Itaca Omerica

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PROLOGO Questo libro intende dimostrare che l'isola denominata Itaca nella geografia moderna non corrisponde all'Itaca omerica, che era invece Cefalonia, nonché che Ulisse è veramente esistito, così come lo fu la dinastia omerica dei Laertidi, e che non fu duce di una piccola isola ma un grande re alla pari con i maggiori altri sovrani micenei Agamennone, Menelao, Nestore. Abbiamo scoperto ove era posta la sua reggia, partendo dalla considerazione che i principi micenei erigevano sempre i loro palazzi in posizioni sopraelevate, come è tutt'oggi evidente a Pilo ed a Micene, a due o tre miglia dal mare, in punti da dove potessero controllare le loro navi ormeggiate solitamente in un sito protetto soprattutto dai venti del Nord e da dove fosse più facile monitorare gli attacchi, spesso provenienti dal mare: da sempre il nemico 'ex fluctibus irruit in hostem' come fece Ulisse emerso dalle onde, solo in un territorio zeppo di insidie e nemici da annientare. Ed unendo una esegesi attenta delle fonti omeriche a valutazioni storiche ed archeologiche

aggiornate abbiamo voluto eliminare quel grande errore che

lasciava un'ombra di licenza poetica sopra le piu' grandi opere della classicità. L’Iliade, l’Odissea, Omero ed anche la tragedia antica ci collegano immediatamente alla grandezza dell’antica Grecia e rappresentano il principale vincolo culturale che unisce tutti gli umanisti grecisti e la prima piattaforma della cultura dell'Occidente. Ogni capolavoro dell’eredità classica ha contribuito alla creazione della civilta` occidentale ed i temi della tragedia antica hanno ispirato milioni di persone in tutto il mondo compresi scrittori, poeti e persone di teatro, nonchè negli ultimi anni, registi del cinema e della televisione. Non e` esagerazione e neanche sciovinismo culturale ellenico l'affermare che pochissime cose nel teatro e nell'arte in generale non abbiano le sue radici all’ eredita` classica. L'Odissea, tuttavia, ci offre forse il panorama piu` completo dell’ anima umana. Gli eroi e le eroine, i dei, gli amori, le vendette, i mostri e la catarsi finale ci parlano con la stessa chiarezza come tremila anni fa. Se Achille e` l’ eroe che tutti vorremmo essere, Ulisse e` la realta` nascosta di noi stessi. Ulisse forse rappresenta l’ insicuro, il furbo, l’ astuto, e l’ arrogante ma anche nello stesso tempo l’ uomo antico e moderno che e` molto umano e fragile. Tanto sedusse

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Dante l'Odissea che Ulisse emerge come il più potente personaggio di tutta la Commedia, una icona dell'umano progresso.Tutti questi contrasti, che pero` si armonizzano insieme, hanno spinto gli archeologi, i filologi classici e gli avventurieri alla ricerca dell’ Omero reale e per estensione dell’ Achille onnipotente e dell’ Ulisse umano. Per i Greci moderni la scoperta del passato glorioso aveva sempre un prezzo. Gli stranieri venivano, scoprivano e andavano via, prendendo con loro le opere dell’ eredita` dell'Ellade, ed i conflitti relativi a chi e cosa provenga dagli antichi Greci e chi no hanno riempito innumerevoli volumi. E` sicuro però che senza le rapine straniere molte scoperte non sarebbero effettuate. La pubblicazione del libro di Henriette Putman Cramer e di Gerassimou Metaxa, ex govermatore di Cefalonia, iniziò a riempire molti spazi vuoti giacchè la coppia Metaxa ha lavorato anni a Cefalonia ed i loro sforzi hanno condotto non solo alla scoperta dell’ultima tomba micenea, ma anche aprirono la strada ad una comprensione nuova del mondo d’ Ulisse ed essenzialmente del mondo omerico, indicando nuove strade agli studiosi classici, convincendoci ad esaminare i testi grecoantichi esistenti con attenzione maggiore e di sfuggire la tradizione filologica della ristampa di edizioni piu` vecchie che conducevano al perpetuare di molti errori. L’ analisi metodica dei testi antichi che riguardano Omero e Itaca antica come anche la comparazione con gli indizi archeologici e gli elementi topografici rendono il loro libro non solo unico nella sua categoria ma

anche un complemento necessario per gli studi omerici micenei,

specialmente perche` son stati pionieri nella teoria nuova per la geografia omerica, supportataa anche dal ritrovamento della tomba micenea regale a Poro di Cefalonia – senza dubbio uno tra i piu` importanti ritrovamenti dell’ archeologia micenea nel ventesimo secolo- che consiste nella riesamina dei testi antichi con spirito critico e senza supini consensi a quanto fu finora ritenuto ovvio. Il grande merito di questo libro è stato appunto il coraggio di esaminare criticamente le teorie gia` esistenti, proprio mentre nell’ America settentrionale ed in Europa ogni anno vengono chiusi molti dipartimenti di studi classici e vengono sostituiti da materie di prosa con argomenti marginali. Dal momento che ormai Omero e Platone sono sostituiti da materie meno « eurocentriche ». Se questa situazione continuasse le nuove generazioni occidentali non avranno De

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nessuna possibilita` di studiare gli scrittori classici e perdereranno un'altro sostegno alla loro capacità di identificarsi . Da questo punto di vista il loro libro, che rianima Omero ed Ulisse, fu lo spunto che mi indusse a creare una barriera all’ abisso culturale che minaccia le universita` dell’ America settentrionale. E mi fece ricordare i forti dubbi che avevo da bambino quando rimanevo perplesso di fronte al dogma che Odisseo/Ulisse fosse il signore, per metà leggendario. di una piccola e poverissima isola che sull'atlante della prima media già allora mi appariva incapace di poter fornire molte navi e relativi equipaggi allo sforzo bellico della coalizione. Un ringraziamento pertanto ripetuto allo coppia Metaxas, formata dall'ex governatore di Cefalonia ed Itaca e dalla sua stakanovista e lucidissima conforte olandese, ed al loro consulente, il Prof. Gerolimatos, Direttore della Sede degli Studi Greci presso l'Universita` Simon Fraser in Vancouver, British Columbia in Canada. Prima di entrare nella realtà del libro, onde abituare il lettore al mondo dell'Ellade, riportiamo uno dei tanti miti greci che però è legato indirettamente all'Itaca omerica ed è forse uno dei più moderni come tema. Cefalo era bellissimo ed era frutto di uno dei tanti stupri della mitologia, quello perpetrato da Mercurio su Erse, figlia di Cecrope. Cefalo aveva sposato, innamoratisimo, Procri figlia di Eretteo re di Atene ma mentre stava cacciando, il suo passatempo preferito, fu notato da Eos, la dea ninfomane dell'Aurora, che lo rapì per farne l'ennesimo amante. Cefalo resistette ed Eos allora spiegò che la fedeltà è una bella cosa purchè reciproca e di certo procri non avrebbe esitato a concedersi di fronte ad un bel regalo. Cefalo si indignò ed Eos lo trasformò allora in un tale Pteleo e lo invitò a tentare Procri con un diadema aureo, e Cefalo/Pteleo si accorse che Eos aveva ragione; infuriato abbandonò la sposa e ritornò da Eos ormai senza rimorsi e dalla loro relazione nacque Fetonte che venne adottato da Venere. Procri gelosa ed umiliata si allontanò da Atene, ove ormai era chiaccherata, ed approdò nella Creta di Minosse, al quale si concesse e dal quale ricevette in dono il cane Lelapo, che non mancava mai una preda e una freccia che non mancava mai il bersaglio, doni che Minosse aveva ricevuto da Diana, dea della caccia.

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Temendo però la vendetta della moglie di Minosse cambiò il suo nome in Pterela, si travestì da ragazzo e tornò ad Atene ove rivide Cefalo che non la riconobbe ma al quale il cane e la freccia piacquero tanto per la caccia che offrì in cambio gran quantità di argento.Ma ella era disposta a separasi dai doni di Minosse solo contro una notte di amore. Cefalo si adeguò ma nel letto Procri si fece riconoscere come sua moglie, i due si riconciliarono e Cefalo fu entusiasta dei doni. Ma Diana arrabbiata nel vedere i suoi doni fungere da merce di scambio per degli amori, e non per la caccia, insinuò in Procri il sospetto che ad ogni alba Cefalo non partisse per la caccia ma per convegni amorosi con Eos.Allora Procri una notte le seguì ed cefalo udendo rumore tra i cespugli pensò fosse una preda e la trafisse. Condannato all'esilio per l'omicidio pur colposo si rifugiò a Tebe alla corte di Anfitrione cui rese vari servigi ricevendone in cambio l'isola di Cefalonia. Vinto dai rimorsi un giorno a Cefalonia si gettò nel mare dall'alta scogliera di Leuca invocando la moglie con il nome di Pterela, con il quale l'aveva di più amata. Ora usciamo da questa bella leggenda, che anche Ovidio esaltò nelle sue Metamorfosi, ed andiamo verso la verità.

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INTRODUZIONE Esausto dopo il suo sforzo sovrumano per sopravvivere dentro le onde furiose dopo il naufragio della sua zattera nel viaggio di ritorno, Ulisse dorme presso la foce di un fiume, nella spiaggia della Sceria, nel regno ospitale dei Feaci. Li` viene svegliato dalle voci allegre della Nafsica e delle altre ragazze che giocano sulle sue rive, tutto solo senza i suoi compagni e senza neanche una tunica per nascondere la sua nudita`. Coprendosi con un ramoscello di palma si presenta a Nafsica, colei che in italiano viene denominata Nausica, camminando ως τε λέον ορεσιτροφος αλκί πεποιθώς, ος τ’ εισ’ υόμενος και αημένος, εν δε οι όσσε διαίεται. ( Oδ.ζ 130-132). Deformato dalla stanchezza e dal salsedine il suo aspetto è terribile. e le amiche di Nafsica si disperdono a destra e a sinistra. Solo Nafsica resta nella sua posizione ;ed allora il polemarco, il quale non ha mai temuto neanche i dei, si piega e chiede pieta` alla vista di una donna ; αλλά, άνασσ’, ελέαιρε` ( Οδ.ζ 175) dice pregandola di trasferirlo nella citta` dei Feaci. Nafsica lo guidera` poco dopo da suo padre, il re Alcinoo. La notte seguente, fino a tardi, Ulisse comincia la sua « lunga difesa personale » , nella reggia dei Feaci. E` questa la notte quando Ulisse rivela ad Alcinoo (ed anche nello stesso tempo al mondo delle generazioni future) la sua identita` e la posizione della sua patria , Itaca.

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Είμ’ Οδυσέυς Λαερτιάδης, ος πασι δόλοισιν ανθρώποισι μέλω ( Οδ. Ι 19-28)

Dopo due giorni, durante la notte , la nave dei Feaci parte dalla Sceria per l’Itaca, trasportando il re d’ Itaca, mentre il sonno simile alla morte , cadeva alle palpebre d’ Ulisse. La nave correndo con la velocita` del pensiero alle prime ore della mattina arriva ad Itaca e getta l’ ancora nel porto conosciuto come Forchinos. I marinai trasportano Ulisse addormentato com’era, insieme ai doni che gli hanno dato i Feaci, alla base di un ulivo secolare vicino all’ ingresso di una caverna dedicata alle Ninfe Naiadi, dov’ era la dimora delle Melisse. Ulisse e` finalmente arrivato nella sua patria. Il sonno o l’ ipnosi sembra che sia il mezzo della transizione dal mondo del Omero mitico e ignoto a noi al mondo conosciuto e familiare della patria dell’ eroe. Il re degli abitanti d’Itaca, quando si sveglia, e` ormai ritornato dall’ inferno dell’ Occidente mitologico alla sua patria, chiedendosi in qual luogo e` arrivato, ed insieme a lui , ritornano anche gli ascoltatori in un luogo familiare e noto, che secondo la dea Atena, la dea della Sapienza, solo gli sciocchi non lo conoscono. Νήπιος είς , ω ξείν, η τηλόθεν ειλήλουθας ( Οδ. Ν 237-241)

Così gli parla la dea disperdendo la nebbia che copriva l’ isola della patria dell’ eroe astuto, facendo cosi` apparire le coste, i monti ed i paesaggi conosciuti di fronte ai suoi occhi velati di lacrime. Da allora sono passati piu` di 3.200 anni e la localizzazione dell’ Itaca omerica continuava ad essere un problema insolubile. Le parole della dea Atene continuano a sollecitare fino ad oggi la intelligenza di generazioni di lettori, i quali non potevano dimostrare che le competenze geografiche del poeta per il mondo che descrive furono traviate dagli « specialisti » delle ricerche omeriche.

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E` fatto certo che Omero ha invocato molte volte gli elementi distintivi della patria reale d’ Ulisse, come anche ha usato la stessa metodologia per il riconoscimento di varie persone, di fatti e di luoghi. Se teniamo poi presente che anche per Penelope, Telemaco, Eumeo, Laerte, Evriclia dovevano essere presentati prove concrete per giustificare il riconoscimento dell' identita` d’ Ulisse. ovvero le persone piu` amate e familiari per lui, non dovremmo essere tanto critici per le generazioni successive che ancora non erano riuscite a riconoscere la patria dell’ eroe. Sfortunatamente la nebbia che e` caduta nel periodo dei secoli bui sopra la Grecia micenea non si e`ancora sciolta del tutto. Dentro questo paesaggio offuscato la comunita` scientifica e letteraria indaga da migliaia di anni , come anche Ulisse,

Τις γη, τίς δήμος, τίνες ανέρες εγγέγασιν ( Οδ.Ν 233-235)

e quei segni evidenti che saranno invocati per dare la soluzione, segni unici che marcano il luogo, come la cicatrice che il cinghiale ha lasciato sulla coscia d’ Ulisse. come quando la dea Atene, la dea della sapienza e della conoscenza, chiama Ulisse e indicandolo i paesaggi inconfondibili e amati dell’ Itaca omerica gli dice :

Αλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποιθής. ( Οδ. Ν 344-351)

Ci sforzeremo di cercare la verita` in base a testimonianze moderne inconfutabili che solo la ricerca archeologica puo` portare alla luce, invocando anche noi come allora Atena dagli occhi cerulei, la dea della Conoscenza, di disperdere la nebbia e finalmente rivelare

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ως ειπούσα θεά σκεδασ’ ηέρα, είσατο δε χθών ( Οδ. Ν 352)

Il sonno, νήγρετος ήδιστος΄θανάτω άγχιστα εοικώς e` certo che un giorno sarebbe finito per Ulisse e nella nebbia sara` riascoltata questa domanda che chiede risposta da secoli

Ω μοι εγώ, τέων αύτε βροτών ες γαίαν ικάνω ( Οδ. Ν 200-202)

Per i Proci moderni della “valle fertile”, i Lotofaghi ed I superficiali sicuramente questo luogo non ricorda niente della patria che ha lasciato Ulisse partendo per Troia, ιέμενος και καπνόν αποθρώσκοντα νοήσαι ής γαίης, θανέειν ιμέρεται. (Οδ. Α 57-58).Ma non per tutti gli altri , specie per quelli che da millenni portano i geni della grande figura del re dei navigatori di tutto il mondo, e per coloro che amano con quella patologica e particolare “pazzia kefalonitica” il luogo che li ha partoriti, che viaggiano tuttora come lui in tutto il mondo, che vivono con la visione del ritorno alle loro persone amate ed al luogo che li ha partoriti Sono quelli che anche se hanno conosciuto πολλών ανθρώπων άστεα και νόον ( Οδ. Α 3), hanno mantenuto i loro usi e costumi e continuano ad onorarlo; e la sua anima , come l’anima d’ Achille quando viene informato che suo figlio Neottolemo e suo padre Pelèo saranno onorati dentro la folla dei greci Φοίτα μακρά βιβάσα κατ’ ασφοδελόν λειμώνα ( Oδ. Λ 539-540)

Piu` o meno con le stesse parole Ulisse nella tragedia di Euripide Ekavi, integrato dentro quell’ epoca caratterizzata da alti ideali, dichiara : τύμβον δε βουλοίμην αν αξιούμενον τον εμόν οράσθαι, διά μακρού γάρ η χάρις (Evripidis ,Ekavi 319-320)

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Se un luogo poteva essere orgoglioso questo non sarà altro che l’ isola oggi denominata Itaca, la parte piu` povera e piccola del grande regno isolano che fu il regno della dinastia micenea dei Laertidi. Gli abitanti d’ Itaca

hanno

mantenuto il nome e le tradizioni, come il carbone accesso mantiene la scintilla del fuoco. Hanno anch'essi onorato l’ eroe e per secoli son stati grandi marinai. Nei secoli seguenti i piu` ricchi e i piu` potenti tra gli abitanti di Cefalonia, ove era il centro amministrativo del regno d’ Ulisse, hanno diviso il regno in citta`-stati, costruendo piu`tardi acropoli potenti per proteggere se stessi dall’insicurezza che dei tempi oscuri che sono subentrati all’ « epoca eroica » dei Greci. E` ormai confermato archeologicamente che la profazione delle tombe regali dei sovrani micenei nella terra dei Cefalini e` stata compiuta da quelli che appartenevano alla classe dominante subentrata immediatamente dopo la casa reale d’ Ulisse. Sicuramente non e` l’ ultima volta che Ulisse e` stato deluso dai suoi compagni. L’ oblio e l’ ignoranza hanno dominato quel periodo agitato dopo i fatti avvenuti a Troia . E` sicuro che oggi nessuno parlerebbe d’ Ulisse e della grande epopea dei Greci nelle lontane rotte occidentali se Omero , attraverso la bocca d’ Ulisse che era l’ ultimo sopravissuto di quella grande flotta che aveva valicato le colonne d’ Ercole, non avesse pensato di fornirci la descrizione precisa dell Itaca micenea ed a descriverci il suo eroe che Πολλών δ΄ανθρώπων ίδεν άστεα και νόον έγνω. ( Oδ.Α 3-5)

Omero ci informa che Ulisse non e` riuscito a salvare i suoi compagni, anche se lo desiderava cosi` tanto, perche` erano irrispettosi e sciocchi. Le sfοrtune che seguirono furono dolorose per i compagni immemori d’ Ulisse, come continuano ad essere ora per i Lotofaghi moderni che pullulano ovunque nella terra. De

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E` certo che come allora solo i popoli che hanno memoria storica sopravivveranno. Gli immemori , gli irrispettosi e gli sciocchi si perderanno come si sono perduti ed i compagni d’ Ulisse: 'caveat',

cara Italia dalla

memoria di fringuello! All’ inizio del terzo milennio la globalizzazione appare come la speranza, ma nello stesso tempo come anche la minaccia grande per la societa` delle nazioni, questo studio non puo` essere altro che un ottimo esercizio di memoria storica non tanto per i Greci bensÏ per gli Italiani che hanno sostituito la Befana con Babbo Natale ed hanno ormai eletto Halloween come la migliore festa della gioventÚ!

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CAPITOLO PRIMO L’ITACA OMERICAUN CENTRO MICENEO NON IDENTIFICATO NELLE ISOLE DEI CEFALINI

Itaca, la patria d’ Ulisse, e` ancor un regno miceneo periferico, di cui i limiti precisi e il centro amministrativo non sono stati accertati nè dalla archeologica ne` dalle descrizioni che ci da` Omero. E` certo che la ricerca dell’ Itaca omerica ha dato l’ opportunita` a molte scuole archeologiche e studiosi isolati, come anche a migliaia di cittadini di tutto il mondo, di formulare o esprimere il proprio punto di vista, aumentando il numero delle teorie sulla posizione dell’ Itaca omerica, senza pero` di rivelarci fino a oggi nessun risultato comunemente accettato. Se per la patria d’ Omero c’e` una lista che non lascia fuori quasi nessuna citta` del mondo greco, da Smirne a Chio etc., cosi` anche per la posizione dell’ Itaca omerica c’e` un lungo elenco che non tralascia quasi nessuna area della Grecia occidentale insulare quale patria d’ Ulisse. Nello stesso tempo pero` non mancano le eccezioni, come per esempio per quanto riguarda l’ origine d’ Omero, ci sono alcuni che dicono nacque in Egitto , altri in Fenicia o in Mesopotamia, e ci sono anche avvincenti teorie che vogliono l’ Itaca omerica in Israele, in Olanda, in Inghilterra e soprattutto nell'estremo nord europeo, laddove Seneca posizionava l'ultima Thule. Questa situazione ha condotto parecchi archeologi, geografi e storici a contestare talvolta l’ esistenza di Omero o dell’ Itaca omerica, anche con punti di vista estremi che rendevano presto famosi coloro che li hanno espressi a milioni di studenti ed al pubblico ammaliato da tali misteri. E` sicuro che molti scienziati hanno contestato con saggezza e positività il mondo che ci descrive Omero, non cioe` con cattiva volontà ma con l' intezione di contribuire ad una perplessita` esistente da tempi remoti circa Omero e i De

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suoi Poemi Epici dalla Grecia antica. Accanto a loro pero` si e` sviluppata una parafilologia , la quale ha gradualmente rigirato la ricerca omerica a punti di vista molto piu` estremi, a tal punto che oggi spesso sia considerata moderna ogni cosa che venga opposta alla geografia omerica ed ai principi fondamentali che abbiamo ereditato dai classici della Grecia antica. Se si esclude il temporaneo successo degli unionisti nei primi anni degli scavi che ebbero la fortuna di portare alla luce il mondo miceneo, ovvero il mondo che Omero descrive, negli anni successivi alla seconda guerra mondiale i cosiddetti 'horizodes'( separatisti), hanno nuovamente assunto i redini delle ricerche omeriche tanto che la maggior parte delle sedi universitarie dirette da esponenti non di Omero ma di « Omiridon », gli Omeridi! Fu conseguenziale per la comunita` scientifica che la localizzazione della patria d’ Ulisse fosse considerata una questione che riguardava di piu` la letteratura e meno l’ archeologia e la geografia storica, perche` secondo loro Omero aveva traghettato fino a noi attravesro l’Odissea la favola romantica per un re che abitava in un’ isola , che secondo loro neanche Omero conosce, e che non c’era ragione di conoscere perche` il suo poema epico era solo letterario. Hanno preso soprattutto sostegno dall’ insuccesso degli scavi archeologici nell’ isola d’ Itaca e sulla debolozza della comunita` scientifica di verificare la geografia omerica in funzione della disposizione attuale delle isole nello spazio della Grecia occidentale. Solo Schliemann in passato per un attimo aveva intuito la verità, guardando l'alta montagna e le ricchezza dell'antistante Cefalonia mentre stava salpando dopo aver desistito, deluso, dal continuare a fare ricerche nella piccola Itaca moderna: scrisse nei suoi appunti personali in tedesco: e se Itaca fosse invece l'isola grande che sta di fronte? Ma ormai tutti i suoi operai erano a bordo, i bagagli erano stati stivati, e si diressero nel Peloponneso ove li attendeva la gloria imperitura del ritrovamento delle maschere d'oro degli Atridi a Micene, tra le quali quella da lui e dal mondo chiamata la maschera di Agamennone Alcuni pero` piu` pragmatici continuando i grandi sforzi profusi da Heinrich Schliemann nel 1868 nell’ isola d’ Itaca persistevano a credere che l’

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Itaca omerica esistesse, ma ancora il piccone non aveva avuto la fortuna di trovarla. Uno tra loro , il direttore generale dell’ archeologia in Grecia di oggi e allora capo della sesta sovrintendenza alle antichita` preistoriche e classiche a Patrasso, l’ archeologo Lazaros Kolonas, nel 1987 al primo convegno di sviluppo svoltosi a Cefalonia ha riportato alla ribalta l’ esigenza di una campagna per la localizzazione del palazzo reale d’ Ulisse sottolineando che : « Le due isole , Cefalonia e Itaca, stanno in cime alla lista delle cose che il genere umano ignora. Ulisse , il re d’ Itaca, l’ eroe piu` importante dei poemi omerici, non e` considerato al grado adeguato per lo sviluppo culturale della regione. La localizazzione del palazzo reale d’ Ulisse sta ancora allo stadio della ricerca. Non e` ancora fatto uno sforzo sistematico su vasta scala per la sua scoperta e dunque il luogo che meriterebbe di divenire il polo di attrazione piu` importante dei visitatori della Grecia resta ancora ignoto ». Quel giorno Lazaros Kolonas dava il segnale di partenza a uno sforzo nuovo per la ricerca di questo grande centro miceneo nell’ isola di Cefalonia, dopo una lunga cessazione degli scavi che si doveva tanto alla scarsità dei fondi quanto allo spazio vuoto che dal 1974 ha lasciato la morte inattesa del grande archeologo di Cefalonia Spiridon Marinatos, il quale al passato aveva assunto il maggiore peso degli scavi agli impianti micenei dell’ isola di Cefalonia. Circa cent'anni dall'inizio dei primi scavi che si sono fatti ad Itaca, a Lefkada e a Cefalonia un nuovo ciclo degli scavi stava per cominciare nell’ estate del 1991 a Cefalonia. Noi pero`, prima di ipotizzare il posto del centro miceneo nella Grecia occidentale isolana,

possiamo mettere l’ orologio del

tempo indietro e fare insieme un cammino mitologico e successivamente archeologico riguardante il regno d’ Ulisse, cominciando dall’ epoca micenea e arrivando fin all’epoca quando i primi viaggiatori, geografi ed archeologi hanno ricercato le sue tracce nelle isole dei Cefalini. La bibliografia universale e` tanto ricca che necessiterebbe una biblioteca grande e ben organizzata per raccogliere compiti, articoli, libri e studi intorno al problema della geografia omerica. L'elemento pero` che maggiormente ha determinato il progresso degli studi sull’ epoca micenea e il mondo che Omero

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ci descrive era e restera` la scoperta archeologica. L''intelligence' su dove i Micenei che invasero la maggiore delle isole ionie avrebbero potuto fondare la loro capitale, considerando che provenivano da sud est e cercavano un porto sicuro e protetto dai venti del nord possibilmente sulle coste piu' vicine dell'isola (che avendo una struttura molto complessa e con molte lunghe penisole li avrebbe altrimenti obbbligati a molti giorni extra di pericolosa navigazione prima di giungere a destino) e subito dopo la zappa dell'archeologo hanno sconvolto teorie, opinioni e punti di vista con elementi inconfutabili. All’ epoca odierna gli studiosi non debbono più ridursi ad una ricerca cieca e ipotizzata. Ad esempio la capitale delle colonie iberiche di Cartagine era situata nel punto più prossimo, ed adeguato a divenire un porto sicuro, alla madrepatria, idem Paphos capitale romana di Cipro era il porto più vicino a Brindisi, etc. Ma cosa distingueva i duci micenei da tutti gli altri? La loro reggia doveva essere posta a circa 3 Kilometri ed a circa 200 metri di altezza dal loro porto, il quale doveva essere sia chiaramente visibile dalla loro stanza del trono e doveva esser riparato dai venti del nord. Esattamente così erano le regge di Agamennone a Micene, di Nestore a Pilo, perchè un duce del medesimo rango come Ulisse (rango che non avrebbe avuto se fosse stato il signore di un'isola cosi' povera ed insignificante) non avrebbe dovuto avere un suo palazzo in funzione di quanto sopra riassunto? La nostra guida era e restera` un esercizio faticoso procedendo pari passu tra l'analisi attentissima del testo antico e la valutazione moderna della storia e della navigazione in tutto quel settore geografico.

CAPITOLO SECONDO LA CIVILTA` MICENEA

La civilta` micenea era la civilta`piu` celebre del periodo preistorico ellenico, cioe` dell’ Epoca Bassa del Rame ( 1600-1100 p.c). Ha preso il suo

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nome da Micene, il centro del cosiddetto mondo miceneo che si e` sviluppato soprattutto nella Grecia centrale, ancor più nel Peloponeso, ed infine nelle isole del mare Egeo e Ionio (eccetto pare Corfu`) ed anche a Creta. Questa civilta` è dei Greci, di un popolo che da allora fino a oggi conserva ininterrottamente la sua presenza sui luoghi ove si sono sviluppati i centri micenei tanto centrali quanto periferici, la base da 3.500 mila anni di un successivo mondo greco ampiato. Il sangue degli abitanti delle citate zone è lo stesso, pur rinvigorito da una fortissim iniezione di sangue slavo iniziata quando nel VI secolo dopo Cristo la Grecia si era completamente spopolata, ma i Greci non son felici di parlarne. La civilta` micenea e` in relta` sia la prima civilta` europea ad alto livello sia il seme della nazione greca ad anche l’ alimentatore continuo della civilta` greca. E` quella civilta` a formare la civilta` dell'occidente, nei suoi miti ci sono tutti i valori indoeuropei, di quegli uomini robusti che erano i più intelligenti, i più feroci di ogni altra razza del pianeta nel combattimento, i piu' amanti del bello e dei piaceri fuori dalle battaglie, i primi che seppero forgiarsi armi di ferro (in sanscrito 'ar', da cui il nome di coloro che sapevano usare il ferro) e gli unici che partendo in pochi dagli altopiani al centro dell'Asia impararono anche a navigare e dominarono il mondo fino a pochissimi anni fa per oltre 3 millenni. L’ epoca micenea e` registrata nella memoria della Grecia classica come l’ « epoca eroica » dei Greci, l’ epoca dei cicli mitologici che hanno esaltato e hanno cantato le generazioni sono subentrate all’ epoca d’ oro della Grecia preistorica. Micene, Tebe, Sparta, Pilos, Itaca, Orcomenoo, Creta, la guerra di Troia come anche tanti luoghi naturali eccellenti facevano parte dei cicli mitologici presenti in tutte quelle opere o frammenti di opere che si sono preservati dai periodi pro-omerici, omerici e dopo- omerici. I Poemi Epici Omerici , ma anche le opere dei grandi scrittori e poeti classici, pittori e scultori della civilta` grecoantica e grecoromana, sono le fonti che registrano e riproducono l’ epoca eroica del mondo miceneo in tutte le sue forme. Le opere letterarie e le opere d’ arte di quell’ epoca , da allora fin ai nostri giorni, non hanno mai smesso di influenzare ogni forma della creazione spirituale a livello universale.

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Nell’ epoca del Rinascimento i poemi epici d’ Omero diventano di nuovo la macchina a vapore degli studi classici in Europa. Circa alla seconda meta` del 190 secolo Heinrich Schliemann, trascinato dalla sua passione per Omero e i suoi eroi e contro tutti quelli che volevano essere il mondo omerico frutto di licenza poetica , comincia il suo grande viaggio per scoprire il mondo d’ Omero. Si sussegue una serie degli scavi ad Itaca, a Micene, a Troia, ad Orchomenos, a Pilo, ed in altri posti in Grecia con la presenza di Schliemann e poi di una nuova generazione di archeologi che continuano fino ad oggi a scavare nel territorio descritto da Omero, per scoprire di nuovo l'essenza dell’ uomo moderno rincorrendo ancora una volta la letteratura greco antica, cioe` le sue radici. I Greci classici non avevano nessun dubbio che il mondo d’ Omero esistesse, come ci dice il grande omerista Stubbings: 'Schliemann non ha scoperto Micene e Troia, queste non erano mai perse. Se Kimon si sbagliò per quanto riguarda l’ accertamento delle ossa reali di Thisea a Skiro, ed anche Acragadinos con quelle di Minosse, che riportò dalla sua patria a Creta, il loro punto di vista storico era esatto'. Alla fine del XX secolo e del secondo millenio si chiudono 130 anni dall’ epoca in cui si iniziarono gli scavi nei grandi centri micenei eponimi. Gli ultimi cinque secoli dell’ Epoca di Rame erano destinati a contrassegnare per sempre la storia di Grecia e per estensione tutta la civilta` occidentale. Le relazioni tra gli stati, il mercato, l’ economia, le arti, la formazione militare nonchè la scrittura micenea decifrata solo mezzo secolo or sono da Michael Ventris, mettono in risalto un popolo che col suo contatto con l’ altra civilta` greca, quella minoica, ha creato quella grande civilta` che ha influenzato per sempre la fortuna e l’ evoluzione dei popoli nel bacino del Mediterraneo. Era questa la civilta` celebre che ha creato i presupposti per la formazione di un tronco nazionale ellenico e ha ispirato centinaia di aedi, durante l’ epoca eroica dei greci. Non e` affatto strano come in quest’ epoca nasca il poeta piu` grande della storia, Omero.

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1.

A.Wace & Fr. Stubbings, « Omero »- A companion to Homer, pagina XI, edizioni Cardamitsa,1984.

CAPITOLO TERZO IL MONDO D’ OMERO

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Nel «catalogo delle navi» e in generale nell’ Iliade Omero ci presenta il mondo dell’ epoca preistorica conosciuto da noi grazie agli scavi archeologici, con molte aree ancora non identificate nella nostra epoca, prove che in nessun caso possono ormai ammettere dubbi circa l’immagine reale della Grecia micenea. Una immagine quasi uguale della Grecia micenea ci viene presentata anche nell’ Odissea. Dietro pero`alle descrizioni d’ Ulisse e di Menelao Omero sembra che ci presenti un altro mondo, il quale si muove fuori dei limiti dei luoghi micenei a noi noti e archeologicamente riconosciuti dell’ epoca preistorica. Per la maggioranza questo mondo e` mitico, e percio` la sua delimitazione e` irragiungibile. Per altri pero` il mondo d’ Omero a noi ignoto e` esistente e la sua localizzazione si estende sia dentro sia fuori del Mediterraneo, arrivando fino anche in India per Menelao. Gli scavi archeologici, la conferma delle informazioni ottenute leggendo attentamente Omero ed una moderna e profonda analisi storico-geografica gradualmente ci han fornito parecchie risposte per quanto riguarda la geografia omerica. Dopo tanti anni di scavi e studi comparati una cosa e` sicura : Omero sia che abbia vissuto lontano dall’epoca che descrive, sia che vissuto vicino, nella sua mente ha solo un’ epoca, la cosidetta epoca eroica, cioe` l’ epoca della guerra di Troia, che affronta come un passato molto vicino. Il «catalogo delle navi» descrive la geografia del mondo miceneo, della quale gradualmente riveliamo piano piano l’ origine autentica. Secondo Page, circa nell’ 1963, «dai 164 luoghi che il catalogo nomina almeno i 96 sono piu` o meno identificati con certezza e l’ archeologia ha gia` provato la loro presenza micenea in circa 48 dei 96. Per quanto riguarda gi altri 48 la testimonianza dei toponimi o dei legami stretti con miti antichissimi registra circa il ¼ di questi nel periodo miceneo, nel mentre il numero dei luoghi la cui posizione conosciamo approssimativamente è 33 ed almeno per il ¼ di questi sappiamo che erano luoghi micenei. Restano ancora circa 35 posti la cui posizione e` sconosciuta o molto incerta. I nomi pero` di molti di loro rafforzano il punto di vista che sono precedenti l'arrivo dei Dori. In poche parole, dalle De

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citta` identificate oggi neanche una e`stata edificata, da tutto quello che conosciamo, dopo la discesa dei Dori. E almeno una meta` di tutte le zone scavate sappiamo ora esser state abitate durante il periodo basso miceneo. Questo significa che il catalogo dipinge la realta` vera». L’ Iliade e l’ Odissea per i Greci antichi erano testi sacri, confrontati con un rispetto assoluto e non ne hanno mai contestato la origine autentica. E per i Greci antichi non c’ era nessun dubbio che queste opere le ha scritte Omero ; pero` anche se si sono trovati molto più vicini di noi alla sua epoca non sono mai riusciti a concordare ne` su quali fossero i suoi genitori ne` su quando e` nato ne` in quale luogo. La fioritura degli studi greci nel periodo del Rinascimento e il ritorno degli Europei all’ educazione classica ha molto presto messo in discussione la questione omerica. La valutazione degli informazioni che abbiamo ricevuto dall’ epoca alessandrina, durante la quale emersero grandi diatribe intorno a Omero, i poemi epici omerici e la sua origine, ha dato spunto ad un nuovo ciclo di discussioni, questa volta piu` avanzato e piu` innovato. Figura centrale delle nuove opinioni intorno al mondo d’ Omero e` emerso il grande Wolf, il quale nel suo libro 'Prolegomena ad Homerum' (1795) ha sostenuto la redazione orale dei poemi epici omerici, come anche e la composizione graduale di alcune rapsodie da aedi vari, i quali li chiama «Omirides», una specie di menestrelli medioevali, i 'minnesinger' del mondo germanico. Per ancora una volta Omero e i suoi poemi epici si sono trovati al centro di un confronto lungo, che vediamo svolgersi fin’anche oggi, soprattutto tra i cosiddetti «unionisti» e «separatisti». I separatisti con a capo Lachman, Robert, Murray, Hagne e altri sono venuti in conflitto con gli unionisti Knight, Nitzsche, e piu` tardi con Grote e Herrmann che credevano all’ evoluzione graduale tanto dell’ Iliade quanto dell’ Odissea. A questo punto di vista si e` aggiunto piu` tardi anche Kirchhoff. Gli scavi a Troia, a Micene e in altri luoghi da Heinrich Schliemann, come anche la materia archeologica che si è resa disponibile, hanno dato una dimensione nuova alla cosidetta questione omerica. Nitzsche soprattutto dalla parte degli

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«unionisti» e Wilamowitz dalla parte dei «separatisti» hanno dato spunto a un nuovo ciclo di confronti all’ inizio delle prime edizioni archeologiche. In questo grande confronto D. Mulder si e` sforzato di poter uscire dai vicoli ciechi in cui si era confinata la ricerca intorno al problema omerico, accettando il grande attacco dei separatisti. Negli anni successivi una serie di figure eccellenti del mondo spirituale hanno espresso il loro punto di vista con libri e articoli, come Scott, Sheppard, Ruegg, Bolling, Lorimer, Nilsson, Page, Finley ed altri. Per quanto riguarda il periodo in cui i poemi epici d’ Omero furono scritti, quando e` vissuto Omero, se c’era scrittura e da quando, se Odissea e Iliade sono opere d’ Omero, la comunita` scientifica non e` ancora giunta ad un risultato certo.Secondo la mia modesta opinione inoltre il suo nome deriva dalla frase ' O mè oròn',colui che non è vedente, ma ci sono tante altre teorie che al momento tralasciamo per non andar fuori tema. Noi non ci occuperemo in questo studio ne` della questione omerica ne` di quel mondo d’Omero mitico ed ignoto, e neanche prenderemo posizione sulla goegrafia dei regni micenei conosciuti che sono il fulcro della presenza micenea nel Peloponeso e nel resto dell' Ellade anche se dei suoi centri amministrativi continuano ad occuparsi ricercatori, storici ed archeologi, come Sparta, Pilos e recentemente anche Micene. Questo studio si occupera` di un centro miceneo periferico ed insulare della Grecia occidentale, culla del mito d’ Ulissee : si tratta d’Itaca, la quale necessariamente trascina con se` il regno vicino del Megitos, cioe` del Dulichio omerico. Queste informazioni sono contenute soprattutto nel «catalogo delle navi», un catalogo, come abbiamo riferito prima, la cui attendibilita`

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autenticità autenticita` e` stata confermata dalla maggior parte della comunita` scientifica. Cominceremo dunque con il «cammino mitologico nel regno d’ Ulisse», per richiamare alla nostra memoria una serie di informazioni che sicuramente contengono molti miti ma nascondono anche molte importanti verità storiche.

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CAPITOLO QUARTO CAMMINO MITOLOGICO NELL’ REGNO D’ ULISSE

Secondo Omero, Ulisse era il figlio unigenito del re dei Cefalini Laerte, re della regione del Parnaso. Secondo questa tradizione, Adiclia fu sposata a Laerte quando era ancora incinta del famoso Sisifo, re di Corinto, durante il periodo che lo ospitarono nel palazzo reale di suo padre Aftolikou.

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Si dice che Ulisse non sia nato ad Itaca ma nel sito di Alalkomenes durante il viaggio di ritorno di sua madre dal Parnaso, e per questa ragione l’ hanno chiamato «Alalkomenio». Questa citta` secondo Strabone ( C 456.17) era nell’ isola di Asterida, informazione che ritroviamo in Apollodoro. Secondo altri Alarcomenes era una cittadina in Beozia oppure in Arcadia, mentre in epoca storica era la piu` grande citta` d’ Itaca , il sito di Aetos. Adiclia chiese a suo padre Aftolico di venire ad Itaca per dare un nome a lui gradito al figlioletto, e perche` Aftolicos era stanco e triste prima di arrivare ad Itaca gli diede il nome Ulisse / Odisseos ( da οδύσσομαι, οδύνη ecc.). Fu allevato dalla famosa Evriclia, la servitrice del palazzo reale di Laerte, la prima che lo riconobbe dopo il suo ritorno da Troia a causa della cicatrice della ferita provocata da un cinghiale feroce durante una caccia nel Parnaso, nel regno di suo nonno Aftolikos.( Οδ. τ 465). Ulisse sposò Penelope, figlia d’Icario, fratello di Tindareo, re di Sparta, secondo alcuni di Acarnania e di Perivoia o secondo altri di Policasti. Icario si sforzo` di convincere Ulisse a restare con Penelope a Sparta, ma con il suo silenzio sua figlia non accetto` la proposta di suo padre e cosi` parti` per Itaca con Ulisse. Ulisse fu quello che consiglio` Icario che i pretendenti della bella Elena pronunciassero il giuramento che avrebbero rispettato la scelta e avrebbero difeso, se ci fosse stato bisogno, l’ onore del marito futuro. In funzione di questo giuramento i Greci dovettero in seguito intraprendere insieme una campagna militare dopo che Paride aveva rapito Elena a Menelao. Ulisse e Penelope ebbero un figlio, Telemaco, proprio nel perido del ratto di Elena, ed Ulisse secondo il mito voleva restare con la sua famiglia ad Itaca e non partire contro Troia, ma Agamemnone, Menelao e Palamidis ritenendo la sua presenza indispensabile viaggiarono fino ad Itaca per convincerlo; e al momento della visita dei re micenei Ulisse, per evitare la sua partenza da Itaca, facendo il pazzo , semino` sale invece di grano nel campo che aro` con i suoi buoi. Palamidis concependo l'astuzia butto` il piccolo Telemaco davanti all’ aratro e allora Ulisse dovette cedere e seguire con dodici navi l’ esercito greco contro la Troia. Ulisse, secondo Omero, fu colui che diede la soluzione all’ assedio decennale di Troia, come ispiratore della costruzione del cavallo e dopo aver De

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errato per dieci anni perdendo tutte le sue navi e tutti i suoi compagni in molti luoghi ritornando nella sua patria ristabili` il trono uccidendo i 108 Proci che volevano sposare sua moglie Penelope. Omero ci tramanda che Ulisse morira` ad Itaca anziano, con gloria completa, pero` altre informazioni dicono che sia stato ucciso da Telegono, il figlio che ha avuto con Circe. Altre oppure che parta da Itaca e traslochi in Arcadia, per altri in Thesprotia dove sposa la regina Callidice. Al trono subentra Telemaco, il quale secondo alcuni sposa Nausica, la figlia d’ Alcinoo, per altri Policastio o Iocasti, la figlia di Nestore. Da questo matrimonio ha un figlio di nome Persepoli. C’e` anche l’ oracolo dei Delfi che vuole Omero figlio di Telemaco e nipote d’ Ulisse : Όπερ δε ακηκόαμεν επί του θειοτάτου αυτοκράτορος Ανδριανού ειρημένον θπό της Πυθίας περί Ομήρου, εκθησόμεθα. ( Vita Herodotes, 32-40). Secondo Pausania (Αττικά 1.3-37.6),

gli ultimi discendenti della

generazione d’ Ulisse, Halchinos e Dietos, ritornarono ad Atene, per essere purificare la loro generazione dall’ omicidio preterintenzionale di Prokri da parte di Cefalo e diventarono di nuovo cittadini d’ Atene. Padre d’ Ulisse fu Laerte, figlio d’ Archisios e di Halcomedousa, il quale estese la sfera d’ influenza dei Cefalini fino alla citta` di Nirico a Lefkada (Οδ.ω 373-380) e che viene caratterizzato da Omero come « ταφήτος ήρως», cioè vincitore dei Tafii nella battaglia di Nirico. Laertis prese parte alla spedizione degli Argonauti nella Colchide, come anche alla caccia del cinghiale Caledonio, evidentemente perche` sua madre Halcomedousa era di Plevrona. Il padre di Laerte era Archissios, secondo alcuni figlio di Giove, come ci dice Omero, per altri figlio di Cefalo. In particolare, secondo un’ informazione riportata da Aristotele nell’ Ιθακήσιων πολιτεία Cefalo non avendo ancora un successore al trono per le «isole dei Cefalini» visito` l’ oracolo dei Delfi, e gli fu stato dato l’ ordine di ritornare alla sua patria e qualsiasi fanciulla avesse incontrato per prima di copularsi con lei, e il figlio che avesse avuto sarebbe il successore al trono dei Cefalini. Infatti Cefalo ritorno` e incontro` un' orsa. De

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Ubbidendo all’ ordine dell’oracolo dei Delfi, si copulo` con lei, dopo che l’ orsa era stata trasformato da Giove in una fanciulla, e con essa ottenne Archissios, cioe` il nato da un orso. (άρκτος). Archissios si sposo` con Halcomedousa, la figlia del re Icario di Acarnania. E per questa ragione possibilmente Omero comprende nel regno d’ Ulisse anche parte dell’ Epiro (Acarnania), perche` come sembra Archissios con il suo matrimonio con Halcomedousa ebbe territori in Etoloacarnania. Tucidide (B` 30) preserva un’ informazione, che la citta` di Astacos fu sotto la sfera d’ influenza dei Cefalini, tiranno del quale fu Evarcos che era stato scacciato dagli abitanti d’ Atene. Fino a questo punto Omero riconosce la strirpe d’ Ulisse ; pero` non ci riferisce niente per quanto riguarda Cefalo, forse perche` la nascita d’ Archissos dall’ oracolo e poi la trasformazione di Arktu in figlia da Giove da` il diritto ad Omero ad esclamare che della stirpe d’ Ulisse fu Diogenes : Ώδε γαρ ημετέρην γενεήν μούνωσε Κρονίων. ( Οδ. π 117-120) Cefalo , il capostipite della strirpe d’ Ulisse e fondatore della terra delle isole dei Tafii, delle successive «isole dei Cefalini», era destinato ad essere uno tra i piu` importanti eroi della mitologia greca. Il riferimento del suo nome in molti miti locali ingrandisce ancora molto la sua presenza impetuosa e lo mette in risalto come uno tra le persone piu` drammatiche del periodo miceneo. Cefalo fu il figlio di Dioneo, re di Fokida-per altri di Thoricu- e di Diomeda. Da bambino ebbe un inclinazione per la caccia. Una volta andando a caccia a Thorico dell’ Attica incontro` Prokri , una delle figlie del re d’ Attica, e fu affascinato dalla sua bellezza di Prokrida, come anche lei dalla bellezza di Chefalo. Molto presto si sposarono , ma non accadde che fossero fortunati insieme come abbiamo premesso nel prologo del libro. Una versione leggermente divera del mito racconta che Eos era riuscita a seminare la gelosia tra la coppia, che a causa degli dubbi reciproci si separo` provvisoriamente, e Prokri (detta anche Procrida) ricorse alla dea Diana (invece che secondo i più al re di Creta Minosse) per diventare la sua sacerdotessa. La dea Diana non accetto` la sua offerta e la consiglio` di De

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ritornare ad Atene dandole come dono il giavelloto infallibile e il cane invincibile Lelapa. Un giorno Prokrida andando a caccia all’ area di Thotiku d’ Attica con altre sembianze incontro` Cefalo, il quale, ignaro della sua identità, le chiese l’ acquisto del giavellotto (o freccia infallibile) e del cane Lelapa. Ella rispose che non li vendeva ma barattava contro il suo e Cefalo accetto` l’ offerta e allora gli si rivelo` Prokrida. Dopo che ebbero dato spiegazioni reciproche decisero di riallacciare il loro rapporto. Cefalo avendo ormai il cane Lelapa e il giavelloto infallibile continuo` con ancor piu` grande interesse la caccia. La fine del mito coincide in tutte le versioni, anche in quella molto sentimentale di Publio Ovidio Nasone nelle Metamorfosi: un giorno mentre riposava all’ ombra di un albero, cantando una canzone per la brezza che rinfresca le persone dal caldo, Prokrida considerando che Cefalo cantava per una donna con il nome di Brezza, si nasconde dietro lui per ascoltare meglio. Chefalos vedendo il cespuglio muoversi e ritenendo che un cervo si nascondesse, punta contro il cespuglio il suo giavelloto infallibile e uccide per sbaglio Prokrida, la quale prima di esalare l’ ultimo respiro chiede da Cefalo di non sposarsi vita natural durante con un’ altra donna e di restare fedele a lei. Cefalo contrito dalla morte di Prokrida ritorna ad Atene, dove viene condanato dall’ Areopago per l’ omicidio pur involontario alla pena di allontanarsi dall’ Attica. Nello stesso periodo Anfitrione si prepara per la guerra contro i Tafii pressato da Alchmene, la quale voleva vendicare l’ omicidio dei suoi fratelli da parte dei Tafii che abitava nelle isole Ionie alla parte occidentale dell’ Elide e dell’ Etolia. Anfitrione pero` non poteva intraprendere una campagna militare contro i Tafii se prima Creonte non liberava la citta` di Tebe da una volpe terribile che distruggeva la sua zona. L’ aiuto di Cefalo fu allora chiesto anche da Anfitrione per uccidere la volpe sapendo che aveva in suo possesso il giavelloto infallibile e il feroce ed invincibile cane Lelapa. Cefalo fu convinto a partecipare alla caccia della volpe mostruosa pretendendo come compenso una parte dei bottini che Amfitrion avrebbe ottenuto dalla sua attesa vittoria contro i Tafii.

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Poiche` la volpe era destino che nessuno potesse arrestarla, e d’ altra parte Lelapa era anche destino che arrestasse ogni cosa che avesse cacciato, Giove diede la soluzione al problema pietrificando tutti e due gli animali. Accettando poi Cefalo l’ invito di Anfitrione prese parte insieme ad Elio di Elos dell’ Elide, Creonte di Tebe e Panopea di Fochida alle lotte che Anfitrione condusse contro Pterelao, re dei Tafii e Tilevoi. Finchè Pterelao avesse mantenuto il vello d’ oro sui suoi capelli Anfitrione e i suoi alleati non avrebbero mai conquistato le isole dei Tafii. Quando pero` Comato tolse con dolo il vello d’ oro dal capo di suo padre Pterelao e lo diede ad Anfitrione, del quale nel frattempo si era innamorata, le isole dei Tafii furono conquistate dagli alleati. Anfitrione, dopo essere partito per Tebe con il bottino, assegno` le isole dei Tafii ai due suoi alleati che avevano partecipato all'impresa con lui, i predetti Elio di Elos e Cefalo da Thoriko d’ Attica ( di Fokida), i quali costruirono delle citta` omonime e le abitarono( Απολλόδωρος, Βιβλιοθήκη, Β ΙV 7) Την μέν ούν Κομαθώ κτείνει Αμφιτρύων και την λείαν έχων εις Θήβας έπλει, και τάς νήσους Ελείω και Κεφάλω δίδωσι. Κακείνοι πόλεις αυτών επωνύμους κτίσαντες κατώκησαν. La continuita` dei miti e` gia` nota. A Cefalo successe Arkissios,

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Laerte e poi Ulisse che era il re dell’ Itaca omerica ed una delle persone piu` centrali dei Poemi Omerici. In questo capitolo abbiamo fatto riferimento sommariamente ai miti che riguardamo la regione ov’era il regno dell’ Itaca omerica. Nel capitolo seguente ci dedicheremo alla ricerca della base storica che i miti hanno, raccogliendo materiale informativo capace di condurci dal mondo mitologico ai tempi storici.

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CAPITOLO QUINTO DAL MONDO DELLA MITOLOGIA AL MONDO DELLA STORIA

Siamo alla meta` del periodo basso Elladico ( 1350 a.c circa), l’ epoca nel quale le isole del mare Ionio ad occidente dell'Elide e dell'Etolia,sono abitate dai Tilevoi e dai Tafii. Il re dei Tafii e dei Tilevoi e` Pterelao, il figlio di Tafio che , secondo Apollodoro, e` nato nelle isole Echinades da Ippothichi e Nettuno: De

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Εκ μεν ούν Αλκαίου και Αστυδαμείας της Πέλοπος, ως δε ένιοι λέγουσι Λαονόμης της Γουνέως. ( Απολλόδωρος, Βιβλιοθήκη, Β ΙV 5) I Tafii ed i Tilevoes, avendo da Pterelao ereditato diritti relativi alla successione al trono di Micene, hanno chiesto il ritiro d’ Electrione dal potere ad Argo e la consegna del regno a loro : Ηλεκτρύονος δε βασιλεύοντος Μυκηνών,μετά Ταφίου οι Πτερελάου παίδες ελθόντεςτήν Μήστορος αρχήντου μητροπάτορος απήπτουν. ( Απολλόδωρος, Βιβλιοθήκη, Β IV 6) Anfitrione nel suo tentativo di vincere Pterelao e gli indomiti Tafii e Tilevoi va ad Atene e prega Cefalo di aiutare Creoda/Creonte nella caccia della volpe feroce e in seguito iniziare insieme una campagna militare contro i Tafii e i Tilevoi proponendo come compenso una parte della preda di guerra. Anfitrione forma ad hoc un'esercito enorme per la sua epoca, composto da Tebani, Beoti, Focei, Elidi, Alicarnani e Locridi:

Απαλλαγείς ούν Αμφιτρύων είς Αθήνας προς Κέφαλον τον Δηιονέως, Συνέπειθεν επί μέρει των από Τηλεβοών λαφύρων. ( Απολλώδορος, Βιβλιοθήκη,Β IV 7)

Anfitrione con l’ aiuto di Comato, della quale nel frattempo si e` innamorato, togliendo il vello d’ oro che Pterelao aveva sui suoi capelli, occupa le isole dei Tafii e dei Tilevoi , che consegnerà , come già detto, subito dopo ad Eleo e Cefalo. Άχρι μέν ούν έζη Πτερέλαος, ουκ εδύνατο την Τάφον ελείν. ( Απολλόδωρος, Βιβλιοθήκη, Β IV 7)

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Strabone conferma le informazioni di Apollodoro circa la partecipazione di Cefalo alla guerra: Αι δε των Ταφίων νήσοι, πρότερον δε Τηλεβοών, ών ήν και η Τάφος ( Στράβων, C 459,20) Anche Esiodo nell’ Ασπίδα Ηρακλέους descrive la guerra contro i Tafii e i Tilevoes.( 1-27) Ή οιή προλιπούσα δόμοις και πατρίδα γαίαν ήλυθεν ες Θήβας μετ’ αρήιον Αμφιτρύωνα Αλκμήνη, Θυγατήρ λαοσσόου Ηλεκτρύωνος. La storicita` di una guerra fatta da Anfitrione contro le isole dei Tafii e Tilevoi ce la testimonia anche Esiodo ( E 59), il quale ci menziona che lui stesso ha letto nel tempio di Apollo di Isminio a Tebe sopra in un tripode votivo un epigramma scritto in dialetto ionico che diceva che era stato dedicato da Amfitrion quale voto dopo il ricco bottino bellico della guerra contro i Tilevoi. Είδον δε και αυτός Καδμεία γράμματα εν τω ιερώ του Απόλλωνος του Ισμηνίου εν Θήβησι. Quale verita` nasconde questo ciclo mitologico per quanto riguarda la guerra contro i Tafii e Tilevoi? Quale centro miceneo periferico – non identificato ancora per la sua estensione- era tanto potente da rivolgersi contro Micene rivendicando il dominio del mondo miceneo e si rese necessaria la furberia di Comathus oltre alla presenza dell’esercito coalizzato di Anfitrione, Elio, Creoda, Panopea e di Chefalo ? Quale relazione puo` avere con i successivi centri micenei periferici dell’ Itaca omerica e del Dulichio omerico? E se tale legame esistesse la potenza dei nuovi centri micenei e` veramente all'altezza del mito che li circonda e specialmente dell’ Itaca omerica? Oppure e` immaginaria e la loro proiezione si deve soltanto al Ulisse e la posizione importantissima che il poeta dedica ad Ulisse tanto nell’ Iliade quanto all’ Odissea?

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Chi erano dunque quei celebri e sfrontati Tafii e Tilevoi, i Φιλήρετμοι e Ληίστορες , come li chiama Omero, gli agitatori del mondo miceneo che abitavano quelle isole della Grecia occidentale che piu` tardi vengono chiamate «isole dei Cefalini» che avevano la forza di trasformare sia prima sia dopo la guerra la Saga della Grecia occidentale ? In precedenza abbiamo riferito che dietro ogni ciclo importante e mitologico c’e` sempre un importante centro miceneo o viceversa. Non ci sarebbe pero` ragione di elogiare un luogo insignificante. La storia registra i potenti, sfortunatamente i deboli di solito soccombono al discredito e all’ oblio. Anche in questo caso quasi tutti i miti parlano degli uomini potenti, di forti πτολίεθρα, di interventi degli dei per far basculare la bilancia in favore di uno o dell’ altro, in altre parole abbiamo la Saga di una regione che possiede la forza di trasformarla e di imporla. Le informazioni che abbiamo sui Tafii e Tilevoi sono importanti ed la loro presenza getta una forte luce sulla prima colonizzazione a noi nota delle isole di Cefalonia, di Zante, di Lefkada e di Echinades da parte di Acarnani, Elidi ed Arcadi all’ inizio del periodo Basso Elladico. In particolare Strabone ( C 322 e C 461) riferisce che i Tafii ed i Tilevoi erano un popolo dell' Acarnania che aveva colonizzato le isole Ionie che si trovano all’ ovest di Peloponeso. Ευθύς επί της Ακαρνανίας ότι μέν αυτήν ο Λαέρτης και οι Κεφαλλήνες κατεκτήσαντο είρηται ημίν. Tilevοas si chiama uno dai figli di Licaone, re d’ Arcadia. (Απολλόδωρος, Βιβλιοθήκη, Γ , VII 1): Επανάγωμεν δε νύν πάλιν επί τον Πελασγόν, όν Ακουσίλαος μέν Διός λέγει και Νιόβης. Secondo Stefano di Bisanzio, detto anche Stefano Bizantino, geografo del VI secolo D.C. vissuto a Costantinopoli, che aveva avvuto accesso alle opere di tutti i grandi geografi dell'antichità a partire da Tolomeo, era denominata Tilevoia una parte d’ Arcadia, dove c’ era la prima sede dei Tilevoi. De

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Τηλεβοίς , μοίρα της Ακαρνανίας, από Τηλεβόου΄ή πρότερον Ταφίων εκαλείτο, οι οικήτορες Τηλεβόαι, έστι και Τηλεβόας ποταμός προς τάς πηγαίς του Τίγρητος. Apollonio di Rodi nell’ Αργοναυτικά ( Α 742-751) , descrivendo il mantello di Giasone cita che i Tilevoes erano banditi da Tafo. Εξείης δ΄ήσκητο βαθυπλόκαμος Κυθέρεια Αρεος οχμάζουσα θοόν σάκος. Secondo Pausania, Tilevoas era figlio del re Lelega e di Libia ( I 44,4 e III 12,5): Κατάβασι δε έκ της ακροπόλεως μνήμα έστι προς θαλάσση Λέλεγος Secondo Aristotele , per ancora una volta , Tilevoas era nipote di Lelega ( Στράβωνας Γεωγραφικά, Βιβλ. 1) εν δε τη Λευκαδίων και αυτόχθονα τινα Λέλεγα ονομάζει Da un’ informazione che riporta Meletios ( volume B , pag. 304, par.7) i Tafii si sarebbero stabiliti nelle isole dei Cefalini provenedo da Tafo di Cipro. Per questa ragione Omero vuole che Medi, re dei Tafii, commerci con Tamessi importando rame da Cipro. Stefano Bizantino parla della citta` di Tafiussa a Cefalonia : Τάφος, πόλις Καφαλληνίας, νυν δε Ταφιούσσα. ‘ έστι και νήσος από Τριάκοντα σταδίων Ταφιάς καλουμένη’. Και ετέρα, οι πολίται Τάφιοι Της δε Ταφιούσσης Ταφιουσσαίος, ως Σκοτουσσαίος Πιθηκουσσαίος. Questa localita` molto probabilmente si trova alla parte occidentale della penisola di Paliki vicino al monastero omonimo del Tafiou ( Σπ. Μαρινάτος, Κεφαλληνία, Ιστορικός και Αρχαιολογικός περίπατος, 1962):

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Αορίστως μας διέσωσαν οι μύθοι τα περί υπάρξεως ενός μυκηναικού βασιλείου με θαλάσσιον χαρακτήρα. Euripide colloca i Tafii nelle isole Echinades ( Ιφιγένεια ήν εν Αυλίδι, 283287) Λευκήρετον δ’Άρη ταφιον ήγεν

Come anche menziona per la citta` dei Tafii, περίκλυστον (Ηρακλής μαινόμενος) Ώ πρέσβυ, Ταφίων ός πότ’ εξείλες πόλιν ( στ. 60-62) ΧΟ. Τότε θανείν σ’εχρήν, ότε δάμαρτι σά ( στ. 1078-1080) Strabone riporta l’ informazione che tutta l'isola di Cefalonia era chiamata Tafos. ( C 456.14) :

Ουκ ώκνησαν δε τινες την κεφαλληνίαν την αυτήν τω Δουλιχίω φάναι. Alla fine Spiridon Marinatos confermando le informazioni che si sono registrate nella letteratura grecoantica grazie agli scavi che ha svolto nella Grecia

occidentale

riferisce

che

a

Cefalonia

«

κατέληξαν

Αχαιοί

Αρκαδομινυακής καταγωγής , εκ της Δυτικής ακτής της Πελοποννήσου»: Κατά ταυτα δυνάμεθα τώρα να συλλάβωμεν το νόημα: ( Κεφαλληνία, Ιστορικός και Αρχαιολογικός περίπατος, σελ.26, 1962) Dal contesto degli storici e geografi antichi non c’e` nessun dubbio circa la relazione dei Tafii e dei Tilevoes con la regione delle isole all’ occidente di Etolia, Acarnania e di Peloponneso.

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Al nome dei Tafii e Tilevoi colleghiamo pertanto essenzialmente la prima colonizzazione a noi nota delle isole soprattutto da parte di Achei di origine arcadica nonche' di popoli provenienti da Elide e da Etolia-Acarnania. La fine di questa guerra e` anche l’ inizio della presenza di Cefalo, di Elio e dei loro discendenti nella regione delle isole occidentali, e la colonizzazione delle «isole dei Cefalini», come sono chiamati piu` tardi, si inserisce nei cambiamenti generali e nelle rotte di quel periodo nel mondo miceneo. Prendendo come pretesto questa guerra la stirpe degli Atridi si stabilisce a Micene e nello stesso periodo una nuova generazione di capi assume il governo dei centri micenei. Sono le ultime dinastie che dominano nel bel mezzo del periodo basso Elladico in quasi tutto il mondo miceneo. Sono quelle dinastie che poi intraprenderanno una campagna militare contro Troia e vivranno il crollo del mondo miceneo intorno alla fine del basso periodo ( IIIΓ periodo miceneo). Elios e Cefalo sono ormai i capi naturali e gli eredi del grande stato di Pterelao. Piu` potente si distingue Cefalo, il cui nome piu` tardi prende la maggior parte delle isole dei Tafii che verranno chiamate« isole dei Cefalini». E` il nuovo fondatore delle isole e il capostipite della strirpe d’ Ulisse, e da sempre gli abitanti della regine di tutte isole che gravita intorno a Cefalonia vengono chiamati con il nome di Cefalini. Elios, figlio di Perseo e re, come abbiamo detto sopra, nell'Elide, ha continuato e molto prababilmente ha rafforzato la presenza (colonia) degli Epii in una parte delle isole dei Tafii che aveva il nome Dulichio. Elios fu il padre di Augeas. Augeao ebbe un figlio con nome Fileas, il quale litigo` con lui e parti` per il Dulichio perche` suo padre Augeas non mantenne i patti con Ercole ( Απολλόδωρος, Βιβλιοθήκη, Β V 5): Μαρτυράμενος δε Ηρακλής τον Αυγείου παίδα Φυλέα Fileas con la morte di suo padre Augeas ritorna al trono ’ Elide,

ma

secondo Pausania ( V, 3, 3), gli piaceva molto di piu` soggiornare a Dulichio e cosi` ritorna di nuovo in questa localita`: Φυλέως δε, ως τα εν τη Ηλίδι κατεστήσαντο, αύθις ες Δουλίχιον De

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αποχωρήσαντος

Elio e Cefalo esprimendo evidentementegli gli interessi dei centri metropolitani, che avevano rapporti di parentela con gli abitanti delle isole di Zante, Cefalonia, Itaca, Lefcada e Echinades in funzione delle colonizzazioni precedenti, sono inviati come luogotenenti e garanti del mantenimento dei rapporti di sangue con le metropoli, che appunto in greco sono le citta' madri; dopo aver sgombrato i luoghi dall' insubordinato e pericoloso Ptereleo, il quale oltre alle scorrerie aveva avuto la sfrontatezza di rivendicare anche il governo del centro metropolitano dei Micenei, cioe` Argo ( Micene) e Tirinto! La potenza di Pterelao e l’ indisciplina dei Tafii ha costretto il centro metropolitano miceneo ad una guerra con molti morti ed in seguito con il principio “divide et impera” a dividere il suo regno in due parti, credendo che così questa zona isolana che sostanzialmente controllava le comunicazione marittime verso l’ ovest sarebbe finalmente stata sotto il suo controllo. Circa alla meta` del periodo basso Elladico il regno dei Tafii e Tilevoi, che era la paura e il terrore delle navi cabotanti e naviganti nella zona della Grecia occidentale, e` ormai diviso in due e ceduto ai nuovi capi. Un piccolo nucleo, come Omero ci informa, esiste ancora sulle isolette che sono vicino a Lefkada. Nei secoli seguenti i discendenti di Cefalo contribuiscono con la loro presenza alla formazione del nuovo mondo che sorge dai viaggi degli «Argonauti» verso i confini del mondo conosciuto, ad oriente ed ad occidente. Non e` fortuito che in ogni mito importante del periodo miceneo, dove sono presenti gli uomini eponimi che rappresentano i regni potenti, c’e` sempre la partecipazione degli esponenti della Grecia occidentale isolana. Non e` anche fortuito che membro dell’ equipaggio nella spedizione degli Argonauti nella Colchide e` riportato Laerte, come anche nella caccia del cinghiale caledone, e piu` tardi Ulisse e Megis nel catalogo delle navi nella grande spedizione degli Achei contro Troia. E` evidente che gli eroi dei Cefalini partecipano attivamente in ogni azione dei Micenei di quell’ epoca e sono ben presenti nei cataloghi, dove vengono registrati gli esponenti dei potenti centri micenei.

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La presenza d’ Ulisse nella spedizione contro Troia e` ritenuta dal comandante supremo dei Micenei Agamemnone ed anche da Menelao molto importante. Per convincerlo di partire insieme a loro a Troia viaggeranno fino ad Itaca al fine di includere nel corpo d’ armata degli Atridi uno dei re piu` capaci del mondo miceneo di allora. La sua partecipazione alla guerra contro i Troiani e alla presa dell’ acropoli d’ Ilio si rivelerà determinante e necessaria. E` fatto certo che Ulisse emerge come una tra le figure piu` eccellenti della guerra troiana. La fine di questa guerra si trova all’ inizio di una disavventura nuova, che lo terra` lontano da Itaca per ancora dieci anni. Ritornando ad Itaca dorà affrontare i Proci che aspirano a sua moglie e per estensione al trono del suo regno. In realta` abbiamo una specie di agitazione interiore nel regno d’ Itaca come agitazioni corrispondenti abbiamo in altri centri micenei in quell’ epoca. Tucidide ( A` , 11-13 ) scrive: Επεί και μετά τα Τρωικά η Ελλάς έτι μετανίστατντο τε και κατωκίζετο

Sintetizzando tutte queste informazioni importanti diremo che diverse conclusioni possono essere dedotti. Nelle isole del mare Ionio ( tranne Corfu`) esisteva un regno molto potente alla meta del periodo basso elladico, che si accompagna al ciclo mitico della guerra di Anfitrione contro i Tafii. Nella parte occidentale di Cafalonia Palichi appare conservare alla memoria delle generazioni posteriori l’esistenza di una citta` con il nome di Tafiussa, come anche di un principato piccolo ed indipendenti dei Tafii nelle isole Echinades occidentali, durante il periodo basso miceneo. Questo piccolo “residuo” dello stato potente nei tempi passati dei Tafii non ha dimenticato i suoi usi vecchi e le scorrerie rapinose contro i suoi vicini. Omero ci tramanda l’ informazione che compievano azioni di disturbo ai Thesproti e che Laerte durante la sua giovinezza occupò la citta` di Nirico allo scopo presumibile di domare i Tafii Ληίστορες che compievano azioni di pirateria contro la navigazione libera negli stretti dell’ isola di Lefcada ( Οδ. π 425-427). De

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Durante l’ epoca d’ Ulisse il loro re era Meghis, amico e collaboratore della famiglia d’ Ulisse, il quale continua la tradizione marina dei Tafii facendo viaggi transoceanici. I Tafii dovevano evidentemente essere limitati dalla loro coabitazione obbligatoria con i nuovi vicini, pero`fecero ereditare ai loro discendenti naturali, i Cefalini successivi, tutte quelle caratteristiche della loro presenza, come il non tollerare la schiavitu` comuni a quella estremita` del mondo miceneo. Chiudendo questo capitolo crediamo che ora possiamo fare i primi passi per la ricostruzione storicogeografica della regione delle isole ad occidente di Peloponneso e di Acarnania.

