A testa alta – La straordinaria e sfortunata storia di Lauro Minghelli

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Andrea Lorentini, giornalista, vanta esperienze in tv, carta stampata e internet. Ha collaborato alla seconda edizione del libro Le verità sull’Heysel. Cronaca di una strage annunciata. Luca Stanganini, giornalista e scrittore, autore del libro Noi abbiamo le gambe alate. Storia dell’Arezzo Calcio. Katia Zeffiri, scrittrice, ha pubblicato due raccolte di poesie: Alter Ego, scritto a quattro mani con Costanza Bondi, e la monografia Gocce. Foto di copertina di Andrea Bardelli, da un’idea di Francesco Ciabatti

€ 10,00

col patrocinio del Comune di Arezzo

A testa alta – La straordinaria e sfortunata storia di Lauro Minghelli

auro è giovane, bello, educato, ha talento e simpatia da vendere. Tale e tanta è la passione per il pallone che a soli sedici anni si trasferisce a vivere a Torino prima e ad Arezzo poi. Dal granata all’amaranto, collezionando vittorie e soddisfazioni. Ma la vita ha deciso che per lui la sfida più grande non si combatterà sui campi da calcio: l’esito stridente di alcuni interventi chirurgici e dei successivi controlli porta un verdetto talmente crudele da spazzare via qualunque piano per il futuro. La Sla fa la sua comparsa, silenziosa e inesorabile, incapace tuttavia di sconfiggere appieno Lauro, che affronta la malattia e il destino con incredibile forza d’animo e il sorriso acceso nei begli occhi azzurri, da vero campione, sempre e comunque a testa alta.

Andrea Lorentini Luca Stanganini Katia Zeffiri

Il giorno in cui si perde un figlio si apre un conto con la vita che si chiude solo nel momento in cui si può andare ad abbracciarlo di nuovo Italo Minghelli

Andrea Lorentini Luca Stanganini Katia Zeffiri

A testa alta La straordinaria e sfortunata storia di Lauro Minghelli

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ANDREA LORENTINI LUCA STANGANINI KATIA ZEFFIRI

A testa alta La straordinaria e sfortunata storia di Lauro Minghelli


copyright © Edizioni Giorgio Vasari 2014 Edizioni Giorgio Vasari srl via Mantegna 4, Arezzo tel. 392/95.96.285 – fax 0575/16.57.738 edizionivasari@aruba.it ISBN 978-88-905493-7-3 prima edizione febbraio 2014 in copertina immagine ed elaborazione grafica di Andrea Bardelli, da un’idea di Francesco Ciabatti foto in copertina e all’interno del volume cortesemente fornite da: famiglia Minghelli, famiglia Graziani, Francesca Coradini, Giovanni Brighenti, Cesare D’Agostino, Tony Di Maggio, Stefano Turchi È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, se non autorizzata


Indice

Ringraziamenti Prefazione di Francesco “Ciccio” Graziani A Lauro 15 febbraio 2004 «Fiato alle trombe, Turchetti!» Il piccolo Charlie Brown «Mo pensa te!» C’è solo il calcio A 16 anni passa il treno Un gobbo al “Fila” Sul tetto d’Italia Paura allo stadio La croce sul dito In sella al Cavallino Il “figlio” del Presidente Ubriaco sulla neve Il Maggiolone Il soldatino di stagno Espulsione a vita

VII IX 1 3 7 9 13 17 19 23 27 33 35 41 47 51 55 61 63 V


L’ultima corsa Una schienata dal destino La sottile linea rossa A tu per tu con “Lei” Padre Pio La teoria del piano inclinato “Mamma li turchi!” Da due gambe a due ruote In panchina con Serse Siamo solo due genitori Lauro e il Brasile Controluce Inesorabile Arrendersi mai Questione di “feel” Immobile Nei giardini che nessuno sa L’ultimo Natale Quei duri tornanti in salita L’ultimo inning 623 chilometri più a sud Postfazione di Francesco Caremani Omaggio a Lauro dai tifosi della “sua” curva Chi ti ha amato, ti ricorda così Bibliografia

67 73 77 81 87 91 93 97 101 105 111 131 135 139 143 149 151 155 159 163 165 167

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Ringraziamenti

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on è semplice esprimere un ringraziamento in poche righe: le persone che ci hanno aiutato e sostenuto in questo viaggio della memoria sono davvero tante. Primi fra tutti i genitori di Lauro, Graziella e Italo: grazie per aver condiviso il vostro dolore e i vostri ricordi, aprendovi a noi con genuina sincerità. Grazie agli amici più cari, Rosy e Mauro, che ci hanno saputo trasmettere tutto l’amore che li legava a Mingo. Un grazie speciale ad Alle, compagna di molte chiacchierate, che ha saputo raccontare tanti lati diversi di Lauro; purtroppo non sarà con noi a festeggiare oggi, ma siamo certi che sarà illuminata dal suo sorriso più bello, dividendo con lui una porzione di Paradiso. Grazie a ogni persona che ha contribuito a delineare la figura di un ragazzo speciale: Serse, Gabriele, Ciccio, Brighel, Francesca, Fabrizio, Daniele, Alessio, Marco, Susanna, Federico, Maurizio, Bobo. Al solo pronunciare il nome “Lauro Minghelli” abbiamo ricevuto sempre porte aperte, grandi sorrisi, dolci ricordi, affetto autentico e disponibilità immediata: sappiamo che questo non ha niente a che vedere con noi, dipende solo e unicamente dall’impronta indelebile che lui ha saputo lasciare nei cuori di quanti ha incontrato. Per questo ci sentiamo di ringraziarlo: grazie Lauro, per aver attraversato la vita di tante persone con la tua caratteristica schiettezza e con gioia di vivere, nonostante tutto. VII


