Sede regione non si fa piu'

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Largo Fondaco della Farina, 26 CAMPOBASSO Tel. 0874.979043

tuttO quellO che gli Altri NON dicONO

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ANNO xii - N° 100 mArtedì 3 mAggiO 2016

Quotidiano del mattino - Registrato al Tribunale di Campobasso atto n. 03 del 21/03/2008 - Direttore Responsabile: Angelo Santagostino rootostampa molise sede legale via Normanno, 14 campobasso tel: 0874.1919119 - Stampa: Centro offset stampa meridionale, viale Edison 81100 Caserta e-mail redazione campobasso: redazione@lagazzettadelmolise.it - Pubblicità commerciale@lagazzettadelmolise.it - euro 1.00

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Pasquale Guarracino

L’Oscar del giorno lo assegniamo a Pasquale Guarracino. Il sindacalista della Uil del commercio continua a tenere deste le cronache sindacali riportando in auge la questione del commercio. Il Molise ha ancora una legge regionale datata che non fa gli interessi di nessuno. E i dipendenti sono senza contratto.

L’Ardire

di Giuseppe Saluppo

I

sanità

La cancellazione della vecchia legge per Iorio è una furbata.

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Il Tapiro del giorno lo diamo a Emma De Capoa. L’assessore comunale alla Cultura, nonostante gli ultimi accadimenti, non ha ritenuto rassegnare le dimissioni. Si attendeva, di pari, un intervento anche del sindaco Battista. Nemmeno questo, però, si è avuto. E Campobasso continua a navigare nel caos.

Sede Regione, non si fa più Servizio a pagina 2 regione

Iorio: “La solita furbata diFrattura”

Emma De Capoa

Possibile la retromarcia Svenduta già l’autonomia?

Se chiudono anche i negozi e le botteghe politici ed i governanti non si rendono minimamente conto della paurosa crisi che sta attanagliando le imprese molte delle quali sono costrette alla pura ,difficile, sopravvivenza. Ed in questa drammatica situazione prosegue imperterrita l’azione di taluni Amministratori locali che , nonostante la crisi del commercio, nonostante le difficoltà delle imprese, nonostante la chiusura di aziende storiche nonostante le pesanti ripercussioni sulla vita dei nostri centri storici, continuano imperterriti a dosare Ici, Tosap, Tarsu e Imposta pubblicità. Per rivitalizzare i piccoli centri storici è sì una questione di ripristino urbanistico (eliminare ad esempio le brutture edilizie di questi ultimi decenni; togliere il “grigio” che caratterizza piazze, strade, periferie continue… ), ma è anche “ritornare ai piccoli negozi, alle botteghe”. Occorrono, perciò, incentivi e per questo una nuova legge regionale in materia. Se le attività non resteranno sul territorio il territorio non sarà appetibile perchè tutto sarà scaduto nell’omologazione. E, allora, perchè un tizio dovrebbe venire in un qualsiasi centro se commercialmente e artigianalmente non c’è più nulla? Ogni serranda che chiude definitivamente è un pezzo di vita comunitaria di un luogo che finisce.

IL TAPIRO DEL GIORNO

L’OSCAR DEL GIORNO

www.lagazzettadelmolise.it

Campobasso

sindacale

Troppi i posti di lavoro persi in Molise

Oltre 11mila i posti di lavoro persi in Molise. Peggio della Grecia.

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Commercio, sciopero il 6 maggio

Sciopero del commercio in Molise il 6 maggio.

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I cittadini segnalano le tante disfunzioni che si hanno in città pagina 7


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Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

3 maggio 2016

Timore di guai giudiziari?

Retromarcia della Regione sulla sede

Chissà cosa s’inventeranno a Palazzo Vitale per cancellare ciò che era parso un tributo dovuto alla città dandole una struttura che fosse anche il simbolo di una presenza istituzionale cosciente del proprio ruolo e responsabile delle proprie funzioni Il no della Regione Molise alla sede regionale sul terreno dell’ex campo sportivo Romagnoli e sull’area urbana occupata dallo stabile dell’ex hotel Roxy, si configurerà una spericolata retromarcia innestata dopo aver messo in piedi un concorso intenzionale d’idee, speso migliaia di euro, e altri dovrà spenderli per ristorare i tre migliori progetti selezionati. Sebbene non ufficiale, la decisione pare sia stata presa e niente e nessuno potrà revocarla di fronte al timore che mandando avanti la procedura, la giunta regionale possa incappare in qualche guaio giudiziario. Son bastati alcuni articoli giornalistici su questa testata e qualche servizio televisivo incentrato sulla circostanza che vede al primo posto della selezione concorsuale internazionale lo studio tecnico dell’architetto di Mirabello, Nicola Guglielmi, per allarmare il presidente della giunta regionale, l’architetto Paolo di laura Frattura che con Guglielmi ha firmato alcune opere edilizie di rilievo in Campobasso. La fortuita coincidenza professionale e progettuale, il rapporto di lavoro e personale, quantunque giustificati dall’essere professionisti della stessa materia oltre che coetanei e per giunta amici, hanno creato un clima di sospetto nel quale è facile che attecchisca anche la malevolenza, comunque la critica corrosiva e la polemica velenosa. Cose che al politico Frattura e all’amministratore regionale potrebbero procurare quantomeno un danno d’immagine. Da qui la valutazione, rigidamente secretata, di mandare a ramengo la sede regionale e il concorso intenzionale d’idee. Si

L’intervento Egregio Direttore, il Molise attuale e’ ridotto proprio in pessime condizioni. Quelli che un tempo erano i fiori all’occhiello sono spariti. Quei fiori erano stati seminati dai nostri genitori e nonni in ogni comune molisano ed anche dalla saggezza dei politici di allora. Sedati, D’Aimmo, Sammartino, Di Lembo, La Penna ecc.Ogni paese aveva un mulino, un oleificio ed il commercio, certe volte il baratto provvedeva ai bisogni, non certo eclatanti come oggi delle famiglie che

Frattura: “Università, i soldi per le borse di studio”

sta lavorando alla giustificazione e a come renderla credibile e accettabile. Una retromarcia insensata, priva di solide motivazioni, si risolverebbe in una buffonata. Sarà dura. Sarà dura, dunque, per il governo regionale a distanza di meno di un anno dalla decisione di andare al concorso internazionale d’idee “con l’obiettivo di raccogliere e soddisfare le diverse istanze e aspettative della collettività, concorrendo a migliorare la qualità urbana, l’occupazione e le opportunità di crescita e sviluppo durevole dell’economia locale, rilanciando l’immagine della città e la sua capacità d’attrazione di investimenti pubblici e privati”, per poi rimangiarsi tutto e farlo digerire a quanti avevano prestato cura e attenzione a quelle parole. La città capoluogo è da oltre 40 anni che aspetta la costruzione di una sede regionale caricata di

quelle finalità e con quelle prerogative. Staremo pertanto a vedere cosa s’inventeranno a Palazzo Vitale per cancellare ciò che era parso un tributo dovuto alla città per liberarla dalla disseminazione degli uffici regionali sul territorio, per darle una struttura che fosse anche il simbolo di una presenza istituzionale cosciente del proprio ruolo e responsabile delle proprie funzioni. Certo non diranno di essere preoccupati della piega che potrebbe prendere il contrasto tecnico e polemico sorto intorno al risultato finale della selezione concorsuale. Casomai diranno che la spesa (oltre cento milioni di euro) non vale l’impresa. Dirlo, però, sarebbe come darsi la zappa sui piedi. Perché contestualmente dovrebbero spiegare come sia stato possibile per decenni spendere miliardi di lire, prima, e milioni (circa tre) di euro, oggi, in

favore di storici locatori che con il denaro pubblico hanno ingrossato i propri conti in banca, venendo meno al diritto/dovere di provvedere diversamente in direzione di un potenziamento patrimoniale quale sarebbe potuta essere, da decenni, una sede regionale. Voleva provvedere il governo regionale guidato da Paolo Frattura, ma pare si veda “costretto” a declinare l’appuntamento con la “storia”. Di una cosa il governo regionale dovrà preoccuparsi davvero: come eliminare lo scandalo dei milioni di euro per i fitti passivi avendo coscienza e conoscenza che vi sono interi immobili di proprietà pubblica (della Regione, del Comune, della Provincia, dello Stato) che potrebbero essere utilizzati allo scopo. Dardo

“Con l’approvazione del Bilancio di previsione 2016, abbiamo provveduto a sanare una situazione non nuova ma risalente nel tempo e derivante dai mancati stanziamenti nei dovuti capitoli”, così il presidente sul rimborso non effettuato dall’Esu, l’ente preposto, dal 2010. La questione è stata sollevata nei giorni scorsi da una rappresentanza di studenti universitari. “Abbiamo presentato – spiega Frattura –, un emendamento, accolto, che ci consente di metterci progressivamente in pari riconoscendo agli studenti del nostro ateneo un loro fondamentale diritto”. Per l’anno accademico corrente, 2015/2016, nel nuovo Bilancio regionale sono state correttamente stanziate le risorse necessarie, 150 mila euro, nel capitolo pertinente al rimborso delle tasse; 290 mila euro sono stati poi previsti per pagare subito le annualità 2014/2015 e 2013/2014 e 300 mila euro ancora sono stati accantonati nel fondo dell’avanzo di amministrazione: saranno disponibili con l’approvazione del Rendiconto. “Sarà nostra cura trasferire le risorse subito all’Esu perché proceda a rimborsare via via tutti i beneficiari”, l’impegno del presidente Frattura.

