Pubblicazione: le Porte del Parco

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‘Le Porte del Parco’

n.01 quaderno

Parco Metropolitano delle Colline di Napoli collana di studi e documentazione


Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

Collana di studi e documentazione Quaderno n.01 ‘Le Porte del Parco’

Responsabile

Giovanni Pagano Coordinamento editoriale

Francesco Schioppa Redazione

Anna Di Finizio Giuseppe Vaio A questo numero hanno collaborato:

Vincenzo Bonavita Antonio Farina Davide Langella Lilia Pagano Ideazione grafica

Mario Imperato Stampa

RussArt snc

Ai sensi delle leggi vigenti l’utilizzo, la divulgazione, o la riproduzione in qualsiasi forma, in tutto o in parte del materiale contenuto in questa pubblicazione è consentito solo previa autorizzazione dell’ Ente Parco Metropolitano delle Colline di Napoli www.parcometropolitanocollinenapoli.it Tel./Fax 081 5469987 pec@pec.parcometropolitanocollinenapoli.it


Sommario

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Dalla proposta di piano alla proposta del fare

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Le ‘Porte del Parco’

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Architetture di soglia

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Una nuova ‘Porta-Ponte’ tra il Parco delle Colline e la Porta Bellaria del Bosco di Capodimonte

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‘Una Porta per Chiaiano’

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Porta ‘Centro Storico’ dall’Orto Botanico a Capodimonte

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Porte e accessibilità meccanizzata del Polo Ospedaliero

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Porta ‘Conca di Soccavo’


Dalla proposta di Piano... Giovanni Pagano Commissario del PMCN

E’ con grande soddisfazione che in qualità di Commissario del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli presento il primo Quaderno di questa ‘Collana di studi e documentazione’ su ‘Le Porte del Parco’ . Quindici anni sono passati dall’adozione della proposta di Piano Territoriale del Parco, ancora in attesa di approvazione da parte della Regione Campania. Ben quattro reggenze si sono succedute al vertice dell’Ente Parco. Ma in questo periodo il lavoro è proseguito comunque, soprattutto, grazie ad alcune realizzazioni in corso che acquistano il valore di progetti sperimentali di riferimento, concretizzando soluzioni puntuali nell’ambito della visione generale delineata dalla pianificazione. Questa collana non vuole essere dunque l’ennesima occasione per raccontare problemi, carenze o appuntamenti mancati, ma vuole soprattutto rappresentare iniziative in corso di realizzazione e proposte concrete per la rinascita di un territorio, quale quello del Parco delle Colline di Napoli, dalle innumerevoli potenzialità. Proposte progettuali che assumono e interpretano lo straordinario scenario ambientale della Città Metropolitana di Napoli. Ringrazio calorosamente quanti, con il loro singolo contributo, hanno collaborato alla realizzazione di questo primo volume.

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... alla proposta del fare. Vincenzo Bonavita

Presidente ‘Hemitage Capodimonte’ Professore Emerito Università di Napoli ‘Federico II’

Vista dal Bosco di Capodimonte verso il Vallone San Rocco.

