"Assemblaggi" di Luca Mannino

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Luca Mannino Assemblaggi




Luca Mannino Assemblaggi Dal 24 Settembre al 13 Ottobre 2010 Mitreo Arte Contemporanea Dal 13 Ottobre al 24 Ottobre 2010 Galleriauno Con il patrocinio del

Municipio XV Arvalia Portuense Galleriauno Via dei Coronari 137 00186 Roma Via Nostra Signora di Lourdes 122 00167 Roma tel. +39 06.68392234 www.galleriauno.it info@galleriauno.it Organizzazione Fabrizio Pietrolati e Ilaria Jve A cura di Tiziana Talocci Ufficio stampa Francesca Neerman Progetto grafico a cura di MOB www.mobpalermo.com Grafici Giulio Bordonaro: www.gbx.pg.it Antonio Cusimano: www.3112htm.com


Luca Mannino Assemblaggi


Assemblaggi a cura di Tiziana Talocci

L’

assemblaggio in arte è una tecnica che prevede l’accostamento di materiali eterogenei, mentre in un senso più ampio è riferito all’unione di diverse parti che costituiscono un intero dotato di coerenza ed identità. Le opere di Luca Mannino incarnano entrambe le interpretazioni, e sono frutto della sua abilità nel porre insieme pezzi di alcuni oggetti al fine di creare qualcosa d’altro: cavi elettrici, viti, rondelle, spine ed altri componenti funzionali di apparecchiature elettriche ed elettroniche di cui si fa uso quotidiano le quali sono ormai mezzi imprescindibili delle nostre possibilità di interazione con il mondo - diventano per lui materiale per dare vita ad oggetti dotati di una nuova funzione, di nuovi significati. Utilizzare i rifiuti prodotti in grande quantità dalle società consumistiche, affinché possano costituire una utile risorsa per qualcos’altro, è una tendenza fortemente in crescita oggi. Mannino sembra in parte prendervi ispirazione, ma soprattutto porre l’accento sulle conseguenze del rapporto uomo-macchina, oggigiorno riconducibile a uomo-tecnologia, che ha comportato non solo l’avvento della società di massa, ma anche grandi cambiamenti dal punto di vista relazionale. Una tendenza alla meccanicizzazione dei comportamenti, il rischio di una sempre maggiore superficialità nello scambio interpersonale sono le riflessioni alla base dell’opera di Mannino, che nella 6

superficie, seppure tridimensionale, dei suoi quadri sembra voler suggerire una possibile lettura di questa relazione uomo-tecnologia, risolvendola nell’ipotesi di una nuova specie di esseri viventi-cyborg, fatti appunto di scarti di oggetti prevalentemente elettronici. In quest’ottica l’assemblaggio può allora valere anche da invito a nuove forme di unione, di relazione, e rappresentare non solamente una critica del rischio delle consuete modalità di comunicazione di venir meno. A rendere particolarmente originale l’opera di Mannino è un sapiente uso della tecnica, associato ad una chiara vena ironica palpabile in tutti i suoi lavori. Questo artista è un capace “assemblatore” che dimostra di saper usare con abilità le competenze acquisite dalla formazione accademica in pittura non solo attraverso la scelta dei colori ma anche e soprattutto nell’accurata selezione dei pezzi che vanno a comporre le particolarità anatomiche delle sue creature, le quali si avvalgono di una verosimiglianza con gli esseri del mondo vivente ma che rifuggono dal mero esercizio di stile attraverso accurati accorgimenti. È qui che entra in gioco l’ironia, puntata sulla evidente somiglianza di alcuni assemblaggi ad animali o insetti e la quale è poi invece contraddetta da un gioco di parole nel titolo dell’opera (O.struzz.o.nism, Strana) oppure riferita a opere famose nella storia dell’arte (Dama con l’ermellino), o ancora a figure istituzionali dell’immaginario collettivo (Il sindaco).