Il Molise è ridotto assai male principalmente si dedicavano all’agricoltura e pastorizia. Le nostre montagne, Frosolone,,Macchiagodena, S:Polomatese, l’alto Molise erano piene di mucche e pecore. Oggi tutto e’ stato abbandonato. Vedere una mucca sulle montagne e’ un miraggio. Poi la situazione e’ cambiata. E’ arrivata la Fiat che ha spopolato l’artigianato ed agricoltura, la Sam di bojano, la zona industriale ecc. ecc. Senza fare piu’ dietrologia il Molise e’ in ginocchio.tutto sparito. E veniamo alla dolente nota della sanita’.Si cerca una

prospettiva che fornisce solo licenziamenti di medici e personale vario.Non ci sono soldi. Ed ecco, alfine,la mia proposta vergognosa:Poiche’ i nostri Consiglieri regionali ed altri non lavorano producendo qualcosa, credo che almeno la meta’ dei loro emolumenti debbano essere versati alla sanita’ con l’assunzione di qualche medi ed altri.Non piacera’ ed i lor signori se la rideranno, gia’ li vedo..Aspettare il liberatore, come disse Manzoni e’ pura follia. Un saluto ai molisani. AA


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3 3 maggio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Dal 2008 al 2015 persi oltre 600.000 posti di lavoro in tutta Italia. La riscossa ora o mai più

I numeri raccontano una parte della realtà. A volte indicativa, a volte solo parziale, altre volte soltanto suggestiva. Poi esiste la lettura dei numeri che necessita della giusta, ma non sempre disponibile, onestà intellettuale in chi la pratichi. I dati sull’occupazione rappresentano, in questo senso, la madre di tutte le questioni. La propaganda politica più becera, le strumentalizzazioni più mortificanti (soprattutto per chi si esercita nel farle), finanche le analisi che si sforzano di essere credibili, equidistanti e onestamente critiche si nutrono di numeri; quelli sull’occupazione sono i più succulenti. E’ di questi giorni il racconto consolatorio, da parte delle trombe filogovernative, di quanto l’Istat dipinga come invertita l’inerzia della disoccupazione in Italia. Uno 0, dal valore simbolico o riscossa sostanziale? Ovviamente la domanda divide, piuttosto che unire su ragionamenti di merito. Si potrebbe iniziare col dire che nessuna notte è davvero così lunga da impedire al sole di tornare a sorgere, con una citazione tronfia solo in apparenza. E’ dalla bellezza di otto anni filati, infatti, che i dati sull’occupazione in Italia segnano valori terrificanti. Una parziale riscossa sarebbe quasi ora che venisse fuori. Dall’inizio della crisi (2008) fino a tutto il 2015 in Italia sono stati persi 625.600 posti di lavoro (dati dell’Ufficio studi della CGIA di Meste), con

L’intervento di Giorgio Simonetti* Abbiamo letto in questi giorni delle difficoltà di gestione del Servizio Sanitario Pubblico regionale, in particolar modo della compromissione dei LEA, acronimo funzionale alle garanzie di servizi minimi sanitari oltreché della dignità degli involontari utenti del Servizio Sanitario nazionale, seppur relativo alla sua articolazione regionale. Non avendo alcuna ambizione ad invadere settori ed ambiti che non sono di competenza di questa Federazione sindacale, abbiamo trovato opportuno e stimolante creare un parallelismo con un altro settore strategico della Società civile, il Trasporto collettivo, che induce a riflessioni sulla attuale qualità e quantità di una offerta che, seppur finanziata dalla contribuzione generale, non permette una adeguata ed ottimale fruizione, a causa dei guasti del sistema, proprio a chi è

Il tasso di occupazione molisano più basso di quello greco Nel già depresso quadro del meridione, il Molise si attesta su cifre da brividi

un parziale recupero registrato nell’ultimo anno pari a 186.000 unità lavorative. Un dissanguamento epocale al quale, se non dovesse intervenire, ed assai presto, una massiccia inversione di tendenza, potrebbe davvero non esservi più rimedio, aprendo scenari per l’Intero Paese non prevedibili e quindi più che preoccupanti. In questo contesto le regioni meridionali perdono, an-

cora più pesantemente, una partita già persa: -11,9 % in Calabria, -9,7 % in Molise, -8,5 % in Sicilia, -8,4 % in Puglia. Sarà saggio, di fronte a questi numeri, smettere di gongolare per un trimestre andato un po’ meglio e tenere la schiena dritta e gli occhi ben aperti, anche se le amministrative sono dietro l’angolo e la campagna elettorale è una sorta di sbraco legalizzato

durante il quale ognuno è istituzionalmente legittimato a dare il peggio di sé. E nel contesto già depresso del meridione d’Italia il Molise, neanche a dirlo, naviga in acque ancora peggiori. Il tasso di occupazione (che sarebbe quello che più direttamente esprime la capacità un territorio, di un contesto sociale, di realizzare capacità di futuro) molisano è inferiore a quello

greco di 1,4 punti percentuali. Ragionare perennemente in termini emergenziali è probabilmente la peggiore maniera per creare condizioni concrete e durature di riscatto, ma il vero dramma è che in Molise non si sono viste neanche straordinarie misure emergenziali di contrasto alla perdita costante di forza lavoro. Ci prendiamo la briga di segnalare a chi di dovere che le procedure per l’attivazione delle misure previste dal riconoscimento dell’area di crisi sono ancora ben lungi dall’essere operative nonostante i molti mesi già trascorsi dal placet di Roma. Qual è, allora, la lettura più onesta possibile che si possa fare di questi numeri? Qual è l’atteggiamento che sarebbe giusto pretendere da parte di chi esercita l’onere dell’amministrazione della cosa pubblica? E’ giusto dire che il peggio è passato ed è già tempo di riconoscerne il merito a qualcuno? Gli interrogativi restano a disposizione di chi abbia ancora interesse ad una discussione onesta intorno alla Cosa Pubblica. Con la speranza che produca effetti chiarificatori e non suggestioni da talk show di prima serata.

Sanità e trasporti, un dramma diretto od indiretto finanziatore: l’utente finale/cittadino consumatore. Ci piace ricordare che da parte nostra e per le responsabilità insite nella funzione sociale di una Organizzazione Sindacale confederale, abbiamo sempre voluto umilmente contribuire alla migliore gestione dei Servizi Pubblici, in quanto pubblici e quindi anche di chi andiamo fieri di rappresentare e tutelare. Sono innumerevoli le richieste di incontro inoltrate alle Amministrazioni Locali, in special modo l’Amministrazione regionale, anche per la dichiarata volontà di contribuire a gestire i Servizi Pubblici, in una fase di generali difficoltà economiche e finanziarie, con l’intento di non ridurre i livelli occupazionali; si dirà pretenziosamente, noi diremmo responsabilmente. Nel merito della gestione del Trasporto Pubblico Locale in regione, evitando strumentalizzazioni o fa-

cili e generiche polemiche, dobbiamo ricordare il fosco quadro rappresentato dai dati, su cui il Bilancio Regionale 2016, pare che non vada ad incidere significativamente. In ordine misto evidenziamo: la vulnerabilità del Trasporto Pubblico urbano, certificata dalla mancata erogazione delle risorse dai Comuni alle Imprese e da queste, probabilmente pretestuosamente, ai dipendenti; a Termoli una battaglia senza tregua per evitare il tracollo economico delle famiglie dei dipendenti della GTM; a Campobasso la SEAC che ripete l’avviso di scadenza di regolarità di pagamento del salario ai dipendenti; svariati mandati di pagamento per il Trasporto gomma extraurbano, fermi alle “Finanze” da circa un mese, ufficialmente per mancanza di una firma, noi crediamo per mancanza di liquidità.Sanità e traspo Sempre per la gomma e sempre per

le linee extraurbane, abbiamo assistito ad un maldestro tentativo di riunire tutte le imprese, tutti i dipendenti e tutte le Organizzazioni Sindacali, volendo mascherare questa puerile tecnica dilatoria come grande momento di confronto democratico. Siamo stati facili profeti, prevedendo l’esito di questa riunione: nulla. Si intensificano le voci, fino a superare il chiacchiericcio, di una riduzione dei servizi della Impresa di Trasporto Trenitalia a causa del debito accumulato dall’Ente regionale nei confronti di questa Società, che supera i 60 milioni di Euro. Se dovesse avverarsi questa eventualità, potremmo vantare questo non invidiabile primato; nessuna Regione in Italia, tantomeno nel resto dell’Europa, incolpevoli amministrati hanno mai dovuto subire tale evidente umiliazione, sia come utenti che come dipendenti. E per i dipendenti, una riduzione della rete,

potrebbe tradursi in una riduzione delle necessarie unità di organico ed il bassissimo tasso di occupazione del Molise, ci ricorda che ulteriori riduzioni, anche in Imprese che operano su scala nazionale, nessuno mai avrebbe potuto preventivarle e per questo attivare strumenti di difesa . Queste previsioni, per chi si occupa quotidianamente di lavoro e di lavoratori, sono elementi di grande preoccupazione. Vorremmo semplicemente ricordare che per la corretta funzionalità dei Servizi, per la loro efficiente governance , non sono sufficienti alchimie e discutibili alleanze. Occorrono capacità programmatiche e soprattutto adeguate risorse, partendo dalle necessità dell’utenza che sono a fondamento e ragione stessa dell’esistenza dei Servizi Pubblici. Il Segretario Generale Filt CGIL Molise


Taglio Alto Ultucs, Filcams e Fisascat hanno presentato in conferenza stampa la manifestazione di sciopero dei settori turismo, pulizie e servizi. Sono più di mille i lavoratori coinvolti nel rinnovo dei contratti di categoria in Molise, pertanto le organizzazioni sindacali hanno indetto uno sciopero unitario nazionale venerdì 6 maggio p.v. ” Da troppo tempo – riferiscono in conferenza stampa i rappresentanti sindacali – non si rinnovano contratti nei settori strategici quali call center, mense e turismo. In Molise sono stati dimenticati gli impegni presi dal Governo sulle gare d’appalto, in quanto in ogni appalto vengono cambiati contratti e salari ed a volte addirittura si perdono i posti di lavoro. Tutto questo è vergognoso, chiediamo concretezza, risposte, fatti reali non solo parole” . “Sono più di un milione e 500 mila i lavoratori, in Italia, che nella migliore delle ipotesi aspettano il rinnovo del contratto

4 3 maggio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

“Commercio, si sciopera il 6 maggio” I sindacati Uiltucs, Filcams e Fisascat chiedono garanzie nazionale di lavoro da tre anni, nella peggiore da sei. In tutto questo tempo le controparti datoriali hanno, con diversi accenti e modalità, cercato di negare il valore del contratto collettivo nazionale subordinandone il rinnovo a forme più o meno esplicite di restituzione attraverso il peggioramento di parti economiche e normative. Questi lavoratori sono professionisti che operano in settori strategici per l’economia del nostro paese, che rappresentano una componente rilevante del PIL italiano come il turismo e il sistema degli appalti, e svolgono lavori importanti come ad esempio la refezione e la refezione e le pulizie nelle scuole, negli asili e negli ospedali. Lavorano spesso in condizioni difficili, con orari ridotti e

stipendi esigui. La loro attività, che talora appare “invisibile”, si svolge 365 giorni l’anno, la domenica, i festivi, perchè di loro c’è sempre bisogno”. Questi tra i motivi dello sciopero indetto. Il 6 maggio questi lavoratori scio-

perano per il loro diritto ad ottenere: un aumento salariale adeguato a sostenere , migliorare e rendere dignitose le loro condizioni; norme che valorizzino la professionalità; garanzie per l’occupazione e tutele per un lavoro

dignitoso; Il Rinnovo del Contratto Nazionale di lavoro!. Lo sciopero indetto il 6 maggio 2016 dura l’intera giornata/turno di lavoro con manifestazioni organizzate a livello territoriale e regionale.