Un mio amico è convinto che io sia un visionario, perché da presidente di una società operante nel settore sanitario qual’è Hermitage Capodimonte ho guardato finora all’Istituto come un bene immateriale. In verità so che una società economica deve proporsi come obiettivo la distribuzione di utili ai soci. Questo non è stato il mio obiettivo prioritario, dal momento che la presidenza della clinica mi ha riservato un’occasione eccezionale cui non ho rinunciato. È noto a tutti coloro che frequentano l’Istituto che Hermitage Capodimonte dispone di un accesso inadeguato, mentre è meno noto che il Parco di Capodimonte ed il Parco delle Colline in cui si trova la clinica pur essendo confinanti non comunicano tra loro. Su queste basi è nata l’avventura di un ponte sul Vallone San Rocco che congiungerà i due parchi naturali e darà al tempo stesso un nuovo accesso pedonale e carrabile all’Istituto. Hermitage Capodimonte non distribuirà utili, perché ha deciso di realizzare un’opera a doppia valenza: privata, perché fornirà un nuovo accesso alla clinica, e pubblica perché consentirà l’accesso pedonale a chi vorrà transitare dal Parco di Capodimonte al Parco delle Colline e viceversa. Il rischio reale del contrasto tra l’interesse pubblico e quello privato nel nostro caso non si è verificato, ma un’attesa di 10 anni è un tempo troppo lungo che solo la tenace perseveranza nel realizzare un progetto visionario ha portato l’11 gennaio di quest’anno all’inizio del suo percorso conclusivo. Vi è in verità un terzo modo di guardare al nuovo ponte sul Vallone San Rocco, perché la sua realizzazione indica anche una significativa revisione urbanistica di un’area non più extraurbana e che può offrire nel rispetto delle leggi una vita nel verde non solo a chi soffre e chiede ospitalità ad Hermitage Capodimonte ma a tutti coloro che ricercano un contatto con la natura che nessun centro storico può offrire. V’è infine un ultimo modo per guardare al Ponte di Porta Bellaria: il significato esistenziale di ogni progetto, poiché i progetti danno senso alla vita e rinviano in un tempo indefinito l’evento della fine che è solo una parte della vita. Nell’area del Parco delle Colline continuerà l’impegno di Hermitage Capodimonte con la realizzazione già in itinere di un giardino ornamentale per gli ospiti che accoglie.

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Le ‘Porte del Parco’ Francesco Schioppa

La proposta di Piano Territoriale del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli del 2010 si è posta fin da subito l’obiettivo di armonizzare la perimetrazione, l’articolazione zonale, gli indirizzi, le norme di salvaguardia e le indicazione della Variante al Piano Regolatore Generale della Città di Napoli. Tale operazione ha reso possibile indirizzare la pianificazione dell’area verso attività in sintonia con le Linee Guida per il Paesaggio in Campania e con le Norme Tecniche di Attuazione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Con il conforto di questi riferimenti e in continuità con queste specifiche, si sono poi delineati gli obiettivi di Gestione del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli basati sulla difesa degli ecosistemi, il restauro e la conservazione del paesaggio, il ripristino delle identità storico-culturali, la valorizzazione ambientale, il tutto attivando processi multidisciplinari ma con l’intento di ri-attivare, in primis, il processo economico e produttivo del tessuto urbanistico lacerato da anni di disattenzione. L’attenta lettura del vasto territorio di competenza, un quinto dell’area partenopea, ha permesso di poter individuare una chiave interpretativa di intervento mirata alla riqualificazione urbana su elementi puntuali precisi e definibili come vere e proprie “porte di accesso” collocate lungo due principali direttrici lineari coincidenti con gli antichi percorsi sentieristici; due di questi la ‘Porta-Ponte di Capodimonte’ e la ‘Porta per Chiaiano’ sono giunti al termine della fase autorizzativa e da qui a poco verranno iniziati mentre per gli altri presentati in forma sintetica, si è in attesa di proposte da parte dei soggetti attuatori.

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Architetture di soglia Antonio Farina, Lilia Pagano

