Frattura Scomposta ottobre novembre 2016

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“Molto spesso, vedere un’opera in una galleria asettica può suscitare più timore reverenziale che desiderio. Diventa un oggetto irraggiungibile, mentre l’ambientazione domestica la smitizza, la rende reale e non divina e ci rende capaci di instaurare un dialogo alla pari con l’opera stessa.”, ci racconta Matilde Tiriticco. In questi due anni di attività sono stati presentati al pubblico più di 10 artisti nazionali e internazionali, giovani talenti che nell’Atelier hanno avuto modo di incontrare un pubblico quanto mai attento e desideroso di novità e dialogo. Dopo le due mostre pittoriche dedicate ai fondatori – la “Quantica del Colore” di Roberta de Jorio e “Return Animal” di Roberto del Frate – l’attenzione della gallerista si è rivolta al giovane pittore triestino Delphi Morpurgo dando vita alla mostra Rosy Dawn.

ulteriormente il fiabesco richiamo”, secondo le parole del critico del Frate. Durante il primo anno di vita della galleria, fondata precisamente il 5 dicembre 2014, la scelta degli artisti è stata molto eterogenea, caratterizzata dal desiderio di presentare diverse tecniche e scuole di pensiero, visioni e letture della realtà. Dall’Ovest all’Est, due mostre contigue temporalmente – da febbraio a maggio 2015 hanno portato all’Atelier Home Gallery i primi nomi internazionali: Amy Harper e Marek Slavik.

Amy Elizabeth Harper, artista statunitense con formazione a Firenze, ha presentato 16 opere che affrontano una selezione di diverse tecniche incisorie come l’acquaforte, miscelate tra loro su vari supporti, in una raffinata mescolanza di timbriche e passaggi. “Un artista capace, fiera, Rosy Dawn ha presentato al pubblico una ventina che ha dalla sua un gran talento e validissima di tele di grandi dimensioni e d’impatto visivo, tecnica e che sa valicare il tempo e gli spazi con un’attenta immediatezza, in una simbiosi di accompagnate da più discreti acquerelli, la cui lettura si è svolta all’interno della narrazione di uno antico e moderno che a lei riesce in maniera così instintuale ed intima: in piena era digitale, smarrimento tra le verdi radure dei boschi. È stato, infatti, proprio il “bosco” il protagonista la tecnica incisoria è portata a nuova vita nelle sue opere. Nei suoi temi prediletti sentiamo assoluto di quelle nuove e freschissime opere, in una pittura “pastosa, densa, dal chiaroscuro che le vibrazioni dei vecchi maestri e della nostra incarna le silhouette degli alberi e delle figure contemporaneità, dove le rughe di un volto o le umane allo stesso modo. In paesaggi a volte coperti stesse mani, simbolo del contatto dell’artista con di brina, della nebbia che avvolge i boschi all’inizio la creazione in fieri, divengono veri e propri ritratti ed alla fine del giorno. Travolgendone ancora la di una cosmogonia sottile e rarefatta, ma allo visibilità e la fisica corporeità , ed aumentandone stesso tempo incisiva, vibrante e viva”.


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