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Ogni assemblaggio è una creazione artistica giocata dunque sullo straniamento, sull’abilità tecnica, che Mannino ha scelto di inquadrare per lo più nel formato classico del quadro, della tela. Ciò è da attribuirsi probabilmente ad una “deformazione professionale” ma forse è anche frutto di una scelta voluta di non incorrere nel rischio che le sue opere perdano la capacità di far riflettere, di essere oggetti d’arte votati alla “contemplazione” e alla comunicazione di emozioni, in una veste come quella del quadro che da secoli gode di questo statuto. Allo stesso tempo ciò potrebbe essere considerato semplicemente un intenzionale omaggio alla sua formazione. Il complesso rapporto tra uomo e tecnologia che influenza e affascina Mannino si riflette anche nel suo lavoro come parte del collettivo Box36. Composto da artisti specializzati in diversi settori (grafica multimediale, musica elettronica, graphic design), il gruppo si cimenta nella sperimentazione delle infinite potenzialità dello spazio: lo stesso collettivo definisce lo stesso un “catalizzatore percettivo” per lo spettatore, il quale è considerato parte integrante 8

di installazioni visivo-sonore-percettive studiate per stimolare in lui nuovi modi di sentire i luoghi. Box36 è anche un “open project”, un progetto aperto al contributo di idee e contenuti da parte di artisti o persone interessate, una tendenza questa di grande attualità che rientra nella mentalità ormai affermata dell’open source (che il sociologo De Kerckhove aveva già intuito essere la manifestazione di una “intelligenza connettiva”). Lo scopo è dunque indagare sulle possibilità che offrono i media digitali di ricercare nuove frontiere dell’essere nel mondo e con gli altri in linea con l’intenzione degli assemblaggi di Luca Mannino di suggerire delle alternative relazionali. A dimostrazione di ciò, Mannino darà luogo all’interno della mostra “Assemblaggi” ad una performance di cui sarà protagonista il gallerista Fabrizio Pietrolati, il quale sarà parte integrante di un’installazione audio-video. Luca Mannino è un artista emergente che della nostra epoca sa sentire con chiarezza le contraddizioni e può intravedere delle proposte, forte della sua pungente ironia e delle sue doti tecnico-artistiche che potrebbero condurlo ad interessanti scoperte.


Intervista di Tiziana Talocci

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el considerare la descrizione dell’opera di Luca Mannino da inserire nel catalogo, ho pensato che fare qualche domanda direttamente all’artista sarebbe stata un’idea interessante, ma soprattutto un’occasione per avere un contatto diretto tra lui e il pubblico che non passasse necessariamente per una critica esterna, rompendo un po’ le regole dei ruoli. Le domande, volutamente formulate su argomenti di massima, sono state scelte per permettere all’artista di fornire un’espressione più ampia e libera possibile del suo pensiero. Leggendo le risposte mi sono convinta di aver fatto la scelta giusta, e spero di aver raggiunto l’obiettivo. Tiziana

Luca

De Kerckhove è stato tra i primi a sviluppare l’intuizione di Lévy rispetto alla possibilità delle reti di dare vita ad una nuova forma di intelligenza chiamata “connettiva”, fatta della sinergia e delle potenzialità dei singoli soggetti messi insieme per raggiungere un obiettivo comune. Indipendentemente da questo filone, credo sia innegabile che le nuove tecnologie digitali abbiano permesso uno sviluppo (e una riscoperta, per alcuni aspetti) di capacità cognitive un tempo solo immaginabili. Dal momento che il tuo lavoro evidenzia il lato critico del rapporto uomo-macchina, qual è la tua posizione in merito ai contributi “positivi” portati dalla tecnologia nei rapporti sociali?

Ritengo che il concetto di rete sia molto più antico e insito nella nostra natura di quanto le persone normalmente siano orientate a credere. Ognuno di noi è collegato a milioni di fili invisibili: l’etica, la bontà, il perbenismo, la perversione, le catastrofi, i traumi, le stragi, le nevrosi dell’umanità, la cultura la religione, sono solo degli esempi. Il presente è costituito da fili che collegano, in un sistema reticolare, le esperienze collettive del presente e del passato dell’umanità ad ogni essere umano; quest’ampia rete all’interno della quale ci muoviamo e costruiamo la nostra esistenza, è la realtà. Oggi è possibile grazie ad internet simulare questo processo avvenuto in centinaia di migliaia di anni: in pochi secondi possiamo entrare in una “realtà parallela”, da attori consapevoli, al suo interno. Tutte le tecnologie sono strumenti formidabili, dal rasoio elettrico alle bio-tecnologie mediche, il rifiuto dell’innovazione è troppo legato a una visione di tipo cattolico. L’innovazione è una grande opportunità di libertà, sta a noi farne un buon uso; anche la democrazia è libertà, ma osservando le società occidentali, ci rendiamo conto che questa stenta a concretizzare i suoi obiettivi, perché manca il contributo consapevole di ogni individuo; proprio per questo motivo oggi la democrazia è divenuta lo scudo di despoti e corporazioni. Cercare di comprendere il rapporto tra uomo e tecnologia in termini “positivi” o “negativi” porterebbe comunque a dare una lettura semplicistica del fenomeno. È piuttosto l’approccio di ogni singolo individuo che determina la potenzialità dei mezzi che utilizza. 9