Lo Stato ha messo i soldi e si parte

Banda larga: il Molise è in buona compagnia

Almeno 30 megabit al secondo di velocità di navigazione in rete per soccorrere le gravi difficoltà di mercato Vedere il Molise associato alla Lombardia, al Veneto, alla Toscana e all’Abruzzo (pronta ad aggiungersi anche l’Emilia e Romagna) in un progetto statale, fa un certo effetto. La compagnia è particolare, e pure lo scopo: riguarda le aree svantaggiate di regioni ricche e, una intera area svantaggia, il Molise, in cui il Governo nazionale ha deciso di avviare la campagna di modernizzazione introducendo la banda larga (almeno 30 megabit al secondo di velocità di navigazione) per soccorrere le gravi difficoltà di mercato Nelle regioni ricche si tratta di parte di territorio, nel caso del Molise, l’intero territorio. Soprattutto l’assenza, si potrebbe dire, più che il fallimento di mercato. Che col deficit di tecnologia in una economia globalizzata che viaggia e si sviluppa in rete, è destinata a restare pesantemente indietro. La Banda larga dovrebbe aiutare: è provato. Quindi massima attenzione a questa possibilità di rimuovere una condizione penalizzate. A patto, però, che la Banda larga coincida con una diversa, incisiva, innovativa e concreta azione economica da parte della Regione. Per la quale sono disponibili risorse finanziarie che rinvengono dall’intervento dello Stato in favore delle aree industriali di Boiano, di Pozzilli e di Venafro, e dalla Programma operativo regionale (Por) 2014/2020. Ciò che preoccupa è

il cinismo con cui la Regione amministra le risorse finanziarie, piegandole ad una tempistica che corrisponda agli interessi elettorali degli amministratori. Non si spiega diversamente perché si stia perdendo tempo per mettere in cantiere il Por e la rimozione delle cause della crisi industriale complessa. Non si spiega nemmeno l’indifferenza che viene mostrata anche ai sindacati che, come la Uil di Tecla Boccardo, batte ribatte il chiodo dell’urgenza delle procedure d’intervento. Insomma, si sta facendo in modo che a ridosso della primavera del 2018, tempo del rinnovo del consiglio regionale, da Palazzo Vitale possano patire mes-

saggi e rassicurazioni e provvedimenti programmatici per attirare l’attenzione e il consenso dei destinatari (industria, agricoltura, artigianato, servizi). E’la stessa tattica che viene usata dai comuni nel mettere a nuovo le strade quando gli elettori devono tornare alle urne. Il meccanismo è ampiamente scoperto e, però, funziona sempre. Anche le allodole in fondo vengono attirate degli specchietti dei cacciatori per essere abbattute. Tornando alla Banda larga il programma governativo prevede l’impiego di circa tre miliardi. Al Molise, date anche le dimensioni territoriali e demografiche, alcune decine di milioni. La proprietà della rete sarà pub-

blica. L’obiettivo, ripetiamo, è velocizzarla e ampliarla di modo che gli accesi siano portati ai livelli europei. Ironia della sorte: lo Stato di solito ritenuto lento, burocratico, complesso, questa volta si mostra decisamente più veloce della Regione che rimane, ahi noi, scarsamente amica dei molisani. Per ora. Salvo tra qualche tempo, quando metterà in moto la macchina propagandistica elettorale. Con le risorse finanziarie che ha disponibili per il Por da oltre un anno, e da quasi un anno le risorse per rimuovere la crisi industriale complessa nei territori corrispondenti ai nuclei industriali di Boaino, Pozzilli e Venafro. In questi anni di stagnazione intanto si aggravano le condizioni economiche e sociali dei molisani, certamente non quelle degli amministratori che per continuare poi nella personalissima opera di ingrassamento faranno di tutto per farsi rieleggere. Compreso l’uso degli specchietti per le allodole (elettori). Dardo

Ferrovie, ennesima disavventura Ennesima disavventura di quanti, usciti dall’ufficio o da scuola a Isernia erano in stazione ad Isernia in attesa di “salire in carrozza” per raggiungere altra località e rientrare a casa. La storia: il treno arriva puntuale, i viaggiatori montano in carrozza e il mezzo delle Ferrovie dello Stato parte in direzione ovest. Poco meno di un km. e giusto sul curvone del ponte ferroviario isernino il treno si blocca ! Conseguente marcia indietro del convoglio che rientra un stazione per consentire interventi di ripristino e ripartire. Personale delle ferrovie infatti interviene prontamente e, ritenendo ogni cosa a posto, si riparte. Ma nemmeno due/trecento metri ed un pessimo olezzo invade l’intero convoglio, costringendo ad altra immediata marcia indietro dello stesso treno. Quindi di nuovo convoglio in stazione . Finalmente, il treno riparte ma con ritardi assommanti a quel punto a due ore circa.


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5 3 maggio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Le ricorrenze del 25 Aprile e del 1° Maggio vissute come ponti festivi

La sconfitta della cultura solidale Il consigliere regionale Petraroia, tornato a professare giustizia sociale, a ridare il primato alla politica sulla finanza, potrà aiutare a rimuovere il macigno con cui il governo regionale occulta i diritti costituzionali ai cittadini A feste del 25 aprile e 1 maggio concluse, c’è un sentimento e c’è un rilievo attualistico da condividere con il già segretario regionale della Cgil del Molise, nonché consigliere regionale già del PD e oggi del Gruppo misto a Palazzo Moffa, Michele Petraroia, che, come abbiamo annotato nei giorni scorsi, dopo alcuni mesi di silenzio, è tornato ad alimentare la cronaca politica e sociale. Sentimento e rilievo sono contenuti nella riflessione che riteniamo di poter condividere e di pubblicare su queste colonne. Scrive Petraroia: “Oggi amareggia constatare che nel senso comune le ricorrenze del 25 Aprile e del 1° Maggio vengono vissute come ponti festivi da utilizzare per qualche giorno di vacanza, altro che unirsi per battersi per una società futura più equa e più giusta. La sconfitta della cultura solidale manda in soffitta l’articolo 1 della Costituzione e apre il

varco al ripristino di norme tese a limitare i diritti sociali delle persone, anche nei paesi più evoluti, sancendo la concretizzazione degli obiettivi della Trilaterale del 1975 o più banalmente della brutta copia del Piano Solo, della

Loggia aretina di Licio Gelli e dei suoi accoliti. Ribaltare questo quadro è opera improba in assenza di soggetti collettivi che organizzano i ceti sociali più deboli a livello nazionale e globale (noi avremmo aggiunto anche a livello

locale – ndr), restituendo un primato alla politica rispetto alla finanza. Ma questo è il punto cruciale di questo periodo storico. O ci si arrende e ci si rassegna ad una disfatta epocale aggiustandosi individualmente, oppure si prova a seguire il monito di Arturo Giovannitti proclamato nella sua autodifesa del 1912 davanti al Tribunale di Salem “ Ognuno di noi non è che un granello di sabbia dell’esercito mondiale del lavoro ma voi potete uccidere la mia vita ma non eliminerete i miei ideali di riscatto ed emancipazione dei più poveri”. Oggi è arduo avventurarsi verso l’ignoto ed auspico che sia stata solo una dimenticanza da parte del PD di non portare per la prima volta in 79 anni dei fiori sulla tomba di Antonio Gramsci per distrazione, rimozione o mancanza di tempo. Colpisce però che il giorno dopo i vertici del PD si soffermino per

tanto tempo con Denis Verdini per promuovere i Comitati per il Si al Referendum sulla Costituzione. Per me meglio Gramsci!”. Un Petraroia tornato a professare giustizia sociale, a sottolineare le contraddizioni del partito egemone (il Pd) rispetto alle sue origini e alle sue radici, a sollecitare la coscienza civile contro l’assuefazione e la rassegnazione al potere per il potere, a ridare il primato alla politica sulla finanza, se alle strategie personali anteporrà la ritrovata carica rivendicativa, un Petrroia così, potrà aiutare a rimuovere il macigno con cui il governo regionale, con il mancato regolamento dell’esercizio del referendum, occulta i diritti costituzionali ai cittadini, e a sollevare il velo sulle intese sotterranee che intrattiene con il sistema della speculazione economica e dei facili arricchimenti. Dardo

La furbata di Frattura annulla il Molise

di Michele Iorio Il centrosinistra, senza nessuna remora nei confronti degli obblighi morali assunti in primis con i cittadini molisani, ha abrogato la norma che costituiva l’ultimo ostacolo all’approvazione dei Piani Operativi di cui si sta discutendo al Tavolo Tecnico a Roma. E lo ha fatto di notte tempo. Tradendo non solo l’impegno assunto, da molti mesi e in varie occasioni, in Consiglio regionale ma innanzi tutto tradendo

i comitati che avevano richiesto un più vasto dibattito sulla riforma sanitaria per esprimere una volontà legislativa di ampio respiro che potesse costituire un freno alla deriva autoritaria di questa fase di commissariamento del settore. Il centrosinistra invece ha deciso di approvare, alle quattro del mattino, un maxiemendamento per dare il via libera, e senza condizioni, al

commissario Frattura. Con questa approvazione, da questo momento, sono resi nulli tutti i ricorsi amministrativi presentati al Tar Molise dai vari comitati. Inoltre questo provvedimento segna la decadenza di tutte le difese legislative della Regione Molise in tema di sanità. Prima il decreto Balduzzi, ora la furbata del maxiemendamento del centrosinistra molisano, testimo-

niano l’inesistenza, o meglio l’INUTILITA’ dell’autonomia legislativa di questa Regione che, rimettendo le decisioni in tema di sanità alle scelte ragionieristiche dei burocrati sottraendole alla politica, dimostrano come ormai la sanità e la sua riforma sia dettata solo da un insieme di numeri e non dalle esigenze dei cittadini e dai diritti costituzionalmente garantiti.

