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L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE STORIA, SFIDE E CASI PRATICI DI SRI

Di María Folqué

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L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE STORIA, SFIDE E CASI PRATICI DI SRI Di María Folqué

La presente pubblicazione è rivolta solo ed esclusivamente ai professionisti del settore finanziario e in particolare a entità considerate come controparti elegibili o investitori professionali sotto la normativa applicabile. L’informazione su organismi di investimento collettivo e altri strumenti finanziari inclusi in quest’opera si presenta unicamente con finalità di informazione e illustrazione e non deve interpretarsi in alcun caso come offerta commerciale o raccomandazione a un determinato investimento. L’informazione non costituisce una descrizione completa degli organismi di investimento collettivo e altri strumenti finanziari, mercati o sviluppi ai quali si riferisce.


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INDICE Introduzione: la finanza sostenibile in Italia. Di Francesco Bicciato, Forum per la Finanza Sostenibile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 L’investimento sostenibile: storia, traguardi, polemiche, strategie e sfide. Di María Folqué, FundsPeople . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 La valutazione del rischio ESG nei fondi e negli ETF Di Sara Silano, Morningstar . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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CASI PRATICI DI SRI Il caso ETICA SGR. Di Roberto Grossi

...........................................................................

Il caso NN INVESTMENT PARTNERS. Di Adrie Heinsbroek Gamma di fondi SRI

.......................................

..................................................................................................................

39 55 69

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FUNDSPEOPLE

LA FINANZA SOSTENIBILE IN ITALIA

Francesco Bicciato, segretario generale del Forum per la Finanza Sostenibile Il mercato italiano della finanza sostenibile sta registrando una crescita stabile e costante, in linea con la tendenza globale ed europea. Cresce il volume delle masse gestite secondo strategie d’investimento sostenibile e responsabile (SRI) e aumenta il numero di operatori finanziari che integrano i criteri di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG) nei prodotti e nei processi d’investimento. La cosiddetta ‘Comunità SRI’ è sempre più attiva e multi-stakeholder.

LE STRATEGIE Secondo l’European SRI Study 2018, lo studio biennale di Eurosif sul mercato europeo della finanza sostenibile, in Italia le esclusioni rappresentano la strategia principale: 1.450 miliardi di euro di masse sono gestite escludendo emittenti, settori o Paesi dall’universo investibile sulla base di criteri ESG. Con 135,7 miliardi l’engagement è la seconda strategia più diffusa, segnalando la crescente propensione degli investitori a influenzare le politiche di sostenibilità delle aziende investite attraverso il dialogo e l’azionariato attivo. Gli investimenti tematici hanno registrato la crescita più rapida tra 2015 e 2017, passando da 2 a 53 miliardi. 5


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

Si conferma in progressione l’impact investing, ovvero gli investimenti effettuati con l’intento dichiarato di conseguire un impatto socio-ambientale positivo e misurabile, accanto al rendimento. All’interno di quest’ambito sta riscuotendo grande interesse lo strumento dei green bond: secondo la Climate Bonds Initiative, a fine 2019 l’Italia si collocava al decimo posto mondiale per volume di emissioni, con un valore di quasi 10 miliardi.1 Figura 1: overview delle strategie SRI Best in class

4.058 58.137

Investimenti tematici

2.064 52.861

Convenzioni internazionali

105.842

2015 2017

565.607

45.008 70.425

Integrazione ESG

43.303 135.729

Engagement and voting

569.728

Esclusioni

1.449.554

2.927 51.960

Impact investing 0

300.000

600.000

900.000

1.200.000

1.500.000

Fonte: Eurosif, ‘European SRI Study 2018’, https://bit.ly/2Hv35Et, p. 94.

I TEMI IN PRIMO PIANO Analogamente a quanto si osserva a livello globale ed europeo, l’attenzione degli operatori italiani si concentra sui temi ambientali e climatici. Quest’orientamento è stato tracciato da alcuni importanti eventi internazionali, come l’Accordo di Parigi sul clima, e da iniziative come l’enciclica Laudato Si’. Anche la Commissione Europea sta assegnando priorità all’a-

1. ‘Green Bond Highlights 2019: Behind the Headline Numbers: Climate Bonds Market Analysis of a record year’, 6 febbraio 2020: https://bit.ly/2SVH4Ux

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zione sul clima: prima con l’Action Plan Financing Sustainable Growth, per interventi come la tassonomia delle attività eco-compatibili, il Green Bond Standard e i benchmark climatici, poi con l’avvio dell’EU Green Deal, un ambizioso programma per azzerare l’impatto dell’Europa sul clima entro il 2050. In questo quadro, gli ambiti dell’economia circolare, dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili pongono l’Italia ai primi posti in Europa e vedono le PMI tra i soggetti chiave per lo sviluppo di soluzioni innovative e di qualità. Secondo il rapporto GreenItaly,2 tra il 2015 e il 2018 oltre 432 mila aziende hanno investito sulla sostenibilità e l’efficienza o prevedevano di farlo entro la fine del 2019: la Green Economy italiana rappresenta, dunque, un’importante area d’intervento per gli investitori SRI. Gli investimenti responsabili non possono prescindere dai temi sociali: lo sviluppo di strumenti finanziari e di tecniche innovative per il monitoraggio e per la misurazione degli impatti saranno cruciali per rispondere all’invecchiamento della popolazione e alla gestione delle conseguenze sociali e occupazionali della transizione energetica.

I PROTAGONISTI: GLI INVESTITORI ISTITUZIONALI In Italia il mercato SRI è guidato dagli investitori istituzionali: il loro ruolo di investitori responsabili sarà ulteriormente rinforzato per effetto dell’entrata in vigore della Direttiva Shareholders Rights II,3 che incoraggia l’impegno a lungo termine degli azionisti, e del nuovo regolamento sulla disclosure ESG che stabilisce norme armonizzate sulla trasparenza in merito a: integrazione dei rischi di sostenibilità, considerazione degli effetti negativi per la sostenibilità nei processi d’investimento e comunicazione delle informazioni ESG dei prodotti.4 Tra gli istituzionali è in crescita l’interesse per l’SRI da parte degli investitori previdenziali. Secondo un’indagine del 2019 condotta dal FFS in collaborazione con Mefop e con

2. Symbola 2019, GreenItaly 2019 Una risposta alla crisi, una sfida per il futuro: https://bit.ly/2vonecD 3. Decreto Legislativo 49/2019, Attuazione della Direttiva 2017/828 per quanto riguarda l’incoraggiamento dell’impegno a lungo termine degli azionisti, 10 maggio 2019: https://bit.ly/2yIv4wa. Il Decreto è entrato in vigore il 10 giugno 2019, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Le disposizioni si applicano dal 10 giugno 2020. 4. Il regolamento si applica anche ai consulenti finanziari. Regolamento (UE) 2019/2088 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 novembre 2019 relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari: https://bit.ly/2tRodS8

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L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

MondoInstitutional5 metà dei piani previdenziali italiani (47%) integra i criteri ESG nella gestione patrimoniale; oltre il 58% dei piani che non applicano strategie SRI ne sta valutando l’introduzione. Inoltre, più di metà dei piani attivi in termini di SRI adotta strategie di investimento sostenibile a una porzione del patrimonio gestito superiore al 75%. Figura 2: adozione di una politica SRI (2019) No

22%

No, ma ci sono valutazioni in corso

31%

47%

0

10

20

30

40

50

Fonte: FFS, Mefop, MondoInstitutional, ‘Le politiche di investimento sostenibile e responsabile degli investitori previdenziali. Quinta edizione’: https://bit.ly/2SDrpul, p. 7.

INTERESSE IN CRESCITA: RISPARMIATORI E CONSULENTI FINANZIARI Negli ultimi anni il mercato SRI registra una crescita significativa della componente retail, che ha superato la quota del 30%. I cittadini-risparmiatori sono sempre più propensi a orientare le scelte di consumo e di investimento in ottica di sostenibilità. L’ambiente e il clima sono tra i temi in primo piano. Secondo un’indagine condotta nel 2019 dal FFS in collaborazione con BVA Doxa, il 31% del campione sarebbe disposto ad aumentare i volumi degli investimenti se i prodotti avessero finalità di sostenibilità ambientale; inoltre, per il 92% di quanti possiedono prodotti SRI la presenza di politiche a supporto dell’ambiente nelle società è stata rilevante per la scelta d’investimento. Tuttavia, oltre la metà del campione giudica ancora insufficiente l’informazione sulla finanza sostenibile in Italia. A questo proposito il ruolo delle reti di vendita è cruciale: infatti, la maggior parte dei rispondenti ripone un elevato grado di fiducia nel consulente

5. Complessivamente, i piani inseriti nel campione sono 115 per un totale di 219.462 milioni di euro di masse gestite. Il tasso di risposta è del 78% (90 piani su 115). Cfr: Forum per la Finanza Sostenibile 2019, ‘Le politiche di investimento sostenibile e responsabile degli investitori previdenziali. Quinta edizione’: https://bit.ly/2O0nB3E.

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finanziario, bancario o assicurativo e il 38% considera il consulente l’operatore maggiormente deputato a informare i clienti sugli investimenti sostenibili. Una preparazione adeguata e una maggiore proattività nell’analizzare le preferenze ESG dei clienti saranno cruciali per un’ulteriore diffusione dei prodotti SRI. Figura 3: “Tra i seguenti operatori finanziari, quali secondo lei dovrebbero informare maggiormente sugli investimenti sostenibili e responsabili?”

60%

54%

2018 2019

56%

Percentuale rispondenti - Possibili più rispote Totale campione 2019 (n=1.012) - 2018 (n=1.010)

50% 38% 38%

40%

30% 31%

30%

26% 26%

22%

20%

21% 21%

22% 21%

19% 18%

14% 15%

14% 14%

10%

Stato/Governo

Private banker

Realtà operanti nel microcredito

Cassa Depositi e Prestiti

Fondo Pensione

Società di gestione del risparmio

Società di consulenza finaziaria

Compagnia di assicurazione

Poste Italiane

Consulente finanziario

1% Banca

0%

Fonte: FFS, BVA Doxa, ‘Risparmiatori italiani e cambiamento climatico’: https://bit.ly/2P1hNqZ, p. 26.

SRI: UNA COMUNITÀ MULTI-STAKEHOLDER Il mercato SRI è servito da una gamma sempre più ampia e diversificata di attori e di strumenti di riferimento per gli operatori che adottano strategie d’investimento sostenibile, come i rating e gli indici ESG . Inoltre, sta diventando centrale il ruolo delle autorità di vigilanza: a maggio del 2019 la Banca d’Italia ha annunciato di aver integrato strategie SRI nelle politiche d’investimento relative ai propri fondi. L’istituto ha motivato la scelta con la volontà di sostenere gli attori più virtuosi e innovativi del tessuto imprenditoriale e di selezionare aziende più efficienti e meno 9


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

vulnerabili ai rischi legali, reputazionali e operativi.6 L’IVASS, Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, è intervenuto sul piano regolatorio, richiedendo ai Consigli di Amministrazione di dotarsi di strutture di governance in grado di gestire i rischi ESG.7 Anche Cassa Depositi e Prestiti ha posto la sostenibilità al centro della propria missione. Le linee d’intervento presentate nel Piano Industriale 2019-2021 comprendono: la definizione di target coerenti con gli Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, l’integrazione dei principi di sostenibilità nel modello di governance, l’adozione dei criteri ESG nella valutazione degli investimenti e lo sviluppo di metodi di misurazione e rendicontazione dell’impatto socio-ambientale degli interventi.8 Anche le imprese rappresentano un tassello cruciale del mosaico SRI. Attraverso le Dichiarazioni Non Finanziarie (DNF) forniscono ai mercati informazioni essenziali per l’analisi ESG: secondo la CONSOB, nel 2018 la DNF è stata pubblicata da 210 società italiane, di cui 151 quotate.9 Inoltre, cresce il ricorso a strumenti finanziari SRI, come i green bond e le linee di credito ESG-linked per finanziare piani e iniziative di sostenibilità. Tutti questi attori concorrono a costruire un contesto economico-finanziario sempre più orientato alla transizione verso modelli con un impatto ridotto sull’ambiente e più inclusivi dal punto di vista sociale.

6. In particolare, la Banca d’Italia ha adottato strategie di esclusione e di best in class alle azioni emesse da aziende dell’area euro, per un valore di 8 miliardi di euro, pari al 6% degli investimenti finanziari. Cfr: Banca d’Italia 2019, ‘Nella gestione dei propri investimenti finanziari la Banca d'Italia dà valore alla sostenibilità’: https://bit.ly/2GmGLfB 7. Cfr: art. 4,2 del Regolamento IVASS n. 38 del 3 luglio 2018: https://bit.ly/38FMDgi 8. Tra le iniziative condotte negli ultimi anni si segnala: l’emissione di Green, Social e Sustainability bond; investimenti in energie rinnovabili e rigenerazione urbana; il partenariato con la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e con altri istituti di promozione europei per mobilitare 10 miliardi in tre anni per l’economia circolare. Cfr: Cassa Depositi e Prestiti 2018, ‘Dichiarazione consolidata di carattere non finanziario del Gruppo CDP’: https://bit.ly/36yWGlW 9. CONSOB 2019, ‘Relazione per l’anno 2018’, p. 32: https://bit.ly/2veMwtt

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L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE: STORIA, TRAGUARDI, POLEMICHE, STRATEGIE E SFIDE

María Folqué, responsabile del team di Analisi di FundsPeople

Lanciati come prodotto di nicchia, oggi gli investimenti sostenibili sono un megatrend quasi irrinunciabile all’interno di qualsiasi portafoglio. Nati da alcune semplici considerazioni etiche, gli investimenti sostenibili sono diventati sempre più importanti e sofisticati. La consapevolezza delle sfide che incombono all’orizzonte, soprattutto quella della lotta e mitigazione dei cambiamenti climatici, rende quasi superato il vecchio dibattito sul confronto con le performance degli investimenti tradizionali. Ma proprio queste sfide, inserite nell’agenda 2030 degli SDG, impongono agli SRI di adottare prassi più avanzate, che vadano oltre la semplice esclusione di alcune società, non solo dal punto di vista del controllo del rischio, ma anche delle opportunità offerte da un’economia con nuovi obiettivi. 11


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

Chiarimenti terminologici e un po’ di storia Per investimento sostenibile e responsabile (SRI) si intende, stando alla definizione contenuta nel settimo rapporto biennale (2016) di Eurosif, “un approccio all’investimento orientato sul lungo termine, che integra fattori ambientali, sociali e di buona governance (ESG) nell’analisi e nel processo di selezione dei titoli in un portafoglio di investimento. Esso combina l’analisi fondamentale con una valutazione dei fattori ESG per meglio catturare i rendimenti di lungo periodo per gli investitori e migliorare la società influenzando il comportamento delle imprese”. I termini SRI e investimenti etici sono spesso usati come sinonimi: sebbene in entrambi i casi la selezione degli asset da includere in portafoglio sia basata su criteri non finanziari, in un certo senso gli SRI possono essere considerati un’evoluzione degli investimenti etici tanto che, negli anni, strategie e obiettivi si sono differenziati. Come illustrato da Renneboog et al. (2008), i primi esempi di investimenti etici si trovano nelle tradizioni ebraiche, cristiane e musulmane, e nei relativi testi sacri, dove abbondano le prescrizioni sull’uso del denaro. Dal condono dei debiti ogni sette anni del Deuteronomio, alla condanna all’usura da parte della Chiesa cattolica nel 1139, passando per le molteplici raccomandazioni del Corano alla base della finanza islamica, gli esempi non mancano di certo. Nel settore degli investimenti, fin dal XVII secolo le comunità quacchere degli Stati Uniti e della Gran Bretagna si sono sempre rifiutate di investire in modi che potessero essere correlati alla produzione di alcol o allo sfruttamento degli schiavi. Ma è solo nel 1971 che nasce il primo moderno fondo di investimento sostenibile e responsabile, il Pax Fund, che rispondeva all’esigenza degli investitori di escludere dai propri portafogli le società statunitensi che erano economicamente impegnate nel mantenimento militare della guerra del Vietnam. Negli anni Ottanta, la lotta all’apartheid in Sudafrica, e le catastrofi ambientali di Chernobyl (1986) e della petroliera Exxon Valdez (1989) hanno dato slancio a una tendenza che si sarebbe definitivamente affermata negli anni Novanta con la diffusione di nuovi fondi basati su criteri ESG. Problematiche quali la tutela e la conservazione dell’ambiente, i diritti umani e i rapporti di lavoro, hanno cominciato a essere considerate nell’ambito della gestione degli investimenti. Negli ultimi decenni, una serie di scandali societari, unitamente alle prassi che hanno portato alla crisi finanziaria globale con le sue gravi conseguenze, hanno accentuato l’importanza di una buona corporate governance e di altri fattori, come la trasparenza e l’attenzione alla sostenibilità dei modelli di business. Oggi gli SRI non sono più un prodotto di nicchia. Stando ai dati dell’ultima Global Sustainable Investment Review (2016), alla fine del 2015 gli asset affidati a gestori che adottano 12


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un qualche tipo di strategia SRI avevano raggiunto quota 22.890 miliardi di dollari, con un aumento del 25% rispetto al precedente rapporto del 2014. In termini relativi, gli investimenti sostenibili e responsabili rappresentavano il 26% del patrimonio totale gestito nel mondo. E anche se gli SRI sono nati negli Stati Uniti, l’Europa ha assunto un ruolo guida in questo settore: oltre la metà degli asset SRI mondiali sono infatti gestiti in Europa, dove si stima che il 53% degli AuM adotti una qualche strategia per integrare i criteri ESG nel processo di investimento.