Dal 1 gennaio 2015 la città metropolitana partenopea auspicata nel 1903 da Francesco Saverio Nitti è realtà e la scommessa si presenta molto più difficile di allora: ritrovare l’anima della ‘Grande Napoli’ a partire dalla meccanica sommatoria di 92 comuni che restano ‘compressi’ nelle loro ‘corone di spine’. L’ immaginario mitico di una ‘città geografica’, strutturata e qualificata dalla sua straordinaria matrice geomorfologica, deve necessariamente rivolgersi al sistema di Parchi territoriali istituito negli ultimi decenni per individuare il potenziale ‘centro’ unificante e rappresentativo delle sue molteplici, eterogenee realtà urbane, del golfo come dell’entroterra. La suggestiva dialettica tra storia e prospettive delle bellezze paesaggistiche delinea l’orizzonte utopico della Napoli futura. Ed è da qui che l’architettura contemporanea può ripartire per rifondare su solide radici la prospettiva ambientale della ‘Grande Napoli’, riscoprendo le relazioni strutturali della polis greca, il grande disegno naturalistico dei siti borbonici, il progetto francese e borbonico per l’acropoli ‘civile’ di Neapolis, le ‘utopie interrotte’ del moderno che nella geomorfologia partenopea trovarono un campo ideale di verifica. Il suggestivo ed inedito immaginario di una Napoli che, riconoscendo come «parco» il suo territorio collinare, ‘ribalta’ l’iconografia della città del golfo carica di nuovi potenziali significati ‘di soglia’ architetture e luoghi specifici, frammenti storici e moderni sparsi e dimenticati, micro-paesaggi dove si condensano inediti campi relazionali tra la città e la sua cornice naturale. L’accessibilità, la sentieristica, le relazioni visuali, la valorizzazione dell’agricoltura e del patrimonio naturale e storico-testimoniale, la creazione di nuove attrezzature sportive e ricreative diventano i temi piccoli e grandi della costruzione della Napoli del futuro. Le sperimentazioni progettuali che si presentano sono radicalmente diverse per scala, tipologia di intervento e livello di elaborazione. Proprio la sostanziale diversità dei temi messi in gioco sembra dar forza alla sperimentazione di ricomposizioni archeologiche dell’urbano guidate dai campi relazionali del paesaggio naturale. Architetture di ‘soglia’ che attraverso innesti puntuali riscoprono un concetto territoriale di città storica e reinventano i significati strutturali suggeriti dalla matrice geografica partenopea.

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Una nuova ‘Porta-Ponte’ tra il Parco delle Colline e la Porta Bellaria del Bosco di Capodimonte

Le inderogabili esigenze di accessibilità dell’Istituto di cura Hermitage Capodimonte, centro medico neurologico di importante rilevanza sanitaria e scientifica, hanno offerto l’occasione di studiare le forme e il significati di una «porta-ponte» al Parco delle Colline di Napoli proprio nel suo punto magico di tangenza con il sito reale borbonico del Bosco di Capodimonte. Si rivela così la suggestiva storia architettonica delle aree dei due versanti del vallone S. Rocco che, in questo punto, condensano e rappresentano la condizione di soglia e di limite della struttura urbana storica: da un lato la porta Bellaria, un tempo porta doganale della città nel muro finanziere che proveniva dall’interno del vallone; dall’altro un micromondo naturale nascosto della città di Napoli connotato da antiche tradizioni nobiliari, religiose e terapeutiche che si scopre già concepito come parco ornamentale e terapeutico dal lungimirante progetto moderno, dimenticato e sconosciuto, del Sanatorio Caputi o Sanatorio di Capodimonte (1934) che, fino alla soglia degli anni ’60,

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conobbe fama internazionale. La realizzazione di un ingresso prestigioso al Parco delle Colline di fronte alla porta Bellaria di Capodimonte costituisce dunque la premessa per la valorizzazione e il rilancio del mix di patrimonio naturale e architettonico e delle variegate identità funzionali emergenti dall’analisi morfologica dei due versanti. Un ponte sul S.Rocco proprio nel luogo che fino all’Ottocento era il «posto doganale di Bellaria», la porta della città da nord ancora testimoniata dal manufatto della garitta, assume una rilevante e rinnovata valenza simbolica e funzionale per le due straordinarie realtà paesaggistiche che fiancheggiano la profonda incisione del Vallone. Restituisce in primo luogo allo slargo di Bellaria e a questo tratto ormai fortemente degradato di via Miano il loro antico significato rappresentativo di luogo fisico di connessione e di soglia. Il progetto conferisce all’attuale porta di Miano di Capodimonte un nuovo statuto di ‘piazza’ aperta e proiettata nel paesaggio attraverso la rimodellazione con muri di conte-

Localizzazione dell’intervento nel sistema storico di ‘soglia’ del Vallone San Rocco. I terminali visivi del nuovo ponte: Villa Faggella e Porta Bellaria Al lato: gli interventi in fase di attuazione e il sistema di nuovi e antichi percorsi dal Bosco di Capodimonte al Parco delle Colline.


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Fotoinserimento planimetrico della ‘Porta Ponte’ a Capodimonte. Planovolumetrico di progetto. Profilo trasversale al Vallone San Rocco. Profilo trasversale preliminare di progetto al Vallone San Rocco.