Lavoratori Gam abbandonati al loro destino di Sergio Calce* L’Unione Sindacale di Base, prende atto della completa assenza di risposte e prospettive per i 290 lavoratori della Gam di Bojano, contestualmente, visto il bando per l’affitto con l’impegno all’acquisto dei beni, della filiera avicola molisana, del 15 aprile scorso, con scadenza 14 giugno 2016, e il Decreto del MISE di riconoscimento di area di crisi industriale complessa ex art. 27 L.134/2012 del 07/08/2015 , si chiede, ad oggi, quali garanzie occupazionali, quali benefici, e quali sono le forme di tutela per i lavoratori interessati. Nel ricordare ai più, che il 05 novembre 2016 scadrà la CIGS, e che fino alla data odierna sono state fatte solo futili chiacchiere e illusionismo da bar, invitiamo

tutti ad assumersi ognuno per il ruolo che ricopre, le proprie responsabilità, non creando false aspettative e ulteriori illusioni a chi vive nella disperazione assoluta . Basta con le riunioni futili e fine a se stesse, in un azienda fantasma, la priorità e l’impegno di tutti deve essere esclusivamente quello di tornare a riempire la GAM di lavoratori intendi a svolgere la propria attività lavorativa in un azienda solida e affidabile. Questo è il nostro auspicio, ci batteremo con

forza e ci confronteremo sia con la Giunta Regionale del Molise, sia, tramite i vertici Nazionali dell’ USB, presso l’Unità di crisi del Ministero dello Sviluppo Economico, al fine di individuare alternative e soluzioni immediate idonee a garantire il futuro dei 290 lavoratori. Abbiamo già fatto una richiesta d’incontro urgente al Governatore Frattura, e contestualmente i vertici nazionali dell’USB si sono attivati presso il Ministero dello Sviluppo Economico, siamo in attesa di essere convocati da entrambi. Il nostro impegno sarà costante e propositivo, nell’interesse esclusivo dei lavoratori, che da tanto, troppo tempo aspettano risposte e navigano in balie delle onde nel mare in tempesta. *Responsabile Regionale USB Molise


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3 maggio 2016

Il sindaco di Motaquila lega il discorso della Metropolitana leggera alla stazione elettrificata

“Ferrovie, partiamo da Roccaravindola” Da qui potrebbero partire i treni elettrici per Roma e Napoli. Tempi dimezzati

Metropolitana leggera, ha senso realizzarla fino alla stazione di Roccaravindola da dove inizia la tratta elettrificata che consentirebbe treni veloci in direzione nord- sud. Il Gap nei trasporti ferroviari tra Molise e il resto d’Italia potrebbe giungere ad una svolta definitiva. Lo garantisce il sindaco di Montaquila Franco Rossi, il quale con una determina di giunta comunale, la quale a breve sarà inviata anche alla regione Molise, all’Assessore al ramo Trasporti Pier Paolo Nagni, vuole informare della concreta possibilità di ridurre i tempi per raggiungere dal Molise Napoli e Roma. Il tutto passerebbe attraverso la stazione di Roccaravindola, già elettrificata e collaudata nel 2003 da Trenitalia per consentire alle aziende del nucleo industriale di Pozzilli/Venafro di avere una logistica su tratta ferrata economica per la circolazione delle merci. Tale raccordo fu inaugurato ed elettrificato da Roccaravindola stazione, fino a Rocca D’Evandro, ma se all’inizio ebbe una frequentazione abbastanza sostenuta, con la crisi e la propensione delle aziende di preferire il trasporto su gomma, la tratta è stata progressivamente abbandonata, ma ancora funzionale. La proposta dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Rossi, viste le gravi criticità dei collegamenti ferroviari dal Molise alla capitale e per Napoli, sia in andata che nel ritorno, è la seguente: “La metropolitana leggera prevista da Matrice a Isernia, protrarla fino alla stazione di Roccaravindola, dove già c’è la linea elettri-

ficata che consentirebbe attraverso la mediazione con Trenitalia, di far giungere un treno veloce, per esempio “Italo” alla stazione di Roccaravindola e da qui in soli 70 minuti si raggiungerebbe Roma e in 40 minuti Na-

poli. Quindi Roccaravindola diverrebbe la stazione vitale per i trasporti molisani e i passeggeri. Gli abitanti della provincia di Isernia potrebbero raggiungere la stazione di Roccaravindola in po-

chissimo tempo, sia in auto che con metropolitana leggera e da qui proseguirebbero con treno veloce nelle direzioni nord e sud”, mentre con la metropolitana leggera da Campobasso, Boiano i viaggiatori arriverebbero a Roccaravindola e da qui prenderebbero il treno veloce per le direzioni citate. Con questa operazione, si darebbe un grande impulso ai collegamenti tra Campobasso e Roma tristemente famosi per i blocchi delle motrici, le rotture improvvise dei motori e le via crucis dei passeggeri, costretti a pullman sostitutivi per raggiungere la capitale in tempi biblici”. Secondo il sindaco Rossi, questa è un’opportunità da cogliere immediatamente, in quanto la stazione di Roccaravindola possiede un ampio parcheggio per le auto che Venafro non ha, mentre vi sono due binari, i quali permette-

rebbero in stazione, l’avvio di due motrici per direzioni diverse. Tutte le valutazioni del caso andranno nelle mani della Regione e di Trenitalia. A nostro avviso potrebbe essere una soluzione sostenibile, che andrebbe a giustificare, anche la metropolitana leggera, oggetto di aspre critiche per la sua realizzazione, prevista per il primo lotto da Matrice a Boiano. Una tratta di 42 chilometri per un investimento di 25 milioni di euro, mentre per il secondo lotto che dalla città matesina, passando per San Massimo raggiungerà Isernia, sono stati già impegnati 500 mila euro per la progettazione. Far approdare a Roccaravindola la metropolitana leggera avrebbe sicuramente senso e potrebbe rivelarsi una scelta più che vincente per annullare le annose criticità nei trasporti.

Caccia, approvato il calendario venatorio aaaaRegione, la Consulta per la caccia approva il calendario venatorio Si è riunita ieri la Consulta regionale per la caccia presieduta dal Consigliere delegato e capogruppo del “Molise Di Tutti” Cristiano Di Pietro, alla presenza della struttura e delle parti interessate. Dopo un intenso e lungo confronto concluso con la Consulta, si è arrivati alla stesura di un calendario venatorio degno di questo nome e soprattutto nel segno del rispetto delle normative. Un risultato importante che la Nostra Regione attende da decenni e che finalmente restituisce dignità a questo settore, con un calendario che, nello specifico, prevede l’apertura della caccia dal 1 settembre al 31

gennaio e l’addestramento cani dal 15 agosto. Previste al contempo pre-aperture per varie specie sempre secondo quanto stabilito dalle normative vigenti. “In attesa dell’approvazione definitiva della Giunta, previo parere dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, il documento approvato oggi ha solide basi legislative e giuridiche e di questo ottimo risultato devo ringraziare la struttura regionale e le associazioni di categoria per la fattiva e costruttiva collaborazione” il commento del Consigliere delegato Cristiano Di Pietro. “Il prossimo step sarà quello di avviare entro l’estate il Piano faunistico venatorio regio-

nale per la sua definitiva approvazione e, guardando al futuro, conclude Di Pietro, stiamo studiando l’organizzazione dei corsi da selecacciatore per permettere il prolungamento della caccia al cinghiale contenendo così il numero della specie tanto dannosa per l’agricoltura e l’incolumità pubblica”. “Massima soddisfazione per l’ottimo lavoro svolto che oggi ha portato all’approvazione del calendario in Consulta” il commento dei rappresentanti delle associazioni venatorie Federcaccia, Associazione Nazionale Libera Caccia, Arcicaccia, Italcaccia, Enalcaccia e degli ATC presenti all’incontro, che si sono complimentate con la struttura e il Consigliere delegato per quanto fatto in sinergia.

La potatura come arte e mestiere

Una famiglia di potatori quella dei Di Lena di Larino: da papà Antonio ai figli Pasquale e Alessandro. Tutti bravi e vincenti nelle gare in cui l’abilità manuale della potatura di accoppia alla tecnica, alla conoscenza di dove e come sfrondare per rendere la pianta più produttiva. Non è uno sport: è una professione, anche se piace considerarla e viverla con un lato spettacolare e con tanto di podio per il vincitore e i due altri meglio classificati. I Di Lena fanno incetta di podi e di medaglie. Bravi e vincitori non solo in terra molisana, dove Antonio s’è aggiudicato per due volte il campionato regionale e Pasquale una volta, ma anche in campo nazionale con Alessandro che ha primeggiato al campionato nazionale di potatura dell’olivo, a

I Di Lena di Larino:

una famiglia vincente anche in campo nazionale Con Alessandro campione nazionale, Larino, antica e recente capitale dell’olio, culla delle Città dell’olio, e il Molise, forte dell’antica tradizione legata all’olivo e all’olio, aggiungono un altro tassello alla loro tradizione storica Montopoli Sabina, in provincia di Rieti. Forse, coi suoi 17 anni, il più giovane campione di questa particolare specialità della potatura. Non è la prima volta che Alessandro sale sul podio, avendo già ottenuto un secondo e due terzi posti (l’ultimo pochi giorni fa) al Campionato regionale di potatura, organizzato dall’Agenzia regionale di Sviluppo dell’agricoltura molisana. I riconoscimenti che ottiene sono il frutto della sua grande passione

per la campagna e l’olivicoltura in particolare. Un esempio, uno stimolo, un incentivo per i giovani che stanno riscoprendo il valore della ruralità e il modo professionale di viverla. Grazie a Alessandro e a questa sua vittoria, Larino, antica e recente capitale dell’olio, culla delle Città dell’olio, e il Molise, forte dell’antica tradizione legata all’olivo e all’olio, aggiungono un altro tassello alla loro tradizione storica.