Importanti tappe nell’evoluzione degli SRI Lo sviluppo degli SRI a partire dagli anni Novanta non è solo il risultato di una moda, né della domanda retail o istituzionale degli investitori. La presa di coscienza a livello sociale della gravità dei cambiamenti climatici, dell’importanza di una crescita sostenibile e basata su condizioni di lavoro eque e della necessità che le società rispondano a determinati requisiti nella loro corporate governance è in parte frutto e in parte riflesso di una serie di iniziative, tra le quali passiamo in rassegna le più rilevanti per il settore dell’asset management.

PATTO MONDIALE DELLE NAZIONI UNITE (GLOBAL COMPACT DELL’ONU) 1999 Il Global Compact o Patto mondiale delle Nazioni Unite (Global Compact dell’ONU) è un’iniziativa delle Nazioni Unite annunciata in occasione del Forum economico mondiale del 1999 dall’allora Segretario generale, Kofi Annan. Con più di 13.000 aderenti in oltre 170 Paesi, si tratta della più grande iniziativa volontaria di responsabilità sociale d’impresa al mondo, il cui obiettivo è trasformare il mercato globale, valorizzando un settore privato sostenibile e responsabile basato su dieci principi in settori legati ai diritti umani, al lavoro, all’ambiente e alla lotta alla corruzione. Le società, i sindacati e le organizzazioni della società civile che aderiscono all’iniziativa accettano questi 10 principi, impegnandosi a metterli in pratica internamente e, quindi, a rispettare i diritti umani e le norme del lavoro, a preservare l’ambiente e ad agire con trasparenza nelle relative attività e operazioni. Inoltre, ogni anno le organizzazioni aderenti devono presentare una Relazione sullo stato di avanzamento ovvero un Report di sostenibilità in cui illustrano i progressi compiuti nell’attuazione, all’interno della propria attività, dei 10 principi che spesso fungono da riferimento iniziale per molte società di gestione nel momento in cui devono filtrare le società che potrebbero essere incluse in portafoglio. 13


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

PRINCIPI PER L’INVESTIMENTO RESPONSABILE (PRI DELL’ONU) 2006 Come sottolinea il Forum per la Finanza Sostenibile, la piattaforma di riferimento in materia di investimenti sostenibili e responsabili in Italia, i PRI sono nati nel 2005, quando l’allora Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha invitato un gruppo di investitori istituzionali di livello internazionale ad aderire a un processo per lo sviluppo dei principi di investimento responsabile. Questo invito è sfociato nella creazione di un gruppo di lavoro composto da investitori provenienti da istituzioni di 12 Paesi e di un gruppo di sostegno costituito da 70 esperti del settore degli investimenti, di organizzazioni intergovernative e rappresentanti della società civile. Questi gruppi miravano a postulare alcuni principi di investimento responsabile, poi ufficialmente lanciati nell’aprile 2006 alla Borsa di New York. Oggi i PRI sono la principale piattaforma di promozione degli investimenti responsabili a livello globale, che beneficia del supporto di istituzioni delle Nazioni Unite come il Global Compact e l’UNEP FI. Secondo i dati relativi ai PRI dell’ONU, alla fine del 2018 gli aderenti avevano raggiunto quota 2.000 con un AuM totale di circa 80.000 miliardi di dollari.

Grafico 1: evoluzione dei PRI in firmatari e patrimonio AUM (USD mld)

Nº firmatari

100

2.500

90

2.250

80

2.000

70

1.750

60

1.500

50

1.250

40

1.000

30

750

20

500

10

250 0

0 2006

2007

2008

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

Firmatari

Asset totali in gestione

Proprietari degli asset

Asset in gestione dei proprietari

Fonte: UNPRI www.unpri.org.

14

2009

2017

2018


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L’AGENDA 2030: OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE (2015) I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) concordati dai 193 Paesi membri dell’ONU nel settembre 2015 rappresentano l’agenda globale per lo sviluppo sostenibile entro il 2030. Un’agenda con una serie di obiettivi ad ampio spettro ma anche ambiziosi e complessi. La riduzione della povertà, l’uguaglianza di genere, la lotta contro i cambiamenti climatici, l’istruzione di qualità o la produzione e la fornitura di energia pulita a prezzi accessibili sono solo alcuni degli obiettivi e per raggiungerli le funzioni pubbliche avranno bisogno del supporto degli investimenti privati. Gli investimenti sostenibili e responsabili del XXI secolo, che cercano di riflettere un processo di investimento più completo che vada oltre la mera applicazione dei filtri per l’esclusione di alcuni settori dai portafogli, hanno un peso importante in questa agenda. Stando a un recente rapporto di Price Waterhouse Coopers (The SDG investment case), gli SDG possono diventare un punto di riferimento nella costruzione di portafogli e strategie di investimento. Secondo gli autori del rapporto, che si sono consultati con diverse società di gestione in tutto il mondo, gli SDG possono fungere da (1) guida per la gestione dei rischi, (2) punto di riferimento per le opportunità di investimento in varie asset class e (3) aiuto per l’identificazione delle aree caratterizzate da crescita economica attraverso lo stanziamento di risorse pubbliche. In tal modo gli SDG diventano un quadro di politiche per gli SRI, dal momento che identificano una serie di problemi per la cui soluzione risulta essenziale l’apporto degli investitori. Investitori di diverse asset class, data l’ampia gamma di investimenti a partire dalle società quotate specializzate in tecnologie innovative, agli emittenti di obbligazioni green che cercano di finanziare progetti di transizione energetica o ai cosiddetti progetti immobiliari ecologici, più sostenibili ed efficienti.

UNA TRAGEDIA ALL’ORIZZONTE. IL DISCORSO DI MARK CARNEY, GOVERNATORE DELLA BANK OF ENGLAND, PRESSO LA COMPAGNIA ASSICURATIVA LLOYD’S (2015) Anche se la questione dei cambiamenti climatici è stata e rimane argomento di discussione, a fine settembre 2015 le parole dell’allora governatore della Bank of England Mark Carney nel suo discorso dinanzi a una platea di assicuratori ai Lloyd’s di Londra in merito al legame tra cambiamenti climatici e stabilità finanziaria, sono state un chiaro campanello d’allarme per la comunità degli investitori. Conoscendo i termini che si stavano negoziando nella COP 21, Carney ha indicato i tre ‘canali’ tramite i quali il cambiamento climatico può influenzare la stabilità finanziaria. 15


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

Grafico 2: obiettivi di sviluppo sostenibile

Il primo è costituito dai rischi fisici, derivanti da eventi legati ai cambiamenti climatici, come una maggiore frequenza di inondazioni o tempeste, che possono danneggiare gli immobili o interrompere l’attività commerciale. A dimostrazione degli effetti già in corso, Carney ha osservato che dal 1980 il numero di eventi che hanno provocato perdite da fenomeni legati al clima è triplicato e che il costo corretto per l’inflazione di queste perdite è salito da una media annua di 10 miliardi di dollari negli anni Ottanta a una media annua di 50 miliardi di dollari tra il 2005 e il 2015. Il secondo canale identificato dal governatore della Bank of England è rappresentato dai costi dei contenziosi in materia di responsabilità civile che potrebbero insorgere in futuro se i soggetti colpiti dai cambiamenti climatici (ad esempio i cosiddetti Paesi arcipelago) decidessero di citare in giudizio gli emittenti di CO2, il che interesserebbe anche le relative compagnie assicurative. Infine, Carney ha sottolineato i rischi di transizione, che potrebbero derivare dal processo di adattamento a un’economia a minori emissioni di carbonio. I cambiamenti delle normative e la tecnologia potrebbero influire sulle valutazioni dei settori ad alta intensità di carbonio. Le limitazioni all’aumento delle temperature al di sotto dei due gradi centigradi rispetto all’era preindustriale potrebbero rendere impossibile lo sfruttamento di tutte le riserve di petrolio o gas di proprietà di alcune società. Questo è il problema degli stranded asset, che 16


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spinge a reinterpretare il dovere fiduciario e la valutazione dei rischi in cui può incorrere un gestore se non considera i criteri ESG quando deve valutare gli asset di una società. Sia dal punto di vista dei rischi, sia delle opportunità che derivano dall’economia di transizione attraverso le innovazioni tecnologiche e gli investimenti in nuove infrastrutture, le cosiddette ‘finanze verdi’ non devono più essere considerate un fenomeno di nicchia, secondo Carney.

COP 21 PARIGI (2015) Nel dicembre 2015, durante la COP 21 (Conferenza delle parti) nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), è stato raggiunto un accordo mirato a rallentare il ritmo dei cambiamenti climatici. Nell’aprile 2016 presso la sede dell’ONU a New York l’accordo è stato firmato da più di 170 Paesi. Nonostante tutte le limitazioni e le sfide all’adempimento e allo sviluppo dell’accordo incombenti all’orizzonte (compreso l’annuncio del ritiro di Trump), l’obiettivo della COP 21 di limitare l’aumento della temperatura del pianeta a due gradi centigradi rispetto alla temperatura dell’era preindustriale fino alla fine del secolo, inaugura la cosiddetta ‘economia della transizione energetica’. Un’economia decarbonizzata che offre opportunità nell’ambito dei finanziamenti e delle sfide per quanto concerne l’interpretazione dei doveri fiduciari. L’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) stima che fino al 2050 sarà necessario investire 1.300 miliardi di dollari l’anno per finanziare la transizione energetica necessaria per un nuovo modello economico. A titolo di riferimento, secondo i dati pubblicati da EFAMA nel 2014 e da Eurosif nel 2016, l’industria europea dell’asset management nel suo complesso ha gestito poco più di 20.000 miliardi di dollari di asset, mentre a livello globale si sono toccati 55.000 miliardi di dollari. Secondo EFAMA e Broadridge, nei fondi di investimento europei l’AuM supera di poco gli 8.000 miliardi di euro. L’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC) propone due piani d’azione per integrare stabilmente il cambiamento climatico nelle decisioni di investimento. Il primo fa riferimento alla gestione dei cambiamenti climatici, per cui si baserebbe sulla misurazione della presenza di asset altamente legati al carbonio nei portafogli e sulla riduzione degli investimenti nei settori che possano essere esposti a grandi eventi climatici e/o al rafforzamento delle normative ambientali. Il secondo piano d’azione si concentrerebbe sull’aumento degli investimenti in settori ad alto impatto ambientale, come le infrastrutture legate alle energie rinnovabili, l’efficienza energetica o la silvicoltura, sviluppando al contempo veicoli di investimento appropriati come obbligazioni green, fondi di private equity o fondi tematici incentrati sull’ambiente. 17


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

Gli accordi della COP 21 hanno avuto subito il loro primo impatto legislativo sull’asset management con la legge sulla transizione energetica (LTEE) approvata in Francia nel 2016, il cui articolo 173 impone agli investitori istituzionali obblighi informativi in merito alle proprie politiche in materia di SRI, nonché ai mezzi e ai metodi di analisi utilizzati; inoltre, la legge prevede anche che tali soggetti siano legalmente obbligati a rendere conto dell’impatto di tali politiche. In questo modo gli investitori risultano sensibilizzati sui rischi associati ai fattori ESG, oltre ad essere indotti ad evitare azioni superficiali, che possano essere interpretate come un semplice greenwashing.

IL PIANO D’AZIONE SULLA FINANZA SOSTENIBILE DELLA COMMISSIONE EUROPEA (2018) A seguito della COP 21, nel marzo 2018 la Commissione europea ha presentato, nell’ambito della strategia per l’Unione dei mercati dei capitali, il Piano d’azione sulla finanza sostenibile. Gli obiettivi del piano sono: • aumentare la partecipazione del capitale privato agli investimenti sostenibili dal punto di vista ambientale; • migliorare la trasparenza e adottare orientamenti a lungo termine rispetto alle attività economiche e finanziarie; • migliorare la gestione dei rischi derivanti dai cambiamenti climatici, dallo sfruttamento delle risorse e dal degrado ambientale. Tra le proposte per questa strategia presentata dalla Commissione figurano: • includere la sostenibilità nelle attività di consulenza; • creare standard e marchi per i prodotti finanziari verdi; • migliorare le informazioni sull’integrazione dei fattori ESG nelle decisioni di investimento e nelle raccomandazioni di investitori istituzionali, gestori patrimoniali e consulenti finanziari; • creare benchmark a ‘basse emissioni di carbonio’ e ‘impatto positivo sul carbonio’ che permettano di valutare i portafogli di investimento rispetto agli obiettivi climatici; • migliorare l’attività di reporting delle società quotate in materia di integrazione della sostenibilità; • creare un sistema unificato di classificazione dell’UE (tassonomia), definendo criteri armonizzati per determinare la sostenibilità di un’attività economica. 18


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In merito a quest’ultimo punto, la Commissione europea ha istituito un Gruppo di esperti tecnici (‘Technical Expert Group’ o TEG) in materia di finanza sostenibile incaricato di predisporre una raccomandazione contenente un primo elenco di attività economiche, concentrandosi sostanzialmente sugli obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento agli stessi. Inoltre, in linea con la proposta della Commissione, tali attività dovrebbero essere realizzate nel rispetto di alcuni requisiti minimi in materia sociale e di buona corporate governance. Questa tassonomia costituirà la base per la definizione di marchi di prodotti finanziari ‘verdi’ e stabilirà anche i criteri che devono essere soddisfatti da investitori istituzionali, gestori patrimoniali, compagnie assicurative e consulenti finanziari al fine di garantire che il prodotto finanziario sia ‘verde’. Queste misure mirano a uniformare i criteri informativi che devono essere seguiti da investitori istituzionali, gestori patrimoniali e consulenti finanziari, e fungeranno anche da linee guida del settore per la costruzione di prodotti verdi e per prevenire il cosiddetto greenwashing.