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Vista da Via Miano verso il Vallone San Rocco.

nimento tufacei della fascia di circa 120 m sul ciglio del vallone, attualmente interclusa. Il nuovo luogo belvedere contornato da giardini sormonta il nuovo ponte e valorizza quell’inquadramento visuale della settecentesca villa Faggella, sul versante opposto, che nell’Ottocento orientò lo stesso disegno dello slargo che introduceva alla città e al Bosco Reale. Al tempo stesso, dota il Parco delle Colline, di recente istituzione, oltre che di una nuova strategica porta, di una prestigiosa ‘vetrina’, un attrattivo volano turistico proprio per la diretta contiguità con l’ingresso al parco borbonico. La piazza belvedere, il ponte che traguarda il vallone, il sistema di rampe e giardini degradanti che dal versante opposto guardano il Bosco di Capodimonte, la strada che si inerpica in mezzo ai pini che bordano il parco della clinica Hermitage e che va infine ad innestarsi su via Cupa delle Tozzole, oltre a risolvere i problemi di accessibilità e sicurezza della clinica e dell’intera zolla paesistica, valorizzano la fruibilità pedonale e ciclabile del Parco delle Colline e delle

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nuove attrezzature connesse all’intervento di recupero del Vecchio Sanatorio Caputi. Il ponte, per la sua quota sottoposta, è anche un luogo di osservazione privilegiato dell’habitat del vallone S. Rocco che in questo tratto è difficilmente esplorabile. Si configura al tempo stesso come elemento di consolidamento e di mitigazione del rischio dei suoi versanti, fornendo inoltre anche un’adeguata soluzione all’annoso problema ambientale della zolla. Il recapito della sua rete fognaria correndo lungo il suo intradosso può immettersi nel condotto comunale di via Miano. Sotto il profilo architettonico tutte le opere previste configurano un nuovo scenario paesaggistico che restituisce a Villa Faggella un posto di primo piano. Questa esemplare «villa fortezza» che trae la sua unicità dalla dialettica tra un linguaggio classico di impostazione palladiana e la durezza del bastione che pietrifica il poggio sul vallone, diviene sfondo visuale e simbolo della nuova condizione di ‘connessione’, dettando le regole di riqualificazione del suo storico territorio di pertinenza,


I versanti del Vallone dal nuovo ponte. Profili di progetto

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Il nuovo fronte sul Vallone di via Miano. Modello tridimensionale del ponte e foto dei plastici di studio

Progetto esecutivo di: A. Farina con i I. Lavorgna, M. Imperato, M. A. Guarino (architettura e urbanistica), A. Calderoni con A.Conte (impianti), G. Giannattasio con M. V. Giannattasio (strutture), L. Boursier (verde), V.Testa (geologia), G. Guarracino (topografia).

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PUA ‘Ex Sanatorio Caputi’ in fase di attuazione: viste dello stato attuale, planimetria, profilo generale e viste tridimensionali.

oggi abbandonato e in stato di degrado. Il nuovo belvedere su via Miano e il nuovo sistema di rampe e slarghi che risale dal ponte alla quota della Clinica e della Villa acquistano il significato di sensibili innesti infrastrutturali modellati tra terrazzi minimali, giardini e soste-belvedere sul declivio naturale e sul ciglio del vallone. I nuovi bassi muri di contenimento tufacei sul versante conferiscono un pregiato valore aggiunto alla campagna di cui si ripristina la sentieristica. Si costituiscono così anche le premesse di un rilancio dell’attività agricola in una chiave agrituristica coerente con gli obiettivi del parco. Alla scala complessiva delle Colline di Napoli, questa nuova porta-ponte di interscambio tra parchi innesca dunque, pur nella sua realtà di intervento discreto e minimale, una radicale valorizzazione di significati e di uso. La continuità fisica dei percor-

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si pedonali e ciclabili di un più ampio ‘sistema parco’ variegato e complesso, articolato in zone morfologiche fortemente caratterizzate sotto il profilo paesaggistico, delinea il nuovo anello di congiunzione del territorio collinare con il Bosco di Capodimonte e ne sottolinea l’appartenenza geografica al bacino del vallone S. Rocco. Nella rinnovata e auspicata prospettiva ambientale del futuro urbanistico di Napoli il sito reale borbonico, meta turistica internazionale, acquista in tal modo un rinnovato ruolo centrale di ‘caposaldo storico’ trainante nel rilancio della dorsale naturale strutturante di una nuova idea di città. (A.F., L.P.)