Campobasso

7 3 maggio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Terminal: “Per prendere l’autobus si rischia la vita” L’intervento

CAMPOBASSO. Gentilissimo direttore oggi le porgo una questione affrontata anche altre volte ma che nonostante ciò ancora non vede una soluzione. Mi riferisco alle vie per l’uscita e per l’accesso al terminal di Campobasso. Sono stato personalmente protagonista di un increscioso episodio, quasi ho rischiato di essere investito. Mio malgrado non me la sono sentita di inveire contro l’automobilista perchè a mio parere nulla poteva in un tratto ad alta pericolosità. Possibile che a

suo tempo realizzata la struttura del Terminal nessuno si sia posto il problema delle vie d’accesso allo stesso. Di fatto esiste un sovrapasso che però poi non viene utilizzato, perché? Eppure sopratutto nei giorni lavorativi e scolastici folti gruppi di ragazzi si recano al terminal per prendere i mezzi, senza contare poi i lavoratori o chi viaggia giornalmente. Davvero siamo al paradosso, non solo piange il cuore a guardare una struttura del genere, nata anche per offrire un certo numero

di servizi, e invece ridotta a uno stato pietoso, quasi ‘fantasma’, (non si può andare neanche in bagno), ma poi mettere a rischio anche la sicurezza dei viaggiatori mi pare veramente troppo. Quando poi sento dire che questo é un problema vecchio e non certo di oggi, allora veramente mi indigno come se questo fosse un buon motivo per non risolverlo, come se quando si viene eletti in

un’amministrazione e nominati in una giunta tutte le questioni irrisolte debbano rimanere irrisolte perché non create in quel momento. Allora vengono in mente gli spot elettorali e le promesse fatte ai cittadini. L’esempio del Terminal é uno dei tanti, é però questo un tema importante che, a mio parere meriterebbe veramente la giusta attenzione e non solo più delle chiacchiere e dei

‘faremo‘....‘ diremo‘..... ma degli atti concreti, dei provvedimenti nero su bianco. Invito chi siede a Palazzo San Giorgio a provare ogni tanto ad andare a piedi al Terminal, ad aprire gli occhi, ad ascoltare la gente. Infine mi auguro di cuore che per prendere in mano la situazione in maniera reale non si aspetti che prima o poi accada qualcosa di grave ed irreparabile.

Piazza Prefettura, gli errori del Comune di Mara Iapoce Egregio direttore, Sono una campobassana residente a Modena. Ho seguito, attraverso la vostra copia online, la querelle su Piazza Prefettura, ed in particolare quella di un imprenditore propenso alla sua riapertura. La risposta che mi viene da dare è costituita da queste foto, che mi piacerebbe pubblicasse per far capire ai miei concittadini quello di cui sto parlando. Documentano: 1) il caotico parcheggio presente in Piazza Roma (quella dell’Accademia, per intenderci), che ha lasciato il posto a fontane, sedili ed un decoroso arredo urbano; 2) Via Farini, ad essa adiacente, sede di una prestigiosa sartoria che ha vestito Luciano Pavarotti e di drogherie di un certo calibro; 3) la Via Emilia, cantata da tanti artisti, che taglia in perpendicolare l’intero centro storico 4) il Novi-Park, parcheggio sotterraneo a poche centinaia di metri da quest’ultimo; 5) Piazza Grande Noterà intere zone chiuse al traffico, e le sto mostrando un quinto del centro storico della città. Vi hanno accesso gli autobus e, solo in alcune strade, i residenti. Potrei chiuderla qui per dare una prova di CIVILTA’ e di BUON SENSO a quella manciata di commercianti che sta alzando le barricate contro l’ordinanza di chiusura emanata dal sindaco, invece voglio andare oltre per circostanziare il mio punto di vista. Se si fa un giro a Modena e intervista i negozi presenti nelle zone sopra citate e limitrofe, nessuno le dirà di aver visto un calo negli affari dovuto alla chiusura al traffico. Quando fu deciso che Piazza Roma avrebbe perso i parcheggi, ci furono tre locandine (di numero) sui quotidiani locali, e poi

più. In molti ora stanno usufruendo del vicino Novi-Park, allora mi chiedo perché non si possa pensare ad un parcheggio sotterraneo -che quindi non impatti l’ambiente circostante e non crei caos- anche a Campobasso. In più. i modenesi, che di senso civico ne hanno da vendere, utilizzano autobus o bici: possiamo prendere qualche spunto da questo piuttosto che continuare a sentirci perseguitati da un’ordinanza, non le pare? Sposo inoltre l’idea secondo la quale è irrazionale avere la stessa tipologia di esercizi commerciali a poche decine di metri di distanza l’uno dall’altro, pretendendo di avere quel volume d’affari che si avrebbe se ve ne fosse solo uno, e ritengo sia obiettivo rilevare la presenza di numerosi avventori nei bar e nelle pasticcerie della piazza, che quindi smentiscono l’idea che vede nella presenza di parcheggi la garanzia di fruizione degli esercizi da parte della gente. L’imprenditore della zona si chiedeva dove vivessero i cittadini che hanno scritto la lettera: evidentemente nella stessa città in cui vive lei, signor Stella, e dove anch’io sono vissuta per anni, che mi porta a fare le stesse riflessioni di quei lettori, e non credo di aver bisogno di un paio d’occhiali per vedere meglio. Infine, non è sensato né salutare far partire le coronarie semplicemente perché qualcuno ha espresso un diverso punto di vista, e mi riferisco sempre all’imprenditore. Pensare che Campobasso debba sempre vivere secondo il suo personalissimo sistema di regole ha portato ad una città che di vivibile e di civile ha ormai poco, e lo dico con il rammarico di chi vi è nato. Senza pregiudizio alcuno

Sul verde il Comune esca dalle solite teorie di Umberto Vinciguerra Egregio signor sindaco, Vorrei sapere quanto si intende fare nella nostra città per il recupero di un'immagine rovinata da atti di vandalismo e da incuria generale. Lei sta incontrando i cittadini dei vari quartieri, ad una delle cui riunioni ho anche partecipato, ma occorre uscire dal fumo della teoria e della forma per dare sostanza a programmi di cui Campobasso ha un bisogno impellente. Il verde pubblico è stato messo nel cassetto del dimenticatoio, con tanto di lancio della chiave nel vuoto dell'indifferenza, e di iniziative estemporanee prese da noi cittadini. Gli edifici sono quasi tutti imbrattati, nell'impunità generale e nella mancanza di volontà di guardare al problema per quello che è, ossia un REATO. I marciapiedi sono quasi tutti sconnessi, scivolosi, obsoleti. I parchi sono pressoché inesistenti, ed a questo proposito desidero esprimere tutta la mia indignazione nei confronti dell'ennesimo scempio edilizio: come se gli attuali centri commerciali non bastassero -in una città che sta vedendo assottigliare il numero dei suoi abitanti- in via IV Novembre si è deciso di costruirne un altro. Non c'è mai limite al peggio! Invece di recuperare la zona nel rispetto dell'ambiente, e quindi attraverso la creazione di un parco attrezzato, abbiamo l'ennesima, obbrobriosa colata di cemento, in un contesto, come quello nostrano, in cui di armonico a livello edilizio non c'è quasi nulla, perché si sono concesse licenze senza il benché minimo criterio di preservazione della bellezza del territorio e di rispetto delle proporzioni. Sembra quasi una barzelletta che i nostri ragazzi non abbiano uno spazio all'aperto in cui giocare liberamente, perché stiamo parlando di una cittadina di provincia, eppure è così. A tal proposito allego una foto di uno scorcio di Modena (il cui numero di abitanti è tre volte quello di Campobasso), che del verde pubblico e degli spazi per il cittadino ha fatto il suo stendardo. Avrei potuto portarvi un reportage fotografico, ma credo che la foto parli da sé, così

come credo che lei ed i suoi collaboratori abbiate varcato più di una volta il confine regionale e vi siate resi conto di quanto più vivibili e rispettose di certe regole siano determinate realtà cittadine della nostra Italia. A seguire, il traffico: non c'è un piano che possa dirsi tale. Il pedone continua ad essere messo seriamente in pericolo quando vuole attraversare, con il rischio di prendersi degli improperi dall'automobilista cafone che vuol passare a tutti i costi, pur in presenza delle strisce pedonali: vedi via San Giovanni, Corso Bucci, via Cavour, via Mazzini. Tutto questo perché? Perché gli appelli di chi chiedeva dissuasori di velocità con la D maiuscola, semafori a chiamata pedonale, presenza dei vigili urbani sono stati puntualmente ignorati. A finire, le isole pedonali: solo in una città votata alla cura spasmodica dell'interesse personale anziché collettivo si è stati in grado di sollevare una ridicola polemica sulla chiusura di Piazza Pepe. Di parole ne sono state spese tante, così come sono state avanzate soluzioni: quello che mi preme sottolineare è la protervia di tutti coloro che, in barba ad un pronunciamento corale della cittadinanza a favore dell'ordinanza di chiusura, stanno battendo i piedi come i bambini, nell'assurda convinzione che consentire il parcheggio nella piazza -e quindi ritornare al caos del periodo antecedente all'ordinanza- sia sinonimo di rivitalizzazione dei loro introiti. Meglio tacere, perché l'idiozia di una tale convinzione parla da sé. Insomma: Campobasso come una torre di Babele, e quello che fa più rabbia è la presunzione di chi crede che l'attuale assetto sia quanto di meglio si possa avere per la città. Traduzione: continuate pure a fare il comodo vostro, cittadini, tanto non c'è nessuno che vi controlli né vi sanzioni. Mi perdoni, ma con quale coraggio avanziamo la pretesa di essere ascoltati in ambito su certi temi di più ampia portata se non partiamo prima dalle piccole cose?