Polemiche sugli SRI A dispetto della loro crescita e diffusione, o forse proprio per questi motivi, gli SRI sono stati coinvolti in diverse polemiche, soprattutto relative alla valutazione e al confronto delle performance di questi prodotti rispetto agli investimenti tradizionali. Per Revelli e Viviani (2015), la divisione teorica in materia di performance dei fondi SRI si basa su due aspetti: la diversificazione dei portafogli e il relativo costo di costruzione. I detrattori degli SRI trovano sostegno nella moderna teoria del portafoglio di Markowitz (1952): con le sue esclusioni e restrizioni, gli SRI riducono le opportunità di investimento e la capacità di diversificare i portafogli. I gestori devono selezionare i titoli all’interno di un universo di investimento più limitato e, quindi, potrebbero subire un calo di performance a causa dello spostamento della frontiera efficiente (Revelli & Viviani, 2015). Di contro, la teoria sociale delle società sostiene che “i risultati finanziari degli SRI possono essere superiori a quelli degli investimenti tradizionali perché includono informazioni più rilevanti e quindi perfezionano il processo decisionale” (Chegut et al., 2011:77). La diversificazione sarà pure inferiore, ma le informazioni sono di qualità più elevata. Altri autori hanno posto l’accento sul sostegno agli SRI fornito dalla teoria degli stakeholder di Freeman (1984). Secondo questa teoria, i gestori sono chiamati a bilanciare 19


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gli interessi di tutte le parti interessate per massimizzare i vantaggi di tutti i soggetti. Da questo punto di vista, Barnett & Salomon (2005) sostengono che dalla capacità aziendale di gestire i rapporti con gli stakeholder di quella società dipende l’andamento delle performance finanziarie. Una gestione efficace degli stakeholder può essere fonte di vantaggi competitivi. Renneboog et al. (2008) si chiedono, tuttavia, se questo vantaggio per gli stakeholder non possa talvolta ripercuotersi negativamente sugli investitori del fondo o gli azionisti della società, che verrebbe meno in tal modo al dovere fiduciario che impone di agire nell’interesse di tali soggetti. Di conseguenza, il problema sarebbe trovare un punto di equilibrio tra i diversi interessi in gioco. Per quanto riguarda i maggiori costi sostenuti per la costruzione dei portafogli, secondo Revelli e Viviani (2015), questi potrebbero derivare dalla selezione di titoli SRI (il costo della selezione dell’universo di investimento) e dalla gestione attiva. La selezione di titoli SRI comporta uno sforzo supplementare di analisi poiché l’analisi finanziaria non è sufficiente, ma deve essere estesa alla conoscenza degli aspetti ambientali, sociali o di buona governance che rendono un titolo idoneo ad essere inserito in un fondo SRI. Le differenze paradigmatiche hanno portato a risultati empirici non conclusivi: gli SRI non ottengono risultati significativamente diversi dagli investimenti tradizionali, ma se si considerano le performance e i rischi non finanziari, tali investimenti possono produrre un impatto globale superiore. Da questo punto di vista, è opportuno reinterpretare il dovere fiduciario, che impone ai gestori di fondi di agire nel migliore interesse degli investitori e che è stato spesso interpretato come una semplice massimizzazione dei rendimenti risk-adjusted (Juravle & Lewis, 2008). Inteso in questo senso, l’obbligo di agire nell’interesse dei beneficiari consentirebbe ai gestori di tener conto dei criteri ESG a condizione che non arrechino un danno finanziario. Tuttavia, la relazione redatta dallo studio legale Freshfields Bruckhaus Deringer (2005) nell’ambito dell’Iniziativa finanziaria del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP, FI) propone una nuova interpretazione, sostenendo che sia proprio il dovere fiduciario di proteggere gli interessi dei risparmiatori a giustificare l’interesse per i criteri ESG che dovrebbero essere presi in considerazione per l’impatto finanziario che producono sul lungo termine. Come sottolineato nella settima edizione del rapporto di Eurosif sugli SRI in Europa (2016), “la preoccupazione che l’integrazione dei fattori ESG nella strategia d’investimento possa influenzare negativamente i risultati rappresenta l’altra faccia della medaglia rispetto alle considerazioni sul dovere fiduciario. Una maggiore sensibilizzazione su temi come i cambiamenti climatici, grazie anche a eventi come la COP 21, serve a ricordare alla comunità 20


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degli investitori la gravità dei rischi ambientali. Questi rischi sono talmente seri che i fiduciari hanno il dovere di considerare specificamente i rischi finanziari associati”. A dispetto delle diverse posizioni dottrinali, la verità è che non ci sono prove empiriche conclusive sulla differenza di performance tra investimenti tradizionali e SRI. La meta-analisi di Revelli & Viviani (2015) e la revisione della letteratura di Junkus & Berry (2015) mostrano che non vi è alcuna differenza di performance statisticamente significativa tra l’andamento dei fondi tradizionali e di quelli SRI. Inoltre, secondo altri studi, come la revisione della letteratura condotta da Arabesque Partners e lo Smith College dell’Università di Oxford (2015), un processo decisionale che tiene conto della sostenibilità può essere vantaggioso per gli investitori e il management aziendale. Stando a questa analisi, l’88% degli studi accademici dimostra che solide prassi ESG si traducono in un aumento dell’utile operativo delle società e l’80% indica che l’adozione di prassi più sostenibili ha un impatto positivo sulle quotazioni azionarie. Come affermato da Van Duren et al. (2016), i criteri ESG stanno iniziando a essere considerati anche dagli investitori tradizionali, in particolare nell’ambito della gestione e del controllo del rischio. Questo fatto sottolinea l’importanza di una valutazione dei rischi non finanziari nella fase di costruzione dei portafogli d’investimento. La complessità delle sfide odierne e il loro potenziale impatto sull’attività economica evidenziano la necessità che il settore dell’asset management prosegua sulla strada della sostenibilità, non solo nell’ottica di una migliore gestione del rischio, ma anche al fine di poter sfruttare al massimo le opportunità di investimento derivanti da questo scenario.

Cosa indicano la ‘E’, la ‘S’ e la ‘G’? Gli investimenti sostenibili e responsabili tengono conto dei criteri ambientali (E), sociali (S) e di buona corporate governance (G) nel processo di selezione dei titoli e di costruzione del portafoglio. Ma cosa intendiamo esattamente quando parliamo di ESG?

L’ALFABETO DELLA SOSTENIBILITÀ Una delle tante iniziative sorte intorno agli SRI è il Sustainability Accounting Standards Board (SASB), che ha sviluppato un quadro per aiutare le società a identificare gli elementi ESG che potrebbero avere un impatto significativo, direttamente correlato ai risultati, sul business. Grazie anche ai contributi di altre fonti, la tabella seguente riporta il nostro alfabeto della sostenibilità. 21


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Grafico 3: la E, la S e la G

E • Emissione di gas a effetto serra • Rischi del cambiamento climatico • Qualità dell’aria • Gestione energetica • Gestione dell’acqua • Gestione di residui • Utilizzo di risorse naturali • Impatto sulla diversità • Impatto sul ciclo di vita dei prodotti e servizi • Imballaggio dei prodotti

S • Rispetto delle normative sui diritti umani • Relazioni lavorative • Relazioni azienda/comunità • Benessere dei clienti • Sicurezza dei dati • Rispetto della privacy • Chiarezza e trasparenza • Standard nella catena di approvvigionamento • Salute e sicurezza dei lavoratori • Diversità e inclusione • Politiche salariali, di sviluppo e retenzione • Politiche responsabili di marketing e investigazione

G • Struttura del consiglio e della proprietà • Diritti degli azionisti • Struttura degli incentivi • Gestione del rischio • Gestione infortuni • Compimento normativo • Gestione approvvigionamento • Pratiche di lobbying

Fonte: SASB e altri.

LA RILEVANZA Dopo aver illustrato alcuni dei componenti di base di ogni lettera, è necessario considerarne la rilevanza, cioè il possibile impatto su ogni settore. La rilevanza di ogni aspetto ambientale, sociale o di corporate governance varia in maniera significativa a seconda del settore. Ad esempio, una società estrattiva avrà un’esposizione molto diversa a fattori ambientali o sociali rispetto a una società immobiliare: la società immobiliare non è esente da responsabilità sui terreni, ma il suo livello di esposizione è molto diverso. Il principale cambiamento che ha interessato negli ultimi anni il mondo degli SRI è rappresentato dal crescente livello di complessità delle strategie di selezione dei titoli. Questo 22


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cambiamento progressivo, per cui c’è ancora molta strada da fare, è stato reso possibile, in gran parte, dal fatto che siano disponibili molti più dati da analizzare, e che l’esposizione a fattori ambientali, sociali e di corporate governance sia molto più quantificata dato che un numero sempre maggiore di società fornisce informazioni in merito. Questa quantificazione rappresenta uno strumento di controllo del rischio, ma anche una fonte di potenziali vantaggi competitivi mediante l’innovazione. E tutto questo non incide solo a livello economico ma anche di attrattiva esercitata da queste società nella fase di selezione in vista dell’inserimento in un portafoglio di investimento. Di conseguenza, iniziative come SASB o GRI (Global Reporting Initiative) sono andate ben oltre una mera enumerazione dei fattori E, S e G e hanno elaborato mappe di rilevanza (Materiality Map). Queste mappe mirano a identificare quali sono gli aspetti più importanti per ogni settore, fornendo così un quadro di riferimento delle modalità con cui le società possono comunicare l’esposizione e le misure riguardanti i fattori ESG che le influenzano maggiormente. La definizione di uno standard agevola anche il lavoro degli analisti.

E LE RELATIVE CONSEGUENZE In uno studio condotto da Arabesque Partners in collaborazione con l’Università di Oxford (From the Stockholder to the Stakeholder, 2015) sull’evoluzione degli SRI, una sezione si occupa in maniera approfondita della rilevanza. Passando in rassegna le multe più elevate inflitte a diverse società, a febbraio 2015 risultavano: multa di 16,65 miliardi di dollari a Bank of America per condotta fraudolenta nei confronti dei contribuenti che ha portato alla crisi finanziaria globale (2014), 7 miliardi a Citigroup per la vendita fraudolenta di mutui tossici (2014), 4,5 miliardi a BP per il disastro nel Golfo del Messico (2012), 3 miliardi a GlaxoSmithKline per la promozione illegale di alcuni farmaci, per mancata comunicazione di dati alla FDA e pratiche scorrette nell’ambito della definizione dei prezzi. Tutte queste multe sono state comminate dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Ma non è solo la giustizia a preoccuparsi degli aspetti ESG che producono un impatto; la questione interessa anche gli investitori privati, compresi quelli italiani. Secondo l’edizione 2019 del Global Investor Study di Schroders, che ha intervistato più di 25.000 investitori provenienti da 32 Paesi, nell’ambito delle tematiche ambientali e sociali, alcune aree importanti per i potenziali investitori italiani sono la lotta alle tangenti e alla corruzione e i cambiamenti climatici. 23


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Strategie SRI Esistono diverse classificazioni delle strategie SRI. Alcuni autori distinguono le strategie tra passive e attive (quelle con engagement) o negative e positive, a seconda che si limitino ad escludere determinati settori o a cercare determinati tipi di società, ma ai fini di questo volume adotteremo la classificazione 2012 di Eurosif. Questa classificazione è piuttosto simile a quella di altre organizzazioni del settore dei fondi come GSIA, UNPRI o EFAMA e prevede sette tipi di strategie: • tematiche sostenibili; • best in class; • esclusione; • esclusione normativa; • integrazione dei fattori ESG nell’analisi finanziaria; • engagement e politiche di voto in materia di sostenibilità; • impact investing.

Grafico 4: evoluzione delle strategie SRI in Europa 493.375 585.734

Best in class

145.249 148.840

Tematiche di sostenibilità

2015

+9% annualizzato

2017

+1% annualizzato 5.087.774 3.147.981

Esclusione normativa

2.646.346 4.239.932

Integrazione ESG

+27% annualizzato

4.270.045 4.857.550

Attivismo e voto

-21% annualizzato

+7% annualizzato 10.150.595 9.464.485

Esclusioni 98.329 108.575

Investimento di impatto 0 Fonte: Eurosif 2018. 24

-3% annualizzato

+5% annualizzato

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000


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Secondo Reneboog et al. (2008), e come abbiamo visto illustrando le origini e la storia degli SRI, la strategia più antica e semplice è quella dell’esclusione o dello screening negativo. I settori e le società sono esclusi dall’universo d’investimento sulla base di considerazioni sociali, ambientali o etiche. La costruzione di portafogli di fondi SRI può anche essere orientata da criteri positivi, ossia selezionando società che di fatto soddisfano requisiti minimi in ambito sociale, ambientale o di buona corporate governance, come nel caso della strategia Best in class. Secondo gli studiosi, questi due modi di filtrare le società costituirebbero la prima e la seconda generazione di fondi SRI. La terza generazione sarebbe rappresentata dai fondi che integrano e combinano filtri negativi e positivi, mentre la quarta sarebbe quella che aggiunge anche l’engagement degli azionisti. Le strategie di esclusione rimangono le più adottate, anche se la prassi si è evoluta verso un mix di strategie diverse. Grazie alle normative e alle iniziative sovranazionali, società ed emittenti hanno diffuso sempre più dati in merito alla propria evoluzione nell’ambito dei fattori ESG. Anche le società di analisi dei fattori ESG, la diffusione degli indici SRI e la creazione di rating e marchi per i fondi SRI hanno svolto un ruolo chiave in questa evoluzione. Il settore sta diventando più sofisticato e sta adottando strategie sempre più avanzate, più in linea con gli obiettivi dell’agenda della sostenibilità e con la soluzione alle importanti sfide legate ai cambiamenti climatici. Ma c’è ancora molta strada da fare. Esaminiamo ora la definizione di ogni strategia, dalla più antica alla più avanzata, sulla base delle definizioni e dei dati contenuti nel rapporto Eurosif del 2018.

ESCLUSIONE Come abbiamo detto, si tratta della strategia più antica, più semplice e diffusa a livello di AuM. In base a questo approccio, alcune attività sono escluse automaticamente dall’universo d’investimento secondo determinati criteri. Le armi, il tabacco, la pornografia, il gioco d’azzardo, l’energia nucleare, il carbone e i prodotti geneticamente modificati sono in genere le attività più frequentemente escluse. Per molti, questa strategia non è realmente sostenibile da sola e ha bisogno di essere integrata con altre strategie per avere un impatto un po’ più significativo. A dispetto di una crescita annualizzata del 23,5% in Europa negli ultimi otto anni, stando all’ultimo rapporto Eurosif (2018), tra il 2015 e il 2017 questa strategia avrebbe subito un lieve arretramento (-3% annualizzato), a conferma che il settore potrebbe iniziare a prendere in considerazione strategie più avanzate. 25


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Grafico 5: principali criteri di esclusione 19,3%

Sperimentazioni su animali

24,5%

OGM

30,6%

Alcol Ingegneria nucleare

33,9%

Pornografia

34,4%

Gioco d’azzardo

34,9%

Armamenti

45,7%

Tabacco

49,1%

Armamento discriminatorio

63,6%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

Fonte: Eurosif 2018.

ESCLUSIONE BASATA SU NORME Per quanto riguarda la strategia di esclusione basata su norme, gli investitori possono scegliere le società in base al loro grado di compliance rispetto a determinati standard e norme internazionali. Tali norme si concentrano su aree quali la protezione ambientali, i diritti umani o le prassi di lavoro, conformemente alle linee guida stabilite in alcune iniziative internazionali, come ad esempio la Dichiarazione di principi dell’OIL, le linee guida OCSE per imprese multinazionali o il Global Compact, o combinando diverse fra queste iniziative. Normalmente questa strategia può sovrapporsi a quella di esclusione e, proprio come quest’ultima, ha subito una flessione in Europa a livello di AuM tra il 2015 e il 2017, nello specifico del -21% annualizzato, scendendo nella classifica delle strategie più popolari dal secondo al quarto posto.

BEST IN CLASS Secondo questa strategia, gli investitori selezionano le società e gli emittenti che hanno il miglior rating ESG nel relativo settore. Gli investitori possono scegliere i criteri e il rating finale in base al peso di ciascun criterio, che può variare a seconda del settore. Altre strategie simili possono essere la Best in universe e la Best effort. Secondo il rapporto 2018 di Eurosif, questa strategia ha registrato un incremento del 9% annualizzato tra il 2015 e il 2017 in Europa e del 20% annualizzato negli ultimi otto anni. 26


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TEMATICA SOSTENIBILE Nell’ambito di questa strategia, la selezione degli asset è direttamente correlata alle questioni di sostenibilità, sia in fondi a tema singolo, sia in fondi con diversi temi. Tra i temi più diffusi figurano i cambiamenti climatici, la gestione idrica e le energie rinnovabili. Secondo Eurosif (2018), la strategia è cresciuta a un tasso annualizzato del 25% negli ultimi otto anni in Europa e a un tasso dell’1% annualizzato tra il 2015 e il 2017. Grafico 6: investimento in tematiche di sostenibilità

18%

Energia rinnovabile

12%

Efficienza energetica

11%

9%

11%

17%

Trasporti sostenibili Edifici Utilizzo terra/boschi/agricoltura Gestione idrica

11%

11%

Gestione del rischio Altri (cambiamento climatico)

Fonte: Eurosif 2018.

INTEGRAZIONE L’integrazione dei fattori ESG nell’analisi, selezione e composizione dei portafogli di un fondo di investimento è una metodologia avanzata di SRI che mira ad andare oltre il semplice screening, sebbene questa strategia sollevi una serie di questioni. Innanzitutto come si concretizza nella pratica. Anni fa si distingueva tra un’integrazione che si limitava a mettere a disposizione degli analisti informazioni sugli aspetti ESG delle società di loro competenza da utilizzare in maniera discrezionale e quella in cui tali informazioni dovevano essere realmente considerate, andando a incidere sul processo decisionale. È quindi necessario un metodo chiaro e dettagliato per giustificare l’utilizzo della strategia di integrazione ma, anche in tal caso, le modalità di confronto dei diversi processi possono rappresentare una complicazione ulteriore. Non c’è dubbio che il lavoro condotto 27


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nell’ambito del Piano d’azione sulla finanza sostenibile della Commissione europea avrà un peso importante. Eurosif suggerisce che un buon indicatore della presenza ed efficacia dell’integrazione è rappresentato dal numero di analisti ESG nelle società di gestione e dall’accesso a diverse fonti di analisi ESG. Alla fine del 2017 l’integrazione era la terza strategia più popolare in Europa, secondo Eurosif, e aveva archiviato una crescita annualizzata del 23% dal 2015.