CAPITOLO SESTO LA STORICOGEOGRAFIA DELLE ISOLE DEI CEFALINI DURANTE IL PERIODO PREISTORICO

La denominazione iniziale di tutte le isole e isolette che cominciano dal nord da quella quasi penisola di Acarnania che è l’odierna Lefkada e terminano alle isole Strofades, che sono al sud di Zante, prima della loro colonizzazione da parte di Achei e Epei sembra che siano stata quella di isole Echinades. Questo viene rivelato dalle fonti seguenti: Απολλώδορου Βιβλιοθήκη, Β ΙV 5 Εκ μέν ούν Αλκαίου και Αστυδάμειας της Πέλοπος, ως δε ένιοι λέγουσι λαονόμης της Γουνέως

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Απολλώνιου Ρόδιου, Αργοναυτικά, Δ 1228-1231 Ήδη μέν ποτε κόλπον επώνυμων Αμβρακίων Ύμνος Καλλίμαχου εις Δήλον, 155 κ.ε. Η και πολλά πάροιθεν επεί κάμεν, έστιχε ωήσους εινιαλίας

La piu` grande di queste isole dopo le prime immigrazioni, com’ era naturale, devono il loro nome a quello dei capi dei gruppi colonizzanti oppure alla morfologia del loro territorio o alla mitologia. L’ isola piu` grande di Echinades ( Cefalonia dei tempi storici) e` chiamata Tafos da Tafio, il figlio di Nettuno ( Strabone C 459.20)

Αι δε των Ταφίων νήσοι, πρότερον δε Τηλεβοών, ών ήν και η Τάφος νύν δε Ταφίους καλουμένη Dopo la caduta di Pterelao e la colonizzazione delle isole da parte di Cefalo ed Elio i loro nomi cambiano e nella loro posizione incontriamo piu` tardi il regno d’ Ulisse con denominazione Itaca e il regno di Megito con denominazione Dulichio. L’ isola piu` meridionale si chiamava gia` Zante da Arcada fondatore dell’ isola di Zante ( Pausania , III, 24,3) : Έστι δε και Ζακυνθίων τη ακροπόλει Ψωφίς όνομα Le isolette piu` settentrionali si chiamano Strofades, perche` secondo il mito li` hanno voltato e cambiato direzione le Arpie ( Απολλώδορος, Βιβλιοθήκη, Α ΙΧ 21): Ήν δε ταις αρπυίας χρεών τεθνάναι υπό των Βορέου παίδων De

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Le piu` piccole tra queste isole che c’ erano nella parte nord-orientale delle isole di Echinades, dal momento che erano aride e disabitate ( consistevano in un gruppetto di isole all’ occidente dell' Acarnania), hanno mantenuto il loro nome iniziale e fino a oggi sono chiamate isole Echinades. In seguito furono suddivise in gruppi ancora piu` piccoli avendo nomi come Oxies, Echinades centrali e settentrionali. Nel corso dei secoli ogni isoletta avra` il suo nome, anche se alcuni nomi loro hanno cambiato denominazione con il passare dei secoli. E` certo che le isole di Echinades piu` grandi furono inizialmente colonizzate da popolazioni dell' Arcadotrifilia, Elide ed Acarnania e nello stesso periodo ricevettero le prime denominazioni conosciute a noi. Da un parte Zante e` colonizzata soprattutto dagli Achei, dall’ altra Cefalonia e` anche colonizzata da Achei di origine arcadotrifilica, ma anche dagli Epii dell'Elide ed in piccolo grado da Acarnani, Etoli e Thesproti. Lefcada ed Echinades dagli Acarnani, Etoli, Thesproti ed Epii . Quando il regno di Pterelao e` diviso in due parti, la prima parte si e` posto sotto la sfera d’ influenza degli achei con re Cefalo e la seconda parte nella sfera d’ influenzadegli degli Epii con re Elio. I discendenti di Cefalo o i suoi successori erano la strirpe d’ Ulisse, di cui Omero ci descrive l’ estensione del suo regno con centro Itaca ed l’ αριπρεπές monte Nirito ( Ιλιάς Β 631-637): Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε Κεφαλλήνας μεγαθύμους Gli abitanti sono chiamati Cefalini ed hanno legami di razza con gli Achei. Questo fu dimostrato anche dalla presenza della statua d’ Ulisse al “pubblico degli Achei”, in un complesso di nove statue di eroi antichi del periodo omerico che furono scolpite da Onatas il figlio di Miconas ed erano nell’ antica Olimpia. In particolare Pausania ( v, 25,8) menziona: Έστι δε και αναθήματα εν κοινώ του Αχαιών έθνους

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Discendente di Epio Elio o dei suoi successori e` la strirpe di Megita, ed Omero ci descrive l’ estensione del suo regno con al centro il Dulichio che insieme alle altre isole Echinades ci da una misura del suo territorio( Ιλ. Β 625630): Οί δ’ έκ Δουλιχίοιο, Εχινάωνν θ’ ιεράων νήσων Gli abitanti sono chiamati Dulichii, ma quando Omero li comprende in un complesso piu` generale, chiama anche loro Cefalini: Ώ φίλοι, ή μέγα έργον ανήρ όδε μήσατ’ Αχαιούς ( Οδ. ω 426-432) Questo puo` essere interpretato dal fatto che la divisione violenta del regno di Pterelao in due parti sostanzialmente ha separato uno stato confederato che preeesisteva e aveva avuto una certa connessione con tradizioni ed azioni comuni. Per questa ragione al momento della rivendicazione del trono d’ Ulisse la meta` dei Proci poteva essere di Dulichio, ne fanno parte i αρίστους των Κεφαλλήνων che abitavano εν Κεφαλλήνων πολίεσσιν. Pero` dovevano essere due i gruppi di popolazione principali che rappresentavano gli interessi dei loro centri a causa della piccola distanza che li separava dalle metropoli : Gli Achei di origine arcadotrifilica ( che , come abbiamo visto , consideravano Ulisse come il loro eroe includendolo nel 'pubblico degli achei'), con centro l’ Itaca omerica, e gli Epii con Megito, i discendenti di Elio, quali capi del secondo gruppo che dominava la seconda parte del regno di Pterelao con centro Dulichio e che avevano legami di parentela con gli Etoli ( Strabone C 464 e Apollodoros A VII 5 ). Questo si spiega anche con la presenza di una statua ad Olimpia dedicata al Ilio Timopoli, figlio di Labido, mostrata al pubblico degli Epii dai Pali, la quarta squadra dei Cefalini che e` stata chiamata Dulichii ( Pausania, VI, 15, 7 ). Ανέθεσαν δέ και Ηλείον άνδρα Τιμόπολιν Λάμπιδος Παλείς

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La relazione di parentela tra gli Epii e gli Etoli è confermata da Strabone ( C 464): Την μέν ούν συγγένειαν την προς αλλήλους των τε Ηλείων και των Αιτωλών ορθώς επισημαίνεται διά των επιγραμμάτων Come anche da Apollodoro( Βιβλιοθήκη, Α VII 5) : Καλύκης δε και Αέθλιου παίς Ενδύμιων γίνεται, Όστις εκ Θεσσαλίας Αιολέας αγαγών Ήλιν ώκισε. Una questione che ci preoccupa, ma pensiamo che non abbiamo ancora sufficenti elementi scientifici ed archeologici, nell'ambito degli studi comparati del materiale archeologico di Peloponneso e delle isole del mar Ionio, e` se i Tilevoi, che sono soprattutto venuti dall’Arcadia, avevano come base il centro futuro del regno d’ Ulisse, cioe` l’ Itaca omerica, come anche se i Tafii che mantenevano relazioni con Elide ed Etolia (ed i quali si riducono alla meta` del periodo miceneo al controllo delle isole delle Echinades del nord che appartenevano alla regione di Dulichio) erano la radice del secondo regno, quello sotto Megita, cioè del Dulichio omerico. Quello che possiamo intravedere e` che la divisione del regno di Pterelao avvenne

violentemente

ma

non

fortuitamente.

Presumibilmente

la

confederazione iniziale dei Tafii e dei Tilevoi si è evoluta in una una confederazione non rigida, che Omero ci offre le prove sia consistita in regni distinti ma essenzialmente con un re, il βασιλεύτερον Ulisse che era il capo di tutti gli abitanti che avevano il nome Cefalini. Il nostro punto di vista per quanto riguarda questo è che ci fosse una relazione distintiva tra i tilevoei-ithachesi e tra i taffii-dulichioti. Questa relazione distintiva si intraveda chiaramente dalle alleanze delle citta`-stati del periodo storico che hanno mantenuto le vecchie relazioni di parentela anche durante i tempi storici. Questo sembra particolarmentedi essere valido da una parte tra gli abitanti di Palichi della parte occidentale di Cefalinia e dall’ altra delle altre citta`-stati delle isole con quei loro alleati tradizionali che avevano dall’ antichita` molto lontana. De

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Questa separazione sostanzialmente ha continuato ad essere in vigore anche fino ai nostri giorni, dividendo in modo tangibilissimo l’ isola di Cefalonia in due « citta`- stati », da una parte c’e` Lixuri, dall’ altra Argostoli. Gli abitanti delle due citta' che distano poche miglia è come se abitassero in due diversi continenti, fenomeno evidentissimo anche ai nostri giorni. Alla questione che abbiamo posto all’ inizio di questo capitolo, cioe` quale relazione puo` avere il regno di Pterelao con i successivi centri micenei dell’ Itaca omerica e del Dulichio Omerico, la risposta e`che questi due regni in sostanza compongono quello che era stato il dominio di Pterelao. La seconda parte della questione che riguarda il vigore dei nuovi centri micenei e particolarmente dell’ Itaca omerica, se cioe` e` in linea con la proiezione che si ricava dalle descrizioni d’ Omero, trovera`risposta nel corso di questo studio.

CAPITOLO SETTIMO UN CAMMINO ARCHEOLOGICO NEL REGNO D’ ULISSE

E` certo che tra tutti i centri micenei della Grecia occidentale uno era il luogo che ha costituito la pietra dello scandalo ed il pomo della discordia, l’ Itaca omerica, e la ricerca di verità al riguardo ha occupato tutta la vita non solo per molti ricercatori ma anche per persone normali. Riassumeremo il piu' possibile il corso di queste ricerche, cercando di limitarci a quelle filologiche e archeologiche, iniziate già in epoca alessandrina. Sin dall'inizio di queste geografi e storici hanno sospettato che la Itaca descritta da Omero Itaca non fosse l’ Itaca dei tempi storici. Dai testi antichi che ci son pervenuti constatiamo che gia` dall’ epoca di Strabone c’era una grande problematica circa la posizione precisa dell’ Itaca omerica, di Dulichio, di Sami e degli altri luoghi nel regno d’ Ulisse. In particolare Strabone nella sua opera Γεωγραφικά ( C 454) dopo aver cominciato la presentazione dello stato d’ Ulisse, rifacendosi anche ai dubbi di Apollodoro relativi a quale luogo geografico intendesse Omero con il termine Sami e Samo, conclude: De

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Ού γάρ αποδίδωσιν ο ποιητής ούτε περί της Κεφαλληνίας ούτε περί της Ιθάκης και των άλλων πλησίον τόπων, ώστε και οι εξηγούμενοι διαφέρονται και οι ιστορούντες. Questo dissenso, che peraltro sembra preesistesse all’ epoca alessandrina, ha trovato terreno adatto alla fine del 19mo secolo per rivenire a galla con intensita` maggiore, dopo che il periodo del Rinascimento e la teoria di Wolf sulla cosidetta “questione omerica” da una parte, come anche il fallimento degli scavi per la delimitazione del palazzo reale d’ Ulisse da Schliemann e Dorpfeld alla fine del 19o secolo dall’ altra, avevano creato una nuova atmosfera Il problema si era gia` complicato ancora di piu` quando i cartografi e i viaggiatori del 15mo, 16mo e 17mo secolo, trascinati soprattutto dalla fioritura degli studi classici e influenzati dalle informazioni riportate da Strabone nellla sua opera « Γεωγραφικά» ed anche Tolomeo nella sua opera « Γεωγραφία», hanno cominciato a redigere la cartografia di quell’ epoca, le cosidette “isolarie”, avendo come base per dare i nomi alle isole della Grecia occidentale i termini storicogeografici della geografia omerica, mettendo cosi` sullo spazio dell’ isola d’ Itaca dei tempi storici il porto di Forchino, la pietra di Conaca, il monte Nirito, il campo di Laerte, ecc, arrivando anche fino al punto di registrare e disegnare isole inesistenti, almeno in epoca storica, come Asterida, Dulichio, Crochilia e Egilipa, superando molte volte in fantasia lo stesso Omero. A questo basamento cartografico si riferirono piu` tardi ricercatori, viaggiatori, storici e letterati per localizzare e in seguito per cercare di identificare i luoghi omerici nel territorio dell’ Itaca odierna, ricercando inutilmente il palazzo reale d’ Ulisse, la caverna delle Ninfe o la casa di campagna di Laerte! La delusione iniziale degli ammiratori d’ Omero per l’ inesistenza di resti di costruzioni micenee e siti naturali che potessero corrispondere alle descrizioni di luoghi omerici fu comunque velocemente compensata con l’ euforia che aveva in loro provocato la bellezza e le grazie dell’ isola d’ Itaca, che indusse molti di loro quasi con fanatismo a voler localizzare con esattezza assoluta e la citta` e il campo di Laerte e la τυκτή κρήνη e i porcili di Eumeo ed De

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ogni luogo che Omero descrive, considerando se stessi dei fenomeni per la grande scoperta e l’ Omero un poeta divino per la fedelta` nella descrizione dei luoghi sopraddetti. Il particolare clima positivo che si era creato per la Grecia classica in quel periodo e il fascino che esercitavano i testi d’ Omero sui cultori delle scoperte ha contribuito alla nascita, per il centro dell’ Itaca omerica, di due teorie dominanti: l’ una da William Gell1 che sosteneva che la citta` c’ era al centro dell’ isola, nella zona Aetos ( alle Alalkomenes antiche) , e l’ altra da William Martin Leake2, il quale sosteneva che la citta` c’ era al punto settentrionale dell’ isola, alla posizione dell’ insediamento Stavros. 1.

W.Gell, The Geograrhy and Antiquites of Ithaca, London 1807

2.

W.M.Leake, Travels in Nothern Greece, τόμ.3,σελ.44 κ.ε.,London 1835

Nello stesso tempo avevamo alcune altre teorie che si sono differenziate per quanto riguarda la posizione dei luoghi omerici secondari in vari punti dell’ isola, senza pero`aggiungere un’ altra posizione per quanto riguarda la citta’ tranne Filippo Iconomou3 , il quale ha piu` tardi localizzato una terza posizione per la citta` dell’ Itaca omerica, questa volta sudorientale presso la citta` di Vathi, in località Vunos. Certamente c’ erano anche degli scettici che osservando il paesaggio con maggiore lucidità non tardavano a pensare che, eccetto il nome, l’ Itaca descritta da Omero non aveva nessuna relazione con l’ odierna, con primo che ha espresso questo punto di vista Rudolf Hecher4. Nello stesso periodo, nel 1868, il celeberrimo Henrich Schliemann5, trascinato dalla sua passione per Omero salpa per la Grecia per porgere l’ estremo salute ai luoghi che Omero descrive sui suoi poemi epici. Nel luglio del 1868 arriva a Corfu` e da li` a Cefalonia e in seguito sbarca ad Itaca. Alla posizione Aetos e sopra i ruderi della citta` degli Alalcomenon dei tempi classici crede di aver delimitato il palazzo reale d’ Ulisse. Permane nella piccola Itaca per molte settimane facendo diversi scavi ed in seguito parte per Argo e Micene, dopo piu` tardi era destinato di disseppellire l’ eccelente acropoli di Micene con la Porta dei leoni, le maschere d'oro attualmente fiore all'occhiello del Museo nazionale ad Atene e le altre scoperte impressionanti per l’ epoca micenea. Ad Itaca ritorna nell’ anno 1878 per cercare confermare con l’ esperienza che ha avuto e la autorevolezza conquistata che ci fosse stata una abitazione micenea

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dell’ isola. Scava la zona intorno ad Aeto , ma non trova niente di miceneo e deluso va via lasciando al suo collaboratore Dorpfeld la responsabilita` degli scavi. Dorpfeld6, deluso anche lui dai risultati degli scavi ad Itaca, un tardo pomeriggio osservando il panorama dell’ isola Lefcada pensa allora di aver riconosciuto Itaca.

3.

Φίλιππος Οικονόμου, Ιθάκη η Αμφίαλος, Αθήναι 1937.

4.

R. Hergher, Ο Όμηρος και η αληθής Ιθάκη, μετάφρ. Σπ. Παπαγεωργίου, 1883

5.

H. Schliemann, Ithaka der Peloponness und Troja, Leipzing 1869

6.

W. Dorpfeld, “Leukas” Zwei aufsatze uber das homerische Ithaca, Athen, 1905

Nel 1901 in una sessione dell’ Istituto tedesco Dorpfeld esprime la sua nuova teoria che l’ Itaca omerica e` Lefcada! Per la conferma della sua teoria comincia nel 1904 scavi nella zona di Nidri, dove scopre tumuli preistorici pero` non dell’ epoca micenea ma del periodo mesoelladico. Un anno prima, nel 1903 ad Itaca, l’ archeologo olandese Carl Wilhelm Vollgraf, a spese del filoelleno olandese A.E.H. Goekoop, continua gli scavi di Schliemann non solo all’ area Aetos ma anche in tutta l’ isola senza pero` neanche lui riuscire a trovare qualcosa di miceneo, come anche a Lefcada. Goekoop 1 deluso anche esso dai risultati degli scavi ad Itaca e a Lefcada, comincia gradualmente di formulare una sua nuova teoria, che l’ Itaca omerica e` il tronco centrale di Cefalonia. Allora si sposta a Cefalonia, credendo che nella zona che delimita il castello veneziano di San Giorgio, vicino ad Argostoli, ci fosse il centro dell’ Itaca omerica. Nello stesso periodo pubblica il suo studio in un libro con il titolo Ithaque la Grande e finanzia lui stesso gli scavi con come obiettivo la localizzazione del palazzo reale d’ Ulisse. Gli scavi li ha condotti nel 1908 Panagis Cavadias 2, il quale nel 1899 in carotaggi di prova aveva localizzato antichita` micenee nella zona di Levathus e scriveva che con questi scavi era stato dimostrato che tra tutte le isole ove furon

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effettuati scavi solo Cefalonia custodiva antichita` del periodo miceneo (Ανασκαφαί γενόμεναι εν Ιθάκη). Μετά την ανακάλυψην της Τροίας και των βασιλικών τάφων των Μυκηνών, μετά τα έκπληκτα εν γένει ευρήματα των ανασκαφών της Τροίας , των Μυκηνών και της Τύρινθας. Π. Καββαδίας, Προϊστορική Αρχαιολογία, σελ.352

1.

A.E.H. Goekoop, Ithaque la Grande, Athe`nes, 1908.

2.

Π. Καββαδίας, «Κεφαλληνιακά», Αρχαιολογικό Δελτίο, 1919.

Questi scavi li continuera` piu` tardi Nicolaos Chiparissis, finanziato anche lui da A.E.h. Goekoop, con lo scopo di localizzare il centro del palazzo reale d’ Ulisse. Egli scavera` nella zona dell' antica Crani dove constatera` l’ esistenza di una indubbia abitazione micenea, come ha constatato anche Panagis Cavadias scrivendo : Τέλος ως προς το ζήτημα της πατρίδος του Οδυσσέως , ο καθορισμός της οποίας υπήρξεν ο σκοπός των ανασκαφών Ν. Κυπαρίσσης, από το Αρχαιολογικό Δελτίο 1917, σελ.122 All’ inizio pero` della sua sua pubblicazione, dopo aver fatto un riferimento agli scavi precedenti ad Itaca e a Lefcada, segnala l’ importanza dello studio di Nicolaos Pulato d’Itaca

Η πατρίς του Οδυσσέως (1906) come anche la

monografia del libro Η ομηρική Ιθάκη (1908) che questi studi « χρήζουσι μεγάλης προσοχής και διά τα σπουδαία και πολλαχού ακαταμάχητα επιχειρήματα και διά του πολυθρυλήτου ομηρικού χωρίου επιτυχήκαι δεξιοτάτην ερμηνεία του συγγραφέως υποστηρίζοντας την ταυτότητα της ομηρικής Ιθάκης».

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E mentre questo accadeva a Cefalonia e ad Itaca, la teoria di Dorpfeld ha provocato cambiamenti nel settore degli studi omerici. Il suo punto di vista che Lefcada fosse l’ Itaca omerica era l’ argomento dominante gli incontri archeologici ed ha provocato molte agitazioni tra i cicli filologici ma sopratutto tra i cittadini e tra le comunità locali delle due isole. Un confronto intenso e` scoppiato soprattutto tra Lefcada ed Itaca e secondariamente tra Cefalonia e gli altri due rivendicatori della patria d’ Ulisse. Gli abitanti di Lefcada si attaccano con il fanatismo del neofita e gli abitanti d’ Itaca fanno quadrato fortemente, difendendo l’ identita` omerica dell’ isola , quali depositari della patria «reale ed unica» d’ Ulisse. Centinaia di articoli e libri vengono scritti, esponendo tutte le tendenze e le teorie nuove. E` ovvio che si fa un grandissimo sforzo da tutte le parti, da una per controbattere le argomentazioni dell’ avversario e dall’ altra parte con elementi nuovi e «scoperte nuove» per promuovere il punto di vista che «la loro» Itaca fosse la patria reale d’ Ulisse. In questa guerra filologica e storicogeografica gli abitanti d’ Itaca si sono trovati ad avere un grande problema contro gli attacchi degli abitanti di Lefcada. Rimanendo imprigionati per colpa di Gell e di Leake, i quali, da una parte il primo volendo la citta` nell’ area Aetos e dall’ altra il secondo volendola nell’ area Stavros, si sforzavano di sostenere, confutandosi però reciprocamente data la presenza non piu' di due ma ormai addirittura di tre pretese localizzazioni della 'capitale' di Ulisse, che l' unica Itaca omerica, con adesione assoluta alle parole d’ Omero fosse l'odierna Itaca. Gli abitanti di Lefcada trincerati dietro la teoria di Dorpfeld intanto continuavano con fanatismo a sostenere che la capitale predetta fosse situata presso l'odierna Nidri.. Indicativamente presentiamo una serie di studi di quell’ epoca, molti dei quali sono realmente compiti meritevoli indipendentemente dal fatto che le loro conclusioni non si raccordano tra loro : H. Dracheim, Die Ithaka, Berlin 1903 Γεράσιμος Βολτέρας, Η ομηρική Ιθάκη, Εν Αθήναις 1903 P. Coessler, Leukas-Ithaka, Stuttgard 1904 L. Salvator-G. Lang, Η Πατρίς του Οδυσσέως, Εν Αθήναις 1906 De

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Ιακ. Θωμόπουλος, Ιθάκη και Όμηρος , Αθήνα 1908 Νικ. Παυλάτος, Η Ομηρική Ιθάκη, Εν Αθήναις 1909. La prima guerra mondiale interrompe gli scavi nelle isole del mar Ionio, ma nello stesso tempo spezza il filo della vita dell’ imprenditore olandese A.E.H. Goekoop, il quale muore nella sua patria nel 1914, compianto a Cefalonia come un altro Schliemann, giacchè trascinato dalla sua passione per Omero e la Grecia aveva speso somme enormi non solo per le ricerche archeologiche per la localizzare l’ Itaca omerica ma anche per la difesa nazionale della Grecia e per le famiglie dei caduti greci nella guerra della Grecia come anche a favore della Croce Rossa greca. Il giornale Εστία nel numero del 31 dicembre 1912 scrive in particolare : Ο φιλλέλην Ολλανδός Α.Ε.Η. Goekoop πλήν της γενναίας εισφοράς αυτού Υπέρ του κατελθόντος εις Ελλάδα Ερυθρού Σταυρού έπεμψεν Εις τον κύριον Πρωθυπουργόν δι’ επιστολής του 50.000 Φράγκα υπέρ των οικογενειών των θυμάτων του πολέμου Διά της Πρεσβέως της Ολλανδίας εις όν γράφει και τα εξής Χαρακτηριστικά: « Παρακαλώ νε με βεβαιώσετε περί της λήψεως Της επιστολής μου μετά της επιταγής διά τηλεγραφήματος εκ μιάς Μόνης λέξεως ήτις με απασχολεί νύκτα και ημέραν:διά της λέξεως Ελλάς».

L’ opera del grande filelleno sarà continuata da sua moglie J. Goekoop de Jongh, la quale sosterra` economicamente gli scavi che Spiridon Marinatos ha fatto dal 1932 al 1935, scoprendo nella zona di Levathus ed in altre parti dell’ isola antichita` micenee destinate a classificare Cefalonia quale uno dei centri piu` importanti del periodo basso miceneo, cioe` dell’ epoca della guerra troiana. Dopo la fine della prima guerra mondiale, l’ archeologo N. Kiparissis continua i suoi scavi ad Itaca cominciati da P. Cavadias sulla base della teoria di F.N. Iconomou e l’ 11 agosto del 1930 annuncia che ha trovato la prova suprema che secondo Omero l’avevano costruita Ithacos, Niritos, e Polictor. Con un telegramma all Ministero della Pubblica Istruzione N. Kiparissis annuncia: De

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Ευχαρίστως αγγέλω την αποκάλυψην κρήνης του Οδυσσειακού άστεως. ( Εφημερίδα Πρωία , 11η Αυγούστου 1930) Il ritrovamento, di cui parleremo tra breve, della τυκτής κρήνης dal reparto archeologico del Ministero della Pubblica Istruzione venne considerato come un grande fatto archeologico. E per questa ragione chiesero all’ ambasciatore della Grecia in Inghilterra di annunciarlo in tutto il mondo con una sua lettera che venne pubblicata presso il giornale Times della Londra il 21 agosto 1930. Pero` la sua scoperta l’ hanno resa al sorvegliante dello scavo N. Kiparissi e non al ricercatore F.N. Iconomou, pertanto l’ archeologo Wilhem Dorpfeld con un telegramma specifico chiese il ristabilimento della verita`. Nello stesso tempo , e mentre gli abitanti d’Itaca credevano che con il ritrovamento della cosidetta τυκτής κρήνης l’ argomento della patria d’ Ulisse fosse definitivamente chiarito, nella vicina Cefalonia l’ archeologo Spiridon Marinatos comincia nel 1930 una nuova serie di scavi con la sponsorizzazzione gentile della signora J. Goekoop i cui risultati vengono pubblicati nell’ Αρχαιολογική Εφημερίδα del 1933 e 1935 con il titolo Ανασκαφαί Goekoop εν Κεφαλληνία 1 e 2 . Nell’ Αρχαιολογική Εφημερίδα del 1933 i risultati raggiunti durante i primi tre anni, 1930-1932 evidenziano come per la prima volta questo famoso archeologo presenti Cefalonia come un potente e fiorente centro miceneo nell’ epoca della guerra troiana scrivendo: Κατά ταυτα η Κεφαλλήνια αποδεικνύεται εν ισχυρόν και ακμάζον κέντρον, εν αντιθέσει προς την παντελή έλλειψην αξιόλογων μυκηναικών ιχνών εξ όλων των υπολοίπων Ιόνιων νήσων. Σπ. Μαρινάτος, «Ανασκαφαί Goekoop εν Κεφαλληνία 1», Αρχαιολογική Eφημερίς 1933,σελ.47

La seconda fase degli scavi che e` pubblicata nel 1935 porta reperti nuovi che

attestano l’ intensa abitazione micenea dell’ isola. Spiridon Marinatos

conclude con il paragrafo seguente :

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Τα νέα ευρήματα των καφαλληνιακών ανασκαφών , τα οποία ως όλον είναι σύγχρονα και όμοια προς τα της Λακκίθρας, αποδεικνύουν εκ νέου την σπουδαιοτάτην θέσιν την οποίαν κατέχει η νήσος μεταξύ των επαρχιακών κέντρων της υπομηκαναϊκης Ελλάδος. Σπ. Μαρινάτος, « Αι εν Κεφαλληνία Ανασκαφαί Goekoop 2», Αρχαιολογική Εφημερίς 1933,σελ.100

In quell’ epoca, come si legge negli articoli relativi, la “scoperta” della τυκτής κρίνης da parte di F. Iconomou ad Itaca e la scoperta delle antichita` micenee a Cefalonia da parte di S. Marinatos hanno dato agli abitanti d’ Itaca il pretesto di criticare Marinatos il quale risponde dal giornale Ελεύθερο Βήμα scrivendo:

… κατά τους χρόνους του Τρωικού πολέμου, η Κεφαλλήνια αποτελεί το κέντρον ακμαίου μυκηναϊκού βασιλείου …

Però tra le due isole discese il silenzio con l’inizio della seconda guerra mondiale. Il 25 novembre 1946 fu annunciata dall' Olanda la morte improvvisa di J. Goekoop de Jongh nell’ eta` di 69 anni. La grande sostenitrice degli scavi a Cefalonia non scomparve senza un lascito: gli scavi Goekoop costituiscono ormai una memoria per un’ isola che nel frattempo era stata ferita irreparabilmente dai terremoti catastrofici del 1953. Nell’ epoca successiva ai terremoti gli abitanti di Cefalonia si sono sforzati con difficolta` enormi di ricostruire la loro vita e le loro case, ed in questa situazione triste una coppia attiva e operosa, Marinos Cosmetatos e Eleni Cosmetatu-Cabitsi, hanno lottato per la protezione dell’ identita` culturale dell’ isola. Una lotta che supera tutti i limiti per non perdere niente di quanto dovrebbe essere salvato in un’ isola che si e` trovata sull’ orlo della catastrofe totale. Nel mentre Spiridon Marinatos era divenuto uno tra i piu` grandi nomi nell’ ambiente archeologico e rettore presso l’ Universita` d’ Atene, Marinos Cosmetatos costituisce l’ Associazione degli Archeofili: l’ uomo potente di quell’ epoca è di

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origine cefalina ed è il Rettore che incoraggia a continuare gli scavi e aiuta la ricostruzione del nuovo museo archeologico ad Argostoli. Spiridon Marinatos manda un rapporto a Marinato Cosmetatos, in base al quale gli fa noto che e` pronto a continuare gli scavi se sara` trovato la somma minima necessaria per questo scopo, perche` ,come scrive, tutti gli scavi che ha effettuato si erano svolti con l’ aiuto economico della signora filarchea J. Goekoop de Jongh,«la quale sfortunatamente era morta». Questa lettera evidenzia l'entità della perdita degli aiuti economici degli scavi dalla signora Goekoop nonchè quanto fosse impari la lotta degli archeologhi greci di quell’ epoca per la protezione del patrimonio culturale del loro paese. Athenes, Le 22/5/58 Η αρχαιολογική έρευνα της Κεφαλληνίας προσδοκάται να λύση πολλά προβλήματα… Molto velocemente Marinos Cosmetatos si rivolge al Ministero per la Pubblica Istruzione e ad ogni cittadino amante dell’ antichita`. Con l’ aiuto di Spiridon Marinatos

trova

alcuni soldi e gli scavi ricominciano a Cefalonia dopo un’

interruzione di 25 anni. In una sua lettera a Marino Cosmetatos il 26 febbraio 1961 Spiridon Marinatos dice : Ανασκαφαί εν Κεφαλληνία κατά το 1960. Μετά διακοπήν 25 ετών, ετών κατά το πλείστον φοβερών διά την πατρίδα, επανελήφησαν αι ανασκαφαί Καφαλληνίας…. Gli scavi proseguono a Sami, a Pali, ai Pronus ed alla caverna delle Melisse, riconfermando l’ intensa abitazione micenea dell’ isola di Cefalonia. Spiridon Marinatos le conclusioni dei suoi scavi , con l’ esortazione di Marino Cosmetatuche era allora presidente della Commissione Locale del Turismo di Cefalonia, le ha pubblicate nella guida turistica per Cefalonia stampata dalla C.L.T di Cefalinia in tre lingue straniere ( il testo greco della guida sara` inserito alla fine di questo studio honoris causa, perche` consiste una dei testi piu` completi sinteticamente che mai siano stati pubblicati sul periodo preistorico e storico dell’ isola). De

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Questi pero` erano destinate ad essere gli ultimi scavi sistematici per Cefalonia fino all’ inizio del 1991, quando sono cominciate nuove ricerche nella parte orientale di Cefalinia dall’ archeologo Lazaro Colona. Spiridon Marinatos intanto parte per Santorini, dove scopre, sepolta dalla lava, la famosa citta` preistorica accanto al vulcano di Thira, unico angolo della grande e ricca isola 'rotonda' non disintegrato dalla immane catastrofe che distrusse anche la civiltà minoica. Nell’ estate del 1974 trova li' la morte nel corso degli scavi in condizioni non chiarite. Lo scopo della sua vita , come diceva, era appena conclusi gli scavi di Thira di venire di nuovo a Cefalonia per chiudere il ciclo degli scavi che lui stesso ha cominciato nel 1930. Nelle sue discussioni private parlava della grande scoperta archeologica relativa alla Cefalonia micenea, che sfortunatamente, come sembra, non riuscì mai ad annunciare. L’ isola di Cefalonia intorno al 1968 registra per poco tempo la presenza di una altra grande figura della comunita` archeologica, quella dell’ archeologo Petro Calliga1, allora Soprintendente alle antichita` di Corfu`.Egli si occupa della Crani micenea e del tempio di Demetra e della Figlia prima di andare via definitivamente dalle isole. Atene sfortunatamente per Cefalonia aveva attirato la preferenza dell’ archeologo, il quale piu` tardi e`divenne il capo di una tra le piu` importanti sopraintendeze archeologiche di Grecia. Ad Itaca dopo la fine della seconda guerra mondiale gli scavi furono ripresi dalla Facolta` Archeologica inglese con a capo W.H. Hartley 2 e piu` tardi con Sylvia Benton3 e H. Waterhouse4. La presenza della Facolta` Archeologica inglese ad Itaca ha portato ai suoi abitanti un’ informazione nuova sull’ abitazione micenea dell’ isola. Le notizie brutte erano che le teorie che avevano formulato precedentemente Schliemann, Dorpfeld, Vollgraf, Chiparissis ed Iconomou intorno all’ Itaca omerica e l’ abitazione preistorica dell’ isola non avevano nessuna relazione con gli impianti micenei organizzati del periodo basso elladico.

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1.

Πέτρος Καλλιγάς, « Ιερό Δήμητρας και Κόρης στην Κράνη Κεφαλλονιάς», Αρχαιολογική Εφημερίς , 1980, σελ. 136.

2.

W. H. Hartley, BSA 35 ( 1934-35) σελ. 42-44

3.

S. Benton, BSA 35 ( 1934-35), σελ. 45-73 e BSA 39 ( 1938-39) , σελ. 1-51.

4.

S. Benton- H. Waterhouse, BSA 68 , 1973, σελ. 1-24.

Le notizie nuove erano che negli scavi che ha fatto Sylvia Benton nell' Itaca settentrionale, e particolarmente nella caverna cosidetta del Loiso, era stato trovato un coccio del 20 secolo a.c. con la dedica ευχήν Οδυσσεί , nonchè parti di tredici tripodi votive di bronzo del periodo classico. La caverna sembrava essere stata usata nel periodo protoelladico e anche nei tempi romani . Si sono anche trovati tracce di culto ed altri reperti. Sylvia Benton ha creduto che per queste testimonianze l’ Itaca omerica deve essere l’ Itaca odierna. Il fatto che la descrizione geografica dell’ Itaca omerica non accordasse con l’ Itaca dei tempi storici Sylvia Benton l’ ha attribuito all’ ignoranza d’ Omero per la posizione reale dell’ Itaca omerica e al fatto che Omero ha conosciuto Itaca solo grazie alle descrizione dei marinai. Negli ultimi anni gli scavi continuarono ad Itaca diretti dal professore dell’ universita` St. Louis degli Stati Uniti, l'archeologo Saradi Simeonoglu, nel sito di Aetos e Marmarospilia, e dal professore dell’ universita` di Ioannina l'archeologo Ioannis Papadopulo nell’ Itaca settentrionale nel sito di Stavros e alla «scuola d’ Omero», con risultati interessanti, senza pero` aver ancora trovato incontestabili impianti micenei o reperti che testimonino un centro miceneo organizzato nell’ isola. Un rapporto circostanziato e` stato presentato al sesto Congresso di tutte le isole Ionie svoltosi a Zante nel 1997 dall' archeologo professore e accademico Sporidona Iacovidi1. La sua opinione ha un certo peso a causa del suo grande prestigio e della conoscenza specializzata che ha della civilta` micenea; circa la presenza degli impianti micenei alle isole Ionie Spiridon Iacovidis dice in particolare :

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...H εξαγωγή και διατύπωση γενικών συμπερασμάτων με βάση το υλικό αυτό δεν είναι ούτε εύκολη ούτε ασφαλής….

1. Σπυρίδων Ιακωβίδης, «Πρακτικά ΣΤ΄Πανιόνιου Συνέδριου», τομ. Α΄

Cent’ anni dopo i primi scavi fatti nelle isole Ionie per la localizazzione di impianti micenei, la conclusione finale dell’ accademico e archeologo Spiridon Iacovidi e` quasi uguale alla conclusione iniziale dell’ archeologo P. Cavadia, pubblicato al volume Προϊστορική Αρχαιολογία , il quale sottolinea che : « Ανασκαφαί γενόμεναι εν Ιθάκη δεν εβεβαίωσαν την εν τη νήσω ταύτη ύπαρξιν μυκηναϊκου πολιτισμού. Ού εν Λευκάδι εγένοντο μυκηναϊκά ευρήματα ή απεκαλύφθησαν κτίσματα οία τα χαρακτηρίζοντα τον εν Αργολίδι πολιτισμόν. Τοιούτου πολιτισμού λείψανα ανεφάνησαν μόνον εν Κεφαλληνία». Dopo la presentazione sintetica delle ricerche archeologiche negli ultimi 130 anni e senza neppur riferire circa le scoperte archeologiche piu`recenti nella Cefalonia orientale, non c’ e` nessun dubbio che l’ isola con il maggior numero di impianti micenei e` la grande, la boscosa, la piena di caverne, la ricca in acque e territori fertili Cefalonia. Dall’ altra parte l’ isola che porta il nome Itaca e` l’ isola vicina alla parte orientale di Cefalonia. Questa denominazione l’ha dai tempi storici e la conserva fino ai nostri giorni. Queste due ammissioni le teniamo come nota a pie` di pagina per la ricerca che seguira` piu` tardi e saranno usati per la formulazione delle conclusioni alla fine di questa ricerca. Peraltro, sfortunatamente per i locali abitanti che ci tengono moltissimo anche per motivi economici di richiamo turistico e residenziale, finora la zappa archeologica non ha dato nessun reperto che dia la possibilita` di identificare l'Itaca odierna con quella omerica.

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Il reperto firmato nella caverna del Loiso in Itaca con l’ epigrafe ευχήν Οδυσσei ha il suo valore per il tempio ove probabilmente era adorato anche Ulisse nei tempi storici. Pero` tempi dedicati ad Ulisse o a Penelope li abbiamo in Arcadia, in Thesprotia e in Evritania. Dunque questo reperto da solo non dimostra l’ identita` dell’ Itaca omerica come anche di nessun luogo. In questa fase dello studio sarebbe logico ipotizzare che il centro dell’ Itaca omerica a causa dei molti impianti micenei sia nell’ isola di Cefalonia e di conseguenza argomentare intorno a questa ipotesi. Pero` noi seguiremo una strada differente. Dapprima dovremo dimostrare se la geografia d’ Omero dei mari del Mediterraneo descrive luoghi esistenti e con il giusto ordine di classificazione, come anche se l’ orientamento dei luoghi e le rotte delle navi secondo la direzione dei venti e` nella posizione giusta in relazione alla realta`. Dopodichè, passo per passo , ci sforzeremo di aumentare il numero dei luoghi micenei che consideriamo come ancoraggi sicuri della geografia micenea e che non sono messi in dubbio dalla maggioranza schiacciante dei ricercatori, storici e archeloghi( per es. Zante, Elide, Thesprotia, Etolia ecc.). Alla fine del nostro studio con il metodo della sottrazione ci sforzeremo di arrivare ad un'unico luogo suggerito come il centro dell’ Itaca omerica, argomentando per questa scelta. E` molto importante di poter ipotizzare l’ identificazione di un luogo, sapendo che Omero conosce molto bene quello che descrive in altri casi relativi, che han trovato piena conferma, dentro i limiti del mondo miceneo a noi noto, mentre e` ben diverso ipotizzare l’ identificazione di un luogo della geografia omerica quando sappiamo bene che Omero descrive altre cose come noi constatiamo in realta`. Per esempio, se Omero dice che dopo il capo Malea si trovano Kithira, la Cerigo dei Veneziani, ed al meridione di Kithira e` Creta, abbiamo un’ ordine giusto dei luogi ed Omero e` considerato attendibile. Se pero` dice che al sud di Kithira c'è Egina o Zante, in tal caso abbiamo un poeta che avendo la «licenza poetica» dice quello che vuole, e una ricerca di questo tipo non ha senso. Un’ argomentazione seria puo` in realta` essere espressa dopo che constatiamo che la geografia d’ Omero ha fondamenti solidi e ogni calcolo si

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fonda su un basamento stabile che ne garantisce l’ attendibilita`. Crediamo che questa sia la unica metodologia giusta. Andiamo dunque avanti alla terza fase di questo studio esaminando quanto nel giusto sia Omero nei casi di correlazione di isole e di distanze, distanze e tempi, orientamento e direzione dei venti, come anche quanto vicino alla realta` siano gli aggettivi dei luoghi, isole e citta` che Omero menziona in Iliade e Odissea e nell’ inno per l’ Apollo Pizio. I risultati di questo studio, nel grado che verranno valutati positivamente , verranno confrontati con casi relativi e analoghi che riguardano Itaca.

CAPITOLO OTTAVO VIAGGIANDO CON OMERO NEI MARI DEL MEDITERRANEO

Omero descrivendo il viaggio di una nave nei mari del Mediterraneo ci da, di solito semplici ma qualche volta anche complicate, lezioni di geografia ed etnografia. Questi viaggi tratteggiano il mondo dell’ epoca micenea di allora, quando Micenei, Cretesi, Fenici, Egiziani ed altri popoli hanno incrociato le loro rotte nei mari del Mediteranneo trasportando prodotti, persone e conoscenze in un mondo dove il mare era l’ elemento coesivo. Protagonisti in questa lotta perpetua con le onde si sono distinti i Micenei che insieme a Cretesi e Fenici hanno gareggiato per la conquista dei porti mercantili e dei mercati nel bacino del Mediteranneo. Le loro navi nel periodo basso del rame sembra che abbiano navigato anche nell'Atlantico con un relativa facilità ( Strabone , C 48). Studiandο i testi d’ Omero constatiamo che un lungo viaggio marino per i Micenei era molto piu` facile che per i marinai dei tempi storici, perche` le navi di quell’ epoca cabotavano più che navigare in mare aperto, in άπειρον πόντο. De

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Omero ci ha descritto viaggi con lunghe distanze ed in mari burrascosi dove compare una grande capacità dei Micenei nella navigazione. Usano con grande disinvoltura le vele e dirigono le loro navi sfruttando il vento favorevole e le correnti marine ( Οδ. μ 1, ι 80, ξ 254). Conoscono ottimamente con quale vento possono dirigere il vascello a destinazione e possono definire la loro posizione come anche la posizione di altri luoghi in base al sole, l’ est e l’ ovest, il nord e il sud o la direzione dei venti ( Ιλ. Μ 237-249). La notte si orientano con le stelle conoscendo molto bene il cielo stellato e l’ importanza che la stella polare ha per la navigazione ( Οδ. ε 270-277).Conoscono anche i mutamenti del sole e definiscono i luoghi che sono inseriti in una zona particolare in relazione al movimento del sole ( Oδ. ο 404). I marinai ed i viaggiatori quando viaggiano riconoscono ogni luogo con i suoi segni distintivi ed alla vista di ogni paesaggio definiscono il luogo con l’ aggettivo che di solita lo accompagna, come per esempio: Αυλίδα πετρήεσσαν ( Ιλ. Β 496). Πολυτρηρωνά τε Θίσβην ( Ιλ. Β 502). Πολυστάφυλον Αρίνην ( Ιλ. Β 507). Αθήνας ευκτίμενον πτολίεθρον ( Ιλ. Β 546). Άργος και Τίρυνθα τε τειχιόεσσαν ( Ιλ. Β 559). Αμπελοέντ’ Επίδαυρον ( Ιλ. Β 561). Μυκήνας ευκτιμένον πτολίεθρον ( Ιλ. Β 569). Πολυχρύσοιο Μυκήνης ( Οδ. Γ 305) Αιπεινήν Γονόεσσαν ( Ιλ. Β 573). Ελίκην ευρείαν ( Ιλ. Β 575). Αρκαδίην υπο Κυλλήνης όρος ( Ιλ. Β 603). Ορχομενόν πολύμηλον (Ιλ. Β 605). Νήριτον εινοσίφυλλον ( Ιλ. Β 632). Αιγίλιπα τρηχείαν ( Ιλ. Β 633). Αργινόεντα Λύκαστον ( Ιλ. Β 647). Κρήτην εκατόμπολιν ( Ιλ. Β 647). Κρήτη γαία έστι μέσω ενί οίνοπι πόντω καλή και πίειρα, περίρρυτος ( Οδ. Τ 172-173). Λακεδαίμων κοίλη και κητώεσσα ( Ιλ. Β 581). Μαλειάων όρος αιπύ ( Οδ. Γ 287). De

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Πύλον ημαθόεντα ( Οδ.β 359). Σάμος παιπαλόεσσα (Οδ. Δ 671). Ζάκυνθος υλήεσσα ( Οδ. Ι 21). Σούνιον το ιερόν ( Οδ. Γ 278). Ιθώμην κλωμακόεσσαν ( Ιλ. Β 729). Αστερίς πετρήεσσα ( Οδ. Δ 844). Ιθάκη αμφίαλος , ευδείελος, κραναή (Οδ. Ι 21). Δουλίχιον ποιήεν και πολύπηρον ( Οδ. Π 396).

ecc.

Le rotte marittime del Mediteranneo erano strade conosciute, e le isole, come anche le citta` sul mare che si trovavano nella rotta delle navi, erano i luoghi piu` noti ed eponimi dell’ epoca preistorica. Montagne ed acroteri utili per il riconoscimento della rotta giusta erano i paletti di confine o i fari marittimi di quell’ epoca avendo un valore ed un’ utilita` particolare. Il cavo di Malea, il capo Gerastos dell’ Eubea, il capo Mimas dell’ Asia Minore, le alte cime del Taigetos che si vedono da tutti i lati del Pepoponneso, Samotracia pur piccola con la montagna piu' alta di tutte le isole greche a parte Creta e l'Eubea, che son le due isole maggiori della grecia, Lemno, Deli, Rodi, Cipro, Creta, l’ isoletta Faros dell’ Egitto, il capo Sunio, il verdissimo monte Pilio, Fees, Itaca con il εινοσίφυλλον Νirito,la vetta piu' alta delle isole ionie, erano alcuni tra i luoghi conosciuti ed eponimi che ogni marinaio greco dovrebbe necessariamente conoscere come punti di riferimenti stabili per i viaggi mediterranei. Le rotte delle navi sono tracciate sopra questo basamento conosciuto, che Omero usa per descriverci i viaggi marittimi d’ Ulisse, di Telemaco, di Nestore, di Menelao, di Agamemnone, come anche di tutti gli altri eroi dell’ epoca micenea. Nell’ Odissea Omero ci descrive una serie di percorsi marittime facendo riferimento a molte isole e luoghi costieri mentre la nave li costeggia, collocando in fila ordinata un luogo dopo l’ altro in relazione alla direzione della nave. La nave si muove di solito secondo la direzione del vento ed con velocita` analoghe della sua intensita`. La velocita` media di una nave di quell’ epoca non supera di solito le sei miglia.

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I venti ad Omero sono quattri : βορέης ( nord), νότος ( sud), ζέφυρος ( ovest) e εύρος ( est) ( Οδ. ε 295). Nell’ anemologhio omerico il nord puo` essere vento settentrionale, nord-occidentale o nord- orientale, la stessa cosa non e` valida per gli altri tre venti. L’ anemologio dei tempi classici non è conosciuto da Omero. Per l’ osservazione e lo studio dei viaggi che il poeta ci descrive crediamo opportuno

registrare

schematicamente

i

punti

degli

orientamenti,

le

denominazioni e la direzione dei venti come riferiti nei testi d’ Omero. In base a questo anemologio e i mutamenti del sole, l’ est e l’ ovest, l’ uso delle stelle e della stella polare e sopratutto il corso del sole, i marinai micenei determinavano con molta facilita` e sicurezza i punti cardinali e sfruttando anche le correnti marine percorrevano i lungo e in largo i mari , non solo del Mediteranneo ma anche dell’ oceano Atlantico, come il nostro studio intende dimostrare. Questo studio sforzera` di tener conto tutti i viaggi che Omero descrive nell’ Iliade e nell’ Odissea , come anche nell’ inno di Apollo Pizio, registrando le conclusioni positive o negative dal controllo dei percorsi marini, escludendo per ora i viaggi che hanno relazione con la geografia dell’ Itaca omerica nello spazio dello Ionio. Le conclusioni di questo studio comparato costituiranno il primo indizio per l’ esattezza delle descrizioni d’ Omero, se cioe` la geografia omerica e` attendibile e quanto possiamo considerarla come una base per confermare l’ esattezza della geografia dell’ Itaca omerica e degli altri percorsi marini che hanno come loro punto di riferimento l’ isola d’ Ulisse. Pilota e narratore sia Ulisse: crediamo che sia venuto il momento di viaggiare insieme a lui nel primo percorso marino, quando ritornava con le sue navi da Troia ad Itaca.

Percorso marino 1 Il viaggio del ritorno d’ Ulisse da Troia ad Itaca Percorso : Troia – Tracia – Lotofaghi Fermate : Troia- Ismaros di Traccia ( Chicones) – Capo Malea – Kithira De

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Lotofaghi Tempo : Troia – Tracia = compatibile Tracia – Capo Maleas = 2 giorni Kithira – Lotofaghi = 9 giorni Venti : Nord - nord orientali potenti Mare : agitato Distanza : Troia – Ismaros di Traccia 30 miglia nautiche Traccia – capo Maleas 120 miglia nautiche Maleas – Lotofaghi ( Africa nord occidentale) circa 450 miglia nautiche Velocita` media : circa 5-6 miglia all’ ora Ει δ’ άγε τοι και νόστον εμόν πολυκηδέ’ ενίσπω, όν μοι Ζεύς εφέηκεν από Τροίηθεν ιόντι. ( Οδ. ι 37 – 86 )

Ulisse parte per Troia con vento favorevole ed arriva in Tracia, nel paese dei Cicones, dove distrugge la citta` di Ismaro che era vicino alla odierna citta` di Maronia. Omero non ritiene opportuno menzionarci il tempo. La modesta distanza che separa Troia dalla Tracia viene descritta da Omero come un viaggio assolutamente normale tra due luoghi geograficamente reali. Nella seconda parte di questo viaggio Ulisse rocambolescamente parte dalla Tracia e, con tempi che Omero non determina esattamente e facendo un’ interruzione del suo viaggio per due giorni a causa del mare agitato, doppia capo Malea al terzo giorno con un vento settentrionale favorevole e forte. Il luogo geografico seguente sarà Kithira. Le navi spinte dal vento settentrionale forte non possono dirigersi al nord dove si trova Itaca e si dirigono verso sud navigando in mare aperto per nove giorni dentro il mare tempestoso del Mediteranneo, per arrivare al decimo giorno nel paese dei Lotofaghi (coste dell’ Africa nordoccidentale). Il paese dei Lotofaghi e il tempo del corso delle navi non costituiscono termini di paragone, perche` le navi si dirigono verso una rotta senza orientamento e destinazione, spinte dai venti e non dalla volonta` dei loro piloti. L’ ordine dei luoghi geografici Tracia – acroterio Maleas – Kithira –Lotofaghi , con vento forte, nord-nordorientale, e` assolutamente nella norma. De

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Omero sa che dopo il capo Maleas il successivo luogo esistente e`appunto Citèra, e non per esempio Zante, e che da li` con un vento favorevole cambiando direzione la nave va verso Itaca, ma con un forte vento settentrionale si va invece verso il sud. Conclusione : Fedelta` assoluta nell’ alternanza dei luoghi geografici secondo la rotta della nave e la direzione dei venti.

Percorso marino 2 Il viaggio del ritorno di Nestor da Troia Percorso : Troia – Lesbo – Eubea – Pilo Fermate : Troia – Tenedo – Lesbo - Chio – Psara` Acroterio Gerestos Evias – Argo – Pilo Tempo : Troia – Tenedo = compatibile Tenedo – Lesbo = compatibile Lesbo – Eubea = un giorno Eubea – Argo = compatibile Argo – Pilo = compatibile Tenedo – Argo = 3 giorni Venti : Favorevoli Mare : Tempestoso Distanza : Troia – Tenedo = 10 miglia nautiche Tenedo – Lesbo = 35 miglia nautiche Lesbo – Eubea = 85 miglia nautiche Eubea – Argo = 110 miglia nautiche Argo – Pilo = 170 migli nautiche Tenedo – Eubea = 120 miglia nautiche Velocita` media : 5,5 – 6 miglia all’ ora

Ηώθεν δ’ οι νέας έλκομεν εις άλα δίαν De

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κτήματα τ’ εντιθέμεσθα βαθυζώνους τε γυναίκας. ( Οδ. γ 153 – 185 )

Ogni commento su questo viaggio crediamo che sottovaluti il testo con la splendida descrizione di Omero. La descrizione del viaggio del ritorno di Nestore da Troia a Pilo non potrebbe realmente essere piu` dettagliata e precisa. Una mappa moderna con indicati i luoghi che Omero descrive e la rotta delle navi non sarenne potuta esser più precisa. La questione grande che si pone a questo punto è come conosce Omero che il percorso Lesbo – Eubea

interseca il Mare Egeo a meta`? Come era possibile

conoscere in quell’ epoca un simile dettaglio che al tempo stesso è la verita`? Questa informazione la puo` menzionare un poeta senza una conoscenza ottima dell’ Egeo ? Il viaggio del ritorno di Nestore da Pilo non lascia nessun dubbio che Omero conosce molto di piu` di quello che conoscevamo noi prima della fioritura della cartografia all’ inizio del 15o secolo. Conclusione : Fedelta` assoluta nell’ alternanza dei luoghi. Conoscenza ottima dell’ Egeo e delle sue molte isole. Conoscenza ottima della direzione dei venti per navigazioni dal nord al sud e dal sud al nord. Compatibilita` impressionante del tempo della navigazione in rapporto alla distanza ( Tenedo – Eubea velocita` media circa 5 miglia all’ ora ).

Percorso marino 3 A. (Falsi)viaggi d’ Ulisse da Creta ad Egitto e da Egitto a Fenice e Libia via Creta.

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Ulisse mentito descrive due viaggi, uno da Creta all' Egitto ed uno dall' Egitto alla Fenicia ed in seguito alla Libia sorpassando da distanza Creta. Percorso 1 : Creta – Egitto ( Οδ. ξ 245-258) Fermate : Creta – Egitto ( fiume Nilo ) Tempo : Creta – Egitto = 4 giorni, arrivo al quinto giorno Venti : Nord favorevoli – nord occidentali Mare : Agitato con correnti marine forti Distanza : Creta – Egitto circa 500 miglia Velocita` media : Circa 5,5 miglia all’ ora

Αυτάρ έπειτα Αιγυπτόνδε με θυμός ανώγει ναυτίλλεσθαι, νήας εύ στείλαντα συν αντίθεοις ετάροισιν. ( Οδ. ξ 245 – 258, 285 – 317 )

Nel primo viaggio Ulisse con vento nord-nordoccidentale , sfruttando le correnti marine, guida la nave da Creta all' Egitto percorrendo una distanza di circa 500 miglia in quattro giorni , cioe` la nave viaggia con media oraria di circa 5 miglia all’ ora, velocita` che sappiamo essere assolutamente compatibile per le navi di quell’ epoca. Qui Omero non solo conosce la relazione piu` ideale tra distanza – tempo e velocita` della nave, ma anche ci informa sulle correnti marine che i marinai conoscevano e sfruttavano per aiutare la loro navigazione. Conclusione : Fedelta` assoluta nell’ alternanza dei luoghi. Esattezza impressionante che conferma la relazione ideale tra distanza – tempo e velocita`. Conoscenza ottima della direzione giusta del vento in relazione alla direzione della nave. De

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Percorso 2 : Egitto – Fenicia – Libia ( Οδ. ξ 285-317) Fermate : Egitto – Fenicia – Creta – Libia – Thesprotia Tempo : Egitto – Fenicia = compatibile Fenicia – Creta = compatibile Creta – Thesprozia = 9 giorni Venti : Favorevoli, nord – nordorientali potenti Mare : Agitato, alla fine del viaggio tempestoso Distanza : Egitto – Fenicia = Fenicia – Creta = 400 miglia Creta – Thesprozia = 350 miglia Velocita` media : Compatibile, velocita` del naufragio 2,5 miglia all’ ora

Ένθα μέν επταετές μένον αυτόθι, πολλά δ΄άγειρα Χρήματ’ αν’ Αιγυπτίους άνδρας , δίδοσιν γάρ άπαντες. ( Οδ. ξ 285 – 317 )

Nel secondo viaggio con vento nordorientale la nave parte dalla Fenicia e viaggia con direzione ovest per la Libia passando per il mare aperto di Creta, dove fa naufragio a causa della forte tempesta. La rotta della nave dalla Fenicia a Creta e Libia con vento nordorientale e` assolutamente giusta come anche l’ alternanza dei luoghi. I nove giorni e notti che son trascorsi finchè le onde hanno deposto Ulisse sulle spiagge della Thesprozia e` un tempo corrispondente alla velocita` di un pezzo di legno alla deriva condotto solo dalle correnti marine e dall’ intensita` dei venti, coprendo una distanza di 350 miglia con velocita` media 2,5 migli all’ ora. Conclusione : Fedelta` assoluta all’ alternanza dei luoghi. Conoscenza ottima della direzione giusta della nave in relazione alla direzione del vento. De

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B. ( Falso ) viaggio d’ Ulisse da capo Malea a Creta e da Creta verso Troia. Percorso : Itaca – capo Maleas – Creta Creta – Troia Fermate : Capo Maleas – Amnissos di Creta – Troia Venti : Capo Maleas – Creta : nord forti Creta – Troia : sud favorevoli Mare : Agitato

Την δ’ απαμειβόμενης προσέφη πολύμητις Οδυσσεύς ώ γύναι αιδοίη Λαερτιάδω Οδυσήος, ουκέτ’ απολλήξεις τον εμόν γόνον εξξερέουσα. ( Οδ. τ 164 – 207 )

Ulisse con il pseudonimo Ethon, mentendo questa volta a Penelope, le dice che ha incontrato Ulisse a Creta, perche` dopo esser partito da Itaca con destinazione Troia, all’ acroterio Maleas dei venti forti del nord lo spinsero verso Creta, dove dovette ormeggiare le sue navi per dodici giorni aspettando nella cita` di Amnisso i venti del sud, mentre ci informa anche che il porto della citta` era molto pericoloso, come in realtà è. Tanto le informazioni per la posizione di Creta, che cioe` e` μέσω ενί οίνοπι πόντω (nel mezzo del Mediterraneo), quanto le informazioni che ci trasporta per le novanta citta` e i cinque tribu` che abitavano la καλήν, πίειραν, περίρρυτον Κρήτην, cioe` gli Achei, gli Eteocrites, i Chidoni, i Dori e i Pelasgi, non ci lasciano nessun dubbio che Omero non solo conosce molto bene la posizione e la geomorfologia di Creta, ma anche ci fornisce l’ informazione che a Creta nel 1250 A.C. abitavano già anche i Dori!

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Superfluo commentare questa informazione preziosa e degna di ricerca così come le altre importanti informazioni sulla rotta delle navi con vento nord da capo Maleas verso Creta e l’ informazione che le navi per dirigersi da Creta a Troia aspettavano per dodici giorni l’ arrivo di un vento favorevole. La geomorfologia dell’ Isola di Creta, in comparazione anche con le informazioni che ci da` Omero per il viaggio di Menelao per Creta e Egitto, confermano la conoscenza ottima di Omero circa la posizione, la geografia, l’ etnologia e la geomorfologia dell’ isola di Creta nel bacino del Mediterraneo. Conclusione : Fedelta` assoluta nell’ alternanza dei luoghi: Itaca – capo Maleas – Creta con vento del nord come anche e nell’ alternanza dei luoghi Creta – Troia con vento del sud favorevole. Conoscenza ottima delle particolarita` geomorfologiche e etnologiche di Creta e della sua posizione nel bacino del Mediterraneo.

Percorso marino 4 Il viaggio del ritorno di Menelao da Troia a Sparta e la dispersione della flotta verso Creta e Egitto. Percorso 1 : Troia – Egitto ( Οδ. γ 276-302) Fermate : Troia – Sunio – capo Maleas – Festos di Creta – Egitto Tempo : compatibile Venti : Troia – capo Maleas – Creta = Nord forti Mar cretese – Festos = sud Creta – Egitto = nord- nordoccidentali forti Mare : tempestoso Distanza : Troia – capo Maleas – Creta ( Festos ) = 400 miglia Creta (Festos ) – Egitto = circa 500 miglia De

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Velocita` media : compatibile ( circa 5,5 miglia all’ ora )

Ημείς μέν γάρ άμα πλέομεν Τροίηθεν ιόντες, Ατρείδης και εγώ, φίλα ειδότες αλλήλοισιν. ( Οδ. γ 276-302)

Il viaggio di Menelao da Troia all' Egitto e` ancora un viaggio di descrizione meravigliosa da Omero simile alla descrizione del viaggio di Nestora da Troia a Pilo. Le navi partono da Troia con un vento favorevole, doppiano capo Sunio presso Atene, dove si erge il tempio di Poseidone (che pochi si accorgono essere uno dei 3 vertici di un perfetto triangolo equilatero insieme al Partenone ed al tempio di Egina) e in seguito si dirigono al sud verso il capo Maleas nel Peloponeso. Il forte vento nord- nordoccidentale spinge le navi a sud, disperdendo la flotta di Menelao, mandando alcune navi verso Creta ed altre verso Egitto. Dopo peripezie varie i venti del sud spingono la maggior parte delle navi al porto di Festo, all’ estremita` di Gortinos, ove i Romani porranno la loro capitale dopo la conquicsta da parte del generale Metello, dove c’e` uno scoglio liscio ed alto. Menelao non puo` seguire il resto della flotta ed arriva in Egitto, dove effettuera` quei viaggi strani in di Oriente di cui ci parla lui stesso anche a δ 81-85 dell’ Od issea. La conoscenza d’ Omero per il porto di Festo e lo scoglio liscio di fronte e` assolutamente giusta, fotografica possiamo dire in relazione alla realta` odierna. Conclusione : Fedelta` assoluta nell’ alternanza dei luoghi ( Troia – Sunio – capo Maleas – Creta – Egitto) con vento nord- nord occidentale. Conoscenza ottima dei mari cretese e libico come anche del porto di Festo e dei venti del sud necesssari per l’ avvicinamento delle navi alla costa cretese meridionale.

Percorso 2A : Egitto – Fenicia– Cipro ( Οδ. δ 78-93) De

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Percorso 2B : Egitto – Libia Percorso 2Γ : Egitto – Ethiopes – Sidonii – Eremvi Tempo : compatibile Venti : propizii Distanza : Percorso 2A : 900 migli Percorso 2B: indeterminata Percorso 2Γ : indeterminata Velocita` media : compatibile

Τέκνα φίλ’ , ή τοι Ζηνί οθκ αν τις έριζοι, Αθάνατοι γάρ του γε δόμοι και κτήματ’ εάσσιν. ( Οδ. δ 78 – 93 )

Nella seconda parte di questa descrizione Omero ci parla di una serie di viaggi che Menelao con punto di partenza l'Egitto intraprende ai limiti del mondo miceneo verso l' Oriente sconosciuto. L’ alternanza dei luoghi Cipro – Fenicia – Egitto e` assolutamente giusta come anche la direzione della nave. La relazione tra Egitto – Ethiopon – Sidonion – Eremvon e` ancora non chiarita come anche resta non chiaro lo scopo di questi percorsi marini esplorativi. Forse Omero tramite questi viaggi marini di Menelao ci fa arrivare delle informazione sulle rotte sconosciute delle missioni esplorative verso l'Oriente. Al momento questa questione non ci preoccupera`, dovendo esaminare l’ esattezza delle informazioni di Omero nell'ambito del mondo miceneo conosciuto a tutti noi. Il mondo sconosciuto d’ Omero e l’ esattezza delle sue informazioni e` parte di un altro studio che ci occupera` nel futuro. La relazione tra Egitto – Libia e` anche assolutamente giusta.

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Conclusione è che riguardo al mondo d’ Omero a noi conosciuto il poeta presenta una fedelta` assoluta nell’ alternanza dei luoghi e una conoscenza ottima della direzione giusta del vento in relazione alla direzione della nave.

Percorso marino 5 A. Il viaggio della dea Iride da monte Olimpo a Samotraccia ed a Imvro Percorso: Olimpia – Samo – Imvros Tempo: compatibile Distanza: 150 miglia nautiche Ως έφατ΄, ώρτο δε Ίρις αελλόπος αγγελέουσα, Μεσσηγύς δε Σάμου τε και Ίμβρου παιπαλοέσσης

La dea Iride parte da Olimpia per trasportare il messaggio di Zeus alla dea Theti , che abita in una caverna marina tra Samotracia e Imvro. La posizione e la relazione delle due isole e` espressa in modo corretto. Queste due isole dell’ Egeo settentrionale formano un gruppo di isole assolutamente armonizzato sia per la geografia omerica sia per la realta` geografica odierna. Conclusione : conoscenza ottima delle isole dell’ Egeo settentrionale e della relazione e interdipendenza tra loro.

B. Il viaggio della dea Iride dal monte Olimpo al monte Ida di Troia Percorso: Olimpo – Ida di Troia Fermate: Olimpo – Pieria – Imathia –Tracia – Penisola di Athos – Lemno – Imvros – Monte Ida De

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Distanza : 200 miglia nautiche

Η μέν έβη προς δώμα Διός Θυγάτηρ Αφροδίτη ( Ιλ. Ξ 225 – 230 )

Αυτάρ επεί ρ’ ομοσέν τε τελεύτησαν τε τον όρκον ( Ιλ. Ξ 280 – 293 ) La dea lascia le vette di Olimpo che sono a Pieria e passando da Imathia ( zona costiera di Macedonia ) vola sopra le montagne coperte di neve della Tracia e dopo aver sorpassato la penisola del Monte Athos atterra sulle isole di Limnos ed Imvros. Da li, volando sopra l’ Egeo settentrionale, arriva alle cima del monte Ida di Troia. La serie della successione dei luoghi Olimpo – Pieria – Imathia – Tracia – Athos – Limnos – Imvros- monte Ida e` assolutamente nell’ ordine giusta e registra con esattezza assoluta le geografia della Grecia settentrionale. Conclusione : Omero ha una conoscenza ottima dei luoghi geografici della Grecia settentrionale e registra con esattezza assoluta la loro successione.

Percorso marino 6 Il viaggio del ritorno di Agamennone da Troia al palazzo reale di Thiesti ( Micene ?) Percorso : Troia – Palazzo reale di Thiesti ( Micene?) Fermate : Troia – Eubea – Capo Maleas – Micene ? Tempo : compatibile Venti : nord forti Mare : agitato Distanza : 250 miglia nautiche Velocita` media : compatibile De

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Σός δε που έκφυγε κήρας αδέλφεος ηδ’ υπάλυξεν Εν νηυσί γλαφύρησι , σάωσε δε πότνια Ήρη. ( Οδ. δ 512 – 537 )

A prima vista sembra che il viaggio e` veramente la grande eccezione alla identificazione finora perfetta dei luoghi che Omero descrive nello spazio dell’ Egeo, come anche in tutto il Mediterraneo centrale ed orientale ( con eccezione lo spazio del Ionio per cui segue un riferimento speciale ), con la geografia dei tempi storici. Non ci vuole molto per stupirsi che Agamemnone, andando a Micene con vento favorevole veleggi al punto piu` meridionale di Peloponeso, al capo Maleas ! Per quale ragione il comandante supremo si trova almeno a 60 miglia nautiche piu` a meridione di Argos, dove teoricamente era Micene? Ha perso la strada e si e` trovato al punto piu` meridione del Peloponeso spinto dalla tempesta che l’ ha investito in Eubea? Anche se le cose fossero cosi`, perche` Omero non ci descrive il suo sforzo di ritornare da capo Maleas e di trovarsi di nuovo in rotta con direzione nord? O forse molto bene per Omero si trova li` - e quindi due cose possono succedere: a. Omero ( cosa improbabile ) forse non sa dove si trovasse esattamente Micene, e quindi finalmente possiamo denigrarlo, un Omero talmente ignorante di geografia da non conoscere l'ubicazione della capitale del comandante supremo dei greci nonchè centro del mondo miceneo! b. Omero conosce esattamente quello che descrive, così come aveva conoscenza assoluta dei luoghi e dei posti geografici dei precedenti viaggi marini. Per il secondo caso possono essere espresse due punti di vista dominanti: 1. La flotta di Agamemnone non si dirige a Micene, ma come ci descrive Omero alla zona dove si trovano i palazzi reali di Thiesti, in cui Egisto aveva trasportato Clitemnestra ( Oδ. γ 272) ed i quali dovevano essere

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collocati fuori dello spazio di Micene e molto possibilmente nel Peloponneso sudorientale. 2. La flotta di Agamemnone veleggiando a Malea si dirige per Micene, che pero` in questo caso non dovrà trovarsi nel Peloponeso nord orientale ma nella sua parte sud orientale. Di questo argomento si sono occupati ogni tanto scienzati e ricercatori eccellenti, ultimamente e` stato pubblicato il libro del Dottore di Storia Evagelliu Pantasi con il titolo Ομηρική Γεωγραφία και Ομηρική Εποχή ΄ ο εξομηρισμός της αρχαίας Ελλάδας και το πρόβλημα των Μυκηνών. Νoi, anche se concepiamo che questi versi creano realmente problemi complessi intorno alla geografia omerica e le problematizzazioni di E. Pantasi sono anche le nostre, non tenteremo in questa fase dello studio di approfondire oltre questa questione contestata per non coinvolgerci inopportunatamente col problema della geografia omerica tanto del Peloponeso quanto d’ Itaca. Come abbiamo riferito all’ inizio di questo capitolo, ci limiteremo di analizzare qui solo i viaggi che hanno come punto di riferimento o fermata ogni luogo fuori d’ Itaca e generalmente lo spazio dello Ionio ( la geografia omerica dello Ionio sara` argomento di un’ analisi dettagliata al seguito di questo studio). Aspettando dunque l’ analisi degli altri percorsi marini nello Ionio, dove realmente c'è un grande interesse a vedere cosa succede, noi accettiamo temporaneamente il viaggio di Agamennone come un viaggio che deve essere giudicato alla fine di questo studio insieme agli altri viaggi che Omero descrive nello Ionio. Pero` ora possiamo trarre le prime conclusioni relative ai percorsi marini. Conclusione generale : Omero in tutti i viaggi che descrive eccetto il viaggio del ritorno di Agamemnone da Troia a Micene (o altra sua destinaziione) era corretto : Nell’ alternanza dei luoghi omerici secondo la rotta delle navi. 1. Troia – Ismaros di Tracia – Capo Maleas –Citera – Africa settentrionale 2. Troia – Tenedo – Lesbo – Chio – Psara` - Capo Gerastos di Eubea – Argo – Pilo De

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3. Creta – Egitto 4. Egitto – Fenicia– Creta –Libia – Thesprotia 5. Troia – Sunio – Capo Malea – Festos di Creta – Egitto 6. Egitto – Fenicia – Cipro 7. Egitto – Libia 8. Olimpo – Samothraccia – Imvro 9. Olimpo – Pieria – Imathia – Thraccia – Penisola di Athos – Limnos – Imvros – monte Troada 10. Troia – capo Sunio – Capo Maleas Nella compatibilita` della relazione tra distanza, tempo e velocita` delle navi. Per esempio il percorso Creta – Egitto di distanza circa 500 migli si copre in tempo di quattro giorni che ci da` velocita` media 5,5 migli all’ ora, cioe` la velocita` media all’ ora di una nave di quell’ epoca. La stessa coerenza è presente in tutti i viaggi dove Omero ci da` il tempo della navigazione e le velocita` delle navi oscillano tra 6-4,5 migli all’ ora in relazione all’ intensita` del vento. Nella conoscenza della direzione giusta del vento in relazione alla direzione delle navi. Omero ci descrive il movimento delle navi verso i quattro punti cardinali , secondo la direzione dei venti, conoscendo molto bene la rotta in relazione al vento e al porto di destino. Nella conoscenza dell’ Egeo e delle isole che si trovano disseminate nel tragitto. Iniziando dall’ Egeo settentrionale Omero ci descrive con fedelta` completa l’ alternanza delle isole di Samothracia, Imvro, Limno, Tenedo, Lesbo, Chio, Psara`, Eubea, Kea, Citèra ecc., sapendo anche che la linea immaginaria che comincia da Lesbo e finisce a Eubea divide l’ Egeo a meta` ! Nella conoscenza dell’ uso dei venti, dei punti cardinali, delle stelle e dei mutamenti del sole per la definizione corretta della rotta delle navi. L’ anemologio omerico in combinazione ai quattro punti cardinali copre sufficientemente le necessita` dell’ orientamento di un marinaio di quell’ epoca e da la sensazione dello spazio che lo circonda. L’ osservazione del movimento del sole De

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durante la mattina, del cielo stellato durante la notte, come anche la conoscenza della posizione delle stelle fisse, dei mutamenti del sole e delle correnti marine lo aiutano a tracciare la rotta giusta e a dirigere la nave alla loro destinazione.

