Episteme 2

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Fu subito dopo i primi re, ai tempi di Giosafat, che cominciarono a circolare "copie" del Libro della Legge a fini divulgativi, e quindi verosimilmente tradotte nella lingua parlata dal popolo, e cioè l'ebraico (7). Versioni che, avendo fini didattico-politici, è probabile fossero "addomesticat[e] e purgat[e] da quelle parti che, a giudizio dei sacerdoti dell'epoca, non era opportuno venissero rese di pubblico dominio, in quanto avrebbero potuto sollevare interrogativi imbarazzanti; pur senza che ci fosse una deliberata intenzione di falsificare l'originale, che rimaneva comunque sacro e inviolabile nel Sancta Sanctorum del tempio" (p. 365). Eventuali censure furono dovute, secondo Barbiero, dopo la scissione del regno, alla necessità di esaltare il primato religioso di Gerusalemme, e del regno di Giuda dove la città era situata, nei confronti delle analoghe pretese di superiorità del regno di Israele a nord, cui apparteneva Silo, e dove si trovavano ancora i santuari di Betel e di Dan (pp. 364 e segg.). Scomparsi i fogli originali conservati nell'Arca, probabilmente ai tempi di Manasse [re di Giuda, figlio di Ezechia, ca. 690/630 A.C.], sopravvissero soltanto tali esemplari "didattici", e soltanto uno di questi (redatto di conseguenza in ebraico) capitò nelle mani di Esdra, al tempo dell'esilio babilonese (VI secolo). Quando il "libro sacro" viene elaborato dal sacerdote (che pure non osò, secondo l'interpretazione di Barbiero, apportarvi variazioni significative, che erano state quindi tutte già effettuate nella copia in suo possesso), ecco che ne fu infine data la versione in aramaico, la lingua allora parlata correntemente dagli Ebrei (pp. 320 e 366). Se la detta ricostruzione smitizza alquanto già da sola l'intera questione della cosiddetta "lingua sacra" (sarebbe il cananeo, ovvero l'ebraico, oppure l'aramaico?, ancorché si trattasse di lingue "vicine", non coincidono strettamente)(8), resta l'interessante domanda costituita dal chiedersi quale fosse la lingua originale in cui furono redatti i primi libri della Bibbia. Ancora una volta, Barbiero è molto deciso nella sua risposta, e con essa chiudiamo quest'ampia presentazione del suo lavoro, prima di passare ad alcune riflessioni finali. "Mosè era nato e cresciuto in Egitto ed era stato educato in casa egizia. Qui aveva imparato a leggere e scrivere; non sappiamo che lingua parlasse con gli Ebrei, ma certamente quando doveva mettere qualcosa per iscritto lo faceva con gli stessi caratteri e la stessa lingua usata dai suoi educatori. Può anche darsi che gli Ebrei d'Egitto parlassero una lingua propria che ignoriamo; ma è certo che dovevano comprendere perfettamente la lingua del Paese in cui vivevano da cento anni. Non c'è ragione, quindi, di


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