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Vista del versante del Vallone San Rocco: stato attuale e trasformazioni previste

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Viste di Via Miano: stato attuale e trasformazioni previste.

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‘Una Porta per Chiaiano’ Riqualificazione del belvedere delle cave nella selva di Chiaiano

L’iniziativa riguarda la riqualificazione di una delle aree di accesso alla suggestiva Selva di Chiaiano. Com’è noto tale luogo è un grande polmone verde della città di Napoli ed è parte integrante del Parco Metropolitano delle Colline. Si tratta di un’area che necessita di una grande attenzione e salvaguardia per la sua particolare conformazione geologica, oltre che per la sua fitta e peculiare vegetazione, nonché per la gran quantità di cave di tufo giallo, di cui una decina sono oggetto di proposte di riqualificazione ambientale voluti appunto proprio dall’Ente Parco. L’accesso in questione, denominato ‘di Cesinelle’, sito di forte valore paesistico, risulta essere attualmente non fruibile per l’elevato degrado ambientale che lo caratterizza. Da detto accesso proseguendo lungo via Comunale Margherita, la strada si apre sull’area delle cave formando un bellissimo e suggestivo belvedere a forma di mezza luna, noto proprio come ‘Belvedere delle Cave’. Il progetto mira al recupero e alla riqualificazione di

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questo piccolo belvedere per riconvertirlo in un punto strategico per l’intero parco delle colline e attrattore delle potenzialità di sviluppo dell’intera zona di Chiaiano. Nei pressi sono situate tre antiche masserie (i resti della masseria di Cesinelle, l’edificio denominato ‘Paratina’, antistante il belvedere e la masseria ‘La Contessa’). Punto focale del belvedere, oltre ovviamente alla componente paesaggistica, risulta quello della presenza in loco di una scultura in acciaio corten realizzata dall’artista Bruno Munari e donata alla città di Napoli negli anni ’90 del secolo scorso. Nella proposta di riqualificazione dell’area si propongono una serie di interventi puntuali delimitati a tale belvedere che nell’insieme definiscono un duplice obiettivo affinché il sito ritorni ad essere fruibile; il primo obiettivo è quello di impedire che si verifichino i fenomeni di ‘malfunzionamento sociale’ rendendo l’area pedonale e scoraggiando, attraverso l’installazione di sistemi di videosorveglianza, l’ abbandono dei rifiuti e i diffusi atti vandalici; secondo

Planimetria generale della proposta d’intervento e vista dello stato dei luoghi verso le cave.

Vista dalle cave di Chiaiano verso il Vesuvio.


progetto redatto da D. Langella

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obiettivo da perseguire, dopo averla messa in sicurezza, è quello di riscattare l’area quale luogo pilota per il programma di riqualificazione dell’intero borgo di Chiaiano. Attraverso l’iniziativa proposta l’accesso di Cesinelle diverrà, con il belvedere riqualificato una vera e propria attrattiva, un punto di arrivo o di partenza, ma anche volendo un confortevole punto di sosta. L’area maggiormente interessata dal progetto corrisponde ad uno spazio belvedere di circa 300mq, collocato laddove la strada comunale Margherita si slarga a metà della sua lunghezza, dando vita ad un belvedere con vista panoramica ad ovest sulle antistanti pareti tufacee, frutto di attività di cava attualmente concluse, e sulla zona meridionale del Parco delle Colline (dove sono visibili i ruderi della masseria Cesinelle); a sud della piazzola, nel cui centro è collocata la scultura di Bruno Munari, si diparte un impervio sentiero sterrato, attualmente ostruito dalla vegetazione e da cumuli di rifiuti, che scende fino alla via Savorella e vi si congiunge all’altezza del ponte del Cimitero; ad est della piazzola si erge l’edificio del Lazzaretto, conosciuto come ‘casa del Munaciello’.