Riassunto sintettico della geografia omerica nel Mediterraneo orientale Viaggiando con Omero sui mari del Mediterraneo orientale abbiamo conosciuto il Ponto Icario(Β 145), il Ponto Thriichio( Ψ 230), il Ponto Melana( Ω 79), l’ Ellesponto( Η 86, Ω 545 , Β 845 , Ι 360) ed in generale il Ponto Apiron, cioe` il Mar Egeo e tutto il Mediterraneo( A 350). Con piloti e narratori quali Ulisse, Nestore e Menelao siamo passati per luoghi che fin dall epoca del rame continuano ad avere lo stesso nome e lo stesso valore diacronico e la stessa utilita`. Non e` fortuito il fatto che la base della geografia omerica e gli ancoraggi piu` sicuri hanno a che vedere con i capi, i monti, i fiumi grandi e le isole che si trovano sulle rotte delle navi in lungo e in largo per il Mediterraneo. Non e` cambiato niente da quell’ epoca. Le isole dell’ Egeo e del Mediterraneo orientale restano li per migliaia di anni con gli stessi nomi stabiliti nella memoria e nei testi delle generazioni che si sono succedute. Η Ίμβρος η παιπαλόεσσα ( Ν 33, Ξ 281, Ω 753, Ω 78) Η Σάμος η θρηϊκίη ( Σαμοθράκη) , η παιπαλόεσσα και υλήεσσα ( Ω 78, Ω 753) Η Λήμνος η αμιχθαλόεσσα και ευκτιμένη ( Ω 753, Α 593, θ 301, Ξ 281) Η Τένεδος ( Α 38, Λ 625, γ 159, Ν 33) Η Ψυρίη ( Ψαρά ) ( γ 171) Η Λέσβος η ευκτιμένη ( δ 342, Ω 544) Η Χίος η παιπαλόεσσα ( γ 170) Οι Κάλυνδαι νήσοι( Κάλυμνος) ( Β 677) Η Κώς η ευναιομένη και ευρύπυλος ( Ξ 255, Β 677, Ο 28) Η Κάσος ( Β 676) Η Κράπαθος ( Κάρπαθος ) ( Β 676) Η Νίσυρος ( Β 676) Η Σύμη ( Β 671) De

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Η Πόδος ( Β 654, Β 667) Τα Κύθηρα ( Ο 432, ι 81) Η Αίγινα ( Β 562) Η Σαλαμίς ( Η 199) Η Εύβοια η ιερή ( Β 535), η 321, γ 174) Η Σκύρος η αιπεία ( Τα 326, λ 509) Η Δήλος ( ζ 162) Η Κρήτη η ευρεία, η περίρρυτος, η εκατόμπολις, η καλή και πίειρα ( τ 172,B 649, ξ 199, π 61, τα 186) Η Κύπρος ( δ 83) Η Φάπος ( της Αιγύπτου) ( δ 355) Dai monti : Ο Όλυμπος ( Ξ 225, λ 315, Ε 404, ζ 240, Β 30 κ.τ.λ.) Η Όσσα ( Κίσσαβος) ( λ 315) Το Πήλιον το εινοσίφυλλον ( Β 757, Π 144, λ 315) Ο Τίτανος ( Β 735) Ο Αθόως ( Άθως ) ( Ξ 229) Ο Πάρνησός ( Παρνασσός ) ( τα 432, τα 394) Ο Ευρύμανθος ( ζ 103) Η Κυλλήνη ( Β 603, ω 1) Ο Ταϋγετός ( ζ 103) Η Πλάκος ( Ζ 396, Ζ 425) Η Ίδη ( Μ 19, Ψ 117, Ξ 293) Η Πράμνη Ικαρίας ( Λ 639, κ 235) Το Φθιρών ( όρος Καρίας ) ( Β 868) Dai capi : Ο Γέραστος Ευβοίας ( κάβο Μαντίλι) ( γ 177) Το Σούνιον το ιερόν ( γ 278) Η Μάλεια ( Μαλέας ) ( ι 80, γ 287, δ 514) Ο Μίμας ( Μικράς Ασίας) ( γ 172) Το Λέκτον ( Ξ 284)

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Dai fiumi: Ο Αξιός ( Φ 141, Β 489, Φ 157) Ο Πηνειός ( Β 752) Ο Ενιπεύς ( λ 238) Ο Τιταρησσός ( Σαρανταπόρος) ( Β 751) Ο Σπερχειός ( Π 174, Π 176, Ψ 142) Ο Βοάγριος ( Β 533) Ο Κηφισσός ( Μαυρονερι) ( Β 522) Ο Ασωπός ( Δ 383) Ο Ιαρδανός ( ποταμός Κίρκης ) ( γ 292) Ο Αίσηπος ( ποταμός Φρυγίας) ( Μ 21, Β 825) Ο Κάρησσος ( ποταμός Μυσίας) (Μ 20) Ο Γρηνικός ( Γρανικός ποταμός Τροίας) ( Μ 21) Ο Ρήσος ( ποταμός Τροίας) ( Μ 20) Ο Σατνιόεις ( ποταμός Μυσίας) ( Ξ 445, Φ 87, Ζ 34) Ο Σαγγάριος ( ποταμός Φρυγίας) ( Γ 187, Π 719) Ο Παρθένιος ( ποταμός Παφλαγονίας και Βιθυνίας) ( Β 854) Ο Επτάσπορος ( μικρός ποταμός Μυσίας) ( Μ 20) Ο Ρόδιος ( ποταμός Τροίας) (Μ 22) Ο Σκάμανδρος ( ποταμός Τροίας) ( γ 74, Ξ 434) Ο Σιμόεις ( ποταμός Τροίας) ( Μ 22) Ο Σελλήεις ( ποταμός Τροίας) ( Μ 97, Β 839) Ο Μαίανδρος ( ποταμός Καρίας) ( Β 869) Ο Αχελώιος ( ποταμός Φρυγίας) ( Ω 616) O Kαλύστριος ( ποταμός Λυδίας και Ιωνίας) ( Β 461) Ο Έρμος ( ποταμός Λυδίας και Ιωνίας) ( Υ 392) Ο Ύλλος ( ποταμός Ιωνίας) ( Υ 392) Ο Ξάνθος ( ποταμός Λυκίας, Β 877 και ποταμός Τροίας, Ξ 434) Ο Αίγυπτος ( Νείλος Αιγύπτου) ( γ 300, δ 355)

Questa e` l’ imagine dell’ epoca micenea, con i nomi delle isole, dei fiumi, dei mari, delle monti e dei capi che ci riporta Omero per il Mediterraneo orientale, De

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separandola dal Mediterraneo occidentale con un asse verticale immaginario che passa dal capo Tenaro. In relta`, che cosa e` cambiato da allora fin oggi ? Come anche voi avete constatato non e` cambiato niente da allora. Quello che sicuramente e`cambiato sono le posizioni delle citta` ed nomi che volutamentr non abbiamo ancorariferito. Le citta` dell’ epoca bassa del rame e` ormai confermato che per la maggior parte si siano spostate piu` tardi all’ interno delle zone dove erano costruite o ancora in altre posizioni molto lontane a causa del pericolo della pirateria crescente e soprattutto dei rimescolamenti causati dalle migrazioni dei popoli e il cambiamento della struttura delle societa` locali durante i cosidetti secoli bui. Per questa ragione abbiamo evitato di menzionare in questo studio le posizioni possibili ed i nomi delle citta` dell’ epoca micenea. Questo e` un compito polisemantico da una parte, ma lungo, faticoso e difficile nascondendo molte trappole e sorprese, cui solo gli scavi possomo dar chiarezza. L’ immagine sintetica della geografia omerica si completera` con la descrizione delle isole, dei luoghi, delle monti, dei capi e dei mari del Mediterraneo occidentale e centrale alla fine della fase del nostro studio con argomento la geografia dell’ Itaca omerica. Avendo come eredita` l’ informazione che abbiamo avuto prima dentro il cammino breve, mitologico, storicogeografico e archeologico nel regno d’ Ulisse, e` arrivato il momento con il vento propizio del sud di doppiare il capo Malea e Tenaro lasciando la nave d’ Ulisse a guidarci nel mar Ionio, li` dove si dice che Omero conosceva poco della posizione reale delle isole e della geografia d’ Itaca d’ Ulisse.

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CAPITOLO NONO LA GEOGRAFIA DELL’ ITACA OMERICA

Prima di cominciare la parte presente determinante del nostro studio, e` importante sottolineare che i cicli mitologici che si focalizzano nello spazio della Grecia occidentale fotografano centri micenei esistenti e conosciuti dei quali uno continua ad essere il grande mal di testa della comunita` scientifica, e questo non e` altro che l’ Itaca omerica, il regno isolano d’ Ulisse che come e` noto , era la situazione ereditata da quello stato un tempo potente di Pterelao, re dei Tafii e dei Tilevoi. Il re dell’ Itaca omerica e` descritto da Omero al «catalogo delle navi» dell’ Iliade ( B 631) : Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε Κεφαλλήνας μεγαθύμους, οί ρ’ Ιθάκην είχον και Νήριτον εινοσίφυλλον.

Ulisse, come abbiamo riferito prima, e` re, il quale attrae l’ origine da una stirpe eponima, che partecipa a quasi tutti i momenti importanti dell’ epoca micenea, cioe` alla battaglia contro i Tilevoes, alle spedizioni degli Argonauti, alla caccia della cinghiale caledone, ai pretendenti della bella Elena, alla guerra troiana ecc.( cfr.le liste relative).

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A. La geomorfologia e la topografia dell’ Itaca omerica Itaca, il luogo d’ origine d’ Ulisse, e` una zona molto conosciuta secondo Omero e particalormente lo è a tutti quelli che viaggiano dall’ Oriente e si dirigono verso l’ Occidente «con la foschia fitta». E` νήπιος ( sciocco) chi non la conosce ( Οδ. ν 237241, ν 248-249): Νήπιος εις, ως ξείν’ η τηλόθεν ειλήλουθας

Se questa dunque è l'Itaca che Omero considera sciocco chi non conosce e la cui fama e` arrivata fino a Troia, uno si domanda se e` mai possibile che Omero dedichi un’ intera opera per un re immaginario di un centro miceneo inesistente, descrivendo nello stesso tempo con ogni dettaglio i confini, la fisionomia, i frutti della terra e la topografia di questo luogo insieme con tantissime informazioni specializzate ( peraltro conosciamo il rispetto assoluto che avevano i greci antichi per Omero e la verita` delle sue informazioni, specialmente quelli che erano piu` vicini a lui, del periodo classico). Se raccogliamo le informazioni di Omero sull’ Itaca omerica constateremo con sorpresa che descrizione piu` completa e piena di un luogo non si potrebbe mai trovare. Una cosa che conferma la nostra affermazione e` che Itaca e` descritta da Omero con otto aggettivi distintivi – determinati e tre aggettivi qualificativi ! Itaca e` dunque caratterizzata come : 1. αμφίαλος ( α 386, α 394 , α 401, β 292, φ 251) 2. ευδείελος ( β 167, ξ 344, ι 21) 3. εϋκτιμένη ( χ 52) 4. κραναή ( Γ 201, α 247, φ 346) 5. παιπαλόεσσα ( λ 480) De

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6. τρηχεία ( ι 27, ν 242) 7. αιγίβοτος ( δ 606, ν 246) 8. βούβοτος ( ν 246) 9. αγαθή ( ι 27, ο 507) 10. κουροτρόφος ( ι 27) 11. επήρατος ( δ 606) Questi complementi sono riferiti insieme ad una serie di informazioni che hanno relazione con la fruttificazione della terra e la fisionomia dell’ Itaca omerica : Η τοι μέν τρηχεία και ουχ ιππήλατος έστιν (Οδ. ν 242-249) Eν δε Ιθάκη ούτ’ άρ δρόμοι ευρεές ούτε τε λειμών ( Οδ. δ 605-608)

Dalla descrizione del regno d’ Ulisse sembra che la comunita` d’ Itaca comprenda ancora due grandi unita` edilizie, Crochilia e Egilipa ( Ιλ. Β 632-633): Οί ρ’ Ιθάκην είχον και Νηριτόν εινοσίφυλλον και Κροκύλει’ ενέμοντο και Αιγίλιπα τρηχείαν. L’ Itaca omerica viene caratterizzata soprattutto come αιπύ, αριπρεπές, εινοσίφυλλον και καταειμένον ύλη monte, con la denominazione Niriton ( Ιλ. Β 631, Οδ. ι 21, ν 344, inno dedicato all’ Apollo Pizio): Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε κεφαλλήνας μεγαθύμους, oι ρ’ Ιθάκην είχον και Νήριτον εινοσίφυλλον. ( Ιλ. Β 631-632) Eίμ’ Οδυσσεύς Λαερτιάδης ( Οδ. ι 19-22)

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Άλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποιθής. ( Οδ. ν 344-351)

Ευτέ Φέρας επέβαλλον αγαλλομένη Διός ούρω και σφιν υπέκ νεφέων Ιθάκης τ’ όρος αιπύ πέφαντο, δουλίχιον τε Σάμη τε και υλήεσσα Ζάκυνθος. ( Ύμνος εις Απόλλωνα Πύθιο, 427-429)

Itaca ha almeno due porti; il porto di Forchino, vicino a questo si trova la caverna delle Ninfe: Φορκυνός δε τις έστι λιμήν, αλίοιο γέροντος. ( Οδ. ν 96-112) Αλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποιθής. ( Οδ. ν 344-350) e il porto di Pithro ( Οδ. α 186) che viene caratterizzato come ημέτερος λιμήν( Οδ. π 473) και πολυβενθής ( Οδ. π 352): Νηύς δε μοι ήδ’ έστηκεν επ’ αγρού νόσφι πόληος, εν λιμένι Πείθρω, υπό Νηΐω υλήεντι. ( Οδ. α 185-186) Άλλο δε τοι το γε οίδα, το γάρ ίδον οφθαλμοίσιν ( Οδ. π 471-474) Ού πω πάν είρηθ’, ότ’ άρ Αμφίνομος ίδε νήα ( Οδ. π 351-353) Sopra la citta` c’ era un’ altura che era chiamata collina Ermeos

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Άλλο δε τοι το γε οίδα, το γάρ ίδον οφθαλμοίσιν ( Οδ. π 470-475)

Nella citta` prima del palazzo reale c’ era un mercato: Αυτοί δ’ εις αγορήν κίον αθρόοι, αχνυμένοι κήρ. ( Οδ. ω 420-422) Come anche un circolo ed una strada di rame: Ξείνε, τάλαν, σύ γέ τις φρένας εκπεπαταγμένος εσσί ( Οδ. α 327-331) Vicino alla citta` c’ era la fonte dell’ approvvigionamento idrico centrale, la predetta τυκτή κρήνη , che e` stata costruita da Ithaco, Nirito e Polictor: άλλ’ ότε δή στείχοντες οδόν κατά παιπαλόεσσαν ( Οδ. ρ 204-211)

Come anche un’ altra grande fonte vicino al palazzo reale che e` chiamata μελάνυδρος: ταί δε μέθ’ ύδωρ έρχεσθαι κρήνηδε , και οίσετε θάσσον ιούσαι ( Οδ. υ 153-159) L’ Itaca omerica era anche piena di fonti d’ acqua inesauribili : Ή τοι μέν τρηχεία και ουχ ιππήλατός εστίν ( Οδ. ν 242-249) Fuori della citta` c’era il boschetto sacro dedicato al dio Apollo, dove gli abitanti d’ Itaca compievano i sacrifici soliti. De

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Ως έφατ’ Αντίνοος, ο δ’ άρ ουκ εμπάζετο μύθων ( Οδ. υ 275-278) La citta` si trovava vicino al mare, come anche il palazzo reale d’ Ulisse : Νηύς δε μοι ήδ’ έστηκεν επ΄αγρού νόσφι πόληος, εν λιμένι Ρείθρω, υπό Νηΐω υλήεντι. ( Οδ. α 185-186) Εύμαι’ , η μάλλα δή τάδε δώματα κάλ’ Οδυσήος ( Οδ. ρ 264-268) Lontano dalla citta` Laerte aveva il suo giardino ed i suoi campi. Πατήρ δε σος αυτόθι μίμνει ( Οδ. λ 187-191) Οί δ’ επεί εκ πόλεως κατέβαν, τάχα δ’ αγρόν ίκοντο ( Οδ. ω 205-210) Τον δ’ οίον πατέρ’ εύρεν ευκτιμένη εν αλώη ( Οδ. ω 226- 231)

Il campo era buono e con alberi di ogni sorta. Ως οι μέν τοιαύτα προς αλλήλους αγόρευεον ( Οδ. ω 203-207) Ώ γέρον, ουκ αδαημονίη σ’ έχει αμφιπολεύειν ( Οδ. ω 244-247)

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Vicino a Laerte abitava Eumeo il porcaio, in una localita` περίβλεπτον e molto protetta con il nome Κόρακος πέτρη , dove c’ era anche la fonte irrigatrice Arethusa:

Αυτός δε πρώτιστα συβώτην εισαφικέσθαι ( Οδ. ν 404-410) Τον δ’ άρ’ ενί προδόμω ευρ’ ήμενον ( Οδ. ξ 5-12) Questa località si trovava vicino alla prima costa d’ Itaca ( quella piu` a sud), dove Telemaco ha ormeggiato la sua nave ritornando da Pilo: Αλλά εκάς νήσων απέχειν ευεργέα νήα ( Οδ. ο 33-42) La localita` dove si trovavano Eumeo e Laerte era collegata con la citta` dell’ Itaca omerica con αρισφαλή οδόν ( Οδ. ρ 196) , una strada che alla sua fine viene caratterizzata come παιπαλόεσσα ( Οδ. ρ 204), e con il porto Forchinos con τρηχείαν ατραπόν ( Οδ. ξ 1). Τον δ΄απαμειβόμενος προσέφη πολύμητις Οδυσσεύς. ( Οδ. ρ 192-207) αυτάρ ο εκ λιμένος προσέβη τρηχείαν αταρπόν ( Οδ. ξ 1-4) La localita` dove si trova il palazzo reale, la citta` e il porto e` caratterizzata come υπονήιος : Ώ Νέστορ Νηληϊάδη , μέγα κύδος Αχαιών ( Οδ. γ 79-82)

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Νηύς δε μοι ήδ’ έστηκεν επ’ αγρού νόσφι πόληος Εν λιμένι Πείθρω, υπό Νηΐω υλήεντι. ( Οδ. α 185-186)

Il punto pero` determinato del riconoscimento dell’ Itaca omerica era l’ αριπρεπές monte Niriton e la caverna delle Ninfe dove era anche l’ abitazione delle api: Άλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποιθής ( Οδ. ν 344-352)

Come appare anche da quella descrizione eccellente e dettagliata d’ Itaca che Ulisse recita al re dei Feaci Alchinoo: Είμ’ Οδυσσεύς Λαερτιάδης, ός πάσι δόλοισιν ανθρώποισι μέλω, και μευ κλέος ουρανόν ίκει. ( Οδ. ι 19-28) Descrizione ultima d’ Itaca, dentro i testi che sono resi ad Omero, e` la descrizione della patria d’ Ulisse e degli altri luoghi intorno ad Itaca nell' inno al dio Apollo Pizio ( versi 425-429) , dove per la prima volta sembra chiaramente che il monte svettante Niriton era specialmente visibile dalla localita` marina che si trovava vicino a Fees ( Feras), cioe` da Catacolo d’ Ilia odierno. Βή δε παρά Κρουνούς και Χαλκίδα και παρά Δύμην ηδέ παρ’ Ήλιδα δίαν όθι κρατέουσιν Επειοί ευτέ Φεράς επέβαλλεν αγαλλομένη Διός ούρω και σφιν υπέκ νεφεών Ιθάκης τα’ όρος αιπύ πέφαντο, Δουλίχιον τε Σάμη τε και υλήεσσα Ζάκυνθος.

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Certamente da quella localita` e da questa distanza l’ unico monte che puo` essere visibile e` l’ Enos di Cefalonia! L’ isola odierna d’ Itaca da questa posizione e` coperta completamente dal grande volume del tronco montuoso di Cefalonia che sovrasta il mar Ionio con la catena di Eno con l'altezza 1.628 m. Su questo argomento ci rifereremo di piu` nel corso di questo studio. Nonostante la raffica delle informazioni che ci trasporta Omero e il gran numero dei luoghi geografici esistenti di qua e di la` dell’ Itaca omerica, sfortunatamente fin ai nostri giorni non era stata possibile l'identificazione di questo centro miceneo meraviglioso nell'isola odierna di Itaca con una conferma della sua esistenza con ricerche archeologiche sul terriorio, malgrado gli sforzi di volonta` di centinaia di scienzati. In questa fase dello studio noi non ripetiamo il percorso dell’ analisi conosciuta, continuamente battuto dagli scienzati illustri che si sono occupati di tutte le questioni che riguardano la geografia omerica e son giunti alla conclusione quasi unanime che nell’ odierna isola d’ Itaca e` inutile ogni sforzo di identificazione con la geografia e la geomorfologia dell’ Itaca omerica, almeno cosi` come ce la descrive Omero. Per il momento noi riassumiamo la conclusione finale di tutte queste ricerche, tanto nel settore filologico che archeologico: 1. Omero descrive erroneamente le posizioni delle isole nello spazio della Grecia occidentale. 2. Antichita` molto importanti del periodo basso del Rame non si sono trovate nell’ isola che porta il nome Itaca dai tempi storici, ma esistono invece nell’ isola vicina che è molto piu` grande. 3. Il poema epico dell’ Odissea e` accreditato al poeta di Ionia Omero ed e` considerato una creazione spirituale della Ionia. Pero` il grande archeologo e professore Spiridon Marinatos, il quale era di Cefalonia e conosceva molto bene la civilta` micenea ed il basamento mitologico della Grecia preistorica sono anche ottime, non esita a dire che il poema epico dell’ Odissea e` creazione spirituale della Grecia isolana occidentale e in particolare dei Cefalini !

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Nel 1963 in una sua conferenza inedita all’ Associazione dei Archeofili di Cefalonia, con pretesto gli scavi alla caverna di Melissani, menziona in modo riassuntivo qualcosa che, come sembra, era preparato da molti anni fa anche se sfortunatamente i risultati finali della sua ricerca non riuscì mai ad annunciarli a causa della sua morte improvvisa. Riportiamo alla lettera un brano della sua conferenza relativa dall’ archivio di Marino Cosmatatu, anche se sappiamo che provochera` molti commenti e molte polemiche, specialmente dopo gli ultimi risultati degli scavi di Lazzaro Colona nella Cefalonia orientale : Προσπαθώ κατά τα τελευταία έτη να σθνδέσω ακριβώς την Κεφαλληνίαν προς έναν ευρύτερον κύκλον μύθων της Σαγα των παραδόσεων της ηρωικής εποχής υπό των οποίων ήτο κεκριμένη η μεγάλη σημασία την οποίαν είχε ολόκληπος αυτή η περιοχή.

Se condividiamo le ragioni che Spiridon Marinatos cita, allora il brano relativo dalla sua conferenza ci aiuta a comprendere meglio che il nucleo storico e la geografia dell’ Odissea definitivamente contiene descrizioni di luoghi esistenti sulla base delle quali Omero ha costruito la trama di tutta la sua opera. E` noto che la debolezza della comunita` scientifica nel decifrare completamente la geografia omerica, nonchè l’ assenza di importanti scavi archeologici nelle localita` menzionate da Omero, ha conservato fino ad oggi il punto di vista piu` verosimile, che cioe` Omero descrive erratamente le posizioni delle isole nella Grecia occidentale. Pero` Spiridone Marinatos ha concepito che c’ e` una divergenza tra la realta` geografica odierna e la geografia e la posizione delle isole cosi come la descrive Omero, lo stesso sicuramente hanno compreso e sostenuto ogni tanto centinaia di ricercatori e archeologi. Necessiterebbe forse un libro a parte per menzionare i punti di vista di tutti questi i scienzati che poi arrivano alla stessa conclusione, che cioe` qualcosa non quadra con il regno d’ Ulisse, Itaca e la geografia d’Omero riguardante lo spazio della Grecia occidentale isolana. In questo caso due cose possono succedere: De

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a. o Omero non conosce la posizione reale delle isole e le descrive in modo errato, dal momento che abita e scrive nella Ionia, la parte opposta della Ellade; b. oppure noi non abbiamo ancora tradotto correttamente i testi relativi dell’ Odissea e dell’ Iliade e non possiamo finora comprendere l’ immagine reale della geografia omerica. Cominciando il gran viaggio della ricerca della patria d’ Ulisse con la sola scorta delle informazioni d’ Omero e` inizialmente obbligatorio localizzare lo spazio in cui Omero definisce precisamente la posizione dell’ Itaca micenea. Secondo appunto le descrizioni d’ Omero, la Itaca d’ Ulisse si trova insieme o vicino a isole e luoghi diversi che hanno i nomi Zante, Sami, Dulichio, Elide, Fees, isole Thoes, Echinades, Samos, Niricos, Crochilia, Egilips, Etolia, Epiro, Asteris, Thesprotia e, molto piu` al sud, Pilo e Sparta. E` ovvio che Itaca omerica si trova nella Grecia occidentale isolana, all’ ovest dell'Etolia e dell'Elide. Gli abitanti delle isole che si trovano sotto il potere d’ Ulisse e quelli che provengono da Dulichio, Sami e Zante Omero li chiama tutti Cefalini ( Οδ. ω 429, ω 355, α 210). L'isola con il nome di Cefalonia sembra che Omero non la conosca , come anche non conosce la denominazione di Acarnania. I Cefalini, come abbiamo riferito piu` sopra, daranno il loro nome piu` tardi all’ isola piu` grande della regione. Pero` che cosa conosce Omero dell'isola che in seguito sarà chiamata Cefalonia ? E` per lui Sami o Samos , come la maggioranza crede ?E quale isola era per lui Dulichio e quale Asteris ? L’ Itaca odierna e`l’ Itaca d’ Omero o tutti questi posti sono una descrizione immaginaria per una storia romantica, che Omero ha descritto in un paesaggio ignoto per lui situato nella parte piu` estrema del mondo miceneo ? Prima di procedere alla definizione finale dell’ Itaca omerica, e` obbligatorio percorrere le fonti piu` antiche della letteratura greca e latina ricercando alcune informazioni che possibilmente ci aiutino nella localizzazione e identificazione dell’ Itaca omerica (anche se l’ unica fonte che descrive la posizione e la geografia d’ Itaca dei tempi micenei e` Omero).

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B. Riferimenti per Itaca dalla letteratura grecoantica e latina.

E` fatto certo che i geografi e gli storici greco antichi e latini si sono occupati poco del luogo che portava il nome Itaca, e le volte che se ne sono occupati era di solito in qualche descrizioni geografica riferendo il nome d’ Itaca dei tempi storici insieme ai nomi degli altri luoghi che si trovavano vicino a questa. Sfortunamente i trattati che di certo menzionavano l’ Itaca omerica e la storia delle isole che si trovano alla parte occidente di Peloponneso sia sono andati perduti quasi completamente sia si sono conservate solo minime informazioni da questi. Dai pochi frammenti dell’ Ιθακήσιων Πολιτείας di Aristotele che si sono conservati attingiamo molti informazioni che riguardano l’ Itaca omerica ma niente di preciso sulla sua posizione. I grandi storici e geografi greci Tucidide, Erodoto, Polibio, Pausania etc. ignorano completamente Itaca e non menzionano niente per il periodo storico e neanche per il periodo omerico, mentre ci danno poche ma importanti informazioni sulle isole vicine di Lefcada, Cefalonia e Zante. Anche gli storici antichi ignorano Itaca e solo sporadicamente la riferiscono come la patria d’ Ulisse. L’ unico storico greco che si occupa anche se per poco di Itaca e` Plutarco ( Αίτια Ελληνικά , 43) , il quale ci informa che la citta` degli abitanti d’ Itaca si chiama Alalcomenes e che Istro da Alessandria nella

sua opera

Υπομνήματα

menziona che Ulisse era nato vicino a Alalcomeno di Beozia e per questa ragione la citta` d’ Itaca ha avuto piu` tardi questo nome : Πόθεν η των Ιθακήσιων πόλις Αλαλκομεναί προσηγορεύθη.

Anche Plutarco ( Αίτια Ελληνικά, 14) ci informa riguardo alla fuga d’ Ulisse da Itaca e alle generazioni che si sono succedutexs nell’ Isola d’ Itaca nell’ epoca dopo Ulisse. Τίνες οι παρ’ Ιθακήσιοις Κοιλιάδαι και τις ο φάγγιλος.

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Alcuni frammenti dai commentatori antichi dell’ Odissea sono in realta` informazioni importanti che ci sembrano utili nel corso di questo studio. Un passo che e` stato preservato dei commenti antichissimi dell’ Odissea( Ακουσίλαος παρά τω Σχολ. Οδ. Ρ 207) ci parla della costruzione della citta` dell’ Itaca omerica da parte dei figli di Pterelao Ithacos e Niritos. Πτερελάου παίδες Ίθακος και Νήριτος ώκουν την Κεφαλληνίαν.

Secondo anche un altro testo che e` stato preservato ai commenti antichissimi ed e` stato collegato a Erodoto o Irodoro di Eraclea ( V, 96) è citato l’ arrivo della divinità marina Forchino a Cefalonia e in seguito il suo stabilirsi in un adeguato luogo portuale d’ Itaca con la denominazione di Amos. Φόρκυς δαίμων θαλάσσιος, το πρότερον διατρίβων προς τω Αρύμνιω λεγόμενω όρει της Αχαΐας , οικών τε την Φορκυνός απ’ αυτού καλουμένην βήσσαν. ( Ιωάννης Δαμασκηνός , παρά Στοβαίω [Ανθολόγιον IV,40 Gaisf.].)

Stefano Bisantino alla parola Κροκύλειον ci riferisce informazione di Eraclio di Glafco, il quale ci informa che l’ Itaca omerica era separata il quattro parti: Κροκύλειον , νήσος ιθάκης. Θουκιδίδης Τρίτη. Το εθνικόν Κροκυλεύς

Però la la maggior parte dei riferimenti per l’ Itaca di Omero le abbiamo da Strabone ( C 454), il quale ci informa sui grandi conflitti scoppiati tra i geografi e gli storici di quell’ epoca circa cosa precisamente intendeva Omero. Queste discussioni nacquero, dice, perche` il poeta non si e` espresso con chiarezza sia per Cefalonia sia per Itaca e gli altri posti che si trovano vicino a queste; cosi` tanto i commentatori quanti gli storici dissentono tra loro: De

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Έχει δε ταύτα λόγον. Ού γάρ ευκρινώς αποδίδωσιν ο ποιητής ούτε περί της κεφαλληνίας ούτε περί της Ιθάκης και των άλλων πλησίον τόπων, ώστε και οι εξηγούμενοι διαφέρονται και οι ιστορούντες.

Questo il primo riferimento importante che gia` dall’ antichita` c’era un confronto intenso circa la posizione e la denominazione delle isole in relazione alla geografia omerica. Strabone ( C 455), dopo aver fatto un riferimento ai luoghi omerici esprimendo il suo punto di vista sui luoghi constatati, conclude dicendo che il perimetro d’ Itaca e` circa ottanta stadi: Κύκλος δε της Ιθάκης εστίν ως ογδοήκοντα σταδίων. περί μέν Ιθάκης ταύτα.

Strabone ( C 60) riferito anche alla caverna delle ninfe, che Omero rievoca, ci informa che una tale caverna non esiste nell' Itaca dei tempi storici: Έν τε τη Ιθάκη ουδέν εστίν άντρον τοιούτον ουδέ νυμφαίον , οιόν φησιν Όμηρος. Per lo stesso argomento il filosofo neoplatonico Porfirios, il quale ha scritto l’ opera Περί του εν Οδυσσέα των Νυμφών άντρου, ci informa anche lui che tutti quelli che hanno scritto di pellegrinazioni nell’ isola (attuale) d’ Itaca non menzionano l’ esistenza di nessuna simile caverna in quest’ isola. Questa informazione la conferma il viaggiatore e filosofo Cronios : Ότι μεν ου καθ’ ιστορίαν ειληφώς μνήμην των παραδοθέντων Πεποιήται, δηλούσιν οι τας περιηγήσεις της νήσου γράψαντες, Ουδενός τοιούτου κτά την νήσον άντρου μνησθέντος , ως φήσι Κρόνιος Schilacs ( vers. 34), geografo che e` vissuto intorno al 400 , scrive: De

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Μετά δε ταύτα ( Λευκ Ιθάκη σταδίων ογδοήκοντα στενή, ύψος δ’ έχουσα άδα) πόλις Φαρά και κατά ταύτα νήσος εστίν Ιθάκη και πόλις και λιμήν. Dionissios Callifon parla d’ Itaca insieme alle isole dei Cefalini, dicendo che Itaca ha lungezza 80 stadi, e che e` alta ed ha tre porti :

και λιμένας τρείς ,

εχόμενη εσπέραν δ’ οικούσι της Αιτωλίας. Il viaggiatore Schimnios da Chio( Περιηγήσεις , 464-466) fa una semplice menzione d’ Itaca insieme a Cefalonia: Κείνται δε και νήσοι κατά ταύτην πλείοντες Λευκάς μεν Εν πρώτοις Κορινθίων κτήσις , είθ΄η κεφαλλήνων Ιθάκη δε πλησίον Tolomeo( Γ΄, 13, 14) scrive per Itaca i seguenti: Και η Ιθάκη, έν ή και ομώνυμος πόλις. Dionisio il Viaggiatore scrive alla sua opera Περιήγησις της οικουμένης i seguenti: Και λιπαρή Κέρκυρα φίλον πέδον Αλκινόοιο τη δ’ εστί, Νηρικίης Ιθάκης έδος εστήρισται. Stefano Bisantino alla lemma “Itaca” menziona: Ιθάκη νήσος προς τη Κεφαλλήνια. Από Ιθάκου ήρωος, αφ’ ής Οδυσσεύς έστι. Menziona anche che ad Itaca c’ e` una citta` con il nome Chinetha: Κύναιθα πόλις Ιθάκης υπό τω Νηρίτω όρει.

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Adipatros alla Παλατινή ανθολογία (X 25) menziona l’ esistenza di un tempio dedicato ad Apollo nella citta` di Panormo a Cefalonia( Fiscardo odierna, così chiamata da quando nel Medio Evo vi mori' Roberto, il re gigantesco normanno detto il Guiscardo) e la distanza che la nave deve percorrere fino alla terra opposta dove c’ era l’ isola d’ Itaca : Φοίβε, Κεφαλλήνων λιμενοσκόπε, θίνα Πανόρμου ναίων τρηχείης αντιπέριν Ιθάκης. Porfirio anche commentando le informazioni di Artemidoro alla sua opera Περί του εν Οδυσσέα των Νυμφών άντρου ci informa: Οι δε τας Γεωγραφίας αναγράψαντες ως άριστα και ακριβέστατα και ο Εφέσιος Αρτεμίδωρος εν τω πέμπτω της εις ένδεκα συνηγμένης αυτώ πραγματείας γράφει ταύτα. Dai latini geografi e scrittori le informazioni per Itaca sono minime. Pomponio Mela ( De situ Orbis II, VII, 91) riporta Itaca insieme ad altre isole del Mar Ionio : In Ionio Prote , Asteria, Cephalenia, Neritos, Same, Zacynthos, Dulichium; et inter non ignobiles , Ulissis nomine Ithaca maxime illustris. Virgilio ed Ovidio geografando secondo la geografia d’ Omero, descrivono Itaca insieme a Zante, Dulichio, Sami e il monte scosceso Nirito : Fugimus spumantibus undis qua cursum ventusque gubernatorque vocabat. ( Virgilio, Enea , III, 268-277) Strophadumque recepros portubus infidis exterruit ales Aello. ( Ovidio, Metamorfosis, VII, 709-715)

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Plinio ( IV, 54-55) menziona Itaca insieme a Dulichio, Sami e Crochilia descrivendo Zante e Cefalonia. Ante eas in alto Cephallania, Zacynthus, utraque libera, Ithaca , Dulichium, Same, Crocyle. a Paxo Cephallania quondam Melaena dicta x p. Abest, circuitu patem xciii; L’ Hineraricum di Antonino Augusto ( Hiner. Ant. 519) riporta che Itaca si trovava tra la Sicilia e l’ Africa insieme ad altre isole. Insulae : Cephalaniae, Zacinthos et Dulichia : hic est mons Ithacos , ubi est patria d’ Ulixis. Anche il retore romano Cicerone menziona la citta` d’ Itaca ως μικράν φωλέαν επί τραχυτάτων βράχων προσπεπηγμένην Durante il periodo del dominio franco in Grecia, la storiografa Anna Comnini, narrata la malatia e la morte di Roberto il Guiscardo che aveva conquistato Cefalonia ai Bizantini (VI. 6) menziona che dal porto di Cefalonia Ethera venne indicato da un contadino un luogo che portava il nome Itaca, in cui c’ era una grande citta` con il nome Agia Ierussalim, vicino alla quale c’ era una fonte di acqua inesaurabile. Αυτός δε ( ο Ροβέρτος ) εις μονήρη γαλέαν εισελθών την Κεφαλληνίαν κατέλαβε και πριν η ταις λοιπαίς δυνάμεσι και τω υιω αυτού ενωθήναι εγκαρτερών έτι περί τον Αθέραν ακρωτήριον τι της Κεφαλληνίας.

Questa informazione di Anna Comnini e` assai strana e` degna di ricerca perche`: 1. Dal porto di Atheros non si vede l’ Itaca odierna, del tutto coperta dal monte Enos. 2. Citta`con il nome Agia Ierussalim ( Santa Gerusalemme) ne esiste solo una a Cefalonia, al centro dell’ isola, ed in particolare alla zona dei Omalon, dove piu` De

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tardi venne costruito il monastero di Agios Gerassimou (il santo protettore dell'isola) . 3. Fonte con εσαεί ψυχρόν ύδωρ c’e` infatti di fronte alla pianura di Omalon, vicino alla zona di Pirghi, dove ci sono le grandi sorgenti dei laghi della piccola e grande Acoli, dove irrigano i luoghi del campo di Sami e di Pronnon rispettivamente. 4. Fonti con εσαεί ψυχρόν ύδωρ non ci sono ad Itaca. Di piu` per quanto riguardo questa informazione riferemo al capitolo speciale dove commenteremo anche i precedenti. Durante il Medioevo l’ isola d’ Itaca resta isolata e soprattutto circa alla meta` del 15o secolo ha perduto il suo nome ed e` chiamata Val de Compare e Cefalonia piccola o Anticephalonia. I greci la chiamano Thiaki e i turchi Phiadu. Lo stabilimento di nuovo della scrittura corretta come Itaca avvenne durante il periodo del Rinascimento e da allora l’ isola si chiama Itaca e Thiaki in neogreco comune. Dalle descrizioni degli storici e geografi greci e latini, possiamo dedurre molte conclusioni : 1. C’ e` un isola con il nome Itaca durante i tempi storici vicino alle isole di Cefalonia, Zante e Lefcada e la sua lunghezza e` circa di 80 stadi. 2. Dai riferimenti di Strabone si rivela che grandi conflitti sono stati scoppiati intorno alla geografia omerica nella Grecia occidentale. 3. Nell’ Itaca c’e` una citta con il nome Alalcomenes, dedicata ad Ulisse, il quale e` chiamato Alalcomenios. Secondo pero` il mito, Ulisse non e` nato ad Itaca ma alla posizione Alalcomenes! (Questa contraddizione forse nasconde e` il luogo reale della nascita dell’ eroe). 4. Nell’ isola che si e` riferita con il nome Itaca non c’e` nessuna caverna dedicata alle ninfe, simile a quel Omero descrive. 5. Nessun elemento che rivela il collegamento e la continuita` dell’ Itaca omerica con l’ Itaca dei tempi storici ci hanno tramandato i grandi storici e geografi greci e latini dei tempi classici, ellenistico e romano, con solo Plutarco il riferimento per la citta` di Alalcomenes. 6. Dai commenti antichi dell’ Odissea, come anche dal riferimento di Plutarco per Cefalonia, si intravede la relazione delle due isole, senza però essere chiarito il ruolo e la posizione della Cefalonia ignota ad Omero. De

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Nel loro totale queste informazioni hanno più oscurato che illuminato il quadro offuscato della posizione, la misura e la potenza di questo eccellente centro miceneo con il nome Itaca. I ricercatori e gli storici che speravano che nei riferimenti dei geografi e storici antichi avrebbero trovato materiale informativo sufficiente sono rimastidelusi, come si sono perduti d’ incanto tutti questi testi che sicuramente esistettero per l’ Itaca omerica e la sua relazione con l’ Itaca dei tempi storici. Anche se la maggioranza della comunita` scientifica ha ormai ammesso che la topografia dell’ Itaca odierna dista da molto della topografia di quella omerica, e non ha niente di comune con le descrizioni d’ Omero oltre il nome, noi tenteremo passo a passo una approssimazione della topografia omerica, cominciando la ricerca da un punto zero senza esclusioni. La continuita` di questa ricerca , con requisiti il basamento mitologico della zona, i testi d’ Omero, le informazioni dei geografi antichi, la posizione geostrategica degli impianti micenei che si sono registrati dalla ricerca archeologica, e i paralleli studi e compiti di importanti ricercatori, storici e archeologi, nasce con l’ ambizione di aggiungere ancor una strada e di allargare una sillogistica che si e` gia` sviluppata soprattutto da A.E.H Goekoop, Spiridon Marinato e ultimamente da Lasaro Colona. La nostra intenzione e` anche in questo studio di allargare la panoramica degli ancoraggi sicuri (riconosciuti come luoghi micenei) che fino ad oggi abbiamo a nostra disposizione, come contributo allo sforzo generale che si e` fatto sia in campo filologico che archeologico per trovare un luogo non identificato dei tempi micenei o storici. C. Geodesia della posizione dell’ Itaca omerica allo spazio del mar Ionio Cominceremo la quarta fase del nostro studio con il metodo della eliminazione riferendoci a quelli che credono che l’ Itaca omerica si trova nello spazio dello Ionio ( per fortuna e` la maggioranza). La logica dice ( come naturalmente anche Omero) che l’ Itaca omerica si trova all'interno di un poligono che e` formato dagli «ancoraggi sicuri» ( secondo le nostre considerazioni) che finora conosciamo dalla geografia omerica nello spazio della Grecia occidentale, cioe`: 1.

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2.

Elide

3.

Le isole Echinades-Thoes

4.

La citta` Niricos , Lefcada – Acarnania, per le seguenti fondate ragioni :

1. ZANTE Zante e` l’ isola piu` meridionale dello stato d’ Ulisse ed e` descritta tanto all’ Iliade quanto all’ Odissea ( Ιλ. Β 631, Οδ. ι 24): Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε Κεφαλλήνας μεγαθύμους ( Ιλ. Β 631) Είμ’ Οδυσσεύς Λεαρτιάδης , ός πάσι δόλοισιν ανθρώποισι μέλω ( Οδ. ι 19-24)

Zante , dal periodo miceneo fin ai nostri giorni non ha mai cambiato nome. La sua denominazione non e` contestata da nessun ricercatore o storico serio, ne` durante l’ antichita` ne` durante i tempi moderni. Secondo alcuni ha preso il suo nome da Zachintho, eroe degli Arcadi, che ha costruito Zante provenendo da Psofida di Arcadia (per questo Pausania ci menziona che l’ acropoli di Zante si e` chiamata Psofis), secondo altri dal fiore sacro degli spartani Giacinto, perche` la forma di Zante e` simile alla forma del fiore di Giacinto. Strabone ( C 458) descrivendo Zante , dice che in relazione al Peloponneso era inclinata verso l’ ovest poco di piu` da Cefalinia, mentre conferma il complemento d’ aggettivo υλύεσσα, che Omero da`a Zante tramite l’ aggettivo υλώδης ( boscosa) : Λοιπή δ’ εστί των υπό τω Οδυσσεί τεταγμένων νήσων η Ζάκυνθος

Tucidide ( B, 66) ci menziona anche che Zante e` stata abitata dagli Achei migranti dal Peloponneso:

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Οι δε Λακεδαιμόνιοι και οι ξύμμαχοι του αυτού θέρους La presenza delle antichita` micenee conferma Omero che riferisce che Zante era abitata dai Micenei i quali hanno mandato venti pretendenti alla citta` dell’ Itaca omerica rivendicando il trono d’ Ulisse (peraltro se Zante poteva albergare una ventina di nobili pretendenti come poteva la ben piu' piccola Itaca attuale averne cresciuti molti di più!): Μνηστήρων δ’ ούτ’ άρ δεκάς ατρεκές ούτε δύ’ οίαι ( Οδ. π 245-253) L’ abitazione micenea era localizzata da Silvia Benton nella Zante settentrionale, vicino ai luoghi Alicana e Catastari (al varco che guida le navi verso l’ ovest tra Cefalinia e Zante), come anche al capo piu` meridionale, quello di Geraca, alla posizione Vassilico. Impianti micenei, soprattutto delle tombe che sono datati dal 14o all’ 11o secolo p.c. furon

trovati in località Cheri e Vigla dall’ archeologa P. A

Angelopoulo e in località Plano dall’ archeologo P. Calliga. Zante e` considerata come uno tra gli ancoraggi piu` sicuri della geografia micenea, in base ai quali piu` tardi diventera` la subordinazione dell’ Itaca omerica.

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2. ILIS L'Elide, e` descritta da Omero nell’ Iliade, al “catalogo delle navi”( Iλ. B 615), come anche nell’ Odissea, come la regione che comincia dal capo Fees ( Catacolo odierno) ed arriva fin ad Aracso, cioe` la Dimi antica. E` caratterizzata come ευρύχορος( Οδ. δ 635) , δία( ν 275 , ο 298, ω 431), ιππόβοτος ( φ 347):

Οί δ’ άρα Βουπράσιόν τε και Ήλιδα δίαν έναιον ( Ιλ. Β 615-624)

La geografia e la topografia dell’ Elida omerica e` la stessa di oggi e non dubita nessuno che Omero conosce ottimamente la geomorfologia di questa zona. Verso sud conosce le località di Cronus e Chalchida ( Oδ.o 295) e il fiume Alfio , al di la` di questo c’ erano Pilo ed il regno vicino di Nestore. Verso il nord sa che la nave passando Elida incontra le isole dei Thoon, cioe` le Ocsetes odierne, sulla cui identificazione ci sforzeremo in seguito: Βάν δε παρά Κρούνους και Χαλκίδα καλλιρέεθρον. ( Οδ. ο 295-300) L'Elide e` per gli abitanti dell’ Itaca omerica un luogo conosciuto , dal momento che hanno delle mandrie con cavalle e possibilmente altri animali in questa zona. Secondo Omero, Noimon ha lasciato libera nell'Elide una mandria di cavalli (a proposito solo sull'altopiano presso il Monte Nero di Cefalonia si posson vedere ancor oggi gruppi di cavalli selvaggi) e vuole prendere un puledro da queste per trasportarlo con la nave ad Itaca:

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Αντίνο’, ή ρά τι ιδμέν ενί φρεσίν, ήε και ουκί. ( Οδ. δ 632-637) L'Elide e` inoltre descritta da Omero come il luogo piu` vicino di fuga dall’ Itaca omerica, quando i parenti dei Proci hanno fretta di uccidere Ulisse prima che lui vada via con una nave per questa area: Ω φίλοι, ή μέγα έργον ανήρ όδε μήσατ’ Αχαιούς (Οδ. ω 426-431)

L'Elide delimita i confini orientali della zona dove dobbiamo ricercare l’ Itaca omerica ed e` un tra i piu` incontestabili paletti di confine della topografia omerica.

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3. ISOLE ECHINADES – THOES

Le isole di Echinades vengono descritte da Omero al “catalogo delle navi” come parte del regno di Megita: Οί δ’ εκ Δουλιχίοιο, Εχινάων θ’ ιεράων νήσων. ( Ιλ. Β 625-630)

Anche le isole dei Thoon sono riferite da Omero nel viaggio del ritorno di Telemaco da Pilo ad Itaca; Thoes com’ e` noto, sono una parte particolare delle isole Echinades vicino alle foci del fiume Acheloo e sono un punto chiave per quanto riguarda la comprensione della rotta della nave di Telemaco e piu` tardi della localizzazione del centro dell’ Itaca omerica: Βάν δε παρά Κρουνούς και Χαλκίδα καλλιρέεθρον. ( Οδ. ο 295-300) Queste isole si sono chiamate Echinades , sia per la ragione del grande numero di echinon, sia a causa delle οξυκορύφων ακρωρίων delle isole, e da questo e il nome Ocsies delle isole che si trovano prima di Acheloo, che Omero ha chiamato Thoes ( Strabone). Durante il periodo antico dovevano essere molte di piu` , ma il materiale portato dal fiume Acheloo deve aver trasformato in continente molte di queste ( cfr.Strabone, Schilacs, Pausania,ecc.).

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Una di queste con il nome di Dolicha (la Macri odierna), Strabone, trascinato dal nome e non avendo lui personalmente un’ idea dell’ isoletta, fa il grande errore di identificarla con la Dulichio omerica : Και ταύτης δε και της Κεφαλληνίας προς έω τάς Εχινάδας ιδρύσθαι νήσους συμβέβηκεν. ( Strabone , C 458) Il risultato dell’ errore di Strabone si riproduce piu` tardi su altri geografi, creando cosi` la grande confusione intorno alla geografia omerica. Queste isole formano un totale di isole che comincia dal capo Marathia di Etolia e finisce al capo Scrofa nel golfo di Patrasso. Nel punto piu` meridionale del gruppo delle Echinades c’ e` un particolare gruppo di isolette con il nome Ocsetes, dove nel 1571 si combattè la grande battaglia navale di Lepanto (Naupactos in greco, che significa la fabbrica delle barche e che prende nome dal luogo dove i Dori provenendo indubbiamente dal nord costruirono le zattere per passare in Morea) nella quale la flotta turca venne distrutta dalla flotta cristiana per merito soprattutto delle sei galeazze veneziane del Comandante Barbarigo inserite nella flotta veneziana di Sebastiano Venier, poi Doge. Di queste isolette ne parla anche Eliodoro ( 5, 17). Antonio Miliarachis nel suo libro Γεωγραφία Πολιτική Νέα και Αρχαία του νομού Κεφαλληνίας ci riferisce in particolare: Οξείαι . Τας νήσους ταύτας ο Στράβων κατατάσσει μεταξύ των Εχινάδων, ορίζει δε ότι πλησιάζουσι εις την αρχήν του Κορινθιακού κόλπου και εις τάς εκβολάς του Αχελώου. ………………………………………………………… Το νεώτερον όνομα των νήσων Κουρτσολάρι, Curzolari, Kurzolaires άγνωστον πόθεν καθιερώθη. Le denominazioni odierne delle isole piu` importanti sono Dragonara, Caloghiros, Calonissi, Provati, Ponticos, Modi, Sofia, Pistros, Labrinos, Petalas, Vromonas, Macri, Glaronissi, Tsacalonissi e Ocsies ( si guardi la mappa relativa). Queste isole sono aride e pietrose e sicuramente non hanno nessuna relazione con il πολύπυρον και ποιήεν Dulichio d’ Omero, come erratamente aveva supposto Strabone, De

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delimitano pero` dall’ Est ad Ovest la zona dove si deve ricercare l’ Itaca omerica e sono certamente anche queste isole dei paletti di confine sicuri nella topografia micenea.

4. NIRICOS ( LEFCADA – ACARNANIA)

La citta` di Niricos e` menzionata solo un' unica volta da Omero, quando Laerte nella rapsodia ω ( στ. 375-378) si inorgoglisce per l’ epoca quando era giovane e essendo re dei Cefalini aveva attaccato e occupato quella citta` che si trovava in ακτήν ηπείροιο: Τον δ’ αύ Λαέρτης πεπνυμένος αντίον ηύδα. ( Οδ. ω 375-378) La citta` di Niricos si e` nominata da Tucidide come citta` di Lefcada, dove gli ateniesi sbarcarono con il loro generale Assopio : Κατά δε τον αυτόν χρόνον του θέρους τούτου Αθηναίοι και περί Πελοπόννησον ναύς απέστειλαν τριάκοντα και Ασώπιον των Φορμίωνος στρατηγόν. ( Γ, 7 -10)

Strabone ( C 59, 452, 461) precisa che Lefcada durante gli anni antichi era penisola della terra dei Acarnani, che Omero la chiama ακτήν ηπείροιο e che con questo termine il poeta chiama la costa che e` di fronte a Cefalonia e Itaca ed anche che la citta`di

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Niricos era citta` di Lefcada, che ha cambiato posizione quando Chipselos , tiranno di Corinto ( 657-628 a.c.), ha deciso di dividere con un istmo Lefcada da Acarnania. Sempre Strabone ci dice che Lefcada ha preso il suo nome dalla roccia Lefcata che si trovava al punto meridionale dell’ isola, l’ odierno capo di Chiras ( capo Lefcatas). In questo luogo Strabone scrive che si trovava il tempio di Apollo, come anche l’ Alma, cioe` la roccia da dove e` precipitata Saffo come anche Cefalo. Ci informa anche che colui che ha scritto l’ Αλκμαιωνίδα , come anche Eforo, credevano che Lefcada ha preso il suo nome dai fratelli di Penelope Alisea e Lefcadio, che insieme al loro padre Icario hanno governato l'Acarnania dopo la loro fuga dalla Laconia:

Τον τε Πειραιά νησιάζοντα πρότερον και πέραν της ακτής κείμενον ούτως φασίν ονομασθήναι. ( Στράβων , C 59.18)

Αύτη δ’ ήν το παλαιόν μέν χερρόνησος της Ακαρνάνων γής. ( Στράβων , C 452.8, 9 ) Ευθύς επί της Ακαρνανίας ότι μέν αυτήν ο Λαέρτης και οι Κεφαλλήνες κατεκτήσαντο είρηται ημίν. ( Στράβων , C 421.24)

La citta` di Niricos era ευκτιμένον πτολίεθρον e ovviamente non ha relazione con l’ εινοσίφυλλον Νήριτον , che era monte dell’ Itaca omerica ( come anche Πήλιον το εινοσύφιλλον, che era monte della regione di Magnesia). Questo lo sottolinea anche Strabone ( C 454), il quale menziona : Ο μέντοι αντί Νηρίτου γράφων Νήρικον, η ανάπαλιν, παραπαίει τελέως.το μέν γάρ εινοσίφυλλον καλεί ο ποιητής , το δ’ ευκτιμένον πτολίεθρον, και το μεν εν Ιθάκη, το δ’ ακτήν ηπείροιο. De

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Se non c’ era la teoria di Lefcadiston , che Lefcada e` l’ Itaca omerica, l’ argomento avrebbe finito qui e la citta`di Nirico in Lefcada verrebbe considerata il terzo ancoraggio sicuro della geografia omerica. Poiche` pero`molto si è discusso tra gli abitanti di Lefcada su questa citta`, per sostenere la teoria che Lefcada e` l’ Itaca omerica, sfruttando da una parte l’ errore degli scrittori latini (i quali parallelamente con Itaca , Dulichio e le altre zone hanno menzionato anche Neritum, non chiarendo se questa parola si riferisce al monte Nirito o alla citta` Nirico) e dall’ altra la teoria di Dorpfeld, ci siamo impegnati, dopo aver riassunto tutti i rinvii dei geografi e storici latini qui di seguito, ad esprimere il nostro punto di vista su queste informazioni ricercando la verita` storica. Ovidio, descrivendo la rotta della nave che trasporta Enea da Troia all’ Italia, al momento che si avvicinano le isole Strofades, menziona : Strophadumque recepros portubus infidis exterruit ales Aello ( Ovidio, Metamorfossis, VIII, 709 – 715 ) Virgilio anche nell' Eneade, descrivendo anche lui la rotta della nave che trasporta Enea, menziona : Fugimus spumantibus undis qua cursum ventusque gubernatorque vocabat. ( Virgilio, Eneade, III , 268 – 277 )

Dall’ analisi di questi due testi, dove i poeti latini si basano sulla geografia omerica dell’ epoca micenea, in nessun caso si rivela che Neritum e` citta` di Lefcada. A Neritum , che evidentemente riguarda il monte Nirito dell’ Itaca omerica, si e` riferito molto prima di iniziare la descrizione di Lefcada che comincia con il capo Lefcata e termina con il riferimento della citta` Actio al nord di Lefcada. La confusione e` provenuta soprattutto dal riferimento di Plinio ( IV, 3 -5 ), il quale menziona la parola Neritum insieme ad altre citta` ed isole alla spazio del Ionio :

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Acarnaniae , quae antea Curetis vocabatur , oppida Heraclia.

Pomponio Mela ( De situ Orbis II, VII, 91) menziona la parola Neritos insieme ad altri luoghi del Mar Ionio In Ionio Prote, Asteria, Cephalenia , Neritos , Same, Zacynthos, Dulichium ; et inter non ignobiles , Ulyssis nomine Ithaca maxime illustris. Stefano Bizantino alla lemma « Niritos » aggiunge che Lupercos, scrittore che e` vissuto ai tempi dell'imperatore Claudio , la citta` Niricon la chiama Niriton : Νήρικος , πόλις Ακαρνανίας , ήν Όμηρος ακτήν φησιν Ηπείροιο, ήτις εστίν Ακαρνανία. Λούπερκος δε ταύτα Νήριτος φησίν, ή Νήριτον, ως το όρος. ο πολίτης Νηρίκιος Και νηρίκια, και το κτητικόν του όρους Νηρίτιος. Dionisio il Viaggiatore ( ο Περιηγητής) alla sua opera Περιήγησις της οικουμένης al verso 496 cita di «Νηρικίης Ιθάκης»: Και λιπαρή Κέρκυρα φίλον πέδον Αλκινόοιο τη δ’ έστι, Νηρικίης Ιθάκης έδος εστήρισται. Dai riferimenti precedenti e` ovvio che gli scrittori latini piu` moderni, sforzandosi di geografare lo spazio dell’ Ionio ed avendo in mente le descrizioni omeriche, le complicano con le denominazioni moderne con il risultato nei tempi romani di avere in uso il toponimo Dulichio, quando e` noto che questo toponimo e` gia` dimenticato da molto tempo, già dai Greci dei tempi storici. Inoltre confondono le parole Niriton e Nirico scrivendo alcune volte Neritum ed altre Nericum senza di conoscere in realta` se questo che descrivono e` il monte Nirito d’ Itaca o la citta` Niricos di Lefcada. La confusione della scrittura corretta della parola Niritos e Niricos, in correlazione alla teoria di Dorpfeld per l’ Itaca omerica, ha costretto gli abitanti di Lefcada di trasportare obbligatoriamente la citta` Nirico quanto piu` all’ oriente potevano, lontano De

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dalla penisola di Lefcada , senza possedere assolutamente tale informazione e venendo in contrapposizione totale con lo storico Tucidide, il quale dice chiaramente che la citta` Niricos era citta` costiera ad Itaca e non citta` in Acarnania (anche se nell’ antichita` consideravano Lefcada prolungamento di Acarnania). Dichearcos , geografo dei tempi ellenistici ( 320 p. C.), riferito ad Acarnania annovera la citta` di Lefcada tra le citta` degli Acarnani :

Πόλεις δε ούτοι ( Ακαρνάνες) έχουσι πλείονας και Λευκάδα εφ’ ής μέγας έστι κόλπος εις Ισθμόν φέρων. ( Βίος Ελλάδος, 47)

Se supponiamo che la citta` Niricos , che e` provatamente citta` di Lefcada, fosse contestata da noi e localizzata fuori di Lefcada, e andando di pari passo con la teoria dei lefcadisti fossero contestate anche le cose evidenti, la geografia omerica non cambierebbe in niente. Il tronco montuoso di Lefcada continuera` ad essere estensione di Acarnania come ακτή ηπείροιο ed in nessun caso si giustifica una spedizione del re dei Cefalini Laerte alcuni chilometri fuori dal suo palazzo reale, per vincere i Tafii, i quali, come conosciamo, agli inizi del 13o secolo A.C. abitavano la zona vicino a Lefcada e le isole che si trovavano vicino a questa. Anche se in realta` qui non abbiamo una spedizione di Laerte con riferimento a delle marce ma un’ incursione marina contro un’ altra area, lontano dall’ Itaca omerica, come ci sforzeremo di dimostrare in seguito. Gustav Lang1, che si e` occupato attentamente con questo argomento, scrive al suo studio con il titolo Η πατρίς του Οδυσσέως: Ο Όμηρος εν τη τελευταία αυτού παψωδία αναφέρει πόλιν Νήρικον, ακτήν ηπείρου , ήν οι αρχαίοι ωσαύτως άνευ του ελαχίστου δισταγμού επί της Λευκάδος σημειούσιν! ……………………………………………………………………. Το Ομηρικόν όμως όνομα Νήρικος , παρά την παρακμήν της πόλεως , ως εκ της υποσκελίσεως αυτής υπό της Κορινθιακής Λευκάδος και απώλειας των πρωτείων αυτής, διετηρήθη του De

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Θουκιδίδου εν τη αρχική αυτού θέσει…

1.

Ludwig Salvator και Gustav Lang, Η πατρίς του Οδυσσέα ( μετ. Ν. Παυλάτου), Αθήνα 1906, σελ. 57-59.

Da quello che ha scritto tanto Tucidide quanto Strabone, pensiamo che non esista nessun dubbio che la citta` Niricos era citta` di Lefcada e che Lefcada era il luogo che ha ricevuto l’ incursione marina del re dei cefalini Laerte come ακτή ηπείροιο. Se supponiamo che nel 12o secolo A.C. l’ Itaca omerica era Lefcada ( la quale era comunque ακτή ηπείροιο dal momento che nel 7o a.c. secolo si e` trasformata da Chipselo in isola sia pure con questo piccolo istmo), quindi Laerte come ha fatto un attaco in ακτήν ηπείροιο , dal momento che Lefcada ( l’ Itaca omerica , secondo i lefcadisti) era nel 12o secolo a.c. ακτή ηπείροιο, cioe` penisola di Acarnania? Consecutivamente dunque giungiamo al risultato che la citta` Niricos era la citta` antica di Nidri vicino alla citta` odierna di Lefcada e ακτή ηπείροιο era tutta la penisola di Lefcada come parte continua del tronco di Acarnania. In un modo o nell’ altro Laerte per intraprendere una campagna militare con lo scopo di conquistare la citta` Nirico e` venuto da un luogo isolano al sud di Nirico (al nord c’erano i Thesproti). Questo e` dimostrato dai passi σ 84 e σ 115 dell’ Odissea, dove Antinoo minaccia Iro che la mandera` con una nave al re del Epiro Echeto: Αλλ’ έκ τοι ερέω, το δε και τετελεσμένον έσται ( Οδ. σ 82-87) Ζεύς τοι δοίη, ξείνε, και αθάνατοι θεοί άλλοι ( Οδ. σ 112-116)

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e dal φ 305 dell’ Odissea, dove di nuovo Antinoo minaccia questa volta Ulisse, ripetendo le stesse minacce, che cioe` mandera` anche lui con una nave al re di Epiro Echeto : Ως και σοί μέγα πήμα πιφαύσκομαι ( Οδ. φ 305-310)

Come diventa subito percettibile se l’ Itaca omerica era Lefcada come parte continua di Acarnania, cioe` d’ Epiro, non ci sarebbe necessita` di trasporto navale in Epiro per Iro e Ulisse. Omero giustamente rievoca un trasporto via mare, perche` l’ Itaca omerica e` un’ area isolana che ha bisogno di una nave per comunicare tanto con la Thesprotia e l'Epiro ( Acarnania) quanto con il Peloponneso. Gli scavi archeologici non hanno ancora trovato nessun impianto miceneo importante a Lefcada. I tumuli preistorici che si sono scavati da Dorpfeld nel 1901-1910 sono tumuli del periodo protoelladico e mesoelladico e non hanno nessuna relazione con i reperti che possono essere resi all’ epoca micenea, ed in particolare al periodo miceneo medio o basso, cioe` l’ epoca della guerra troiana. Sfortunatamente da allora gli scavi si sono fermati a Lefcada, senza localizzare l’ incontestabile abitazione micenea dell’ isola. Omero non conosce l'Acarnania, conosce pero` l'Etolia, che in quel periodo occupava la zona che oggi chiamiamo Acarnania o Etoloacarnania. Re di questo luogo e` Thoas e citta` piu` centrali sono Plevrona,Olenos, Pilini, la costiera Calchida e Calidona vicino ai luoghi moderni omonimi dei tempi storici : Αιτωλών δ’ ηγείτο Θόας Ανδραίμονος υιός. ( Ιλ. Β 638-644)

Omero il totale dei volumi montuosi di Lefcada- Acarnania- Etolia e soprattutto dell’ entroterra lo chiama con il termine geografico Epiro, come si e` chiamato piu` tardi la stessa parte con il termine Sterea Ellada. De

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Rispettivamente al termine geografico ακτή ηπείροιο , Omero si intende la parte di terra che entra al mare o penisola , come ci testimonia anche: Και μοι τούτ’ αγόρευαν ετήτυμον, όφρ’ ευ ειδώ. ( Οδ. ν 232-235)

L’ abitazione micenea dell' Acarnania e` confermata specialmente dopo gli ultimi riusciti scavi che ha fatto l’ archeologo Lazzaro Colonas e che sono continuati fino ai nostri giorni. Cosi` dunque come parte piu` settentrionale del poligono e` definita la penisola di Lefcada che non puo` essere considerato in relazione con l’ Itaca omerica per una serie di ragioni che hanno a che fare con la distanza che separa Lefcada dal Peloponeso e dall'Elide e che saranno spiegate nel corso di questo studio ( in questa fase non c’ è ragione di riferirle). Le coste occidentali della Etoloacarnania insieme alle isole delle Echinades e dei Thoon delimitano i lati orientali del poligono, che tocca le coste dell'Elide e finisce avendo come estremo settentrionale la penisola di Lefcada.

Conclusione finale Dopo dunque aver delimitato i quattro punti del poligono con i luoghi Zante – – Elide/Echinades – Thoes – Nirico ( Lefcada – Acarnania), vediamo che all’ interno di questo sono inserite due isole, Cefalonia ed Itaca (vedi la mappa relativa). La logica dice che in una di queste isole deve essere localizzato il centro dell’ Itaca omerica, cioe` la citta`, ed intorno a questo devono essere riconosciuti ed in seguito identificati gli altri luoghi e isole che descrive Omero. A queste due isole dunque, di Cefalonia e di Itaca, dobbiamo riconoscere, secondo Omero, almeno quattro! Cioe`, l’isola di Dulichio, l’ isola di Sami, possibilmente l’ isola di Samo, Itaca e secondariamente Crochilia, Eghilipa, il monte Niriton e tra o in una distanza media da due di queste, e in particolare da Samo ed

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Itaca, l’ isola misteriosa ed il luogo piu` decisivo per la decifrazione della geografia omerica, un’ isola non grande, come Omero ci informa, Asterida. E` ovvio che in questo caso se non v'e` stato un errore tragico di Omero allora puo` succedere qualcosa di molto interessante, che e` o molto difficile di concepire o molto facile, dunque... molto difficile. E` noto a tutti quelli che si occupano di ricerca che quanto piu` semplice e facile e` il problema tanto piu` difficile spesso e` la sua soluzione. Cominceremo dunque dalla parte teoricamente piu` difficile della geografia omerica che si collega con la definizione geografica dell’ isola Asterida. Questa isola fantasma la comunita` universale scientifica, dopo piu` di 150 anni di discussioni e ricerche intense, l’ha classificata nel mondo mitico d’ Omero, insieme alle isole Oghighia, Eea, Eolia, Thrinachia ecc. E` l’ isola misteriosa dove i Proci hanno tenso una trappola a Telemaco per ucciderlo durante il ritorno della sua nave da Pilo ad Itaca. L’ importante Asteris d’ Omero, con i ναύλοχα e αμφίδυμα porti e le cime sferzate dal vento, dove c’ era uno stretto marino a meta` distanza da Itaca e Samo.

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CAPITOLO DECIMO ASTERIS

Έστι δε τις νήσος μέσση αλί πετρήεσσα, μεσσηγύς Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης, Αστέρις , ου μεγάλη.λιμένες δ’ ενί ναύλοχοι αυτή αμφίδυμοι. Τη τον γε μένον λοχόωντες Αχαιοί. ( Οδ. δ 844-847) Con questi versi Omero ci informa che esiste una qualche isola che si trova dentro nel mare, rocciosa, appunto a meta` distanza da Samo ed Itaca , ed il suo nome e` Asteris. Non e` una grande isola ma ha due porti sicuri, uno dalla parte opposta dall’ altro. Li` Omero ci informa che i Proci avevano tenso un agguato a Telemaco per ucciderlo quando lui sarebbe ritornato con la sua nave da Pilo. In parole povere se questa isola si trova tra Pilo e la odierna Iraca allora questa è la parei di Telemaco, se trova tra Pilo e Poros allora Cefalonia è la patria dei Laertidi. E` fatto certo che uno tra i piu` grandi problemi della geografia omerica e` la localizzazione e il riconoscimento di Asteridos , la quale secondo Omero si trovava εν πορθμώ Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης( Οδ. δ 671, π 29). La sua localizzazione sicura renderebbe indiscutibilmente la geografia omerica attendibile e valida, e dall’ altra parte le dipendenza dei luoghi omerici Samo ed Itaca in relazione a quest’ isola incontestabili.

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Da allora son passati 3.200 anni, e Asteris si vaga ancora come una fantasma nello spazio dello Ionio, ricercando la sua identita` perduta` in ogni isoletta, isolotto e scoglio allo spazio tra Cefalonia, Itaca e Lefcada. Centinaia di ricercatori, archeologi, filologi, geografi, storici e letterati che si sono occupati dello lo studio della geografia omerica non sono riusciti ad accordarsi su quale isola o isoletta dello Ionio possa essere riconosciuta con certezza come l’ Asterida d’ Omero. Questa isoletta con gli eccellenti ναύλοχους και αμφίδυμους λιμένες e άκριας ηνεμόεσσας ( cime sferzate dal vento) , dopo il passare di tanti anni di vane ricerche e a causa delle informazioni confuse che abbiamo dall’ antichita`, la maggioranza della comunita` scientifica essendo priva di dimostrazioni sufficienti la confina al mondo mitico d’ Omero. E` vero che i geografi e storici antichi non si sono riusciti a chiarirci l’ esistenza o no d’ Asterida, cosi come ce la ha descritta Omero. Strabone , il quale non ha mai visitato la Grecia occidentale isolana per avere un’ immagine personale della geomorfologia della zona, avendo l’ illusione di poter geografare secondo la geografia omerica, ci riporta per Asterida i suoi punti di vista informandoci nello stesso tempo che cosa dicevano di questa isola il viaggiatore Dimitrios da Sipsi e Apollodoro: Μεταξύ δε της Ιθάκης και της Κεφαλληνίας η Αστέρια νησίον ( Στράβων , C 457.16)

Strabone ( C 453) considerando che Samos omerica e` Cefalonia e avendo l’ informazione che tra Cefalonia ed Itaca c’ e` un isolotto ( scoglio), quello che oggi si chiama Dascalio, si convince che finalmente deve essere l'Asteris di Omero. Il suo punto di vista l’ ha accettato Stefano Bizantino, il quale ripete tutti quello che Omero dice per Asteris, con la differrenza che invece di μεσσηγύς Ιθάκης τε Σάμοιό τε scrive μεταξύ Κεφαλληνίας και Ιθάκης. Έστι και νησίον Αστέρια μεταξύ Κεφαλληνίας και Ιθάκης . Όμηρος Αστέριδα ταύτην φησίν.

