Del ritmo di Maria Molteni

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Del ritmo, che è termine dall’origine incerta e dibattuta, certamente legato alla succcessione regolare nel tempo -e possiamo aggiungere nello spazio- di suoni, accenti,cadenze, movimenti e sim. per usare la definizione del dizionario etimologico: questo il suggerimento per una lettura del lavoro preliminare. Il dato, altrimenti, che mi sembra opportuno rilevare in esordio, è che questa ulteriore occasione espositiva alla Galleria Schubert, dopo la precedente del 2006, presenta novità sostanziali dal punto di vista della scelta dei materiali adottati nel realizzare scultura. Si tratta di una svolta non indifferente: per un artista, in particolare uno scultore, il rapporto con la materia adottata è nevralgico perché di essa sono esplorate le potenzialità espressive, perché spesso in esse si possono trovare soluzioni prima scartate, perché infine si possono trovare “nuove” figure suggerite appunto dal “nuovo” incontro, provocato o occasionale non importa. È, per così dire, una elezione temporanea che arricchisce il ventaglio delle possibilità espressive, che rimane in ogni caso come “memoria” di una esperienza per nuove avventure. Se “ieri” poteva essere il bronzo o il ferro, nel contrasto fra la lucentezza del primo e l’opacità del secondo, come precedentemente la terra, scelta anche per la sua possibile gamma cromatica, oggi è l’alluminio nella sua duttilità e - certo una ricorrenza sia pure di diversa fisionomia - nella possibilità di ospitare sulla sua superficie una campitura di colore. Sottolineo come importante questa ricerca, di volta in volta, di un materiale adatto perché è profondo nel lavoro di Maria Molteni, il senso accordato alla forma, alla ricerca di una figu-


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