Italy



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Campobasso

Tutto quello che gli altri non dicono

3 maggio 2016

senza alcun finanziamento pubblico

Manca un punto contro l’Isernia per non farsi sfuggire il terzo posto

Solo l’acqua frena i rossoblù

A Montegranaro la pioggia ha influito sull’andamento della partita di Gennaro Ventresca Pallone, al maschile, quasi mai. La palla, si. Meglio Eupalla. Una musa che ispirava il sommo Giannibrerafucarlo. Se per caso il giornalista-scrittore avesse fatto una breve puntatina a Montegranaro, per sbirciare di nascosto alcune fasi di Folgore-Campobasso, si sarebbe arciconvinto che la palla è donna e, quindi, custodisce tutte le incognite che ruotano intorno al mondo femminile. Il campo intriso d’acqua, pieno di pozzanghere e di ciuffi d’erba ribelli, ha sfacciatamente favorito la squadra di casa che gioca in un impianto spazioso, circoscritto da una incerta pista d’atletica. Ma, in compenso, ci sono gli alberi, le siepi, persino i fiori. Poco conta che manchino gli spettatori. Dalla nostra città, tolto il gruppetto dirigenziale, si sono scomodati una ventina di cuori rossoblù. Del resto era l’ultima trasferta del campionato e quasi tutti avevano

già mollato i pappafichi. La partita per i nostri colori non è stata comoda: troppi giocatori si sono mal adattati al terreno infame, e alla pioggia che, incessante, è venuta giù per l’intera durata della sfida. Comunque sia, i nostri ragazzi si sono adeguati. Cercando di tenere in disparte il fioretto, per usare la scimitarra che mal sopportano, per inclinazione tecnica e per insegnamenti ricevuti prima dall’abruzzese Cappellacci e poi dal più elegante Favo. Ancora una volta è stato Michele Lanzillotta, classe ‘84, quindi trentaduenne, il signore del centrocampo; Favo non senza stupore ha preferito Rinaldi a Grazioso non venendone ripagato; Aquino che rientrava dalla lunga squalifica ha guidato la prima linea che quando è priva di Alessandro (prudenzialmente fermato in panchina) perde il suo pungiglione; Todino ha disputato l’ennesima prestazione senza sole, a compendio della sua di-

In Prefettura le Stelle al merito

Quattro i premiati con la consegna delle decorazioni e brevetti CAMPOBASSO. Domenica primo maggio, in prefettura a Campobasso, ha avuto luogo la cerimonia per la consegna delle decorazioni della “Stella al Merito del Lavoro” e dei relativi brevetti. Per il 2016 sono stati insigniti della prestigiosa ed ambita onorificenza, per particolari benemerenze acquisite nel corso dell’attività lavorativa, i Signori:

Giovanna CARUSO residente a Campobasso Prefabbricati Tappino S.r.l. – Toro; Francesco LONGO residente a Pesche Poste Italiane S.p.A – Frosolone; Giancarlo MANOCCHIO residente a Ferrazzano Telecom Italia S.p.A. – Campobasso; Gerardo RODI residente a Venafro Enel Distribuzione S.p.A. – Isernia.

sordinata stagione. Ci si aspettava di meglio dal ruspante Gabrielloni che, nonostante i garretti forti, più degli altri ha fatto fatica a primeggiare nel pantano. TERZO POSTO Manca un punto alla nostra squa-

non proprio di primissima scelta. Tra i quali, come si ricordava, sta primeggiando Lanzillotta; dietro di lui ci sono soprattutto i sorprendenti under, a cominciare da Grillo, Lucchese e Grazioso. PLAY OFF

Giocare in trasferta sui campi marchigiani incide solo per il costo del viaggio e del pernotto: eccetto pochi campi (quello della capolista prima di tutto) gli spalti sono deserti e lo scarso pubblico segue in modo staccato. A diffe-

dra per consolidare il terzo posto. All’ultima partita contro l’Isernia dovrebbe essere facile agguantare il pareggio che certificherebbe il prodigioso lavoro di Favo che ha rilevato dal trasandato collega abruzzese una squadra a pezzi e, nonostante alcune urgenti potature dovute a stringenti problemi di bilancio, ha saputo abilmente gestire un gruppo di calciatori

Comunque sia i rossoblù dovranno vedersela, negli spareggi, contro il Matelica, in clamorosa caduta libera. Forti del terzo posto i nostri dovranno giocare la partita secca al Romagnoli, un vantaggio piccolo piccolo vista l’indifferenza con cui i nostri ragazzi sono seguiti da un pubblico che si è immotivatamente andato sfilando partita dietro partita.

renza dei tifosi in Campania e soprattutto in Puglia. PAGELLE Grillo (6), Lenoci (6,5), Raho (6), Ferrani (6,5), Di Pasquale (6); Lucchese (6), Rinaldi (6), Lanzillotta (7,5); Gabrielloni (5), Aquino (7), Todino (5). Sub. Alessandro (6), Grazioso (6). All. Favo (7).

“Cambiamo Bojano” Marco Di Biase ha presentato il suo programma da candidato sindaco per le comunali BOJANO. “Il Cambiamento non si fa da soli” – con queste parole Marco Di Biase ha presentato il progetto di lancio della lista “Bojano Futura”. “Abbiamo una città con grandi energie, ma è una città che deve tornare ad essere ascoltata. Questo sarà il nostro metodo di amministrazione della città: spalancare le porte del comune alle istanze e alle proposte dei cittadini”. Conferenza di presentazione che ha visto il tema del lavoro come punto cardine: “Creare un programma elettorale oggi, vuol dire soprattutto cercare di dare risposte ai cittadini sul tema del lavoro. Siamo consapevoli che i poteri a disposizione di un Comune sono solo una piccola parte del complesso sistema delle riforme e dei cambiamenti necessari per far ripartire l’occupazione. Noi affronteremo questa tematica con 4 principali strumenti: innanzitutto creare una piattaforma organizzativa e fiscale che favorisca le condizioni ambientali per incentivare le attività produttive; ridare centralità a Bojano all’interno dell’area ma-

tesina fornendo servizi di eccellenza attrattivi per i cittadini dell’hinterland; far ripartire gli investimenti attraverso la nostra capacità di reperimento di fondi europei e ministeriali; attivare una forte attività istituzionale per la riapertura e il rilancio della GAM”.

“Su quest’ultimo punto – ha concluso il candidato sindaco Di Biase – ho una determinazione ancora più forte, poiché l’azienda fu creata quando ad amministrare il Comune era mio padre, quindi la mia massima ambizione, è quella che, la prima fase del mio mandato da sindaco, sia caratterizzata dalla riapertura e dal rilancio dell’azienda”.


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Isernia

3 maggio 2016

Sicurezza del territorio, gli interventi La Polizia ha intensificato i controlli. Fermata anche una donna per tentata truffa ISERNIA. In occasione del week end del 1° maggio, la Questura di Isernia ha intensificato al massimo l’attività di controllo del territorio predisponendo una serie di posti di controllo fissi e mobili. Nel corso di detta attività sono stati controllati 150 veicoli e oltre 300 persone, alcune delle quali con pregiudizi di Polizia; sono state contestate, inoltre, 35 infrazioni al Codice della Strada ed è stato sequestrato un veicolo in

quanto da un controllo in Banca Dati risultava che sullo stesso pendeva un gravame fiscale. I controlli sono stati estesi anche alle persone sottoposte a misure di prevenzione ed in tale ambito l’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico ha deferito in stato di libertà alla competente A.G. un 50 enne isernino, noto pregiudicato, sottoposto a regime di detenzione domiciliare che, proprio durante un controllo not-

turno presso la sua abitazione, effettuato dall’equipaggio di una Volante, non è stato trovato in casa. Lo stesso dovrà ora rispondere del reato di evasione. Infine, la Divisione Polizia Anticrimine, ha adottato un provvedimento di Divieto di Ritorno nel comune di Pozzilli, nei confronti di una donna 33 enne di origine campana, che alcuni giorni orsono era stata rintracciata dai Carabinieri di Filignano, mentre si

Per merito del fotografo isernino di fama internazionale Francesco Carovillano

“Ndocciata di Agnone inserita tra le 100 meraviglie d’Italia” Dalla prestigiosa rivista europea “Condé Nast Traveller” L’Università delle Generazioni ha avuto occasione di ammirare soltanto adesso il pregiatissimo num e r o speciale “Summer 2015 – Wonderful Italy” (Estate 2015 – La bella Italia) che la prestigiosa rivista europea bilingue (inglese – italiano) “Condé Nast Traveller” ha dedicato ai 100 eventi più belli e significativi di tutta Italia. In tale contesto due pagine (la 272 e la 273) sono occupate per intero da una magnifica immagine della ‘Ndocciata tratta dal grande servizio fotografico realizzato in Agnone nella edizione dell’8 dicembre 2014 dal maestro fotografo isernino di fama internazionale Francesco Carovillano. Ecco la didascalia n. 72 (che accompagna la suggestiva foto di un gruppo di cinque ‘ndocciatori intenti nel volteggiare in circolo per creare un effetto-giostravortice di fuoco): “Molise - Rito infuocato – Nella notte dell’8 e del 24 dicembre le vie di Agnone sono animate dalla ‘Ndocciata (la ‘ndoccia è una torcia di abete bianco e ginestre), una festa di fuoco che, con accenti pagani, celebra la vittoria della luce sulle

tenebre”. Sempre più la manifestazione della ‘Ndocciata agnonese viene celebrata dai più prestigiosi network mondiali e questo riconoscimento è particolarmente importante poiché segnala alla classe imprenditoriale e intellettuale alta e altissima internazionale, specialmente europea, la ‘Ndocciata come evento compreso nella “top 100” dell’Italia intera! Tale inserimento è pure merito di Francesco Carovillano che ha fatto conoscere Agnone alla redazione del super-magazine “Traveller” della celebre casa editrice Condé Nast. Francesco Carovillano è artista isernino nato a Campobasso il 21 aprile 1985 e attualmente vive a Parigi, ma opera in tutto il mondo come “free photographer” pubblicato dalle più diffuse e prestigiose riviste di immagini esistenti al mondo. Oltre ad innumerevoli servizi foto-giornalistici, è autore di parecchi libri esclusivamente fotografici, molti dei quali sono compresi nella collana internazionale “View Finder Book” (suo, in particolare, il volume dedicato alla Toscana). Viaggia molto per lavoro e quando può, come si è visto nel caso della ‘Ndocciata di Agnone, cerca di esaltare le bellezze della natìa terra molisana.