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Isichios al suo vocabolario menziona Πειριείς νήσος ή και Αστερία. Efstathios sottolinea che “ secondo il geografo ( Strabone) su Asterida c’ e` anche una cittadina, da altri si e` chiamata ed Asteria”. L’ isola Asteris insieme all’ isoletta Prote è rievocata anche da Plinio ( IV , 5455), il quale scrive che Asteris insieme all’ isoletta Proti si trovava in mar aperto 15 miglia fuori da Aracso! Ab ea Araxum Peloponnesi promunturium XV.ante hanc in alto Asteris, Prote. Negli anni seguenti l’ opinione di Strabone, che Asteris era lo scoglio Dascalio, e` diventato il punto di vista dominante intorno alla posizione di questa isoletta allo spazio dell’ Ionio. Lo scoglio odierno Dascalio da quell’ epoca si e` fatto «la pietra dello scandalo» della geografia omerica, sul quale hanno 'naufragato' tutte le teorie che la volevano essere l’ Asteris d’ Omero con i ναύλοχους και αμφίδυμους λιμένες και τις άκριας ηνεμόεσσας. Da allora gli interpreti moderni dei testi omerici non si sono riusciti ad accordare ne` per la sua posizione ne` per l’ identificazione dell’ Asteridos omerica con lo scoglio odierno Dascalio. Ancoranche il tanto filomerico Schliemann ha esitato a ammettere che lo scoglio Dascalio, che si trovava tra Cefalonia ed Itaca, era l’ isola dei Proci, come scrive al suo libro con il titolo Ithaque, le Peloponnese, Troie, pag. 75: Selon Homere ( Od., IV, 844-845), l’ ile d’ Asteris avait un Double port ; ..................................................................................................... il est inadmissible que de telles modifications aient pu survenir dans la topograrhie de l’ ile. E` sicuro che la localizzazione e l’ identificazione di quest’ isola aiuterebbe molto alla comprensione della geografia omerica e la liberazione delle ricerche omeriche da una problematica molto grave e senza sbocco che si e` sviluppata da

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allora e che si muove soprattutto in quattro direzioni, secondo la teoria di ogni volta : a. Che Omero scrive con «licenza poetica» per le necessita` del suo Poema Epico e inventa un’ isola che battezza Asterida, ci mette due porti sicuri, ναύλοχους e in particolare

αμφίδυμους per ogni

eventualita` ( non dobbiamo dimenticare che i proci erano costretti a permanere li` per 28 giorni), le aggiunge delle cime alte, άκριας ηνεμόεσσας, per poter consentire ai Proci di osservare il movimento marino, e cosi per le necessita` dell’ episodio particolare ha creato un’ isola per lo scenario del poema epico. b. Omero non conosce il mar Ionio perche` e` di Ionia; ha eventualmente ascoltato da marinai che viaggiavano nel mare Ionio (che nulla a che vedere con la regiione della Ionia, lo precisiamo per i lettori che poco conoscono il mondo greco antico) che tra Cefalinia (la Samo omerica, come la interpreta Strabone) ed Itaca c’ e` uno scoglio pericoloso con il nome odierno Dascaliio. Omero, trascinato dalle narrazioni dei marinai e non avendo lui stesso un’ immagine personale di questo scoglio, lo ingrandisce con la sua fantasia a tal punto affinche` abbia due αμφίδυμους λιμένες , cime alte per l’ osservazione cosi` con la sua ignoranza la geografia omerica «si giustifica»anche con questo piccolo scoglio odierno che si trova nel mare tra Cefalonia. c. Omero conosce assolutamente quello che descrive. L’ isola Asteris esisteva, la conosceva molto bene Omero ma sia e`affondata in qualche variazione geologica sia ha cambiato forma con il passare degli anni e sfortunatamente oggi non possiamo localizzarla o riconoscerla e cosi` confermare l’ esattezza della geografia omerica. d. Omero conosce assolutamente cosa descrive solo che quest’ isola non e` lo scoglio odierno con il nome Dascalio, ma diverse isole secondo ogni teoria , come Arcudi, Vardiani, Atocos, o ancora Omero non intende

necessariamente

come isola

quando

e`

riferito

agli

αμφίδυμους λιμένες , ma intende terre o isolotti con delle terre che si trovano l’ una di fronte all’ altra nel varco marino tra Cefalonia ed Itaca.

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L' attendibilita` della geografia omerica e dello stesso Omero nel caso di inesistenza di questa isola subirebbe un duro colpo. All’ opinione pubblica ed alla comunità dei specialisti possiamo dire che sono dominati due punti di vista: 1.Omero era soprattutto un poeta e non era obbligato di fare riferimenti geografici dettagliati, ed in seguito non era il geografo grande e infallibile, ma appunto con «licenza poetica» descriveva quello che considerava piu` ideale per le necessita` della narrazione. Cosi` dunque la “localizzazione” dell’ Asteridos omerica seguendo la stessa sillogistica, deve essere ricercata dentro gli ambiti generali di un testo filologico e di una narrazione che non e` obbligata a dare lezioni di geografia. 2. Omero ha descritto un’ isola, le cui tracce si sono perdute o che piu` tardi ha cambiato forma per ragioni non chiarite, e solamente Omero era colui che ha visto o descritto quello che non sono riusciti a far piu` tardi tutti quelli che si erano occupati della geografia omerica. Il punto di vista che Omero e` il solo che conosce la verita` circa la posizione di Asteridos, una verita` che i posteri non sono riusciti sfortunatamente a confermare o verificare, non era sufficiente per rovesciare i dubbi che esistevano già circa l’ esattezza della geografia micenea e la fedelta` delle descrizioni d’ Omero. Alla fine del 20o secolo Asteris e` gia` inserita nel mondo mitologico insieme alle isole Oghighia, Eea, Eolia, Thrinachia ecc. Degno di considerazione e` che durante l’ epoca dell’ Rinascimento, che ha coinciso con la fioritura della geografia, i cartografi europei, fedeli alla geografia micenea e trascinati dai geografi latini del periodo romano, hanno cartografato il mar Ionio disegnando un’ isola con il nome Asteris, come esattamente l’ aveva descritto Omero, con αμφίδυμους λιμένες, ed assai grande, tra o vicino a Cefalonia ed a Itaca. Facilmente pero` ognuno puo` immaginare gli occhi sbalorditi dei marinai greci ed europei, quando navigando vicino a Cefalonia ed a Itaca alla posizione di Asteris vedevano solo le acque completamente azzurre dell’ Ionio. Se non c’ era Asteris tanto peggio per lei! Doveva essere qui! ( cfr. mappe relative). Malgrado gli sforzi di volonta` dei cartografi del Rinascimento di resuscitare un’ isola tra Cefalonia ed Itaca che non e` mai esistita, per tutti quelli che ancora credono che Omero non userebbe mai un’ isola immaginaria nello spazio geografico di Grecia la grande questione ha continuato a permanere tormentosa fino ai nostri giorni: Omero conosceva realmente la morfologia e la posizione d’ Asteridos, e se si, allora qual e` questa isola ? De

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La risposta a questa questione dominante crediamo che in sostanaza giudichi tutta la questione dell' Itaca omerica e non solo. E' costituisce inoltre una delle 4 prove sovrane contenute nel nostro libro, uno dei quatro assi uno solo dei quali sarebbe sufficente a dimostare inequivocabilmente che la Ulisse era il Re di Cefalonia. Noi ci sforzeremo ora di dare la risposta. che sarebbe positiva, e non solo questo, ma l’ isola che ipotizzeremo come l’ Asteris d’ Omero si rivelerà nel nostro studio come uno dai piu` sicuri ancoraggi della geografia omerica. L’ isola Asteris e` descritta da Omero al δ dell’ Odissea ( 842-847) quando i Proci si sono imbarcati alla nave, premeditando la morte di Telemaco, dopo l’ idea di Antinoo di tendere un agguato e di uccidere Telemaco allo stretto d’ Itaca e di Samo: Αλλ’ άγε μοι δότε νήα θοήν και είκοσ’ εταίρους ( Οδ. δ 669-672)

Ως ειπών εκρίνατ’ εείκοσι φώτας αρίστους ( Οδ. δ 778-786)

Μνηστήρες δ’ αναβάντες επέπλεον υγρά κέλευθα ( Οδ. δ 842-847)

Nello stesso stretto marino d’ Itaca e di Samo la dea Atena informa Telemaco, mentre lui era a Sparta, che i Proci gli hanno tenso un agguato εν πορθμώ Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης . E`degno di osservazione il fatto che Atena non gli riferisce circa l’ isola Asteris, ma lo consiglia nel viaggio del ritorno di star lontano dalle isole, αλλά εκάς απέχειν ευεργέα νήα, inserendo ovviamente l’ isola di Asteridos in qualche generale complesso di isole, e lo informa di evitare il passaggio da queste isole viaggiando durante la notte e che lei stessa gli mandera` vento del sud durante il suo ritorno da Pilo per ormeggiare le sue navi alla prima costa d’ Itaca, cioe` la costa piu` meridionale, cosicche` Telemaco eviti il passaggio della nave nella zona pericolosa dove c’ era Asteris: De

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Άλλο δε τοί τι έπος ερέω, σύ δε σύνθεο θυμώ. ( Οδ. σ 27-42) Telemaco prende la via del ritorno con la sua nave e la dea Atene gli manda il desideratp vento propizio (meridionale). Navigando durante le ore notturne fuori dalle coste dell'Elide dirige la nave in modo di evitare le isole che Omero chiama Thoes, le doppia e aiutato del vento alle prime ore di mattina, prima che il sole sorga, arriva sano e salvo alla prima costa d’ Itaca (quella piu` meridionale) : Τηλέμαχος δ’ ετάροισιν εποτρύνας εκέλευσεν ( Οδ. σ 287-300)

Αίψα γάρ Ηώς ήλθεν έυθρονος ( Οδ. σ 495-506)

I Proci, sia perche` qualche dio gli ha detto che Telemaco li ha superati sia perche` loro stessi non hanno visto passare la nave e non riuscivano a raggiungerlo, sono ritornati anche loro ad Itaca il giorno che Tilemaco ha ormeggiato la sua nave alla prima costa lontano dalla citta`( Oδ . π 355). Gli sforzi dei Proci di uccidere Telemaco non avevano il risultato desiderato. Antinoo non puo` capire come Telemaco si sia salvato, mentre loro tutto il giorno tendevano un’ imboscata presso le cime scoscese e sferzate dal vento, osservando quando sarebbe passata la nave e di notte facendo dei pattugliamenti controllavano i varchi marini fino alla mattina : Τοίσοιν δ’ Αντίνοος μετέφη, Ευπειθός υιός. ( Οδ. π 363-370)

Telemaco mandando la nave in citta`, segue il sentiero che lo guidera` al suo porcaio Eumeo: De

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Τηλέμαχος δ’ υπό ποσσίν εδήσατο καλά πέδιλα. ( Οδ. ο 550-557)

Ritorniamo pero` al momento che la nave sorpassa l'Elide e Telemaco si sforza di evitare il passaggio dalle isole che Omero chiama Thoes. L’ isola Asteris logicamente si deve trovare tra l'Elide e la prima costa ( piu` meridionale) dell’ Itaca omerica in qualche parte dell'arcipelago delle isole, perche` la dea Atene gli ha detto che deve evitare il passaggio della nave dalle isole( αλλά εκάς νήσων απέχειν ευεργέα νήαν), inserendo evidentemente Asterida in qualche intreccio di isole piu` generale: Βάν δε παρά Κρούνους και Χαλκίδα καλλιρέεθρον. ( Οδ. ο 295-300) Secondo dunque il testo d’ Omero , dopo l'Elide si seguono le isole Thoes. Per la seconda volta continua Omero non ci menziona Asterida ma le isole(νήσοισιν), che pero` ora per la prima volta chiama Thoes( θοήσιν) ( Οδ. ο 299). Omero, descrivendo lo sforzo di Telemaco di evitare il passaggio della nave dalle isole( ένθεν δ’ αύ νήσοισιν) lo presenta preso dal terrore della morte ( ορμαίνων ή κεν θάνατον φύγοι ή κεν αλώη). Secondo Omero ( o 296-299) il passaggio della nave dalle Fees ( il capo Catacolo di Ilia) avviene durante le prime ore notturne quando il sole e` appena tramontato e le strade si sono oscurate : Δύσετό τ’ ηέλος σκιόωντό τε πάσαι αγυιαί, η δε Φέας επέβαλλεν επειγομένη Διός ούρω.

La nave , mossa con una velocita` normale circa 5-6 migli all’ ora e percorrendo una distanza circa di 40 miglia, logicamente doppia le coste dell'Elide alle prime ore dopo la mezzanotte (possibilmente la 3a e la 4a ora di mattino) e non in prima serata. Subito dopo, secondo il testo omerico, seguono le isole Thoes (

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θοήσιν) e molto presto di mattina la nave di Telemaco si presenta gia` ormeggiata presso la prima costa d’ Itaca! Αίψα γάρ Ηώς ήλθεν εύθρονος . οί δ’ επί χέρσου Τηλέμαχου έταροι λύον ιστία, κάδ’ δ’ έλον ιστόν. ( Οδ. ο 495-496)

Il pochissimo tempo rimasto per il resto del viaggio fino alle prime ore della mattina ( dalla 3a della mattina fino alla 7a della mattina), e il particolare momento di tempo quando Telemaco ha espresso le sue paure (intorno alle prime ore dopo la mezzanotte), ci obbliga a esaminare se veramente c’e` qualche relazione delle isole che Omero chiama Thoes con quelle isole che la dea Atena gli consiglia di evitare quando sarebbe ritornato da Pilo ad Itaca ( Οδ. π 33): Quali dunque possono essere queste isole con il nome Thoes? Strabone ( C 458.19) menziona : Και Oξείαι καλούμεναι, ας Θόας ο ποιητής είπε identificando le isole Thoes con Oxies odierne. Per lo stesso argomento Eraclito alla sua opera Ομηρικά Προβλήματα (45) , trattando la relazione del senso dei termini θοή e Οξύ , invocato il verso ένθεν δε αύ νήσοισιν επιπροέηκε θοήσιν sembra avere un chiaro punto di vista per le isole che Omero descrive, e dice che erano caratterizzate cosi` a causa del σχήμα προς οξείαν απολήγουσαν αποτελείν γραμμήν. Osserviamo quindi le parole del filosofo, il quale trattato il rapido della notte in relazione al Sole scrive : Ή τε «θοή νύξ» ουκ άλλο τι σημαίνει πλήν το σφαιροειδές όλου του πόλου σχήμα. Strabone per ancora una volta ci ripete che Thoes sono le Oxies, che si trovano insieme alle altre isole Echinades alle foci dell’ Acheloo ( C 351) : Θοάς δε είρηκε τας οξείας . των Εχινάδων δ’ εισίν De

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αυταί, πλησιάζουσι τη αρχή του Κορινθιακού κόλπου και ταις εκβολές του Αχελώου. Conosciamo anche che “Thoa” i greci antici chiamano il fiume Acheloo e le isole che si trovavano al suo accanto Thoes , che sono Oxies odierne. Ricapitolando concludiamo che con il nome «Thoes» i Greci antichi chiamavano le isole odierne con il nome «Oxies» ed in particolare : Oxies sono le isole Thoes d’ Omero, come Strabone scrive. Le isole Thoes si chiamano Oxies per la loro forma, ci informa Eraclito. Οξείαι γάρ ούτω καλούνται νήσοι περί την Κεφαλληνίαν, menziona Iliodoros ( 5.17) In base tutti questi quale relazione puo` avere l’ isola odierna Oxia( Oxies) con le isole Thoes d’ Omero? Osservazione prima e molto importante : Omero quando si e` riferito a queste isole si e` espresso al plurale : νήσοισιν θοήσιν εκάς νήσων Al plurale come « Οξείαι» si chiamano le isole « τα οποία Θόας αποκάλεσε ο Ομηρος», dice anche Strabone. Osservazione seconda : nella geografia omerica subito dopo l'Elide seguono le isole Thoes. Ma anche nella geografia moderna subito dopo l'Elide seguono le isole Oxies. Quindi abbiamo la stessa successione dei luoghi , Elide – Thoes durante l’ antichita`, Elide– Oxies all’ epoca odierna. Conseguentemente Thoes = Oxies. L’ etimologia della parola Thoes deriva dal verbo θοόω che significa οξύνω( aguzzare), e « διά τας νήσους το οξύ σχήμα απολήγουσας». Conclusione: Non c’e` nessun dubbiio che le isole Thoes siano le isole odierne Oxies. Geograficamente si trovano subito dopo l'Elide come anche Oxies. Semanticamente non c’ e` un’ identificazione completa dei termini Thoes ed Oxies. Questa relazione e` stata conservata fin ai nostri giorni, e in particolare al plurale, Oxies si chiama l’ isola e non l’ Oxia (all’ Oxies , dice il popolo) e questo perche` nel passato ce n'erano di piu`, come ci dice Strabone: Και ταύτης δε και της Kεφαλληνίας προς έω τας Εχινάδας De

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ιδρύσθαι νήσους συμβέβηκεν. ( Στράβων , C 458.19) Kαι η πρότεραν δε Αρτεμίτα λεγομένη μία των Εχινάδων νήσων ήπειρος γέγονε. ( Στράβων , C 59-60) E prima di esaminare quale isola ha i tratti distintivi dell’ isola Asterida, e` opportuno rispondere alla questione seguente: queste isole si trovano al passaggio marittimo verso Cefalonia ed Itaca per una nave proveniente dal Peloponeso ? La risposta e` spontaneamente positiva ed in particolare possiamo dire che la nave obbligatoriamente passera` da queste isole. L’ unico modo per non passare da Oxies e` di avere vento propizio dal sud ( come nel caso di Telemaco ) e di venire con questo vento verso le isole di Cefalonia ed Itaca. Questo pero`vale solo per quanto riguarda Cefalonia , perche` la rotta della nave verso Itaca non doppia le isole Oxies in nessun caso. La seconda questione che si pone e`: Oxies si trovano allo stretto Ιθάκης τε Σάμοιό τε (avendo in mente il punto di vista convenzionale che Itaca e` l’ isola odierna d’ Itaca e Samos e` Cefalonia) ? I Greci antichi chiamavano stretto quella parte del mare che aveva da entrambe le parti terra ed era usato per la traversata frequente delle navi. Era cioe` un passaggio marino conosciuto per i marinai che lo usavano moltissimo. Il termine stretto e` usato dagli antichi per passaggi piccoli, per esempio Apollodoro Rodio all’ Αργοναυτικά lo chiama l’Αδρίαν πορθμόν. Particolarmente il passaggio marino tra Ilias, il capo Aracso del Peloponneso, Acarnania e le isole di Zante, Cefalonia , Itaca ed Echinades Strabone chiaramente lo caratterizza come antistretto: Η μέν Ηλεία προς άρκτον επιστρέφουσα… ( Στράβων , C 355.2) Il cosidetto stretto 'Cefaliniacos' ( l’ antistretto, come lo chiama Strabone) che guida le navi verso Cefalonia, Itaca e Lefcada e in seguito verso Corfu` e l'Italia, e` nello stesso tempo lo stretto che guida le navi verso il golfo di Patrasso e di Corinto. De

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Secondo Iossipo, Oxies sono riportate come scaloå marittimo principale nel percorso marino dell’ imperatore Antonino (secondo secolo d. C.). Il percorso cominciava dal golfo di Corinto ed arrivava fino all’ Italia. Le fermate principali erano : istmo di Corinto – Lepanto – Oxies – Nicopolis – Vuthroto – isola Sason e alla fine Calabria ( Ιουδαϊκή αρχαιολογία , αρχ. 7,2,1 percorso di Tito da Ionia a Iapigia). Di conseguenza la risposta e` anche qui positiva, senza che il risultato sia influenzato da quale isola sia l’ Itaca omerica e quale Samos. Oxies si trovano infatti nella parte piu` centrale dello stretto cefalinico, distando ugualmente da Cefalonia ed Itaca, conservando in funzione uno dei piu` importanti fari da navigazione dello Ionio centrale. Dopo aver risposto a queste domande, e poco prima di collocare se Oxies siano μεσσηγύς Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης , e` il momento di esaminare se effettivamente Oxies hanno tutte quelle caratteristiche morfologiche che Omero menziona descrivendo l’ isola Asteris. Ricordiamo un po’ cosa ci dice Omero per Asterida: Έστι δε τις νήσος μέσση αλί πετρήεσσα… ( Οδ. δ 844-847) Αnche si trova : εν πορθμώ Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης ( Οδ. δ 671) ha : άκριας ηνεμόεσσας ( Οδ. π 365) e: νήσοισιν επιπρόηκε θοήσιν ( Οδ. ο 299) Che significa che Asteris : e` isola ού μεγάλη e` isola

πετρήεσσα

ha porti ναυλόχους αμφιδύμους ha

άκριας ηνεμόεσσας

si trova μέσση αλί εν πορθμώ Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης

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Dunque, Asteris e` un’ isola opportuna per l'agguato che controlla i passaggi marini, con le cime sferzate dal vento e piuttosto grande per tenere per 28 giorni i Proci, con due porti αμφίδυμα sicuri. In altre parole, non si tratta di un’ isola piccola e il termine che Omero usa ού μεγάλη pensiamo che voglia determinare che Asteris e` un’ isola non molto grande ma neanche molto piccola. In piu` questa isola deve essere in tale posizione affinche` possa controllare anche il possibile viaggio marino di Telemaco verso l’ Efira, perche` secondo le informazioni che avevano i Proci aspettavano che Telemaco ritornando da Sparta e Pilo avrebbe passato anche da Efira per rifornirsi le frecce avvelenate : Ή μάλα Τηλέμαχος φόνον ημίν μερμηρίζει. ( Οδ. β 325-330) Citta` con il nome Efira durante l’ epoca d’ Omero nello spazio generale dell’ Ionio ce ne erano tre: Efira di Corinto, Efira di Ilia vicino al fiume Sellienta e Efira di Thesprotia. Noi non prenderemo posizione circa quale citta` Efira intendeva Omero tra tutte queste, perche` le isole Thoes ( Oxies odierne) si trovano a tal punto che la nave obbligatoriamente passerebbe da li` e per tutte e tre le citta`. A tal punto consideriamo che sia opportuno , anziche` descrivere noi quest’ isola rischiando di apparire come se forzassimo la descrizione per l’ interesse dei nostri punti di vista, lasciare il compianto Antonio Miliarachi a descriverci l’ isola Oxia , che fa parte delle isole Echinades, trascrivendo alla lettera tutti quanto ciò che 110 anni fa ignaro aveva scritto su quest’ isola nella sua monografia Γεωγραφία Πολιτική Νέα και Αρχαία του Νομού Κεφαλληνίας ( pag. 163-166). Per la storia moderna delle isole Echinades ed in particolare di Oxias scrive : Είς την Ιθάκην υπάγεται πρό αμνημονεύτων χρόνων και το άθροισμα των ερημονήσων , των καλουμένων υπό μέν των αρχαίων Εχινάδων , υπό δε των νεώτερων Κουρτσολάρι, όνομα δόθεν υπό των ναυτικών και των γεωγράφων της Δύσεως. …………………………………………………………………… Αι νήσοι αυταί μνημονεύονται εν τη ιστορία του μέσου αιώνος, διότι εις τα παράλια αυτών εγένετο η διάσημος ναυμαχία τω 1571 η λεγόμενη της Ναυπάκτου ( Lepanto) , ονομασθείσα ούτως εκ της De

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σημαντικωτέρας τότε πόλεως της Ναυπάκτου εν τω παρακείμενω Κορινθιακό κόλπο. Per la storia piu` antica delle isole guardi sopra. E` infatti impressionante che Antonio Miliarachis, descrivendo ignaro la geomorfologia particolare dei porti di Oxias , usa la frase αμφίδυμοι κόλποι ripetendo 3.000 anni dopo le le stesse parole scritte da Οmero con la frase αμφίδυμοι λιμένες , riferito alla geomorfologia dei porti ναυλόχων dell’ Asterida ! Dobbiamo sottolineare che Omero usa questa frase una unica volta nei suoi Poemi Epici come anche Antonio Miliarachis nei suoi trattati storici! A proposito , quanto causale era questo? Comparando le informazioni d’ Omero per la geomorfologia d’ Asteridos con la geomorfologia di Oxias cosi` come l’ ha descritta Antonio Miliarachis , constatiamo che l’ Asteris d’ Omero presenta la seguente corrispondenza con Oxia ( Οξιές , Οξειές): L’ ASTERIS D’ OMERO E` ού μεγάλη Ha άκριας ηνεμόεσσας Ε` πετρήεσσα

L’ ISOLA OXIA secondo A. Miliarachi Έχει περιφέρεια 6 μιλίων και εμβαδόν 5.4 km2 Έχει προς β οξείαν υψηλήν κορυφήν ύψους 426 μ. Είναι τραχεία και απότομος καθ’ όλον αυτής το

Ηα λιμένες ναύλοχους αμφίδυμους

μήκος Σύγκειται εκ δύο τμημάτων συνδεομένων διά στενωτάτου ισθμού μήκους 300 μ. περίπου, εκατέρωθεν του ου

C’e` εν πορθμώ

σχηματίζονται αμφίδυμοι κόλποι Τα παράλια πασών των Εχινάδων ( Οξειές ) και οι μεταξύ τούτων πορθμοί είναι βαθύτατοι.

Dopo aver constatato che Oxia in relazione ad Asterida e` ου μεγάλη = 5,4 m.q ha άκριας ηνεμόεσσας = cima acuta e alta 426 m. ha ναύλοχους αμφίδυμους λιμένες = golfi αμφίδυμοι e due tra i porti piu` sicuri dell’ Ionio. e` πετρήεσσα = ruvida e scoscesa si trova εν πορθμώ Ιθάκης τε Σάμοιό τε = si trova allo stretto cefalinico.

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οποίου


non e` difficile convincersi dopo la comparazione dei due luoghi geografici che i riferimenti d’Omero per Asterida trovano una conferma assoluta nella geomorfologia e posizione d’ Oxias. Gli eccellenti porti αμφίδυμα e ναύλοχα d’ Asteridos fanno dell'identificazione basata sulla geomorfologia d’ Oxias una precisa certezza. I greci antichi hanno usato il termine αμφίδυμα descrivendo delle localita` che avevano sia porti sia coste da entrembe le parti ed in posizione opposta l’ uno dall’ altro. Apollonio Rodio ( Αργοναυτικά , Α 937-941) ha imitato Omero e descrive le coste αμφίδυμες della penisola di Arctonisso che si trova in Propontida, scrivendo i seguenti: Έστι δε τις αιπεία Προποντίδος ένδοθι νήσος. Uno studio comparato in base alle carte geografiche e alla geomorfologia delle coste αμφιδύμων dell’ Arctonisso e dei porti d’ Oxias non ci lascia dubbi su come intendere nella loro lingua originale i cosidetti porti αμφιδύμους , come e` per esempio d’ Oxias. Strabone ( C 257) descrivendo anche il campo αμφίδυμο di Schileo in Sicilia, ci da` l’ opportunita` per ancora una volta di comprendere in quale modo gli scrittori antichi descrivevano i porti che da una parte e dall’ altra sono separati con uno stretto basso come anche in Oxia. Από δε του Μεταύρου ποταμού , Μέταυρος έτερος εκδέχεται δ’ εντευθεν το Σκύλλαιον.

Per quanto riguarda il termine λιμένες ναύλοχοι che Omero usa riferito ai porti dell’ Asteridos , quelli che hanno la stessa percezione della geomorfologia d’ Oxias constatano la fedelta` indiscutibile della descrizione d’ Omero, avendo in mente che con questo termine i greci antichi intendevano porti dove poteva fermarsi la flotta mettendosi in agguato invisibile con sicurezza in caso di maltempo, senza aver bisogno di tirare le navi in terra. Per il commentatore antico, ναύλοχοι λιμένες si chiamano quei porti De

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εν οίς αι νήες λοχώσαι και ενεδρεύουσαι λαθείν δύνανται. Porti ναύλοχα sono descritti da: Sofocle, Αίας , 460: Ναυλόχους έδρας Euripide, Εκάβη , 1015 : Αχαιών ναύλοχοι περί Πτυχαί Sofocle, Τρώες , 633: Ναύλοχα λουτρά Erodoto , V II 180, 192. Callimaco nell’ inno Είς Δήλον ( 155 ) scrive per il nologo dei porti dell’ Echinades , che erano Oxies: Ού λιπαρόν νήεσσιν Εχινάδας όρμον έχουσαι.

Strabone ( C 459.21 ) descrive anche il nologo dell’ area marina dell’ Echinadi : πάντα δ’ ευλίμενα τά μεταξύ είτ’ Οινοιάδαι και Αχελώος. Oxies , come dimostreremo sotto, era uno tra i luoghi piu` famosi dove le navi pirate tendevano degli agguati, ma anche veniva usato come porto militare e rifugio delle navi mercantili in caso di mare agitato, diacronicamente dall’ antichita` fino ai nostri giorni. Prima di raggiungere a risultati certi , ci resta infine da esaminare l’ ultima citazione di Omero, se cioe` quest’ isola si trova veramente μέσση αλί e μεσσηγύς Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης. Il termine μέσση αλί denota che Asteris e` un’ isola, pertato bagnata tutto intorno dal mare, non e` cioe` una penisola – isola. Questo concetto è veramente soddisfatto daOxia, che dista circa un miglio dalla terra opposta di Etoloacarnania e circa 17 miglia da Cefalonia ed Itaca e sedici migli da Aracso. Pero` cosa in realta` intende veramente Omero con il termine μεσσηγύς ? Il vocabolario omerico di Cofinioti , interprentando il termine μεσσηγύς , scrive che è avverbio di luogo tradotto come : εν τω μέσω , μεσάκις, μεσούντος , εν τη μεταξύ οδώ. La maggior parte dei traduttori hanno reso l’ avverbio μεσσηγύς come avverbio di luogo traducendolo, εν τω μέσω ,cioe` nel mezzo. De

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Pero` nel mezzo di che cosa ? Di Samo ed Itaca ? O nel mezzo della distanza ( εν τη μεταξύ οδώ ), distando lo stesso da Samo ed Itaca? La congiunzione τε , tra i due luoghi, come all’ Ιθάκης τε Σάμοιό τε, raggruppa e collega questi, non li separa. Omero quando vuole distinguere questi due luoghi inserisce la congiunzione 'e' dopo il τε come : μεσσηγύς δε Σάμου τε και Ίμβρου παιπαλοέσσης Il piu` probabile dunque e`che l’ avverbio μεσσηγύς non determini qui il “mezzo”, ma dichiara che Asteris dista lo stesso da Samo ed Itaca. Sulla base di tutti i chiaramenti che abbiamo dato sopra per i versi contestati ci sforzeremo di tradurre il passo relativo dell’ Odissea: Έστι δε τις νήσος μέσση αλί πετρήεσσα… Osservando la carta e misurando le distanze crediamo che ci voglia proprio una capacita` particolare per concepire che l’ isola Oxia dista lo stesso dalla Cefalonia odierna e dall’ Itaca odierna! Lo stesso però sicuramente sarebbe valido se fossero invertiti i ruoli e fossero chiamate Itaca l’ isola di Cefalonia e Samo l’ isola d’ Itaca. Lo stesso e` valido se considerassimo la parte settentrionale di Cefalonia ( la penisola di Sami ) come la Sami o la Samo della geografia omerica e la parte restante di Cefalonia la considerassimo come il Dulichio omerico. La cosa piu` importante pero`, secondo il nostro punto di vista, è che Omero vuole esprimere, usando i due termini μεσση αλί e μεσσηγύς in relazione all’ isola di Asteridos con Samo ed Itaca, che«quest’ isola si trova nel bel mezzo di un passaggio marino», cioe` dello stretto marino che unisce le isole Samo ed Itaca soprattutto con il Peloponneso, luogo di destinazione piu` importante delle navi che attraversavano lo stretto cefalinico. Se prendiamo un compasso, mettiamo come centro Oxies ed tracciamo un cerchio avente come raggio la distanza che separa il Peloponneso da Oxies, allora vedremo che lo stesso raggio si avvicina esattamente alle coste tanto di Cefalonia quanto d’ Itaca. In altre parole, Oxia e` secondo una coincidenza strana μεσσηγύς d’ Itaca,

di

Cefalonia

e

del

Peloponeso

siaseparatamente

sia

anche

contemporaneamente con tutte! De

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Se osserviamo la carta vedremo che l’ isola Oxia si trova esattamente a meta` della distanza della rotta che unisce il Peloponneso con Cefalonia ed Itaca, controllando come posto di guardia e indirizzando come faro le navi all’ entrata e all’ uscita dello stresso di Patrasso e di Cefalonia. Ed i suoi due porti αμφίδυμα sono usati in abbondanza come i porti naturali piu` sicuri nel caso del mare agitato nello spazio dello Ionio. Il senso e l’ importanza d’ Oxias, nell’ epoca che le navi navigavano con il vento, un navigatore esperto puo` facilmente capirla. Il passaggio da queste isole e` obbligatorio per una nave a vela che provenga dal sud e si diriga verso Cefalonia ed Itaca. Secondo la tabella che esponiamo, i venti che ci sono nello stretto cefalinico sono nella loro maggioranza nordorientali – nordoccidenatli. I venti del sud sono piu` rari. Una nave per essere venuta dal sud quanto il vento e` l’ abituale, nordorientale – nordoccidenatle esige che il comandante del veliero navighi lungo la costa del Peloponneso sfruttando «il vento che le montagne portano» , come dicono i marinai, ed in seguito «prendendo il vento» e le correnti del golfo di Patrasso si diriga verso Oxies, sfruttando il vento dello stretto cefalinico con le vele in posizione «δευτερόπρυμα» , e fa rotta verso Itaca o Cefalonia( si guardi la carta relativa). L’ unica modo per arrivare immediatamente con una nave con vele di tipo vecchio alle isole di Cefalonia, Itaca e Lefcada in rotta retta dal sud doppiando Oxies e` di aver un vento del sud propizio. Questo esattamente ce lo conferma la dea Atena, sapendo che solamente così Telemaco può evitare il passaggio da Oxies /Asterida e per questa ragione manda a Telemaco il vento del sud per arrivare facilmente e con sicurezza alla prima costa d’ Itaca! Dopo aver visto dunque, che Oxia e ` μεσσηγύς και εν πορθμώ con Cefalonia ed Itaca ma nello stesso tempo e nel mezzo del passaggio marino ( εν τη μεταξύ οδώ) che collega queste due isole con Peloponeso, ci concentriamo sulla causa che fa sì che l’ isola Oxia si chiamava una volta Asteris, in base alla sua etimologia. Abbiamo esaminato sopra il contenuto del senso del termine Thoes e Oxia, ed abbiamo raggiunto il risultato che tutti e due i termini descrivono cose o sensi che hanno “ la figura acuta”. Come e` noto , la denominazione dell’ isola Asterida e` derivato della parola αστήρ. Cioe` , puo` essere descritta come: De

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a. Un’ isola che assomiglia con stella. b. Un’ isola che ha delle caratteristiche che assomigliano alle caratteristiche di una stella. Omero ancora per una volta ci informa di un luogo con nome affini, la citta` Asterion ( Iλ. B 735 , «al catalogo delle navi»). Οι δ’ έχον Ορμένιον , οι τε κρήνην Υπέρειαν οι τα’ έχον Αστέριον Τιτάνοιό τε λευκά κάρηνα. Asterio era una citta` antica di Magnissia. Strabone ha collocato la citta` Asterio vicino alla citta` antica di Arni. Stefano Bizantino ci informa che durante i suoi tempi Asterio ha cambiato il nome in Piressia. Secondo lui, la denominazione Asterion e` stata data alla citta` perche` «si trovava su un’ altura, appariva da lontano nella pianura come una stella ». Αστέριον , πόλις Θετταλίας. Όμηρος « οί τ’ έχον Αστέριον Τιτάνοιό τε λευκά κάρηνα». Η νύν Πειρεσία. ούτω δε καλείται διά το λαμπρόν , ότι εφ’ υψηλού όρους κειμένη τοις πόρρωθεν ως αστήρ φαίνεται. Ή από Αστερίου τινός [ ήρωος ]. Το εθνικόν Αστεριώτης, και θηλυκόν Αστερηίς, και Αστεριεύς. Con il stesso nome pero` , “Asteris”, i greci antichi avevano chiamato una serie di isole che piu` tardi hanno cambiato nome. Cosi` dunque il nome Asteris e` stato dato: A Delo , secondo Plinio ( IV, 66): Aglaosthenes Cynthiam alii Ortygiam, Asteriam, Lagiam, Chlamydiam, Cynethum, Pyrpilen igne ibi primum reperto. Cingitur V passuum, adsurgit Cynthio monte. A Rodi, ancora una volta secondo Plinio ( V , 36,1) : De

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Vocitata est antea Ophiussa , Asteria, Trinacrie, Corymbia, Poeessa, Atabyria ab 133 rege, dein Macaria et Oloessa. A Creta, secondo Issichio : Αστερίη . η Κρήτη και η Δήλος ούτως εκαλούντο. A una citta` di Siria o di Lidia, secondo Stefano Bizantino Αστερία, πόλις Συρίας . [ Ξάνθος εν Τετάρτη Λυδιακών]. Λέγεται και Αστερίς . ο πολίτης Αστεριώτης και Αστέριος. Ad una prima vista tanto Creta quanto Rodi, situate al bordo del mondo greco, Rodi verso l’ oriente e Creta verso il sud, potrebbero infatti portare il nome Asteris come la prima terra che appare da lontano ai naviganti in mare aperto di quell’ epoca, dopo un lungo viaggio da e verso lo spazio greco. E` noto che queste isole erano i ευδείελοι volumi montuosi per il tracciato e la conferma della rotta giusta delle navi alle strade marine del Mediterraneo, avendo cosi` il ruolo dei paletti di confine ( fari marittimi) per una navigazione sicura. La terza pero` delle isole , Delo, e` venuta a confermare con il modo piu` assoluto la relazione semantica del suo nome con il suo nome precedente ( Asteris). L’ isola Delo ha preso il suo nome dall’ aggettivo δήλος , che significa visibile, evidente, ovvio, avendo una relazione diretta con il valore semantico della parola Asteris ed i suoi sinonimi. Delo , l’ Asteria di allora, all’ inno Εις Δήλον di Callimaco e` descritta come l’ albero delle isole e il centro intorno alla quale le altre isola facevano un ciclo ( per questa ragione si sono chiamate Cicladi). Ιστίη ώ νήσων , ευέστιε, χαίρε μεν αυτή, Χαίροι δ’ Απόλλων τε, και ήν ελοχεύσατο Λητώ. ( Καλλίμαχος , Εις Δήλον, 325-326) αστερίη θυόεσσα, σε μέν περί τ’ αμφί τε νήσοι κύκλον εποιήσαντο, και ως χορόν αμφεβάλοντο. ( Καλλίμαχος , Εις Δήλον, 300-302) De

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Strabone pero` e` chiaro. Dice che Delo εν καλώ γάρ κείται τοις εκ της Ιταλίας και της Ελλάδος εις την Ασίαν πλέουσιν ( C 486.4 ). Delo cioe`si trova ad un punto strategico per chi viaggia verso l’ Asia dall’ Italia e dalla Grecia. Non crediamo che sia necessaria ancora un’ altra dimostrazione che Delo per i marinai di quell’ epoca era una Asteris, cioe` faro di navigazione allo spazio dell’ Egeo. Con tutte queste informazioni come requisito dobbiamo esaminare se l’ isola Oxia puo` essere un’ Asteris, come era Rodi, Creta o Delo , questa volta pero` nello spazio dell’ Ionio. L’ isola Oxia e` infatti l’ ultima isola all’ uscita del golfo di Patrasso. Dal passato era e continua e permane, a causa della sua unica posizione geostrategica e dei due porti – rifugio che ha, l’ isola piu` utile e preziosa per le navi che si dirigono verso l’ Ovest o si sono inserite allo stretto di Patrasso. Specialmente nel caso di mare agitato, Oxies e` ευφυέστερο e ασφαλέστερο rifugio delle navi nel particolare spazio dello Ionio. Morfologicamente si e` presentata come il volume montuoso piu` ευδείελος nello spazio marino all’ entrata e all’ uscita tra golfo di Patrasso e Ionio pelago , funziona come paletto di confine ( faro) per la navigazione guidando le navi verso le isole ionie o il golfo di Patrasso e di Corinto, avendo tuttoggi in funzione alla parte occidentale dell’ isola uno tra i fari piu` importanti dell’ Ionio. Lo schema acuto delle cime delle montagne dell’ isola forse piu` tardi ha dato li suo nome nuovo, all’ inizio come Thoes e piu` tardi come Oxies. E` veramente di bellezza eccellente sono le formazioni calcaree e le cime acute che uno puo` vedere in questa isola. Sommariamente dunque l’ isola Oxia ha tutti questi tratti distintivi per poter essere identificata, e nello stesso tempo può aver preso la denominazione di Asteris, come corrispondentemente avevano preso questo nome altre isole o citta` di Grecia al passato. Dopo aver dunque risposto affermativamente che l’ isola Oxia geograficamente, morfologicamente, etimologicamente, semanticamente e geostrategicamente e` completamente identificata con la geografia d’ Omero, non abbiamo più nessuna esitazione ad ipotizzare che l’ isola Oxia sia l’ isola Asteris. De

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Questo nostro punto di vista si allinea con le informazioni tratte da Plinio , il quale nella sua Naturalis Historia scrive che Asteris , insieme all’ isola Proti ( qui possibilmente intende l’isola di allora ed ora penisola a causa dei depositi alluvionali d’ Acheloo che porta la denominazione odierna Curzolari, che prima del deposito alluvionale era in realta` la prima isola delle Echinades all’ uscita del golfo di Patrasso), si trovano 15 miglia fuori di Aracso. Ab ea Araxum Peloponnesi promunturium XV, ante hanc in alto Asteris , Prote, ante Zacynthum XXXV in eurum ventum Strophades duae, ab aliis Plotae dictae. E` molto interessante qui osservare che la distanza d’ Asterida, cioe` d’ Oxia, dal capo Aracso e` 16 miglia! C’e` anche una ragione addizionale capace di confermare i nostri ragionamenti, e nello stesso tempo di problemattizarci : Un’ isola che e` descritta da Omero con un tale dettaglio, malgrado piccola e inabitata, non puo` essere che il poeta non la conosca e che abbia un valore generale piu` importante della sua dimensione. Non ci deve inoltre sfuggire il fatto che tale isola, insieme ad altre isolette delle Echinadi, erano uno dei luoghi piu` conosciuti e che le navi si rifugiavano per i porti sicuri che avevano, e specialmenti era covo di quelle pirate, per derubare le navi dirette da e verso la Grecia come Tucidide ci testimonia : Οι γάρ το πάλαι και των βαρβάρων οι τε εν τη ηπείρω.. ( Α , 5, 6) Lo conferma il professore dell’ universita` di Salonicco Giorgio Suris 1. Riferito alla relazione dei Cefalini con le attivita` piratesche sulle coste di Etolia e di Acarnania, scrive in particolare : Το πέρασμα εμπορικών πλοίων ήταν, φαίνεται, ένας πειρασμός που από πολύ ενώρις οδήγησε τους Κεφαλλήνες σε πειρατικές δραστηριότητες. ……………………………………………………………………. De

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Ήσαν οι πιο κατάλληλοι σύμμαχοι για μια πιο αποδοτική χρησιμοποίηση της κεφαλληνιακής ναυτικής και πειρατικής εμπειρίας 1.Γεώργιος Σουρής, «Η σημασία της Κεφαλλωνιάς για τα Ελληνιστικά κράτη και τη Ρώμη», Κεφ.Χρον.1976,σελ.113

Questo punto di vista conferma anche Joseph Partsch1, il quale sottolinea: Αλλά το άδοξον τούτο επάγγελμα των πειρατών μετήρχετο η Κεφαλληνία…………………………………………………… ……………………διά της ανοικτής θαλάσσης.

Euripide alla sua tragedia Ιφιγένεια η εν Αυλίδι ( 283-288) sembra di conoscere anche lui i pericoli che correravano i marinai alle isole Echinades scrivendo: Λευκήρετμον δι’ Άρη

I pretendenti al trono d’ Itaca, come discendenti legittimi dei ληστήρων Ταφίων, scegliendo Oxies come il luogo piu` opportuno per l’ agguato e l’ omicidio di Telemaco, in sostanza continuano la grande tradizione della pirateria marina nello spazio dello Ionio, come testimonia anche Tito Livio ( XXXVII. 13.12). Questo probabilmente lo sa bene anche Omero, e percio` colloca i Proci a tendere un agguato in un’ isola che era nota come isola dei pirati dello Ionio e cosi` «legittimamente» Asteris «ospita» i Proci come il luogo piu` ideale per l’ omicidio di Telemaco. Non e` fortuito che le isole Oxies siano state scelte come porto militare, a causa della sicurezza che gli prestavano i due porti αμφίδυμα, dalle flotte coalizzate delle forze cristiane d’ Europa per dare nel 1571 una tra le battaglie navali piu` grandi che si sono combattute nel bacino del Mediterraneo e dove hanno distrutto la flotta turca. La posizione geostrategica d’ Oxia, il suo ruolo durante il passato, il suo valore, i suoi ancoraggi naturali sicuri e l’ utilita` o la problematicità della sua posizione a causa della presenza delle navi pirate e` sicuro che eran cose ben conosciute sin dai primi anni che le navi e le persone hanno cominciato a navigare nel mar Ionio, e certamente lo erano ad un poeta della portata d’ Omero che di diede il compito di De

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comporre il grande poema epico di un popolo di marinai nello spazio della Grecia occidentale. 1. Joseph Partsch,Κεφαλληνία και Ιθάκη, σελ. 112

Asteris d’ Omero , che e` μέσση αλί e μεσσηγύς: a. con Itaca e Cefalonia b. con Cefalonia e Peloponeso c. con Itaca e Peloponeso d. e nello stesso tempo con tutti insieme in una combinazione unica ( non conosciamo esistere un caso registrato analogo) possiede una posizione distintiva, che Omero sembra di conoscerla molto bene. Conoscendo Omero questa caratteristica particolare d’ Oxia e usando due parole chiavi, μέσση αλί e μεσσηγύς , si sforza, molto possibilmente, di trasmettere l’ informazione per la posizione geostrategica che Asteris ha in relazione all’ ambiente isolano generale. Questa descrizione deve avere una relazione diretta con la diffusione e la conoscenza delle informazioni geografiche che era necessario possedere tutti i marinai di quell’ epoca che viaggiavano al pelago Ionio. In questo caso Omero non fa altro che costituire e trasportare informazioni geografiche infiorate con dei miti, assolutamenti importanti per l’educazione corretta dei cittadini; questi ultimi tramite i poemi epici conoscerebbero il mondo che li circonda per essere in grado in ogni momento di riconoscerlo. In sostanza la descrizione d’ Asteridos e` un’ istruzione marittima ai navigatori di quell’ epoca, che li informa che alla convergenza degli stretti dello Ionio ( di Cefalonia/ Patrasso) c’e` un’ isola il cui nome e` Asteris ( cioe` faro marittimo) e che in base a quest’ isola si possono fare con sicurezza le relazioni con gli altri luoghi geografici ( Cefalonia, Itaca, Peloponeso ecc.). Li informa anche che Asteris in caso di burrasca ha due porti molto sicuri, ma nello stesso tempo li informa ( nella descrizione dell’ agguato dei Proci) che l’ isola si offre per le agguati delle piraterie e dunque devono averlo in mente e di essere attenti. Possono anche doppiarlo se venuti da Peloponeso solo con un vento del De

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sud propizio. Dopo 3.500 anni Oxies, l'Asteris d’ Omero, continua ad essere lo stesso utile, preziosa ed insostituibile nell’ attivita` marinara e crediamo che continuera` a rimanere tale anche nel futuro finchè navi e persone navigheranno nel greco mare. Ipotizando dunque che Asteris d’ Omero e` l’ isola Oxia ( Oxia – Oxies), che si trova alla convergenza dello stretto di Cefalonia e di Patrasso, sappiamo ormai che Telemaco si dirige in qualche centro miceneo che da` sull’ oriente. Ne` il tempo del viaggio ne` la navigazione della nave ci guida verso le parti occidentali delle isole. Il riferimento d’Omero che intorno ad Itaca c’erano diverse isole, denominando anche tre di queste, Dulichio, Sami e Zante, ci obbliga prima di tutto a seguire quest’ informazione esaminando se e` veramente corretta o no. A Zante non ci riferiremo d’ ora in poi. Abbiamo riferito precedentemente, considerandola, come anche la maggioranza schiacciante di storici e ricercatori, come un paletto di confine indiscutibile della geografia micenea. Ci restano pero` altre due isole, che vengono di solito descritte insieme con la frase stereotipata Δουλίχιον τε Σάμη τε , cioe` Dulichio e Sami. La traduzione piu vicina sembra di essere «το Δουλίχιο μετά της Σάμης» , ma questo lo analizzeremo piu` tardi . Cominceremo la fase di questa ricerca con Dulichio. E` un isola che nella comunita`

scientifica

ha

provocati

molti

mal

di

testa

e,

come

dice

caratteristicamente Joseph Partsch , « η απλουστάτη λύσις θα ήτο εάν τις ηδύνατο να παραδεχθεί ότι η αμφισβητήσιμος αύτη νήσος εξηφανίσθη βυθισθείσα». L’ esempio pero` d’ Asteridos docet. Dulichio d’ Omero, come ci sforzeremo di dimostrare in seguito, non sembra essere tra i problemi piu` difficili della geografia omerica. Occorre solo Όμηρον εξ Ομήρου σαφηνίζειν , come direbbe Aristarco di Bisanzio.

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CAPITOLO UNDICESIMO DULICHIO

Τύχησε γάρ ερχομένη νηύς…ες Δουλίχιον πολύπυρον Il regno di Megita con centro Dulichio e` descritto da Omero nel “catalogo delle navi” dell’ Iliade, subito dopo la descrizione del regno d’ Elide e prima della descrizione del regno vicino e confinante d’ Itaca: Οί δ’ εκ Δουλιχίοιο, Εχινάων θ’ ιεράων νήσων ( Ιλ. Β 625-630) La localizzazione del regno di Dulichio dopo l'Elide e accanto al regno d’ Itaca non e` affatto causale. Questo regno, come abbiamo analizzato al capitolo sesto, e` sorto dopo la “divisione” del grande regno miceneo isolano dei Tafii e dei Tilevoes che si trovava all’ occidente da Peloponeso e da Acarnania ed aveva come suo ultimo re Pterelao. Com’ e` noto, dopo la sconfitta di Pterealo da parte dell’ esercito coalizzato di Amfitrion, questo regno e` stato distribuito a Cefalo di Thorico d’ Attica ed a Elio di Elos di Ilia. Epios Elios ha tenuto sotto il suo potere Dulichio, che era il tronco del suo regno, come anche le isole di Echinades. Molto possibilmente gli abitanti di Dulichio αμφινέμοντο e Samo insieme ai Cefalini d’ Itaca, cosi` come possiamo concludere dalla descrizione del regno d’ Ulisse : Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε Κεφαλλήνας μεγαθύμους ( Ιλ. Β 631-637)

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Primo re e fondatore nuovo di Dulichio era, secondo Apollodoro, Epios Elios, figlio di Persea di Elos di Ilida. Figlio di Elio era il ben conosciuto, a causa delle fatiche di Ercole, re di Ilia Augeas. Figlio di Augeas era Fileas, il quale litigò con lui perche` suo padre non aveva rispettato gli accordi con Ercole e per questa ragione Fileas se ne andò via e si e` installato permanentemente a Dulichio, dove sembra avesse dal passato ereditato legami strettissimi con l'Elide : Οργισθείς δε Αυγέας , πρίν την ψήφον ενεχθήναι ( Απολλόδωρος, Βιβλιοθήκη, Β V 5) Kαι κτείνας μετά των παίδων Αυγέαν κατήγαγε Φυλέα, και τούτω την βασιλείαν έδωκεν. ( Απολλόδωρος , Βιβλιοθήκη, Β VII 2) Φυλέως δε , ως τα εν τη Ηλίδι κατεστήσατο ( Παυσανίας V , 3.3) Όν τικτε Διί φίλος ιππότα Φυλεύς, ός ποτε Δουλίχιονδ’ απενάσσατο πατρί χολώθείς. ( Ιλ. Β 628) L’ emigrazione dei re dall' Elide a Dulichio mostra che Dulichio era ad certo modo un regno differente dall’Elide ed i re Epii stessi costituivano la classe dei duci tanto di Dulichio quanto dell'Elide. L’ ultimo re di Dulichio noto fu Acastos, che era subentrato al trono di Dulichio al re Megita. Secondo un’ informazione che abbiamo da Πέπλο di Aristotele, Megis era affogato nell' Egeo durante il viaggio del suo ritorno da Troia : Επί Μέγητος απολομένου εν θαλάσση , έχοντος δε τάφον εν Δουλίχιω. Μνήμα Μέγητι θοώ μεγαθύμου Φυλέος υιώ Δουλίχιοι τεύξαν. Σώμα δε πόντος έχει. Dulichio e` descritto da Omero come isola μάλα σχεδόν αλλήλησιν di Sami:

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Αμφί δε νήσοι Πολλαί ναιετάουσι μάλα σχεδόν αλλήλησι, Δουλίχιον τε Σάμη τε και υληέσσα Ζάκυνθος. L’ avverbio μάλα σχεδόν e` interpretato come molto vicino, cioe` secondo il senso esatto del termine di Dulichio deve essere unito o quasi unito con l’ altra isola , quella di Sami. L’ espressione stereotipata Δουλίχιον τε Σάμη τε in combinazione all’ avverbio μάλα σχεδόν intrepretato esattamente significa : Dulichio dopo Sami. E` degno di osservazione il fatto che, quando non c’ e` ragione per un riferimento particolare di Dulichio, allora abbiamo quasi sempre Dulichio essere riferito dopo Sami. Questo fatto deve creare perplessità specialmente a quella parte della ricerca che si è dedicata alla localizzazione del Dulichio omerico, sapendo che Dulichio appare conservare una relazione “siamese” con Sami ( Ύμνος προς Απόλλωνα Πύθιο στιχ. 429, Όμηρος , Οδ. ι 24, α 246, Οβίδιος, ΧΙΙΙ, 711, Βιγίλιος, Αινέιας, ΙΙΙ, 271). Dulichio secondo Omero e` ποιήεν e πολύπυρον ( π 394-397, ξ 334-335). Si tratta dunque di una localita` fertile e pianeggiante dove il grano deve essere la sua produzione principale. Τοίσιν δ’ Αμφίνομος αγορήσατο και μετέειπε ( Οδ. π 394-397) Αλλ’ εμέ πρίν απέπεμψε ( Οδ. ξ 334-335) Sicuramente il ποιήεν e πολύπυρον Dulichio d’ Omero non ha nessun relazione con l’ isola Dolicha delle Echinades ( la Macri odierna), che Strabone erratamente ha considerata a causa della sinonimia come il Dulichio omerico :

Η μεν Ηλεία προς άρκτον επιστρέφουσα………. De

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……. ών έστι και το Δουλίχιον . Dolicha di Strabone , la Macri odierna, e` un’ isoletta lunga e stretta piccola, arida e improduttiva, con un’estensione di 1,4 m.q, con lunghezza di 3.396 m e con larghezza variabile di 300-750 m. Ed il suo punto piu` alto ha 126 m. Page 1 dice in particolare per quest’ isola : “ Gli antichi trascinati da un’ etimologia falsa hanno sciolto il problema spostando Dulichio a Dolica delle Echinades, un’ isola piccola, misera e deserta, dove neanche i capretti vivono facilmente”. Al contrario, secondo Omero, Dulichio e` un regno miceneo popoloso che da un totale di 108 manda ben 52 pretendenti per la rivendicazione del trono d’ Ulisse e invia 40 navi con a capo Megita alla campagna militare contro Troia. E` un numero che paragonato con la flotta piccola delle 12 navi d’ Ulisse ha veramente creato molte discussioni per la grandezza e il potere del regno vicino d’ Itaca. Dall’ altra parte pero` e` fatto che Omero all’ Iliade non ci ha detto assolutamente niente per il ruolo di Megita e degli abitanti di Dulichio ; contrariamente il ruolo d’ Ulisse e` importantissimo tanto nell’ Iliade quanto nell’ Odissea. Nell’ Iliade gli abitanti di Dulichio essenzialmente si sono inseriti nella forza dei Cefalini che ha come capo il re delle isole d’ Occidente che e` Ulisse. Pero` qualsiasi cosa sia avvenuta in nessun caso il centro miceneo di Dulichio puo` essere collocato a Dolica ( Macri odierna) o qualunque altra isola o isoletta delle Echinades, malgrado lo sforzo di volonta` di Strabone per` la dimostrazione del contrario. Strabone sforzandosi di confutare tutte quelle cose che gli storici e commentatori piu` antichi dei Poemi Epici avevano menzionato per quanto riguarda Dulichio, che cioe` Dulichio e` Cefalonia, o parte di Cefalinia o l’ area di Paleon all’ occidente di Cefalonia, almeno ci informa cosa pensassero di Dulichio Andron, Ferechidis, Ellanicos ed « alcuni altri ». Ha una grande importanza il poter osservare il ragionamento di Strabone, il quale non avendo ottenuto un’ immagine personale della zona, e specialmente dell’ isola Dolica, trascinato evidentemente dal nome dell’ isola e dalle informazioni false che presumibilmente aveva, si sforza di difendere la geografia d’Omero giungendo a conclusioni irreali che sfortunatamente gli interpreti e storici posteriori hanno accettate da parte. 1. Denys L. Page, Η Ιλιάς και η Ιστορία , Εκδόσεις Καρδαμίτσα, 1988, σελ. 186.

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Il risultato fu che il regno d’ Ulisse e quello di Megita furono da allora mescolati dagli interpreti

piu` moderni, « in una confusione spiacevole » , come

caratteristicamente dice Page, per ammettere subito dopo che « qualche errore si manifesta qui ed io non ho assolutamente fiducia nelle interpretazioni famose vecchie o nuove ». Strabone , sforzandosi di interpretare la geografia omerica cosi` come lui la « concepiva », con l’ isoletta Dolica ( la Macri odierna) che per lui era il Dulichio omerico, menziona : Ούκ ώκνησαν δε τινες την Κεφαλληνίαν την αυτήν τω Δουλιχίω φάναι ( Stravon , C 456.14) E` sicuro che, se il tanto filo-omerico Strabone avesse visto con i suoi occhi l’ isola arida, piccola e rocciosa, avrebbe rifiutato indiscutibilmente l’ identificazione, che ha fatto a causa della sinonimia, del Dulichio omerico con l’ isola Dolica ( la Macri odierna) delle Echinades, che sicuramente non si trovava a cento stadi dal capo Aracso di Achaia ed alle foci dell’ Alfio, ma centocinquanta stadi lontano da Aracso vicino alle foci dell’ Acheloo! E` ovvio che Strabone era rimasto vittima della disinformazione, dicendo che Dolica dista solo cento stadi da Aracso, così come vittima della stessa disinformazione era anche rimasto per l’ isoletta di Tafius, che identifica con Tafo, che pero` , come anche lui dice, alcuni non hanno esitato di identificare con Cefalonia: οι δε τη Τάφω και Ταφίους τους Κεφαλληνίους, τους δ’ αυτούς και Τηλεβόας ( C 456). Stefano il Bisanzio si accorda con Strabone dicendo «Δουλίχιο μία των Εχινάδων η και Δολίχα καλουμένη». Pafsanias ( VI, 15.7) avendo evidentemente delle informazioni da geografi piu` antichi di lui scrive , ούτοι δε οι Παλείς εκαλούντο Δουλιχιείς τά αρχαιότερα, dicendo chiaramente che il Dulichio omerico era nella penisola di Palis a Cefalinia. Il vocabolario Suda considera Dulichio come isola. Issichios come citta` dei Cefalini. Pomponio Mela come isola o luogo geografico insieme alle altre isole e luoghi allo spazio dello Ionio come Proti, Asteria, Cefalonia, Nirito, Sami e Zante. Plinio menziona Dulichio insieme ad Itaca, Sami e Crochilia. De

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Secondo le informazioni di Strabone: Andron credeva che fosse la regione di Pali a Cefalonia, un punto di vista che sostiene, come abbiamo visto sopra, anche Pafsanias. Ellanicos credeva che Dulichio fosse Cefalonia. Lo sforzo di Strabone di confutare le opinioni di Androno, di Ferechidi e di Ellanico, i quali sia con un modo o sia nell’ altro erano d'accordo che Dulichio era a Cefalonia, ci rivela comunque le grandi liti per la posizione di Dulichio che probabilmente esistevano fin dall’ antichita`. Uno studio pero` attento della terra dove e` descritto lo stato di Megitos dal «catalogo delle navi» d’ Omero ci guida alla conclusione che Omero fa una chiara divisione tra Dulichio e le altre isole Echinades, che si trovavano separatamente da Dulichio nel mare di fronte all'Elide. Il problema dell’ interpretazione corretta del luogo relativo lo crea una virgola che deve essere aggiunta alla parola Δουλιχίοιο al verso 625, quindi l’ interpretazione del suolo relativo non presenta nessun problema per la comprensione giusta del testo omerico : Οι δ’ εκ Δουλιχίοιο, Εχινάων θ’ ιεράων νήσων La traduzione del testo relativo e` stato fatto con una divisione chiara di Dulichio dalle altre isole Echinades, perche` e` fatto indubbio che queste isole sono infertili, aride e piccole, e non possono avere nessuna relazione con il ποιήεν, πολύπυρον e popoloso Dulichio d’ Omero. Il fatto che Dulichio e` insieme a Sami , e non con le Echinades, si rivela anche dal percorso della nave che trasporta i sacerdoti di Apollo da Creta a Crissa nell’ inno omerico all’ Apollo Pizio( vers. 427429): Εύτε Φεράς επέβαλλεν αγαλλομένη Διός ουρώ Dalle Fees antiche ( il Catacolo odierno) non solo non sono sembrate essere Dulichio le Echinades ma neanche sicuramente l’ Itaca odierna. In quale isola o parte delle isole e` quello che e` descritto nell’ inno omerico come Itaca, avendo al suo accanto le isole Dulichio, Sami e Zante, e si separa dal monte Nirito scosceso e coperto di nubi, lo analizzeremo piu` tardi al corso di questo studio. De

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La stessa circa descrizione ripete anche il poeta latino Ovidio alla sua opera Μεταμορφώσεις ( XII, 709-715): Strophadumque recepros portubus infidis exterruit ales Aello. Come anche il poeta latino Virgilio alla sua opera Αινείας ( III, 268-275) menziona : Fugimus spumantibus undis E` degno di osservazione il fatto che nelle descrizioni delle isole dell’ Ionio che sono fatte sia da Greci sia da Romani e riguardanti la geografia del periodo omerico, Dulichio e` stato sempre riferito subito dopo Zante e sempre insieme a Sami. Nessuna descrizione ci lascia il sospetto minimo che Dulichio sia descritto vicino a Echinades. Dall’ epoca del Rinascimento e dopo alcuni studiosi piu` moderni dei testi omerici e della geografia omerica, cercando un compromesso con i punti di vista di Strabone, che diceva che Dulichio era parte di Echinades, ma nello stesso tempo consci della realta` per l’ infertile e arido suolo di queste isole, hanno raggiunto il punto di vista che Dulichio fosse un’ isola di pianura vicino all'Acarnania che si e` trasformata in continente a causa dalla materia portata del fiume Acheloo e` oggi e`pertanto terraferma ( Kieperd, Eugen Oberhumer , Burr)! Secondo altri Dulichio era un’ isola che e` sparita nella zona dove la descrive Strabone ( all’ aperto del capo Aracso) e vicina alla parte sudorientale di Cefalonia dove si trovavano le rocce sommerse o le isole Oxies ( Bursian). Ameis e G. Biedermann si sono accordati con i punti di vista degli storici, geografi e viaggiatori piu` antichi ed hanno finalmente accettato che Dulichio e` la parte di Cefalonia piu` remota , cioe` Palichi. Questo punto di vista l’ ha espresso nel 1833 lo storico Loverdo Costis 1, scrivendo i seguenti:

De

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1.

Λοβέρδος Κωστής, Ιστορία της νήσου Κεφαλληνίας, 1888, σελ. 23-24.

Ο Όμηρος τίθησι το Δουλίχιον και τας ιεράς νήσους Εχινάδας ……………………………………………………………………. …και εις τους από των χώρων τούτων πλέοντας φαίνονται τα ακρωτήρια Ξύ, Αγ. Πελαγίας και Σκάλας, προ των της Ιθάκης και των Εχινάδων. Antonio Miliarachis1 , menziona : Μετά τα ειρημένα έχοντες υπ’ όψιν τους λόγους του Ανδρώνος, Φερεκύδους, Παυσανία και Ησυχίου…………………………… ως συνεχωνεύθησαν εις την Τροιζήνα αι προϊστορικαί πόλεις Υπέρεια και Άνθεια και άλλαι αλλαχού.

Lo storico e geografo Joseph Partsch2, chiedendosi anche lui la posizione del Dulichio omerico, scrive:

Πού όμως μένει το Δολίχιο; ............................... ως αναπόφευκτον αντικατάστασιν του ελλειπόντος έτι γενικού ονόματος Κεφαλληνία.

Da allora sono stati esposti molti punti di vista da parte dagli interpreti moderni dei poemi epici. Indicativamente citiamo un breve elenco degli scrittori con il loro punto di vista circa la posizione del Dulichio omerico.

1.Αντώνης Μηλιαράκης, Γεωγραφία Πολιτική Νέα και Αρχαία του νομού Κεφαλληνίας, 1890, σελ. 202206.

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2. Joseph Partsch, Κεφαλληνία και Ιθάκη, 1892, σελ. 93-94

W. Gell = Calamos o Meganissi W. M . Leake = Echinades Dorpfeld = Cefalonia V. Berard = Meganissi A.E.H Goekoop = Erissos o Palichi Thomopulos = Cefalinia Ger. Volteras = Itaca Th. Curuclis = Lefcada Dodwell = Caccava E.S Tsimaratos = Itaca Meletios = Lefcada Heinz Warnecke = Corfu` Enrietta Mertz = Corfu` Ducas = Cefalonia Ecc. Mentre tutte queste cose hanno elaborato gli interpreti moderni dei Poemi Epici, accordandosi o dissentendo soprattutto con Strabone, noi, nel caso dell’ Asterida, cominceremo la ricerca intorno al Dulichio omerico sulla base delle informazioni che Omero ci da`, che analizzeremo una ad una ricercando il nucleo storico e la verita` che nascondono in se` , sia quelle mitologiche sia quelle di argomento storico-geografico. Secondo dunque Omero: 1. Dulichio e` isola μάλα σχεδόν αλλήλησι con Sami: Αμφί δε νήσοι ( Οδ. ι 22-25) 2. Dulichio e` ποιήεν e πολύπηρον : Ως έφαθ’ οι δ’ άρα πάντες ακήν εγένοντο σιωπή. ( Οδ. π 393-397) Ώμοσε δε προς έμ’ αυτόν, αποσπενδών ενί οίκω. ( Οδ. ξ 331-336) 3. Dulichio e` popolosa, nonchè ricca perchè dovevan provenire da famiglie nobili quei ben 52 Proci 'mandati' per la rivendicazione del trono dell’ De

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Itaca omerica, come anche invia 42 navi alla campagna militare contro Troia. Μνηστήρων δ’ ούτ’ άρ δεκάς ατρεκές ούτε δύ’οίαι ( Οδ. π 245-251) Οί δ’ εκ Δουλιχίοιο, Εχινάων θ’ ιεράων νήσων ( Ιλ. Β 625-630) 4. Dulichio e` dopo Itaca sulla rotta della nave che viene da Thesprotia: Αλλ’ εμέ πρίν απέπεμψε ( Οδ. ξ 334-337) 5. Dulichio, secondo le informazioni che abbiamo da Omero, e Pafsania e Apollodoro, e` amministrata da Epius : Των μέν ούν Εχινάδων και των Οξειών ( Στράβων , C 459) Οργισθείς δε Αυγείας , πρίν την ψήφον ενεχθήναι ( Απολλόδωρος , Βιβλιοθήκη, ΒV 5) Ιn base alla nostra analisi al capitolo sesto Dulichio sarebbe il centro amministrativo della seconda parte del regno di Pterelao in passato, mentre insieme alle isole Echinades, che gli Epii e gli Acarnani avevano colonizzate, costituiscono insieme ad Itaca il regno marittimo confederale della Grecia occidentale, avente come re in quell’ epoca Megita e come secondo re Ulisse. Questo è dimostrato anche dal diritto che hanno gli abitanti di Dulichio di rivendicare con pari diritti il trono dell’ Itaca omerica, come gli abitanti di Zante, di Samo e d’ Itaca. 6. Dulichio , come centro miceneo popoloso e potente, logicamente deve essere localizzato in una zona dove la ricerca archeologica avra` portato alla luce antichita` del periodo basso elladico. Prima di analizzare una ad una queste informazioni consideriamo opportuno dover dare un’ interpretazione del termine geografico Dulichio, in uno sforzo di avvicinare ancora di piu` il senso del nome che Omero usa descrivendo il centro amministrativo del re di Megita. Il termine Dulichio proviene dall’ aggettivo δολιχός ( si collega con il latino longus), che significa lungo , lungo e stretto. In altre parole, questo complemento di

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aggettivo caratterizza la geomorfologia di una parte della terra lunga e stretta che si inserisce nel mare. Parole sinonime incontriamo in Omero: N 162, O 474, γ 169, λ 172, ψ 243, come anche e parole composte sinonime: δολίχαυλος ( δολιχός + αυλός ) = ο μακρόν αυλόν έχων ( ι 156). δολιχεγχής , - ες ( δολιχός + έγχος ) = ο έχων μακρόν δόρυ ( Φ 155). δολιχήρετμος , - ον ( δολιχός + ερετμόν ) = ο μακράν κώπην έχων ( θ 191, ν 166, ψ 176) δολιχόσκιος ( δολιχός + πιθανόν το ξύλο μελία) = εκ μακρού ξύλου μελίας ( Γ 346, Ν 509, Ζ 438, ω 519). Cioe`, in tal caso, Dulichio deve essere un’ isola o penisola la lunghezza di cui deve essere assai maggiore della sua larghezza ( almeno 2: 1). La denominazione Dolica e` stata data a un’ isola dalle Echinades, Macri odierna (come corrispondetemente e` stata data ad altre isole in Grecia), cosa che ha indotto appunto a causa della sininimia Strabone a considerarla eroneamente il Dulichio omerico. Grandi isole nella nostra zona con la forma « dolicho » abbiamo l’ Itaca moderna, in un punto Lefcada e le penisole di Palichi e di Sami ( Erissu ) di Cefalinia. Secondo Omero, Dulichio era μάλα σχεδόν αλλήλησι con Sami. Quindi dobbiamo ricercare il Dulichio omerico come localita` , isola o penisola che si tocca o e` molto vicino al luogo omerico Sami e nello stesso tempo questa localita` deve essere πολύπυρος e ποιήεσσα , cioe` un luogo pianeggiante e fertile, completamente diverso dall’ Itaca κράνη , la Samo παιπολόεσσα , le isole Echinades rocciose e i Thoes. Cominceremo la nostra ricerca con le isole Lefcada, Itaca e Cefalonia, secondo una serie d’ ordine dal Nord al Sud, cominciando con l’ isola piu` settentrionale , Lefcada. CASO PRIMO : LEFCADA COME DULICHIO OMERICO Se consideriamo che Lefcada e` il Dulichio omerico, allora l’ Itaca omerica deve essere localizzata piu` al nord da Lefcada ( non dobbiamo dimenticare che la nave che veniva da Thesprotia, cioe` dal Nord, dirigendosi verso il Sud con destinazione il Dulichio omerico si e` fermata temporaneamente all’ Itaca omerica).In questo caso De

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l’ Itaca omerica collocata piu` al nord di Lefcada si occupa sostanzialmente la zona di Thesproton . Questo caso pero` e` irreale, e del tutto illogico, dunque e` da rifiutare. CASO SECONDO: ECHINADES O PARTE DI ETOLOACARNANIA COME DULICHIO OMERICO Questa prima opzione l’ ha sostenuta Strabone , il quale ha detto che Dulichio era l’ isoletta Dolica ( la Macri odierna), che si trova alle foci di Acheloo di fronte alle Iniades : Και ταύτης δε και της Κεφαλληνίας προς έω τας Εχινάδας ( Στράβων, C 458.19) Come piu` presto abbiamo dimostrato nessun’ isola da Echinades e molto di piu` l’ isola rocciosa e arida Macri non puo` essere il ποιήεν e πολύπυρον Dulichio , che inoltre ha mandato 52 proci ad Itaca e 40 navi a Troia. Quindi il punto di vista di Stravon che Dolica ( la Macri odierna ) e` il Dulichio omerico e` fuori dalla realta` e sicuramente da rifiutare. Gli interpreti piu` moderni dei Poemi Epici Omerici e soprattutto quelli che hanno sostenuto il punto di vista che Lefcada e` l’ Itaca omerica, consci dell’ assurdità delle affermazioni di Strabone, hanno scelto la soluzione media, dicendo che Dulichio era isola vicino alle foci dell’ Acheloo, che si e` trasformato in terraferma grazie al materiale traportato del fiume ed ora e` inserito nella Etoloacarnania. Per la dimostrazione di queste affermazioni sono stati invocati i testi relativi di Strabone ( C 59), Erodote ( B, 10), Tucidide ( B , 102), Pafsania ( Arcadica K ), Plinio ( Historia Naturalis IV 2), che parlano delle alluvioni e la materia che trasporta Acheloo, con spostamento delle sue foci. Se consideriamo che Dulichio e` veramente parte di Acarnania, che si e` trasformato in terraferma, allora teoricamente l’ Itaca omerica puo` essere isola o luogo che si trova al nord o all’ ovest dalle foci dell’ Acheloo. Queste localita` possono essere Lefcada che l’ abbiamo rifiutata come Itaca omerica dall’ inizio di questo studio, la zona di Etoloacarnania, al nord di Acheloo, ed in seguito Cefalonia settentrionale e centrale, come anche l’ Itaca odierna.