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Le criticità saranno superate realizzando un grande marciapiede/banchina che occuperà tutto il belvedere e installando sedute con schienale in muratura lungo il limite della Strada Comunale Margherita. Ove il passaggio non sarà occupato dalle sedute saranno posizionati dissuasori in corten. L’area sarà dunque esclusivamente pedonale. Altre sedute dello stesso materiale e tipologia di quelle già citate saranno posizionate all’interno dell’area belvedere: si tratta di arredi urbani, senza schienale leggermente sopraelevati dal piano di calpestio, affinché la superficie sottostante sia retro illuminata e produca una tenue luce di atmosfera durante le ore notturne. Le sedute sono disposte secondo rette che riprendono in pianta alcune linee di delimitazione del belvedere e si sviluppano attorno a due punti catalizzatori che costituiscono la base di due pensiline sostenute da 4 tralicci in acciaio brunito a formare degli alberi stilizzati con un’altezza variabile da 2,70 a 4,50 metri. Calata in questo nuovo contesto la scultura di Munari acquisisce tutto un altro significato. La sua materia e consistenza viene sottolineata e messa in

Scultura di Bruno Munari sul piazzale di Via Comunale Margherita.


Viste dello stato dei luoghi verso le cave di Chiaiano e Via Comunale Margherita.

Bruno Munari e ‘le sculture nella città’ Perché un pezzo d’arte in un luogo urbano Francesco Schioppa La scultura protagonista dell’intervento per il belvedere delle cave é un’opera dell’artista Bruno Munari e fa parte della serie “sculture nella città” realizzate nel 1988 a Cesenatico su invito del suo allievo Giorgio Villa, ma soprattutto esortato dall’assunto storico che, da sempre, nella città si è esaltato lo spazio vuoto collocandovi manufatti d’arte che oggi definiamo arredi urbani. Bruno Munari fedele alla sua avversione per la retorica - qui intesa quale atteggiamento di ostentata adesione ai più banali luoghi comuni - preferì utilizzare, come materiale, l’acciaio Corten al posto dei più monumentali bronzo o marmo. Ma perché installare un pezzo d’arte in un luogo urbano? Perché come dice il Villa: si rinnovi il rapporto tra l’uomo e l’arte, per elevare il cittadino, stimolandone la sensibilità e la fantasia, per farlo pensare. Queste motivazioni condussero alla scelta, nel 1990, di collocare sette sculture nella città di Napoli, in occasione dei mondiali di calcio. Le sette opere diventarono la testimonianza del rinnovamento culturale della Città perché come scrive il Munari in “Arte Viva”: Il grande pittore, dipinge l’insegna del fornaio, Il Grande scultore, dà forma alla macchina, Il Grande architetto, progetta la casa del governo, Il grande poeta, scrive canzoni popolari, Il grande musicista, ne scrive le note, Un popolo civile vive in mezzo alla sua arte. Proprio così, un popolo civile dovrebbe vivere in mezzo alla sua arte, e quando ciò non avviene più, non solo le periferie, ma anche le sue parti più rappresentative diventano volgari. La mostra urbana delle grandi sculture di Bruno Munari costituì un eccellente intervento finalizzato ad interrompere il degrado diffuso della città, ricostruendo i processi di integrazione e di interazione e riqualificando la comunicazione dello spazio pubblico. La riqualificazione di uno spazio, quale quello del belvedere delle cave e dedicato alla installazione di una delle “sculture nella città” vuole essere, per l’appunto, l’occasione per il recupero di una realtà urbana dove il degrado diffuso è diventato purtroppo la normalità.