A mio avviso i benefici portati nei rapporti sociali sono inquantificabili, ma l’umanità è ancora ben lontana dal concetto di intelligenza connettiva; il fatto che abbiamo questa grande opportunità ci deve rendere più responsabili e più liberi, senza rischiare di esserne inghiottiti. Il tuo lavoro muove da uno sguardo critico sulla realtà e sull’evoluzione dei comportamenti sociali. È questo il principale campo di interesse nel quale vorresti procedere o sei interessato anche a sperimentare altre dimensioni (come, ad esempio, un discorso introspettivo o di riflessione sui linguaggi dell’arte)? Come osservi, il mio lavoro “prende vita” dall’analisi della fenomenologia del quotidiano, e quindi dall’osservazione dell’insieme di relazioni che intercorrono tra esseri umani e tecnologia, tra marito e vicina di casa, tra il potere e la rinuncia al poter fare, tra maschietto e femminuccia, tra persona e individuo, tra cane e bambino; si tratta solo della partenza, sono gli input che ricevo giornalmente, ciò che è importante è il risultato finale, che è l’opera d’arte. Le mie opere sono il risultato ultimo, l’espressione, di un processo di elaborazione che non esclude né la riflessione sui linguaggi dell’arte, né la ricerca tecnica, o la tecnica pittorica, piuttosto che quella tecnologica. Non mi importa se le persone davanti a un mio lavoro cerchino di risalire alla relazione che l’ha ispirata, e quindi a chi l’ha realizzata; non è importante la direzione che decido di intraprendere; la cosa importante per dire che un’opera è buona sta nel provocare la “reazione alchemica”: tra l’opera e chi l’osserva si deve creare una relazione indipendente che generi nello spettatore un’esperienza unica ed intima. Le opere d’arte propongono significanti, per questo non si chiamano libri e non hanno alfabeti da decodificare; è giusto e sacrosanto che ognuno possa leggere ciò che vuole nei miei lavori ed è giusto che io mi faccia da parte in questo momento. 10

Domanda banale, ma forse fondamentale per comprendere anche attraverso di te come si evolve lo scenario del linguaggi artistici. Quello che attraversiamo è un periodo di profonda crisi che investe la società in maniera trasversale e totale, e che costringe a grandi ripensamenti e riflessioni sul passato e sul presente. Tu quale sentore hai del futuro dell’arte e quale è la tua posizione in merito? Mi diverto molto a sfogliare quei catalogoni pieni di immagini degli artisti contemporanei e mi fermo davanti a quelli che mi divertono o mi ispirano una riflessione, o davanti a quelli ai quali posso rubare una buona intuizione e penso… bbravoooo… questo è bravo… poi vado avanti… no… no… questo è una schifezza… e poi ancora… no no attenzione fermi tutti bravvoooo questo è bravo… mi fermo solo se mi piace non mi frega se è Damien Hirst, Bacon o R.Mutt o il Zio; e alle mostre mi fermo solo quando sono colpito da qualche cosa, posso passare davanti a Monet senza dargli confidenza. Oggi si tende a riempire gallerie ed esposizioni con tante firme, ma i lavori veramente importanti di un artista sono proprio pochi, il resto è contorno. Credo che valga la pena per quanto riguarda la storia, di avere il piacere di entrare in contatto con quelle poche opere che hanno cambiato i linguaggi dell’arte; penso anche che per molte altre, altrettanto importanti, i libri siano più che sufficienti. Per quanto riguarda il contemporaneo dobbiamo essere più voraci che mai, e non lasciarci sfuggire nulla; il Novecento ha distrutto tutto e noi siamo fortunati perché possiamo utilizzare tutti i linguaggi, tutte le tecniche e inventare nuove ricette mescolare vernici con video e programmazione con immondizia, tecniche del Quattrocento con resine e idraulica. Credo che sia un momento florido per l’arte, un momento meravigliosamente stimolante, un’opportunità enorme e ritengo che saremmo degli stupidi se facessimo come gli emo.