ENGAGEMENT DEGLI AZIONISTI Secondo questa strategia, i gestori patrimoniali non applicano solo screening negativi o positivi, ma cercano di esercitare la propria influenza sulle società in cui investono in termini di impegno verso determinati fattori ESG. Questa influenza può essere esercitata in tre modi o attraverso una mix degli stessi: Il primo è mediante il voto, a volte costituendo una coalizione che può esercitare una maggiore influenza, anche se è stata generalmente considerata la maniera meno influente di engagement. Con le delibere degli azionisti alle Assemblee generali si può esercitare un’influenza maggiore, secondo alcuni studi accademici, poiché le società che non vogliono pubblicità su determinati aspetti possono essere più aperte a negoziare soluzioni o correzione di alcuni problemi, se gli investitori azionisti accettano di non esporli. E infine, mediante il dialogo con il management team è possibile esercitare un engagement privato ma efficace sulle questioni ESG. Eurosif collega questa strategia al dovere fiduciario dei gestori patrimoniali e sottolinea che la strategia è cresciuta in Europa a un tasso annualizzato del 14% negli ultimi otto anni e a un tasso del 7% tra il 2015 e il 2017, facendola salire al secondo posto nella classifica delle strategie più popolari per AuM dopo quella dell’esclusione.

IMPACT INVESTING La principale differenza tra SRI tradizionali e impact investing risiede nell’intenzione dell’investitore di generare un impatto sociale o ambientale concreto, positivo e misurabile. Questo particolare impatto che si intende generare deve essere misurabile e poter essere comunicato in modo trasparente, così come i relativi risultati finanziari. Per Economistas sin Fronteras, “gli investimenti a impatto vanno oltre le buone prassi degli investimenti sostenibili e responsabili che introducono aspetti ambientali, sociali e di corporate 28


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governance. Cercano di orientare queste buone prassi verso alcuni risultati attesi, dimostrabili e misurabili che giustifichino l’impatto sociale e/o ambientale generato oltre all’impatto economico, al fine di valutare e comunicare in ultima analisi il cambiamento che si è verificato”. Nell’ultimo rapporto di Eurosif, il Global Impact Investing Network (GIIN), un’organizzazione senza scopo di lucro che si concentra sulla promozione di questo tipo di investimenti, ha stimato che nel 2017 circa 114 miliardi di dollari erano investiti a livello globale in questa strategia. Tra gli strumenti di investimento legati all’impact investing, Eurosif mette in evidenza le imprese sociali, le obbligazioni sociali e le obbligazioni green. Le imprese sociali rispondono alla domanda di beni e servizi che generano un impatto sociale e ambientale positivo, con la progressiva sensibilizzazione dei consumatori rispetto all’impatto delle attività economiche. Data la varietà ed eterogeneità delle forme societarie e degli obiettivi, il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione europea di creare un marchio di ‘economia sociale’ per le società che soddisfano determinati criteri. Alcune delle attività più comuni di queste società sono legate all’integrazione nel mondo del lavoro di alcuni gruppi, ai trasporti puliti, all’edilizia popolare, alla promozione dell’imprenditorialità... Le obbligazioni sociali sono uno strumento di innovazione sociale. L’emittente può essere un ente sovranazionale, uno Stato o una regione che, con l’ausilio di un fornitore di servizi, giunge alla soluzione di un particolare problema sociale con alcuni beneficiari specifici. Gli investitori che investono in tali obbligazioni realizzeranno performance commisurate a come viene affrontato il problema in base a obiettivi e metriche prefissati. La prima obbligazione di questo tipo è stata emessa nel 2010 nel Regno Unito con l’obiettivo di ridurre il tasso di recidiva nella prigione di Peterborough. Per quanto riguarda le obbligazioni green, queste meriterebbero un intero capitolo, per cui riteniamo impossibile parlarne in maniera esaustiva date le limitazioni di spazio di questo modesto lavoro. Gli sforzi per frenare e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici richiederanno ingenti investimenti e l’emissione di obbligazioni green per finanziare tali progetti allinea gli interessi degli emittenti con quelli degli investitori sostenibili. Affinché un’obbligazione sia considerata ‘verde’, occorre considerare i quattro pilastri dei Principi dei Green Bond (Green Bond Principles o GBP) dell’ICMA: (1) utilizzo dei proventi, (2) esistenza di un processo di valutazione e selezione del progetto, (3) gestione dei proventi e (4) attività di reporting. Dalla prima emissione di obbligazioni green da parte della Banca europea per gli investimenti (BEI) nel 2007, l’attività è cresciuta in maniera esponenziale. Alla fine del 2017 le emissioni totali erano di circa 160 miliardi di euro. Nel 2017 il 56% delle emissioni si è concentrato negli Stati Uniti, in Cina e Francia. 29


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Grafico 7: evoluzione del finanziamento energetico verde In USD mld 180

163,1

160 140 120 97,3

100 80 60

49,9 36,8

40 20

0,5

0,9

7,2

2008

2009

2010

3,4

4,3

14,6

0 2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

Fonte: Bloomberg Energy Finance, Eurosif 2018. Dati a gennaio 2018.

Sfide È ormai evidente che la sostenibilità richiede strategie di investimento che vadano oltre la mera esclusione. Molte società di gestione combinano quindi strategie diverse, dalle più elementari alle più avanzate, ma c’è ancora molta strada da fare. Inoltre, dovremo vigilare sull’evoluzione del Piano d’azione sulla finanza sostenibile della Commissione europea, che ha l’obiettivo di aumentare l’uniformità e garantire, per quanto possibile, che una strategia di investimento sostenibile sia veramente sostenibile. Nella seconda parte di questo volume potremo analizzare direttamente due casi di SRI nella pratica. Evoluzione dei cambiamenti climatici, gestione del Carbon Risk, incidenza su alcune attività aziendali, uguaglianza di genere e partnership con varie ONG e società quotate sono diventate parte integrante dei portafogli di investimento.

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Riferimenti bibliografici Barnett, M., & Solomon, R. (2006). Beyond dichotomy: The curvilinear relationship between social responsibility and financial performance. Strategic Management Journal 27, 1101–1122. Carney, M. Bank of England. (2015). Breaking the Tragedy of the Horizon – climate change and financial stability Speech given by Governor of the Bank of England Chairman of the Financial Stability Board Lloyd ’ s of London. Speech to Lloyd’s. Clark, G. L., Feiner, A., & Viehs, M. (2015). From the stockholder to the stakeholder. How sustainability can drive financial outperformance. Arabesque Partners and Smith College. Oxford University. Chegut, A., Schenk, H., & Scholtens, B. (2011). Assessing SRI fund performance research: Best practices in empirical analysis. Sustainable Development, 19(2), 77–94. Eurosif. (2016 y 2018). European SRI Study. Global Sustainable Investment, & Alliance. (2016). Global Sustainable Investment Review. Junkus, J. C., & Berry, T. D. (2015). Socially responsible investing: a review of the critical issues. Managerial Finance, 41(11). Juravle, C., & Lewis, A. (2008). Identifying impediments to SRI in Europe: a review of the practitioner and academic literature. Business Ethics, 17(3), 285–310. Renneboog, L., Ter Horst, J., & Zhang, C. (2008). Socially responsible investments: Institutional aspects, performance, and investor behavior. Journal of Banking and Finance, 32, 1723–1742. Revelli, C., & Viviani, J. L. (2015). Financial performance of socially responsible investing (SRI): What have we learned? A meta-analysis. Business Ethics, 1–28. http://doi.org/10.1111/beer.12076. Van Duuren, E., Plantinga, A., & Scholtens, B. (2016). ESG Integration and the Investment Management Process: Fundamental Investing Reinvented. Journal of Business Ethics, 138(3).

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LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO ESG NEI FONDI E NEGLI ETF

Sara Silano, editorial manager di Morningstar Nel 2016, Morningstar ha introdotto il Sustainability rating per aiutare gli investitori a valutare i fondi e gli ETF (Exchange Traded Fund) dal punto di vista della sostenibilità, ossia per comprendere come stanno affrontando le sfide legate ai fattori ambientali, sociali e di governance (ESG, acronimo che sta per Environmental, Social e Governance). Lo ha fatto non solo per i comparti con un esplicito mandato socialmente responsabile, ma anche per quelli tradizionali, ampliando quindi l’universo di riferimento per il numero crescente di risparmiatori e professionisti interessati a integrare questi aspetti nelle loro scelte finanziarie. In Europa sono oltre 17 mila gli strumenti che ricevono la valutazione di sostenibilità e nel mondo circa 38 mila. In tre anni, la sostenibilità ha assunto un ruolo crescente nell’industria del risparmio. È aumentata l’offerta di prodotti specializzati e si è diversificata. Nel Vecchio Continente, nel 2018 sono stati lanciati 311 strumenti di questo tipo, cui si sono aggiunti 252 debutti tra gennaio e settembre 2019 (ultimi dati disponibili). I fondi, attivi e passivi, azionari rappresentano la maggioranza, ma cresce il numero di quelli obbligazionari, inclusi i comparti con focus sui green bond. Il patrimonio si espande a ritmi più sostenuti del gestito tradizionale. Nel terzo trimestre 2019, l’incremento è stato del 6% a 626 miliardi di euro, contro il +2,6% dell’intero universo europeo.

UNA DEFINIZIONE DI ‘RISCHIO ESG’ Ad evolvere sono anche il quadro normativo, le metodologie di ricerca e analisi. Nel 2018, Sustainalytics, che è partner di Morningstar nella sostenibilità, ha introdotto un nuovo indicatore per la valutazione delle singole aziende, l’ESG risk rating, che misura il grado in cui il valore economico di un’impresa potrebbe essere a rischio a causa di questioni ambientali, sociali o legati al governo societario. Si tratta del rischio non gestito, che si ottiene una volta dedotta dall’esposizione totale ai rischi la parte che l’azienda sta effettivamente gestendo. La 33


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

scala va da 0 a 100, dove i punteggi sopra 40 indicano un livello ‘severo’. Prendiamo ad esempio, Saudi Aramco, il gruppo petrolifero saudita che ha debuttato in Borsa a fine 2019 con un Ipo (Initial public offering) che è stata definita la più ricca della storia. Secondo gli analisti di Sustainalytics, l’ESG risk è al grado massimo per i pericoli legati a fattori ambientali (la forte dipendenza dal petrolio), sociali (rispetto dei diritti umani) e di governance (presenza del governo nel Consiglio di Amministrazione). Per comprendere il rischio ESG esistono due elementi fondamentali: la corporate governance (una società ben gestita ha meno probabilità di incorrere in seri pericoli e promuove strategie per la transizione verso un’economia più sostenibile) e le questioni ESG materiali, che possono essere comuni (la sicurezza sul lavoro) o più specifiche di determinate industrie rispetto ad altre (le compagnie petrolifere hanno più problemi di emissioni inquinanti rispetto a quelle tecnologiche). Per l’investitore, dunque, avere in portafoglio determinati titoli o settori piuttosto che altri può fare la differenza, in termini di profilo di rischio e rendimento. Nonostante sia importante tenere presente che una parte dei pericoli sono idiosincratici, ossia legati alla singola società, le analisi a livello di industria possono fornire un utile strumento per orientarsi. Ad esempio, Madison Sargis, direttore associato della ricerca quantitativa di Morningstar, applicando l’ESG risk rating, ha mostrato come energia, servizi di pubblica utilità e materiali di base siano le industrie più rischiose, mentre immobiliare e tecnologia lo siano in misura inferiore. Grafico 1: punteggi di rischi ESG per gli indici settoriali di Morningstar ESG Risk Score 40.00

30.00

20.00

Fonte: Morningstar. Dati al 30 settembre 2019.

34

Energy

Utilities

Basic materials

Heathcare

Industrials

Consumer defensive

Financial services

Communications

Consumer cyclical

Technology

0.00

Real estate

10.00


FUNDSPEOPLE

IL RATING DI SOSTENIBILITÀ PER I FONDI Nel novembre 2019, Morningstar ha integrato l’ESG risk nel calcolo del Sustainability rating per i fondi, rendendo possibile per gli investitori misurare il rischio ESG finanziario e materiale presente nei loro portafogli e confrontarlo con quello dei concorrenti. Il giudizio viene, quindi, assegnato all’interno delle Global category di Morningstar, in una scala che va da uno a cinque globi, con i cinque globi che indicano i fondi più sostenibili, cioè con un minor livello di ESG Risk. Il calcolo avviene sulla base del punteggio di sostenibilità storico del portafoglio (12 mesi di osservazioni) e solamente se almeno il 67% degli asset è coperto dalla ricerca di Sustainalytics. Attraverso un sistema di buffering, una sorta di cuscinetti per evitare oscillazioni troppo frequenti, Morningstar garantisce stabilità del rating. Inoltre, penalizza gli strumenti con più alto ESG risk, ossia quelli con un punteggio storico di sostenibilità superiore a 30. Questi fondi, infatti, non possono ottenere più di tre globi. All’interno del gruppo di riferimento, il Sustainability rating ha una distribuzione analoga allo Star rating (le stelle Morningstar, che sono calcolate come rapporto tra rischio e rendimento, tenuto conto dei costi). Il miglior 10% della Global category riceverà cinque globi, il successivo 22,5% quattro e così via. Grafico 2: il Morningstar Sustainability Rating Distribution of Historical Portfolio Sustainability Scores

Rating Icon

Best 10% - Lowest Risk Next 22,5% Next 35% Next 22,5% Worst 10% - Highest Risk Fonte: Morningstar.

FONDI LOW CARBON Il Sustainability rating non è l’unico strumento a disposizione degli investitori per valutare un fondo dal punto di vista ESG. Attraverso le metriche di Carbon risk è possibile conoscere l’esposizione al rischio carbonio di un portafoglio. Questo pericolo ha tre dimensioni: le emissioni di CO2 dei prodotti e servizi, le riserve di fonti fossili, che rischiano di rimanere 35


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

inutilizzate senza esprimere a pieno il loro valore economico, e la capacità di gestire la transizione verso energie pulite (quest’ultima rappresenta anche un’opportunità). Di fronte a normative sempre più restrittive sull’inquinamento, l’industria finanziaria non è rimasta alla finestra, ma sta intraprendendo azioni concrete come il disinvestimento da fonti fossili, l’introduzione di mandati low carbon da parte dei fondi pensione, l’impegno di grandi asset manager per una maggiore trasparenza da parte delle aziende sui rischi climatici e l’adozione delle raccomandazioni della Task force on climate-related financial disclosure voluta dal Financial stability board. Oggi, è possibile selezionare i fondi meno esposti al rischio carbonio. Il Morningstar Low carbon designation identifica gli strumenti che hanno un punteggio di Carbon risk inferiore al 10% e un’esposizione a fonti fossili inferiore al 7% (per entrambi i parametri si considera il valore medio degli ultimi 12 mesi). Il Portfolio carbon risk score di un fondo va da zero a più di 30 punti. Oltre questa soglia, il rischio è definito ‘alto’. La decisione di mettere un limite al 7% per l’esposizione a fonti fossili non è casuale. Si tratta, infatti, di un livello che è di circa un terzo più basso della quota di industrie attive nel settore del carbone termico e del petrolio presente nei principali indici azionari globali. Immagine 1: Morningstar Low Carbon designation per i fondi LOW CARBON DESIGNATION FOR FUNDS INPUTS

Carbon risk score < 10

Carbon Risk Score

(12 Month Average)

Low Carbon

Fossil Fuel Involvement

(12 Month Average)

Fossil fuels exposure < 7%

RISCHI SETTORIALI E GEOGRAFICI Il rischio legato alle emissioni di gas serra varia da settore a settore. Quello energetico è in assoluto il più pericoloso, seguito a distanza dai servizi di pubblica utilità, dai materiali di base e dall’industria. Sul fronte opposto, l’industria farmaceutica e la tecnologia presentano rischi più bassi. La ricerca Morningstar mostra anche che ci sono diffe36


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renze geografiche. Ad esempio, un gestore sui mercati emergenti ha più probabilità di trovarsi di fronte a imprese molto inquinanti, rispetto a uno che ha il focus sulle aree sviluppate. La mappa mostra in rosso le regioni con un punteggio di Carbon risk più alto, ad esempio la Russia, e in verde quelle in cui è più basso, in particolare l’Europa continentale e settentrionale. Immagine 2: mappa globale del Carbon Risk calcolato sugli indici azionari Morningstar

4.03 - 8.99 9.58 - 11.45 11.66 - 14.74 14.79 - 17.55 17.95 - 31.23 Sudafrica

8,99

Hong kong

11,45

Brasile

16,31

Portogallo

17,55

Russia

31,23

Francia

8,79

Giappone

10,75

Italia

14,74

Filippine

17,43

Polonia

22,21

Stati Uniti

8,56

Taiwan

10,62

Irlanda

14,64

India

17,13

Colombia

Belgio

7,32

Egitto

10,42

Norvegia

14,47

Ungheria

16,84

Turchia

Svezia

6,91

Corea del Sud

10,39

Perù

14,17

Malesia

16,55

Qatar

Danimarca

5,22

Finlandia

10,09

Emirati Arabi

14,01

Canada

15,29

Repubblica Ceca

18,47

Paesi Bassi

4,28

Germania

9,58

Regno Unito

12,34

Singapore

15,18

Cile

18,44

Svizzera

4,03

Cina

12,02

Austria

14,79

Indonesia

17,95

Messico

11,66

Australia

11,66

19,9 19,66 19,3

Fonte: Morningstar. Dati al 30 settembre 2019.