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evidenza: lo stesso materiale che la costituisce viene infatti utilizzato per gli elementi verticali della ringhiera di protezione realizzata al di sopra del muretto attualmente alto solo 80 cm. Il muretto esistente sarà anch’esso oggetto di intervento: riprodurrà l’estetica del tufo e avrà la sua stessa colorazione. Il progetto ha tenuto conto della conformazione della scultura, i cui lembi nella parte inferiore sono ad un’altezza troppo ridotta rispetto al piano di calpestio e potrebbero creare situazioni di pericolo per i pedoni; pertanto la scultura sarà delimitata da un’aiuola; aree di verde caratterizzano anche le basi delle pensiline. Un totem illustrativo sarà posizionato nei pressi dell’accesso al parco e sarà dotato anche di sistemi Loges per ipovedenti. Un’ulteriore connessione con l’ambiente circostante sarà resa tramite la posa della pavimentazione che rappresenterà un’alternanza tra pietre di tufo, materiale estratto dalle cave presenti, ed elementi di pietra lavica. Conseguentemente alle operazioni di riqualificazione architettonica si rende necessaria un’azione di salvaguardia e controllo del territorio: il sistema di videosorveglianza permetterà

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di effettuare le registrazioni h24 e inviare le immagini ad un’apposita cabina di regia e controllo connessa alle forze dell’ordine. Si propone infine una riqualificazione della masseria denominata ‘la Paratina’ e antistante rispetto al Belvedere attraverso la realizzazione di un murales artistico lungo la facciata del manufatto orientata verso Sud. Attraverso queste piccole operazioni progettuali prende così vita un nuovo spazio pedonale dotato di una suggestiva valenza paesaggistica, che non potrà che costituire un punto di partenza per lo sviluppo di future idee progettuali tese alla riqualificazione e al recupero di uno dei più significativi polmoni verdi della città di Napoli. (D.L)


Rendering della proposta d’intervento.

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Porta ‘Centro Storico’ dall’Orto Botanico a Capodimonte Una casa per studenti dimenticata

Sulla salita del Moiariello, alle spalle dell’Orto Botanico e del convento di S.Maria degli Angeli (attuale Facoltà di Veterinaria), si scopre che già esiste, allo stato di rudere, la suggestiva e maestosa ‘porta’ della città storica al Parco delle Colline di Napoli. Cioè si scopre che più di 50 anni prima della loro consacrazione istituzionale come ‘parco’, le pendici verdi della collina che delimita il centro antico di Napoli e che in successione accolgono l’Orto Botanico, l’Osservatorio Astronomico, la Reggia e il Parco di Capodimonte, erano state monumentalizzate da un’architettura moderna dimenticata, che non a caso sembra esplicitamente evocare la mitica immagine dei propilei dell’acropoli di Atene. Iniziata nel ’35 dallo IACP di Napoli e interrotta dagli eventi bellici, la costruzione fu completata tra il 1947 e il 1951 da Giulio De Luca e Michele Pagano. Trasformare l’intuizione poetica dei propilei, nella realtà viva e funzionale di un abitare collettivo e dinamico a stretto contatto con la città e con la natura è la finalità del progetto redatto da Pasquale

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d’Agosto come tesi di laurea, oggetto di accordo di collaborazione scientifica con lo IACP. La casa per studenti, concepita come simbolo figurato dell’accesso al mondo collinare, diviene la vera e propria porta rappresentativa e funzionale del Parco delle Colline di Napoli. Due innesti infrastrutturali, una torre elevatore a valle e un ponte pedonale a monte consentono la creazione di due nuovi percorsi di uso pubblico, l’uno esterno lungo le coperture gradonate, l’altro interno e completamente assistito nel braccio ovest contiguo alla palestra, che collegano direttamente la città storica all’antica rampa del Moiariello. L’attraversamento esalta il significato paesaggistico e contemporaneo di questo luogo collettivo di soglia dedicato ai giovani e alla cultura. Svela, al tempo stesso, la necessità di un’architettura che riscopra e riparta dalle utopie interrotte del moderno per la costruzione di una cultura dell’abitare contemporanea fondata su rinnovate dinamiche relazioni tra mondo urbano e mondo naturale. (L.P)

Foto della casa dello studente Miranda e prospetto della proposta d’intervento. Al lato: modelli di studio con sistema dei percorsi e planimetria generale.