Provincia, l’assemblea dei sindaci Oggi alle ore 15, 30 discuterà il rendiconto di gestione ISERNIA. Il Presidente della Provincia di Isernia, Lorenzo Coia, informa che: “essendo andata deserta la seduta di prima convocazione, l’Assemblea dei Sindaci si riunirà, in seconda convocazione, oggi alle ore 15,30 per trattare il seguente argomento: Schema di rendiconto di gestione dell’esercizio 2015 di cui al DPR 194/1996 con funzione autorizzato ria, del rendiconto di gestione dell’esercizi 2015 con funzione conoscitiva di cui al D.Lgs. 118/2011, della relazione del Presidente e dei relativi allegati. PARERE (art. 25, comma 2, Statuto Provinciale”.

aggirava nel centro abitato di Pozzilli, richiedendo denaro presso le abitazioni private, per conto di una fantomatica associazione di volontariato con sede in provincia di Napoli. La donna, considerato che recen-

temente in quella zona sono erano state perpetrate alcune truffe agli anziani nonché alcuni furti in abitazione, è stata ritenuta pericolosa per la sicurezza pubblica e, pertanto, per un anno, non potrà fare ritorno nel predetto comune.

Bullismo, come estirparlo Incontro degli studenti dell’Andrea d’Isernia con lo scrittore Roberto Bratti ISERNIA. Parlare di bullismo non è mai abbastanza!! È un fenomeno, sintomo di un malessere sociale largamente diffuso, che mina alla radice la società civile, perché coinvolge bambini e ragazzi e lascia loro ferite

La lettura del testo narrativo ha dato agli alunni il necessario stimolo a sviluppare un percorso altamente formativo, che li ha visti autori di poesie, canti e prodotti digitali, realizzati con l’uso di software ed applicazioni per

devastanti. Per questo, la scuola secondaria di I grado “Andrea d’Isernia” non abbassa mai la guardia e, con la preziosa collaborazione dell’agenzia libraria Cosmo Iannone, nonché della Polizia Postale, che ha progettato un compito di realtà sul tema del bullismo, che ha visto coinvolti tutti gli alunni delle classi prime. Il giorno 28 aprile, nella sala teatro “San Francesco” del Convento dei Padri Cappuccini di Isernia, i ragazzi, alla presenza di un pubblico attento e sensibile, hanno incontrato il giornalista e scrittore Roberto Bratti, vincitore del prestigioso Premio Bancarellino, autore del libro “Bulli con un click”, nel quale affronta il preoccupante tema del cyberbullismo.

smartphone, che hanno dimostrato l’entusiasmo degli alunni e hanno ricevuto l’apprezzamento di tutti i presenti. L’evento è stato chiuso da un intervento del Dirigente Scolastico, dott.ssa Mariella Di Sanza, che ha puntualizzato la valenza educativa e formativa del progetto, il quale ha offerto ai ragazzi la possibilità di esprimere visibilmente il traguardo raggiunto sul piano delle competenze sociali e civiche e li ha resi protagonisti fattivi del loro processo di crescita, nell’ottica dell’imparare ad imparare. Ha ringraziato l’autore, l’agenzia Iannone e i genitori per la loro nutrita partecipazione, che attesta il vivo interesse per problematiche così attuali.


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Termoli

3 maggio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

“A Termoli la desertificazione sanitaria” Opposizione compatta per denunciare i tagli della regione che penalizzano il San Timoteo TERMOLI. Opposizione compatta a Termoli per denunciare la desertificazione sanitaria. “Il timore di oggi è proprio quello che si sta avverando tutto ciò che avevo detto in campagna elettorale: si sta arrivando al materiale smantellamento dell’ospedale San Timoteo di Termoli – ha affermato il consigliere Michele Marone – apprendiamo che non possono essere più garantiti servizi che sono necessari per la salute dei cittadini come gli interventi programmati e soltanto qualche emergenza. E’ una cosa incredibile – ha concluso Marone – non poter più usufruire del presidio più importante della zona”.

Rischi e paure condivise anche dal consigliere in forza al Movimento 5 stelle, Nicola De Michele, che addita il sindaco di totale disinteresse verso il territorio. “Al contrario dell’alto e medio Molise – ha affermato Di Michele – non abbiamo cliniche private e non abbiamo centri dove poter davvero andare se ci fossero problemi con il pubblico e il secondo ancora più grave è che abbiamo un sindaco che non si interessa del suo territorio, che sono due anni che fa incontri e promette, ma quello che capiamo va solo a favore di un presidente di Giunta regionale e del suo governo.

Inaugurato nuovo impianto di irrigazione la struttura a Guglionesi e San Giacomo dal consorzio di bonifica di Termoli Il presidente del Consorzio di Bonifica di Termoli, Giorgio Manes, con la presenza dei Sindaci di Guglionesi e San Giacomo degli Schiavoni, il presidente della Coldiretti Molise, Tommaso Giagnacovo, ed i coltivatori della zona, ha inaugurato l’impianto irriguo di soccorso che consentirà di irrigare circa 200 ettari di terreno, che non erano ancora serviti dalla rete irrigua. “L’impianto – ha illustrato Giorgio Manes - viene alimentato da una vasca di compenso del sistema irriguo Biferno e, mediante il pompaggio l’acqua viene convogliata in una vasca situata a monte della zona collinare, che, a sua volta, serve a caduta i terreni della zona tra Guglionesi e San Giacomo Degli Schiavoni. La fornitura del servizio di irrigazione è gestito attraverso le centraline dei contatori di nuova generazione, che consentono il prelievo dell’acqua attraverso tessere elettroniche personali, rilasciate aicoltivatori che ne faranno richiesta presso il Consorzio di Bonifica di Termoli.” Soddisfazione hanno manifestato i sindaci presenti, Bartolomeo Antonacci e Rino Bucci, che hanno fortemente sollecitato la realizzazione dell’impianto. Il

presidente della Coldiretti Molise, Tommaso Giagnacovo, ha sottolineato come la moderna agricoltura non può fare a meno di un efficace sistema di irrigazione, che renda i terreni più produttivi e le aziende agricole più competitive. L’inaugurazione si è svolta a corollario della Settimana Nazionale della Bonifica e dell’Irrigazione, che si svolta dal 23 al 30 aprile scorso, e che si è articolata, in Molise, con le iniziative specifiche dei Consorzi di Bonifica di Larino, Termoli e Venafro, per stimolare il dialogo con i cittadini e l’opinione pubblica, organizzando anche passeggiate e visite guidate degli impianti consortili, con incontri e momenti di confronto.

I cittadini – ha proseguito – hanno bisogno di una persona che si occupi del territorio e dica ai propri concittadini che c’è l’assicurazione di una sanità che funzioni. Questo ospedale, ed è già capitato un’altra volta, va a singhiozzo ci sono reparti che non funzionano ed altri che funzionano al 50% ed oggi meno male che si sono messi la mano sulla coscienza e sono arrivati gli anestesisti per tenere aperti i reparti più importanti ma così non può andare. Il territorio ha una copertura di quasi 100mila abitanti. Non siamo la cenerentola di questa re-

gione – ha concluso Di Michele – e lo dobbiamo capire noi che siamo consiglieri di minoranza

ma soprattutto il sindaco a cui non interessa nulla di quello che accade qui”.

Un mare di saperi Un viaggio nel bosco incantato e dei misteri: Corundoli Uscita didattica per gli alunni delle classi terze elementari di Petacciato. Conoscere il proprio territorio “tra passato e futuro”, esplorarlo nel suo aspetto storico-sociale- ambientale, conoscere l’ambiente come complesso sistema di relazioni, recuperare e valorizzare le tradizioni popolari del proprio territorio, assumere comportamenti atti alla salvaguardia dell’ambiente naturale, conoscere la biodiversità. Questi sono i punti focali del progetto che i giovani studenti stanno realizzando con i volontari di Ambiente Basso Molise. Infatti, gli studenti accompagnati dalle insegnanti Casalanguida Angelina, Amato Maddalena, Terzano Vittoria, e dai genitori Brunetti Michela e Sfredda Marina, si sono recati presso il bosco di Corundoli per una lezione dedicata alla biodiversità. Il “bosco incantato” stupore, meraviglia e domande degli studenti. I percorsi che vengono proposti da ABM sono anche occasione di incontro, di esperienza, di apprendimento per gli allievi, per la scuola e per le famiglie, che possono condividere attitudini e interessi e, allo stesso tempo, approfondire parte della storia locale e non solo. Lungo il percorso i giovani allievi hanno potuto osservare quanto fosse interessante l’ambiente del bosco: dovunque si guardasse c’erano fiori di ogni colore, erba e foglie di un verde brillante, farfalle multicolori che svolazzavano tra i fiori ed i capelli delle fate. Una piacevole mattinata nella natura riscoprendo i sensi, annusando profumi, esplorando il bosco, ascoltando suoni e rumori e toccando con mano la bellezza che ci regala il nostro territorio. Da anni Ambiente Basso Molise si adopera in questo senso, nel dare opportunità di conoscenza ai giovani, con la consapevolezza che solo il conoscere può costituirsi come cultura.

Fenice, continua la protesta La Cgil torna a sottolineare la situazione in essere in azienda TERMOLI. Dopo 12 turni consecutivi di sciopero ad oltranza, i lavoratori della Fenice di Termoli sono ancora più motivati di prima a continuare la loro protesta, poiché ritengono ingiustificato il cambiamento dei turni. Già lavorano a ciclo continuo con coscienza e professionalità, sacrificando la vita sociale e familiare, visto che gli addetti alla centrale termica lavorano anche nelle festività. La nuova turnazione proposta prevede più domeniche lavorative ed una remunerazione inferiore. Inoltre una parte dei lavoratori, precisamente quelli addetti al trattamento acque, saranno penalizzati in misura ancora maggiore con la riduzione di 6 turni lavorativi (sui giorni di sabato e domenica) e con la conseguente significativa penalizzazione economica. La nuova turnazione è altresì penalizzante perché sminuisce la professionalità creando mezze figure ibride e non professionali

con un grosso rischio per l’incolumità del lavoratore eper la sicurezza della FCA stessa. La nuova turnazione implica un impatto peggiorativo sulla salute perché costringe i lavoratori a passare dalla notte al primo turno sconvolgendo gli equilibri psicofisici della persona. La maggiore efficienza e produttività voluta e imposta dall’azienda crea

discriminazioni anche tra i dipendenti in quanto cade solo ed esclusivamente sulla pelle dei 22 operai. L‘azienda non ha voluto mai prendere in considerazione le nostre proposte già evidenziate al tavolo delle trattative sindacali, facendo leva sulle difficoltà economiche che lo sciopero comporta per i lavoratori e le loro famiglie.