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Inizialmente questo caso ha veramente interesse perche` ci da` teoricamente una via d’ uscita sia per quanto riguarda l’ identificazione del Dulichio omerico, con una parte che e` diventata terraferma vicino alle isole Echinades, sia per quanto riguarda l’ identificazione dell’ Itaca omerica con l’ Itaca odierna. Questo approccio ha pero` due svantaggi molto seri : a. Dulichio trasportato in Etoloacarnania non e` ormai μάλα σχεδόν αλλήλησιν con Sami.Il toponimio Sami con la citta` omonima e` registrato come uno dai toponimi indiscutibili della Cefalonia antica, che trae la sua origine dall’ epoca omerica. E` fatto che la frase stereotipata Δουλίχιον τε Σάμη τε ( Dulichio dopo Sami) e` registrato non solo da Omero ma da tutta la letterattura greca e antica. In tutte le descrizioni delle navi che viaggiano con direzione dal Sud al Nord Dulichio e` sempre insieme a Sami e vicino a Zante ed Itaca. Εύτε Φέρας επέβαλλεν αγαλλομένη Διός ούρω ( Ύμνος εις Απόλλωνα Πύθιο, στχ. 427-429) Strophadumque recepros portubus infidis exterruit ales Aello ( Ovidio, Μεταμορφώσεις, VII, 709-715) Fugimus spumantibus undis ( Virgilio , Αινείας, ΙΙΙ, 268-277) Il caso che il luogo geografico Sami si situi separatamente e da solo verso l’ l'Ovest, il luogo geografico Dulichio si trova separatamente e da solo verso l’ Est, ed Itaca insieme alle altre Echinades siano interposte alla meta` e` fuori di ogni descrizione omerica. Omero descrive Dulichio dopo Sami ( Δουλίχιον τε Σάμη τε), di essere sempre insieme ( μάλα σχεδόν αλλήλησιν), ed Echinades di essere πέρην αλός Ήλιδος άντα, cioe` separatamente al mare di fronte ad Ilida ( Ιλ. Β 626). b. Secondo i studi geologici che si sono fatti da geologi americani e sono pubblicati al Geological Society of America, riguardo alla zona generale della Etoloacarnania e delle isole Ionie la comunita` scientifica ha raggiunto alcune certezze, che nessun’ alluvione di De

tale forma e misura possa causare l’ 14


inserimento di una grande isola intorno al 1000 a.c. vicino alle foci d’ Acheloo( guardi le mappe relative). Sulle foci d’ Acheloo abbiamo veramente un aumento graduale della zona terrestre con il passare dei secoli, ma in nessun caso risulta negli ultimi 3000 anni una tale trasformazione in terra di una parte grande di suolo insulare pianeggiante . Come abbiamo detto l’ aumento della zona costiera di Acheloo avviene molto gradualmente e l’ unico suolo divenuto terraferma , prima o dopo il periodo dei Troiani, sono delle colline piccole ed infertili vicino ad Oxies, con il nome Curzolari, soprattutto a causa del cambiamento della posizione delle foci d’ Acheloo. Questi cambiamenti sono soprattutto rivordati dai miti che si riferiscono alla modifica delle foci nella zona παραχεωλίτιδα ( la cornucopia) . Il teoria che la zona di Etolico si separasse durante il periodo degli avvenimenti troiani con mare o con stretto che cominciava dalle foci d’ Acheloo ed arrivava fino al golfo Amvrachico e` un mito geologico. Aquell’ epoca abbiamo in questa zona il regno di Thoada ( Il. B 238) con una serie delle citta` importanti di Etolia che tutt’ altro sono descritte che come delle parti di una zona con il nome Dulichio( Calidona, Plevrona, Oleno, Pilini ecc.). Concludendo, i cambiamenti che si sono rivelati dal periodo dei troiani fin’ ai nostri giorni non giustificano la trasformazione in terra di nessun’ isola pianeggiante che puo` essere giustificata in questa zona con il Dulichio omerico. Quindi l'opzione di localizzare il Dulichio omerico alle coste di Etoloacarnania, vicino ed al nord di Acheloo come anche e nelle isole infertili delle

Echinades,

sia

rigettata

come

geologicamente

impossibile

e

storicogeograficamente non plausibile. CASO TERZO : ITACA COME DULICHIO OMERICO Se consideriamo che l’ Itaca odierna e` il Dulichio omerico, dunque logicamente Lefcada deve essere l’ Itaca omerica.In questo caso abbiamo infatti un’ isola che forma « dolica » . Potrebbe cioe` Itaca essere nominata a causa della sua morfologia Dolica o Dulichio. Geomorfologicamente pero`, Itaca non e` ne` ποιήεσσα ne` πολύπυρος, anzi contrariamente e` un’ isola assolutamente rocciosa e arida, e non ha nessuna relazione con le fruttificazioni della terra che Omero ci descrive per Dulichio.In piu, nel caso che l’ Itaca odierna era il De

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Dulichio omerico, Lefcada dovrebbe essere l’ Itaca omerica. Pero` Lefcada come Itaca omerica l’ abbiamo rifiutata all’ inizio di questo capitolo, dimostrando che la penisola di Lefcada, che ha portato provatamente la citta` Nirico, che l’ ha occupata il re da Itaca dei cefalini Laertis, e` la paletta di confine stabile piu` nord della topografia micenea a questa zona. Quindi anche questo caso va rigettato. CASO QUARTO: TUTTA CEFALONIA COME DULICHIO OMERICO Se prendiamo il caso che tutta Cefalinia e` il Dulichio omerico, allora dobbiamo trovare posizione all’ isola μάλα σχεδόν αλλήλησιν che si trova sempre insieme a Dulichio ed e` Sami. Se dunque consideriamo che Sami si trova piu` nord, fuori di Cefalonia, allora questa deve occupare la posizione dell’ Itaca moderna, quindi l’ Itaca omerica deve essere Lefcada o qualche isola dalle Echinades. Lefcada pero`, come Itaca omerica l’ abbiamo appena esclusa, così come dobbiamo escludere ogni isoletta delle Echinades aride, e da tutto questo teoricamente resta solo il posto piu` a sud , Zante. Zante pero` e` il paletto di confine stabile piu` sud della geografia micenea che riguarda la zona di cui ci occupiamo, e non ha mai cambiato nome dall’ epoca d’ Omero fino ai nostri giorni. Quindi la supposizione che tutta Cefalonia sia il Dulichio omerico e` anche rigettata e per ancora due altre ragioni : a. Perche` non c’ e` posizione per la Sami omerica, ne` al nord ne` al sud, eccetto che a Cefalonia, e l'accettazione di questo caso escluderebbe la localita` unica e indiscutibile che c’ e` a Cefalonia con la denominazione Sami, la cui posizione non e` stata mai rifiutata, almeno dai tempi storici. b. Cefalonia è la base della forza e della presenza dei cittadini cefalini d’ Ulisse (e non solo di Megito), i quali in un qualche momento hanno dato il loro nome all’ isola dove abitavano. Non possiamo cioe` esiliare da tutta Cefalonia i cittadini cefalini d’ Ulisse e collocarci solo gli Epii, anche se dobbiamo accettare che gli Epii all’ origine erano abitanti della zona ed in generale fanno parte dei Cefalini, abitando in alcune dalle citta` dei Cefalini. CASO QUINTO : PARTE DI CEFALONIA COME DULICHIO OMERICO De

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( Come sostengono i piu` antichi degli storici e geografi: Andron, Ferechidis, Pausania, Issichios). Per questo caso : Andron dice: «Δουλίχιο ήτο μέρος της Κεφαλλήνίας». Ferechidis dice: «Δουλίχιο ήτο η χώρα των Παλέων της Κεφαλληνίας». Pausania dice : « Ούτοι οι Παλείς εκαλούντο Δουλιχιείς τα αρχαιότερα». Issichios dice: «Δουλίχιο πόλις της Κεφαλληνίας». Secondo dunque con il punto di vista dominante, che hanno sostenuto i piu` antichi degli storici, la penisola di Palichi sembra di essere indicata dalla maggioranza come il Dulichio omerico. Se quindi Palichi e` il Dulichio omerico, allora la penisola di Palichi deve : a. essere dolicos b. essere un’ isola o funzionare come isola ( penisola – isola) c. essere μάλα σχεδόν αλλήλησιν con Sami d. essere ποιήεσσα e πολύπυρος e. avere o aveva relazioni con gli Epii f. la nave dei Tesproti sorpassando l’ Itaca omerica e continuando il suo viaggio arrivare al Dulichio omerico g. nella

penisola di Palichi

essere

ritrovati

antichita` micenee che

confermerebbero le informazioni d’ Omero per il Dulichio popoloso, che ha mandato cinquantadue pretendenti ad Itaca e quaranta navi a Troia. Comparando le informazioni d’ Omero con le informazioni che abbiamo per la penisola di Palichi vediamo che : I.

Infatti la penisola di Palichi e` una dolica, cioe` una parte della terra lunga e stretta che si inserisce dentro il mare in relazione di lunghezza a larghezza 3 : 1. E` inoltre una dolica ideale, cosi` come sono caratterizzate dalla terminologia omerica parti della terra lunghe e strette o isole in casi corrispondenti.

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II.

Il caso di essere caratterizzata Palichi come isola e` possibile, perche` i greci antichi, come e` noto, chiamavano isole anche le penisole, specialmente se erano isolate dalla terra e l’ accesso a queste avveniva soprattutto dal mare come nel caso nostro.

Il termine χερσόνησος ( penisola) e` stato stabilito subito dopo il 3o secolo a.c. Il caso ideale di penisola – isola e` infatti la penisola di Palichi che dai tempi antichi e fino ai nostri giorni funziona con le qualita` distintive di un’ isola a causa della sua posizione geomorfologica particolare. La penisola di Palichi ha infatti il suo porto, Luxuri, dove quotidianamente ad ogni ora sono effettuati itinerari con dei traghetti che collegano Pali con il resto di Cefalonia. Il collegamento tramite il mare di Palichi con il resto di Cefalonia e con la Sterea Ellada era inevitabile a causa della grande distanza terrestre che separa Palichi dal resto di Cefalonia (40km.) ed a causa della separazione naturale dei luoghi dai volumi montuosi che si sono interposti fra di loro. E` noto solo nel 19o secolo e` stata aperta una strada che ha unito Palichi con il centro dell’ isola , Argostoli. La penisola di Palichi e` infatti μάλα σχεδόν αλλήλησιν con l’ altra anche penisola – isola d’ Erissu, dove e` localizzata nei tempi storici la citta` stato di li` Sami. La penisola di Erissu con la citta` Sami dei tempi storici, e` l’ unico toponimio che e` stato preservato dalla geografia omerica e appaare la prova prima della relazione diretta e aspettata di sovrapposizione tra Dulichio – Sami. Infatti la penisola di Palichi si unisce con il resto di Cefalonia tramite un istmo basso. Come caratteristicamente dice Strabone,, a Cefalonia c’ e` un istmo strettissimo che separa gli abitanti di Crani dagli abitanti di Pali : Κείται δ’ η Κεφαλληνία κατά Ακαρνανίαν ( Στράβων , C 456.15) Strabone possiede l’ informazione che la localita` che oggi viene chiamata Livadi ogni tanto veniva coperta dal mare (intende la laguna di Livadi), ma a causa De

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delle scarsità di informazione ipotizza che il mare copra tutto l’ istmo , cosa che sicuramente non e` reale. Questo sbaglio di Strabone ha condotto ancora una volta molti storici e ricercatori ad ipotizzare che nel periodo omerico la penisola di Pali fosse un’ isola separata dal resto di Cefalonia. E` pero` noto che tali cambiamenti geologici non avvennero nell’ isola dall’ epoca di pleistocene. La geomorfologia dell’ isola resta quasi inalterata almeno da 15.000 anni. La stessa morfologia che ha la penisola di Pali osserviamo che l’ ha anche la penisola di Erissu. La comunanza con la penisola d’ Erissu a causa della linea divisoria che ha imposto all’ isola la catena di Eno si ripete anche tramite il mare. Erissos possiede un suo porto indipendente, il porto di Aghia Efimia ( Pilara antica) ed il porto settentrionale di Fiscardo ( Panormos antica). Questi porti sono le porte di comunicazione della penisola con Peloponeso, Etoloacarnania e Lefcada.

La penisola di Palichi e` una penisola indipendente e

isolata, « προς το

αυτοτελές της διαγραφής συνεφώνει η ιδιάζουσα φύσις του εδάφους», come caratteristicamente dice Joseph Pertsch. Ε` una realtà che i formamenti geologici di Palichi siano completamente diversi da quelli del resto di Cefalonia. Le estensioni paludose e erbose della zona di Livadi incontrano subito le colline basse di terra di Palichi, che sono formate da strati terziarii di terra fertile, con il nome particolare Aschilacas. La coltivazione del grano a Palichi durante l’ antichita` e` testimoniata da Polibio, il quale ci dice che il paese dei Paleon era pieno di cereali ( V 3). Ορών ( ο Φίλιππος) δε το τε πολισμάτιον [ τους Πρόννους] Lo storico e geografo tedesco Joseph Partsch1 ci da` informazioni preziose per le fruttificazioni della terra all’ isola di Cefalonia specialmente durante il periodo del Medioevo.

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1.

Joseph Partsch, Κεφαλληνία και Ιθάκη , 1892, σελ. 93-94

Secondo queste informazioni, Cefalinia ha continuato ad essere una localita` cerealicola con come granaio principale Palichi, come ci informa l’ esposizione di Aloys Calvo ( 1458) che sottolinea che Cefalonia e` « εύφορος σίτου, οσπρίων, λίνου, και άλλων σπαρτών, παράγει δε οίνον, έλαιον, πρινοκκόκι και μέλιν αρκετόν». Anche, l’ esposizione di Ant. Calvo ( 1568) ci informa che η νήσος άυτη είναι λίαν ορεινή και κατά μέγα μέρος άγονος, έχει κλίμα ευκραές, και αφθονεί σπαρτών, κριθής, σίτου και οίνου, κατά τινα δε έτη και ελαίου αλλά ολίγου. Iustinianis e Valieris ( 1576) confermano che a Cefalinia c’e` dell’ autossuficienza dei prodotti agricoli e puo` fare estrazione del grano « δι’ ό απεφασίσθη υπό υης εκλαμπρότατης ταύτης Γερουσίας το τρίτον του σίτου εκείνης να πεμφθή εις Κερκυραν προς διασκεύην διπυρίτου». Ma anche e dai tempi moderni A. Morosini ( 1624) dice che a Palichi « ο σίτος αποδίδει το εικοσαπλούν , η δε κρίθη το τεσερακονταπλούν τιυλάχιστον». Durante il 17o secolo, come ci informa Partsch, e` diminuita la produzione del grano a causa della coltivazione aumentata dell’ uva passa di Corinto pero` ha continuato la coltivazione dei prodotti cereali ed ha continuato ad essere il granaio di Cefalonia durante il 19o secolo. Dalla tabella statistica che nel 1889 ha pubblicato Antonio Miliarachis per i prodotti della regione di Cefalonia si osserva l’ abbondanza della coltivazione del grano e di prodotti agricoli in generale in relazione al resto di Cefalinia. La produzione di cereali a Palichi e la superiorita` di questa zona in prodotti agricoli e` stata raffigurata alle monete della Pali antica. Secondo i cataloghi delle monete antiche di : 1. Evanghelu Tsimaratu al suo compito Αρχαιολογικές σημειώσεις 2. Filippo de Bosset alla sua opera Essai sur les medailles antiquesdel iles de Ce`phalonie et d’ Ithaque 3. Costi Loverdu alla sua opera Η ιστορία της νήσου Κεφαλληνίας 4. Efstathiu Livieratu alla sua opera Alter tumer von der Insel Kephalonie 5. Postolaca ( catalogo delle monete antiche di Zante , Corfu` , Cefalinia, Cithira, Lefcada) 6. Ioannu P. Lambru Κατάλογος νομισμάτων Πελοποννήσου.

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le raffigurazioni delle monete di Palichi sono presentate come seguentemente: 1. Αργυρούν. Κεφαλή νεανίου προς δεξιά και εν τω κενώ. Όπισθεν ο Κέφαλος, δηλ. ανήρ γυμνός επί ξεπεσμένου λίθου καθημένος και προς δεξιά βλέπων και φέρων δόρυ εν τη αριστερά χειρί. 2. Αργυρούν . Κεφαλή Δήμητρας, φέρουσα στέφανον εκ σταχέων προς τα αριστερά.Όπισθεν ως το υπ’ αριθμ.1. 3. Αργυρούν. Κεφαλή γυναικός προς δεξιά και Α. Όπισθεν ανήρ γυμνός, επί λίθου καθημένος προς δεξιά. 4. Αργυρούν. Κεφαλή Δήμητρος εστεμμένη διά σταχέων προς τα δεξιά και εν τω κενώ Α. Όπισθεν Κέφαλος ανήρ γυμνός και λίθου, προς τα αριστερά και δόρυ εις την δεξιάν. 5. Χαλκούν. Κεφαλή γυναικός προς τα δεξιά. Όπισθεν αυτής στάχυς σίτου και εν τω κενώ Α. Όπισθεν Κέφαλος: ανήργυναικός επί λίθου, προς τα αριστερά και δόρυ εις τηνδεξιάν. 6. Χαλκούν. Κεφαλή γυναικός προς τα δεξιά. Όπισθεν Κέφαλος: ανήρ γυμνός επί λίθου καθημένος και προς τα δεξιάν βλέπων. 7. Αργυρούν. Κεφαλή γυναικός φέρουσα καλύπτραν προς τα αριστερά και το Α. Όπισθεν Πήγασος πτερωτός προς τα αριστερά. 8. Αργυρούν. Κριός προς τα αριστερά και Α. Όπισθεν στάχυς σίτου εντός τετραγώνου βαθέως. 9. Αργυρούν. Κεφαλή γυναικός φέρουσα ενώτια, προς τα αριστερά και τα γράμματα ΠΑΛ. Όπισθεν κεφαλήν σχεδόν ουδεμία και το Α. 10. Αργυρούν. Στάχυς σίτου και το Α. Όπισθεν πηδάλιον, δελφίν και μικρά άγκυρα μετ’ επιγραφής ΦΙΛΙΠΠ. 11. Χαλκούν. Κεφαλή γυναικός προς τα αριστερά. Όπισθεν κόκκος κριθής εντός Π και κάτωθι άνθος. 12. Χαλκούν . Κεφαλή Δήμητρας προς τα αριστερά όπισθεν μόνο το Α. 13. Χαλκούν. Δελφίν προς τα αριστερά, κάτωθι κύματα και εν τω κενώ ΤΕΙ ή ΤΕΡ. Όπισθεν Π μετά κόκκου κριθής και εν τω κενώ Α. 14. Χαλκούν. Δελφίν , δεξιόθεν και κάτωθι κύματα. Όπισθεν το Π και εντός αυτού κόκκος κριθής, εν δε τω κενώ Π. 15. Χαλκούν. Κεφαλή της Παλλάδας μετά κράνους αντωπός. Όπισθεν στέφανος δάφνης και εντος αυτού το Π. De

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16. Χαλκούν. Κεφαλή γυναικός προς τα αριστερά. Όπισθεν κόκκος κριθής εντός Π και κάτωθι δελφίν προς τα δεξιά εστραμμένος. 17. Αργυρούν. Στάχυς σίτου εν τω κενώ Π. Όπισθεν πηδάλιον. 18. Αργυρούν. Κεφαλή Δήμητρος εστεμμένη στάχυσι και εν τω κενώ Α. Όπισθεν Πήγασος πτερωτος. 19. Χαλκούν. Κεφαλή Παλλάδος μετά κράνους. Όπισθεν Α εντός στέμματος εκ δάφνης. 20. Χαλκούν. Κεφαλή Δήμητρος προς τα δεξιά. Όπισθεν ανήρ γυμνός επί λίθου αξέστου καθημένος, προς τα δεξιά. 21. Αργυρούν. Κεφαλή γυναικός κεκρυφάλου και επί τούτου στέμμα , ενώτια προς τα αριστερά εν τω κενώ Α. Όπισθεν Πήγασος πτερωτός προς τα αριστερά. 22. Αργυρούν. Κεφαλή νεανίου προς τα δεξιά. Όπισθεν ανήρ γυμνός επί λίθουκαθημένος προς τα αριστερά. 23. Αργυρούν. Στάχυς σίτου κα ι Α. Όπισθεν πηδάλιον και δελφίν μετά αργυρίου. 24. Χαλκούν . Κεφαλή γυναικός προς τα αριστερά. Όπισθεν κόκκος κριθής εντός Π και άνωθεν δελφίν προς τα δεξιά εστραμμένος. 25. Αργυρούν. Νέος με ανειμένη την κόμη και με περιδέραιον, άνωθεν της κεφαλής το Π και υπό το γένειον το Α. Όπισθεν Κέφαλος νέος μετά χλαμύδος επί πέτρας καθήμενος εφ’ ης και την δεξιάν, τη δε αριστερά φέρει δόρυν επ’ ώμου. 26. Αργυρούν. Κεφαλή Δήμητρας εστεμμένη διά στάχεων προς τα δεξιά και εν τω κενώ Α . Όπισθεν Κέφαλος: ανήρ γυμνός επί λίθου, προς τα αριστερά και δόρυ εις την δεξιάν. 27. Αργυρούν. Στάχυς μετά Α . ΄Οπισθεν πηδάλιον μετά δελφίνος προς τα κάτω εστραμμένου και αιχμής δόρατος. 28. Χαλκούν. Δελφίν, δεξιόθεν και κάτωθι κύματα. Όπισθεν το Π και εντός αυτού κόκκος κριθής, εν δε τω κενώ Π. 29. Κεφαλή Κεφάλου προς τα δεξιά και εντός ΠΑ. Όπισθεν Κέφαλος γυμνός καθήμενος επί βράχου. 30. Κεφαλή Πρόκριδος προς τα αριστερά. Όπισθεν δε αυτής πελαργός. 31. Κεφαλή Δήμητρος προς τα αριστερά και εντός ΠΑ. Όπισθεν Κέφαλος γυμνός καθημένου επί βράχου. 32. Κεφαλή γυναικός προς δεξιά όπισθεν ΠΑ δελφίν προς δεξιά. De

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33. Στάχυς και εντός αυτού ΠΑ. Όπισθεν πηδάλιον μεταξύ αιχμής λόγχης και δελφίνος. 34. Κεφαλή γυναικός προς δεξιά και εντός αυτού ΠΑ. Όπισθεν Κεφαλος καθημένος επί βράχου προς αριστεράκαι κρατών δόρυ. 35. Κεφαλή Δήμητρος προς τα αριστερά. Όπισθεν ΠΑ εντός στεφάνου εκ δάφνης. 36. Κεφαλή γυναικός προς δεξιά. Όπισθεν ΠΑ εντός στεφάνου εκ δάφνης. 37. Κεφαλή γυναικός προς αριστερά. Όπισθεν μέγα Π φέρον κόκκο κριθής κρεμάμενον έσωθεν της άνω γραμμής προς τα κάτω. Άνωθεν δε του γράμματος δελφίν προς δεξιά. 38. Δελφίν προς δεξιά φερόμενος επί κυμάτων ενίοτε εν τω εμβαδώ ΤΙ. Όπισθεν μέγα Π φέρον κόκκον κριθής κρεμάμενον έσωθεν της άνω γραμμής προς τα κάτω. 39. Δελφίν προς δεξιά φερόμενοςεπί κυμάτων . Όπισθεν μέγα Π φέρων κόκκον κριθής κρεμάμενον έσωθεν της άνω γραμμής προς τα κάτω εκατέρωθεν δε αυτού Π-Α. 40. Δελφίν προς τα αριστερά φερόμενος επί των κυμάτων, Όπισθεν μέγα Π φέρων κόκκον κριθής κρεμάμενον έσωθεν της άνω γραμμής προς τα κάτω έχων τα γράμματα ΠΑ εν τω εμβαδώ. Lo storico e geografo Partsch , osservando anche lui le raffigurazioni delle monete di Palichi, sottolinea: Η καλλιεργία του σίτου κατά την αρχαιότητα εμφανώς επεκράτει. …………………………………………………………………………… φαίνεται η Περσεφόνη φέρουσα στέφανον σταχύων ή στάχυν κριθής μετά μακρών αθέρων. Qui e` in vigore quello che dicono i Cinesi, che « un’ imagine vale quanto mille parole ». E` ovvio che nelle raffigurazioni delle monete di Palichi, dove le spighe e gli orzi sono il simbolo principale , si rivela in tutta la sua grandezza il πολύπυρον e ποιήεν dell’ isola, cosi` come l’ ha caratterizzata Omero. Avendo dunque in mente la geomorfologia della terra di Palichi, le testimonianze antiche di Polibio, le testimonianze piu` nuove per le fruttificazioni della terra e le refigurazioni delle monete antiche di Pali, non c’ e` nessun dubbio De

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che il ποήεν e πολύπυρον di Palichi diacronicamente, dall’ antichita` fino ai nostri giorni, si identifica assolutamente con il ποήεν e πολύπυρον del Dulichio omerico. III.

La testimonianza della relazione razziale della citta` dei Paleon con Elide e con gli Epii proviene da Pausania, il quale ha visto nel tempio di Olimpia una statua di Iliu Timoptolidos, figlio di Labidos, creata dai Pulii, i quali , sempre come Pausania ci informa, erano chiamati Dulichi durante i tempi antichi. Ανέθεσαν δε και Ήλιον άνδρα Τιμόπτολιν Λάμπιδος ( Παυσανίας , VI, 15.7)

La collocazione della statua da parte dei Palei testimonia che gli abitanti di Palichi non hanno mai dimenticato le relazioni razziali che avevano con gli Epii dai tempi antichi. Ora diventa molto piu` comprensibile perche` Fileas parte vada via fuori di Peloponneso e vive in una localita` che aveva relazioni razziali e molto possibile amministrativi con il luogo della sua origine. Prima di lui Elios aveva gia` ricevuto quella parte del regno di Pterelao, dove le relazioni razziali preesistevano dalle prime colonizzazioni delle isole che si trovavano di fronte a Ilida e Etoloacarnania. Non dobbiamo dimenticare che le relazioni razziali degli Etoloacarnani e degli Epii sono dati di fatto, come ci informa anche Strabone. Έφορος δε φησιν Αιτωλόν εκπεσόντα υπό Σαλμωνέως ( Στράβων , C 357) Την μεν ούν συγγένειαν την προς αλλήλους των τε Ηλείων και των Αιτωλών ( Στράβων , C 464.3)

Per questa ragione del regno di Megita fanno parte le Echinades, che si trovano di fronte all’ Etoloacarnania ed Ilia, come anche il Dulichio. De

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Con il termine Dulichio dobbiamo soprattutto intendere la penisola di Palichi, ma quando ci riferiamo al regno di Dulichio dobbiamo comprendere le Echinades e la parte della penisola di Erissu che comincia dal porto di Agia Efimia ed arriva fino a Fiscardo. La Pilaros odierna, la « Pilos cefalinica » durante l’ antichita` dovrebbe essere il porto orientale della terra generale di Dulichio per la comunicazione con Acarnania e le isole Echinades. In questo caso e` anche registrato il toponimo Dolica ( verbale del vescovato latino). La zona generale che appartiene alla penisola di Erissu sembra di αμφινέμεται dagli abitanti di Dulichio e d’ Itaca per motivi chiaramente comunicativi. Questa relazione la descriveremo piu` dettagliamente alla fine di questo studio. IV.

Secondo Omero, la nave dei Thesproti viaggiando verso Dulichio ha una fermata permanente nella citta` dell’ Itaca omerica, e Dulichio sarebbe la fermata seguente della nave in una rotta di navigazione dal Nord al Sud – Sudorientale o Sudoccidentale : Τύχησε γαρ ερχομένη νηύς ανδρών Θεσπρωτών ες Δουλίχιο ( Οδ. ξ 334-344)

Logicamente dunque , come abbiamo detto sopra, Dulichio non puo` essere ne` la Lefcada odierna ne` l’ Itaca odierna e neanche Zante piu` sud, quindi deve essere qualche parte di Cefalonia. La nave passando per la citta` dell’ Itaca omerica si dirige immediatamente dopo alla parte sudoccidentale e piu` isolata dell’ isola di Cefalinia. Quindi per quanto riguarda le localita` che si trovano prima il Dulichio omerico, sia che siano di Cefalinia sia d’ Itaca, teoricamente e praticamente ogni loro parte puo` essere il centro dell’ Itaca omerica. Quale parte fra queste due isole e` il centro dell’ Itaca omerica lo riveleremo alla continuita` di questa ricerca, quando arriveremo al relativo capitolo. Omero, dunque, avendo un’ opinione chiarissima della posizione del Dulichio omerico in relazione alla posizione della citta` d’ Itaca omerica , ci informa giustamente che l’ Itaca omerica e` sulla strada della nave dei 'Thesproton' verso il Dulichio omerico.

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V.

Dopo tutti quelli che abbiamo descritto sopra per il pianeggiante delle terre e l’ importanza di Palichi nella produzione di prodotti agricoli di Cefalinia, sarebbe sorprendente che Palichi ci avesse infatti dato antichita` importanti del periodo miceneo. Cimiteri micenei e impianti a Palichi sono stati trovati e scavati soprattutto dall’ archeologo Sp. Marinato alle posizioni Icopeda, Contogenada, Rifi, Cavdata, Valtsa, Tafio ecc. Al museo archeologico di Argostoli si conservano i reperti degli scavi di

Palichi , dove e` attestata l’ intensa abitazione micenea di questo luogo. I ricchi reperti di Palichi, durante l’ Epoca del Rame, giustificano Omero non solo per la morfologia del suolo e le fruttificazioni della terra, che come sembra conosce molto bene, ma anche per il grande numero degli abitanti di questa zona in quel periodo, come possiamo concludere dal gran numero degli impianti micenei. Dunque , dopo aver dimostrato geomorfologicamente, etimologicamente, etnologicamente, archeologicamente che la penisola di Palichi si identifica completamente, secondo le informazioni d’ Omero, con il Dulichio omerico, ipottizzeremo che la penisola di Palichi e` il Dulichio omerico per ancora un’ altra ragione. E` noto e non e` un segreto che gli abitanti di Palichi dai tempi antichissimi fino ai nostri giorni funzionano come una specie di « stato nello stato » nella regione di Cefalonia. Come caratteristicamente dicono di non essere solo cefalini ma anche licsuriotes ; per dire la verita` sono primariamente licsuriotes ( palichissiani). Da sempre e tuttoggi si sentono lontanisssimi dagli abitanti di Argostoli e quando sbarcano dal traghetto nella attuale capitale di Cefalonia di dissociano daìgli abitanti locali, sembrano dei turisti giapponesi in visita a Parigi! E non si offre comunque solo in questo nostro studio il lato comico o serio di tutta la questione. Riferemo solo una cosa : nel 1799, quando e` stata presa la decisione di far diventare Argostoli capoluogo di Cefalonia, sono scoppiati conflitti con dei roghi tra gli abitanti di Argostoli e quelli di Licsuri, perche` questi ultimi erano riluttanti ad accettare Argostoli come il capoluogo dell’ isola. Le Grandi Potenze hanno mandato allora Giovanni Capodistria, che fu anche grandisimo ed illuminato Ministro degli Esteri della Zar Alessandro I nei momenti di maggior potenza e peso politico mondiale della Russia zarista nonchè Primo Ministro del neonato regno di Grecia De

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assasinato a Nauplia, allora alla sua prima missione in Grecia per riconciliare i campi avversari. Capodistria, il cui volto appariva nelle banconote in dracme, e` restato a lungo nell’ isola di Cefalonia senza pero` di riuscire a riconciliare le citta` avversarie. Il confronto aveva le sue cause nella profonda convinzione atavica dei palichissiani di essere qualcosa di speciale nell’ isola; desideravano che ci fosse almeno “un'altra capitale” ed in nessun caso esser posti sotto il dominio di Argostoli. Quelli che si occupano per la prima volta della storia di Cefalonia leggendo queste cose posson avere l’ impressione che esista odio o antagonismo tra le due grandi citta` dell’ isola. In realta` non è così!. Gli abitanti di Licsuri hanno un amore smisurato per la loro isola ed un regionalismo intenso, che e` arrivato fino al punto di ispirare il grande poeta di Licsuri Andrea Lascarato a scrivere , il disgraziato, che : Όντις έπλασε ο Θεός την Οικουμένη, το Ληξούρι Και τόσους άλλους τόπους είπε στο νού του Α! τώρα Δε μου μένει παρί να πλάσω γιέ μου και τσ’ ανθρώπους. Dulichio non l’ hanno amato eccessivamente solo gli abitanti di Palichi ma anche la dea Diana, come ci menziona Callimaco nell’ inno a lei dedicato Alla domana che le fu rivolta circa quale isola, quale montagna, quale porto e quale citta` le piace di piu` , la dea Diana risponde che fra tutte le isole le piace di piu` Dolica ( Callimaco, Ύμνος εις Αρτέμιδα , 183-188): Τις δε νύ τοι νήσων , ποίον δ’ όρος εύαδε πλείστον. La penisola di Palichi giustamente porta il titolo dell’ isola piu` amata da Diana, la dea della caccia, e questo perche` la penisola di Palichi insieme alle isole Strafodes sono scelte dagli uccelli migratori come delle fermate intermedie per il loro passaggio da Africa verso Europa. Ed e` assolutamente comprensibile per quell’ epoca, quando la caccia era una tra le occupazioni piu` popolari, luoghi con i vantaggi di Dulichio di essere luoghi specialmente amati dai cacciatori e dalla dea della caccia. De

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Molto interessanti sono le raffigurazioni sulle monete di Palichi, che insieme alle spighe e l’ orzo nel verso delle monete, se non ci sono raffigurazioni con delfini, ancore o timoni ( a testimonianza della forza maritima dei paleon ), ci sono delle raffigurazioni con degli archi, frecce e giavellotti, alcune volte con un uomo ed altre con una donna ( possibilmente Diana). Queste raffigurazioni testimoniano le attivita`venatorie degli abitanti di Palichi. Degno di nota e` il fatto che gli abitanti di Palichi ancora che nei periodi in cui la caccia e` proibita ritengono di avere il diritto inalienabile di cacciare, in base a una legge non scritta valida solo per loro ! Gli abitanti di Palichi funzionando in passato come uno stato autonomo e conservando la loro omogeneita` a causa del lungo isolamento di Licsuri dal resto di Cefalinia sono riusciti a conservare con il passare dei secoli le loro abitudini amate, le loro tradizioni ed il loro carattere speciale, mettendo in risalto Licsuri come la capitale culturale dell’ isola . E` infatti impressionante studiando Omero notare che i proci di Dulichio, cinquantadue al numero ( quais la meta` del totale) , erano quelli soli che hanno portato con loro sei servi coppieri per essere serviti nelle loro gozzoviglie e divertimenti : Μνηστήρων δ’ ούτ’ άρ δεκάς ατρεκές ούτε δύ’ οίαι. ( Οδ. π 245-251) E` noto che gli abitanti di Licsuri compongono la popolazione piu` omogenea di Cefalinia, e l’ umorismo, gli scherzi, le bisbocce, la danza, la musica e i divertimenti sono le caratteristiche principali della loro vita quotidiana. Ma non e` solo questo. Omero ci dice che sono gentili e affabili (come anche gli abitanti moderni di Pali caratterizzati peraltro da una musicalita` speciale nella loro parlata, molto diversa dagli altri cefalini). Amfinomos, il capo dei Proci, il figlio φαίδυμος di Aritiadi, parlava tanto bene, che μάλιστα δε Πηνελοπείη / ήνδανε μύθοισι, cioe` a Penelope era piacevole l' ascoltarlo. Anche se Penelope non si era innamorata di lui, sicuramente e` il pretendente piu` amato di tutti. Ed Ulisse, parlando sotto mentite spoglie con Amfinomo, si complimenta perche` proviene da un padre , Nisso, che e` un’ anima gentile e ricco di virtu` , capo

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di Dulichio. Gli augura, che se fosse mai venuto Ulisse a prender vendetta sui Proci, che un dio lo salvi mandandolo piu` presto alla sua patria : Τον δ’ απαμειβόμενος προσέφη πολύμητις Οδυσσεύς. ( Οδ. σ 124-150) Amfinomo ascoltando le parole d’ Ulisse procede dentro il palazzo triste nel cuore, chinando il suo capo sotto : Αυτάρ ο βή διά δώμα φίλον τετιημένος ήτορ, νευστάζων καφαλή . δή γαρ κακόν όσσετο θυμώ. ( Οδ. σ 153-154) Da allora hanno passato piu` di tre millenni. Gli abitanti di Palichi partecipando al pubblico dei cefalini continuano a conservare il loro “stato nello stato”, come i loro antenati Micenei Dulichiotes, i quali a causa della morfologia della penisola di Palichi prima di tutto, e secondariamente a causa della loro origine, hanno delimitato una loro autonomia in seno al grande regno marino confederale della Grecia occidentale e la conservano ininterrottamente fino ai nostri giorni. Alle conclusioni finali di questo studio ci sforzeremo avvicinare un argomento importante a cui abbiamo riferito in breve al capitolo sesto. Questo argomento riguarda la relazione razziale di parentela dei Tafii con i Dolichi ed in seguito con i Palii, che arriva fino ai palichissianus odierni, come anche la parallela relazione razziale intravista di parentela dei Tilivoes con gli Itachesi ed in seguito con i Proneus, Sameus,Cranius ed Itachisius che arriva fino alle localita` omonime di oggi. Concludendo crediamo che Dulichio omerico e` ancor un caso di difficile soluzione, come succede molto spesso alla ricerca. Dopo aver descritto dunque, come il centro del Dulichio omerico, la penisola – isola di Palichi, e` arrivato il momento di descrivere l’ altra isola, il μάλα σχεδόν αλλήλησιν di Dulichio, la Sami omerica.

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CAPITOLO DODICESIMO SAMI

Sami e` riferita da Omero nell’ Odissea: a. Come isola μάλα σχεδόν αλλήλισιν di Dulichio , quando Ulisse descrive la posizione della sua patria al re dei Feaci Alcinoo : Είμ’ Οδυσσεύς Λαερτιάδης, ος πάσι δόλοισιν ανθρώποισι μέλω. ( Οδ. ι 19-28) b. Come luogo ( o isola) che ha mandato ventiquattro Proci per la rivendicazione del trono dell’ Itaca omerica : Μνηστήρων δ’ ούτ’ άρ δεκάς ατρεκές ούτε δύ’ οίαι ( Οδ. π 245-253) Όσσοι γάρ νήσοισιν επικρατέουσαν άριστοι ( Οδ. α 245-248)

c. Come il luogo ove Ulisse aveva sposato sua sorella Ctimeni: Όφρα μέν ούν δή κείνη έην , αχέουσα περ έμπης ( Οδ. ο 361-371) d. Come il luogo particolare del pretendente Ctissipo: Ήν δε τις εν μνηστήρων ανήρ αθεμίστια ειδώς ( Οδ. υ 287-290)

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e. Come isola o zona presente nell’ inno omerico a Apollo Pizio: Εύτε Φεράς επέβαλλεν αγαλλομένη Διός ούρω ( στιχ. 427-429) Intorno al nome di quest’ area, come Strabone ci informa, c’ era una divergenza di opinioni, e questo perche` Omero ci da` due quasi simili denominazioni, Sami e Samo. Samo , Omero ce la menziona : a. Come isola situata in uno stretto marino vicino ad Itaca, descrivendo la posizione di Asterida : Αλλ’ άγε μοι δότε νήα θοήν και είκοσ’ εταίρους ( Οδ. δ 669-672) Μνηστήρες δ’ αναβάντες επέπλεον υγρά κέλευθα ( Οδ. δ 842-547) b. Come isola insieme a Zante alla descrizione d’ Ulisse nel catalogo della navi: Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε Κεφαλλήνας μεγαθύμους ( Ιλ. Β 631-637) Α. Riferimenti per Sami o Samo nella letteratura greca e latina. Strabone , sforzandosi di interpretare che cosa intendeva Omero con il termine Sami e cosa con il termine Samo, appellandosi anche ed il punto di vista di Apollodoro , ci menziona che Omero con il termine geografico Samo intende tutta la Cefalonia odierna e con il termine Sami la citta` omonima a Cefalonia : Σάμον δε την νύν Κεφαλληνίαν , ως και όταν φή ( Στράβων , C 453) De

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Strabone termiona il suo ragionamento con quel passo eccelente dalla sua opera Γεωγραφικά ( C 454) dicendo che “ Omero non si esprime chiaramente sia per Cefalonia sia per Itaca, ma anche per gli altri posti vicino a queste. Cosi` i commentatori quanto gli storici dissentono tra loro”: Έχει δε ταύτα λόγον, ου γάρ ευκρινώς αποδίδωσιν. Queste lite fra gli storici e i geografi quell’ epoca intorno a che cosa intendesse Omero con il termine geografico Samo e quale luogo con il termine geografico Sami doveva essere intensa, giacche` Strabone, riferendosi di nuovo all’ argomento di Sami domanda ai suoi biasimatori : Μάλιστα δ’ εναντιούται Ομήρω ο την Κεφαλληνίαν την αυτήν τω Δουλίχιω λέγων. ( Στράβων , C 465.14) L’ affermazione di Strabone che Sami e Samos fanno parte ad un luogo geografico unito e` diventato piu` tardi accettato dalla quasi totalità dei geografi, storici e ricercatori. Per la maggioranza Samos o Sami era sicuramente quella parte dell’ isola che e` diacronicamente chiamata con questo nome dall’ antichita`, cioe` l’ area dove si trova l’ acropoli di Sami con la penisola di Erissu. Tito Livio ( XXXVI.42.5) per esempio identifica Cefalonia con Sami dicendo : Samen Zacynthumgue guia partis Aetolorum maluerant esse protinus depopulatus, altrove anche usa il nome Sami anziche` quello di Cefalonia scrivendo ( XXXII.16.3) Cum ad Samen in sulam adsecutus esset... Secondo il professore d’ universita` Georgio Suri «responsabile di questa confusione e` considerato Omero che usa il nome Sami per l’ isola ( B 634, α 246, δ 671, ι 24, ο 29)», segnala pero` che “ poiche` questa confusione non si nota in nessuna fonte prima del 2o secolo a.c ( Erodote 9.28.5, Tucidide 2.30.2, Xenofon 6.2.31, Diodoro 14.34.2), possiamo ipotizzare che lo stabilimento del corpo della guarnigione romana nella citta` Sami e il suo uso frequente a causa della posizione geografica ( Livio XXXVIII.28.8 quia opportuno loco urbs posita esset) come base principale dei Romani all’ isola ha provocato nell’ uso quotidiano la sostituzione del nome dell’ isola dal nome della citta`. Questa supposizione è rafforzata dal fatto che De

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nel catalogo dei «θεαροδοκών» di Delfi , il θεαροδόκος della citta` dei Samei ( prima meta` del 2o secolo) ha un nome romano: Marco Cornelio Gaio”. M. Cuarducci, Epigr. Graeca II, Roma 1969, pag. 356.1 La confusione dei due nomi si incontra anche a Plinio (N.H. 54). La citta` stato della Sami antica per primo viene citata da Tucidide ( B, 30.3), il quale scrive : Επί τε Κεφαλλήνιαν την νήσον πλεύσαντες. Tito Livio ( XXXVIII. 20) ci informa che la Sami antica era costruita su due colline, una delle quali chiamata Chiathos: Hae fundae Samaeos cohibuerant, ne tam crebro neve tam audacter erumperent. Strabone ( C 455.13) menziona che le tracce antiche della citta` si trovano a metà strada della costa davanti alllo stretto davanti ad Itaca e che in questa zona Gaio Antonio si e` cimentato per costruire una nuova citta`: Την δε Κεφαλληνίαν τετράπολιν ούσαν ούτ΄αύτην Plinio ( IV . 54) ci riporta la stessa trasformazione scrivendo che dopo la distruzione di Sami da parte dei Romani, fatta nel 188 a.c. dal console romano M. Fulvio Nobiliore, restavano solo tre citta` a Cefalonia . Ante eas in alto Cephallania, Zacynthus utraque libera.

1.

Γεώργιος Σουρής , «Η σημασία της κεφαλλονιάς για τα Ελληνιστικά κράτη και τη Ρώμη», Κεφαλληνιακά Χρονικά 1976, σελ .118-119.

Pomponio Mela ( De situ orbis 11.7 91) registra Sami insieme ad altri luoghi e isole nello spazio dello Ionio.

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La posizione di Sami insieme a Dulichio la registrano anche i poeti latini Ovidio e Virgilio, che abbiamo presentato analiticamente nella descrizione di Dulichio.

B.La percezione moderna per la posizione geografica della Sami omerica o Samo. La quasi totalità della comunita` scientifica attuale accetta il fatto che la Samo omerica o Sami coesistono ed il sinonimo luogo geografico e nell’ isola di Cefalonia. Solo una piccola minoranza di ricercatori colloca la Sami omerica nella posizione dell’ Itaca moderna intendendo come Dulichio tutta Cefalonia. Questa teoria veniva sostenita soprattutto dai 'lefcadisti'. Minimi sono i casi ove sia intesa qiale Sami omerica la parte piu` occidentale di Cefalinia, cioe` la penisola di Palichi. C. Informazioni per Sami o Samo dalla mitologia Per quanto riguarda il cosidetto periodo mitologico Sami , secondo Aristotele, e` considerata la metropoli di Samu dell’ Egeo. Un passo relativo della Σαμίων Πολιτείας di Aristotele che e` stato preservato da Stefano il Bizanzio, Apollonio Rodio e Strabone ci informa che Samos dell’ Egeo durante i tempi antichi era chiamata Parthenia, Anthemis e Melamfillos. E` stata colonizzata da Agheo, il quale viveva a Sami. Agheos ha ricevuto un oracolo da Pizia di viaggiare insieme ad alcuni abitanti di Cefalonia, d’Itaca ed altri dirigendosi alla Samo odierna nell’ Egeo. Lui, dopo aver colonizzato l’ isola, l’ ha dato il nome Samos dal luogo della sua origine: Λέγεται δή ούν Αγκαίον, τον κατοικήσαντα την Σάμον την εν τη Κεφαλληνία γεγένησθαι μεν από Διός. Aristotele per quanto riguarda Agheo all’ Ιθακήσιων Πολιτεία ci riferisce ancora una informazione, preservata da Apollonio Rodio: Περθενίης Αγκαίος: Αριστοτέλης φησί , τιθείς επί De

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Αγκαίον την παροιμίαν Spiridone Marinatos1 commentando questa informazione menziona: Κατά τάς αραιάς ειδήσεις που έχομεν, την Σάμην της Κεφαλληνίας κατώκησε ο Αγκαίος , καταγόμενος εκ του Διός. ....................................................................................................... Ο Αγκαίος σπεύδει προς τον κίνδυνον και τραυματισθείς θανασίμως υπό του θηρίου υποκύπτει εις το πεπρωμένον.

E conclude il suo riferimento all’ eroe mitico Agheo scrivendo: Ημείς τώρα δυνάμεθα από τον μύθον να συνάγωμεν Ιστορικά στοιχεία…………………………………… …………………… , ότι η νήσος απωκίσθη εκ της κατευθύνσεως εκείνης. Secondo un’ informazione riportatta da Iamvlicos da Calcide nella sua opera Περί του Πυθαγορικού βίου , Mnisarcos ( o Mnimarcos) il padre, e Pithais , la madre del grande filosofo e matematico Pitagora, sono originarii dalla strirpe di Cefalonia di Agheu, del capo della colonia dei Samei del Mar Ionio nella Samo dell'Egeo. Του δε τας αποικίας εκ των τόπων των προειρημένων Συνελθείν σημείον εστιν ου μόνον αι των θεών τιμαί και θυσίαι.

1.

Σπυρίδων Μαρινάτος , Κεφαλληνία, Ιστορικός και Αρχαιολογικός Περίπατος , σελ. 23-24.

D. La geografia di Sami o Samo nel periodo moderno. Durante il periodo moderno ai bordi del porto antico di Sami si e` sviluppato l’ insediamento moderno con il nome Eghialos. Durante l’ ultimo secolo l’

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insediamento di Eghialu venne chiamato Sami e Samos, evidentemente a causa della preminenza del toponimo piu` potente storicamente della zona. Infatti il toponimo Sami e` roportato in questo posto di Cefalonia dai tempi più antichi. Non abbiamo delle informazioni che da allora questo toponimo abbia cambiato posizione e crediamo che non dobbiamo dubitare della stabilita` di questa denominazione nella parte nordorientale di Cefalonia. E. Abitazione micenea – ricerche archeologiche Omero ci informa che da Sami sono venuti 20 dei Proci che rivendicano il trono d’ Ulisse . La colonizzazione micenea di questo luogo e` un dato di fatto per Omero. Cosi` dunque la ricerca delle antichita` micenee alla zona omonima di Sami ha composto lo scopo principale degli scavi archeologici nell' isola di Cefalonia. Nelle ricerche archeologiche effettuate nel 1963 da Spiridone Marinatos e` stato localizzato un insediamento miceneo in località Agh. Theodoros. L’ archeologo Marinatos parlando all’ Associazione degli Archeofili di Cefalonia dice riguardo alla delimitazione dei reperti archeologici nella zona di Sami: Και έρχομαι εις το δεύτερον μέρος το οποίον είναι πολύ το πλέον ενδιαφέρον κατά την γνώμην μου, ότι μαζί με την έρευνα αυτήν ηθέκησα να εξξακριβώσω και ένα άλλο ζήτημα, το εξής: …………………………………………………………………….. ώστε τώρα μπορούμε να πούμε , ότι η Σάμη παρακολουθεί ολόλκηρον την ανάπτυξιν του Ελληνικού Πολιτισμού από της χαραυγής του μέχρι τέλους. 1

1. Dall’ archivio del sign. Marino Cosmetatu

Anche in tutta la zona generale di Sami ( Culurata, Musacata, Grisata, Pulata, Dracopulata, Fiscardo ecc.) vi sono degli impianti disseminati di periodi diversi dell’ epoca preistorica che in questo periodo sono scavati e valutati dall’ archeologo Andrea Sotiriu De

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F. Monete antiche – fruttificazioni della terra Le raffigurazioni delle monete antiche di Sami ci forniscono alcune informazioni sulle divinità che gli abitanti adoravano e i loro impegni quotidiani. Simboli principali erano l’ ariete, il bue, il cane , la dea Atene, la dea Demetra, il dio Apollo , come anche dei giovani portanti degli allori, il nome dei quali ignoramo( cfr.il catalogo relativo) E` ovvio che gli abitanti di Sami si occupavano della navigazione, dell’ allevamento del bestiame, di caccia e dei lavori agricoli. G. Conclusioni finali Dallo studio dei testi omerici relativi dove e` riferito a volte il luogo Sami ed a volte il luogo Samos, non e` possibile verificare con sicurezza assoluta come Omero lo usi. La possibilita` che il luogo omerico Sami e Samos siano lo stesso luogo, e` pari a quella che siano due localita` geografiche differenti e indipendenti . La registrazione del toponimo Sami almeno dall’ inizio del 5o secolo a.c. ad Oriente di Cefalonia nella citta` - stato omonima, deve comunque normalmente nascondere la conservazione del toponimo omerico Sami, Samos o Antisamos dall’ epoca micenea alla Cefalonia dei tempi storici. Noi avendo un punto di vista concreto riguardo a quale sia l'isola di Samos ( cosi` come e` cantata da Omero, sia per ragioni di misura, sia perche` questo e` il nome reale di questa isola), riteniamo quasi certo che nel caso in cui Omero descrive due luoghi differenti con le denominazioni Samos e Sami, il termine geografico Sami riguardi la zona generale d’ Erissu, che piu` tardi ha dato il suo nome alla citta`stato di Sami dei tempi storici, che si trova alla parte nord-orientale di Cefalonia avendo accanto a se` il luogo Antisamo. Nel caso pero in cui la denominazione Samos e Sami riguardasse lo stesso luogo, allora questa denominazione definisce un’ isola indipendente, che non e` continuazione della penisola di Dulichio ( Palichi) e questo perche` il luogo Samos e` registrato : 1. Nell’ Iliade come isola, insieme a Zante, al “catalogo delle navi”: De

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Και Κροκύλει’ ενέμοντο και Αιγίλιπα τραχείαν ( Ιλ. Β 631) 2.

Nell’ Odissea, anche come un’ isola situata in uno stretto marino vicino ad Itaca, nella descrizione della posizione Asterida: Εν πορθμώ Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης ( Οδ. δ 671) Εστι δε τις νήσος μέσση αλί πετρήεσσα ( Οδ. δ 844-847)

Da questa descrizione e` ovvio che Omero questi due casi: a.

non usa il termine geografico Sami ma il termine geografico Samos.

b.

Il termine geografico Samos chiaramente determina un’ unita` geografica generale e indipendente, completamente separata dall’ Itaca omerica, e questo perche` nel « catalogo delle navi », dove e` descritto il regno d’ Ulisse dopo la descrizione dell’ Itaca omerica e possibilmente delle citta` che appartengono a questa, Omero ci descrive un’ isola completamente differente, e da li` ci trasporta a Samo. E` ovvio che dopo Zante che e` un’ isola separata dall’ Itaca omerica,

cosi` anche Samos, che viene dopo Zante nella descrizione dello stato d’ Ulisse, logicamente deve essere anche questa un’ isola separata tanto da Zante quanto anche dall’ Itaca omerica. Apollodoro, come ci informa Strabone, avendo constatato che il termine geografico Samos riguardava sicuramente un’ isola separata sinonimo a Zante, propone la correzione del testo omerico da Δουλίχιον τε Σάμη τε a Δουλίχιω τε Σάμω τε: Απολλώδορος δε τοτέ μεν τω επιθέτω λέγων διεστάλθαι την αμφιβολίαν ειπόντα ( Στράβων , C 453) De

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Concludiamo dunque dicendo che al punto che Omero descrive due luoghi differenti ( Sami e Samo) , il luogo miceneo riferito con il nome Sami e` una penisola –isola della provincia generale di Erisso che si trova μάλα σχεδόν αλλήλησιν con l’ altra penisola -isola di Palichi, cioe` il Dulichio omerico. Nel caso pero` in cui il toponimo miceneo Sami sia identificato con l’ isola di Samo descritta da Omero, allora questa isola si localizza in un’ altra zona geografica alla quale ci rifereremo subito dopo la presentazione dell’ αμφιάλου, κραναής ,e ευδειέλου Itaca.

Εσπέριοι δ’ Ιθάκης ευδειέλου έργ’ αφίκοντο ( Οδ. ξ 344)

Siamo dunque arrivati dopo alcune fermate al punto piu` determinante di questo studio. Con il metodo dell'aferetica ci sono restati due luoghi per la ricerca, l’ isola odierna d’ Itaca e la zona generale intorno al monte Enos di Cefalonia, dove si trovano le tre dalle quattro citta` - stati piu` grandi dei tempi storici: Crani, Pronii e Sami. Tenendo presente che l’ identita` micenea dell’ isola odierna d’ Itaca continua ad essere sotto forte dubbio e che in questa zona c’è comunque una grande parte identificata, la logica dice che dovremmo spostarsi alla vicina Cefalonia e in questa particolare area, esaminando la relazione possibile con l’ epoca micenea. Non dobbiamo dimenticare che questo studio, come tutti gli studi fatti durante il passato e forse tutte quelli che si faranno nel futuro, sono fatti per una e sola ragione; perche` molto semplicemente l’ isola che ha dal periodo storico il nome Itaca non e`stato possibile identificarla ne` archeologicamente ne` filologicamente con l’ Itaca omerica e perchè non ci si riesce a convincere che una volta fosse il centro del regno d’ Ulisse. Questa constatazione e scetticismo ha spinto molto velocemente la comunita` scientifica ad avere dubbi seri non solo per la posizione

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dell’ Itaca omerica ma anche in generale per la geografia omerica e la verita` delle informazioni che Omero ci trasporta tramite i suoi poemi epici. Poiche` questo studio e` costretto a muoversi fuori dalla logica delle esclusioni (anche se negli ultimi anni non e` stato aggiunto niente di nuovo che possa far emergere l’ Itaca moderna come il centro indiscutibile del regno d’ Ulisse) noi siamo obbligati a presentare le argomentazioni di ogni parte ed in seguito ad esaminare ogni luogo che possa darci alcune risposte positive. Cominceremo presentando le argomentazioni di tutti quelli che credono che l’ Itaca odierna e` l’ Itaca d’ Ulisse. Secondo dunque, le loro argomentazioni, Itaca moderna e` l’ Itaca d’ Ulisse perche` : 1. Ha il nome Itaca, attestato dai tempi storici. 2. Negli scavi che si sono fatti ad Itaca sono trovati delle monete con la figura d’ Ulisse. 3. Negli scavi che si sono fatti alla caverna di Loisu e` trovato un coccio con la frase ευχήν Οδυσσεί. 4. Il suolo d’ Itaca e` roccioso ed infertile, in accordo con certi riferimenti d’ Omero riguardanti la morfologia del suolo dell’ Itaca omerica. 5. Non abbiamo nessun testo dall’ antichita` che ci informi che l’ Itaca odierna non e` l’ Itaca d’ Ulisse. 6. Secondo alcunim traduttori dei versi omerici controversi, Omero descrive l’ isola odierna d’ Itaca e non un'altra nello spazio dell’ Ionio. 7. Secondo altri traduttori, anche se Omero descrive erratamente l’ ordine delle isole, questo non ha da fare con la posizione dell’ Itaca omerica ma con l’ ignoranza d’ Omero per la posizione reale delle isola nello Ionio.

Secondo le argomentazioni della parte opposta, l’ Itaca odierna non e` l’ Itaca d’ Ulisse perche` : 1. L’ Itaca odierna eccetto il nome non ha niente di comune con l’ Itaca omerica e in particolare : a. Non ha nessuna caverna vicino al mare dedicata alle ninfe cosi` come la descrive Omero: questa caverna non c’ e` ad Itaca. b. Non ha delle fonti inesaurabile con acque correnti tutto l’ anno. De

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c. Non ha niente monte « αριπρεπές» che sembrava dal capo Fees d’ Ilia, Catacolo odierno. Al contrario il solo monte che sia visibile da tale distanza e` l’ altissimo Eno di Cefalinia. d. Non e` un’ isola ευδείελος . L’ isola con questa caratteristica e` Cefalonia che si impone in tutto la spazio dello Ionio con il monte Eno di altezza 1.628 m. e. Non si trova vicino all'Elide per avere li`gli abitanti d’ Itaca le loro greggi e l'Elide non è il luogo di fuga piu` vicino durante la possibile partenza d’ Ulisse secondo le considerazioni dei Proci. Contrariamente i luoghi vicinissimi all’ Itaca odierna (esclusa Cefalinia) sono Etoloacarnania e Lefcada. 2. Non ha le estensioni e la grandezza richiesti per poter essere il centro miceneo piu` importante delle isole Ionie, specialmente dal momento che sappiamo che vicino a essa si trovano le isole piu` grandi, potenti, ricche e popolose di Cefalinia, di Zante e di Lefcada. 3. Dalle ricerche archeologiche finora effettuate non e` stata scoperto nessun impianto miceneo che possa darci qualche speranza di identificazione dell’ Itaca odierna con quella omerica. Al contrario, grandi impianti micenei si trovano all’ isola vicina di Cefalonia, che possiede uno tra i musei piu` importanti del periodo della guerra troiana. 4. Le monete antiche d’ Itaca storica con la figura d’ Ulisse, come anche lo coccio firmato con la frase ευχήν Οδυσσεί testimonia una relazione ma non per necessita` continua. E` noto che le monete con la figura degli eroi o re sono coniate in loro onore da citta` varie, senza significare questo tali figure rappresentino un'area concreta. Templi in onore d’ Ulisse li abbiamo trovati anche in Arcadia, in Thesprotia ed in Euritania. 5. Secondo l’ analisi dei versi omerici da molti filologi e archeologi, si e` giudicato fondato che Omero descrivendo l’ Itaca omerica non descriva l’ isola odierna con il nome Itaca ma Cefalonia e secondo altri Lefcada. Dopo dunque aver presentato tutti e due i roveschi della stessa medaglia ( dal momento che e` certo che Ulisse era re non solo d’ Itaca, qualsiasi fosse questa , ma anche delle due zone che ci interessano), constatiamo che i dubbi se l’ Itaca odierna e` quella omerica continuano ad essere validi, quindi da approfondire. De

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Per dire la verita`, che cosa succede? Omero sicuramente « non aveva idea » della posizione reale d’ Itaca ? E allora mai come conosce molto bene l’ isola piccola di Asterida e soprattutto con tali dettagli, come abbiamo analizzato prima, e dall’ altra

parte

non

conosce

Itaca,

che

pero`

descrive

con

ogni

dettaglio

caratterizzandola con ...undici ! aggettivi qualificativi diversi ? Se ammetiamo che Omero non conosce Itaca , allora come conosce che Dulichio e` ποιήεν e πολύπυρον , μάλα σχεδόν αλλήλησιν di Sami e che Zante e` υλήεσσα, ma anche che dopo Echinades si trova il regno dei Thesproton, dove si trova l’ oracolo di Dodona ? Accanto a queste constatazioni ci sono anche quelle argomentazioni che indicano che e`impossibile per un re che controlla Cefalonia, Zante, Itaca ed Adiperia ( nonchè possibilmente parte dell' Etoloacarnania o dell'Elide) abbia come centro amministrativo l’ isola piu` piccola, più povera di terra agricola e più arida del suo regno . In piu` la posizione d’ Itaca come centro amministrativo non serve in nessun caso per il controllo delle rotte marine e soprattutto l’ entrata e l’ uscita del golfo di Patrasso, il passagio marino che conduce le navi verso l’ Occidente e la Sicilia, che si trova invece tra Cefalonia e Zante, come anche per il controllo delle navi che si dirigono da e verso il Peloponeso e i grandi centri micenei di Pilo e di Creta. Dopo dunque che non siamo riusciti a identificare l’ Itaca odierna con quella omerica, ne` archeologicamente, ne` morfologicamente, e neanche geograficamente, obbligatoriamente ci dirigiamo verso quell’ ultima parte che rimane per la nostra ricerca. E` la parte sud-orientale di Cefalinoa, che lè delimitata indiscutibilmente dal tronco del monte Eno e che non abbiamo ancora identificato. Rivedremo dunque per ancora una volta a Cefalonia. Poco prima avevamo visitato la sua parte occidentale e settentrionale, identificandoli con Dulichi e Sami correspondentemente. La parte non identificata di Cefalonia e` delimitata soprattutto dal volume montuoso di Eno, che e` il volume montuoso piu` ευδείελος allo spazio dell’ Ionio con la cima piu` alta il Megalo Soro, di altezza 1.628 m., dove si trova anche l’ ara di Zeus Enissiu. Questa zona contiene estensioni di pianura importanti irrigate da fonti naturali con riserve d’ acqua inesaurabili, quali i campi di Levathus, di Craneas, dei Omalon, d’ Elio, di Cateliu, dei Coronon, di Scala e del campo Iraclio ( Racli, Aracli).

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Questa parte dunque dell’ isola di Cefalonia, la piu` vicino all'Elide ed alle foci d’ Acheloo, e` ormai confermato archeologicamente che sia quella che accolse i primi abitanti all’ isola, i quali piu` tardi si sono spostati all’ interno e verso l’ Ovest ( Palichi). Le ricerche archeologiche alla caverna di Drachena di Poros e quelle precedenti hanno indicato degli importanti insediamenti del periodo neolitico e paleolitico. I reperti paleolitici presso Scala, la parte piu` sud della Cefalonia orientale, come anche a Fiscardo, che la parte piu` nord orientale dell’ isola, confermano che le prime porte d’ ingresso delle genti che emigrarono nell’ isola di Cefalonia erano nella parte orientale. Peraltro provenivano da Sud-est e la conformazione dell'isole avrebbe reso molto piu' lunga e pericolosa la navigazione se si fossero inizialmente insediati piu'ad Ovest. E` logico che questi primi piccoli insediamenti , piu` tardi durante il primo e medio periodo miceneo , si sviluppassero e divenissero i piu` importanti dell’ isola, e specialmente durante il periodo arcaico e classico alla loro posizione incontriamo tre dalle quattro piu` grandi citta` -stato di Cefalonia: di Crani, Pronus e Sami con le acropoli corrispondenti. Queste zone possedevano estensioni adeguate per coltivazione, erano ricche in acque e fortificazioni

naturali

e

cosi`

potevano

mantenere

le

loro

popolazioni

diacronicamente , fino ai nostri giorni. All’ inizio di questo studio abbiamo riferito che la ricerca del centro miceneo che controllava lo spazio iusulare della Grecia occidentale doveva diventare il punto di convergenza delle rotte di comunicazione con gli altri centri micenei e le isole facenti parte del suo stato , cioe` Zante, Samo, le località di Crochilia e Egilipa e ogni cosa che intendesse Omero con la parola Adiperea. Presupposto fondamentale sicuramente e` che questa zona era adatta all'insediamento abitazione miceneo, cioe` possedeva acque, spiaggia sabbiosa per il ricupero delle navi, visibilita`, fortificazione naturale, volume montuoso per la fuga in caso di pericolo, suoli pianeggianti per le coltivazioni etc. E` noto che gli insediamenti micenei funzionasssero con una logica assolutamente diversa da quelli del periodo arcaico, quando c’erano delle grandi fortificazioni grandi in luoghi scoscesi ed impervi. Avendo in mente la collocazione geografica degli altri grandi centri micenei amministrativi in tutta la Grecia, non e` difficile concepire dove logicamente possa collocarsi il centro miceneo amministrativo del regno isolano d’ Ulisse.

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La logica dice che questo centro miceneo isolano non dovrebbe essere in una zona che non controllava sufficientemente le rotte nello spazio dell’ Ionio. Il punto piu` « ingegnoso » e nodo di tutta questa zona isolana e` la parte sudorientale di Cefalinia, che controlla assolutamente tutte le strade marine dello Ionio e nello stesso tempo si trova soprattutto nel punto piu` prossimo ai vicini centri micenei continentali di Acaia, Etolia, Ilida , Pilo e Thesprotia. La posizione geostrategica di Cefalonia la conferma anche Polibio, il quale scrive : Η γάρ Κεφαλληνία κείται μεν κατά τον Κορινθιακόν κόλπον ( Πολύβιος , Ε , 3,9,-4) Per ragioni chiaramente funzionali ed amministrative la collocazione di qualsiasi centro miceneo amministrativo all’ occidente di Cefalinia non puo` esser stato secondario e satellite del primario centro miceneo, che la logica colloca appunto nella parte sud-orientale di Cefalonia. E di questo luogo, dove la logica ci guida, ci sforzeremo di ricercare la sua relazione possibile con l’ Itaca omerica.

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CAPITOLO TREDICESIMO LA ZONA DEI PRONEON

Questa zona generale che occupa la parte sud-orientale di Cefalonia, avendo nel suo territorio la struttura centrale dell' Eno ricco di abeti, si trova alla convergenza di quasi tutti gli stretti e antistretti marini dello Ionio centrale, cioe` : a)Dell’ asse verticale di movimento delle navi che navigano verso il sud dall’Italia centrale – Corfu` fino a Creta e viceversa, e cabotano lungo le zone litoranee d’ Epiro, di Acarnania, di Peloponneso. b) Dell’ asse orizzontale di movimento delle navi verso l’ Ovest ( Sicilia) che comincia dall’ istmo di Corinto, va fuori del golfo di Patrasso e tramite dello stretto Cefalinia-Zante dirige le navi verso l’ Italia meridionale. c) Del punto piu` centrale di controllo di comunicazione fre le isole Ionie, controllando gli stretti di Zante – Cefalonia, Cefalonia – Ilida ( Chillini – Catacolo –

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Pilos), Cefalonia – Acaia ( Patrasso – Aracso), Cefalonia – Etolia ( Astacos – Acheloo), Cefalonia – Itaca, Zante – Itaca. Il nome della zona si risponde con vari tipi agli storici e geografi antichi : Pronei secondo Tucidide ( B, 30) Proni secondo Polibio ( E ` ,3) Pronissos menziona Strabone ( C 455) Pronii sottolinea Zezis ( Licofr. 791) Nesiotae le chiama Tito Livio ( XXXVIII – 28.6). Il territorio di questa zona comrendeva Elio, Catelio, Scala, Valtes, Coronus, il campo Iraclio, Pirghi, Poro ed Eno ( con la sua are generale). Riferimento chiaro alla posizione geostrategica dei Proneon ( Pronni) viene fatto da Polibio ( E` , 3), il quale riferendosi alla spedizione del re dei Macedoni Filippo contro le citta` di Cefalonia, che si erano alleate in quell’ epoca con gli Etoli, ci informa che Filippo intendeva occupare la citta` dei Proni, ma vedendo che la citta` era di difficile accesso e la zona stretta costeggiando con la sua flotta entrò nel porto nella citta` di Paleon : Αυτός δ’ έτι πρότερον γεγραφώς τοις Μεσσηνίοις και τοις Ηπειρώταις

La citta` dei Proneon si e` stata occupata dai Romani nel 189 a.c e secondo il testo ristabilito di Tito Livio inviò a Roma venti ostaggi. Il nome della zona e` stato registrato da Tito Livio come Nesiotae ( XXXVIII. 28.6): “Obsides inde imperatos pro viribus inopes populi vicenos Nesiotae , Cranii, Palenses et Samaei dederunt”. Il Nesiotae fu corretto da alcuni senza necessita` , secondo la nostra opinione, in Pronnesiotae. Un’ iscrizione sepolcrale che e` stata trovata a Pronus come registra Evangelo Tsimaratos1 nel suo libro ποια είναι η Ομηρική Ιθάκη, conferma che i Pronei sono gli stessi abitanti chiamati Nesiotae da Tito Livio. L’ iscrizione sepolcrale scrive : ΚΛΑΥΔΙΑ ΟΝΟΣΙΜΟΙΟ De

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ΝΗΣΙΩΤΟΥ ΜΗΤΗΡ ΧΑΙΡΕ Un’ grande interesse provoca il riferimento di Euripide alla sua tragedia Ιφιγένεια η εν Αυλίδι ( στ. 203-204) per l’ origine d’ Ulisse, perche` lo invoca come τον από νησαίων τ’ ορεών Λαέρτα τόκον , cioe` l’ isolano montanaro ( evidentemente perche` la patria d’ Ulisse isolano avrebbe qualche monte impressionante). Antonio Miliarachis alla sua opera Γεωγραφία – Πολιτική νέα και αρχαία του Νομού Κεφαλληνίας ( σελ. 222-223) riferito alla citta` - stato dei Proneon descrive la posizione della citta` ma anche il totale del suo territorio scrivendo:

1.Ευάγγελος Σπ. Τσιμαράτος , Ποια η ομηρική Ιθάκη, Εκδ. Εταιρία Μελέτης Ελληνικής Ιστορίας, σελ. 88, Αθήνα 1998.

Προνναίοι. Η πόλις αύτη της Κεφαλληνίας ήτο μεσόγεια όλως …………………………………………………………………… το όνομα της πόλεως ταύτης απαντά κατά διαφορετικούς τύπους παρά τοις αρχαίοις , τους εξής: Πρόνναιοι, Πρόννοι, Πρώνησος, Πρώνιοι, Πρώννοι, Πρωννοί, Πρώνος. J. Partsch1 considerava che la capitale dello stato dei Proneon non era l’ acropoli antica al di sopra della zona dei Coronon ( Paleocastro) ma l’ acropoli sopra il porto antico, ai bordi del torrente Vichina, esattamente sopra l’ insediamento moderno di Poros. Secondo J. Partsch, « η πόλις εδέσποζε αμέσως της ευκολοτάτης προσόδου εις τη επικράτεια αυτής δηλαδή της στενής φάραγγος δι’ ής ο ρύαξ του Ηρακλείου εκ της λεκάνης της χώρας εκβάλλει εις την θάλασσα». J. Partsch dissente anche con Antonio Miliarachi e per quanto riguarda l’ importanza della citta` - stato dei Proneon scrivendo che : Και εν τη αρχαιότητα οι Πρόννοι υπήρξεν φανερώς η

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ασημοτάτη των μικρών πολιτειών της Κεφαλληνίας. ………………………………………………………….. ως αι τρείς άλλαι, αλλά πολύ μικρότερον, ούτω πρέπει να συμπληρώσωμεν το χωρίο.

Per questo argomento la storica Stamatina Zapadi2 alla suo studio minuzioso per Pronnus controbatte il punto di vista di J. Partsch dimostrando che almeno in certi periodi non solo non era sconosciuta ma la piu` importante da tutte le citta` stati di Cefalonia antica sottolineando i seguenti:

1.