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Porte e accessibilità meccanizzata del Polo Ospedaliero

L’accessibilità al Parco nella zona nord è maturata da due occasioni di studio incentrate sulla condizione morfologica e di mobilità dell’intera area urbana caratterizzata dal polo ospedaliero. La prima è un concorso di progettazione vinto insieme all’arch. Francesco Spinelli per la risistemazione dello slargo antistante l’ospedale Monaldi. La seconda, una collaborazione svolta con l’università al “piano delle cento stazioni” della metropolitana. In quest’area il tema delle nuove accessibilità al Parco rappresentano anche l’occasione per attivare un più ampio processo di valorizzazione ambientale e urbana, migliorandone la mobilità, a partire da quei luoghi storicizzati come via Boscariello, via Orsolona, Via Leonardo Bianchi, ecc, che oggi risultano frammisti a brandelli di aree verdi marginali del Parco. Un sistema di marcia-

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piedi mobili collega, a partire dalla ‘stazione ospedali’, i diversi nosocomi presenti. E’ questa la spina di una serie di micro interventi di valorizzazione di luoghi variegati ai lati del percorso. Sono così messi in forma alcuni obiettivi, che nella programmazione della Variante e del Piano dei trasporti redatti dal Comune di Napoli, sono ritenuti fondamentali per il miglioramento dell’accessibilità. In particolare il percorso meccanizzato fornisce un’enorme valore aggunto al polo ospedaliero che come noto, è composto da aziende sanitarie di rilievo nazionale con elevata tecnologia e particolari competenze specialistiche, quali il II Policlinico, l’Ospedale Cardarelli, l’Ospedale Pascale e gli Ospedali Monaldi e Cotugno riuniti, oggi, insieme al CTO sotto il nome Azienda Ospedaliera dei Colli. (A.F.)

Rendering, planimetria e fotoinserimento della proposta d’intervento dello ‘slargo antistante l’ospedale Monaldi’. Planimetria generale della proposta ‘porte e accessibilità meccanizzata’ del Polo ospedaliero.


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Porta ‘Conca di Soccavo’ Nuove centralità del Polo Universitario

La proposta studia la valorizzazione di un’ampia area di proprietà CDP situata a ridosso del polo universitario di Monte S. Angelo. Più precisamente, la suddetta area, corrisponde all’intero versante sud del promontorio che si sviluppa a nord del polo universitario. In continuità con la collina dei Camaldoli, introduce al sistema geomorfologico definito dalla conformazione degli anfiteatri craterici della conca di Agnano e degli Astroni. Ai fini della programmazione territoriale risulta essere parte integrante del Parco metropolitano delle Colline di Napoli lambendo, nella sua estremità meridionale, l’area destinata ad ospitare la stazione della linea metropolitana 7. Ha una estensione di circa 130.000 mq e risulta servita lungo tutto il suo perimetro non solo da sentieri e strade vicinali di campagna ma anche da strade urbane di primaria importanza, quale ad esempio risulta il confine sull’intero lato orientale di 220 mt che prospetta su via Cinzia. Costituisce pertanto un’area di grande interesse paesaggistico e al contempo strategica ai fini di una valoriz-

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zazione territoriale di questo lembo di periferia urbana. La sua riconfigurazione in relazione al polo universitario e alla nuova stazione metropolitana può realizzare quanto auspicato dalla Variante al PRG che prevede la realizzazione di un nuovo luogo di centralità urbana, formato dalla nuova stazione, da una piazza e da un insediamento edilizio destinato a residenze universitarie. All’interno della più ampia proposta di valorizzazione dell’area tra la collina dei Camaldoli e il polo universitario di Monte Sant’Angelo, una nuova piazza-masseria sottolinea paesaggisticamente il basamento della piccola collina-promontorio e accoglie residenze per studenti, impianti sportivi e un intervento agronomico a servizio del complesso universitario. Uno spazio urbano e agricolo di soglia che riscopre una sua centralità: qui convergono e da qui si dipartono gli antichi sentieri che consentono la fruizione dei crinali del sistema collinare, dai Camaldoli alle prime propaggini del Parco Campi Flegrei. (A.F., L.P.)

Schizzi preliminari,fotoinserimento e planimetria generale con indicazione dei luoghi e degli itinerari possibili.


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ISBN 9788896572566

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