Nella mappa alcuni risultati possono sembrare controintuitivi, come ad esempio il posizionamento degli Stati Uniti tra i mercati azionari con il rischio Carbon più basso. Per comprenderlo è necessario distinguere il Carbon risk dal Carbon intensity. Il primo con37


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

sente di misurare i pericoli per le aziende che non sapranno gestire la transizione verso un’economia più pulita; il secondo è un indicatore dell’esposizione dei listini alle fonti fossili e alla produzione di emissioni inquinanti. “L’America non è certo nota per essere leader nella lotta al cambiamento climatico”, spiegano da Morningstar. “Inoltre, il presidente, Donald Trump, ha annunciato nel 2017 di voler uscire dall’Accordo di Parigi del 2015 (COP21). Ma se valutiamo il profilo delle aziende, notiamo che una piccola parte del mercato è esposto ai rischi della transizione verso un’economia low carbon”. A confronto, l’Italia è in una situazione peggiore: sicuramente ha molta strada da fare per diminuire il Carbon intensity, ma ancora di più deve lavorare in prospettiva futura per gestire i mutamenti in atto, che saranno accelerati dagli sviluppi della normativa europea sul fronte ambientale. Immagine 3: mappa globale del Carbon Intensity calcolato sugli indici azionari Morningstar

0 - 135 136 - 199 200 - 330 331 - 450 451 - 1.470 Francia

135

Ungheria

191

Messico

321

Malesia

447

Repubblica Ceca

Svizzera

133

Qatar

187

Australia

299

Indonesia

440

Russia

848

Giappone

130

Stati Uniti

172

Taiwan

270

Brasile

419

Portogallo

654

Belgio

113

Danimarca

153

Filippine

270

Grecia

405

India

551

Svezia

55

Paesi Bassi

147

Norvegia

261

Polonia

345

Cile

506

Emirati Arabi

46

Regno Unito

146

Spagna

226

Sudafrica

341

Colombia

488

Egitto

30

Corea del Sud

141

Cina

217

Italia

339

Irlanda

475

Perù

10

Germania

139

Austria

338

Canada

464

Svizzera

133

Hong Kong

336

Turchia

333

Fonte: Morningstar. Dati al 30 settembre 2019. 38

1.469


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IL CASO ETICA SGR

Roberto Grossi, vicedirettore generale Processo di gestione degli investimenti responsabili Etica SGR è una società italiana 100% specializzata in fondi comuni sostenibili e responsabili. Nasce nel 2000 con la convinzione che selezionare gli emittenti (imprese e Stati) anche da un punto di vista ambientale, sociale e di governance offra potenzialmente valore aggiunto anche sul piano dei rendimenti. Da sempre la società dialoga in modo costante e costruttivo con il management delle società in cui investono i fondi, esercitando inoltre i diritti di voto nelle assemblee degli azionisti, al fine di sollecitare e accompagnare le società a una condotta più responsabile. I fondi sostenibili e responsabili di Etica SGR si pongono l’obiettivo di creare opportunità di rendimento in un’ottica di medio-lungo periodo, puntando all’economia reale e premiando imprese e Stati che ottengono i migliori punteggi da un punto di vista ambientale, sociale e di governance (ESG).

LA SELEZIONE DEGLI EMITTENTI La proposta di Etica SGR riguarda esclusivamente investimenti sostenibili e responsabili (SRI) e ciò rende la selezione degli emittenti il cuore della attività della società, così come la 39


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

caratteristica principale dei nostri fondi comuni di investimento. Il processo di selezione, che viene svolto internamente da un team dedicato di analisti ESG, si è evoluto nel corso del tempo e oggi conta su un rigoroso modello proprietario con un track record di oltre 15 anni. La selezione dei titoli è esaminata e approvata dal nostro Consiglio di Amministrazione su proposta del Comitato Etico della SGR, un organismo indipendente e autonomo, costituito da figure di alto profilo morale e di riconosciuta esperienza nelle tematiche della responsabilità sociale. Il Consiglio di Amministrazione determina anche la politica di investimento dei fondi. Immagine 1: step nella selezione degli emittenti PRIMA

DURANTE

DOPO 4

1

POLITICA DI INVESTIMENTO ANALISI E RICERCA Analisiti di Etica SGR

2

CARBON FOOTPRINT

Consiglio di Amministrazione

3 CONTROLLO FINANZIARIO Comitato Investimenti e Risk Management

5

REPORT DI IMPATTO

ORIENTAMENTO ESG Comitato Etico

ATTIVITÀ DI INVESTIMENTO Gestore delegato

ENGAGEMENT

In particolare la selezione avviene attraverso un doppio screening. In prima analisi vengono applicati i criteri negativi di esclusione, che permettono di scartare tutti gli emittenti coinvolti in attività o settori controversi (per esempio, per le imprese, armi, tabacco, gioco d’azzardo, energia nucleare, pesticidi) o che sono coinvolte in gravi episodi riguardanti temi quali il rispetto dei diritti dei lavoratori, il rispetto dell’ambiente e la corruzione. In seconda analisi, la selezione applica i criteri positivi di valutazione, che permettono di analizzare imprese e Stati in modo dettagliato, sulla base di parametri ambientali, sociali e di governance, attribuendo loro un punteggio sintetico. Solo gli emittenti con punteggi superiori ad 40


FUNDSPEOPLE

una soglia assoluta, risultanti tra i migliori del proprio settore (approccio ‘best in class’) ed aventi un profilo qualitativo e reputazionale buono, entrano a far parte del paniere dei fondi di Etica SGR. Le analisi del team Analisi e Ricerca vengono accompagnate da approfondimenti che tengono conto anche delle contingenze specifiche legate all’attualità e alla situazione economica. Per la selezione degli emittenti in cui investono i fondi di Etica SGR, all’analisi ESG si aggiunge quella dell’analisi finanziaria: il gestore delegato valuta le performance finanziarie e seleziona, nell’ambito del perimetro degli emittenti definito in precedenza, i migliori titoli dal punto di vista del rapporto rischio/rendimento. Per valutare gli emittenti la selezione può contare su una pluralità di fonti: database specializzati in grado di fornire indicatori affidabili e puntuali, partner affiliati quali per esempio ICCR (Interfaith Center on Corporate Responsibility), PRI (Principles for Responsible Investments), CDP (già Carbon Disclosure Project), EUROSIF (Forum europeo per la finanza sostenibile), SfC (Shareholders for Change), ONG specifiche su alcuni temi ESG. Inoltre, gli analisti ESG consultano ricerche pubblicate sulla stampa specializzata e documenti societari pubblicati dalle aziende (bilanci, report di sostenibilità ecc.) e valutano informazioni derivanti dal dialogo diretto con le imprese.

FONDI E SOLUZIONI I fondi comuni etici di Etica SGR si pongono l’obiettivo di creare per i risparmiatori opportunità di rendimento in un’ottica di medio-lungo periodo, puntando all’economia reale e premiando imprese e Stati che adottano pratiche ESG. Da sempre Etica SGR persegue la strada della trasparenza: non presenta commissioni di performance per i prodotti della gamma. Inoltre, non sono previste commissioni di ingresso, commissioni di uscita né commissioni di switch. Sono previsti solo i diritti fissi e la facoltà di versare un contributo volontario dello 0,1% a favore di un fondo di Etica SGR che fa da garanzia a progetti di microfinanza in Italia e sostiene iniziative di crowdfunding ad alto impatto sociale e ambientale, sempre in Italia. Tali progetti e iniziative sono selezionati e gestiti da Banca Etica. Attualmente la gamma è composta da sei fondi comuni di investimento, che coprono i principali profili di rischio/rendimento.

41


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

LINEA VALORI RESPONSABILI I fondi etici di investimento della Linea Valori Responsabili di Etica SGR selezionano titoli di imprese e Stati che adottano pratiche virtuose dal punto di vista ESG, approcciando globalmente temi e settori. Selezione negativa Non sono presenti nei portafogli dei fondi di questa Linea investimenti in armi, tabacco, gioco d’azzardo, energia nucleare, pesticidi, ingegneria genetica. Inoltre non sono ammesse società coinvolte in episodi negativi nell’ambito della corruzione, rispetto dell’ambiente, rispetto dei diritti dei lavoratori. Attualmente sono sospesi anche i settori del finanziario, del petrolifero e dell’estrattivo. Non sono presenti nei portafogli i titoli governativi emessi da Stati che prevedono la pena di morte o non garantiscono le libertà civili, di stampa e i diritti politici. Selezione positiva Si valutano opportunità di investire nei titoli governativi dei Paesi con più alti punteggi dal punto di vista socio-ambientale e nelle aziende più attente alla sostenibilità e al benessere collettivo. Per questa ragione gli emittenti che hanno superato la prima selezione sono analizzati in modo dettagliato e valutati secondo parametri ambientali, sociali e di governance. Ad ognuno è attribuito un punteggio sintetico basato sulla valutazione di decine di indicatori (oltre 100 per le imprese e oltre 60 per gli Stati). Solo gli emittenti con punteggi superiori ad una soglia assoluta e risultanti tra i migliori del proprio settore (approccio ‘best in class’) entrano a far parte dell’Universo Investibile dei fondi della Linea.

LINEA FUTURI RESPONSABILI I fondi etici di investimento della Linea Futuri Responsabili di Etica SGR ripongono particolare attenzione a un determinato tema di investimento, selezionando i titoli sulla base di un’accurata analisi di responsabilità sociale e ambientale degli emittenti. Attualmente, la Linea è composta da un fondo comune di investimento, Etica Impatto Clima, focalizzato sulle tematiche riguardanti la transizione ad un’economia a basso impatto di carbonio. 42


FUNDSPEOPLE

Selezione negativa Non sono presenti investimenti in società coinvolte in attività o settori quali l’utilizzo di combustibili fossili, sviluppo o utilizzo di energia nucleare, possesso di sabbie bituminose, produzione di armamenti, gioco d’azzardo. Inoltre, non sono ammesse società coinvolte in episodi negativi nell’ambito della corruzione, rispetto dell’ambiente, rispetto dei diritti dei lavoratori. Restano fuori dai portafogli anche i settori del petrolifero e dell’estrattivo. Non sono presenti neanche i titoli governativi emessi da Stati che prevedono la pena di morte o non garantiscono le libertà civili, di stampa e i diritti politici. Selezione positiva Si valutano opportunità di investire nelle aziende più attente all’impatto dei propri prodotti e servizi sull’ambiente e a un continuo miglioramento. Per questa ragione, gli emittenti che hanno superato la prima selezione sono analizzati in modo dettagliato e valutati secondo specifici parametri ambientali e successivamente comparati con le performance del proprio settore di appartenenza (‘approccio best in class’). L’analisi viene integrata con parametri di misurazione dell’impatto della produzione in ambito ambientale, con dati di transizione ‘low carbon’ (ovvero target aziendali pluriennali di riduzione delle emissioni inquinanti) e con dati di misurazione del rischio reputazionale di ogni singolo emittente. Si valutano positivamente anche opportunità di investire nei Paesi più virtuosi dal punto di vista ambientale. Solo gli emittenti che superano tutte le fasi previste dalla nostra metodologia entrano a far parte dell’Universo Investibile del fondo Etica Impatto Clima. La natura del fondo Etica Impatto Clima ha fatto sì che fossero ammessi all’interno dei portafogli anche strumenti finanziari chiamati Green Bond. Questi strumenti ‘verdi’ sono per Etica SGR interessanti perché sono titoli obbligazionari la cui l’emissione è legata a un progetto che sottende un impatto positivo per l’ambiente come, per esempio, lo sviluppo di energia da fonti rinnovabili, la riduzione di rifiuti e il trattamento dell’acqua. Inoltre le obbligazioni verdi si caratterizzano per il vincolo di presentare un rendiconto almeno annuale. Questo è considerato un atto di trasparenza apprezzabile, soprattutto nei confronti degli investitori finali. Inizialmente i Green Bond provenivano principalmente da istituzioni finanziarie sovranazionali, come la Banca mondiale o la Banca Europea per gli Investimenti, ma il mercato si sta ampliando e sono arrivati anche titoli emessi da singole imprese, Stati, municipalità e agenzie statali. 43


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

Etica Impatto Clima investe in titoli emessi da aziende e Stati che hanno scelto la sostenibilità ambientale per sviluppare il proprio business ma esclude i Green Bond di emittenti che appartengono a settori quali ad esempio gli armamenti, il gioco d’azzardo, i combustibili fossili, realtà che utilizzano o sviluppano energia nucleare o che sono in possesso di sabbie bituminose o coinvolte in episodi negativi nell’ambito della corruzione, rispetto dell’ambiente e rispetto dei diritti dei lavoratori. Inoltre, i Green Bond che hanno superato il filtro precedente, devono poi essere accompagnati da una ‘Second Party Opinion’, una sorta di ‘bollino’ rilasciato da vari soggetti (es. società di rating ESG, società di revisione ecc.) che attesta la bontà ‘green’ del bond. Questo bollino viene poi analizzato da Etica SGR, la quale deve riscontrare un risultato considerato positivo, ovvero superare una certa soglia di valutazione definita internamente.

Rischio ESG Numerosi studi1 ,2 ,3 hanno dimostrato che l’investimento sostenibile e responsabile è in grado di generare performance competitive rispetto al mercato. E, in periodi di forte volatilità, consente di mitigare il rischio finanziario. Effettivamente, investire in aziende che ignorano problematiche ESG può, nel lungo periodo, rivelarsi una scelta infelice in termini di performance. Dalla storia recente abbiamo appreso che il rischio, e quindi la potenziale perdita di rendimento, può derivare anche da fattori ambientali, sociali e di governance e legati, per esempio, alla reputazione. Forte di questa evidenza, Etica SGR ha voluto realizzare una nuova metrica di rischio. Si tratta del Rischio ESG, una metodologia di analisi del rischio che presenta un connotato statistico e predittivo, includendo le variabili ESG nel calcolo del rischio degli investimenti. Il risultato è che si può stimare ex ante il rischio derivante da fattori ESG. La metrica ha mostrato una robusta corrispondenza statistica tra ‘Rischio ESG’ e il tradizionale rischio finanziario rappresentato dal VaR non diversificato, che indica la perdita potenziale su una posizione investita in un certo orizzonte temporale. Si tratta di una lente in più, quindi, per osservare il rischio e che permette alla società di gestione di guardare meglio e più lontano.

1. ‘ESG and financial performance: aggregated evidence from more than 2000 empirical studies’, Gunnar Friede,Timo Busch & Alexander Bassen, 2015. 2. ‘Effective Investments on Capital Markets, Waldemar Tarczynsky & Kesra Nermend’, capitolo 7: ‘Inclusion of ESG Factors in Investments and Value Addition: a meta-analysis of the Relationship’. 3. ‘ESG performance and firm value: The moderating role of disclosure’, Ali Fatemi, Martin Glaum & Stefanie Kaiser. Global Finance Journal, volume 38, novembre 2018, pp. 45-64.

