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Zhong Guo, il fascino del Regno di Mezzo

ZHONG GUO

IL FASCINO DEL REGNO DI MEZZO

Una passione adolescenziale si trasforma in viaggio, alla scoperta della Cina: per alcuni un grande mistero (se non una minaccia), per altri un Paese dalle grandi opportunità.

In basso due scatti mettono a confronto il paesaggio urbano e quello rurale cinese. Accanto una fotografi a della classe del corso di laurea in Scienze internazionali China Studies.

QNam utem arum earis modiorempe mi, odi quaspicid quaspis vent is audi temporum quunti rem suntem venimin pa voluptatis et, sus essi offi cit is earibusda doloribusam et estia veria idelece

o sempre subìto il faH scino dell’Oriente. In particolare dell’Asia orientale e dunque della Cina. Una passione nata piccola, per caso, con un moto istintivo verso un libro da bancarella di introduzione alla fi losofi a cinese. Forse non è normale commuoversi per un pensiero del Mencio, ma ci sono passioni adolescenziali decisamente più dannose.

Un giorno mio nonno mi fece notare come Montanelli iniziasse la sua storia d’Italia in ventidue volumi con “La storia d’Europa comincia in Cina...”. Bizzarro.

Sempre più incuriosito, più che altro dalle tentazioni del caso, incontrai sulla mia via la direttrice di un corso di laurea a Torino, Scienze Internazionali – China Studies. In palio c’erano borse di studio per frequentare una parte del corso presso la ZheJiang University di HangZhou. Fatalità volle che mi qualifi cassi per un pelo, dunque feci le valigie senza saper una parola di cinese e mi imbarcai in un lungo viaggio verso HangZhou. Solo all’ingresso in Cina sentii la vera botta culturale.

La cosa più impressionante è la diversa prospettiva su praticamente ogni cosa: la lingua non alfabetica è solo l’espressione più evidente di un meccanismo cognitivo radicalmente distinto, su cui si sedimentano antiche fi losofi e che infl uenzano fortemente ancora oggi i rapporti tra le persone e tra individuo e collettività. Tutto così lontano dal nostro inviolabile e inalienabile individualismo estremo (che mai scambierei, siamo chiari!). La prima volta che vedi un planisfero in Asia realizzi che al centro non c’è l’Europa, ma la Cina. ZhongGuo signifi ca Regno di Mezzo, d’altronde. Da quella base, infatti, ho potuto esplorare il SudEst asiatico, risalendo il Mekong fi no alle sorgenti tra Tibet e Yunnan, la Malesia e il Borneo ma, soprattuto, l’interno della Cina, che è un continente sconfi nato più che un Paese, lasciato indietro dalla crescita economica e dunque ancora con pristine caratteristiche, usi e tradizioni.

Una passione dunque, un embrione piantato dal caso che ha infl uenzato la mia crescita personale e il mio modo di vedere il mondo. Un viaggio che non è mai fi nito: con due compagni di avventure, al ritorno in Italia, abbiamo fondato un’azienda, China – Italy Experience, che ancora oggi fornisce servizi turistici specializzati.

In ambito fi nanziario, poi, la Cina non ti abbandona mai. Sarò monomaniaco ma la vedo ovunque, in qualunque settore e mercato. Per molti resta ancora oggi un grande mistero, se non una minaccia: io l’ho sempre consideratata come la più grande opportunità professionale della mia generazione e ultimo punto di vista differente su economia e rapporti tra gli uomini. Il mondo non può che giovare di una pluralità di sguardi.