addominali (le due vene mesenteriche e la vena della milza olienale). Essa riceve tutto il sangue venoso proveniente dal tubo digerente dallo stomaco fino al retto- dal pancreas e dalla milza e lo porta al fegato, organo entro il quale si ramifica. Vene varicose: insieme di più varici a carico di una vena o gruppo di vene (alle gambe, allo scroto, alla vagina, ecc.). Vettore: nome che si dà a quegli insetti, aracnidi o molluschi che possono trasmettere malattie (Anopheles, in relazione alla malaria; pulci, in relazione alla peste; zecche, in relazione al tifo da zecche). Virosi: infezione dovuta ad un virus. WHO: World Health Organizatìon, vedi Organizza<:JO!le Mondiale dì Sanità.

Valore ematocrito: valore che indica il rapport o tra il volume costituito dalla massa dei globuli rossi, in nn campione di sangue, e quello costituito dal resto dei componenti del sangue. Varicella: malattia infettiva acuta provocata da un virus e che si manifesta in genere nell'infanzia, con lesioni cutanee (vescicole, pustole) e poca febbre. Velocità di sedimentazione delle emazie: tempo che occorre a un campione di sangue, prelevato a digiuno e reso non coagulabile con citrato di sodio, di sedimentare in apposito tubetto graduato (cioè di stratificarsi in parte cor puscolata e parte liquida). Que453


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MARISA MONTECORBOLI : pag. 65, 3G6. 367, 3G8. 371.372,373,374, 315.377, 3110.3112, 384. 38!i.386. 38/,390.392,393. :~94.396,39/ 398, 40~

LUCIANO VIGNALI : pag. 66 14. 16 . 78 矛!J, 80. !P 63, 84 , 05. 26<1 269 270. 271, 272. 273. 27'1. 27:5. 277. 278. 279. 280 282. 283. 285. 7116 787 :>RO ;>g l. ?93, :3.39 ~" 'iuuro a P"!l路 4:>8 0 4:>9 ~uno

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Ringraziamenti L'autore ringrazia i professori Giovanni Favilli, Guido Paolucci, Luigi Corti e Massimo Cresta. per i consigli e le critìche costruttive da loro avute durante la stesura di alcuni capitoli; il dr. Jarl Chabot e il prof. Adriano Mantovani per la revisione critica dell'intero testo; il dr. M .A.C. Dowling e il dr. Manuel Boal dell'Organizzazione Mondiale di Sanità, la dott.ssa Letizia Sorge e l'ambasciatore Luigi Gasparri, dell'Istituto !taio-Africano, per l'incoraggiamento assiduo a portare a termine la nostra opera e la disponibilità ad aiutarci così spesso dimostrataci. L'autore ringrazia inoltre il Trocaire di Dublino (Irlanda) e la Croce Rossa di San Marino, che hanno contribuito generosamente a coprire le spese delle illustrazioni e dell' impaginazione. Un vivo ringraziamento va infine all'Istituto !taio-Africano e al Dipartimento per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri per aver sovvenzionato la stampa di questo libro.


Dedica Questo libro vuole essere uno strumento di lavoro per tutti gli Operatori Sanitari che sono oggi impegnati, con responsabilitĂ di combattenti, nella lotta contro le malattie, per la conquista della salute, in Africa. Lotta che fa parte dello sforzo piĂš generale che vuole eradicare lo sfruttamento, la chiusura mentale, il razzismo e l'odio tra gli uomini per sostituir/i con l 'aiuto reciproco, la comprensione umana, la fratellanza, il senso di responsabilitĂ sociale degli individui e delle comunitĂ . E' .con questa speranza che dedichiamo questo libro alle nuove leve sanitarie dell'Africa.


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