44


FUNDSPEOPLE

LA DOPPIA LENTE: RISCHIO FINANZIARIO E RISCHIO ESG Considerando solo i fattori di rischio ESG attraverso un’analisi sotto stress e via VaR (Value-at-Risk) è stato possibile stimare che il rischio della sola componente ESG ammonta generalmente a una cifra compresa tra il 5 e il 15% del rischio complessivo. Un risultato molto rilevante. È possibile anche calcolare il ‘risparmio’, in termini di rischio complessivo dell’investimento reale del fondo rispetto all’ipotetica allocazione a massimo rischio sostenibile e al mercato di riferimento. Consideriamo un vettore (R) a tre componenti: il rischio finanziario espresso come VaR (Monte Carlo, con skewness, kurtosis e jump di volatilità), il Rischio ESG e il Relative VaR. Graficamente otteniamo un triangolo in 3 coordinate (grafico 1): quello corrispondente all’allocazione reale del fondo Etica Azionario (di colore blu) è contenuto in due triangoli di rischio più estesi, identificati rispettivamente come massimo tattico (arancione) e massimo strategico (grigio). Con riferimento al massimo strategico, il risparmio di rischio (espresso tramite differenza con la norma di R del fondo) nel portafoglio dell’esempio riportato di seguito (Etica Azionario) è intorno al 60%. Grafico 1: triangolo di rischio 1

Coordinata 1: VaR Coordinata 2: R_ESG Coordinata 3: RelVaR

7,00

6,50

6,00

Distanza euclidea azionario= (d1^2+d2^2+d3^2)^(1/2)= 3,26

5,00 4,18

4,00

Distanza euclidea massima= 5,59

3,00

2,51

Delta= 2,33, cioè risparmio rischio= 42%

2,00

Distanza M= 8,21, cioè risparmio rischio= 60%

1,00 0,72

Azionario

1,50

0,36 2,04 3,64

Massimo

4,78

Compatto limite 3

2

Possiamo concludere, pertanto, che la misurazione del Rischio ESG è uno strumento in più a disposizione degli investitori e che, probabilmente, è destinato ad acquistare sempre più importanza nella scelta degli investimenti. 45


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

UNA NUOVA TIPOLOGIA DI FRONTIERA EFFICIENTE L’importanza di considerare le variabili ESG nell’analisi e valutazione di un portafoglio si evince chiaramente anche realizzando una nuova tipologia di frontiera efficiente, che mette in relazione il rendimento del portafoglio con il suo rischio complessivo, che in Etica SGR chiamiamo ‘olistico’ e che include variabili finanziarie tradizionali e variabili non finanziarie (ESG). Grafico 2: frontiera efficiente 5,0 4,5

Rendimento

4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,04

0,045

0,05

0,055

0,06

0,065

0,07

0,075

0,08

Volatilità

Grafico 3: frontiera efficiente olistica (Fin+ESG) 0,50 0,45

Rendimento

0,40 0,35 0,30 0,25 0,20 0,15 0,10 2,00

2,05

2,10

2,15

2,20

2,25

2,30

Coefficiente di rischio Fonte: Etica SGR. Elaborazioni a cura del team Risk Management.

46

2,40

2,45

2,50


FUNDSPEOPLE

Il grafico 2 mostra una frontiera efficiente ‘tradizionale’, come siamo abituati a considerarla, cioè con i portafogli ordinati secondo il rapporto rendimento-volatilità. Il grafico 3 mostra, invece, una nuova frontiera efficiente, che ha sull’asse delle ascisse un parametro di rischio ‘olistico’, che combina coerentemente il rischio finanziario e il Rischio ESG. Il risultato del confronto è notevole. Da una parte evidenzia come la frontiera efficiente resti sostanzialmente valida per forma e tendenza della curva, ma dall’altra ci dice che considerare anche il Rischio ESG (ed il RelVaR) modifica la forma della frontiera a tal punto che, se si ignorasse, si sovrastimerebbe il rendimento atteso a parità di rischio, andando incontro a potenziali amare sorprese. Il calcolo del Rischio ESG rappresenta un primo passo verso l’integrazione tra aspetti di rischio finanziario ed ESG, fornendo all’investitore una visione olistica della rischiosità totale del proprio investimento.

L’impatto di Etica SGR Nell’idea di investimento responsabile di Etica SGR, l’obiettivo di ottenere potenziali performance finanziarie positive va associato a quello di generare effetti positivi per l’ambiente e la società. Scegliere di investire in fondi sostenibili e responsabili vuol dire considerare anche l’impatto ESG (ambientale sociale e di governance) dell’attività di selezione dei titoli e i risultati dell’attività di engagement, nello specifico del dialogo, che si realizza con le aziende in cui investono i fondi. Un’iniziativa rilevante in questo senso è sicuramente il Report di impatto, documento che illustra i risultati, in termini di impatto, degli investimenti azionari dei fondi di Etica SGR dal punto di vista ESG rispetto al mercato di riferimento (l’indice MSCI World, il benchmark azionario dei fondi). Lo studio prende in considerazione i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs4 ), definiti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma d’azione sottoscritto dai Governi di 193 Paesi membri dell’ONU per conciliare la crescita economica con l’inclusione sociale e la tutela dell’ambiente. In particolare, ad ogni indicatore di impatto e ad ogni tema di dialogo sono stati associati target

4. ‘The Sustainable Development Agenda’: https://www.un.org/sustainabledevelopment/.

47


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

legati agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), selezionati tra i 169 concordati dalle Nazioni Unite. Immagine 2: gli obiettivi di sviluppo sostenibile

I RISULTATI DEL REPORT DI IMPATTO 2019 Tra i risultati ambientali, rispetto al mercato di riferimento, si legge che le società presenti nei portafogli dei fondi di Etica SGR che hanno definito obiettivi di riduzione delle emissioni sono +69% rispetto al benchmark, quelle che si impegnano pubblicamente a ridurre l’utilizzo di acqua e aumentare l’efficienza idrica dei processi sono il +34% rispetto al mercato di riferimento e, infine, le società che sviluppano iniziative per ridurre i rifiuti generati sono superiori al mercato di riferimento del 25% sempre rispetto al benchmark. 48


FUNDSPEOPLE

Grafico 4 Percentuale di socetà con CDP Score = A13

36%

Società che hanno definito degli obiettivi di riduzione di emissioni

IMPATTO

IMPATTO

+140%

+69%

Società allineate all’Acordo di Parigi (Scienze Based Targets) tra quelle che hanno definito obietivi di riduzione delle emissioni

IMPATTO 35%

15%

25%

+40%

86% 51% Investimenti azionari di Etica SGR Benchmark

Grafico 5 Società che si impegnano pubblicamente a ridurre l’utilizzo di acqua e aumentare l’efficienza idrica dei processi

Società che sviluppano iniziative per ridurre i rifiuti generati

Società che sviluppano iniziative per la tutela della biodiversità

IMPATTO

IMPATTO

IMPATTO

+34%

+25%

+21% 47%

79%

39%

89% 59%

71%

Investimenti azionari di Etica SGR Benchmark

Tra i risultati sociali del Report di impatto è stato calcolato che le società presenti nei portafogli dei fondi di Etica SGR hanno creato in media il 142% in più di posti di lavoro rispetto al benchmark, le società che adottano politiche formali per prevenire il lavoro minorile al proprio interno sono il +44% e le società che adottano politiche formali sul rispetto dei diritti umani segnano il +35%, sempre rispetto al mercato di riferimento. 49


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

Grafico 6 Società che adottano politiche formali per prevenire il lavoro minorile al propio interno

Società che adottano politiche formali sul rispetto dei diritti umani

Società che sviluppano iniziative per ridurre il rischio sociale della catena di fornitura (es. derivante da cattive condizioni lavorative)

Media posti di lavoro creati dalle società in portafoglio nell’ultimo anno

IMPATTO

IMPATTO

IMPATTO

IMPATTO

+35%

+44%

+142%

+42%

79%

89%

55%

66%

92%

2.688

65% 1.113

Investimenti azionari di Etica SGR Benchmark

Buoni i risultati anche sul tema della governance: rispetto al benchmark, +73% le società con un comitato di sostenibilità in seno al Consiglio di Amministrazione, +55% le società con una presenza femminile in ruoli dirigenziali del 20% o maggiore e +24% le società la cui politica di remunerazione variabile è legata a obiettivi ESG. Grafico 7 Società con una presenza femminile in ruoli dirigenziali del 20% o maggiore

Società la cui politica di remunerazione variabile è legata a obiettivi ESG

IMPATTO

IMPATTO

+55%

+24% 21%

17%

45%

29% Investimenti azionari di Etica SGR Benchmark

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FUNDSPEOPLE

Il Report propone anche l’impatto del dialogo: il calcolo è effettuato sulla base delle valutazioni assegnate alle risposte fornite dalle società coinvolte in fase di dialogo con Etica SGR: il 45% delle risposte delle aziende sono state ritenute soddisfacenti da parte di Etica SGR sul tema ambientale, il 36% sulla tematica sociale e il 31% per quanto riguarda la governance.

Il processo di engagement Per Etica SGR l’engagement è, da sempre, un elemento fondamentale della strategia SRI (Socially Responsible Investments), con precisi obiettivi da raggiungere insieme alle imprese nel tempo e in modo costruttivo e positivo. L’azione partecipativa non si limita al singolo momento assembleare, inteso come esercizio dei diritti di voto connessi alla partecipazione al capitale azionario di una impresa presente negli investimenti di Etica SGR, ma si sviluppa in un continuo dialogo con gli emittenti nel corso dell’anno. Si tratta, dunque, di un processo di lungo periodo, che si pone l’obiettivo di condurre le imprese a comportamenti più virtuosi, sostenibili e trasparenti. Le attività di dialogo e di voto di Etica SGR si concentrano in Italia, USA e Giappone, sfruttando altresì le numerose alleanze internazionali con altri investitori responsabili, che permettono alla società di attuare azioni di engagement in modo mirato ed efficace. Tutte le attività di engagement sono ampiamente descritte nell’Engagement Report, un documento annuale disponibile gratuitamente sul sito. Negli ultimi anni i temi maggiormente trattati da Etica SGR nelle attività di dialogo con le imprese hanno riguardato il cambiamento climatico, la trasparenza fiscale, le politiche sulla remunerazione, il prezzo dei farmaci, lo spreco alimentare e la sicurezza informatica.

ENGAGEMENT 2019: STORIE AZIENDALI E CASI DI DIALOGO Con le società in cui investono i fondi, Etica SGR instaura un dialogo costruttivo, paziente e di lungo periodo. Questa attività fondamentale ha come fine stimolare un progressivo miglioramento nei comportamenti sostenibili e responsabili.

AMBIENTE: IL CASO BREMBO Brembo è una società italiana leader nella produzione di impianti frenanti per veicoli, con la quale Etica SGR ha avviato un dialogo di lungo periodo e, nel 2018, ha votato all’assemblea dei soci per il sesto anno consecutivo. 51


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

Durante il dialogo, Etica SGR si è più volte soffermata sull’importanza della rendicontazione e riduzione delle emissioni di gas serra. Nel 2018 Brembo era tra le 139 società al mondo inserite nella A-List sul Climate Change di CDP. Questa lista comprende le aziende con la valutazione più alta espressa da CDP in relazione all’efficacia degli sforzi messi in atto sia per ridurre le emissioni e i rischi climatici, sia per sviluppare un’economia a basse emissioni di carbonio. Inoltre, sempre nel 2018, Brembo ha ricevuto una valutazione A da CDP anche in relazione alla gestione della risorsa idrica (solo tre società in Italia sono nella A-list di CDP su questo tema). Nel 2018, solo 18 aziende nel mondo, come Brembo, fanno parte delle due A-list ‘Climate Change’ e ‘Water Security’, di cui solo 7 a livello europeo.

AMBIENTE: IL CASO PERNOD RICARD Pernod Ricard è una multinazionale francese leader nella produzione di vini e alcolici che Etica SGR ha incontrato per avviare un dialogo sul tema degli obiettivi di riduzione del consumo idrico. Nel 2018 la società ha già raggiunto il target di riduzione dei consumi idrici fissato per il 2020 e si è impegnata a rinnovare i target in modo più ambizioso per il 2030. La società si è impegnata a sviluppare target su base locale, concentrando gli investimenti in particolare nelle aree a maggiore stress idrico, poiché, a differenza delle emissioni di gas serra, che si disperdono nell’atmosfera, il consumo idrico è un problema localizzato. In particolare, la società ha raggiunto una riduzione di consumi idrici in India del 36% per litro di prodotto rispetto al 2010. Grazie agli investimenti effettuati, gli stabilimenti della società in India sono tra i più efficienti al mondo.

SOCIALE: IL CASO ABB ABB è una multinazionale svizzera che opera nel settore della robotica e dell’automazione. Nel 2018 Etica SGR ha dialogato con la società sul tema dei diritti umani nella catena di fornitura. ABB ha sviluppato un processo di selezione per i fornitori basata su una approfondita due diligence su aspetti ambientali e sociali. Il processo è composto da due fasi (pre-assessment e qualification) in cui i fornitori sono valutati su diversi ambiti e viene svolta un’attività di engagement da parte di ABB affinché i fornitori ottengano la documentazione e i requisiti necessari per essere conformi alle politiche di selezione. In particolare, per i fornitori italiani, il processo in fase di preassessment richiede anche la certificazione antimafia. L’obiettivo della società per il 2018 è di qualificare l’80% dei fornitori (che sono circa 60.000 a livello globale) secondo tale processo. 52


FUNDSPEOPLE

GOVERNANCE: IL CASO SNAM Snam è una società italiana attiva principalmente nel trasporto, nello stoccaggio e rigassificazione del metano. Nel 2018, Etica SGR ha votato all’assemblea dei soci esprimendo il proprio voto e commentando, tra le altre cose, la politica di remunerazione. Nel 2018 Snam ha integrato i target ESG già presenti per la definizione della componente variabile della remunerazione del top management, inserendo un target specifico legato al cambiamento climatico, vale a dire il mantenimento della valutazione A di CDP32 sul tema climate change. In tal modo, la società ha aggiunto tra le priorità strategiche del management, che già comprendono la sicurezza dei lavoratori e un buon rating di sostenibilità, il tema del cambiamento climatico, sicuramente rilevante in relazione al suo business.

Etica SGR in un contesto sempre più ‘green’ L’aumento dell’interesse per le tematiche ambientali, spinto da numerose evidenze circa i cambiamenti climatici, ha coinvolto sempre di più anche gli operatori finanziari. Un ruolo fondamentale in questo contesto lo ha sicuramente avuto la spinta normativa dell’Unione Europea. Il principio ispiratore è semplice: la finanza in quanto motore dell’economia è anche uno strumento potente per orientare i capitali verso business sostenibili. Inoltre, l’opinione pubblica dimostra un’attenzione sempre maggiore per gli impatti ambientali, sociali e di governance nelle proprie scelte di consumo (e di investimento). Negli ultimi anni la crescita dell’SRI (Socially Responsible Investment) è stata vivace e oggi è un fenomeno di dimensioni rilevanti. Etica SGR, che fa parte di un gruppo bancario dedicato al 100% alla finanza etica, è nata nel 2000 con un’idea chiara: proporre esclusivamente fondi etici, attenti all’ambiente e alle istanze sociali. In futuro sarà sempre più un asset di valore la chiarezza e la misurabilità dei dati: oggi il quadro definitorio è ancora poco chiaro e soggetto a interpretazioni diverse a seconda del mercato o del Paese di riferimento. Su questo la Commissione Europea sta già lavorando, realizzando importanti approfondimenti, tra cui quello sulla nuova tassonomia, che ci auguriamo possa fare chiarezza almeno a livello europeo. L’auspicio di Etica SGR è che non ci si fermi soltanto agli aspetti green (ambientali), ma ci sia una spinta sulle tematiche sociali e di buona governance. Investire per il proprio futuro e per il futuro del pianeta si può.

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L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

Investimenti responsabili Perchè fanno la differenza. E funzionano.

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FUNDSPEOPLE

IL CASO NN INVESTMENT PARTNERS Adrie Heinsbroek, principal for Responsible Investing

NN Investment Partners, asset manager con un’esperienza di oltre 170 anni nella gestione patrimoniale, è il gestore globale di Nationale-Nederlanden Group (NN Group), la maggiore società assicurativa olandese, quotata all’Euronext di Amsterdam. NN IP gestisce asset pari a 276 miliardi di euro (dati al 31 dicembre 2019) per clienti istituzionali, distributori e clienti privati in tutto il mondo. Impiega oltre mille dipendenti ed è presente in Europa, Stati Uniti, America Latina, Asia e Medio Oriente. Pioniera negli investimenti sostenibili, in cui opera dal 1999, NN IP integra l’analisi ESG in oltre il 66% dei suoi asset ed è oggi practice leader nell’investimento responsabile. NN IP ha ricevuto il punteggio più alto, A+ da PRI, un traguardo che mette in luce la qualità di performance delle proprie strategie e l’alto livello di governance negli investimenti responsabili. Abbiamo, inoltre, avviato da alcuni anni partnership con importanti istituti accademici come quella con l’European Centre for Corporate Engagement (ECCE) dell’Università di Maastricht e la Yale University per condurre nuove ricerche ed elaborare idee all’avanguardia su sfide e opportunità dell’integrazione ESG nelle decisioni di investimento.

Come integriamo i fattori ESG Gli investimenti responsabili fanno la differenza e funzionano, e li consideriamo il modo più efficace per ottimizzare i rendimenti commisurati al rischio e apportare il nostro contributo alla società nel suo insieme. Crediamo che le aziende impegnate in pratiche sostenibili e alti standard di corporate governance siano destinate a scrivere le storie di successo del futuro. 55


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

Investimenti responsabili Perchè fanno la differenza. E funzionano.