Joseph Partsch, Κεφαλληνία και Ιθάκη, σελ. 186.

2.

Σταματίνα Ζαπάντη, « Η συμμετοχή των Πρόννων Κεφαλληνίας στη Β’ Αθαναϊκή Συμμαχία», Κεφαλληνιακά Χρονικά, τομ. 5 , σελ. 193-200.

La posizione geografica della citta` e della zona che controllava nella parte sud-orientale dell’ isola e` molto importante, cioe` una fermatapassaggio sulla rotta marina verso Corfu` ed Italia per la marina d’ Atene.............................................................................................................. .......... Miliarachis la determina come una tra le piu` importanti isole, ma era – da tutti quelli che sono riferiti- in qualche periodo la piu` importante. Lo storico Loverdo Costis, alla sua opera Ιστορία της Νήσου Κεφαλληνίας, 1888, riferito alle rovine antiche dei Pronon ( secondo l’ ortografia dello scrittore) scrive che : Η πόλις έκειτο προς το ΝΑ της νήσου ου λίαν μακράν του Αίνου. ………………………………………………………………………. Τω 1812 ανεκαλύφθη εις Γραδού εν τω διαμερίσματι των Πρώνων αρχαίος ναός μετασχηματισθείς εις χριστιανική εκκλησίαν.

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Uno tra i viaggiatori piu` importanti del 19o secolo che ha visitato l’ area e ha scritto su questa e` Othon Riemann alla sua opera Recherches Archèologiques. Riferito alle rovine antiche della zona anche lui è d'accordo che la capitale della citta`-stato dei Proneon era l’ acropoli sopra Coronon( Paleocastro). Riemann descrive con molti dettagli i resti archeologici di tutta la zona ed e` il primo storico archeologo che elabora gli studi delle acropoli e degli edifici antichi. Le monete della citta` dei Proneon , secondo J. Partsch « ών η εκτύπωσις μόλις της 4ης π.χ. εκατ. άρχεται αποδεικνύουσα διά του τύπου του κώνου της ελάτης ότι η πολύ κατωτέρω τότε καθικνούμενη δασύτης του Αίνου ήτο κυρία πηγή της μετρίας αύτης ευπορίας». Ricapitolando le testimonianze di tutti quelli gli storici e geografi che si sono occupati attentamente delle citta` antiche dei Cefalini, constatiamo con sorpresa che in questa zona ci localizziamo in sostanza tre acropoli, di cui le due piu` grandi, Paleocastro, al di sopra dell’ area dei Corono, e Poros, distano solamente quattro chilometri in linea retta l’ una dall’ altra e chiudono ermeticamente ogni passaggio verso la valle di Eracliu, che si trova ai piedi del monte Eno. Il controllo di questa zona si conclude con una acropoli di dimensioni minori, ma dello stile antichissimo nella zona odierna dell’ insediamento di Pirghi. Vicino a questa acropoli e piu` a nord , in località Musacata, ed verso sud-ovest, vicino al villaggio di Digaleto, si trovano dappertutto degli impianti di fortificazione, come torri e piccoli castelli. Questi impianti antichi chiudono ogni passaggio da e verso i due porti centrali di Cefalinia, di Sami e di Poro, e blindano la parte sudorientale e nordorientale del volume montuoso di Eno sotto il quale si trova la valle di Ercolio, fertile ed irrigata dalle acque del grande lago Acoli. Gli impianti di fortificazioni inusitamente troppi per una zona cosi` piccola sembra che abbiano , secondo la ricerca che segue, un unico scopo : il controllo, la protezione e l’ amministrazione assoluta del legname navale preziosissimo dei boschi di abeti dell' Eno. Gli impianti antichi della comunita` di allora di Pirghi e` sicuro che fossero abitati soprattutto da boscaioli dei boschi dell' Eno, allevatori di bestiame della zona e guardiani di quella materia prima molto preziosa all'epoca. Joseph Partsch alla sua monografia «Κεφαλληνία και Ιθάκη» ( σελ. 230) sottolinea :

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Ήδη εν τη αρχαιόττητι το δάσος των ελάτων της Κεφαλληνίας θα πάντως μεγάλη φήμην. …………………………………………….. Ούτοι ενταύθα τα δάση κατέστρεψαν τόσον ολίγον , όσον εν Δαλματία , διά την αποψίλωσιν της οποίας πολλάκις υπό τω μη ειδότων θεωρούνται υπεύθυνοι. Spiridone Marinatos1 riferendosi all’ importanza dei boschi di abete dell'Eno sottolinea: Τα απέραντα δάση της ελάτης παρείχον εν αφθονία την ναυπιγικήν ξυλείαν. …………………………………… Αυτής της έδωκε τον τόνον του προβαδίσματος ήδη εις προϊστορικούς χρόνους, καθώς θα ίδωμεν ευθύς αμέσως. 1. Σπυρίδων Μαρινάτος, Κεφαλληνία, Ιστορικός και Αρχαιολογικός Περίπατος, 1962, σελ. 4-50.

Quindi il punto di superiorita` piu` importante di Cefalinia era il legname dell'Eno e certyamente molto di piu` questo era valido per la zona che sfruttava e commerciava la legname speciale per la costruzione delle navi, cioe` la zona dei Proneon. Abbiamo dunque localizzato con molta sicurezza il primo e piu` importante punto di superiorita` di questa zona. Il secondo punto importante di superiorità di questa zona in comparazione alle altre era il fatto che fosse la parte dell’ isola di Cefalonia più vicina alla 'Sterea Ellada' ed al Peloponeso. Il terzo punto era che si trovava, come abbiamo detto , alla convergenza di tutte le strade marine di movimentazione nello Ionio centrale. Il quarto punto di superiorita` era la ricchezza d'acqua, il suolo fertile e gli alberi di ogni tipo che possedeva. J. Partsch alla sua opera «Κεφαλληνία και Ιθάκη» (σελ.185) dice specificamente per la zona dei Proneon : Mετ’ ενθουσιασμού πολλοί περιηγηταί ύμνησαν την πληθύν των υδάτων [ …] ευάρεστον τινα εικόνα εις τον διερχόμενον De

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Οδοιπόρον. Il quinto e ultimo dei vantaggi grandi e importanti di questa zona erano gli spazi portuali che possedeva a Catelio, a Scala e soprattutto a Poros, dove si trovava il porto centrale della citta` antica nel luogo dove e` stato costruito negli ultimi anni il porto moderno della nuova citta`, fatto sopra gli impianti antichi dell’ epoca preistorica e piu` tardi storica. Questo porto era il porto centrale della Cefalonia sud-orientale, che univa tramite la rotta marina piu` breve Cefalonia con la terraferma. Il professore universitario Georgio Suris riferito alla posizione geostrategica di Cefalinia nota :

1.

Γεώργιος Σουρής, Η σημασία της Κεφαλλωνιάς για τα Ελληνιστικά κράτη και τη Ρώμη, Κεφαλληνιακά Χρονικά, 1976, σελ. 113

Η Κεφαλλωνιά βρίσκεται σε μια γεωγραφική θέση απόλυτα Επίκαιρη για τον έλεγχο της εξόδου του Κορινθιακού κόλπου [ …] Ένα καλό πλοίο ταξιδεύοντας με ταχύτητα πέντεέξι μιλίων θα μπορούσε να καλύψει την απόσταση από την Κεφαλλωνιά έως τις Συρακούσες σε δύο ή τρεις μέρες περίπου. Non pensiamo che esista il minimo dubbio per quali ragioni gli abitanti di questa zona erano costretti a proteggere con ogni mezzo la materia preziosa del luogo. L’ importanza di questa preziosissima materia prima per la zona dei Proneon e` stata evidenziata nelle rapresentazioni delle monete locali, che avevano come simbolo principale l’ albero e il frutto dell’ abete. Secondo i cataloghi che sono stati pubblicati ogni tanto per le monete della zona dei Pronon , le rappresentazioni tra i due aspetti sono i seguenti : Ricapitolando le informazioni precedenti raggiungiamo la conclusione che la zona dei Proneon era il luogo in cui si trovava il punto nodale per il controllo delle rotte nello Ionio centrale e la parte piu` vicina dell’ isola al continente. I suoi

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abitanti sfruttavano soprattutto il legname d’ abete del monte Eno, e lo commerciavano dall'unico punto di uscita della legname verso il mare, che era la foce del torrente Vochina ed altri ruscelli , presso i quali si trovava il porto antico della regione. In questo spazio costiero che si estende da Poros fino a Catelio incontriamo alcune delle denominazioni costriere piu` tipiche delle coste in generale che caratterizzano l'utilita` di questi luoghi per le comunicazioni marittime. Cosi` dunque, la zona che si trova esattamente all’ uscita del canyon impressionante di Poros, dove sfocia il torrente Vochinas , era quella del porto antico ma anche di quello nuovo dell'area di Poros, che significa passaggio. La zona litorale generale tra Poros e Scala si chiama Limenia o Limionas, che in greco anche moderno significa area portuale, evidentemente perche` questa e` la zona marina ( ενάλιος[ ειν-άλιος]) e priva di sbocco sul mare ( επίνειον [ επί – ναυς]) dell’ entroterra , cioe` lo spazio che usano le navi come arsenale temporaneo o permanente. Piu` al sud incontriamo l’ area con la denominazione Scala. Infatti quest’ area è il punto piu` vicino (stazione di rifornimento temporaneo) per le navi che sono venute dal sud e dall’ oriente, ma soprattutto e` il primo punto di contatto delle navi con Cefalonia, quando queste viaggiano attraverso lo stretto di Cefalonia e di Zante verso l’ ovest. Vicino agli impianti portuali antichi di Scala è stato localizzato uno dei templi piu`antichi

del

periodo

arcaico,

possibilmente

dedicato

a

Nettuno,

che

evidentemente era costruito quale perno marino per le necessita` di culto dei marinai che navigavano negli stretti marini dello Ionio. E , alla fine, a nel luogo dove si trova oggi l’ insediamento odierno di Catelio con il suo porto piccolo incontriamo la localita` di Caravostassi che sostanzialmente chiude una serie di luoghi litorali importanti per le comunicazioni marittime nello Ionio. L’ entroterra insieme alla zona costiera compongono il territorio dei Proneon e, come abbiamo riferito all’ inizio di questo capitolo, riscontriamo che gli storici e geografi dell'antichità lo hanno denominato con vari modo, come Pronni, Pronissos, Pronii, Nesiotae, Pronissiote ecc. L’ analisi della denomiazione scritta piu` antica della zona da parte diTucidide come Pronnei in combinazione con le altre denominazioni affini, ci guida alla De

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conclusione fondata che la denominazione del luogo e` composta e si forma dalla preposizione pro + un secondo elemento. Tale elemento delle parole composte προ-ναίοι, προ – νησιώται, πρώ – νιοι, πρό – ννοι, ovvero Nesiotae in combinazione alla denominazione della zona costiera che si chiama Limenia o Limionas, significa che questa zona costiera funzionava e funziona come il επίνειον-επινήϊον , το νεατόν ( cioe` l’ arsenale, l’ ancoraggio della zona generale) e ci guida alla conclusione che la radice del secondo elemento sembra di essere trovata nelle parole : νήσος, ναυς, νήϊον, νησιώτης κτλ. del verbo νέω ή νάω = κολυμπώ (nuotare) νηέω- νηνέω = φορτώνω τας νήας με ξύλα ( Ιλ. Ι . 358, 137, 279). Secondo questo approccio il piu` probabile chiariemnto e` che la denominazione della zona Pronni si forma dalla preposizione προ + il sostantivo νήιον ο νέαον ( = l’ ancoraggio, l’ arsenale, lo spazio che fa parte delle navi , lo spazio con la legname marittima). Cioe` Pronnei ( Προνηϊαίοι = Προνναίοι) sono coloro che abitano la zona προ ο πέριξ του νήιου(arsenale). Lo stesso accade con il nome nazionale degli abitanti delle altre zone di Cefalonia che secondo Tucidide sono i Samei, i Cranii e i Palii. Il riferimento dei nomi nazionali degli abitanti di Cefalonia al nome della zona dove abitano secondo Tucidide ha la forma seguente : Palii che abitano a Pali. Cranii che abitano a Crani. Samei che abitano a Sami. Pronnei che abitano ai Pronei. Il contenuto e il valore del senso della parola ( προ + νήιον) si interpreta dalla collocazione della citta` dei Pronei che era nell’ entroterra, circa quattro chilometri in linea retta dallo spazio portuale, το νήιον, che a causa appunto della sua grande importanza e della sua utilita` per la navigazione caratterizza tutta la zona costiera in generale. Pronei ( Προνηϊαίοι = Προνναίοι) erano dunque gli abitanti della zona προ ο περί το νήϊον (νεάον), cioe` lo spazio del porto, che come abbiamo riferito prima era una tra le localita` piu` importanti di Cefalonia a causa dell’ esistenza lì dell’ arsenale dell’ isola, situazione che dava la massima importanza rispetto alle altre zone.

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L’ importanza diacronica del porto di Poros continua anche nei nostri giorni, perche` il porto moderno di Poro ha il grande vantaggio di essere nella parte nia sudorientale di Cefalonia, all’ opposto di altre zone dell’ isola, ponendo sostanzialmente Poros come il portone d’ entrata e di uscita principale della maggior parte dei viaggiatori da e verso Cefalonia. Figuriamoci ai tempi micenei laddove le comunicazioni erano principalmete con la 'madrepatria', cioè il Peloponneso a sud ovest di Poros. Inoltre la struttura geografica di Cefalonia rende molto piu' lungo e peroglioso il tragitto marittimo verso le altre egioni dell'isola. Questo lo confermano tutt'oggi anche le tabelle comparate delle capitanerie di porto di Cefalonia che indicano il movimento delle navi, dei passeggeri e il traffico delle merci con dei autocarri. Se dunque il secondo elemento della denominazione che compone il nome nazionale dei Proneon era la parola νήϊον , cioe` l’ arsenale, allora forse quella zona , dei Pronnon, ha relazione con il complemento υπονήϊος che ci da` Omero descrivendo il porto pincipale dell’ Itaca omerica, quando Medis venuto da Tafo aveva ormeggiato li`la sua nave ? Μέντης Αγχιάλοιο δαΐφρονος εύχομαι είναι υιός ( Οδ. α 180-186) Come anche quando Telemaco, rispondendo alla domanda di di Nestora da dove viene gli dice : Ώ Νέστορ Νηληϊάδη , μέγα κύδος Αχαιών ( Οδ. 79-82) L’ analisi della parola υπονήϊος, -ον ( υπονήϊος Ιθάκη, υπονήϊος λιμήν) riteniamo sia chiara. Si compone dalla preposizione υπό + il sostantivo νήϊον che secondo la letteratura greca antica ed Omero significa l’ arsenale( ναύσταθμος) , lo spazio destinato esclusivamente alle navi ( ναύς), al legname marittimo etc. ( Οδ. ι 384, 498), ( Ιλ. Ν 390, Γ 62). Intorno alla parola νήϊον – υπονήϊον ogni tanto son stati fatti studi e discussioni con oggetto che cosa intendesse Omero. Strabone ha riferito su questo argomento ( C 454.11) scrive : De

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Όταν δε ούτω φη. «ημείς εξ Ιθάκης υπό Νηίου ειλήλουθμεν». Stefano il Bisanzio , seguendo la sillogistica di Strabone, menziona nel suo vocabolario: Νήιον , όρος Ιθάκης , αφ’ ού κατά Κράτητα αι νηιάδες. Οι δε τας Διατριβούσας περί τα νάματα. Το δε Υπονήιον σύνθετον ως το Επικνημόδιοι . αι δε νηιάδες από του νήιος η από του νηιεύς.

Alla parola pero` Κροκύλειον , basandosi anche sull’ informazione di Eraclio di Glafco, considera νήϊον zona d’ Itaca, sottolineando che : Κροκύλειον , νήσος Ιθάκης , Θουκιδίδης Τρίτη. Το εθνικόν Κροκυλεύς . Ηρακλέων δε ο Γλαύκου τετραμερή φησι την Ιθάκην, ης το μεν πρώτον επί μεσηβρίαν και θάλατταν….., και το δεύτερον Νήιον , και το τρίτον Κροκύλειον, το τέταρτον Αιγίλιπα. Prendendo come pretesto il punto di vista di Strabone, Omero riferendosi al νήϊον possibilmente intendeva qualche monte dell’ Itaca omerica, luogo o posto, i traduttori piu` moderni dei testi omerici e soprattutto Wiliamowitz hanno imposto il punto di vista che νήϊον e` finalmente qualche montagna d’ Itaca, omettendo pero` le riserve di Strabone il quale ha scritto che «άδηλον» era quello che Omero intendeva. L’ etimologia che e` stata data, soprattutto da Wilamowitz, che cioe` con la parola νήϊον

Omero si riferisca a qualche montagna d’ Itaca, era piuttosto

arbitraria e ingiustificata. Il suo punto di vista pero` e` diventato accettabile circa da quasi tutta la totalità dei traduttori e storici fino anche oggi, ingabbiando in un grande punto la ricerca sostanziale che dovrebbe essere fatta riguardo a questa questione controversa. Secondo la nostra stima, la caratterizzazione della zona come προ-νήϊον e υπόνηΐου e` piuttosto chiara. Abbiamo in sostanza una zona generale dove il νήϊον, cioe` lo spazio portuale, l’ arsenale, timbra la sua identita` e la caratterizza come totale. Cosi` dunque la zona generale si divide in due parti : De

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α) την προνήϊον περιοχή, δηλ. την προ ή (περί) το νήϊον περιοχή β) την υπονήϊον περιοχή, δηλ. την παρά το νήϊον περιοχή. Omero non e` la prima volta che usa il termine υπό + la denominazione di qualche luogo per definirci qualche luogo che si trova presso una zona. Al B dell’ Iliade Omero descrive nel regno dei Beoti citta` con la denominazione Ipotebe ( Υποθήβες) : Οι τε Κορώνειαν και ποιήενθ’ Αλίαρτον ( Ιλ. Β 503-505) All’ epoca d’ Omero e durante la guerra troiana e` noto che Tebe era stata distrutta durante la guerra dei « Επτά επί Θήβας», ovvero i famosi 7 contro Tebe. La citta` piu` moderna e` stata costruita ai margini della collina di Tebe ed esattamente sotto le mura antiche di Cadmia. Giustamente dunque Omero consegna con la denominazione Ipotebe la citta` che si trova sotto (υπό) la Tebe antica. Anche al Z 397 dell’ Iliade Omero da il nome di una citta` , di Ipoplachiis, che era costruita ai piedi del monte Placos vicino a Troia : Εύτε πύλας ίκανε διερχόμενος μέγα άστυ

La citta` Ipoplachii e` manifesto che si trova sotto il monte Placos, riportato da Omero con questa denominazione, non lasciando niente d’ interrogativo su cosa intendesse Omero quando denominava citta` o luoghi con la preposizione υπό + il nome della citta` o della zona quando questa zona , la citta` o il monte era il punto di riferimento principale. Lo stesso succede con l’ uso della preposizione προ + il nome della zona , citta` o luogo, e molti esempi incontriamo nella letteratura non solo antica ma anche moderna, come Προ-ποντίς, προ-αύλιο, προ-άστιον, πρό-ναος, προ-πύλαια, πρόδομος ecc. Un esempio relativo abbiamo alla parola πρό-ναος, ή πρό-ναιος-α-ον, Ιων, προνήϊος –η –ον ( προ+ναός) che significa ο προ του ναού χώρος, τα έμπροσθεν του ναού ευρισκόμενα( πρόδρομος).

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Seguendo la relazione grammatologica e semantica degi esempi riferiti sopra, concludiamo che lo stesso e` valido anche per la denominazione del termine geografico Pronni, che ` caratterizzata soprattutto da νήϊον, cioe` l’ arsenale. La posizione di questa zona particolare in relazione al porto centrale di Cefalonia, cioe` il νήϊον ,l’ ha dato un certo nome « προ του Νήϊου» περιοχή ως Προνήϊον = Πρόννοι. Questa denominazione molto possibilmente e` diventata l’ identita` del quarto grado dei cefalini durante il periodo arcaico, quando il centro amministrativo si spostò dall’ acropoli piu` antica di Cefalonia, che era collocata sopra l’ insediamento litoraneo moderno di Poros, all’ entroterra e piu` particolare sulla collina di Paleocastro dei Coronon, circa quattro chilometri lontano dal mare, a li` dove oggi si trova l’ acropoli dell’ epoca classica dei Pronnon. Poros , l’ arsenale( επινήϊον) odierno della Cefalonia sudorientale, era come sembra, la zona υπό το νήϊον , dove viene descritto da Omero il porto di Rithro.

CAPITOLO QUATTORDICESIMO PITHRO, NIION, NIRITON

A.Εν λιμένι Ρείθρω Dopo dunque aver chiarita la relazione nel senso e nello spazio della zona che era caratterizzata come προνήϊος( Πρόννοι) con la zona che era caratterizzata come υπονήϊος esamineremo un’ informazione importante che riporta Omero per la posizione del porto di Rithro ad Itaca: Τον δ’ αύτε προσέειπε θεά γλαυκώπις Αθήνη ( Οδ. α 178-186) Omero dice che nella zona υπονήϊον c'era il porto cosiddetto di Rithro, che si trovava fuori dalla citta`( Od. a 186). Perche` Omero volle chiamare il porto che si trova fuori dalla citta` e vicino al palazzo reale come “porto del Rithro” se non era infatti prpoprio questo?

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Il poeta potrebbe inventarsi qualcosa di speciale, che però innegabilmente non riscontriamo in nessun altro punto dei Poemi Omerici, se in realta` questo porto avbesse avuto questa caratteristica specifica! Noi crediamo non sia una fantasia poetica, e ci sforzeremo di dimostrarlo subito . La localita` υπονήϊος , che poco prima abbiamo determinato debba situarsi παρά τω λιμενικώ χώρω ( ναύσταθμος) e che per questa zona il porto antico fosse Poros, constatiamo con grande sorpresa che il porto antico dei Pronneon era presso i torrenti del Vichina che sfocia le sue acque nello ionio per mezzo di quel canyon impressionante di Poros( cfr. la relativa foto).

Antonio Miliarachis1 descrivendo il paessaggio particolare scrive: Ρακλί η Ηράκλειον καλείται μεγάλη πολυσύνθετος κοιλάς …………………………………………………………………. Εις το μερός τούτο, ένθα τα ερίπια των οίκων των Μελιταίων και υπεράνω του λιμένος ευρίσκονται και βάσεις πολυγωνικαί αρχαιοτάτων κτιρίων. Henry Napier2, il luogotenente del governo di Gran Bretagna a Cefalonia, ha descritto anche lui l’ eccelenza di questo paessaggio scrivendo quanto segue: Description of the district of Arcali, or Heraclea. .................................................................................... while woods , hamlets, meadows, and steams, lay sheltered in the valley, forming a delightful contrast with the rude grandeur of the surrounding scenery! J. Partsch, alla sua opera “Cefalonia ed Itaca”, descrivendo anche lui questo canyon realmente impressionante, sottolinea: Εκ των πετρωδών υψωμάτων του Πυργίου κατέρχεται De

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τις προς νότον.[…] και παρέστησαν ως το ωραιότατον μέρος όλης της νήσου.

Spiridone Marinatos , descrivendo il canyon di Poros, dove si trovava anche il porto antico dei Proneon, concorda,

1.Αντώνιος Μηλιαράκης, Γεωγραφλια Πολιτική Νέα και Αρχαία του νομού Κεφαλληνίας, σελ. 41-43 2. Henry Napier, Memory on the roads of Cephallonia, London 1825.

Intenzionalmente abbiamo risordato molte pagine di alcuni dei molti riferimenti all’ unicita` e bellezza impressionante dei torrenti del canyon di Poros, che nello stesso tempo erano i bordi del porto antico dei Pronneon. Questa unicita` del porto che si trovava all’ uscita di un fiume-torrente cosi` impressionante sembra che Omero la conosca, e per questo la menziona. Per noi non c’ e` nessun dubbio che la relazione : προνήϊον-υπονήϊον e soprattutto εν λιμένι Ρείθρω mostra di « fotografare » lo spazio del porto antico alle foci del torrente Vochina dove si trova il porto sia preistorico, sia antico sia moderno della Cefalonia sudorientale. Sul porto del Rithro son state scritte molte cose da molti storici e ricercatori nello sforzo di intepretare che cosa esattamente intendesse Omero con la frase εν λιμένι Ρείθρω. Noi crediamo che Omero non intendeva niente di meno o di più di quello che era, cioe` un porto situato alla foce di un fiume, sotto un canyon impressionante, cioè alle foci del torrente Vochina. L’ etimologia della parola ρείθρον ( ρέεθρον) ha come base il verbo ρέω e i suoi derivati ρεύμα, ρύακες,ecc. Molti dicono che Ulisse, raccontando ad Alcinoo il suo viaggio nel paese dei Lestrigoni, in realta` menta e si sforza di giustificare la perdita della sua flotta. Descrivendo dunque Ulisse il porto dei Lestrigoni sembre di avere in mente e di descrivere immagini e tratte dal suo porto, che « paradossalmente » e` descritto con gli stessi riferimenti con i quali e` descritto da Omero il porto del Rithro, il πολυβενθής e ημέτερος porto della sua citta`.

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Vediamo dunque come descrive Ulisse il porto dei Lestrigonon e la zona generale, comparandolo con l’ imagine e la morfologia del porto in localita` Raghia, alle foci del torrente Vochina, come anche dai riferimenti relativi dalla geografia dell’ Itaca omerica : Εξημάρ μεν όμως πλέομεν νύκτας τε και ήμαρ ( Οδ. κ 80-136) Tutti quelli che conoscono l’ area del canyon dove si trovavano i limiti del porto antico, ed in particolare in posizione Raghia, riconosceranno sicuramente i lati scoscesi , διαμπερές, αμφοτέρωθεν, ενάντιαι αλλήλησιν ( cioe` l’ un lato scosceso di fronte all’ altro) e all’ingresso stretto del porto dei Lestrigones il porto antico dei Pronneon che si trova nel canyon del Poro. In quell’ epoca il mare arrivava circa fino allo sbarramento odiernoche protegge dall’ inondazione. Nei secoli passati e specialmente dopo i terremoti del 1953 e` stata realizzata una sopraelevazione del suolo di circa un metro e mezzo, con il risultato che le acque siano molto diminuite dentro i ruscelli del fiume, In precedenza, intorno al 1936, il governo di allora preoccupato perche` le acque del fiume stagnavano creando un focolaio serio di infezione, a causa della presenza permanente e malsana per gli abitanti fi zanzare, cementificò l'area e da allora lo spazio del porto antico e` divenuto un parcheggio estivo di auto (cfr.foto) Nella descrizione dei υψηλών ορέων e del trasporto dei tronchi e degli alberi κατά γλινεον ύλη alla citta` dei Lestrigonon gli studiosi riconosceranno il trasporto corrispondente dei tronchi d’ abete dall' Eno al porto del Rithro ai tempi dell’ Itaca omerica( Οδ. α 186). La descrizione della καλλιρεέθρου κρήνης, della fonte che si trovava πρό άστεως dei Lestrigoni, constateranno che si adatta benissimo alla descrizione della καλλιρρόου κρήνης ( Οδ. ρ 206) dell’ Itaca omerica, che si trova anche questa άστεως εγγύς ( Οδ. ρ 205). L’ uso del temine πολυβενθής per il porto dei Lestrigonon e l’ uso dello stesso termine per il porto d’ Itaca ( Οδ. π 352), come anche la possibilita` che avevano i Lestrigoni di affondare le navi ormeggiate della flotta d’ Ulisse gettando delle roccie dai lati scoscesi che erano da entrambe le parti del letto del fiume, cosstituiscono una vera e propria fotografia del porto antico dei Pronneon, che si trovava dentro il

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canyon. Non c’ e` alcun dubbio che tante coincidenze nella descrizione di un porto, possano essere essere casuali. Provoca infine ancora impressione il fatto che la zona che si trova all’ uscita del torrente di Poro oggi si chiami Raghia. La denominazione Raghia proviene dal verbo ρήγνυμι e i suoi derivati, come : ρήγμα, ρηγμίν ή ριγμίς, ρώξ, ρωγός( Οδ. χ 143 ανά ρώγας μεγάριο), ρωγμή-ρωχμός, confermando per ancora una volta che i toponimi della zona si corrispondano assolutamente alla sua immagine geomorfologica e agli usi e attivita` umane ( arsenale, porto ecc.). Anche se abbiamo infatti l’ identificazione impressionante di una zona che allora era chiamata νήϊον ed oggi λιμένια ο λιμιώνας , da qui anche il προνήϊον e il nome nazionale degli abitanti della zona ( Προνναίοι) , e anche se il porto antico come quello moderno della citta` si trova ai bordi del ruscello-fiume molto impressionante di Cefalonia, in localita` Raghia, e mentre tutto mostra che ci troviamo di fronte al porto omerico della citta` d’ Ulisse,

che si trovava all’

υπονήϊον d’ Itaca, noi non identificheremo comunque ancora questo porto prima di sforzarci di dimostrare che cosa intendesse Omero con i versi υπό Νηΐω υλήεντι και Ιθάκης υπονηΐου. Β. Yπό Νηΐω υλήεντι Prima abbiamo rifiutato la relazione della parola νήϊον con il nome di qualche monte d’ Itaca. La parola νήϊον come sostantivo e` una parola molto familiare ai testi d’ Omero, che la usa di solito per descrivere delle attivita` nell’ arsenale, come il legname marittimo in deposito o da caricare sulle navi. Il verbo che Omero usa per il caricamento di questo legname e` νηέω , che significa (raccogliere) συναθροίζω, σωρεύω ύλη-ξύλα, άποινα σώματα ( Ιλ. Ψ 319), πυρ, επιθέτω, πληρώ εξ απήνης ( Ιλ. Ω 275), φορτίζω, γεμίζω νήας ( Ιλ. Ι 358, 279, 137). Se dunque il νήϊον e` l’ arsenale (ναύσταθμος) , cioe` l’ area in cui le navi caricavano legname, allora qual e` il significato dell’ aggettivo

υλήεντι e del

sostantivo υπονήϊον? L’ aggettivo υλήεις –εσσα – εν significa boscoso, pieno di legna, pieno d’ alberi , ecc. Deriva dal sostantivo ύλη, che per Omero significa: α) Bosco ( Ιλ. Ν 18) De

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Αύτικα δ’ εξ όρεως κατεβήσετο παιπαλόεντος b) Legname ( Οδ. ε 63) ύλη δε σπέος αμφί πεφύκει τηλεθόωσα

c) Legna tagliata da ardere ( Οδ. ι 234. ξ 353) φέρε δ’ όβριμον άχθος d) Della zavorra , della roba inutile ( Οδ. ε 257) φράξε δε μιν ρίπεσσι διαμπερές οισυΐνησι

Secondo questa informazione che abbiamo da Omero l’ arsenale, cioe` il νήϊον , puo` essere boscoso o pieno di legna ( legna marittima, legna tagliata ecc). Il primo caso, di essere cioe` il νήϊον boscoso, non soddisfa una corrispondenza logica. Il secondo caso , di essere νήϊον (cioe` l’ arsenale) pieno di legname marittimo, è assolutamente compatibile con l’ uso della zona. E` molto logico in un’ arsenale dove si riparano o si costruiscono delle navi, il legname sia la materia necessaria prima do ogni altra .E` logico dunque che l’ arsenale non sia stato considerato boscoso, ma pieno di legname per la riparazione, costruzione o caricamento delle navi, materia èrima preziosa per quell’ epoca. Se teniamo in considerazione il fatto che l’ Itaca omerica, come testimoniato da Omero, aveva un monte altissimo , il Nirito, il quale era καταειμένον ύλη, cioe` pieno d’ alberi, e durante il periodo storico la zona dei Pronneon era quella che sfruttava la legname ricca del Eno pieno d’ abete ( avendo in particolare come simbolo principale alle sue monete l’ albero e il cono d’ abete), che gli alberi erano trasportati tramite il fiume Vochina fino all’ uscita unica della regione verso il mare, dove c'era il porto antico della citta`, non ci resta nessun dubbio che l’ arsenale dei De

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Pronneon, cioe` il νήϊον, era da sempre lo spazio opportuno per il caricamento e il trasporto della legname d’ Eno sia durant gli anni preistorici sia durente quelli storici, come evidentemente anche durante quelli moderni! Crediamo dunque che l’ υλήεν νήϊον non e il boscoso νήϊον ma l’ arsenale pieno di legname adatto per il trasbordo, come anche lo spazio dove si riparano o costruiscono delle navi nuove, possibilmente anche per le necessita` di altre regioni. Omero ( Οδ. Β 292-293) ci riporta ancora una informazione importante che ad Itaca c’erano molte navi nuove ma anche vecchie. Εισί δε νήες πολλαίεν αμφιάλλω Ιθάκη νέαι ήδε παλαιαί…. Il segnale dato da Omero èche ad Itaca c’ erano molte navi, nuove e vecchie, significa molto semplicemente che Omero e` riferito ad una zona dove ci sono insieme le navi vecchie e nuove. L’ unica zona che e` adatta e` l’ arsenale, cioe νήϊον, dove si riparano le navi vecchie e si costruiscono quelle nuove. Sulla base dell’ informazione che abbiamo ottenuto circa il vero significato delle parole νήϊον, υπονήϊον, προνήϊον, υλήεν νήϊον e «λιμένας του ρείθρου» ci sforzeremo di tradurre i versi dalla rapsodia dell’ Odissea ( στ. 185-186) e la rapsodia γ dell’ Odissea( στ. 79-82). Νηύς δε μοι ήδ’ έστηκεν επ’ αγρού νόσφι πόληος ( Οδ. α 185-186) Ώ Νέστορ Νηληϊάδη, μέγα κύδος Αχαιών ( Οδ. γ 79-82) Per noi non c’ e` in conclusione nessun dubbio che l'area del υπονήϊος ( i porti odierni) e quella del προνήϊος ( i Pronni odierni) determinino una zona generale che ha come punto di riferimento il νήϊον, cioe` l’ arsenale, che si trovava alla foce e serviva per il caricamento e la lavorazione del bene piu` prezioso de lla zona : i tronchi dell’ abete dell' Eno! Questa fonte di ricchezza unica sin dall’ antichita` si provvedette a proteggerla con una fortificazione mai vista. Se comprendiamo agli interessi degli abitanti dei Cranio lo sfruttamento di una parte delle aree occidentali dell’ Eno constatiamo che De

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questo monte venne cinto da ben quattro acropoli e una serie dei torri ed opere di fortificazione che chiudono ermeticamente anche l’ ingresso piu` difficile verso l’ odierno Parco Nazionale di Eno ( cfr. la carta relativa). Se dunque la zona costiera odierna dei Pronno con il porto del Rothro sono la zona ricercata come υπονήϊος, allora quindi`è l’ Eno odierno l’ αιπύ, εινοσίφυλλον, αριπρεπές e κταειμένον ύλη monte dell’ Itaca omerica con la denominazione di Niriton ?! C. Τούτο δε Νήριτόν εστίν όρος καταειμένον ύλη Il monte Niriton costitutisce per l’ Itaca omerica un luogo assai speciale e unico che molto contribuisce a determinarne l'identita`. E` fatto certo che il monte Niriton segue esattamente ogni descrizione dell’ Itaca omerica, sia fatta da Omero sia piu` tardi dai grandi scrittori e poeti latini, i quali hanno geografato questa zona con una fiducia assoluta alla geografia omerica. Omero , riferito a questo monte eccellente, ci da delle informazioni importanti, che sono riassunte nei quattro aggettivi qualificativi che gli da. In particolare : il monte Niriton ( se questa denominazione non compone un complemento d’ aggettivo di « Μεγίστου όρους», che deriva dall’ aggettivo Νήριτος-ον + νήριθμος, αναρίθμητος, άπειρος) e`: a.Secondo Ulisse e il « catalogo delle navi » εινοσίφυλλον e αριπρεπές. b. Secondo Atena καταειμένον ύλη ( coperto del tutto di alberi). c. Secondo l’ inno all’ Apollo Pizio αιπύ ( scosceso, alto). Precisamente : Ulisse rivelatosi al re dei feaci Alcinoo gli dice : Ναιετάω δ’ Ιθάκην ευδείελον ( Οδ. ι 21-22) La dea Atena per dimostrare ad Ulisse che e` arrivato alla sua patria amata gli dice:

Αλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποιθής De

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( Οδ. ν 344) τούτο δε Νήριτόν εστιν όρος καταειμένον ύλη ( Οδ. ν 351) Nel “catalogo delle navi” dell’ Iliade, al passo che riguarda il regno d’ Ulisse, e` descritto il monte Niriton come parte integrante dell’ Itaca omerica : Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε Κεφαλλήνας μεγαθύμους ( Ιλ. Β 531) E alla fine nell’ inno omerico ad Apollo Pizio e` confermata il panorama del monte scosceso e alto d’ Itaca nello spazio marino a sud di Catacolo ( capo Fees). Εύτε Φεράς επέβαλλεν αγαλλομένη Διός ούρω ( Ύμνος εις Απόλλωνα Πύθιο, 427-428) I poeti latini Oratio e Virgilio, seguendo fedelmente la geografia omerica menzionano il monte Niriton come tratto distintivo principale dell’ Itaca micenea. Particolarmente Virgilio all’ Eneade ( III, 268-277) menziona: Fugimus spumantibus undis Ovidio ( Bibl. XIII, 705-718) descrive anche il monte scosceso d’ Itaca: Strophadumque recepros portubus infidis exterruit ales Aello. Riferimento speciale per la denominazione del monte Niriton e la confusione che e` stata creata con la citta` Nirico di Lefcada fa Strabone ( C 454) : Έχει δε ταύτα λόγον. Ου γαρ ευκρινώς αποδίδωσιν ο ποιητής Riferimenti intorno a Nirito o Nirico abbiamo soprattutto dai geografi e storici latini Plinio, Pomponius Mela, e l’ opera Hineraricum di Antonino Augusto, i quali, De

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come abbiamo analizzato al capitolo nono, altre volte menzionano il termine “Niriton” e altre il termine “Nirico” senza chiarire se si tratta di luogo, monte o citta`.Questa confusione e` noto che ha creato molti equivoci a causa del fatto che non e` stato chiarito in quale monte, luogo o citta`. Particolarmente Plinio in Historia Naturalis , IV 1,5 menziona: Qui locus vocatur Dioryctos stadorium longitudine trium Pomponio Mela ( De situ Orbis II.7, 110) scrive : In Ionio Prote , Asteria, Cephalenia, Neritos, Same, Zacynthos, Dulichium Il Hineraricum di Antonino Augusto ( 519, 524 3) menziona: Insulae ; Cephalaniae, Zacinthos et Dulichia Stefano il Bisanzio alla parola Niricos scrive: Νήρικος , πόλις Ακαρνανίας, ήν Όμηρος ακτήν φησιν ηπείροιο Il termine Niriton lo nota anche nel suo riferimento alla parola Κροκύλειον: Κροκύλειον , νήσος Ιθάκης, Θουκιδίδης Τρίτη. Con la parola Κύναιθα menziona anche : Πόλις Ιθάκης υπό τω νηρίτω όρει Dionisio il Viaggiatore alla sua opera Περίηγησις της Οικουμένης scrive ( 494495): «Και λιπαρή Κέρκυρα φίλον πέδον Αλκινόοιο τω δ’ επί Νηρικίης Ιθάκης έδος εστήρικται».

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Efstatio commentando la Περιήγησιν di Dionissio sottolinea intorno al tema del Nirico e del Nirito: Εφ’ ή τουτέστιν μεθ’ ήν Κέρκυραν, το της Ιθάκης έδος εστήρικται L’ etimologia della parola Niriton e` molto probabile che derivi dall’ aggettivo νήριτος –ον (ν+ αριθμός) che significa l’ infinito , l’ innumerevole, cioe` il monte con un numero innumerevole di alberi. Questa etimologia si identifica completamente con i complementi d’ aggettivo εινοσίφυλλον ( Ιλ. Β 632) e καταειμένον ύλη ( Οδ. ν 344) che Omero usa per questo monte. Un uso corrispondente dell’ aggettivo νήριτος –ον troviamo all’ Έργα και Ημέραι dell’ Esiodo e particolarmente al verso 511, dove l’ uso di questo aggettivo in combinazione all’ aggettivo ύλη descrive i bosci immensi: Πολλάς δε δρύς υψικόμους ελάτας τε παχείας ούρεος εν βήσσης πιλνά χθόνι πουλυβοτείρη εμπιπτων, και πάσα βοά τότε νήριτος ύλη La derivazione possibile della parola Niriton dal verbo νέω – νάω ή ρέω , Νη + ρέω ή Νη + νάω , νάρος νερό ( νηρόν = ναρόν ) = ύδωρ a causa dei molti πεόντων υδάτων con parole sinonime possibili: Νέδων – Νηρεύς – Ναυς – Ναύτης – Ναύσταθμος, forse non e` consacrata all’ uso nel caso del monte Nirito ma della citta` Niricos di Lefcada, contro la quale come e` noto Laerte aveva intrapreso una campagna militare a capo dei μεγαθύμων Κεφαλλήνων. Ι complementi d’ aggettivo εινοσίφυλλον, καταειμένον ύλη ci conducono maggiormente all'idea che l’ aggettivo sostantivato Niriton determina le estensioni infinite d’ alberi di questo monte e meno ad una sua relazione con l’ acqua o qualcosa di simile. La relazione tra Nirito e Nirico( = κοχύλιο, κοχλιώδες) deve anche ormai essere esclusa. Concludendo dunque diciamo che il monte Niriton, il quale era αιπύ , καταειμένον ύλη, αριπρεπές e εινοσίφυλλον ha questa denominazione dall’ aggettivo sostantivato Niritos –on, che significa che questo monte aveva aveva degli alberi innumerevoli ed era coperto ( καταείμενον) del tutto da questi. De

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Cominciando dunque la nostra analisi dalle descrizioni omeriche ribadiamo che il monte Niriton e` presente ovunque in ogni descrizione dell’ Itaca omerica, come sua parte integrante. E` piu`che evidente che il monte Niriton , l’ αριπρεπές, εινοσίφυλλον, καταείμενον ύλη ed l’ αίπυ sia il segno del riconoscimento dell’ Itaca omerica e l’ orgoglio d’ Ulisse. Ναιετάω δ’ Ιθάκην ευδείελον, abito ad Itaca che appare da lontano ( ai naviganti) – naturalmente a causa della sua monte αριπρεπές e ευδειέλου- εν δ’ όρος αυτή Νήριτον εινοσίφυλλον αριπρεπές , su questa c’e` un monte grandioso, il Niriton, dice Ulisse, come se aspetti dall’ ascoltare all’ ascolto di questa parola di riconoscere Itaca, di cui il monte Nirito a causa della sua fama e del suo valore avrebbe superato i limiti del mondo miceneo. Di certo nell'odierna Itaca nulla di simile esiste. E` lo stesso monte che viene descritto all’ inno ad Apollo Pizio ed e` visibile dal sud dal capo Fees( Catacolo odierno): Εύτε Φέρας επέβαλλεν αγαλλομένη Διός ούρω ( Ύμνος εις Απόλλωνα Πύθιο, 427-430) Quando la nave si avvicina a Fees – ci informa che l’ inno omerico- spinto dal vento propizio di Giove, appariva da lontano, coperto di nebbia, il monte altissimo e scosceso d’ Itaca, Dulichio, Sami e la Zante boscosa. Quale altro monte scosceso e alto d’ Itaca poteva sotto Fees? Le montagne piu` basse d’ Itaca – in relazione ai monti con il doppio d'altezza di Cefalonia-si perdono al fondo dell’ orizzonte sovrastate nella loro maggior parte dall'orografia di Cefalonia – o forse il monte αίπυ d’ Itaca- e` l’ altissimo e coperto di abete Eno di Cefalonia, di altezza 1.628 metri, che veramente si impone con il suo panorama in tutto lo Ionio? Una rappresentazione schematica dell’ altezza dei monti di Zante, Cefalinia ed Itaca ci da` l’ immagine seguente. E` fatto certo che Eno di Cefalinia particolarmente dall’ ottica dello spazio marino tra Cillini e Catacolo sembri ancora piu` alto in relazione ai monti d’ Itaca , a causa del fatto che e` piu` vicino a quest’ area marina nonchè come abbiamo premesso da altezza doppia.

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Dall’ ottica delle coste dell'Elide la relazione dell’ altezza fra l'Eno di Cefalonia e le montagne, o meglio colline, d’ Itaca si trasforma da 2: 1 in 4 : 1. Se ancora calcoriamo il fattore della distanza piu` grande dei 35 miglia, della copertura parziale della sua vista da parte dell'Eno di Cefalonia , i monti d’ Itaca appena che si distinguono al fondo dell’ orrizzonte ( il piu` delle volte non sono mai distinti a causa del fatto che la distanza da Fees supera la visibilita` media dei 20-25 miglia). Cosi` giungiamo alla conclusione fondata che il monte αίπυ d’ Itaca e` altro che l'Eno di Cefaloniaa, che impressiona con la sua altezza e il suo volume ogni navigatore nello spazio dello Ionio. La dea Atene conoscendo l’ importanza e il significato di questo monte, e per dare ad Ulisse un segno sicuro per riconoscere la sua patria gli dice : Αλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποίθης ( Οδ. ν 344-351) Quale isola della Grecia occidentale (e non solo, eccetto Creta, Samo e Samotracia che distano però oltre 500 miglia) puo` dare questa possibilita`ad un suo abitante di avere come orgoglio della sua origine e punto di riconoscimento il monte della sua patria ? La risposta e` una e unica : Cefalonia, con suo simbolo l’ Eno divino, il monte che ha il nome del compagno amato d’ Ulisse Eno. Lui, secondo il mito, ha perduto la sua vita alla battaglia con i Cicones vicino al fiume Evro di Tracia, ed in onore del quale onore e` stato piu` tardi dato il nome alla citta` che si trova li` , Enos. E` degno di osservazione il fatto che al monte di Cefalonia secondo in altezza , il monte della Aghia Dinati, e` stato dato il nome Vea in onore anche di Vaio, compagno e timoniere della nave d’ Ulisse , il quale e` stato sepolto, secondo Strabone , a Cimi nell' Italia meridionale:

Τάς δε Βαίας επωνύμους είναι λέγουσι Βαίου ( C 245.6 ) Questa informazione la riporta anche e Stefano il Bisanzio, il quale menziona al suo vocabolario : Βαία όρος Κεφαλληνίας. De

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La localizzazione dei toponimi a Cefalonia gia` dal periodo arcaico che abbiano relazione immediata con il mito d’ Ulisse e` un fatto da considerare. Il monte Eno e` menzionato da Esiodo, come e` rportatoi ne commenti dell’ Apollonio Rodio ( II, 297): Ότι δε ηύξαντο οι περί Ζήτην τω Διί στραφέντες, λέγει και Ησίοδος. Strabone menziona anche che a Cefalonia c’era Megiston Oros εν ώ το του Διός Αινησίου ιερό: Κείται δ΄η Κεφαλληνία κατά Ακαρνανίαν La soprannome Μέγιστον Όρος che, secondo Strabone, aveva l'Eno, sembra che preesisteva ed alla fine e`conservato fino ai nostri giorni. Per questa ragione il monte Eno anche oggi e` chiamato con la denominazione il “Monte grande”, senza che sia necessaria l’ aggiunta di qualche denominazione speciale. I riferimenti omerici : εν όρος εν αυτήν , τούτο εστι όρος e specialmente la frase : Ιθάκης τ’ Όρος αιπύ πέφαντο senza il riferimento alla denominazione del monte d’ Itaca forse conferma il nostro punto di vista che il “Monte Grande” dei tempi moderni e` lo stesso monte con il Μέγιστο Όρος dell’ epoca di Stravona e il Ιθάκης τ’ Όρος dell’ epoca d’ Omero ( con O maiscolo). Il monte Eno di Cefalonia e` per i suoi abitanti il simbolo della loro isola e il luogo piu` prezioso e amato da qualunque altro di Cefalnia. Mentre sono orgogliosi per questo, usano la sua denominazione in una gran quantita` di associazioni, delle confraternita` , degli unioni e delle loro attivita` , dappertutto nell'isola. La specie unica di abete, Abies Cephallenica Loud, che germoglia all' Eno, ha fatto l’ isola dall’ antichita`un luogo eponimo ed importante tra tutti i luoghi di Grecia. L’ abete e` presentato nelle monete coniate dai Pronni come il simbolo della citta` - stato , της τετάρτης των Κεφαλλήνων μοίρας. E` importante menzionare qui che l’ abete e il suo cono come simbolo in monete esistono panellenicamente solo nella zona dei Pronnon! Se infatti Eno e la sua legname era la fonte principale di ricchezza per lo sfruttamento dagli abitanti dei Pronnon, allora si completa la relazione υπονήϊου De

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( dell’ arsenale che era portatore della legname navale) e καταειμένου ύλη Νηρίτου ( coperto di alberi adatti per la costruzione delle navi) cosi` come veramente ce la da` Omero ai suoi riferimenti relativi. Spiridon Marinatos1, come abbiamo riferito piu` presto, sottolinea che : Η σπουδαιότης της Κεφαλληνίας συνίστατο εις την ξυλείαν του βουνού της. [ ……………………………………………] […] αποτελεί και ένα θησαυρό , τον οποίον έπρεπε να προσέξουν και να εκτιμήσουν περισσότερον. I Veneziani hanno compreso l’ importanza e il valore della legname d’ Eno. Nel il 1501 hanno stabilito una colonia da 200 falegnami a Omala, con l’ obiettivo di disboscare e di trattare la legname d’ Eno per le necessita` della loro flotta e dei loro castelli. Ang. Basadona ( 1590) conferma l’ esistenza della colona dei falegnami a Omala e Ambr. Corner ( 1597), governatore del castello d’ Asso, menziona che ad Omala c’e` una grande quantita` di legname di ogni specie. Durante il 1517 , come e` stato confermato da Marino Sanuto ( Diarii XXII, pag. 159) , sono stati disboscati molti alberi dell’ Eno per la fortezza di Zante, come anche nel 1574, secondo Vic. Da Molin per la ricostruzione della citta` di Zante e per diversi altri obiettivi.

1.

Σπυρίδων Μαρινάτος, Κεφαλληνία, Ιστορικός και Αρχαιολογικός Περίπατος, 1962.

Da una risoluzione della Gerusia delle Isole Ionie ( Decreto dell’ Ex Senato del 1534) risulta che ogni tanto sono state prese decisioni importanti per la gestione della legname d’ Eno, che secondo la decisione corrispondente ήτο πολύτιμος ναυπηγική ύλη ιδίως διά ιστούς , αντένας και λεπτάς σανίδας καταστρωμάτων. Ωσαύτως εν τη αυτή Νήσω υπάρχει όρος [……] […..] πάσα δε η προς τοιαύτην χρήσιν ξυλεία επιφυλάσσεται δια λογαριασμόν της Ημετέρας Κυριαρχίας επί ποινή του De

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παραβάτου δουκάτων δέκα δι’ εκάστον κοπέν ξύλον. Εκ του βιβλίου Κοινωτικών αποφάσεων της εν. Κυβ. των ετών 1632-1748. Βιβλίον Β` έγγραφ. 26. I Veneziani sono costretti intorno al 1590, per la protezione del bosco, a nominare delle guardia forestali speciali. Questo rivela dalle esposizioni di Ang. Basadona (1590) e di Andrea da Mosto ( 1627). I boschi d’ Eno con il loro colore d’ ocra profonda hanno dato l’ idea ai Veneziani di chiamare in quell’ epoca il cosidetto Monte Grande con la denominazione Monte Nero,quello che Napier chiamava Black Mountain. A causa del colore dell’ ocra profonda d’ Eno Cefalinia e` stata chiamata Melena e Schiera`. Secondo C.M. Samio 1, durante la fine del 16o secolo i boschi d’ abete della monte d’ Eno coprivano un’ estensione di 72.280 m.q. Da allora si produsse un diminuzione graduale di questa copertura dei boschi a causa degli incendi che hanno colpito il Parco Nazionale d’ Eno . La distruzione piu` grande sembra che sia avvenuta alla fine del 16o secolo, e seguono piu` tardi altri incendi durante gli anni 1730 e 1760, con culmine il grande incendio nella primavera dell’ anno del 1793, descritto da Loverdo Costis2.

1.

Κ.Μ. Σάμιος , Τα δάση της Κεφαλληνίας, 1908, σελ. 18.

2.

Λοβέρδος Κωστής, Ιστορία της νήσου Κεφαλληνίας, 1888, σελ. 180.

Έτει δε 1793 συνέβη ανεπανόρθωτος συμφορά εν Κεφαλληνία. [ …………………………………………………………………..] οι ετήσιοι άνεμοι εξήπλουν αυτό, και σήμερον σώζονται πολλοί κορμοί των υπό του πυρός ξηραθέντων δέντρων. Questo incendio secondo J. Partsch avvenne nel 1797, durante l’ ultimo anno della dominazione veneziana in Grecia; la sua oera distruttiva e` durata per due settimane ed ha bruciato completamente la metà del bosco di Eno che era rimasta. Anche nell’ anno del 1890 e` stato registrato un altro incendio distruttivo tra Eno e

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Rudi, che ha diviso del tutto il parco nazionale unito di Eno e di Rudi in due parti separate. Da allora alcuni altri incendi scoppiarono, con piu` distruttiva l’ incendio a Rudi durante la seconda guerra mondiale, che ha diminuito ancor di piu` l’ area boscosa in questo ecosistema sensibile. Il Parco Nazionale dell’ Eno odierno oltre al suo grande valore diacronico è il rifugio piu` importante della flora e della fauna dell’ isola di Cefalonia. Viaggiatori e scienzati famosi hanno visitato l’ isola per vedere da vicino questo famoso monte. Nel 1858 ha visitato Cefalonia il professore di fisica svizzero A. Mousson per ammirarlo da vicino, scrivendo come segue: Uno dei ragioni della mia visita a Cefalonia era di vedere da vicino questo bosco con gli abeti[...........]. L’ imagine panoramica che e` dispiegata da questi punti alti ed eccelenti verso tutti i lati, e` tanto ricca e impotente, che e` impossibile essere descritta con delle parole. Nel 1860 ha visitato l’ isola di Cefalonia Fr. Unger, professore dell’ universita` di Vienna, per studiare botanicamente il Parco Nazionale d’ Eno, come anche K.W.M Wiebel ( 1873) per studiare la geologia e climatologia di Cefalinia. Colui pero` che ha realmente dedicato una grande parte dalla sua vita a questa isola ed ha elogiato la bellezza e la grandezza del Parco Nazionale dell' Eno e di Cefalonia in generale era J. Partsch ( 1888). Molte cose si dicono dall’ antichita` intorno all' Eno coperto di abete. Spiridon Marinatos1 riferito ad esso menziona: Επί της κορυφής του Κεφαλληνιακού Αίνου υπήρχεν ιερόν του Διός […………………………………………………………………………] Είναι δυστήχημα, ότι δεν επροτίμησαν να τον βασαλμώσουν, διά να πείσουν όλον τον κόσμον περί της υπάρξεως του θηρίου τούτου της Αποκαλύψεως.

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Il mito dell’ esistenza durante il 1509 di «πτερωτού παμμεγίστου δράκοντος» e` stata registrata nell'archivio delle decisioni del Governo Veneziano ( 1633) , che contiene le risoluzioni municipali quando era luogotenete Malipiero. Questo mito appunto appare nella seguente traduzione dei libri mantenuti in archivio2: Αντίγραφον του υπ. Αριθμ. 1 Βιβλ. Σελ. 4 των Κοινωτικών Αποφάσεων της Ενετικής Κυβερνήσεως (Terminazioni Municipali Dal 1509).[............................................................................................] Eν ονόματι του Χριστού, Αμήν. […………………………………..] […..] και λερχεται μέχρι της δημοσίας οδού, ήτις φέρει εις ταύτην την πόλιν και του προρρηθέντος πρώτου ορίου του ειρημένου Αγ. Νικολάου, του………… ( salvatici et domestici). ΦΑΝΤΙΝΟΣ ΜΑΛΛΙΠΙΕΡΟΣ Informazioni favolose e strane intorno alla fauna che esisteva sui monti di Cefalonia furono gia` registrate in epoca classica. Aristotele ( Περί θαυμασίων ακουσμάτων , 9 ) ci informa che: Αι εν Κεφαλληνία αίγες ου πίνουσιν , ως έοικεν 1.

Σπυρίδων Μαρινάτος , Κεφαλληνία, Ιστορικός και Αρχαιολογικός Περίπατος , 1962

2.

Κ.Μ. Σάμιος , Τα δάση της Κεφαλληνίας, 1908, σελ. 30-31

Come anche ( Περί τα ζώα Ιστοριών Θ , 28,1) Και εν Κεφαλληνία ποταμός εστίν, όσπερ ούν της τε ευγονίας των τεττίγων και της αγονίας αίτιος. Elianos ( Περί των ζώων 3, 32) ci menziona anche che : Αίγες δε άρα αι Κεφαλληνίδες ου πίνουσι μηνών έξ.

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Dagli scavi effettuati a Cefalonia e` stato confermata la presenza del cervo e del cinghiale sui monti dell’ isola. Si dice che gli ultimi cervi di Eno scomparvero intorno alla fine della presenza veneziana ed in particolare nel periodo dei grandi incendi che hanno distrutto il 2/3 dei boschi d’ abete del « Monte Grande ». Su Eno continuano a vivere la volpe, gli scoiattoli, le tartarughe, i camosci, la lepre, la donnola, dei gatti feroci, dei cavalli selvaggi,, le aquile, i falchi, uccelli rari, mentre anche si incontra una flora rara da abeti, lecci, lentischi, corbezzoli, querce, cipressi,roveri, pioppi, pini, ecc. che vegetano insieme a una grande varieta` di erbe aromatiche, anemone, funghi, fiori feroci, confermando assolutamente l’ informazione che ci trasporta Omero che nell' Itaca d’ Ulisse c’ era ύλη παντοίη ( Οδ. ν 247-248). Ma quella specie d’ albero che ha determinato il destino di quest’ isola era l’ abete. Dentro i testi d’ Omero risulta che le navi dei Micenei e i loro ricambi erano costruti principalmente con legname d’ abete. Non e` fortuito che l’ albero della nave e` chiamato da Omero ειλάτινος ιστός ( Οδ. β 424), mentre anche ed i remi si chiamano caratteristicamente ελάτη : Ανστάντες δ’ έταροι νέος ιστία μηρύσαντο ( Οδ. μ 170-172) Il valore e l’ uso d’ abete come materia prima per la costruzione delle navi lo testimonia Teofrastos nella sua opera Περί Φυτών Ιστορίας ( 5.7.1) , scrivendo che : Ελάτη μεν ούν και πεύκη και κέδρος ως απλώς ειπείν ναυπηγήσιμα Ricapitolando dunque e codificando le informazioni precedenti ci guidiamo alla conclusione fondata che : Il monte αιπύ, εινοσίφυλλον, αριπρεπές, καταείμενον ύλη dell’ Itaca omerica con il nome l’ aggettivo sostantivato Niriton non e` altro che l'Eno di Cefalonia dell’ epoca dell’ Esiodo, Il Monte Superiore dell’ epoca di Stravona, il Monte Nero del periodo veneziano, il Black Mountain dell’ occupazione inglese ed alla fine chiamato Monte Grande dai Cefalini che si trovano in tutto il mondo, che porta il nome Enos

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dall’ epoca Geometrica, molto possibilmente in onore dell'amato compagno d’ Ulisse, Eno. E` il monte che diacronicamente e` stato il simbolo tanto dell’ Itaca omerica quando della Cefalonia posteriore, che era allo stesso tempo l’orgoglio tanto d’ Ulisse quanto dei Cefalini, i quali l’ hanno come simbolo principale della loro presenza sparsa per il pianeta. Era il monte che con la παντοίην ύλη ma soprattutto con il legname d’ abete, usata a sazieta` per la costruzione delle navi, ha molto contribuito all'importanza dell'Itaca omerica in epoca micenea, così come anche alla importanza della zona dei Pronneon durante gli anni storici. Era il monte che, a causa della sua altezza e della sua posizione all’ uscita del golfo di Patrasso, e` stato il volume montuoso piu` ιθύς e ευδείελος alla spazio marino dell’ Ionio, guidando come faro marittimo le navi da e verso l’ Ovest. Era il monte che ha caratterizzato Ulisse secondo Euripide alla sua tragedia Ιφιγένεια η εν Αυλίδι ( 203-204) come : Τον από νησαίων τα’ ορέων Λαέρτα τόκον Cioe` il figlio di Laerte , il marinaio montanaro! Era alla fine ιθύς quel volume montuoso, οξυκόρυφος δίκην ακίδος , che ha determinato diacronicamente le fortune e il temperamento degli abitanti di Cefalonia, simbolizzando il loro status ovunque si fossero trovati. Ιθεία + ακή = Ιθάκη Ιθύς – Ιθεία – Ιθύ = dirigo da lontano, di fronte, immediatamente ovvio ( per monte = scosceso). Ακή ( ακίς) = punta, cosa aguzza, e per i monti: quelli che hanno delle cime alte e acute.

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CAPITOLO QUINDICESIMO ΕΝ ΔΗΜΩ ΙΘΑΚΗΣ

Aυτάρ επήν πρώτην ακτήν Ιθάκης αφίκηαι

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Giungendo dunque al risultato che l'Eno di Cefalinia coperto di abeti e` quel monte eccellente con la denominazione Niriton dell’ Itaca omerica, e determinando che il porto antico dei Pronneon ha tutte quelle particolarita` e somiglianze che Omero descrive per il porto del Pithro, che si trovava vicino al palazzo reale e poco fuori dalla citta`, abbiamo ormai a nostra disposizione una base di data stabile. Dalla prima costa ( il punto piu` meridionale) fino al porto del Rithro, che si trovava verso il nord ( in relazione alla prima costa), Omero descrive e nomina nove posti - luoghi differenti ed in particolare: La prima costa. La pietra del corvo. Il campo di Laerte. Il boscetto sacro del dio Apollo. Il Calliroo τυκτή Κρήνη vicino alla citta`. La collina Ermeo sopra la citta`. L’ urbe ( la citta` d’ Itaca). Lo spazio del palazzo reale. Il porto del Rithro, l’ημέτερο e πολυβενθή porto. Ancora piu` al nord e in direzione contraria dalla prima costa si trovava il porto di Forchinos con la caverna eccelente delle ninfe. La distanza dal porto del Forchinos fino alla pietra del corvo, dove si trovavano i porcili d’ Eumeo secondo le descrizioni d’ Omero, deve essere coperta in circa sei ore a piedi. Per verificare la topografia dell’ Itaca omerica e l’ esattezza delle descrizioni d’ Omero, riteniamo opportuno schematizzare in ordine lineare i predetti luoghi con la direzione da sud a nord, collocandoli in tale distanza l’ uno dall’ altro, cosi` come Omero testimonia nelle sue descrizioni. A. Πρώτη ακτή Αλλά τα γ’ ουκ οΐω , πρίν και τινά γαία καθέξει ανδρών μνηστήρων ( Οδ. ο 31-42) ως οι μέν τοιαύτα προς αλλήλους αγόρευον ( Οδ. ο 493-500) ενθάδε δ’ αιπόλια πλατέ αιγών ένδεκα πάντα ( Οδ. ξ 103-104) De

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Telemaco ritornando da Pilo riceve l'ordine dalla dea Atena di evitare il passaggio della nave dalle isole dei Thoon ( Ocsies) con la promessa di ricevere un vento propizio ( meridionale) per poter dirigere direttamente la sua nave alla prima costa d’ Itaca ( cioe` il punto piu` meridionale dell’ isola), che e` riportato da Eumeo come εσχατή ( Οδ. ξ 104). Questa zona e` chiamata fino ai nostri giorni Scala e` questo non è casuale. Il nome della zona, come abbiamo detto prima, significa luogo usato, così come tuttora si dice in italano scalo ed in francese 'escale' , come stazione temporanea ( porto di rifornimento) per le navi che si dirigono verso un altro luogo. La zona generale di Scala dagli anni piu` antichi serviva le necessita` degli abitanti di Cefalonia ed in generale dei navigatori, essendo il punto piu` meridionale dell’ isola e la parte piu` prossima al Peloponeso occidentale, offrendo facilita` portuali a tutti quelli che viaggiavano da e verso Cefalonia, come anche alle navi che si dirigevano verso la Cefalonia occidentale, la Zante settentrionale e la Sicilia. Non e` affatto causale che nella zona di Scala, ed all’ ancoraggio antico che si trova li`, esattamente accanto al mare, c’e` uno tra i tempi dorici piu` antichi di Grecia, scavato dal compianto professore ed archeologo Spiridon Marinatos. Un tempio corrispodente secondo costui doveva essere situato nella zona di Valtson, dove anche e` stata constatata l’ esistenza di uno spazio sacro dedicato al Nettuno, protettore dei marinai di tutto il mondo. Marinatos , riferito al tempio arcaico di Scala come anche di Valtsi, sottolinea :

Από την εποχήν αυτήν , ήτοι την αρχήν του 6ου π.χ. αιώνος, προέρχονται τα ερείπια ενός ναού νεωστί επανευρεθέντος εις θέσιν Γράδου, πλυσίον του χωρίου Σκάλα.[……………] Ψηφιδωτόν από τα Βάλτσα, παριστάνον την τρίαιναν του Ποσειδώνος , διατηρείται εις το μουσείον Αργοστολίου. La prima costa dell’ Itaca omerica non era dunque una costa casuale. Era una zona molto conosciuta ed eponima per i navigatori nello Ionio, perche` forniva facilitazioni marine e terrestre ai marinai utenti degli stretti di Cefalonia e di Peloponeso. Funzionava anche come spazio di culto per le cerimonie e le libagioni De

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necessarie prima ldella partenza della navi. Questo sembra che lo conosca molto bene anche Omero, e per questa ragione tra l’ altro menziona la prima costa dell’ Itaca micenea come un luogo eponimo della geografia di allora. Telemaco diretto al punto piu` meridionale conosce molto bene che la prima costa si trova fuori dal campo visivo dei Proci ( cioe` dello spazio del palazzo reale) e molto vicino allo spazio dove e` situato il suo porcaio amato Eumeo. Secondo il testo omerico Telemaco, dopo aver dato il commando alla sua nave di continuare senza di lui il viaggio verso la citta`, prendendo la strada verso l’area che viene chiamata da Omero κόρακος πέτρη e` arrivato ben presto al posto dove si trovava Eumeo. In questa localita` il giorno prima si era diretto anche Ulisse venuto dopo un lungo cammino dal porto di Forchinos. Β. Κόρακος Πέτρη Αυτός δε πρώτιστα συβώτην εισαφικέσθαι ( Οδ. ν 404-415) Αυτάρ ο εκ λιμένος προσέβη τρηχείαν αταρπόν χώρον αν υλήεντα δι’ άκριας ( Οδ. ξ 1-22) Telemaco, portando i suoi sandali e camminando lungo un sentiero, arriva molto brevemente ai porcili di Eumeo. Al contrario Ulisse, camminando in un sentiero irregolare e passando tra cime di montagne imboschite, aveva arrivato anche lui in breve tempo, dopo un cammino di circa sei ore , il giorno prima, alla capanna di Eumeo che si trovava in un luogo περίβλεπτο( Οδ. ξ 6) . Da questo posto Eumeo piu` tardi gli indichera` tutte le localita` dove pascolavano le pecore, le capre, le mucche e i porci d’ Ulisse( Οδ. ξ 100-108). E` fatto certo che nella parte sudorientale di Cefalonia si mantengono dall’ antichita` fino ai nostri giorni toponima identici a quelli che da Omero. Particolarmente il tronco della Cefalionia sudorientale si chiama Coroni. La denominazione Coroni sembra trarre la sua origine dalla parola κόραξ ( κορώνη) – κορούνα- κορωνίς. E` cioe` la zona dei corvi ( κοράκων). Omero come e` noto ci

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informa che la zona dove si trovava Eumeo era chiamata κόρακος πέτρη, la roccia dei corvi! Riguardo a questa zona Stefano il Bisanzio menziona: «Κόρακος πέτρα τόπος εν Ιθάκη. Όμηρος ο ταύτην ειπών κορακοπετραίως». E dall’ altra Esichio riferito alla parola «κόρακος πέτρη» sottolinea: Κόρακος πέτρη ( ν 408) τόπος εν Ιθάκη κλιθείς εντεύθεν Ότι Κόραξ παίς ων Απεθούσης διώκων λαγωόν κατά κρημνού ηνέχθη και απέθανεν. Ού φέρουσα δε την λύπην η μήτηρ αυτού απήγξατο και από τούτου κόρακος πέτρα ονομάσθη από δε της μητρός κρήνη της Ιθάκης Αρεθούσα. E` ovvio che esiste una sinonimia tra la localita` omerica e la localita` con l’ eponimia Coroni almeno durante gli ultimi mille anni, cosi` come risulta dai documenti del verbale del vescovato latino. In piu` il capo della zona sopramenzionata si chiama Capo Capros. Capros e` il porco maschile ed evidentemente questa denominazione e` stata data perche` c ‘erano in questa zona molti porci, diversamente non ci sarebbe una ragione di una tale denominazione. Questa zona e` piena di alberi, come esattamente ce la descrive Omero, cioe` con delle querce, dei lecci, dei carrubi, degli olivi, etc. ed e` chiamata Gradou`.il toponimo Gradou` e` antichissimo e descrive un suolo roccioso ed irregolare, corrispondente assolutamente all’ aspetto reale della zona. Degno di osservazione e` il fatto che ancora nei nostri giorni questa zona ha dei porci in una situazione semiselvaggia ed e` piena di fonti inesauribili. Omero descrivendo la localita` κόρακος πέτρη , ci da` ancora un’ informazione complementare scrivendo che li` vicino c’ era una fonte con il nome di Arethusa, come quella poi divenuta famosa nella città di Siracusa, la colonia fondata in segutio dai Peloponnesiaci e divenuta la città più grande e ricca del mondo! Peraltro i primi navigatori ellenici che adirono il mare aperto per quella che sarebbe poi divenuta la Magna Grecia partirono dalla latitudine di Cefalonia all'alba tenendo una rotta precisa a ponente verso il sole che tramonta, e guardando sempre a poppa la cima del monte di Cefalonia come punto di riferimento e di conforto, fin tanto che, solitamente all'alba del terzo giorno di mare, intravedevano

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l'Etna e si rincuoravano dal rischio corso in tutte quelle ore senza riferimenti geografici. La maggioranza dei ricercatori ricerca delle informazioni per la fonte con il nome Arethusa omettendo il fatto che con questo nome si sono registrate altre fonti nell’ antichita. In realta` questo nome deriva dal verbo άρδω , che significa αρδεύω ( irrigare), ed è l'aggettivo della fonte. Quindi in questo caso dobbiamo accettare che la fonte particolare e` chiamata arethusa, come probabilmente furono chiamate molte altre fonti d’ irrigazione anche in zone adiacenti. Delle fonti particolari con possibilita` di irrigazione nella regione dei Coronon incontriamo le seguenti zone : Zona Liani campo. Zona Paleas Scalas. Zona Pastras ( Chefalovrisso). Zona Asprogheraca ( Lutro). Zona Cornelu ecc. Quasi sempre presso ogni fonte c’e` oggi uno spazio archeologico importante. Alla zona Lani campo ci sono delle antichita` del periodo protoelladico, mesoelladico, basso elladico e romano. A Scala sono registrate delle antichita` del periodo paleolitico, protoelladico, arcaico e romano. APastra si localizza

un’

insediamento del periodo protoelladico, arcaico, classico, ellenistico, romano e bizantino. In questa zona troviamo degli impianti importanti e l’ acropoli della citta` - stato dei Prenneon. Nella zona generale di Asprogheraca- Cornelou, all’ est della citta` - stato antica dei Pronneon, si situa anche una serie di antichi insediamenti dello stesso periodo che si trovano al occidente di Paleocastro. In una da queste localita` deve logicamente essere ricercata il posto che Omero descrive come lo spazio delle stalle di Eumeo. Noi tendiamo di piu` alla zona che oggi e` chiamata con il toponimo antico Cotilos ( Cotilas). Questa zona si trova di fronte al capo Capros, dispone un campo visivo completo di qualsiasi percorso marino da Cillini verso la Scala, e da Scala verso il Poro ed piena di querce ecc. Esiste anche in questa zona particolare un volume di pietra enorme in forma di Cotilis ( ciotola) , con altezza circa 80 metri , che e` anche chiamata κορακόπετρα. E` indicativo che anche oggi questa roccia e` chiamata Coracopetra, pero` molte dalle zone scoscese, che sono scelte dai corvi come luogo per i loro nidi, hanno in tutta la Grecia questo nome. Importante per noi e` che questo volume enorme di De

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pietra si trova al centro della zona dei Coronon, e crediamo che questo toponimo abbia un valore diacronico insieme alla roccia enorme di pietra di Cotila, che è la localita` piu` « facile alla vista » in questa zona. Il volume di pietra con la denominazione Cotilas si avvicina con una serie di luoghi fertili e quasi pianeggianti, con la denominazione di Lani, il campo della vigna grande, il campio di Eghio

ecc., dove e sono situate parecchie fonti

inesaurabili. La denominazione « il campo di Lani » non ci creerebbe un’ impressione particolare, anche se la parola Lanis deriva dalla stessa radice la- come anche le parole Laertis, Laios , se presso questa zona non fossero state trovate antichita` di circa tutti i periodi storici, quindi la radice della parola Lanis ottiene qualche valore. In questa zona ci troviamo appena all’ inizio degli scavi archeologici e in un modo o nell’ altro l’ identificazione esatta di questo luogo non e` l’ oggetto di questo studio. Riguardo a questa zona lo storico Antonio Miliarachis1 scrive : Προς β της Μπάλτας κείται η ορεινή περιοχή των Κορωνών Ής τα ύδατα εκρέουσιν εις την κοιλάδα του Ηρακλείου. [ ………………………………………………………………..] Εθνικά των οικούντων τους Κορωνούς Κορωνισιάνος και Κορωνίτης. Una cosa e` sicura, che sia nella zona dei Coronon ( corocos petri) che si situa la prima costa ( Scala) ed una serie di fonti inesaurabili e localita` con presenza intensa di insediamenti dei tempi preistorici, non molto lontano dalla citta`( Οδ. ω 250). La zona mantiene molti toponimi simili a quelli omerici (senza alcuna ragione particolare, senza mai di esser fatto durante il passato qualche sforzo da parte degli abitanti locali di appropriarsi d per lo proprie località. Questa specifica zona, come e` detto sopra, circonda i siti archeologici piu` importanti della Cefalonia sudorientale. La ricerca archeologica in futuro ci dara`risposte numerose e più chaire riguardo a questi siti archeologici ed all’ importanza che avevano nella regione dei Pronnon. 1. Αντώνιος Μηλιαράκης, Γεωγραφία-Πολιτική νέα και αρχαία του νομου Κεφαλληνίας 1980,σελ.40-41

C. La citta` De

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Secondo le informazioni di Omero ci trasporta la città dell’ Itaca omerica era fuori del porto del Rithro( Οδ. α 186), vicino all'area del del palazzo reale ( Οδ. ρ 246-268) mentre sopra la citta` c’era qualche collina con la denominazione Ermeos ( Οδ. π 471). Vicino alla citta` c’era la fonte principale dell’ approvvigionamento idrico, la τυκτή κρήνη ( Οδ. ρ 207), che era stata costruita da Ithacos, Niritos e Polictor. La posizione della fonte era al sud della citta` e alla continuita` del sentiero che dagli stazzi di Eumeo portava in citta` e dopo al palazzo reale( Oδ . ρ 196-204). Secondo le informazioni che sono state preservate nei commenti antichissimi dell’ Odissea di Acussilao, Ithacos, Niritos e Polictor erano i primi fondatori d’ Itaca e i costruttori della τυκτής κρήνης secondo Omero: Ακουσίλαος παρά τω Σχολ. Οδ. ρ 207: Πτερελάου παίδες ώκουν την Κεφαλληνίαν αρέσαν δε αυτοίς τούτο. La citta` come appare dalle descrizioni dell’ Odissea, e` al sud del porto del Rithro, non molto lontano da questo, e al nord della τυκτής κρήνης. Se ammettiamo che le foci del torrente Vochina era il porto del Rithro, come piu` sopra abbiamo descritto, con la spiaggia che continua fino alla posizione di Poros e con Raghia come spazio per il recupero delle navi e con l’ insenatura meridionale ( Οδ. δ 785) della costa, con le acque piu profonde (dove oggi si trova il porto moderno di Poro) come spazio di attesa per il caricamento delle navi, dobbiamo ora ricercare se esiste una fonte d’ acqua capace di essere considerata corrrispondente alle descrizioni omeriche al sud della citta`. Secondo Omero, la τυκτή κρίνη si trovava alla base di una roccia dove c’era un’ ara dedicata alle ninfe delle acque. Αλλ’ ότε δή στείχοντες οδόν κατά παιπαλόεσσαν άστεος εγγύς έσαν. Infatti a sud dell’ antica acropoli, che si trova esattamente sopra il porto odierno di Poro, c’e` la fonte principale d’ acqua , ed addirittura l’ acqua sgorga da una roccia verticale con denominazione odierna « η βρύση στο κολοκάσι».