Opere

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Il sindaco 2007, assemblaggio su tavola, cm 65x30x15

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Robo.do.go 2007, assemblaggio su tavola, cm 120x70x15

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Leggi di Asimov 2007, assemblaggio su tavola, cm 110x90x6

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2008, assemblaggio su tavola, cm 90x170x5

Ragazza con la pistola


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Pork 2009, assemblaggio su tavola, cm 145x65x15

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Dama con l’ermellino 2009, assemblaggio su tavola, cm 78x113x25

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Fly 2010, assemblaggio su tavola, cm 70x70x6

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Evinroud 2010, assemblaggio su tavola, cm 140x35x6

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Oscar 2010, assemblaggio su tavola, cm 35x35x6

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O.struzzo.nism 2010, assemblaggio su tavola, cm 140x140x6

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Pizzicottina 2010, assemblaggio su tavola, cm 35x35x6

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Vespapapapa 2010, assemblaggio su tavola, cm 70x35x6

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Strana 2010, assemblaggio su tavola, cm 35x70x6

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Spider 2010, assemblaggio su tavola, cm 50x50x6

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Camaleonte 2010, assemblaggio su tavola, cm 70x85x6

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box36

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box36: Robo.do.go. 2008, videoproiezione, cm 900x200 - www.box36.info

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box36: V.log 2009, video installazione, cm 400x400 - www.box36.info

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Biografia

L

uca Mannino nasce nel 1980 a Palermo, città dove attualmente vive e lavora. Nel 2007 consegue il titolo in pittura nell’accademia della stessa città. Si impegna in una ricerca artistica vorticosa e in continua evoluzione, che coinvolge qualunque tipo di supporto, senza fare distinzione tra i vari metodi espressivi, questi infatti spesso si toccano e si contaminano vicendevolmente. Fotografia, pittura, assemblaggi, e video, si alternano in una sorta di staffetta lasciando il posto di volta in volta, alla necessità concettuale ed espressiva dell’artista. Nel 2007 con Antonio Cusimano dà vita al progetto BOX36 un collettivo artistico tutto palermitano, impegnato nel campo della video istallazione, che indaga con un’originale ricerca le innumerevoli interazioni tra arte e tecnologia. 48


Principali esposizioni 2010 Roma - Galleriauno Mostra P. Assemblaggi Roma - Il Mitreo Arte Contemporanea Mostra P. Assemblaggi Genova - Arte Genova 6a Mostra Mercato d’Arte Moderna e Contemporanea Viterbo - Vitarte 7a Mostra Mercato d’Arte Moderna e Contemporanea 2009 Padova - Arte Padova 20a Mostra Mercato d’Arte Moderna e Contemporanea Palermo - Centro culturale Left Mostra P. La confusione ha sempre la sua logica sistemazione Palermo - Centro culturale Left Mostra C. V.log 2007 Trapani - Palazzo della Vicaria Mostra C. ArtProcess 2006 Palermo - Centro culturale Biotos Mostra C. Miscellaneart Aragona (AG) - Ex chiesa del Purgatorio Mostra C. Zapping

box36 2010 Palermo - T. Granatelli Gerusalem 2009 Palermo - Teatro Gregotti (PA) Glitch tv Palermo - Centro culturale Left The Sex Machine Palermo - Ask 191 V.log#2 Palermo - Centro culturale Left Wilab 2008 Palermo - Università degli studi di Palermo Robo.do.go. 2007 Palermo - SKIP La Comune Intenazionale di arte multimediale Porrigna ce^è Pequena Balestrate (PA) Mostra C. Contaminazioni

2005 Palermo - Il Genio Di Palermo VI edizione Workshop con John Bock Carini (PA) - Castello di Carini Mostra C. Salva con nome 2004 Palermo - Cantieri Culturali della Zisa Mostra C. Passport # 1

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galleriauno.it


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