In NN IP vediamo il cambiamento come un’opportunità. Le condizioni in costante evoluzione dei mercati, le necessità mutevoli dei clienti e normative sempre più severe offrono opportunità per generare valore in ottica sostenibile. In NN IP abbiamo costituto un team dedicato agli investimenti responsabili composto da specialisti nell’ambito dell’integrazione ESG e nella corporate governance, oltre che da analisti. In quella che definiamo una vera e propria Innovation and Responsible Investing Platform, sono ormai più di 12 i professionisti che supportano trasversalmente i diversi team di investimento nell’integrazione ESG, fornendo inoltre all’intera organizzazione un impulso continuativo allo sviluppo delle pratiche ESG e degli investimenti sostenibili. Siamo convinti dei benefici che l’integrazione di informazioni ambientali, sociali e di governance apporta nel processo di investimento. Concentrarsi sui fattori ESG consente ai nostri analisti di sbloccare il valore potenziale di una società.

1. CI CONCENTRIAMO SULLA MATERIALITÀ

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Nella prima fase del nostro processo di due diligence, identifichiamo quali fattori ESG sono determinanti e misurabili (la cosiddetta ‘materialità ESG’) per i titoli nei quali andiamo ad investire. Questo viene fatto a livello di Paese, azienda e a livello di singola emissione. Ci focalizziamo sull’impatto generato da questi fattori sulla valutazione dell’azienda, sul futuro potenziale economico e sui suoi azionisti, studiando come questi fattori possano contribuire a migliorare il profilo rischio/rendimento dei nostri investimenti. Per le aziende, andiamo prima a identificare, a livello settoriale, quali fattori ESG misurabili vanno tenuti in considerazione. Esaminiamo, poi, in che grado essi si applicano alle singole società. Successivamente, integriamo la valutazione interna assegnata a questi fattori con l’analisi fornita da altri provider di dati ESG, e combiniamo queste analisi con una valutazione quantitativa e qualitativa della materialità ESG.

2. COLLEGHIAMO MATERIALITÀ, ESG E INDICATORI DI PERFORMANCE Il passo successivo è valutare il potenziale di una società o di un emittente collegando i fattori di materialità ESG agli indicatori di performance. Ad esempio, il rischio legato a un prodotto nel segmento del settore di consumo si rispecchia in un indicatore che monitora il numero dei richiami dei prodotti per ogni singola società. 56


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Cerchiamo, poi, di comprendere la performance assoluta e relativa dell’azienda sulla questione ESG identificata. A questo scopo i nostri analisti osservano i dati ottenuti da informative societarie e da provider di dati esterni. Questi dati svelano i punteggi di ciascuna società su diversi fattori ESG messi a confronto con la media del settore di appartenenza, e mostrano se vi sono controversie legate alle tre macro-categorie di cui teniamo conto: persone, pianeta, società. Tale analisi ci consente di arricchire i nostri dati e adottare decisioni di investimento più informate.

3. DALL’ANALISI ESG AI CASI DI INVESTIMENTO Nella terza fase, gli analisti incorporano queste analisi nei loro investment-case, esaminando anche il fattore materialità per ogni azienda. Questo processo è applicato sia a titoli azionari, sia alle obbligazioni societarie. Una procedura simile viene adottata per i Titoli di Stato, ma invece di utilizzare i dati ESG a livello corporate, esaminiamo i dati a livello Paese. Integrando in modo esplicito e sistematico i fattori ESG in tutte le fasi del processo di investimento, fra cui la costruzione del portafoglio, siamo maggiormente in grado di comprendere l’efficacia di un modello economico di un’azienda. Accostando l’analisi finanziaria tradizionale all’analisi ESG si ottengono preziose informazioni che consentono di identificare aziende dal valore interessante e meglio gestite, riducendo così i rischi e migliorando il potenziale di crescita. TEAM LEADER INVESTIMENTI RESPONSABILI: Team Investimenti:

Consiglio controversie ed engagement:

• Garantire l’integrazione ESG a livello strategico • Ricerca su investimenti responsabili a livello aziendale • Engagement

Per azienda, attività: • Engagement e analisi di controversie • Monitorare le tappe di engagement • Proposte di esclusione

Team Investimenti responsabili:

Fasi di lavoro di governance interessate da strategie specifiche:

• Gestione e responsabilità attive di ownership • Politica di engagement/votazione • Ricerca e opinioni su investimenti responsabili • Quadro di investimenti responsabili • Dati ESG

• Engagement e proposte per controversie per azienda, attività • Implementazione e monitoraggio del quadro di investimenti responsabili

• Green Bond • Debito infrastrutturale sostenibile

CONSAPEVOLEZZA Monitorare l’universo degli investimenti

Commissione ESG:

VALUTAZIONE Potenziale violazione?

Consuleza per la Commissione ESG

AZIONE Violazione?

NO

Investire

YES

Engagement possibile NO

YES

Approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione del Gruppo NN

Coinvolgere e investire Limitare

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L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

Parola d’ordine: ‘engagement’. Inclusione piuttosto che esclusione

Investimenti responsabili Perchè fanno la differenza. E funzionano.

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Siamo convinti che l’engagement sia vincente per stimolare il cambiamento nelle aziende. Il dialogo costruttivo e costante sulle problematiche materiali ci consente di aiutare le società nelle quali investiamo ad affrontare un’ampia gamma di questioni e adattare le loro strategie aziendali al miglioramento della loro performance ESG. Le attività di voto e di engagement consentono ai grandi investitori di utilizzare la propria influenza per generare un impatto positivo sull’attività e sull’ambiente che la circonda. Escludere non significa soltanto non investire o disinvestire, ma anche interrompere l’influenza, in qualità di azionista, di affrontare le questioni ambientali, sociali e di governance. È per questa ragione che adottiamo l’approccio di disinvestimento sulla base dell’engagement ed escludiamo le aziende quando abbiamo prove evidenti che il dialogo non ha prospettive di modificare in alcun modo la condotta di una società o il suo coinvolgimento in attività economiche specifiche e controverse. In virtù della natura attiva delle nostre strategie di investimento, i nostri analisti, gestori di portafoglio e specialisti ESG intrattengono dialoghi frequenti con le società partecipate. I nostri analisti e manager di portafoglio stilano un’analisi accurata bottom-up per ciascuno dei propri casi di investimento. Su un altro fronte, il nostro team dedicato agli investimenti responsabili e specialisti ESG si concentrano maggiormente sull’approccio globale di NN IP, lavorando quindi su temi di engagement top-down e iniziative a più ampio spettro.

4 TEMI DI ENGAGEMENT GOVERNANCE:

RESILIENZA CLIMATICA:

ALIMENTAZIONE, NUTRIZIONE E BENESSERE:

• Qualità della gestione ed efficacia del Consiglio

• Focus su misure di mitigazione e adattamento del modello aziendale

• Sfide sociali ed ambientali dei prodotti agricoli

• Cultura aziendale

• Trasparenza sul rischio legato al carbonio

• Trasparenza sulla filiera

Tema ricorrente

Tema ricorrente

Tema di base

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RUOLO DELLA TECNOLOGIA: • Interazione fra tecnologia e società • Comprende diversi temi e questioni (privacy e protezione dei dati, automazione)

Tema ricorrente


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Generalmente, ci impegniamo con aziende per un periodo massimo di tre anni, salvo il verificarsi di eventi importanti in quel periodo che modifichino materialmente la fattibilità dell’engagement, o se l’azienda non viola più i criteri previsti dalle norme previste da NN. Talvolta durante il periodo di engagement, potrebbe verificarsi il disinvestimento in una holding a causa di considerazioni economiche. In questi casi, preferiamo continuare con l’engagement fino a quando questo si sia concluso con successo.

L’IMPATTO MATERIALE L’engagement può coprire un’ampia gamma di temi, che vanno da problematiche aziendali generali alla performance ESG, fino agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Ci concentriamo sui temi più materiali, che possono variare significativamente da un settore all’altro. Ad esempio, standard di sicurezza, impatto ambientale e accesso alle risorse sono fattori chiave dell’industria mineraria, mentre le questioni sociali e lavorative sono importanti per il settore dei consumi, la responsabilità dei prodotti e la corruzione interessano invece il settore sanitario. Un ambito applicabile a tutti i settori è la governance e l’allineamento degli interessi del management e degli azionisti. Le informazioni che otteniamo come risultato dell’engagement si riflettono nei casi di investimento. Se nutriamo forti dubbi sulle pratiche ESG di un’azienda e il management non è ricettivo verso i nostri sforzi, potremmo essere costretti a riconsiderare il nostro investimento. Tuttavia, la maggior parte delle aziende è aperta ai nostri dubbi e a un confronto.

I PRINCIPALI TEMI CON IMPATTO MATERIALE DI LUNGO TERMINE Il nostro impegno verte su una varietà di temi legati ai fattori ESG con un potenziale impatto materiale sulle aziende nel lungo termine: • la corporate governance, perché è la chiave per un successo sostenibile; • il settore del tabacco, un grande fardello per la società e dal quale abbiamo preso le

distanze; • le sabbie bituminose, dobbiamo ridurre l’impatto sul clima e proteggere i sistemi ecologici,

dunque disinvestimento; 59


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

• il settore olio di palma, pratichiamo l’engagement sull’intera filiera; • alimentazione e nutrizione, esercitiamo la nostra influenza in temi come l’uso di antibiotici

nei foraggi e il lavoro minorile nel settore del cacao; • oil&gas, massima attenzione alla transizione. Dobbiamo gestire la sopravvivenza in un

Investimenti responsabili Perchè fanno la differenza. E funzionano.

mondo a basse emissioni; • resilienza climatica, indispensabile creare aziende a prova di futuro; • tecnologia, la sicurezza informatica è un must.

Abbiamo individuato diversi temi di engagement con un impatto materiale sulla società in cui crediamo di poter apportare un cambiamento positivo. Li abbiamo selezionati consultando gli azionisti, vale a dire clienti, dipendenti e altri azionisti esterni. Guardiamo anche ai rischi materiali definiti dal Word Economic Forum e ai 17 SDG delle Nazioni Unite. Utilizzando questi parametri, abbiamo circoscritto il nostro focus, assicurandoci di generare un impatto concreto, positivo, misurabile.

nnip.it

SIAMO INVESTITORI ATTIVI E RESPONSABILI NN IP è un investitore istituzionale globale con un ampio orizzonte di investimento e con l’obbligo di agire nei migliori interessi dei suoi beneficiari. Per adempiere a questo impegno, riconosciamo l’importanza di integrare i fattori ESG nel nostro processo di investimento. Questo garantisce decisioni di investimento informate e ci consente di ottimizzare il profilo di ritorno del rischio dei nostri portafogli. Oltre a integrare i fattori ESG per oltre il 66% dei nostri asset, disponiamo di strategie sostenibili e a impatto. La nostra gamma sostenibile persegue una politica di engagement simile alle nostre strategie ESG e comprende un potenziale di alpha diversificato, investendo in aziende con modelli sostenibili o che sono impegnate nel migliorare il proprio business model in modo sostenibile. La nostra gamma impact, bond ed equity, affronta le più pressanti sfide ambientali e sociali a livello globale, come l’energia pulita, il risanamento dell’acqua, la salute e l’istruzione. 60


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Il nostro punto di partenza sono gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite. Questi 17 ambiziosi obiettivi, adottati da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, offrono una matrice per definire l’impatto positivo. Investimenti responsabili di NN IP STRATEGIE TRADIZIONALI

Applicazione dei criteri normativi per gli investimenti responsabili di NN, voto ed engagement.

STRATEGIE ESG

STRATEGIE SOSTENIBILI

STRATEGIE DI IMPATTO

Integrare i dati ESG per migliorare i rendimenti commisurati al rischio.

Concentrarsi sui leader della sostenibilità di oggi e domani.

Puntare su aziende che apportano un contributo positivo agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Voto, engagement ed esclusioni si basano sui criteti normativi per gli investimenti responsabili di NN IP

Strategie sostenibili: il settore Healthcare. Un esempio pratico. Il settore sanitario svolge un ruolo particolarmente importante per il benessere della società. Il mercato è in rapida crescita e la spesa per l’assistenza sanitaria sta aumentando a un ritmo più rapido del PIL in molti Paesi, in particolare negli Stati Uniti. La crescente domanda da parte di una popolazione in fase di invecchiamento, i significativi investimenti in ricerca e sviluppo e una combinazione disomogenea di incentivi per gli operatori sanitari figurano tra le cause principali di costi già elevati. In questo contesto, gli aspetti sociali (la ‘S’ nella sigla ESG) assumono una rilevanza particolarmente significativa per le aziende del settore sanitario, in misura maggiore rispetto ad altri comparti. Una delle tematiche ESG più importanti per il settore sanitario nel suo complesso è la possibilità di accedere all’assistenza sanitaria e a prezzi convenienti. La spesa sanitaria richiede una quota crescente del PIL, non solo negli Stati Uniti ma anche in molti altri Paesi. Con bilanci pubblici sempre più sotto pressione, le aziende del settore devono trovare le modalità per garantire un sistema sostenibile. Alcune società innovative stanno trovando dei modi per rendere l’assistenza sanitaria più sostenibile ed efficiente, ad esempio, integrando differenti aspetti della complessa catena di approvvigionamento, alimentando un’omogeneità di incentivi tra i fornitori, e creando 61


L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

Investimenti responsabili Perchè fanno la differenza. E funzionano.

modelli di business che rendano più facile per i pazienti ricevere le cure di cui hanno bisogno. Molti di queste generano al tempo stesso rendimenti interessanti per gli investitori. Ne sono un esempio realtà come UnitedHealth, la più grande organizzazione di assistenza sanitaria negli Stati Uniti, che ha aperto la strada al trend dell’integrazione verticale tra fornitori di assistenza e copertura sanitarie (quando ha combinato l’assicurazione sanitaria con la gestione dei benefici al settore farmaceutico nel 2011) e Thermo Fisher Scientific, leader mondiale nel settore delle scienze biologiche, che ha reso possibili cure innovative contro la leucemia. Entrambe le società hanno sovraperformato l’indice MSCI World negli ultimi tre anni. Questi esempi dimostrano come sia possibile operare a favore della società senza tralasciare gli interessi degli investitori. La nostra ricerca si concentra proprio su aziende in grado di fornire soluzioni che favoriscono lo sviluppo innovativo della società, in grado di generare un rendimento elevato per gli azionisti, oltre che garantire la sostenibilità del sistema riducendo i costi sanitari nel loro complesso.

nnip.it Business sostenibili

Soluzioni sostenibili

+

Comportamento Sostenibile

+

Posizionamento sostenibile competitivo

=

Creazione di valore sostenibile

STRATEGIE SOSTENIBILI A PROVA DI EMISSIONI Il nostro processo di investimento incorpora le più avanzate conoscenze ESG, e punta a generare rendimento attraverso portafogli attivi, ad alta convinzione e con un rigoroso controllo del rischio. Il nostro focus di investimento è su aziende che presentano un miglioramento nello score di ‘momentum ESG’ e un posizionamento sostenibile competitivo. Credendo fortemente nell’obiettivo duplice di generare crescita e contribuire positivamente al bene della collettività nel suo insieme, siamo orgogliosi di un recente riconoscimento per il nostro fondo NN (L) European Sustainable Equity. Il fondo, infatti, è stato premiato come uno dei dieci prodotti che investono nell’azionario europeo con punteggio più alto per impatto positivo 62


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sull’ambiente. La classifica è stata stilata da Climetrics in occasione dei CDP (Carbon Disclosure Project) Europe Awards 2019. Il rating è assegnato su una scala da 1 foglia (rating più basso) a 5 foglie (rating più alto) e si basa su tre criteri valutativi inerenti le holding del portafoglio del fondo, la sua politica di investimento e la governance della sua società di gestione. Climetrics è il primo rating di fondi che fornisce una valutazione olistica dei rischi e delle opportunità legate ai cambiamenti climatici. Valutando in modo indipendente migliaia di fondi a gestione attiva ed ETF e stilando i suoi rating consultabili pubblicamente, Climetrics aumenta la trasparenza sui rischi legati al cambiamento climatico a favore degli investitori. Il fondo NN (L) European Sustainable Equity ha ottenuto uno dei dieci punteggi più alti tra i fondi insigniti del rating a 5 foglie. Questo indica che, in media, le società in portafoglio del fondo sono più efficienti dal punto di vista delle emissioni di carbonio, sono in grado di identificare meglio i rischi e le opportunità legate al clima e hanno maggiori probabilità di utilizzare tecnologie chiave a supporto della transizione energetica. Un rating a cinque foglie indica inoltre che il monitoraggio e la supervisione delle questioni climatiche sono tra i migliori nell’universo dei fondi analizzati. Difference portfolio vs bechmark based on financed emissions of EUR 393 mln (includes direct and indirect emissions):

173,467 tonnes CO e

Equivalent to the carbon footprint (direct and indirect) of approximately:

0r

2

Difference portfolio vs bechmark based on financed waste of EUR 393 mln:

Equivalent to the waste footprint of approximately:

0r

188,169 tonnes CARBON INTENSITY

10,513 households

168,008 households WASTE INTENSITY

Scope 1+2 & 3 (tCO2e/C1m revenue)

Waste Intensity (Tonnes waste/EUR Revenues)

Portfolio

Portfolio

MSCI Europe

MSCI Europe 0

Scope 1+2

200

400

600

800

0

200

400

600

800

Scope 3

Fonte: Strategy Brief NN European Sustainable Equity Fund. Elaborazione dati: NN IP, ISS Ethix Climate Solutions, EEA ed Eurostat, al 31 dicembre 2019.