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Questa per molti decenni e` stata la fonte principale dell’ approvvigionamento idrico della citta` nuova di Poros, che e` stata costruita vicino alle mura della citta` antica, che si trova in localita` “ Pano e Cato Pacni”. Accanto a questa fonte sono state localizzate delle importanti antichita e gli scavi archeologici sono in corso. Logicamente dunque la citta` micenea deve essere trovata all'esterno delle colline con le denominazioni odierne « Pierovuni » e « Pano Pacni e Kato Pacni ». Su queste colline e` stata identificata una delle due acropoli dei Pronneon, del periodo arcaico e classico. Di questa acropole si interessarono personalita` importanti della storia e dell’ archeologia. Secondo Othon Riemann1 questa acropoli antica presenta l’ immagine seguente : La forteresse qui de`fendait la vallée de Rakli du coté du N. était sur une colline située à l’ O. de la baie de Poros. [.................................................................................................] Près d’ Anninata est aussi, dit-on, un endroit nommé Όλυμπους , ou` l’ on a trouvé des mannaies Lo storico e geografo Joseph Partsch 2 riferendosi anche lui all’ acropoli antica che si trovava sopra il canyon di Poro e considerando che questa acropole e non Paleocastro era la capitale della citta` - stato dei Pronneon, scrive : Η πόλις εδέσποζεν αμέσως της ευκολωτάτης προσόδου εις την επικράτειαν αυτής ……. [……………………..] δια τούτο δε το εμβαδό αυτού δεν δύναται ασφαλώς να υπολογισθή.

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1.

Othon Riemann, Les iles Ioniennes, 1879, sel. 56-57.

2.

Joseph Partsch, Κεφαλληνία και Ιθάκη, σελ. 187.

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Antonio Miliarachis 1 , descrivendo gli impianti antichi sopra il porto antico di Poros, menziona in particolare che : Επί των προς Μ του δε του Πόρου υψωμάτων του βουνού Παχνί κείνται ερείπια αρχαιοτάτης ακροπόλεως.[………..] Εις το μέρος τούτο, ένθα τα ερείπια των οικιών των Μελιταίων και υπεράνω του λιμένος ευρίσκονται και βάσεις πολυγωνικαί αρχαιοτάτων κτιρίων. Sylvia Benton2, la quale ha fatto uno studio particolare sugli impianti archeologici di Cefalonia degli anni preistorici e storici, sottolinea che quelli che si trovano sopra Poros sono quasi certamente preistorici, ma e` difficile determinare quale periodo esattamente appartengano. When I saw the prehistoric pottery in the Museum of Ergostoli, I wondered if there could be anything more for me to do in the island. [.........] . Evidently thiw great trough in the mountain wall was a prehistoric high-road. Una misurazione dell’ area di superficie piana ed una registrazione degli impianti antichi sopra Poros è stata fatta nel 1994 dala facolta` archeologica di Danimarca con a capo l’ archeologo Klaus Randsborg, in collaborazione alla sesta sovraintendenza greca delle antichita` preistoriche e classiche sotto la sorveglianza dell’ archeologo Lazzaro Colona. L’ acropoli antica sopra Poros si trova nella zona costiera oggi chiamata Limenia, che, come abbiamo riferito, ha lo stesso significato semantico con il termine υπονήιον , che Omero usa per descrivere la posizione della citta` dell’ Itaca omerica. Addirittura I Turchi, che provenendo dall'Asia centrale non conoscevano il mare, e comunque non usavano inizialmente navi, chiamano 'limani' una zona portuale basandoci sul famoso vocabolo ellenico dato che nella loro lingua mongola non avevano termini paragonabili.

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1.

Αντώνιος Μηλιαράκης Γεωγραφία Πολιτική νέα και αρχαία του νομού Κεφαλληνίας, 1890, σελ.42-43.

2.

Sylvia Benton, The Ionian Islands, BSA 32 1931-32, sel. 214-220.

La citta` secondo le descrizioni d’ Omero( Οδ. α 186, ρ 264), si trovava vicino al mare come anche al palazzo reale d’ Ulisse. C’era prima il mercato ( Οδ. ω 420), e χαλκήϊος δόμος ( Οδ. σ 328). Vicino al palazzo reale sembra che esista ancora una fonte d’ acqua, che e` chiamata μελάνυδρος ( Οδ.υ 154). Il punto di vista che il cosidetto ημέτερος λιμήν ( Οδ. π 453) e πολυβενθής ( Οδ. π 352) possa riguardare un porto diverso dal porto del Rithro non e` logico. Come e` noto,i porti piu` sicuri nel periodo miceneo erano le spiagge, che davano la possibilita` del ricupero delle navi a terra. In questo senso ogni spiaggia era per i Micenei un porto sicuro. Nel caso pero` del caricamento delle merci ricercavano delle insenature protette molto bene o delle rive dei fiumi., dove legavano la nave per poter effettuare il suo caricamento. Dalle descrizioni dei testi omerici in nessun caso risulta l’ esistenza di due porti separati nella citta` d’ Itaca. Nel caso della nave di Medi, secondo una dichiarazione di lui stesso, si era ormeggiato al porto del ruscello fuori dalla citta` ( Οδ. α 146). Qui esiste un segnalo chiarissimo che il porto e` dentro il ruscello. Piu` sopra abbiamo spiegato che il porto aveva questo nome perche` si trovava alle foci di un fiume ed in particolare ai ruscelli dell'odierno torrente Vochina. Il senso dell’ aggettivo ημέτερος ( Οδ. π 473) che determina il porto d’ Itaca e` assai chiara, perche` denota che il porto si trovava vicino allo spazio del palazzo reale e non in qualche posto lontano, come il porto di Forchinos. Il senso pero` dell’ aggettivo πολυβενθής ( Οδ. π 352) ha provocato nel passato dei conflitti intensi tra gli omeristi. Alcuni sostengono che questo aggettivo denuncia il fondo del mare, cioe` descrive un porto con delle acque profonde. Altri pero` affermano che questo termine descrive il profondo della terra all’ ingresso del mare. L’ aggettivo πολυβενθής e` composto e si forma dalle parole πολύ + βένθος. Il termine βένθος e` sinonimo della parola βάθος ( fondo). Omero usa quattre volte l’ aggettivo πολυβενθής : Per descrivere il mare dove Proteas stava dormendo: Αμφί δε μιν φώκαι νέποδες καλής αλοσύδνης

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( Οδ. δ 404-406) Il porto della citta` d’ Itaca: Οι δ’ ότε δή λιμένος πολυβενθέος εντός ίκοντο ( Οδ. π 324-327) Il porto di Lestrigoni : Όφρ’ οι τους όλεκον λιμένος πολυβενθέος εντός ( Οδ. κ 125-127) Il porto di Troia: Οί δ’ ότε δή λιμένος πολυβενθέος εντός ίκοντο ( Ιλ. Α 432-433) Omero usa anche l’ aggettivo βαθεία quando vuole descrivere l' interno del bosco: Oυ μέν γάρ τι φύγεσκε βαθείης βένθεσιν ύλης ( Οδ. ρ 316-319) Come sembra dalle descrizioni relative, l’ aggettivo πολυβενθής serve a descrivere il senso del profondo sia orizzontalmente sia verticalmente. La descrizione del porto dei Lestrigoni , dove l’ uso dell’ aggettivo πολυβενθής rende la cavita` profonda con le parti rocciose verticali a destra e a sinistra dei ruscelli del porto, mentre all’ interno del porto esisteva una bonaccia completa , ci illumina vieppiù. L’ impressionante pero` di questa descrizione e` che il porto antico dei Pronnon

sia, come abbiamo dimostrato prima, la copia esatta del porto dei

Lestrigoni ( Oδ. κ 87-132). Il porto dunque di Rithro dell’ Itaca omerica e` nello stesso tempo πολυβενθές . Quindi il πολυβενθής e ημέτερος porto e` lo stesso con il porto di Rithro.

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Il senso del termine πολυβενθής λιμήν forse ha qualche relazione con la denominazione Vathi che hanno molti porti di Grecia, e evidentemente caratterizza quelli porti che si trovano in mari fondi, come il porto Vathi di Samo, il porto Vathi d’ Itaca, il porto Vathi di Meganissi, di Andros e parecchie altre isole greche. Secondo le descrizioni d’ Omero sopra la citta` c’era la collina Ermeos ( Οδ. π 471) che evidentemente aveva questo nome perche` era la collina da dove erano trasmessi dei messaggi e era controllata la circolazione marittima nello spazio dello Ionio. Il piu` possibile e` che questa collina e` la collina che oggi ha il nome Pierovuni, e che si trova alla posizione piu` eccelente, controllando tutta la zona marina ma anche e l’ interno dell’ isola in un raggio piuttosto grande. Il nome della collina molto possibilmente si deriva dal verbo περιοράω , che sugnifica guardo intorno, e` cioe` Periovuni e con anagramma Pierovuni. In altre parole, e` la collina Ermeos corrispodente dell’ epoca micenea. Il boscetto sacro di Apollon ( Οδ. υ 277) , per cui e` riderito che era fuori della citta` , logicamente deve essere trovato allo spazio non inclinato dove oggi e` costruito il tempietto di Aghiu Nicolau, alla posizione Canalos. Questa posizione ha consisto durante il passato un centro religioso della Cefalinia orientale. Nello stesso luogo c’e` la seconda fonte piu` grande dell’ approvvigionamento idrico nella zona, mentre nel 1992 sono svolti degli scavi di salvataggio dall’ archeologo Andrea Sotiriu in un grande edificio di tre parti rettangolare del periodo ellenistico, con delle dimensioni interne 27,75 x 9,90 metri. Sfortunatamente due anni piu` tardi questo edificio antico e` stato distrutto completamente con l’ uso di un veicolo dal proprietario di questo spazio agricolo. All’ occidente dell’ acropole antica dei Pronnon, nel 1990, dopo il deposito dello studio preparatorio relativo per la delimitazione della citta` dell’ Itaca omerica e dopo da ricerche sistematiche degli impianti micenei intorno alla cittadina di Poro, dopo un suggerimento del nostro amicp filarcheo Grigori Constantinu, e` stato localizzato un cimitero miceneo importantevicino alla localita` Ares dell’ insediamento Zanaton. Nel 1991 l’ archeologo Lasaros Colonas e` cominciato allo stesso spazio lo scavo della tomba a volta piu` grande della Grecia occidentale, con il sostegno annimoso dei fratelli Miliaressi, che possedevano questo apprezzamento di terreno coltivabile. Perimetrale della citta` antica, che si trova sopra l’ insediamento moderno di Poro, e` registrata un serie di toponimi con valore storico come : Diipolia ( Διός De

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Ποληέως), Ares ( τόπος ευχών), Ambelus, Gimnia, Racli, Olimpus, Corinthi, Almiru, Ammes, Gradu, capo Acros, Achrageos, Atros, Lighionas, Peroni, Ipola,Driades, Ebola, Avithu, Vareos, Coronon, Cotilos, Agrilos ecc. Abbiamo descritto dunque le possibili posizioni micenee della Cefalinia sudorentale, in un ambiente dove le testimonianze archeologiche, le identificazioni inaspettabili dei toponimi, geograficamente e linguistacamente, con i nomi e le posizioni dei luoghi omerici compongono un’ immagine che non firtuita non puo` essere. La legge delle possibilita` non lascia molti margini a pensare diversamente, specialmente perche` la rivelazione dell’ identita` della caverna ricercata delle Ninfe e del porto di Forchinos completa , in realta`, con il modo piu` convinto l’ identificazioni delle posizioni che Omero menziona al suo poema epico dell’ Odissea. Il poto di Forchinos e la caverna delle Ninfe, insieme al monte Nirito dell’ Itaca omerica, erano come e` noto le prove che la dea Atene ha mostrato ad Ulisse affinche` lui concepisca che si trova alla sua patria amata. Allora, non ci riferemo qui a qualche luogo causale. Specialmente la caverna delle ninfe, che era dedicata alle Ninfe Naiade ed e ` stato scelto dal dio Forchina come abitazione, e secondo Omero era θαύμα ιδέσθαι, deve corrispondere in realta` a queste scelte divine e alle descrizioni omeriche. Pensiamo che sia arrivato il momento di trasportarci piu` al nord, in una distanza circa di 6-7 ore di rotta ( circa 30 km) dalla prima ( piu` meridionale) costa ( Scala). Se teniamo in considerazione che Ulisse, secondo il rapporto d’ Omero, ha cominciato la mattina a piedi dalla caverna delle ninfe ed e` arrivato allo spazio dove si trovava Evmeo dopo il mezzogiorno. Il porto di Forchinos era il primo luogo εν δήμω Ιθάκης che Ulisse ha visto dopo il suo ritorno dal paese dei Feaci, dopo un’ assenza lunga di venti anni dalla sua patria amata. D.Porto Forchinos Φόρκυνος δε τις έστι λιμήν, αλίοιο γέροντος, εν δήμω Ιθάκης. ( Οδ. ν 96-101) Il porto Forchinos era un porto conosciuto, ancora per i feaci che abitavano alla estremita` del mondo allora noto:

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Ένθ’ οι γ’ εισέλασαν, πριν ειδότες ( Οδ. ν 113) La ragione per cui questo porto era conosciuto evidentemente aveva a che fare con il suo uso nella navigazione di quell’ epoca, quando le navi durante le grandi tempeste erano costrette a ricercare un porto conosciuto e sicuro fino al passare della tempesta. Era, secondo Omero, un porto πάνορμος ( Οδ. ν 195) protetto da due grandi costiere che smorzavano la forza delle grandi onde. La sua fama sicuramente la doveva alla sua vicinanza con la meravigliosa θαύμα ιδέσθαι caverna delle Ninfe, che in particolare era dedicato alle Ninfe, le Naiadi( ninfe delle acque), ed al dio Forchina. Questo porto si trovava εν δήμω Ιθάκης , cioe` dentro quello spazio che il senso stretto del vocabolo riferendosi alla comunita` d’ Itaca puo` determinare e non nella periferia generale che si definisce con il termine “municipio dei Cefalini’, εν ενί δήμω Κεφαλλήνων. Questa nota, che il porto di Forchinos e` εν δήμω Ιθάκης , e non solo ad Itaca η νόσφι πόληος come il porto di Rithro, lascia molti interrogativi se Omero precisando che il porto di Forchinos e` εν δήμω Ιθάκης , vuole inserirlo in un qualche spazio determinato, separandolo possibilmente da qualcosa di maggiore ampiezza geografica che sembra esistere insieme al comune d’ Itaca. Il porto di Forchinos si trovava molto lontano dallo spazio della citta` e la zona κόρακος πέτρη , dove Telemaco si e` diretto per incontare Eumeo dopo il suo sbarco presso la prima costa (meridionale) : Αυτάρ ο εκ λιμένος προσέβη τρηχείαν αταρπόν ( Οδ. ξ 1-4) Ulisse ha cominciato dal porto di Forchinos la mattina, e dopo aver camminato dentro le cime boscose e i sentieri impervii, e` arrivato laddove Eumeo si trovava il pomeriggio del stesso giorno. Il fatto che Omero vuole i Feaci abbiano sbarcato Ulisse lontano dalla citta` aiuta Ulisse a non esser visto dai Proci, mentre nello stesso tempo, con l’ aiuto della dea Atene, gli da` la possibilita` a riconoscere davanti alla vista della caverna delle Ninfe e del Nirito pieno di alberi l’ isola che l’ ha tanto amata.

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Secondo un’ informazione che e` stata preservata ai non richiesti di Erodoto o Erodoro, questo porto ha preso la sua denominazione Forchina dal « demone » ( dio) del mare, quando decise di traslocare dall' Achaia a Cefalonia, in una caverna che si trovava in una zona che si chiamava Ammos. Σχολ. Οδ. ε 96: Φόρκυς δαίμων θαλάσσιος, το πρότερον διατρίβων προς τω Αρυμνίω λεγομένω όρει της Αχαΐας , οίκων τε την Φορκυνός απ’ αυτού καλουμένην βήσσαν. Molto facilmente uno puo` constatare che i trascrittori piu` moderni di questo testo antico, avendo in mente che Cefalonia ed Itaca erano due isole differenti e poiche` hanno considerato che qualcosa manca dal testo antico, hanno aggiunto la congiunzione δε, per essere armonizzata la Itaca d’ Omero con la Itaca dei tempi storici da loro conosciuta. Osserviamo dunque la traduzione del testo antico passo a passo. Ha un’ importanza speciale tradurre qui il passo relativo senza l’ aggiunta della congiunzione δε , intrusa al testo,

perche` potenzialmente ci fornisce un’

informazione con un significato enorme.

Forkis era un dio marino che prima viveva vicino al cosidetto monte Arimnio di Achaia abitando alla valle di Forchinos. Una volta si decise a abbondare la localita` dove abitava e ad arrivare a Cefalonia, e dopo aver scelto una localita` opportuna decise di abitarvi. Questa localita` e` chiamata Ammos. Dopo dunque e` situato

«εις τον Ιθάκης λιμένα» ha degnato questo porto di

chiamarsi «λιμένα του Φορκύνος». La traduzione esatta del testo ci trasporta un’ informazione molto impressionante ed imporante. Irodoros dice che : Il dio Forchino e` arrivato a Cefalonia. Ha abitato a Cefalonia nella localita` chiamata Ammos. E dopo essere sbarcato al porto d’ Itaca ha degnato questo porto di poter essere chiamato porto di Forchinos.

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La serie del senso delle parole αφίχθη – ώκησεν – προσορμίσας – αξίωσεν e` assolutamente giusta. Quello che provoca un’ impressione particolare e` che Irodoros considera Itaca come zona di Cefalonia ! Se nella posizione chiamata nel testo antico « Itaca » collochiamo le aree di Sami, Pronnus, Crani o Pali , non c’e` assolutamente nessun problema e sicuramente non ci sara` bisogno di aggiungere la congiunzione δε. Forse pero` questo riferimento e` giusto e qui infatti emerge l’ informazione importante seguente: ad alcuni storici di quell’ epoca era noto che la zona che aveva il nome di Itaca durante il periodo omerico era parte dell’ isola che piu` tardi durante i tempi storici aveva globalmente il nome Cefalonia? La risposta indirettamente verrà dalla localizzazione della caverna delle Ninfe, che era prossima al porto di Forchinos. Questi due luoghi segnalavano una zona importante, che Omero riferisce in quella sua descrizione meravigliosa nella Rapsodia v , versi 96-112.

D. La caverna delle Ninfe Secondo le descrizioni d’ Omero la caverna delle Ninfe si trovava εν δήμω Ιθάκης, vicino al mare, all’ interno del porto Forchinos, e vicino a questo era una τανύφυλλος ελαίη. Φόρκυνος δε τις εστι λιμήν, αλίοιο γέροντος, εν δήμω Ιθάκης ( Οδ. ν 96-112) τούτο δε τοι σπέος ευρύ, ένθα ου πολλάς ( Οδ. ν 349-351) Informazioni circa l’ esistenza della caverna sfortunatamente non si sono preservate dagli storici dell’ antichita`. Strabone (I , 3,59), trasportandoci evidentemente delle informazioni riferite da altri storici e geografi, ci informa che ad Itaca non c’e` una tale caverna e la causa deve essere qualche cambiamento geologico avvenuto e non l’ ignoranza d’ Omero :

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Έν τε τη Ιθάκη ουδέν εστιν άντρον τοιούτον ουδέ νυμφαίον Porfirio alla sua opera Περί του εν Οδυσσεία των Νυμφών άντρου ha sostenuto che le descrizioni d’ Omero riguardanti la caverna delle Ninfe avevano un carattere simbolico, che si tratta di una costruzione poetica. Ci informa anche che i viaggiatori che hanno scritto sull’ isola d’ Itaca non menzionano l’ esistenza di una caverna simile. Questa informazione la conferma anche il viaggiatore Cronios. Ότι μεν ου καθ’ ιστορίαν ειληφώς μνήμην των παραδοθέντων πεποιήται Negli ultimi due secoli ad Itaca furono cercate invano delle caverne accanto al mare che dovrebbero corrispondere alle descrizioni omeriche. Una caverna, o meglio un baratro, e` stata localizzata da Thriersch ad una distanza di piu` di un’ ora dal mare e all'altezza di 180 metri, che in nessun caso corrisponde alle descrizioni omeriche, e questa e` una delle ragioni perchè e` stata contestata l’ identita` della caverna e la totale topografia omerica relativamente all’ isola d’ Itaca. Come abbiamo riferito prima, la localizzazione e l’ identificazione della caverna che corrisponda alle descrizioni omeriche sarebbe la base, almeno inizialmente, per il riconoscimento dell’ Itaca omerica. La caverna dell Ninfe e` descritta da Omero come una parte integrale del porto di Forchinos, che ha preso il nome dal dio Forchina. Il quale arrivò e soggionò in una caverna che Omero ci dice dedicata alle Ninfe Naiadi, cioe` le Ninfe delle acque correnti. Per inciso son le stesse ninfe della celebre fontana tardo ottocentesca di Piazza dell'Esedra a Roma davanti alla stazione Termini . Questa caverna, insieme al monte Niriton, era uno degli elementi paesaggistici piu` distintivi dell’ Itaca omerica, quando la dea Atena invita Ulisse a riconoscere la sua patria amata : Αλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποιθής ( Οδ. ν 344-351). Agli studiosi del testo omerico ha provocato impressione il fatto che Omero, descrivendo questa caverna dia l’ impressione al lettore di avere una conoscenza De

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personale dell’ aspetto della caverna , tanto dalle immagini che descrive quanto anche per i dettagli che menziona. Un studio particolare per la caverna delle Ninfe ha depositato il nostro collaboratore, professore di filologia Petro Petratos, il quale analizza passo a passo il testo omerico , decifrando le informazioni che il poeta ci riporta per questa caverna. 1.Πέτρος Πετράτος, «Ομηρικό σπήλαιο των νυμφών:Το σπήλαιο της Μελασσάνης»,Κεφαλληνιακά Χρονικά,τομ,8, σελ.239-265.

Questo studio tratta la caratteristica dominante che la caverna era la base delle api che producevano la cera dentro la caverna. Noi in questo studio allargheremo lo studio che ha depositato lo scrittore, aggiungendo una seconda interpretazione dei sensi che hanno in se` il verbo τιθαιβώσσω e il sostantivo μέλισσαι. Crediamo che queste parole possono accettare molte interpretazioni ed è importante censirle e valutarle a causa del loro valore versatile. Pero` sia con l’ una delle approssimazioni, che e` stata trattata con successo dallo scrittore, sia con l’ altra approssimazione che seguira`, la conclusione finale restera` la stessa, mentre possibilmente c’ e` anche una terza approssimazione che siamo sicuri che la dimensione metafisica della caverna e lo studio piu` in là mettera` in risalto. Dal tutto il testo due vocaboli sembrano dare la possibilità di una loro traduzione alternativa : il verbo τιθαιβώσω e il sostantivo μέλισσαι: Τιθαιβώσσω = εμφολεύω, εγκάθημαι, [κηροποιώ] Quasi tutti i traduttori interpretano il verbo τιθαιβώσσω come «κηροποιώ»(farsi della cera), avendo in mente che le api son gli insetti che producono il miele, cioe` fanno della cera, e con questo prodotto si riempiscono le anfore. In questa traduzione delle parole sono raggiunti e dal fatto che durante il periodo miceneo dentro le caverne si sono offerte delle libagioni con del miele e di solita le caverne era il luogo di collocazione delle api feroci. In questo caso, secondo l’ elaborazione del testo omerico fatta da Petro Petratos, il passo relativo e` tradotto come in seguito : 103 κοντά δε σε αυτή [ την ελιά] σπήλαιο[υπάρχει] ευφρόσυνο σκοτεινό 104 ιερό των Νυμφών, οι οποίες Ναϊάδες ονομάζονται 105 εκεί δε (=μέσα στο σπήλαιο)κρατήρες και αμφορείς βρίσκονται 106 εκεί δε (=μέσα στους κρατήρες και στους αμφορείς) λοιπόν κατόπιν αποθέτουν το μέλι οι μέλισσες

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107 εκεί δε (=μέσα στο σπήλαιο) [υπάρχουν] αργαλειοί πέτρινοι στενόμακροι, όπου οι Νύμφες 108 υφάσματα υφαίνουν σκουρόχρωμα, [ και είναι] θαύμα να [τα]βλέπεις 109 εκεί δε, [ρέουν] νερά αστείρευτα. Και δύο είναι σε αυτό [ το σπήλαιο] οι είσοδοι, 110 η μεν [είσοδος] προς την πλευρά του βοριά [είναι] προσιτή στο κατέβασμα από τους ανθρώπους. 111 η δε [άλλη είσοδος] προς την πλευρά του νοτιά χρησιμοποιείται από τους θεούς, και καθόλου από εκείνο το μέρος(=από εκείνη , τη νότια είσοδο) 112 δεν εισέρχονται άνθρωποι, αλλά [μόνο] των θεών είναι δρόμος.

In un passato ormai remoto con la parola api si chiamavano le anime. Porfirio 1, alla sua opera περί του εν Οδυσσέα των νυμφών άντρου dice : «Αι πηγαί και τα αμόλυντα ύδατα είναι οικεία εις τας Νύμφας των υδάτωνν και βεβαίως ακόμη περισσότερον οικεία εις τας ψυχάς νύμφας τας οποίας ειδικώς οι παλαιοί εκάλουν μέλισσας». Athanassios Staghiritis alla sua opera Ωγυγία sottolinea che : «Μέλισσαι προστάτιδες των θυσίων , και όλων των μυστηρίων, και φαίνεται ότι ονομάσθηκαν από της μελίσσης Ιερίσσης της Δήμητρος. Κατ’ άλλους δε, αυταί ήσαν αι ψυχαί απνοθνησκόντων και η αιτία όλων των ηδονών εις τους ζώντας, εν ώ ζώσι δηλονότι έτι τα σώματα». Lo stesso anche nel capitolo περί Νυμφών menziona che la parola Nύμφη deriva da νέος e φαίνεσθαι o dalla parola λύμφη che significa ύδωρ o dal fenicio νέφας , che significa anima, poiche` in un passato lontano credevano che le anime dei morti si mutano in ninfe. «Ωνόμαζον δε και μέλισσας τας ψυχάς οι παλαιοί. Διά τούτο ενιμίσθησαν ύστερον ως ψυχαί των φυτών. Και τοιαύτη είναι η ιδέα των Νυμφών[…] εθυσίαζον δε εις αυτάς έλαιον, γάλα, μέλι και αρωία, ενομίζοντο και ιερά αυτών πάντες οι προστατευόμενοι τόποι και μάλιστα τα άντρα(τα σπήλαια). Ένα από τα επίθετα δε που έφεραν ήταν μελισσοκόμοι». Se quindi le Ninfe Naiadi, come ci dice Porfirio, «είναι αι ψυχαί αι οποίαι κατέρχονται εις ενσάρκωσιν[…] κατάλληλον διά αυτάς ιερόν επί της Γής δύναταινα είναι σπήλαιον αξιαγάπητον, ομιχλώδες, κατ’εικόνα του σύμπαντος, εντός του οποίουως εις μέγιστον ιερόν αι ψυχαί διαμένουν. Εις Νύμφας δε προστάτιδας των υδάτων οικείον είναι το σπήλαιον όπου αστείρευτα ύδατα αναυλίζουσιν», allora la caverna delle Ninfe che Omero ci descrive, dicendo anche che era l’ abitazione delle De

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api, prende una dimensione nuova e il verbo τιθαιβώσσω ha il senso di εμφολεύω , e i κρητήρες e αμφιφορείς ottengono un’ altra ben diversa` proprieta` di uso pratico.

1. Πορφύριος, Περί του εν Οδυσσέα των νυμφών άντρου, Εκδ. Ιδεοθέατρον

I κρητήρες (crateri)erano dei vasi assai grandi, adatti per le libagioni e per il mescolamento dell’ acqua, del vino e del miele. Anche lo stesso nome avevano le cavita` nelle rocce che avevano la forma di ciotola ( Σοφοκλής, Οιδίπους επί Κολωνώ, στιχ. 1593). Επεί δ’ αφίκτο τον καταρράκτην οδόν ( 1590-1599) Gli αμφιφορείς erano dei vasi che avevano due impugnature e si usavano per l’ immagazzinamento del vino ( Οδ. β 290) e la conservazione del miele, ma anche delle ceneri dei morti urna mortuaria: Ως δε και οστέα νώϊν ομή σορός αμφικαλύπτοι ( Ιλ. Ψ 91-92) αυτάρ επεί δή σε φλόξ ήνυσεν Ηφαίστοιο ( Οδ. ω 71-75) Prendendo dunque in considerazione: la caratteristica della caverna come abitazione delle anime, la caratteristica dei vasi sia per le libagioni che per la custodia delle ceneri, la caratteristica delle acque correnti perpetue e l’ inclinazione delle anime verso l’ elemento liquido come il portatore intermedio tra l’ etere e la materia, la relazione tra le api e le anime, la relazione infine del verbo τιθαιβώσσω con il senso di «εμφολεύω», il testo omerico tradotto ci da` un’ interpretazione completamente diversa da quella che incontriamo circa in tutte le traduzioni. Secondo dunque questo approccio il testo omerico e` tradotto come segue: De

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Vicino a questa olivo c’e` una caverna bellissima e buia. Tempio delle Ninfe che si chiamano Naiadi ( Ninfe delle acque correnti) Li` dentro ci sono αμφιφορείς e κρατήρες di pietra dove dentro loro ci stanno le api( le anime). Li` dentro ci sono anche dei telai di pietra lunghi e stretti dove le Ninfe tessono dei tessuti purpurei ed e` una meraviglia vederli. Li` corrono delle acque inesaurabili, e le entrate sono due. L’ entrata che si trova dalla parte del nord e` accessibile alla discesa da parte degli uomini L’ entrata verso la parte del sud e` usata solo dai dei. Da quella parte non possono scendere gli uomini ma e` la via solamente per gli immortali. Sostenendo questa interpretazione siamo portati questa volta, come nel caso delle api, alla ricerca di una caverna adatta ad usi di culto ( possibilmente di una porta d’ Ade) dove le api – anime attraverso delle acque correnti discenderanno e dentro lo spazio buio si muteranno e risaliranno come Ninfe. Una tale caverna, con un flusso continuo delle acque, ed e` stato confermato archeologicamente che era luogo di culto, in tutta la Grecia occidentale c’ e` solo a Cefalonia e si trovall’ area Caravomilos del comune di Sami. Al interno del golfo di Sami si localizzano due caverne grandi, accanto al mare con le denominazioni Servati e Melissani. Il piu` impressionante tra questi due e` la caverna di Melissani, che e` infatti unica, di stupenda bellezza ( θαύμα ιδέσθαι), a brevissima distanza dal mare, piena di stalagtiti, ύδατα αενάοντα, molto profonda, di lunghezza 163 m. circa e di larghezza media 40-50 m. Il fondo delle acque arriva fino al 30metri e le ricerche hanno mostrato che questa acque provengono dalla zona Catavothres di Argostoli, attraversano una distanza di circa 15 km., passando dentro i volumi calcarei di Eno e arrivano alla caverna di Melissani, e da li` allo spazio marino di Caravomilo. Al fondo di questa caverna c’e` uno spazio di culto, che occupa piu` della della parte coperta della caverna dove era possibile lo sviluppo delle attivita` umane.

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Degno di curiosita` con questa caverna e` che la sua denominazione ( Melissani) si identifica con delle Ninfe(?) api, che , come testimonia Omero, abitavano nella caverna eccellente delle Ninfe dell’ Itaca omerica. La relazione del nome della caverna con le api che Omero invoca e` evidente e indiscutibile.

Le ricerche archeologiche che sono state fatte alla caverna di Melissani da Spiridon Marinatos1 hanno dimostrato la sua relazione con le Ninfe ( Naiadi). Durante gli scavi che sono effettuati dagli archeologi G.S Donta 2 e dal Marinato furono trovate tre lucerne, una statuetta di Pana, un disco a rilievo che rappresenta delle Ninfe danzanti, con al centro Pan e piccole mattonelle ceramice con delle figure

femminili,

ed

una

di

queste

Marinatos

l’ha

battezzata

Ninfa

Melissani( Melissanthi). La statuetta di ceramica del dio Pan, il disco con la danza di culto e le piccole mattonelle di ceramica con le figure femminili confermano che questa caverna era dedicata alle Ninfe, le quali ως επί το πλείστον διέτριβον με τον Πάνα, θελγόμεναι υπό της Σύριγγος και χορεύουσαι περί αυτόν αείποτε περιχαρείς ( Αθανάσιος Σταγειρίτης Γ` 470). Tutti questi reperti sono offerte votive dell’ epoca classica bassa e della prima fase ellenistica. Finora negli scavi alla caverna di Melissani non sono state trovate ancora tracce di culto miceneo. mentre invece nella caverna che si trova accanto. quella di Zervati, sono stati trovati dei cocci degli anni arcaici e possibilmente dell’ epoca preistorica.

Senza dubbio e` dimostrato l’ uso delle

caverne dai primi anni dell’epoca storica. Molto possibilmente queste caverne a causa della loro bellezza unica erano lo spazio di culto durante il periodo miceneo. La dea Atena conferma che Ulisse nella caverna delle Ninfe prima di partire per Troia ha offerto τεληέσσας εκατόμβας. L’ Ecatombe era una delle feste piu` importanti ; durante il periodo storico si festeggiavano il settimo giorno del mese attico ecatomveonos. Sappiamo che che gli ateniesi celebravano queste feste in onore del dio Zeus e Apollo di Acatomveu. Zeus Ecatomveos e` stato adorato anche in Laconia. Ecatombea abbiamo anche in del dio Apollo a Mykonos, della dea Atena ad Amorgo e Atene, ad Egina in onore di Ecatie e ad Argo in onore della dea Era. Di solito offrivano dei sacrifici con cento animali macellati, e per questa ragione sono chiamate Ecatombe.

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1.

Σπυρίδων Μαρινάτος, « Έρευναι εν Σάμη της Κεφαλληνίας»

2.

Γεώργιος Σ. Δοντάς , « Ευρήματα από το παρά την Σάμη της Κεφαλληνίας σπήλαιον Μελισσάνη», Αρχαιολογική Εφημερίς, 1964.

Se dunque a questa caverna non avevamo il culto di qualche Ninfa con il nome Melissani o Melissanthi, come Marinatos sostiene e tratta nel suo studio Petro Petrato, possibilmente che avessimo qualche culto in onore delle Ninfe = anime = api che attraverso le acque correnti di scendere al mondo di Ade e in seguito di salire al mondo sopra come delle anime purificate. Il riferimento da Omero che nella caverna c’erano κρητήρες e αμφιφορείς , che erano dei vasi per l’ incastro del vino, miele ma anche del cenere dei morti, ci spinge a ipotizzare che in questa caverna, a parte i sacrifici che offrivano con l’ uso del miele, molto possibilmente seppellivano o buttavano le ceneri che derivava dal rogo dei morti affinche le anime scendessero all’ altro mondo e fossero purificate attraverso le acque correnti. La bellezza impressionante della caverna e` sicuro che non ha lasciato indifferenti i greci antichi del periodo storico, come evidentemente non avrebbe lasciato indifferenti gli abitanti dell’ isola durante il periodo preistorico, specialmente in epoche in cui le caverne erano la prima abitazione delle persone. La ricerca archeologica ha gia` dato elementi impressionanti per l’ uso delle caverne nel periodo preistorico. A Cefalonia gli scavi che sono cominciati alla caverna di Drachena al canyon del Poro ci offrono delle informazioni nuove e importanti per l’ abitazione antica dell’ isola e l’ uso da culto. Delle informazioni corrispondenti si aspettano fra breve tempo dalla continuazione degli scavi alle altre caverne di Cefalinia dove sono trovati residui archeologici. Curiosità finale veramente incredibile: degli incursori della marina militare nuotando con prudenza per non sollevare una sabbia leggerissima che li avrebbe accecati, hanno percorso un tunnel naturale proveniente dalla caverna ove solo gli dei potevano transitare e sono arrivati alla spiaggia provando sia che l'antico poeta conosceva la quasi impossibilità di percorrere quel passaggio sia che...gli incursori di marina non sono dei comuni mortali!!

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Quelli che hanno visitato la caverna di Melissani e il monte Eno possono facilmente comprendere per quale ragione Omero, il quale, come sembra, conosce molto bene l’ unicita` della caverna come l’ unicita` del monte Eno ( Nirito), usa questi due elementi per la rivelazione dell’ identita` dell’ Itaca omerica. Oggi , 3.000 anni dall’ epoca d’ Omero, tanto Eno quanto la caverna di Melissani continuano ad essere indiscutibilmente i due paessaggi naturali unici che caratterizzano e distinguono Cefalonia da qualsiasi altro luogo non solo dello spazio vitale dell'allora mondo miceneo conosciuto ma dell'intero Mediterraneo centrale ed orientale. La conoscenza ottima d’ Omero per i due connotati di Cefalonia ci fa riflettere su una serie di argomenti che riguardano la geografia omerica in generale e lo stesso Omero che questo studio in questo momento non puo` includere. Quello pero` che possiamo menzionare in questo studio e` il simbolismo che ha la localita` che Omero sceglie per mettere Ulisse a dormire dopo il ritorno dal suo grande viaggio all’ inferno mitologico dell’ Occidente oscuro. Non e` peraltro la prima volta che Ulisse si trova di fronte a un ingresso d’ Ade prima che succeda qualcosa che cambia drammaticamente la trama dell’ opera. I Feaci, come e` noto, lo lasciano addormentato all’ ingresso di una caverna dove le anime ( api) scendono dalla porta che da accesso alle persone che purificate salgono dalla porta che e` solo per gli dei, o semidei come le ninfe Naiadi, al mondo esistente. Quale simbolismo pero` nascondono questo versi d’ Omero ? E` la purificazione o forse il sonno o l’ ipnosi che funzionano come deus ex machina per un inizio nuovo ? La risposta non e` facile, ancora anche se il pensiero filosofico neoplatonico di Plotino e di Porfirio ci ha dato i pretesti di avanzare un passo oltre. Ora pero` comprendiamo meglio perche` il dio Forchis ha abbandonato l'Achaia ed e` venuto ad abitare in questa caverna magnifica accanto al mare. Non sarebbe quindi logico per i Greci antichi che erano cultori del bello aver scelto per il dio Forchina e le Ninfe Naiadi come abitazione la piu` bella caverna di Grecia ! In questa caverna Omero si rivela e nello stesso tempo rivela la posizione reale dell’ Itaca omerica. La grande questione, che rimarra` senza risposta, e` come era possibile che, in presenza di una caverna che ha il nome delle api d’ Omero con uso di culto dimostrato archeologicamente(Ninfe Naiadi), che si trova esattamente accanto al mare, pieno di ύδατα αενάοντα, con dei stalattiti e delle pareti laterali De

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αλιπόρφυρα, con un talamo buio meraviglioso , con un’ ingresso che verso al nord puo` essere attraversato dagli umani, mentre verso il sud e` accessibile solo agli dei, tutti questi elementi siano stati sufficnti per collegare la caverna delle Ninfe alle teorie che collocavano l’ Itaca omerica a Cefalonia? E per la relazione di sinonomia evidente e di identita` della caverna delle Ninfe d’ Omero, che era l’ abitazione delle api, con la caverna che e` chiamata Melissani (e tuttora in greco il miele si chiama 'meli') non era stato possibile per tanti anni far nascere una correlazione, quindi cosa possiamo dire per l’ identificazione dell’ isola Ocsia con Asterida o del monte Eno con il monte Nirito dell’ Itaca omerica ? Abbiamo l’ impressione che l’ evidenza sia stata la cosa più difficile da afferrare, e questo non è l'uovo di Colombo ma specialmente la conseguenza che quando il cervello umano si e` abituato a ricercare delle soluzioni che ha classificato al grado di difficolta supremo rifiuta inconsciamente di valutare le approssimazioni piu` facili perchè non corrispondenti al grado alto di difficolta` teorica previsto. Riguardo a tutto l’ argomento predetto dobbiamo qui sottolineare (anche se questo sembra strano) che l’ identificazione di Melissani con la caverna delle Ninfe è stata per noi una delle ultime ottenute nel corso di questo studio ! Questo ci ricorda il campo visivo dell’ uomo, il quale puo` vedere di fronte a se` tutto purchè oltre il suo naso! Cosi` anche noi non abbiamo evitato questa regola. La caverna delle Ninfe d’ Omero era li`, solamente che era molto vicina e molto reale per essere... reale. Il porto dunque di Forchinos, del dio che e` arrivato da Acaia ed ha abitato Cefalonia secondo Irodoro, avendo prossimamente a se` la caverna eccelente delle Ninfe, Melissani, si identifica ormai con il golfo di Sami di Cefalonia; quale relazione ora possa avere la zona del Caravomilo odierno con il toponimo Ammos dei tempi storici e` una questiona da ricerca. Il cambiamento di ¨Αμμος ( con lo spirito aspro) a Σάμος , non da` le soluzioni attese da noi, anche se Sami o Samos dei tempi storici è la zona dove si trova la caverna di Melissani. La ricerca della localita`con la denominazione Ammos forse e` la soluzione piu` corretta in una ricerca che deve essere continuata in base agli archivi storici di Cefalonia e che noi tuttora non abbiamo concluso. Una valenza pero` speciale ha l’ informazione dataci da Omero che il porto Forchinos era έν δήμω Ιθάκης . Quale verita` intende Omero con il termine εν δήμω Ιθάκης e quale con il termine εν ενί δήμω Κεφαλλήνων?

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Avendo ormai descritto circa tutte le localita` che Omero ci menziona nell’ Odisse e riguardano la geografia dell’ Itaca omerica e le isole vicine a questa, pensiamo che ora possiamo occuparci della questione su cosa intendese Omero con il termine δήμος Ιθάκης

e δήμος Κεφαλλήνων. Il passo seguente sarebbe di

trasportarci al poema epico dell’ Iliade e al “catalogo delle navi” per depositare il nostro punto di vista circa quali luoghi siano Crochilia, Egilips, Antiperia e Samos, concludendo sostanzialmente il nostro studio intorno alla geografia omerica.

CAPITOLO SEDICESIMO COMUNE DEI CEFALINI

Ώ μοι έπειτ’ Οδυσήος αμύμονος, ός μ’ επί βουσίν είσ’ έτι τυτθόν ενί δήμω. ( Οδ. υ 209-210) Con l’ uso del termine δήμος Κεφαλλήνων e` ovvio che Omero si e` riferito allo spazio geografico generale ove vivono i sudditi di Ulisse sia di Itaca sia di Zante , Cefalonia,

Echinades e molto possibilmente quelli delle zone che vengono

caratterizzate da Omero come Antiperia. Secondo il poeta Ulisse era il capo dei μεγαθύμων Κεφαλλήνων. Lo stesso tratto distintivo lo il suo padre Laerte, il quale come re dei Cefalini aveva occupato quando era giovane la citta` Nirico a Lefcada. E come re dei Cefalini e` presentato Ulisse dagli scrittori classici della Grecia antica. Omero pare conosca il nome degli abitanti e cittadini del regno d’ Ulisse, che chiama Cefalini, pero` non conosce nessun’ isola con il nome di Cefalonia e non fa mai uso di questo termine. Per lo spazio geografico generale usa il termine δήμος Κεφαλλήνων e comprende in questo senso tutti αρίστους των Κεφαλλήνων che abitano a Itaca , Dulichio, Sami, Zante e possibilmente Adiperia. Ulisse dopo la strage dei Proci teme la rivoluzione delle citta` dei Cefalini( Κεφαλλήνων πολίεσσιν). Omero include all'elenco delle città cefalin anchee le citta` di Dulichio, De

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dal momento che la meta` dei Proci, come e` noto , e` di li`. Qui e` importante osservare due elementi notevoli che emergono dalla ricerca specifica e riguardano gli abitanti di Dulichio e di Cefalinia.. Nel « catalogo delle navi»dell’ Iliade Omero menziona un regno vicino ad Itaca , Dulichio, e che in quel epoca il suo re era Epios Meghis. Οί δ’ εκ Δουλιχίοιο Εχινάων θ’ ιεράων ( Ιλ. Β 625-630) Secondo pero` il testo dell’ Odissea i dignitarii e nobili di Dulichio sono compresi nell'elenco dei pretedenti che rivendicano il trono dell’ Itaca omerica e appartengono allo spazio generale abitato dal popolo dei Cefalini. Re dei Cefalini era Laertis ed in seguito Ulisse: Όσσοι γαρ επικρατέουσιν άριστοι ( Οδ. α 245-248) ώλεσε μεν νήας γλαφυράς, από δ’ λεσε λαούς ( Οδ. ω 428-429) νυν δ’ αινώς δείδοικα κτά φρένα μη τάχα πάντες ( Οδ. ω 353-355) Perchè nell’ Iliade gli abitanti di Dulichio sono menzionati separatamente dai Cefalini, mentre nell’ Odissea insieme? Infatti questo contrasto provoca delle difficolta` all’ interpretazione esatta dei versi seguenti. Com’ e` dunque possibile che capi di Dulichio possano rivendicare il trono dell’ Itaca omerica mentre nella descrizione del regno di Dulichio nel « catalogo delle navi »dell’ Iliade emerge un regno potente con una forza della flotta almeno quattro volte maggiore dalla flotta d’ Ulisse, ed in tutto il resto del testo dell’ Iliade passano inosservati e con solo due riferimenti insignificanti fatti su di loro da Omero al N 689-693 e O 300-305 ?

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Qui forse dobbiamo esaminare con attenzione se il « catalogo delle navi» sia stato compilato prima dell’ Iliade ed inserito nel poema epico per la necessita`di un richiamo al passato eroico delle regioni che avevano una presenza più o meno importante o volevano avere una loro partecipazione separata al Pantheon dei poemi epici omerici, anche perche` probabilmente dall’ epoca quando erano stati crati i poemi gli equilibri delle forze tra quelle zone diverse erano mutati. E` infatti degno di curiosita` che Ulisse, il re dei Cefalini, il comandante dei navigatori, colui per il quale hanno viaggiato fino ad Itaca Agamemnone, Menelao e Palamidis onde convincerlo a partecipare alla guerra della Troia, colui che aveva sotto il suo potere le isole di Zante, Samo, Itaca ( Cefalonia) e la zona di Antiperia, uno dai piu` importanti eroi dei Poemi Epici Omerici, sia presentato nel « catalogo delle nuove » con dodici navi solo ! Come mai? L’ argomento e` assai impervio. Noi cercheremo un approccio che forse sarà il pretesto per una discussione ed una profonda ricerca. Il professore e accademico Sp. Marinatos 1 nella sua conferenza all’ Associazione degli Archeofili della sua madrepatria menziona: -

Όλα αυτά υπέκειντο υπό την επιρροήν της Πυλου. [……………………………………………………..] και από εκεί κατοπινοί μεγάλοι αοιδοί της Ιωνίας τα έκαμαν σιγά σιγά πανελλήνια.

E` noto che gli Epii e in generale le popolazioni dal Peloponneso occidentale hanno abitato a Dulichio mantenendo fino ai tempi storici relazioni di fratellanza con i Palii, i quali appartenevano al razza degli Epii. Se dunque gli abitanti di Dulichio, i Palii posteriori, erano in qualche modo uno “stato nello stato” dentro il regno d’ Ulisse a causa del fatto che abitavano una regione quasi autonoma a causa della morfologia del loro territorio, la penisola di Palichi, allora molto facilmente uno puo` immaginare che questa relazione speciale tra Dulichio ed Itaca , cioe` tra la Cefalonia occidentale e orientale, ha creato il desiderio nei Dulichii di aspirare ad una presenza particolare ed indipendente nel grande poema Epico della Grecia occidentale. Questa relazione speciale ha probabilmente dato ai Dulichii il diritto di esigere dai loro fratelli Epii di inserirli in una posizione speciale e distinta nel “catalogo De

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delle navi”, dal momento che il Poema Epico, secondo Sp. Marinato, e` il poema Epico di tutta la Grecia occidentale, dove forte era il prestigio, il potere e l’ influenza degli Epii a causa dell’ antica Olimpia. Sotto dunque queste valutazioni e` possibile che Ulisse abbia intrapreso una campagna militare contro Troia con 52 navi e non con 12, come capo della totalità dei Cefalini, cioe` di uno stato confederale, mentre i Dulichii facevano parte del consistente gruppo dei Cefalini. 1. Dall’ archivio del sign. Marino Cosmetato

E` anche degno di ricerca il fatto che Meghis, secondo Omero, era governatore solo degli abitanti di Dulichio, non era cioe` re di tutti i Cefalini come Ulisse. Questo fatto ci mette in pensiero, che possibilmente il regno reale d’ Ulisse era εν ενί δήμω Κεφαλλήνων, che per ragioni relative all’ amministrazione di una parte separata di territorio e di razza era coamministrato in quanto Ulisse governava come re così come anche Meghis governava a Dulichio come re ; alla rivendicazione pero` al trono dell’ Itaca omerica tutti avevano, com’ era naturale, dei diritti uguali di partecipazione. C’ e` anche ancora una approssimazione che riguarda la flotta d’ Ulisse e la sproporzione della sua grandezza in relazione al suo territorio. E` narrato che subito dopo la caduta di Troia Ulisse continua con i suoi compagni a fare la guerra in Tracia, dove combatte contro i Ciconi. Li` perde il suo compagno amato Eno e piu` tardi in suo onore la citta` che si trovava li` sara` denominata Enos come anche il monte piu` alto della sua patria durante i tempi geometrici. Molto possibile dunque che dalla flotta originaria delle cinquantadue navi ne abbia trattenuto con se` dodici e con queste abbia continuato i suoi viaggi, mentre le altre quaranta sotto la sorveglianza di Meghita hanno preso la strada del ritorno. Possibilmente queste navi « si addebbitano » piu` tardi nel « catalogo delle navi» allo stato di Dulichio, dal momento che Meghis aveva assunto la responsabilita` del ritorno delle navi in patria. Secondo un’ informazione che attingiamo dal Πέπλο di Aristotele , Meghis non e` stato fortunato: durante il ritorno della sua flotta la sua nave affondò e lui stesso annegò nell' Egeo, ed il comando di Dulichio fu assunto allora da Acastos. Ulisse sembra conoscere il fatto, perche` in una discussione con Eumeo menziona come re di Dulichio Acasto e non più Meghita ( Οδ. ξ 334-336).

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C’ e` anche ed un terzo approccio che ha relazione con il numero dodici delle navi della flotta d’ Ulisse, come anche e con il numero delle greggi, dei compagni d’ Ulisse ecc. Secondo alcune teorie sembra che questi numeri ubbiddiscano a un codice che nasconde e tramanda dei simbolismi e delle informazioni ancora a noi sconosciute e che non hanno nessuna relazione con il numero reale delle navi della flotta d’ Ulisse. Questi punti di vista sono fatti oggetto di molti discussioni filosofiche in primis a causa di Eraclito, lo scrittore dei Ομηρικών Προβλημάτων. Questo argomento in un modo o nell’ altro restera` aperto a molti punti di vista, specialmente se la bilancia pendesse a favore dei punti di vista di Eraclito e dei filosofi posteriori. Α. Εν δήμω Ιθάκης

Οmero con una certa chiarezza contraddistingue il senso del comune dei Cefalini dal comune d’ Itaca. Con l’ uso del termine δήμος Ιθάκης le piu` delle volte Omero determina: La zona geografica che circonda la citta`. La zona generale che ha come centro amministrativo l’urbe. Il senso stretto della citta`. Gli abitanti che vivono ad Itaca, cioe` il popolo. Il comune d’ Itaca e` ovvio che si limita dentro lo spazio geografico effettivo che determina il luogo geografico Itaca ed in nessun caso comprende altri luoghi, come per esempio Zante, Sami, Dulichio, Antiperia ecc. In questi casi viene il termine δήμος Κεφαλλήνων a coprire la necessita` della determinazione di questo spazio geografico generale. Con l’ uso del termine δήμος Ιθάκης Οmero determina il campo d’ azione degli episodi come anche il marchio geografico dei luoghi che descrive, come anche il luogo di derivazione dei cittadini che menziona. Omero per esempio, descrivendo il porto di Forchinos ci informa che e` εν δήμω Ιθάκης. Per arrivare pero`dal porto di Forchinos al luogo dove si trovava Eumeo Ulisse dovette camminare piu` di cinque ore , tra le cime boscose e sentieri scoscesi. Cosi` dunque il porto di Forchinos e` εν De

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δήμω Ιθάκης , ma alcune ore lontano dalla citta` ( il centro del comune). Quando Omero usa il termine comune senza l’ aggiunto di un luogo geografico, allora il riferimento si fa al popolo. Concludendo possiamo dire che l’ uso del termine Κεφαλλήνων δήμος e Ιθακήσιων δήμος ci aiuta a comprendere la parte dal tutto, ma nello stesso tempo ci chiarisce il perche` Omero caratterizza i cittadini qualche volta come ithachissius ed altre volte come cefalini. Gli ithachissii sono , secondo Omero, nello stesso tempo anche cefalini. Tutti i cefalini pero` non possono essere anche ithachissii. Possono essere : Cefalini – Dulichiis Cefalini – Samii Cefalini – Zachinthii Per questa ragione Omero chiama ognuno dai Proci con il suo luogo speciale di origine ; per esempio Amfinomo e` di Dulichio, Ctissipos e` di Sami, Efpithis d’ Itaca, come anche Ulisse e` anche d’ Itaca, ma nello stesso tempo e` cefalino, come cefalini sono tutti i predetti Proci di Dulichio , di Samo, di Zante e d’ Itaca. Durante i tempi storici Sofocle ed Euripide riconoscono Ulisse come cefalino e cosi` lo chiamano : ΣΙ. Χαίρ’ ω ξένε, όστις δ’ ει φράσον πάτραν τε σην. ( Ευριπίδης , Κύκλωψ, 112-114) ο του Ποίαντος παίς Φιλοκτήτης ( Σοφοκλής , Φιλοκτήτης, στ. 266-267) Ω ξένε Κεφαλλήν, είθε σου διαμπερές ( Σοφοκλής, Φιλοκτήτης, στ. 790-791) Il nome nazionale di Cefalini , che caratterizzava i cittadini del regno d’ Ulisse, abitanti della regione periferica insulare in generale ad Ovest della penisola ellenica, ha dato piu` tardi il nome Cefalonia all’ isola piu` estesa e potente del suo stato, avendo incluso con la denominazione generale νήσοι των Κεφαλλήνων le altre isole all’ occidente del Peloponeso e dell' Etolia. De

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Ότι ες νότον Δωδώνης, υπό σκοπιάν Αρακύνθου ( Ευστάθιος, Παρεκβολαί, 431) Il luogo di origine con un’ eponimia speciale degli abitanti del regno isolano d’ Ulisse ha perso importanza a causa del fatto che gli abitanti si sono spostati dalle coste ed hanno costruito delle acropoli potenti ( citta` - stati) nei tempi storici, durante l’epoca in cui delle potenti 'polis' dominavano delle più vaste regioni. Come per esempio Attica e` chiamata la regione generale che comprende Atene, Pireo, l'Imetto e Marathona, insieme ad altri centri subito a Nord ed est di Atene, e gli abiatanti sono caratterizzati come Ateniesi, Pireotes ecc. Lo stesso e` valido piu` tardi con Pilo o Nirico e Lefcada. Dioniso il Viaggiatore nella sua opera Περιήγησις της Οικουμένης ( vers. 436) caratterizza come Κεφαλλήνων πτολίεθρα il totale delle isole cefaliniche: Σύρεται ολκόν άγων Αχελώος αργυροδίνης Dichearco conclude sotto il caratterismo generale «Νήσοι των Κεφαλλήνων» ( στιχ. 50), cioè isole dei Cefalini, quelle che si trovano all’ occidente della Etoloacarnania e dell' Acaia: Νήσοι Κεφαλλήνων δ’ εν αυτώ κείμεναι Ιθάκη σταδίων δ’ ογδοήκοντα στενή. Aristotele anche all’ Ιθακήσιων Πολιτεία menziona che : …τον Κέφαλον οικούντα εν ταις απ’ αυτού κληθείσας Κεφαλληνίας νήσοις… Da tutte queste descrizioni e` ovvio che il nome nazionale degli abitanti che abitavano queste isole Ionie all’ occidente di Etoloacarnania e di Acaia ha dato il titolo generale « Νήσοι των Κεφαλλήνων»non solo a Cefalonia ma anche a tutto questo gruppo d'isole durante i tempi storici.

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B. Κροκύλεια και Αιγίλιψ Secondo il “catalogo delle navi” , Ulisse possedeva oltre ad Itaca, dominata dal monte coperto d’ abeti Niriton ( Enos), anche Crochilia, e Egilipa rocciosa e montuosa. Questi luoghi , come risulta dal testo antico, sono parti del comune d’ Itaca e insieme a εινοσίφυλλον Niriton e υπονήιον Itaca componevano il comune riunito di Itaca .Questo appare dalla sintassi del passo specifico, dove la congiunzione και coniuga e raggrupa queste zone: Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε Κεφαλλήνας μεγαθύμους ( Ιλ. Β 631-637) In seguito la descrizione si trasporta fuori del comune d’ Itaca , e come ci informa il poeta oltre a queste zone al regno d’ Ulisse apparteneva l’ isola di Zante ed evidentemente l’ isola di Samos, come anche e le province che sono caratterizzate come Antiperia ed Epiro. Quali dunque erano le zone Crochilia ed Eghilips, che appartenevano alla periferia generale del comune d’ Itaca? La logica dice che dobbiamo ricercarle vicino ai siti micenei esistenti ed in posizioni adeguate all'abitazione micenea nell'area generale del tronco centrale di Cefalonia, intorno all' Eno boscoso. Le informazioni che abbiamo da Omero per Crocchilia e Egilipa sono zero. Per Crochilia non conosciamo niente oltre il nome del luogo, e per Eghilipa il poeta ci informa che e` τρηχεία , cioe` zona rocciosa e montuosa. Dai geografi e storici antichi le informazioni che abbiamo sono controbattute e indeterminate. Strabone ( C 376) menziona : τα γαρ Κροκύλεια εν τοις Ακαρνάνισιν , mentre nel C 452.8 considera che Crichilia e Eghilipa sono luoghi di Lefcada, che considera come parte della Gracia continentale, unita con Acarnania (peraltro sua la distanza dal continente è di poche decine di metri e questo fu il motivo per cui i Veneziani la abbandonarono ai Turchi difendendo invece tutte le altre isole.): Αύτη δ’ ήν το παλαιόν μεν χερσόνησος της Ακαρνάνων γής.

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Α Χρηστομάθεια ( 10, 12) menziona pero` che : Ότι η νύν Λευκάς χερσόνησος ήν πρίν υπό δε Κορινθίων ετιμήθη Stefano il Bisanzioo alla parola «Κροκύλειον» scrive che era penisola d’ Itaca e riporta anche delle informazioni del letterato Eracleonos di Glafco, il quale nel suo sforzo di intepretare Omero arriva alla conclusione che Crochilia ed Eghilips erano posti d’ Itaca, e che Itaca e` divisa in quattro parti. Κροκύλειον, νήσος Ιθάκης. Θουκιδίδης Τρίτη. Το εθνικόν Κροκυλεύς . Ηρακλέων δε ο Γλαύκου τετραμερή φησι την Ιθάκην, ης το μεν πρώτον επί μεσημβρίαν και θάλατταν…, και το δεύτερον Νήιον, και το τρίτον Κροκύλειον , το τέταρτον Αιγίλιπα. Il vocabolario Σούδα Crochilia la menziona come nome di una citta`, e Issichios fa solo riferimento al nome. Le informazioni che abbiamo per Eghilipa sono ugualmente limitate. Stefano il Bisanzio riferito alla parola Αγίληψ scrive che si trova vicino a Crochilia d’ Epiro, come anche Κροκύλεια νήσος Ιθάκης. Αιγίλιψ , πλησίον Κροκυλείον της ηπείρου. Όμηρος « και Κροκύλει’ ενέμοντο και Αιγίλιπα τρηχείαν». Είληχε δε την προσηγορίαν διά το πετρώδες είναι Και υψηλή και απρόσβατος , το εθνικόν Αιγίλιπος Ως Κίνυφος Κινύφιος, Άραβος Αράβιος, Φρυγός Φρύγιος , και των ομοίων. Σούδα menziona che Αγίλιψ όνομα πόλεως, σημαίνει δε πέτραν υψηλήν. Έστι δε και πόλις Κεφαλληνίας ούτω καλουμένη. Ricercando dunque le relazioni dei siti micenei con possibili toponimi affini a Cefalonia constatiamo che uno tra gli impianti piu` grandi dell’ epoca micenea si trova alla zona detta Crochilia, all’ occidente della catena dell'Eno e vicino alla citta`- stato antica di Crani. Nella zona di Crochilia, non lontana dalle zone di Masaracata, Lachithra, Cocolata e Crani, sono state scavate da Marinatos le tombe De

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micenee più eccelenti, che hanno classificato Cefalonia tra i luoghi piu` importanti dell’ epoca bassa micenea. Nello stesso periodo, l’ imprenditore filelleno olandese A.E.H. Goekoop con N. Chiparissi avevano cominciato agli inizi del '900 degli scavi, anche li` dove un secolo prima erano state scoperte delle tombe micenee all’ epoca di De Bosset. I vasi micenei di quell’ epoca oggi si trovano al museo di Neuchatel in Svizzera. Questa zona e` stata considerata da Goekoop come il centro dell’ Itaca omerica, ed in funzione di ciò ha pubblicato la sua teoria nel libro con il titolo Ithaque La Grande. Noi crediamo che infatti il toponimo omerico Crochilia e il moderno Cochilia hanno la stessa radice e descrivono cioe` una zona che e` conglomerata ( il suolo e` composto da ciottoli che sono stati formati durante il passato quando questa zona era ancora costiera); in realta` tale e` la composizione del suolo della Cochilia odierna. Omero la descrive come parte del comune d’ Itaca e secondo i reperti archeologici sembra che fosse uno tra i centri edificati maggiori del regno d’ Ulisse. Non e` causale il fatto che vivino questa zona micenea si e` svilupatto piu` tardi la grande citta`- stato della Crani antica ( dei tempi storici). Antonio Miliarachis, riferito alla citta` antica di Crani,che si trovava al Valle dei Cochilion, sottolinea( Γεωγραφία – Πολιτική Νέα και Αρχαία Νομού Κεφαλληνίας, σελ. 29): …Διά του ονόματος Κρανιά ονομάζεται η μεγάλη, η εύφορος και ομαλή κοιλάς , η αποτελούσα μέρος ευρέος λεκανοπεδίου αναστομούμενου εις τον Κούταβον.[……………………………] Η περιοχή του λεκανοπεδίου τούτου της Κρανιάς μετά του Αργοστολίου αποτελούσι τον δήμον Κρανίων. Omero contraddistingue Eghilipa da Crochilia caratterizzandola come τρηχεία, cioe` montuosa e rocciosa. La ricerca archeologica fino ai nostri giorni non ha localizzato qualche impianto miceneo nel tronco montuoso di Cefalinia. C’e` sicuramente la muraglia ciclopica del periodo preistorico nella zona di Pirghi, dove non si sono fatti ancora scavi.

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E` fatto certo che l’ acropoli preistorica di Pirghi si trova nella localita` piu` scoscesa e montuosa dell’ isola, alla meta` della distanza che separa il porto di Sami dal porto di Poros, controllando le strade che conducono verso questi due porti importanti ma soprattutto controllando l’ accesso verso il monte Eno. Al punto di vista espresso dallo storico Antonio Miliarachis, che Pirghi sia la antica città di Eghilips, sembrano allinearsi anche i testi d’ Omero quando descrivono la transito d’ Ulisse dal porto di Forchinos ( golfo di Sami) alla CoracoPetra ( zona dei Coronon). L’ aggetivo τρηχεία. che caratterizza il sentiero usato da Ulisse, passando dentro una zona che era boscosa χώρον αν υλήεντα e sopra alle cime delle montagne δι’ ακριάς, sembra che sia identico al Αιγίλιπος της τρηχείας nel senso e nella scrittura, riferendoci al luogo ove tuttora si trova l’ acropoli preistorica di Pirghi. Nel fatto che Αιγίλιψ τρηχεία deve essere identificata con l’ insediamento antico di Pirghi si avvalora vieppiù un argomento derivato dallo studio e la distinzione delle citta`-stato antiche di Cefalinia con quelle posizioni micenee menzionate da Omero nell’ Itaca omerica ed a Dulichio. Secondo il nostro studio : Dulichio e` la Pali antica dei tempi storici. Crochilia è l’ antica Cranni – Cochilia. L’ υπονήιος Ιθάκη e` la citta` costiera antica dei Pronnon ( Poros). Resta non identificata la Eghilips omerica, ed anche resta non identificato l’ unico insediamento antico che si trova a Cefalinia, ed in particolare nella zona di Pirhi, che viene a trovarsi nella zona piu` rocciosa dell’ isola, cosi` come e` descritta morfologicamente e topograficamente l’ Egilips omerica da Omero, vicino a Sami antica dei tempi storici e romani. Ricapitolando dunque diciamo che la zona ricercata con il nome Egilips e` probabile sia la zona archeologicamente non identificata ancora di Pirghi, costruita sulla parte piu` montuosa dell’ isola ed e` sicuro che aveva la funzione di protezione dell’ Eno coperto d’ abeti, di controllo dei passaggi verso questo monte e di rifugio per boscaioli ed allevatori di bestiame della zona. In questa zona dobbiamo ricercare pure il tempio di Zeus Enissio, che crediamo debba trovarsi dentro l’ acropoli preistorica laddove si trova una costruzione rotonda, come la base possibile di una torre, senza pero` essere questo bensì piu` probabilmente l’ ara del De

tempio del Zeus Enissiu ricercato dagli 24


archologi e che doveva essere trovato ai piedi del monte Eno. Il contatto visivo diretto che questa posizione aveva con l’ altra ara del Zeus Enissiu, che si trovava sulla cima dell’ Eno (archeologicamente localizzata da Spiridon Marinatos), nonchè il vantaggio di questa posizione di trovarsi sull'unico passaggio che univa le due grandi regioni abitate di Sami e di Pronnon, e da questo punto di controllare il passaggio centrale verso l’ Eno, crediamo che la renda la posizione ideale per la costruzione di un tempio dedicato al Zeus.