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Opinioni

3 maggio 2016

senza alcun finanziamento pubblico

Molise, sempre meno nati e sempre più morti

di Claudio de Luca

Nello Stivale il censimento 2011 registrò oltre 59 milioni di abitanti (+4,3% rispetto a dieci anni prima). Di contro, in Molise, da 320.601 che erano, i discendenti di Cuoco diventarono (almeno sulla carta) 313.660. Solo la Basilicata (-3,3%) e la Calabria (-2,6%) fecero registrare numeri peggiori. Esigua anche l’entità degli immigrati (il 25,6% ogni 1.000 abitanti). In realtà, gli Italiani erano diminuiti di 250mila unità mentre gli altri erano cresciuti da 1.334.889 a 4.029.145, segnando un +201,8%. Pure in questo caso la percentuale molisana era rimasta esigua ove confrontata a quella del resto dello Stivale (67,8% ogni 1.000 unità). Oggi i dati Istat riferiscono che, nella 20.a regione si vive più a lungo, si nasce di meno (7 neonati per ogni 1.000 abitanti) ed i residenti continuano a diminuire (-5.3%).Naturalmente il contenimento» delle nascite può dipendere da cause tra le più diverse. Le attese di vita sono pari a 79,6 anni per gli uomini ed 84,9 per le donne. Gli stranieri residenti sono 11mila e nella gran parte dei 136 Comuni della “ventesima” si assiste al fenomeno dello spopolamento. I dati dicono: 1) che l’11,9% dei Molisani sono infraquattordicenni; 2) che il 64,8 conta dai 15 ai 64 anni; 3) che il 23,3% ha più di 65 anni, compresi i tanti ultracentenari che affollano la regione. Nel 2014 si è registrato un aumento della speranza di vita alla nascita, dal momento che i “ma-

Tutto quello che gli altri non dicono

schietti” oltrepassano gli 80 e le “femminucce” gli 85. Altro dato analizzato è stato quello relativo al movimento migratorio. Il saldo con l’estero (che poi rappresenta la differenza tra il numero degli iscritti per trasferimento di residenza dall’estero e quello dei cancellati per trasferimento di residenza all’estero) è pari ad uno (stima su 1.000 ab.). Quello interno (che è la differenza tra il numero degli iscritti per trasferimento di residenza da altro Comune e il numero dei cancellati per trasferimento di residenza in altro Comune) è negativo (-2 su 1.000 ab.). Per conseguenza il saldo migratorio totale negativo è risultato pari a -0,9/1.000 ab.). In Molisesi ‘fanno’ pochi figli, e da tempo non si raggiunge il livello di 1,2 pargoli per ogni donna. Il dato permette di classificare la regione tra quellecon il livello più basso di natalità: 7,2 nati per ogni 1.000 ab. Il tasso di mortalità è pari a 11,5 decessi ogni 1.000, con un tasso di incremento naturale negativo pari al 4,3/1.000. La riduzione delle nascite costituice il frutto di due componente: quelle del concomitante contenimento riproduttivo delle italiane e delle straniere, caratterizzato da una fecondità solo poco più alta nel Nord (1,32) rispetto a quella del Centro e del Mezzogiorno

di Pasquale Di Lena Non pochi dei miei vecchi e cari amici, che da anni mi seguono lungo il percorso del vino, dell’olio, della gastronomia e dell’agroalimentare in generale, mi hanno chiesto se vado a Expo 2015, che ha aperto il primo maggio a Milano, e cosa penso della Xylella o, meglio, quale sarà il futuro dell’olivicoltura del Salento. Per quanto riguarda l’Expo non credo di andarci. Per non creare equivoci dico subito per più di una ragione, non ultima quella che a dominare la sua immagine sono le multinazionali, cioè i grandi affari che stanno affossando l’agricoltura contadina, i nostri territori più fertili e più vocati al cibo di qualità, e, cosa ancora più grave, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa del pianeta. Ritengo, però, davvero un peccato la messa in bocca di queste consorelle affamate di profitti; campi fertili; semi; tradizioni, soprattutto quelle gastronomiche; qualità e biodiversità, un messaggio fortemente incisivo come“Nutrire il pianeta”. Un messaggio bello, incredibilmente vero, visto che il pianeta ha bisogno di essere nutrito, soprattutto con amore, che, con la presenza delle multinazionali, si contraddice, ed ecco che non ha più la stessa forza. Lo stesso discorso vale per le montagne di cemento buttato, quando gli organizzatori potevano fare proprio il suggerimento di Slow food, cioè la sua sostituzione con costruzioni in legno. Strutture possibili da riciclare in ogni luogo dove nasce e cresce la voglia di stare insieme, insegnare e fare agricoltura, in pratica “nutrire” la speranza e il sogno del domani. Un suggerimento che, se preso in considerazione, poteva diventare un esempio stupendo per il mondo intero, una vera e propria semina di speranza per il futuro e un monito proprio per le multinazionali che hanno bisogno urgente di curarsi di questa loro bulimia per ridare spazio alla ragione. Ecco due le due ragioni che mi portano a dire che l’Expo, la grande vetrina

(1,29). Nella 20.a regione il dato demografico più rilevante rimane quello degli ultracentenari. Per esempio, in Ururi, oltre ai 6 censiti, sono numerosi i 90enni. La cosa preoccupa con riferimento al sistema regionale di protezione sociale che non dovrebbe occuparsi soltanto dei fattori primari di sopravvivenza, bensì attendere ad uno sviluppo umano integrale. Per ciò

stesso dovrebbe mirare soprattutto alla somministrazione degli ausili per le fasce di povertà e per il disagio familiare. In questo campo, secondo una elaborazione “Censis-Unipol”, fatto 100 il valore-indice Ue, il Molise si trova al 32° posto con un punteggio di 96,3 (medio-basso), quando la media italiana è di 97,9. In questa classifica, che accomuna Regioni italiane e Stati europei, il 1° posto rimane occupato

dal Trentino-Alto Adige (108,7) che supera persino i Paesi Bassi (107,4), la Svezia (105,5), la Germania (105,0) e la Finlandia (102,7). Ad ogni buon conto la 20.a regione fa meglio di Spagna (93,0) e Grecia (92,2), ma soprattutto surclassa la Sicilia (fanalino di coda) che raggranella il punteggio di 82,4 (da considerare basso da 92 in giù).

La Xylella e il futuro dell’olivicoltura

sul mondo, è una grande occasione, in parte persa. Infatti, non posso non tener presente, in questa mia critica, un elemento fortemente positivo di questo grande evento internazionale che rende l’Italia protagonista. Dovendo esso parlare di cibo, non può fare a meno di mettere in luce il valore ed il significato del territorio e delle sue fondamentali risorse. Prima fra tutte la ruralità con la sua agricoltura, l’attività che, da oltre diecimila anni produce cibo, cioè mette a disposizione dell’uomo l’energia vitale. Expo 2015, una magnifica opportunità per un rilancio culturale dell’agricoltura e la sua campagna, ha pensato bene di mettere ai margini, ridurre a ben poca cosa, con l’abbandono dell’agricoltura e l’abuso di territorio. Un abbandono prima di tutto culturale. Ho avuto l’opportunità di vivere una lotta,

qui nel Molise, e di dare il mio contributo, soprattutto politico, a far vincere il territorio contro l’idea e il progetto, fatti propri dalla classe politica e dirigente locale, di una multinazionale del latte, la Granarolo, di voler cementificare (non essendo più possibile in Emilia e Lombardia), un chilometro quadro di suolo fertile per realizzare una stalla industriale capace di ospitare 12.000 manze. Rispondendo alla seconda domanda che mi è stata posta, la questione Xilella, l’insetto diventato famoso suo malgrado, rientra in questa logica di occupazione del mezzogiorno per fare quello che non è più possibile fare altrove. In tal senso ho espresso il mio parere in tempi non sospetti, lo scorso anno, quando è cominciata a circolare la notizia della Xilella. Questo insetto, da sempre noto perché fastidioso, rappresenta, a

mio parere, una grande opportunità per nuove speculazioni, di ogni tipo, che possono essere bloccate solo da scelte capaci d’ intaccare gli interessi del capitalismo dominante e di mettere in crisi quella sua logica di distruzione e di spreco, in primo luogo dei valori e delle risorse propri del territorio, o meglio, dei territori che fanno parlare di mille meridioni. Territori, oggi, racchiusi in quella parte del Paese per lungo tempo considerata arretrata, marginale, che ha colto l’attenzione di illustri studiosi e di forze politiche fino a qualche decennio fa. Penso alla “questione meridionale”e a quella agraria, entrambe, però, messa da parte, come se risolte per sempre, quando si sa, invece, che queste due fondamentali questioni si possono risolvere solo se ci sarà una svolta capace di lottare contro un modello che, con la crisi, ha mostrato non solo il proprio fallimento, ma anche di essere la colpa dell’abbandono. Oggi il Meridione, e così l’Appennino, con i loro territori, la loro ruralità e la ricca agricoltura contadina, sono oggetto di desiderio di chi ha bisogno di territorio per appagare la propria bulimia. Vanno difesi, tutelati perché, se non distrutti dall’avidità imperante, possono diventare davvero strategici per avviare il nuovo modello di sviluppo di cui ha bisogno il Paese, cioè quello che parte dal patrimonio che uno ha per spenderlo e valorizzarlo, che è poi il modo più sicuro per preservarlo e tutelarlo. Penso alla cultura e alla storia, all’ambiente ed al paesaggio, alle attività legate all’agricoltura, alla pastorizia, ai boschi, alle tradizioni che rappresentano l’anima di una comunità. La Xylella che da fastidiosa è diventata cattiva, sarà ancor più cattiva, anzi criminale, se si dà continuità a un modello di sviluppo di cui sembra non se ne possa a fare a meno come se fosse l’unico possibile. La verità è che non lo è, ce ne sono altri.



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