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L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

IMPACT INVESTING: CRITERI D’IMPATTO EFFETTIVO

Investimenti responsabili Perchè fanno la differenza. E funzionano.

Tutte le nostre strategie a impatto includono chiari criteri di selezione dell’universo, applicati all’inizio del processo d’investimento. Questi criteri differiscono per ciascuna strategia di investimento. Per le nostre strategie azionarie di impatto abbiamo creato un database interno di aziende le cui attività di base hanno un’esposizione materiale ai temi di investimento: Persone, Pianeta e Prosperità. Quando analizziamo l’impatto, verifichiamo con cura anche che sia materiale, intenzionale e trasformazionale. I nostri investimenti in green bond sono soggetti ai Green Bond Principles formulati dalla International Capital Market Association. Inoltre, sono esclusi gli emittenti con gravi controversie nei fattori ESG. Rifiutiamo quindi circa il 15% sul totale dei titoli emessi in tutto il mondo etichettati come green bond.

FOCUS SULLE NOSTRE STRATEGIE BOND A IMPATTO DARK GREEN

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Un numero sempre maggiore di società si sta precipitando a integrare i fattori ESG nelle proprie strategie di business per dimostrare il proprio impegno nella creazione di valore a lungo termine. Questo trend negli ultimi anni si è affermato in modo sempre più evidente anche nell’universo del reddito fisso, dove l’offerta di opzioni sostenibili come i green bond continua ad aumentare. Per questo, molti investitori si pongono due quesiti fondamentali: quanto verde è il verde, e quanto è possibile ottenere un impatto più rilevante, migliorando i rendimenti corretti per il rischio? Quali pionieri nella gestione di green bond, vogliamo rispondere a questi importanti quesiti attraverso cinque punti.

1. L’ESCLUSIONE ATTIVA DI GREEN BOND CONTROVERSI Le prassi di labelling non regolamentate nell’arena dei green bond, associate alla disponibilità saltuaria di dati, creano un contesto in cui gli emittenti possono sfruttare l’evoluzione del settore delle obbligazioni verdi. Alcune società emettono green bond senza la minima intenzione di affrontare questioni di sostenibilità nella propria strategia principale. A titolo di esempio, vi sono società ferroviarie che hanno emesso green bond per finanziare il trasporto a bassa intensità di carbonio, mantenendo però una forte presenza nel trasporto merci basato su combustibili fossili senza avere alcun piano per affrontare quest’area del loro business. Di qui la necessità di unire una valutazione indipendente dei fattori ESG all’analisi fondamentale per costruire portafogli orientati all’impatto. Ciò richiede una due diligence 64


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approfondita e il giudizio discrezionale degli analisti e dei gestori di portafoglio, un processo che solo la gestione attiva è in grado di offrire. In secondo luogo, alcuni emittenti tendono a includere categorie di progetti che rispondono alle loro particolari esigenze ma di dubbio valore in termini di greenness e impatto ambientale. Un aspetto talvolta trascurato dai certificatori esterni. Per questo motivo, in NN IP eseguiamo anche una nostra valutazione approfondita delle attività aziendali. Poiché il focus dei certificatori esterni è sulla performance pregressa delle società e sui loro attuali punteggi ESG, il loro feedback non guarda al futuro, ovvero alla valutazione di piani per migliorare le prassi di business. In un contesto di gestione passiva, tali aspetti possono risultare trascurati dai provider di fondi che mirano principalmente a replicare l’indice, creando un portafoglio con lo stesso set di fattori di rischio presente nel benchmark.

2. UN LIVELLO PIÙ ELEVATO DI ENGAGEMENT Il dialogo costante e proattivo con gli emittenti consente da un lato di individuare i titoli che potrebbero non essere così verdi come sembrano, dall’altro, di suggerire agli emittenti le migliori prassi di mercato perché raggiungano i livelli di sostenibilità ottimale più velocemente ed efficacemente. Solo nel primo semestre del 2019, abbiamo condotto attività di engagement con oltre 40 emittenti operanti in nove settori diversi a livello mondiale. Il numero di incontri che hanno ottenuto risultati positivi è aumentato costantemente negli ultimi quattro anni. Engagement H1 2019 Issuers by sector Financials Government

8%

15%

Utilities Communication

33%

Industrials

28%

Supranational

5% 5%

3% 3%

3%

Consumer discretionary Health care Materials

Fonte: NN IP.

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L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

3. REPORTING DETTAGLIATO SULL’IMPATTO E MAGGIORE TRASPARENZA

Investimenti responsabili Perchè fanno la differenza. E funzionano.

Nell’ambito dei Green Bond, un reporting regolare e trasparente è uno strumento potente. Nonostante la richiesta di informazioni sull’impatto da parte degli investitori e l’adozione delle linee guida di mercato di provider quali la Climate Bond Initiative (CBI), i Green Bond Principles (GBP) e la tassonomia UE, per gli emittenti di Green Bond al momento sussiste solo un impegno volontario alla rendicontazione sul proprio contributo al cambiamento climatico. Di conseguenza, i provider di fondi passivi non sono obbligati a valutare tali aspetti, mentre i gestori di fondi attivi ricercano una maggiore trasparenza negli emittenti attraverso le attività di engagement. Nell’ambito della nostra strategia NN IP Green Bond, tracciamo e calcoliamo le emissioni di CO2 evitate su base annua per ogni milione di euro investito, pari a 541 tonnellate, una cifra equivalente alle emissioni medie annuali di 33 nuclei familiari e 217 veicoli passeggeri (dati al 31 dicembre 2019). Verifichiamo, inoltre, se le società emettono le obbligazioni verdi in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite, che rappresentano uno strumento cruciale per affrontare le sfide globali di sostenibilità.

4. RIDUZIONE DEI COSTI DI TRANSAZIONE

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Gli ETF (Exchange Traded Funds) ovviamente replicano l’indice e quindi offrono agli investitori una soluzione liquida, a basso costo e trasparente per ottenere un’esposizione verso i mercati delle obbligazioni verdi. La gestione attiva, invece, sostiene costi più elevati perché richiede maggiori risorse per svolgere un approfondito processo di due diligence sui fondamentali degli emittenti e sui progetti che essi intendono finanziare. Inoltre, gli investitori attivi utilizzano l’engagement per monitorare costantemente gli impegni di sostenibilità ed eseguire un reporting dettagliato sull’impatto dei loro investimenti. Ma quando si tratta di ribilanciare il portafoglio, i gestori attivi orientati all’impatto possono avere un vantaggio finanziario grazie alla possibilità di sottoscrivere nuove emissioni, mentre gli investitori passivi devono aspettare finché l’obbligazione non passa sul mercato secondario e solo allora possono acquistarla, se è stata inserita nel benchmark. Ciò consente di risparmiare sui costi di transazione e permette agli investitori attivi di acquistare emissioni interessanti prima che possano farlo i loro peer passivi, con conseguenze anche sui costi.

5. MINORE CONCENTRAZIONE, MAGGIORE DIVERSIFICAZIONE Gli investitori passivi possono essere soggetti a restrizioni in termini di allocazione delle risorse. Nello spazio obbligazionario gli indici tendono ad assegnare un peso maggiore ai 66


FUNDSPEOPLE

grandi mutuatari. Gli emittenti domiciliati in Francia, per esempio, costituiscono quasi il 31% dell’MSCI Euro Green Bond Index, di cui il 12,5% è riconducibile a un solo emittente – la Repubblica di Francia. Questo significa che i provider di fondi vincolati a un benchmark finiscono per allocare un terzo del loro capitale disponibile a un solo paese e oltre un decimo a un singolo emittente, il governo francese. Come provider di fondi attivi, in NN IP abbiamo maggiore discrezionalità e possiamo assumere una view ad alta convinzione sugli investimenti in una prospettiva sia fondamentale, sia ESG. Ne risultano portafogli più diversificati, meno concentrati, e opportunità di obbligazioni con il migliore potenziale in termini di rendimento e di impatto.

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L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

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GAMMA DI FONDI SRI

La presente pubblicazione è rivolta solo ed esclusivamente ai professionisti del settore finanziario e in particolare a entità considerate come controparti elegibili o investitori professionali sotto la normativa applicabile. L’informazione su organismi di investimento collettivo e altri strumenti finanziari inclusi in quest’opera si presenta unicamente con finalità di informazione e illustrazione e non deve interpretarsi in alcun caso come offerta commerciale o raccomandazione a un determinato investimento. L’informazione non costituisce una descrizione completa degli organismi di investimento collettivo e altri strumenti finanziari, mercati o sviluppi ai quali si riferisce.

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L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

ETICA SGR Nome del fondo

Categoria

ISIN

AZIONARI Etica Azionario R

Retail

IT0004097405

Etica Azionario RD

Retail

IT0005336877

Etica Azionario I

Institutional

IT0004735202

Etica Sustainable Global Equity C

Institutional

LU2052491177

Etica Sustainable Global Equity Cg

Institutional

LU2052491250

OBBLIGAZIONARI Etica Obbligazionario Breve Termine R

Retail

IT0003409171

Etica Obbligazionario Breve Termine I

Institutional

IT0004782352

BILANCIATI Etica Bilanciato R

Retail

IT0003409213

Etica Bilanciato RD

Retail

IT0005336851

Etica Bilanciato I

Institutional

IT0004735186

Etica Rendita Bilanciata R

Retail

IT0005117533

Etica Rendita Bilanciata RD

Retail

IT0005117558

Etica Rendita Bilanciata I

Institutional

Etica Obbligazionario Misto R

Retail

IT0003409197

Etica Obbligazionario Misto RD

Retail

IT0005336893

Etica Obbligazionario Misto I

Institutional

IT0004782378

Etica Impatto Clima R

Retail

IT0005341901

Etica Impatto Clima RD

Retail

IT0005341943

Etica Impatto Clima I

Institutional

IT0005341927

Etica Sustainable Dynamic Allocation C

Institutional

LU2052490526

Etica Sustainable Dynamic Allocation Cg

Institutional

LU2052490799

Etica Sustaniable Conservative Allocation C

Institutional

LU2052490013

Etica Sustaniable Conservative Allocation Cg

Institutional

LU2052490104

IT0005117459

Fonte: R classe ad accumulazione dei proventi per i fondi di diritto italiano; RD classe a distribuzione dei proventi per i fondi di diritto italiano; I classe Istituzionale per i fondi di diritto italiano; C classe Istituzionale per i fondi di diritto lussemburghese; Cg class Istituzionale per i fondi di diritto lussemburghese che prevedono un contributo volontario per supportare progetti di microfinanza e iniziative di crowdfunding. Maggiori info su www.eticasgr.com. Il presente materiale è stato redatto da Etica SGR S.p.A. ed ha scopo informativo e promozionale. I dati, le informazioni e le opinioni contenuti non costituiscono e, in nessun caso, possono essere interpretati come un’offerta né un invito né una raccomandazione a effettuare investimenti o disinvestimenti né una sollecitazione all’acquisto, alla vendita, alla sottoscrizione di strumenti finanziari né attività di consulenza finanziaria, legale, fiscale o ricerca in materia di investimenti né come invito a farne qualsiasi altro utilizzo. Nella redazione del presente documento non sono stati presi in considerazione obiettivi personali di investimento, situazioni e bisogni finanziari dei potenziali destinatari del documento stesso. La partecipazione ad un OICR comporta dei rischi connessi alle possibili variazioni del valore delle quote, che a loro volta risentono delle oscillazioni del valore degli strumenti finanziari in cui vengono investite le risorse dell’OICR. È necessario che l’investitore concluda un’operazione avente ad oggetto tale tipo di strumento solo dopo averne compreso la natura e il grado di esposizione ai rischi che esso comporta tramite un’attenta lettura della documentazione di offerta alla quale si rimanda (KIID e prospetto pubblicati sul sito www.eticasgr.com). I destinatari del presente documento si assumono piena ed assoluta responsabilità per l’utilizzo dei dati, le informazioni e le opinioni contenuti nonché per le scelte di investimento eventualmente effettuate sulla base dello stesso in quanto l’eventuale utilizzo come supporto di scelte di operazioni di investimento non è consentito ed è a completo rischio dell’investitore.

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FUNDSPEOPLE

NN INVESTMENT PARTNERS Nome del fondo

Categoria

ISIN

AZIONARI NN (L) European Sustainable Equity

I Cap EUR

NN (L) Global Sustainable Equity

I Cap EUR

LU0991964247 LU0191250769

NN (L) Global Equity Impact Opportunities

I Cap EUR

LU0250161907

NN (L) Climate & Environment

I Cap USD

LU0242143039

NN (L) Climate & Environment

I Cap EUR

LU0555018661

NN (L) Health & Well-being

I Cap USD

LU2014374156

NN (L) Health & Well-being

I Cap EUR

LU0341736139

NN (L) Smart Connectivity

I Cap EUR (hedged ii)

LU1078611909

NN (L) Smart Connectivity

I Cap USD

LU0242142221

OBBLIGAZIONARI NN (L) Euro Sustainable Credit (excluding Financials)

I Cap EUR

NN (L) Euro Sustainable Credit

I Cap EUR

LU0577863615 LU1106537605

NN (L) Green Bond Short Duration

I Cap EUR

LU1922482994

NN (L) Green Bond

I Cap EUR

LU1365052627

BILANCIATI NN (L) Patrimonial Balanced European Sustainable

X Cap EUR (hedged ii)

LU0121217920

La presente comunicazione è rivolta esclusivamente ad investitori professionali come definiti nella Direttiva MiFID. La presente comunicazione è stata redatta esclusivamente ai fini informativi e non costituisce un’offerta, in particolare un prospetto informativo, o un invito a trattare, acquistare o vendere titoli o a partecipare ad una strategia di trading, né la prestazione di un servizio d’investimento o di ricerca in materia di investimenti. Pur essendo stata dedicata particolare attenzione al contenuto della presente comunicazione, non è fornita alcuna dichiarazione o garanzia, espressa o implicita, circa la precisione, la correttezza o l’esaustività della stessa. Le informazioni fornite nella presente comunicazione potranno essere soggette a variazioni o aggiornamenti senza preavviso. Né NN Investment Partners B.V., né NN Investment Partners Holdings N.V. né le altre società o unità appartenenti al Gruppo NN, né i suoi amministratori o dipendenti potranno essere ritenuti direttamente o indirettamente responsabili della presente comunicazione. L’investitore professionale farà uso delle informazioni contenute nella presente comunicazione a suo rischio. La presente comunicazione e le informazioni contenute nella stessa non potranno essere copiate, riprodotte, distribuite o trasferite a soggetti diversi dal destinatario. I Comparti oggetto della presente comunicazione, sono comparti della Sicav NN (L) costituita ai sensi del diritto Lussemburghese e autorizzata alla commercializzazione in Italia delle proprie azioni. Il prospetto informativo, il Key Investor Information Document (KIID) e gli altri documenti previsti dalla legge, relativi al Comparto e alla Sicav, sono disponibili presso sul sito www.nnip.com. Il rischio è connesso all’investimento. Si ricorda che il valore di qualsiasi investimento può aumentare o diminuire e che i rendimenti conseguiti in passato non sono indicativi dei risultati futuri e in nessun caso potranno essere ritenuti tali. La presente comunicazione non è rivolta ai Soggetti Statunitensi (US Persons) così come definiti dal Regolamento S, Norma 902 del United States Securities Act del 1933, né potrà essere utilizzata come riferimento dai medesimi soggetti, né ha lo scopo di, e non potrà essere usata per, sollecitare la vendita di investimenti o la sottoscrizione di titoli nei paesi in cui le autorità competenti o la legge lo vietino.

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L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE

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Biblioteca:


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