C. Οι τε Ζάκυνθον έχον ήδ’ οι Σάμον αμφινέμοντο ( Ιλ. Β 634)

Dopo aver risposto con le predette informazioni, per quanto riguarda la posizione reale dell’ Itaca omerica, e dopo aver ipotizzato: che per quanto riguarda la sua parte sudorientale con la zona periferica del monte Eno, il porto antico dei Pronnon che si trova alle foci del fiume Vochina e` il,porto di Rithro vicino alla citta` dell’ Itaca omerica; che la citta` si trova aii pendii delle colline Pierovuni, Ano e Cato Pacni, dove si trovano anche ed i residui antichi della citta` costiera dei Pronnon, sopra l’ insediamento moderno di Poro; che la caverna eccelente delle Ninfe, che era l’ abitazione delle api, e` la caverna di Melissani, che si trova ai bordi del golfo di Sami, che abbiamo considerato come il porto di Forchinos; che l’ isoletta Asteris, che si trovava μεσσηγύς d’ Itaca e di Samo con gli eccelenti αμφίδυμους e ναύλοχους porti , e` l’ isola Ocsia; che il primo approdo del ritorno di Telemaco da Pilo e` il punto piu` meridionale di Cefalonia, ed in particolare la zona di Scala; che la localita` Κόρακος πέτρη, dove si trovava Eumeo, e` la zona dei Coronon vicino al punto sudorientale di Cefalonia; è venuto il turno a rispondere ad una questione secondaria ma molto importante : Se la Zante odierna, come abbiamo riferito prima, e` la Zante omerica, la penisola di Palichi il Dulichio omerico, la penisola di Erissu ( l’ isola di Dulichio De

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μάλα σχεδόν αλλήλησι) e` possibilmente l’ isola omerica di Sami e, alla fine, se il tronco centrale di Cefalinia e` l’ Itaca omerica, quindi l’ Itaca odierna quale isola e` ? Poco prima abbiamo ipotizzato la posizione dei due siti omerici che sono rimasti : sono Crochilia, che abbiamo identificate con la localita` di Cochilia fuori d’ Argostoli, dove si trovano gli importanti impianti micenei ove sono cominciati gli scavi dall’ inizio del XX secolo ; e l’ Eghilipa omerica che l’ abbiamo identificata con la zona di Pirghi (Cataraco) dove si trova il fortilizio preistorico di Soldato. Quindi abbiamo identificato tutte le zone ed un solo toponimo resta non identificato, Samo, come nello stesso tempo resta anche l’ isola che ha il nome Itaca dai tempi storici. Come abbiamo riferito ai capitoli 11o e 12o, intorno al luogo Samos o Sami c’erano delle discussioni fililogiche intense ancor prima dei tempi di Strabone. La questione era se Samos e Sami fossero lo stesso luogo. In particolare Strabone con pretesto le discussioni che erano state fatte in quell’ epoca intorno a questo argomento, ha scritto quella massima eccelente , che diceva che : Έχει δε ταύτα λόγον. Ου γαρ ευκρινώς αποδίδωσιν ο ποιητής ( Στράβων , C 454) Osserviamo pero` per un po’ il ragionamento senza sbocco di Strabone ( C 453), il quale riflettendo intorno alla formulazione corretta di Sami e di Samos si sforza ansiosamente di trovare delle risposte logiche invocando il punto di vista di Apollodoro, il quale credeva alla correzione del testo omerico proponendo che la parola Σάμη dovesse nel testo essere corretta in Σάμος , concludendo che Omero con il termine Samos intende l’ isola e con il termine Sami la citta`. Τετραπόλεως γαρ ούσης της νήσου μία των τεττάρων

Qui sotto Strabone, dubitando ora lui stesso per le sue spiegazioni, continua il suo ragionamento chiedendo i suoi lettori :

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Εί δ’ άρα τούτο δώσει τις, ερησόμεθα τις αν είη η Σάμη , όταν ούτω φή. «Δουλίχιον τε Σάμην τ’ ηδ’ υλήεντα Ζάκυνθον».

E dopo aver argomentato su Cefalinia, riviene di nuovo al termine geografico Samos riportandoci delle informazioni sugli altri luoghi che avevano questa denominazione, come Samotracia, ove fu scoperta la celeberrima statua della Vittoria alata, fosse la Samo della Tracia : Καλεί δ’ ο ποιητής Σάμον και Θρακίαν, ην νύν Σαμοθράκη καλουμένη E se per Strabone e Apollodoro in quell’ epoca , con tutte le fonti dei testi antichi che avevano a loro disposizione , era assai difficile rispondere circa quale isola o luogo Omero descriveva quando si riferiva a Samo nonchè quale isola o luogo descriveva quando si riferiva a Sami, e` logico che l’ argomento per noi diventa piu` difficile, perche` la determinazione esatta di Samo e di Sami, anche se fossero lo stesso luogo, non cambia e non influenza in nessun caso la situazione dell’ isola di Asterida o la posizione dell’ Itaca omerica. La sfida pero` e`stata posta e noi crediamo che dobbiamo dare la risposta. C'è un’ isola accanto a Cefalonia, l’ Itaca odierna, che nel nostro studio resta ancora non identificata, e noi dobbiamo prendere posizione per questa soluzione. Sarebbe peraltro assai strano che Omero descriva le Echinades e Asterida e nulla riferisca per un’ isola comunque piuttosto grande, che era vicino ad Itaca omerica. Era quella questione che molto coinvolto gli storici e studiosi durante il passato per quanto riguarda Cefalinia, cioe` il perche` Omero non abbia mai nominato Cefalonia, che era un’ isola innegabilmente grande e potente, mentre invece ha descritto Zante, Dulichio, Sami , Asterida ecc. e soprattutto con molti dettagli. Le affermazioni che con il nome Samos o Sami Omero si e` riferito a Cefalinia in nessun caso possono basarsi sul fatto che Omero parlando del luogo di Samo lo caratterizzi come παιπαλοέσσης Σάμου, ovvero senza darci nessun altra informazione. Il nome d’ Itaca dei tempi storici negli anni dell’ impero romano e` menzionato sporadicamente e solamente come la patria d’ Ulisse. Durante gli anni bizantini e` De

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menzionato una volta da Emanuele Comneno. Dopo l'XI secolo i navigatori italiani la chiamano Val di Compare, Cephalonia Piccola o Anticephalonia. Dopo il periodo del Rinascimento , quando abbiamo il rinascere dei toponimi antichi nello spazio greco, l’ isola d’ Itaca ritrova il suo nome iniziale ed e` registrata come Itaca e nel neogreco comune come Thiachi, senza che ci fosse alcuna contestazione per l’ identita` omerica dell’ isola. Questo e` durato fino ai primi scavi archeologici che furono fatti nell’ isola per la delimitazione del palazzo reale d’ Ulisse. Il fatto che tutti gli scavi archeologici effettuati non abbiano ancora portato alla luce degli impianti micenei importanti che giustifichino l’ esistenza di un centro miceneo, nonchè lo studio della geografia omerica, che dimostrato che l'Itaca dei tempi storici era del tutto diversa geomorfologicamente e topograficamente dalle descrizioni dell’ Itaca omerica, hanno portato molto velocemente alla ribalta le prime riserve serie della comunita` scientifica se realmente l'Itaca dei tempi storici fosse il centro del regno d’ Ulisse. Come vediamo i nomi che ogni tanto sono stati dati all’ isola non ci aiutano molto. Abbiamo un’ isola che ha cambiato nome molte volte, ma nessun riferimento non e` registrato o correlato con il nome dell’ isola Samos o Sami, che , come e` noto, presta agli inizi del periodo geometrico il suo nome a Melamfillo, la Samo odierna di Ionia. Un problema ancora che e` presentato con l’ isolamento dell’ isola e` che sono persi dopo la partenza del potenziale umano e la maggior parte dei toponimi che gli abitanti ogni tanto preservavano o davano da una generazione all’ altra ; quelli che sono mantenuti evidentemente sarebbero utili come punti di riferimento per gli abitanti delle isole vicine di Cefalinia e Lefcada. Uno dei toponimi che chiaramente ha origine antica e` il toponimi Samico alla parte settentrionale dell’ isola, ed ha relazione immediata con la denominazione dell’ isola Samos che ci da` Omero. E` pero` bastante questo toponimo determinare e l’ identita` dell’ isola ? Sicuramente no. Un toponimo però a Cefalinia, esattamente di fronte alla parte meridionale d’ Itaca, ci da` molto di piu` degli elementi e ci mette in serio contrasto con l'appena menzionato toponimio di Samico a cui subito siamo tiferiti. E` il toponimo Antisamos di Cefalonia, che si trova nel golfo omonimo nella parte nordorientale dell’ isola, all’ est della citta` di Sami ed esattamente di fronte alla parte meridionale d’ Itaca. Il toponimo Antisamos porta logicamente a cercare nella terra opposta il toponimo Samos, così come avviene in tutta la Grecia, per esempio : Paxi – De

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Antipaxi, Rio – Antirio, Kithira – Antikithira, ecc. Pero` di fronte ad Antisamo, li dove dovrebbe essere localizzata Samos, si trova stranamente Itaca! Che cosa puo` succedere in realta` ?Se, come precedentemente abbiamo constatato, Cefalonia ha mantenuto dai tempi omerici fino ai nostri giorni la maggior parte dei toponimi con la derivazione omerica, Itaca dopo il suo isolamento logicamente ha perso ogni contatto con i toponimi d’ origine antica, ed allora la denominazione geografica di Antisamo a causa della sua origine antica puo` essere considerata un toponimo potente, mentre contrariamente ad Itaca il toponimo corrispodente Aghios Andreas non e` e non puo` essere considerato toponimo con uno sfondo storico, anche se ci sono quelle eccezioni che abbiamo descritto all’ inizio di questo capitolo. Uno di questi toponimi che hanno origine antica e` la denominazione Samico nell’ Itaca settentrionale. Questa denominazione non puo` essere causale, in combinazione con l' Antisamo che si trova a Cefalonia esattamente di fronte ad Itaca, pertanto arriviamo alla conclusione che l’ isola di Samos da noi ricercata dovrebbe essere l’ Itaca odierna, anche perchè nel « catalogo delle navi » e` descritta un’ isola con la denominazione Samos subito dopo la descrizione dell’ isola di Zante e esattamente prima della descrizione delle localita` chiamate Antiperia ed Epiro. Quindi l’ isola Samos che segue nella descrizione omerica l’ isola di Zante logicamente deve essere un’ isola che interamente bagnata dal mare e non era per esempio una penisola – isola come era il Dulichio omerico ( penisola di Palichi). Isola con la denominazione Samos e` riferita da Omero ( Oδ. δ 671) quando descrive la posizione dell’ isola di Asterida, che si trovava nello stretto solcato dalle navi da e verso Peloponeso vicino all’ isola d’ Itaca ( cioe` della Cefalonia odierna). Αλλ’ άγε μοι δότε νήα θοήν και είκοσ’ εταίρους ( Οδ. δ 669-672) Come abbiamo analizzato a fondo nel nostro studio per la localizzazione della posizione di Asterida, la distanza che separa Cefalonia ed Itaca dalle Ocsies e` esattamente la stessa. Lo stesso e` valido anche per la distanza che separa il Peloponneso da Asterida ( Ocsies). La stessa distanza e la stessa relazione con l’ isoletta di Asteris ( Ocsies) e` registrata da Omero per le isole di Samos ed Itaca: Έστι δε τις νήσος μέσση αλί πετρήεσσα De

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( Οδ. δ 844-847) Quindi questa relazione ripetuta tra Samo ed Itaca viene ad essere gemellata con i toponimi dei tempi storici :Itaca e Cefalinia. Avendo dunque in mente che : nell’ isola odierna d’ Itaca c’e` il toponimo Samico; nella Cefalinia orientale ed esattamente di fronte alla parte meridionale d’ Itaca, cìè l’ esistenza del toponimo Samo, secondo appunto lo schema Paxi – Antipaxi etc.; Omero descrive l’ isola con la denominazione Samos subito dopo il riferimento dell’ isola di Zante, quando ha ormai descritto tutte le localita` che riguardano la divisione interna del comune d’ Itaca ( Crochilia, Eghilips, Niriton). Quindi il toponimo Samos descrive un’ isola e non una parte o luogo di un’ isola o del continente ( Sterea Ellada); il toponimo Samos, come e` noto, e` usato per la denominazione di Samo di Tracia, di Samo di Ionia e di Samo di Itaca. Durante i tempi storici il toponimo Samos e` trasportato dalla Grecia occidentale insieme ai coloni cefalini ed etoloacarnan e corrisponde a Melamfillo, che piu` tardi e` stato chiamata Samo della Ionia. isola destinata a divenire ricca e potentissima di fronte alle coste anatoliche. La Samo dunque dell’ Itaca omerica durante i tempi storici eredita il nome Ιθάκη dal centro miceneo di un tempo, quando il nome Cefalonia domina su tutti i toponimi

che

dividevano

una

parte

dal

totale,

ed

il

toponimo

Sami

corrispodentemente domina con Antisamo all’ est di Cefalinia. Quindi dunque Dulichio, Sami (o Antisami), Crochilia, Eghilips ed Itaca sono coperti dal nome dell’ isola che ha la denominazione del popolo che abitava la parte piu` grande del Comune dei Cefalini. L’ isola d’ Itaca, cioe` Samos, da allora fino a oggi continua ad avere il nome del grande centro miceneo che ha perduto la sua coesione e nello stesso tempo il suo contatto con la continuita` storica di un passato perso possibilmente a causa del cambiamento dell’ amministrazione e della fuga delle famiglie che avevano relazione con il vecchio regime, quello della casa reale d’ Ulisse ; probabilmente gli abitanti dell’ Itaca omerica all’ epoca del crollo del mondo miceneo hanno trasportato, De

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perseguitati, alla parte piu` infertile e piccola del loro stato il nome, le tradizioni, i culti e le memorie del passato eroico di quella grande forza navale che ha dominato dal 1450 fino al 1050 A.C. tutta la Grecia occidentale insulare. La fuga della dinastia d’ Ulisse da Itaca e` registrata molte volte nella letteratura greco antica. Plutarco alla sua opera Αίτια Ελληνικά , par. 14 sottolinea : Τίνες οι παρ’ Ιθακήσιους Κολιάδαι και τις ο φάγιγος La fuga dgli ultimi discedenti della generazioni di Cefalo e per estensione della casa reale d’ Ulisse è riferita anche da Pausania: Κέφαλον γάρ τον Δηίονος συνεξέλοντα λέγουσιν Αμφιτρύωνι Τηλεβόας την νήσον οικήσαι πρώτον ( Παυσανίας, Αττικά, 37, 6-7) Nell’ Eπιτομή d’ Apollodoro ( VII, 34-40) si narra dopo l’ omicidio dei Proci del periodo di transizione e della fuga d’ Ulisse in Thesprotia o secondo altri in Etolia. Θύσας δε Άιδη και Περσεφόνη και Τειρεσία. Aristotele in un passo salvato della sua opera Ιθακήσιων Πολιτεία grazie a Iamblico ( Περί του Πυθαγορικού Βίου) ci riporta l’ informazione dello spostamento dei popoli dalle isole dei Cefalini all’ isola Melamfillo ( Fillas) di Ionia, dove nello stesso tempo e` registrato anche e il spostamento del nome Samos dallo Ionio all’ Egeo orientale. Λέγεται δη ούν , Αγκαίον, τον κατοικήσαντα την Σάμον την εν τη Κεφαλληνία. E` degno di nota il fatto che nei testi dei tempi storici tanto di Plutarco e Pausania quanto di Apollodoro e Iamblico è l’ isola di Cefalonia soprattutto e non di De

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Itaca il punto di partenza di Ulisse o dei suoi discedenti. E Neoptolemo per esempio ha condannato Ulisse all’ esilio con la speranza di prendere in suo possesso Cefalonia e non Itaca! Infine lo storico Tucidide registra le immigrazioni e gli spostamenti nuovi che sono avvennero nello spazio greco dopo gli avvenimenti di Troia, perche` probabilmente in questo periodo ci furono i cambiamenti ed i grandi spostamenti dei popoli dell regno un tempo unito che governato dalla stirpe d’ Ulisse. Επεί και μετά τα Τρωικά η Ελλάς έτι μετανίστατό τε και κατωκίζεται, ώστε μη ησυχάσασαν αυξηθήναι. ( Α, 12) Avendo dunque in mente il testo relativo di Tucidide, le informazioni precedenti di Plutarco, Pausania, Apollodoro e Aristotele molto possibilemnte nascondono sia il cambiamento delle persone che amministravano il regno d’ Itaca sia lo spostamento delle popolazioni dalla grande isola di Cefalonia verso ogni direzione, sotto l’ anarchia crescente che ha dominato dopo gli avvenimenti di Troia e l’ espansione della pirateria specialmente nelle zone costiere. E`pertanto molto possibile anche lo “spostamento” del toponimo Samos dalle isole dei Cefalini alla ex Malemfillo e in seguito Samo di Ionia, e dentro il clima generale di cambiamenti si è possibilmente inserito cronologicamente anche lo “spostamento” del nome Itaca dalla Cefalonia odierna alla vicina isola di Samo ( l’ Itaca odierna , che nel frattempo aveva prestato il suo nome in un’ altra isola dello spazio elladico, la Malemfillo di allora). E` degno di osservazione anche lo spostamento del nome di Alalcomenes. Come anche e` degno di nota il fatto che la citta` piu` grande d’ Itaca dei tempi storici e`chiamata Alalcomenes in onore d’ Ulisse Alalcomeniu. Secondo Plutarco( Αίτια Ελληνικά , 43)

aveva questo nome poiche` Ulisse non e` nato ad Itaca ma a

Alalcomenes di Beozia. L’ informazione che Ulisse non fosse nato ad Itaca ma a Alalcomenes, citta` la quale secondo Plutarco si trovava in Beozia ma secondo Apollodoro ( Stravon C 456.16) e Stefano di Bisanzio ad Asterida, e secondo gli scavi archeologici nell' Itaca dei tempi storici, forse nasconde il luogo reale della nascita dell’ eroe. E` dunque molto possibile che Alalcomenes d’ Itaca durante i tempi storici abbia conservato il De

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culto d’ Ulisse, come anche la sua colonizzazione dai Cefalini, i quali cacciati si sono rifugiati, come precedentemente abbiamo riferito, nella parte piu` impervia e infertile del regno dei Cefalini, guidati al luogo di nascita del loro eroe a causa della forte relazione che li collegavano con Alalcomenes dal passato. D. Οι τ’ ήπειρον έχον ήδ’ αντιπέραι’ ενέμοντο ( Ιλ. Β 635) Omero, come analiticamente abbiamo descritto nei capitoli precedenti con il termine Epiro considera il tronco principale della Grecia, che oggi noi chiamiamo Sterea Ellada. Come ακτήν ηπείροιο considera la penisola di Acarnania, cioe` Lefcada odierna, che com’ e` noto fu occupata da Laerte quando scacciò i Tafii dalla citta` di Nirico ( possibilmente Nidri` odierno): Τον δ’ αύ Λαέρτης πεπνυμένος αντίον ηύδα ( Οδ. ω 375-378) Secondo Strabone colui che ha scritto l’ Αλκμαιωνίδα dice che Icario, il padre di Penelope, aveva due figli, Alisea e Lefcadio, e che loro avevano governato l'Acarnania insieme a loro padre. Eforos dice anche che queste citta` presero nome da essi. Ο δε την Αλκμαιονίδα γράψας, Ικαρίου του Πηνελόπης πατρός υίεις γενέσθαι δύο, Αλυζέα και Λευκάδιον. ( Strabone, C 452.9) Apollodoro conferma la relazione di Icario con l'Acarnania ma ci informa che Icario sposò Perivia e da questo matrimonio e` nato Thoas, Damassipos, Imefsimos, Alitis, Perileos ed una figlia, Penelope e che Ulisse l’ aveva sposata. Dal fratello di Icario, Tindareon e Lida, la quale era figlia di Thestio, re di Plevrona, e` nata Timandra, Clitemnistra, Filonoi, Castore e con il “contributo” di Giove la bella Elena e Polidefchis. Ικάριου μεν ούν και Περιβοίας νύμφης νηίδος Θόας De

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Δαμάσιππος Ιμεύσιμος Αλήτης Περίλεως , και θυγάτηρ Πηνελόπη

Come sembra, il matrimonio di allora tra Archissio e Calcomedussa, la quale era di Plevrona di Acarnania, ed il matrimonio d’ Ulisse con Penelope ha esteso i possedimenti dei cefalini alle citta` opposte di Sterea` Ellada. L’ esistenza dei possedimenti dei Cefalini nell' Epiro ( Acarnania) e` confermata dai tempi storici quando secondo Tucidide ( B, 30) il generale Assopio scacciò Evarco, il quale era l’ ultimo tiranno della citta` d’ Astaco : Οί δε εν ταις εκατόν ναυσίν Αθηναίοι Con il termine αντιπέραια crediamo che Omero registra i possedimenti dei Cefalini nella zona di Cillini, che possibilmente giungevano fino alle mura preistoriche dei Dimeon. Questa zona era d’ importanza strategica per gli interessi delle isole che si trovavano all’ entrata del golfo di Patrasso (Cefalonia, Itaca, Zante, Ocsies, Echinades) che insieme al possesso delle posizioni costiere da Cillini fino ad Aracso controllavano completamente la circolazione marittima ionica. Questo si evince dai versi ( Οδ. δ 632-637) dove Noimon vuole passare con nave in Elida per trasportare da li` le sue cavalle, che aveva lasciate libere nei campi di Cillini. Questa informazione ci fa immaginare degli interessi degli abitanti d’ Itaca per la terra opposta ( αντιπέραια), intorno all’ insediamento di Cillini : Αντίνο , η ρά τι ίδμεν ενί φρεσίν, ήε και ουκί Una tale zona sembra piu` chiaramente sia descritta da Patroclo nel riassunto ddella Tηλεγονίας , dove e` presentato un Ulisse che subito dopo la sepoltura dei Proci di parte per l'Elide, per ispezionare i suoi regni che si trovavano li`. In seguito ritorna ad Itaca, fa dei sacrifici come gli aveva suggerito Tiresia e parte per la Thesprotia dove sposa la regina dei Thesproton Callidichi: Οι μνηστήρες υπό των προσηκόντων θάπτονται

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Da questa zona sembra che venga anche il pastore Filitio trasportando delle mucche sterili e delle capre grazie ad una nave che fa con orari ordinari la spolacon la terra opposta. La nave secondo Omero, si muove con marinai professori, i quali sono chiamati πορθμήες , trasportando nello stesso tempo anche altre persone ( evidentemente a pagamento) in un percorso che e` registrato come la prima linea di traghettamento di uno stretto al mondo: Τοισί δ’ επί τρίτος ήλθε Φιλοίτιος , όρχαμος ανδρών ( Οδ. υ 185-188) Questo percorso e` esistito, come confermano i residui archeologici, nel tratto marino tra la costa piu` meridionale di Cefalonia e la costa opposta del Peloponneso, cioe` le coste di Cillini ( lo stesso percorso funziona anche oggi con la linea classica tra Cillini e Poros di Cefalonia!). Omero mettendo Eumeo a descrivere il patrimonio d’ Ulisse

mentre era

nella zona εσχατίη , cioe` il punto sudorientale di Cefalonia ( Itaca omerica) ed in particolare alla zona Coracopetri ( zona dei Coronon), ed avendo di fronte ai suoi occhi la vista di Cefalonia, Peloponneso (Elide) e Sterea` Ellada(Epiro),

nel

momento che da` riferimenti ad Ulisse per la posizione delle sue greggi in realta` descrive l’estensione della zona di influenza del re dei Cefalini riferendosi al quale menziona che ha un patrimonio enorme quanto nessun altro re, e questo tanto ad Itaca quando in Epiro ( Sterea` Ellada) . Menziona dunque Omero in particolare: Ανδρών ηρώων , ούτ΄ηπείροιο μελαίνης ούτ’ αυτής Ιθάκης ( Οδ. ξ 96-108) Un’ immagine piu` chiara per i possedimenti d’ Ulisse tanto ad Acarnania ( Epiro) quanto anche a Cillini-Elide (αντιπέραια) solo lo scavo archeologico puo` darcela, affinchè possano essere confermate queste relazioni specialmente dopo il ritrovamento delle tabelle della scrittura lineare B.

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CAPITOLO DICIASSETESIMO ITACA ΕΥΔΕΙΕΛΟΣ. ΚΡΑΝΑΗ Ε ΑΜΦΙΑΛΟΣ

Αll’ inizio del capitolo nono avevo registrato gli undici differenti aggettivi della patria d’ Ulisse, dei quali gli otto erano definiti e tre erano descrittivi. In particolare Itaca e` caratterizzata da Omero αμφίαλος, ευδείελος, ευκτιμένη, κραναή, παιπαλόεσσα, τρηχεία, αιγίβοτος, βούβοτος, αγαθή, κουροτρόφος e επήρατος. Da tutti questi aggettivi tre sono usati a sazieta` da Omero, cioe`: αμφίαλος, ευδείελος e κραναή, che sembra descrivere a ogni caso la geomorfologia dell’ Itaca omerica. L’ aggettivo κραναή significa che Itaca deve essere rocciosa, aggettivo che e` confermato dal paessaggio roccioso del tronco principale di Cefalonia con le catene delle montagne Eno, Rudio, Atro, Aghias Dinatis ecc. L’ aggettivo ευδείελος significa che Itaca deve essere visibile da lontano e soprattutto per quelli che viaggiano per mare, come risulta dall’ analisi della parola ευδείελος , che si compone da εύ + δέελος ( δήλος) ο ευ + δηλώ + άλς = sono vicibile chiaramente da lontano dentro il mare. Questo aggettivo conferma la particolita` e il significato che aveva per i navigatori di quell’ epoca Itaca, che , a causa dell'alto monte Eno ( Nirito), la cui cima è a 1.628 metri, si proponeva da lontano e aveva funzione di faro marittimo guidando le navi sulla rotta giusta, nonchè ha dato il nome ha dato il nome a questa regione d’ Itaca. L’ aggettivo ευδείελος e` usato anche da Omero nell’ inno all’ Apollo Pizio ( verso 434) quando descrive l'area dove si trovava la citta` di Crissa: Ίξον δ’ ες Κρισήν ευδείελον, αμπελόεσσαν ες λιμέν’ , η δ’ αμάθοισιν εχρίμψατο ποντοπόρος νηύς.

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Pindaro nella celeberrima Ολυμπιόνικο, la Decima Olimpica, ( στ. 178) chiama la collina Cronio in Olimpia ευδείελο perche` era visibile da lontano. Lo stesso aggettivo usa riferito alla citta` Iolco ( Π, 4. 136). L’ aggettivo αμφίαλος e` pero` in realta` quello che ha creato moltissimi problemi per coloro che si sono sforzati di interpretarlo. La maggior parte degli analisti e traduttori dei testi omerici lo interpretano come aggettivo che descrive l’ esistenza del mare intorno all’ isola d’ Itaca, cioe` descrive la «υπό της θαλάσσης περικυκλούμενη Ιθάκη». Omero quando vuole dare questa determinazione per un’ isola che e` circondata da mare, usa l’ avverbio μέσση αλί e l’ aggettivo περίρρυτος ( Οδ. τα 172). L’ aggettivo αμφί di solito descrive qualcosa che esiste αμφοτέρωθεν e non intorno almeno per quanto riguarda i testi omerici. Se dunque Omero descrive qualcosa che si trovava in entrambe le parti dell’ Itaca omerica, quindi quale era questo l’ eccelente situazione che ha fatto caratterizzare ad Omero Itaca come αμφίαλον ? Questo aggettivo e` usato da Omero per i passi seguenti: Οδ. α 386: μη σε γ’ εν αμφιάλω Ιθάκη βασιλήα Κρονίων ποιήσειεν. Οδ. α 394 : αλλ’ ή τοι βασιλήες Αχαιών εισί κα άλλοι πολλοί εν αμφιάλω Ιθάκη Οδ. α 401 : ός τις εν αμφιάλω Ιθάκη βασιλεύσει Αχαιών. Οδ. β 292 : εισί δε νήες πολλαί εν αμφιάλω Ιθάκη, νέαι ηδέ παλαιαί. Οδ. φ 251 : εισί και άλλαι πολλαί Αχαιίδες , αι μεν εν αυτή αμφιάλω Ιθάκη. Dallo studio dei testi relativi sembra che Omero usi l’ aggettivo αμφίαλος piuttosto come tratto distintivo che un aggettivo descrittivo. Nell'antica letteratura greca incontriamo questo complemento molto raramente, mentre al contrario l’ aggettivo αγχίαλος e` presentato piu` frequentemente quando si descrive una zona costiera. Qui forse ha un grande interesse studiare le tre sole localita` alle quali e` attribuito l’ aggettivo αμφίαλος in tutta la letteratura grecoantica. Sofocle nella sua tragedia Φιλοκτήτης 14- 64 riferito a Limno dice : Χαίρ’ ώ Λήμνου πέδον αμφίαλον. Pindaro nell’ Ολυμπιόνικο ( ΙΓ` , 40) si e` riferito alle regioni αμφίαλους presso la città di Corinto: De

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Εν δ’ αμφιάλοισι Ποτειδάνος τεθμοισίν Πτοιοδώρω συν πατρί μακρότεραι Τερψία ο έψοντ’ εριτίμω τ’ αοιδαί. Anche Senofonte ( Ελληνικά Δ , 2, 13-14) riferendosi anche lui al paese del Corinto, che ben sappiamo giacere tra due mari: Εν τούτω οι Λακεδαιμόνιοι κα δή Τεγεάτας παρειληφότες Come anche Euripide nella sua tragedia Τρωάδες , ( 1103-1106): Η Σαλαμίν ιεράν η δίπορον κορυφάν Ίσθμιον , ένθα πύλας Πέλοπος έχουσιν έδραι. Efstathios riferendosi all’ αμφίαλον πεδίον di Corinto, nei suoi Σχόλια ( 403) sottolinea che per αμφίαλος si intende la zona che e` εστεμμένη κόλποις ένθα και ένθα e che questo esattamente determina il termine αμφίαλος . Continuando dice che questo termine descrive un paesaggio che e` incorniciato con dei golfi marini di qua e di la` e non un paesaggio circondato dal mare. Ότι η του Πέλοπος νήσος έστι μεν κυρίως χερσόνησος . Tale rappresentazione semantica delle coste di Corinto, di Limno e di Cefalonia ci rivela in modo impressionante che per Omero αμφίαλον πεδίον erano le zone nelle quali αμφοτέρωθεν , con delle cavita` marine profonde (εστεμμένοι κόλποις ένθα και ένθα). Infatti tanto l’ isola di Limno quanto il αμφίαλον πεδίον di Corinto si rivelano come il αμφίαλον πεδίον di Cefalonia, con le due importanti insenature di qua e di la` dell’ isola, cioe` del golfo di Sami all’ est e del golfo di Argostoli – Licsuri all’ ovest, che Omero considera degni di menzione e che, secondo lui, distinguono la

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fisionomia dell’ Itaca omerica da qualsiasi altra isola che non possedeva questa particolarita` impressionante. Non pensiamo sia necessario uno sforzo particolare per accorgersi, guardando la carta, che tra tutte le isole dell’ Ionio l’ unica che ha αμφοτέρωθεν delle insenature profonde come ad esempio l’ αμφίαλον πεδίον dell’ isola Limno o il διθαλάσσον πεδίον dell’ istmo di Corinto εστεμμένον κόλποις ένθα και ένθα, come anche il αμφίαλον πεδίον dell’ isola Asterida con i αμφιδύμους porti, sia Cefalonia ! Conclusione Omero usando degli aggettivi distintivi e definitivi determina con una chiarezza assoluta le caratteristiche degne di nota dell’ isola di Itaca ( Cefalonia) per la quale usa ben undici aggettivi, che tutti indipendentemente uno dal'altro descrivono con esattezza impressionante i tratti distintivi particolari dell’ Itaca di Ulisse.

A. Nαιετάω δ’ Ιθάκην ευδείελον Nel capitolo precedente abbiamo analizzato quei testi che riguardano l'aspetto storicogeografico delle regioni che Omero menziona, soprattutto nell’ Iliade, che descrivono lo spazio sotto il dominio d’ Ulisse e abbiamo determinato il contenuto del senso degli aggettivi αμφίαλος , ευδείελος e κραναή, che Omero usa riferendosi all' Itaca dell’ epoca eroica. Dentro questa analisi e` venuto il momento a tradurre il passo piu` contrastante dei Poemi Epici, che in realta` ha creato la maggior parte dei problemi ai traduttori e studiosi dei testi omerici. E ` quel testo famoso dell’ Odissea alla rapsodia ι , versi 19-28, in cui Ulisse rivela al re dei Feaci Antinoo la sua identita` e la posizione della sua patria, avendo come base la geografia dei tempi micenei : Είμ’ Οδυσσεύς Λαερτιάδης, ος πάσι δόλοισιν ανθρώποισι μέλω Dall’ inizio di questo studio intenzionalmente abbiamo lasciato molti testi senza traduzione, perche`, se usassimo le traduzioni piu` o meno conosciute, saremmo De

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costretti ad accettare inizialmente la traduzione relativa (anche se questo molte volte l’ abbiamo fatto) creando delle difficolta` al lettore a rendersi conto di quando la traduzione rende giustamente il testo e quando no, oppure a procedere con traduzioni nostre dall’ inizio di questo studio rischiando pero` di diventare noiosi e parziali. Cerchiamo ora di raggiungere la verità partendo dall'analisi dei termini storicogeografici che Omero usa, la cui traduzione corretta e` in realta` la vera chiave per la decifrazione dei passi contrastanti. Avendo dunque in mente il contenuto delle parole Νήριτον, νήσοι μάλα σχεδόν αλλήλησι, Αστέρις, Σάμος, Δουλίχιο, Σάμη, Κροκύλεια, Αιγίλιψ, Αντιπέραια, Ήπειρος , ευδείελος, αμφίαλος, κραναή ecc, e` venuto il momento a tradurre il passo famoso, analizzando esaurientemente i punti critici che si focalizzano nelle parole χθαμαλή, πανυπερτάτη, αύτη δε, αι δε, προς ζόφον, e di determinare la punteggiatura giusta del testo. Il compito analitico su questa questione importante la affidammo al nostro collaboratore , il professore di filologia Petros Petrato il quale ha pubblicato la sua presentazione relativa nel 1994 nella rivista Αιολικά Γράμματα, numero 6-7 ( 140141) con il titolo « L’ Itaca omerica a Cefalonia ». Scrive quindi lo scrittore: I passi principali dai poemi epici omerici sono due, che , con modo determinante, localizzano il regno d’ Ulisse e concretizzano lo spazio della sede di questo regno miceneo: Iliade B 631-637 ed Odissea i 21-27. Mentre nel completmento dei dati topografici vengono in aiuto anche decine di altri versi. Non e` pero` possibile, con i limiti di questo articolo breve, presentare il totale di quegli elementi, che giustificano il nostro punto di vista, secondo il quale l’ Itaca omerica si localizza nella parte sudorienatle di Cefalonia. Per questo staremo al secondo passo. Ulisse, che si trova al paese dei Feaci, spiega ad Alcinoo quale e` e dove geograficamente e` collocata la sua patria. 21. Ναιετάω δ’ Ιθάκην ευδείελον, εν όρος αυτή 22. Νήριτον εινοσίφυλλον αριπρεπές, αμφί δε νήσοι 23. πολλαί ναιετάουσι μάλα σχεδόν αλλήλησιν. De

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24.Δουλίχιον τε Σάμη τε και υλήεσσα Ζάκυνθος 25. Αυτή δε χθαμαλή πανυπερτάτη ειν’ αλί κείται 26. προς ζοφόν, αι δε τα’ άνευθε προς ηώ τα’ ηέλιον τε. 27. τρηχεί αλλ’ αγαθή κουροτρόφους , ι 21-27 In seguito commentiamo alcune parole del passo sopra citato. •

Ευδείελος < ευ + δέελος = φανερός

Αριπρεπής < αρι + πρέπω = μεγαλοπρεπής

Ναιετάω = κείμαι

Χθαμαλός = χαμηλός

Άνευθε < άνευ = μακριά

Τρηχεί αλλ΄αγαθή κουροτρόφος = πετρώδης

Gli altri otto aggettivi con i quali e` descritta l’ Itaca cioe` : αυκτιμένη, παιπολόεσσα, τρηχεία, αιγίβοτος, βούβοτος, αγαθή, κουρoτρόφος, επήρατος, confermano con il modo migliore la fisionomia e le fruttificazioni della terra, cosi` com’ e` descritta l’ Itaca omerica sopratutto nella Rapsodia v 237-249: Νήπιος είς , ω ξείν, η τήλοθεν ειληλούθας. Chiudiamo il capitolo relativo con quel passo eccelente delle parole della dea Atena ( Oδ. ν 344-351) , la quale rivolta ad Ulisse, e finalmente ad ogni Ulisse di questo planeta, rivela la patria invocata dell’ eroe con segni inconfutabili e unici sulla topografia dell’ isola, che la natura ha marchiato solamente in questo luogo, cioe` :il monte altissimo e pieno di abeti, il Niriton ( Enos) , e la caverna θαύμα ιδέσθαι , dedicata alle ninfe Naiadi, dove era l’ abitazione delle api ( caverna di Melissani). Prima di far sparire la nebbia che ricopriva le terra del re dei Cefalini, la dea Atene dice : Αλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποιθής. ( Οδ. ν 344-351)

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Ως ειπούσα θεά σκέδασ’ ηέρα είσατο δε χθών ( Οδ. ν 352) Con queste parole della dea Atene spariva la nebbia ed appariva la terra. Vogliamo credere che questi tratti distintivi caratteristici che « marchiano » il paesaggio della terra di Cefalonia diacronicamente e indelebilmente, creeranno grattacapi a quelli che non credono ancora che dietro i bei aggettivi descrittivi, la trama dell’ opera, i messaggi che il poema Epico contiene, che appunto dietro lo scrittore o gli scrittori ci fosse qualcosa di piu` essenziale e reale e non niente altro che l’ intreccio che uno o alcuni hanno intrecciato sopra questo pur con molta arte e - perche` no - con le verita` , le necessita` quotidiane e le rappresentazioni di quell’ epoca dando alla luce una tra le creazioni spirituali maggiori dell’ umanita`. Ora che siamo arrivati alla fine dell’ analisi di tutti i termini geografici e luoghi dell’ Itaca omerica, e` giunto il momento di confermare la posizione della citta` del regno d’ Ulisse e la posizione vera e propria nello spazio occupata dall comune d’ Itaca nell'odierna Cefalonia e per estensione allo spazio dello Ionio (in combinazione ad altri luoghi, isole e zone di Grecia, cosi` come sono menzionate nei testi omerici) nell'ambito dei viaggi marini che Omero descrive con punto di riferimento l’ Itaca omerica. Questi viaggi sostanzialmente determinano in grande grado la geografia e la topografia del mondo miceneo verso l’ ovest e completano la geografia omerica.

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CAPITOLO DICIOTTESIMO VIAGGI MARINI E DESCRIZIONI CON PUNTO DI RIFERIMENTO L’ ITACA OMERICA

A. Viaggio di partenza di Telemaco da Itaca a Pilo e Sparta Partenza : Οδ. β 388 Arrivo : Οδ. γ 1-5 Prima di riferirci a questo viaggio, giudichiamo opportuno che dobbiamo chiederci anche se superficialmente quale consideriamo come la Pilo omerica verso la quale e` diretto Telemaco partendo dall’ Itaca omerica. E` noto che dall’ epoca di Strabone tre citta` - localita` rivendicavano di essere la citta` di Nestore, cioe` la Pilo omerica. Pilo di Ilia. Pilo di Trifillia. Pilo di Messenia. Strabone ( C 397.7) riferendosi alla posizione della Pilo omerica sottolinea: Μεταξύ δε του Πηνειού και της Σελλήεντος εμβολής. Νοi crediamo che la Pilo di Nestore non debba essere la 'Iliachi Pilos' per le ragioni seguenti : a. Secondo Pausania ( 6.22.6) la Iliachi Pilos si trovava sopra l’ Alfio verso il nord, ed ha subito l’ atttacco di Nestore dal sud, quindi la capitale di Nestore era piu` meridionale rispetto all'Alfio ed alla 'Iliachi Pilos'. b. L’ Iliachi Pilos e` una citta` mediterranea, alcuni chilometri all’ interno d’ Ilia, mentre Pilos di Nestore era vicino alla spiaggia.( Οδ. β 77, 214, ι 153, 295, α 93).

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La nave di Telemaco partendo da Pilo e prima di arrivare a Fees ( Catacolo), vicino al fiume Alfio, cioe` all’ Iliachi Pilo,

passa prima davanti alle localita`

costiere di Crunus e Calcida, che si trova piu` sud della 'Iliachi Pilos', mentre Omero descrive queste citta` dopo la Pilo omerica e non prima di questa. Nestore narrando il conflitto tra Epii e Pilei ( Οδ. λ 682-683) ci informa che era entrato ad Ilia ed aveva trasportato in una notte dei cavalli, porci, cavalle e pecore a Pilo. Dopo tre giorni, come ci dice Strabone ( 8.2.29) , gli Epii hanno intrapreso una campagna militare contro la citta` di Thrioessa alle foci dell’ Alfio. Nestore si e` ingaggiato con cavalleria e fanteria per contrattaccare gli Epii, passando la notte vicino al fiume Minito ( presumibilement l'odierno fiume Caiafa), prendendo nella tenebre la posizione per la battaglia che si svolse il giorno seguente. Tutta la descrizione non lascia nessun dubbio che la Pilo di Nestore sia piu` al sud, pero` non piu` dei cento chilometri che dista òa Pilo di Messenia dal luogo ove Nestore diede battaglia contro gli Epii. La 'Messiniachi Pilos' viene esclusa anche per le ragioni seguenti: La Pilo di Nestore e` come abbiamo detto ημαθόεσσα, cioe` sabbiosa, e si trova tanto vicino alla costa che Pissilaos consiglia Telemaco di partire subito per Itaca prima che sua padre lo veda e lo obblighi a venire al palazzo reale : Δύσετό τα’ ηέλιος σκιόντω τε πασαί αγυιαί ( Οδ. ο 185-221) Nestore anche se vecchio, senza l’ aiuto di un bastone, guida a piedi i Pilii verso il palazzo reale dopo un sacrificio hanno fatto sulla spiaggia di Pilo: Τοισίν δ’ ηγεμόνευε Γερήνιος ιππότα Νέστωρ ( Οδ. γ 386-389) Nestore anche manda un messagero ad invitare i compagni di Telemaco a venire subito al palazzo reale, mentre sappiamo che Pilo di Messenia e il palazzo reale situato in località Eglianos dista dal mare almeno 5-6 ore cammino, tempo che esclude un invito immediato ed anche la partenza di Telemaco la mattina del giorno seguente De

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Il palazzo reale di Eglianu, secondo i compiti archeologici e` posteriore degli impianti del palazzo reale che sono stati trovati a Pilo di Trifilia. Se consideriamo che la Pilos omerica e` Pilos di Trifilia, che si trova davanti alla spiaggia piu` grande di tutta la Grecia, laddove poi avvenne la battaglia di Navarino e la eroica resistenza a Sfacterìa dei patrioti greci contro i Turchi , e Pilos di Eglianu e` stata costruita dopo Pilo di Trifilia, allora l’ informazione che Strabone ci riporta fa luce sullo spostamento della Pilo di Nestore da Trifilia alla Messenia. Η δε Μεσσηνία συνεχής εστι τη Ηλεία. Il punto di vista che la Pilo di Nestore sia Pilo di Trifilia è stata sostenuta da archeologi eccelenti come Dorpfeld, Meyer, Marinatos ed altri. Concludendo diciamo che la Pilo dove Telemaco si dirige e` Pilo di Trifilia e non Pilo di Messenia e in nessun caso Pilo d’ Ilia. Il fatto che Pilo d’ Ilia e Pilo di Messenia non hanno nessuna relazione con Pilo omerica e`confortato da una serie di ragioni che non riguardano questo studio ma hanno a che fare soprattutto con la geografia omerica riguardante la globalità delle posizioni micenee in Peloponneso. L’ estensione dello studio al predetto totale della geografia omerica che riguarda il Peloponneso obbligatoriamente ci trascinera` ad un riferimento completo del mondo d’ Omero nello spazio elladico. Questo compito puo` sembrare attraente e interessante ma nasconde molte difficolta`, trappole e sorprese e non fa parte in nessun modo di questa ricerca. Andiamo avanti dunque nell’ analisi dei viaggi marini e delle descrizioni con punto di riferimento l’ Itaca omerica, cominciando con il primo viaggio di Telemaco da Itaca verso Pilo di Nestore.

B. Percorsi marini Percorso marino 1 Il viaggio della partenza di Telemaco da Itaca a Pilo ( Οδ. β 388-434, γ 1-12) De

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Percorso : Itaca – Pilo Fermate : Itaca – Pilo Tempo : circa 12 ore Venti : Nordoccidentali medii Mare : Poco agitata Distanza : Itaca – Pilo= 60 migli Velocita` media : circa 5 migli all’ ora Δύσετό τ’ ηέλιος σκιόντό τε πάσαι αγυιαί ( Οδ. β 388-434) Ηέλιος δ’ ανόρουσε, λιπών περικαλλέα λίμνην ( Οδ. γ 1-12) Telemaco parte la notte dall’ arsenale d’ Itaca quando il sole e` tramontato e il buio è caduto sulle strade d’ Itaca. Viaggiando tutta la notte, arriva a Pilo il giorno seguente, quando il sole era gia` alto, poche ore dopo il suo sorgere. Nel momento in cui la nave di Telemaco ormeggiava alla costa di Pilo, Nestore e gli abitanti di Pilo facevano il solito grande sacrificio in onore di Nettuno. Il tempo trascorso dal momento che e` partito da Itaca fino al momento che e` arrivato a Pilo non deve superare le quattordici ore. La distanza che separa il punto sudorientale di Cefalinia da Pilo trifiliaco e` circa 65 miglia. La nave procedendo con una velocita` media di circa 5 miglia orarie copre la distanza entro quattordici ore, come menziona Omero. La relazione ideale tra distanza e velocita`usuale con il tempo della navigazione si verifica anche qui in modo perfetto. Questa relazione non puo` verificarsi invece prendendo come punto di partenza la Itaca odierna e meno che mai Lefcada , considerata l’ Itaca omerica secondo la teoria di Dorpfeld. Pilos di Messenia e` esclusa anche dal fatto che il viaggio di Telemaco verso Pilo di Messenia e` fuori di ogni parametro circala relazione compatibile tra distanza – velocita` e tempo di navigazione secondo le descrizioni d’ Omero. Per poter De

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Telemaco arrivare ad esempio intorno alle dieci di mattina a Pilo di Messenia la sua nave dovrebbe procedere con velocita` media di circa 10 migli all’ora. Una tale velocita` di 10 miglia non e` riportata in nessun caso da Omero, ed e` peraltro noto che le velocita` superiori raggiunte dalle navi micenee anche con forte vento propizio non superavano le 7 migli all’ora. Omero , quando e` necessario riferirsi ad un viaggio che supera le velocita` abituali, descrive la nave correre con la velocita` di un’ aquila o di un carro trascinato da cavalli al galoppo in un campo o ancora correre come il pensiero. Nel nostro caso pero` abbiamo un viaggio compatibile con vento favorevole, senza nessuna informazione circa qualcosa di speciale. Quindi il solo percorso che si verifica una relazione reale tra distanza – velocita` - tempo e` il viaggio marino tra Poro di Cefalonia e Pilo di Trifilia.

Percorso marino 2 Il viaggio del ritorno di Tilemaco da Pilo ad Itaca ( Οδ. ο 282- 300, 493-506, 547-557) Percorso : Pilo – Itaca Fermate : Pilo – Crunni – Calcida – Fees – Ilida – Thoes – Itaca Tempo : 12 ore Venti : Sud favorevoli Mare : Poco agitato Distanza : circa 60 migli Velocita` media : circa 5 migli all’ ora Ως άρα φωνήσας οι εδέξατο έγχος ( Οδ. ο 282-300) Ως οι μεν τοιαύτα προς αλλήλους αγόρευον ( Οδ. ο 493 – 506) Τηλέμαχος δ’ υπό ποσσίν εδήσατο καλά πέδιλα De

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( Οδ. ο 547-557) Quanto descritto riguardo al viaggio di Tilemaco da Itaca a Pilo e` valido anche per il viaggio del ritorno da Pilo ad Itaca; anche qui abbiamo un viaggio con vento favorevole, questa volta meridionale, mandato dalla dea Atena affinchè Telemaco possa evitare il passaggio della nave presso le isole Thoes, e questo perche` con il vento solito nord- nordoccidentale che di solito nel mare Ionio la navigazione verso Cefalonia e` possibile solo se si naviga di bolina. Il comandante delle navi in questo caso, sfruttati i venti litorali che le montagne spingono, navigando fino ad Aracso e prendendo il vento dello stretto di Patrasso, va di fronte alle isole Ocsies e da lì con una navigazione costriera si dirige verso Cefalonia. Questa rotta solita la segue anche Telemaco senza dover però fare uso di una navigazione costiera a causa dei venti favorevoli. Quando pero` arriva nell'Elide non ha bisogna di dirigersi alle isole Ocsies ma modificando la rotta della sua nave verso il punto sudorientale di Cefalonia evita, con l’ aiuto appunto del vento del sud, le isole dove i Proci hanno teso un agguato e ormeggia la sua nave alla prima costa di Cefalnia, cioè l'odierna Scala. Il tempo e` circa lo stesso. Il pomeriggio di un giorno parte da Pilo e all’ alba del giorno seguente arriva alla prima costa d’ Itaca. La distanza e` circa 60 miglia e il tempo del viaggio circa 12 ore. Questa relazione ci da` di nuovo la velocita` ideale per le navi micenee di circa 5 migli all’ ora. Quindi anche questo viaggio, in relazione alla Pilo di Nstore, conferma la posizione dell’ Itaca omerica nella parte sudorientale.

Percorso marino 3 Il viaggio di Menti da Tafo verso Temessi attraverso Itaca ( Οδ. α 169-199)

Percorso : Tafos – Temessi Fermate : Tafos – Itaca – Temessi Tempo : Compatibile Venti : Favorevoli De

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Mare : Tranquillo Distanza : Tafos – Itaca = 30 miglia Velocita` media : Compatibile Αλλ’ άγε μοι τόδε ειπέ και ατρεκώς κατάλεξον Il re dei Tafion Mentis e` venuto da Tafo, isola al nord d’ Itaca ( possibilmnte Meganissi di Lefcada) la quale si trova sulla strada del ritorno d’ Ulisse da Efira di Thesprotia ( Οδ. α 259). Mentis arriva al palazzo reale d’ Ulisse prima di cena. Omero non ci da` il tempo di partenza di Menti da Tafo. Probabile pero` e` che Mentis sia partito la mattina del stesso giorno coprendo la distanza di 30 migli circa in 6 ore con una velocita` media di 5 miglia orarie. La posizione dei luoghi Efira – Thesprotia – Tafo – Itaca -Temessis ( Cipro o Sicilia) e` nell’ ordine giusto. Quindi Omero aveva ragione collocando Itaca al sud di Thesprotia e del regno dei Taffii, e al nord di Temessi ( Cipro o Sicilia).

Percorso marino 4 Il viaggio (falso) d’ Ulisse da Thesprotia a Dulichio tramite Itaca ( Οδ. ξ 314-359) Percorso : Thesprotia – Dulichio Fermate : Thesprotia – Itaca – Dulichio Tempo : 12 ore Venti : Favorevoli Mare : Tranquillo Distanza : Thesprotia – Itaca = 55 miglia Velocita` media : circa 5 miglia all’ ora. Εννήμαρ φερόμην, δεκάτη δε με νυκτί μελαίνη ( Οδ. ξ 314-359) Ulisse mentendo descrive ad Eumeo come si e` trovato ad Itaca scappando da una nave dei Thesproton che andava verso Dulichio. Lo informa anche che forse ha

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sentito che al paese dei Thesproton si trova Ulisse e che si dirigeva verso l’ oracolo di Dodone per avere qualche vaticinio. Omero sa che l’ oracolo di Dodona e` vicino al paese dei Thesproton, che si trova al nord d’ Itaca e che la nave andando da Thesprotia a Dulichio passa dalle coste d’ Itaca. Infatti l’ oracolo di Dodona e` vicino al paese dei Thesproton , al nord di Cefalonia. La nave che parte da Thesprotia, dopo esser prima passata da Lefcada, doppiando Itaca odierna sia all’ est che sia all’ ovest si dirige verso la parte meridionale di Cefalonia ( l’ Itaca omerica ) e subito dopo gira verso la parte occidentale di Cefalonia diretto al grande golfo di Argostoli – Lixuri dove si trova la penisola – isola di Palichi, cioe` Dulichio omerico. Punto di nodo della navigazioe delle navi dei Thesproton verso il sud deve essere la parte piu` interna dell' odierna città di Lefcada. Questo punto, che univa Lefcada con l'Acarnania, doveva essere durante il passato il punto di frizione tra Thesproti e Tafii. Le loro navi avrebbero dovuto usare insieme questa posizione strategica che dava la possibilita` di una sicura navigazione evitando così il passaggio pericoloso all’ occidente di Lefcada e di Cefalonia, dove non ci sono dei porti sicuri ma precipizii scoscesi, venti contrari e correnti marine. Per questa posizione strategica Tafii e Thesproti dovevano avere avuto molti conflitti durante il passato. Penelope per esempio fa delle osservazioni durissime ad Antinoo ( Οδ. π 418) , il quale voleva uccidere Telemaco, dicendogli di non dimenticare quando Ulisse ha salvato suo padre Efpithi da morte sicura poiche` lui in collaborazione con i Tafii molestava i Thesproti amici di Itaca. Ancora prima Laerte , quando era giovane, eveva attaccato ed occupato la citta` di Nirico, evidentemente perche` i Tafii creavano degli ostacoli seri per la navigazione libera a questo punto strategico che unisce Lefcada, Acarnania e Thesprotia. Concludendo dunque constatiamo che le posizioni Thesprotia- Lefcada – Itaca – Dulichio sono nell’ ordine giusto dal nord al sud, come anche la relazione di distanza – tempo e velocita` ideale della nave.

Percorso marino 5 Il viaggio del ritorno d’ Ulisse dall’ isola di Eolo ad Itaca ( Oδ. κ 1-49) De

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Percorso : Isola Eolos – Itaca Tempo : 9 giorni Venti : Occidentali propizii Mare : Agitato Distanza : Compatibile Velocita` media :Compatibile Αιολίην δ’ ες νήσον αφικόμεθα. Ulisse parte dall’ isola di Eolo con vento occidentale e viaggia continuamente 9 giorni e notti. Il giorno decimo provenendo da occidente vede da lontano i monti della sua patria. Avvicinandosi ancora molto vedeva i fumi dai fuochi che aveva acceso gli abitanti d’ Itaca evidentemente pulendo i loro campi. Ulisse sicuro del suo arrivo alla sua isola amata dorme per un poco ; in questo momento i suoi compagni trovano l’ opportunita` di aprire gli otri di Eolo e cosi` liberare i venti opposti ed ecco allora che l'eroe dopo molti strapazzi ritorna di nuovo all’ isola di Eolo. Questo viaggio si svolge nei limiti del mondo d’ Omero allora conosciuto ma a noi ignoto. Eolia e` un’ isola che non e` localizzta e registrata come punto di riferimento per poter calcolare la distanza in relazione con i dieci giorni di navigazione continua dall’ ovest. Un calcolo approssimativo con velocita` media all’ ora circa 5-6 migli all’ ora per dieci giorni di navigazione continua ci da` distanza totale circa 1.200 – 1.400 miglia da Itaca fino a Eolia. Questa distanza ci guida vicino alla zona dove si trovano le colonne d’ Ercole, tra la Spagna e l’ Africa. Possibilmente Omero descrive qualcuna delle isole Baleari. Questa ipotesi pero` ci interessa solo se potessimo effettuare con certezza questa identificazione, ma poichè non esiste nessuna informazione che conferma la relazione tra distanza – tempo e velocita` di navigazione, noi prendiamo in considerazione l’ unico elemento che ci offre questa narrazione . Omero ci informa che Ulisse venuto dall’ ovest vede da lontano i monti della sua patria. Una nave , pero`, provenendo dall’ ovest, in

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nessun caso vede l’ Itaca moderna, perche` l’ unica cosa che puo` vedere e` il volume enorme dell' Eno di Cefalonia. La mole dell'Eno insieme ai monti di Erisso e di Pilaro preclude ogni vista dell'odierna d’ Itaca e del retrostante continente. Quale dunque era questa terra che apparivaa lle navi venute dall’ ovest ? Cefalinia o Itaca, la quale si era del tutto nascosta dai monti di Cefalonia ? Senza nessun dubbio la patria d’ Ulisse era pertanto la Cefalonia odierna, perche` solamente questa poteva apparire con il suo monte altissimo e pieno di abeti, il Nirito, l’ Eno odierno, che come un grande scudo di impone sull'orizzonte marino mentre l’ isola odierna d’ Itaca si trova dietro completamente nascosta. In conclusione nel viaggio del ritorno d’ Ulisse dall’ ovest con direzione Itaca fotografa come sua patria Cefalonia che copre la vista dell’ odierna d’ Itaca , l’ isola che allora era Samo.

Percorso marino 6 Il viaggio di andata e ritorno dei Proci da Itaca ad Asterida e ( Οδ. δ 774- 786, 842847 π 351-370 ) Percorso : Itaca – Asterida – Itaca Fermate : Itaca – Asterida – Itaca Tempo : Compatibile Venti : Favorevoli Mare : Tranquillo Distanza : 18,5 migli Velocita` media : Compatibile Δαιμόνιοι , μύθους μεν υπερφίαλλους αλε’ασθε πάντας όμως ( Οδ. δ 774-786)

Μνηστήρες δ’ αναβάντες επέπλεον υγρά κέλευθα ( Οδ. δ 842-847)

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Ου πω πάν είρηθ’ ότ άρ’ Αμφίνομος ίδε νήα ( Οδ. π 351- 370) Questo viaggio di andata e ritorno per l’ Asterida avviene da e verso l’ Est in relazione all’ Itaca omerica. La posizione di Asterida infatti si trova all’ est, le isolette dei Thoon sono al nord dell'Elide e all’ est di Cefalonia. Omero non ci da` altre informazioni, solamente che la nave dei Proci e` ritornata sia perche `qualche dio ha mandato loro un messaggio sia perche` essi non hanno intercettato la nave di Telemaco e non potevano più raggiungerlo. L’ arrivo dei Proci avviene lo stesso giorno in cui Telemaco ritorna da Pilo e la sua nave si dirige verso il porto della citta`. L’ annuncio della notizia del ritorno dei Proci è dato da Eumeo a Telemaco, quando camminando sulla collina che si trovava sopra la citta` Eumeo aveva visto la nave dei Proci dirigersi al porto d’ Itaca ( Οδ. π 470475). Conclusione : il viaggio dei Proci verso l’ Asterida, come anche il loro ritorno, si muove secondo la geografia omerica, cioe` dall’ est dell’ Itaca omerica, dove si trovano le isolette dei Thoon, all’ incrocio delle strade rotte verso l’ Elide ed Efira.

Percorso marino 7 Il viaggio della del dio Apollo da Creta a Delfi ( Inno omerico all’ Apollo Pizio versi 404-435) Percorso : Creta – Crissa ( Delfi) Fermate : Creta – Capo Maleas – Capo Tenaro – Arini – Arghifei – Thrio – Epi Pilo – Cruni – Calcida – Dimi – Ilida – Fees – monte d’ Itaca – Dulichio – Sami – Zante – Crissa. Tempo :Compatibile Venti : Forti meridionali Distanza : 300 migli Velocita` media : Superiore Οι δ’ ακέων ενί νηΐ καθήατο δειμαίνοντες

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Nell’ inno omerico ad Apollona Pizio ( uno dai pochi inni che e` attribuito ad Omero) e` descritto il viaggio di una nave che viene da Creta e si dirige verso la Crissa. La nave passando dal Capo Malea si dirige verso Sparta ed il Tenero. In seguito costeggiando una serie delle citta` e luoghi passa da Arini, Arghifei, Thrio, Epi e Pilo come anche Cruni, Calcida e Dimi, e quando e` arrivato vicino all'Elide e si avvicinava a Fees e` apparso nella nebbia il monte scosceso d’ Itaca , Dulichio con Sami e la Zante boscosa. La nave in seguito, dopo aver costeggiato anche il nord del Peloponeso, ha ormeggiato al golfo di Crissa che e` vicino a Delfi arrampicata ai bordi del Parnaso, presso l'odierna Galaxidi si presume. Pensiamo che non sia necessario qualche miracolo per trovare che da Fees, l'odierno Catacolo, o al nord di Cillini un altro monte scosceso visibile non non sia che quello di Cefalonia, che e` il volume montuoso piu` ευδείελος nello Ionio e che a causa della sua grande altezza e` di solito coperto di nebbia. Concludendo dunque constatiamo che : Per ancora una volta Omero insiste a « fotografare » l’ Eno coperto d’ abeti di Ceaflinia come il εινοσίφυλλο e αριπρεπές monte Nirito dell’ Itaca omerica. E` il monte che Ulisse vede da lontano sull mare, ritornando dall’ occidente e riconosce con questa vista la sua madrepatria. E ` il monte stesso che e` appare dal sud ad ogni nave che naviga lungo le coste di Peloponeso ed e` visibile dal capo Fees dell'Elide. E` lo stesso monte alla vista del quale Ulisse si rende di essere arrivato all’ Itaca omerica ed e` sicuramenet il medesimo monte che Omero utilizza come elemento distintivo della sua patria nella sua descrizione al re dei Feaci. E` il monte grazie al quale Itaca è famosa per tutti quelli che abitano all’ est e a tutti quelli che si dirigono verso l’ ovest. E` il ευδείελον, εινοσίφυλλον, αιπύ e καταειημένον monte Nirito che rendeva l’ isola d’ Ulisse ευδείελον ai navigatori nel mar Ionio, cioe il segno di navigazione piu` sicuro verso l’ occidente. E` alla fine l’ ιθύς quel volume montuoso che fungeva da faro alle navi nello spazio dello Ionio e che ha dato il nome di Itaca a tutta la regione. C. Itaca – Ilida

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Omero considera l'Elide come il luogo piu` vicino al comune dell’ Itaca omerica. Per la prima volta al δ 630-637 dell’ Odissea il figlio di Fronio Noimon si lamenta che Telemaco gli abbia preso la nave di cui aveva bisogno per trasportare qualche mulo che aveva nell'Elide ad Itaca : Τοις δ’ υιός Φρονίοιο Νοήμων εγγυθέν ελθών Se l’ Itaca omerica fosse l’ Itaca odierna o nacor piu` Lefcada, fosse infatti assurdo per qualcuno da Itaca e soprattutto da Lefcada trasportare i suoi muli nell'Elide, un luogo molto lontano per lui, mentre piu` logico sarebbe che avesse trasportato i suoi muli in Acarnania dove c’erano dei campi infiniti pianeggianti, molto piu` vicino dell'Elide. Per la parte pero` sudorientale di Cefalonia l'Elide e` infatti la parte piu` vicina della terra del continente di fronte. Per una seconda volta Omero alla rapsodia ω conferma che l'Elide, secondo i ragionamenti dei Proci, sia il luogo di fuga piu` prossimo per Ulisse; in particolare, quando Ulisse aveva ucciso i Proci nel suo palazzo reale il padre di Antinoo, Efpithis , chiamando gli abitanti di Itaca in una assemblea dice : Ω φίλοι, η μέγα έργον ανήρ όδ’ μήσατ’ Αχαιούς E` chiaro che Efpithis chiede agli abitanti d’ Itaca di correre a raggiungere Ulisse prima che partisse per l'Elide e Pilo. Perche`questa era la strada di fuga piu` breve ? Perche` semplicemente era la rotta marina piu` breve tra l'Itaca omerica e la opposta terraferma, e` lo spazio che separa la parte sudorientale di Cefalonia con la terra opposta di Cillini, mentre al contrario il luogo di fuga piu` prossimo a Lefcada o all’Itaca odierna e` l' Etoloacarnania e non l'Elide. Dunque Omero conoscendo la realta` la registra ritenendo ciò opportuno per le necessita` del Poema epico, e non potendo prevedere le incompatibilita` geografiche future che si sarebbero potute verificare a causa del cambiamento dei nomi delle isole e dei luoghi durante il periodo storico. Conclusione generale : Omero conosce bene la posizione dell’ Itaca omerica in relazione agli altri luoghi del regno d’ Ulisse e ora diventa piu` comprensibile il perche` Ulisse De

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ritornando dall’ Occidente riconosca alla vista di Cefalonia l’ Itaca omerica ed il perche` Cillini, l'Elide e Pilo siano il luogo piu` vicino di fuga e di commerci per gli abitanti d’ Itaca che vivono nella zona sudorientale di Cefalonia proprio di fronte a questi luoghi. Ora anche diventa chiaro perche` Proclos nella Τηλεγονία tramanda l'informazione che Ulisse appena dpo aver ucciso i Proci e` partito subito per l’ Elide per ispezionare le greggi che aveva li`. Infine per quanto riguarda il problema richiamato nel capitolo ottavo e particolarmenente quello della posizione di Micene (in relazione sempre con il palazzo reale di Thesti) abbiamo da notare i seguenti : 1.Dentro il testo omerico risulta una divisione chiarissima del palazzo reale delle Micene, cioe` di Agamenone dal palazzo reale di Thiesti. Egisto, come e` noto, porta Clitemnistra al suo palazzo reale , όνδε δόμονδε ( Οδ. γ 272). 2. Egisto avendo assunto in pratica il comando dello stato di Micene con lo spostamento volontario di Clitemnestra nel suo palazzo reale, secondo il testo omerico, aspetta l’attacco di Agamemnone al suo ritorno da Troia. Per questa ragione da un anno aveva collocato delle guardie per avvisarlo quando Agamemnone, ritornando da Troia, avrebbe tentato di riprendere il potere ( Οδ. δ 525-526). 3.Agamemnone ritornando da Troia, essendo stato evidentemente informato dell’ infedelta` di sua moglie e l’ assunzione delpotere da parte di Egisto, si dirige con le uniche forze militari che realmente ha sotto il suo controllo non al suo palazzo reale, situato a Micene sicuramente, ma al palazzo reale di Egisto per chiarire la situazione e di assumere di nuovo l’ amministrazione del regno di Micene ( 514518). Pertanto dunque secondo i testi d’ Omero Agamemnone non si dirige al suo palazzo reale che si trovava a Micene. Questo argomento pero` e` aperto per una ricerca piùapprofondita, ma la molteplicita` dei punti di vista puo` creare un nuovo ciclo di conflitti. Quando gli scavi acheologici porteranno alla luce il palazzo reale di Thiesti , solo allora sara` chiuso l'argomento innescato dallo storico e ricercatore Evangello Pantasis. Ci siamo sforzati di lasciare questi argomenti alla fine di questo studio perche` volevamo “riscoprire di nuovo” un luogo che si trova li` da migliaia di anni , in una De

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posizione geostrategica, e che stranamente non è stato oggetto di qualche studio malgrado l'importanza che aveva per il mondo miceneo di allora. D. Riassunto della geografia omerica del Mediterraneo occidentale Viaggiando con Omero nei mari del Mediterraneo occidentale e avendo come piloti Ulisse, Nestore, Telemaco, Menti, I Feaci , i Proci e i sacerdoti di Apollo a Creta abbiamo conosciuto la geomorfologia, la topografia e la geografia del bacino occidentale del Mediterraneo. Per ancora una volta i promontori , i monti , i fiumi e soprattutto le denominazioni delle isole determinano la base della geografia omerica nel Mediterraneo occidentale. Questo studio crediamo che abbia aiutato molto la ricerca in questo settore e specialmente il crollo del mito di un Omero di origine Ionia, sia Chio che Smirne etc., che conosceva poco proveniendo dall'Oriente la geomorfologia della Grecia occidentale. Il nostro punto di vista e` che Omero conosce molto bene e con moltissimi dettagli sia la Grecia occidentale che quella orientale, che molti credevano conoscesse bene a causa della sua origine. Il lettore sicuramente ha ora la possibilita` di formare una sua opinione, dopo aver studiato nella sua globalità la geografia omerica, e crediamo che nelprossimo futuro ci sarà maggiore attenzione degli studiosi a tutto questo. Dei luoghi e soprattutto delle isole che Omero menziona all’ occidente d’ Itaca, come sono Eei, Eolii, Thrinachii, Sirii, Ortighii, Scheria, il paese dei Ciclopi, il paese dei Lestrigonon, Tilepilos, Plactes Petres, Scilla e Cariddi, Ogigia, Sirene ecc. che riguardano soprattutto il cosiddetto mondo omerico mitologico, questo studio non si occuperà essendo un compito separato di cui ci occuperemo nel prossimo libro con un riferimento totale alla geografia d’ Omero ed a tute le informazioni che lui ci ha tramandato sia riguardo alla geografia del mondo miceneo conosciuto sia quella al di fuori di questo verso ευρέα νώτα θαλάσσης ( Οδ. δ 560).

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EPILOGO

Finendo questo studio che riguarda la geografia dell’ Itaca omerica, crediamo opportuno ripetere che la zona isolana generale che comprende tutte le isole di allora dei Cefalini, che oggi hanno i nomi Zante, Cefalonia, Itaca, Echinades, Ocsie ecc. Come anche e i possedimenti dei cefalini a Etoloacarnania , a Lefcada e Cillini – Aracso sembra di essere governati da un centro miceneo potente che la cui capitale

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si trova nella Cefalinia sudorientale , posto nella posizione piu` “astuta” dell’ isola per controllare tutti i percorsi marini, gli stretti e antistretti ed anche tutte le zone generali di questo regno. Per ragioni razziali, geografici e amministrativi la penisola di Palichi sembra che sia uno stato nello stato al regno d’ Ulisse. I dulichii αμφινέμονται delle parti della penisola di Erisso , come anche presumibilmente la parte settentrionale dell’ isola d’ Itaca che culmina con l'odeirni porto di Kiskardo, che prende il nome dal Re Normanno Roberto il Guiscardo che trovò la morte a Cefalonia mentre ne stava completando la conquista ai danni dei BizantiniGli spostamenti delle popolazioni da Elide – Etolia e Arcadotrifilia obbediscono in una generale rappresentazione schematica che da una parte per i Cefalini – Achei Arcadotrifilii la sfera del loro influsso e` un cerchio con centro Poro di Cefalonia e raggio che arriva da Argostoli – Sami – Acheloo – Cillini e fino a Zante. Dall’ altra parte per i Cefalini – Epii la loro sfera di influsso e` la zona esterna di un altro cerchio che circonda dall’ ovest all’ est la sfera d’influenza degli Achei e comincia dalla penisola di Palichi, include la parte settentrionale di Cefalinia, la parte settentrionale d’ Itaca, le isole Echinades e si unisce con il centro amministrativo degli Epii che e` Elida. Ulisse come re dei Cefalini governa questo regno , ove governa anche ogni re di Dulichio, il quale controllava soprattutto le citta` nordoccidentali inserito in un’ amministrazione confederale che incontriamo in modo analogo anche nel regno d’ Agamemnone. Per meglio comprendere questo sistema federale oggi così diffuso negli stati moderni con più facili modi di comunicazione inviatiamo a leggere attentamente i dialoghi di Platone e soprattutto il Crizia, ove chiaramente si accenna al fatto che Atlantide era un regno con un re supremo che governava su un ricco territorio strategico ove localmente c'erano però dei sovrani locali, un re dei re insomma. La relazione razziale distintiva tra Tafii – Dulichiis con i Palis e Tilevoi – Ithachission con i Cranis – Pronneus – Sameus – Ithachissius – Zachinthinus, segue le relazioni di parentela razziali e le alleanze che si mantengono fino ai tempi storici. Questo studio va conbtro quelli che hanno formulato terorie e creduto a leggende senza tener conto dell'archeologia, dell'origine dei vocaboli, dei residui storici tuttora presenti nel carattere e nella tradizione dei popoli locali e di tutte le De

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forme di scienze e di logica. La localizzazione dell’ Itaca omerica è stata anche resa possibile da una esagesi molto ampoia ed attenta di tutta la letteratura grecoantica e latina. La preziosa collaborazione con l’ ex direttore delle Antichita` di Grecia Ioanni Zedachi, il direttore odierno delle Antichita` Lasaro Colona, l’ archeologa Miranda Catsioti, gli archeologi Klavs Randsborg, Ingo Pini, Ioanna Efstathiu, Ioanni Mosco, Eleni Cozzabopulu , Georgia Stratuli e il direttore della sede degli studi greci dell’ Universita` Simon Fraser in Canada Andrea Gerolimato ci ha aiutato non poco ed ha determinato in gran parte la filosofia e l’ argomento di questo studio. Il peso pero` piu` grande agli studi di tematica l’ ha assunto il professore di filologia Petro Petrato, il quale da molti anni continua a studiare le tracce che hanno lasciato le varie civilta` sull’ isola di Cefalonia. Questo lavoro ha avuto anche come base il libro « Έλληνες » della casa editrice Cactos e rendiamo infine il dovuto omaggio minore alla memoria di A.E.H Goekoop, Johanna Goekoop – de Jongh e Spiridon Marinato per il loro contributto importantissimo alle ricerche per identificare il grande centro miceneo periferico che fece poi da ponte alla colonizzazione di quella che divenne la Magna Graecia. che così come accadde per Cartagine e per gli Stati Uniti, disponendo di spazi vitali più importanti divenne molto più ricca e potente della mare patria ma la cui capitale era sempre situata nel punto preciso ove era situato un porto adeguato ma alla minore distanza possibile dalla madre patria medesima.

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