Grazie a Francesco Caremani per aver accettato di impreziosire il libro con la sua postfazione. Un grazie anche al Comune di Arezzo per aver concesso il patrocinio a questo volume, e all’U.S. Arezzo, nella persona del presidente Mauro Ferretti. Un ringraziamento doveroso all’Editore per la fiducia riposta nel nostro progetto. Infine, un ringraziamento particolare a Gessica Casolari, cugina di Mingo, che è voluta rimanere nell’ombra, nonostante le nostre molte insistenze: noi sappiamo – e ci preme lo sappiano anche i lettori – che senza di lei e il suo lavoro di coordinamento e ricerca, questo libro non avrebbe visto la luce.

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Prefazione

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o, come tante altre persone, mi sento davvero fortunato ad averti conosciuto ed è per me una bella gratificazione poter aprire il tuo libro. Ricordo perfettamente quando c’incontrammo la prima volta. Era il mese di settembre del 1994, ero venuto a Torino insieme a mia moglie a trovare mio figlio Gabriele. Guardavo con attenzione l’allenamento delle squadre giovanili granata dove Gabriele giocava, quando vidi, fuori dal rettangolo del campo, correre lentamente un giovane, che passandomi davanti mi salutò con un sorriso triste. Domandai al responsabile del settore giovanile Zambruni chi fosse quel ragazzo. Da quel momento è iniziata la nostra storia. Caro Lauro, conservo di te tanti bei ricordi: la tua educazione, il tuo non lamentarti mai, il tuo sorriso, la tua timidezza, soprattutto le volte che, insieme a Gabriele, eri ospite graditissimo a casa nostra. Non me ne vogliano gli altri ragazzi ma per noi eri un altro figlio. Abbiamo lottato insieme, prima sul campo, ottenendo buoni risultati sportivi, con la grandissima soddisfazione finale di aver raggiunto tutti insieme il traguardo storico della promozione in C1. Abbiamo lottato, tu più di tutti, per vincere la partita della vita. Non ci siamo riusciti solo perché la Nazionale del Paradiso voleva a tutti i costi che tu giocassi con loro. Era la volontà di Dio. La tristezza è che tu non sei più con noi fisicamente, ma ogni volta che alzo gli occhi al cielo ti vedo sorridente e felice. IX


Vorrei dire, a tutte le persone che non hanno avuto la fortuna di conoscerti, che attraverso la lettura di questo libro potranno apprezzare il ragazzo speciale che eri. Francesco “Ciccio� Graziani

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A LAURO Hai avuto angeli che hanno camminato con te condividendo vita e sogni abbracciando la tua realtà. Mai hai gridato l’enorme strazio di certe notti. Per tutti avevi solo risate intonate nelle aurore senza mai un lamento senza mai un affanno. Hai percepito battito su battito di quella tua segnata via ogni giorno sempre più in salita. Hai tenuto porte aperte per chi si era smarrito e mai concesso rese al male implacabile. Lottatore inesauribile, al corpo cedevole presentavi l’anima raggiante. Hai fatto spesso specchio con la tua forza alle altrui debolezze volando ancora più in alto respirando fin nel profondo sorridendo a ogni caduta. Chi ti ha davvero amato ti sente ancora, sempre, qui. Katia Zeffiri

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15 febbraio 2004

Questa è una storia semplice, eppure non è facile raccontarla Roberto Benigni, dal film “La vita è bella”

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a città si era risvegliata con la solita, trepidante attesa che accompagnava, ormai da mesi, il giorno della partita. Come ogni domenica, l’aria era carica di adrenalina. Nei bar non si parlava d’altro. Dalle finestre e dai balconi sventolavano bandiere amaranto. Fin dalla mattina, per strada, s’incontravano intere famiglie con le sciarpe al collo. Perfino a messa c’era chi sbirciava il giornale per vedere la formazione. In quell’inizio d’anno del 2004 Arezzo stava vivendo un’estasi calcistica. La squadra volava verso il ritorno in Serie B e ogni gara si trasformava in una festa collettiva. Nella prima parte di campionato gli amaranto avevano annichilito gli avversari; un dominio assoluto e un primato mai messo in discussione. Vittorie in serie, i record che crollavano uno dopo l’altro. L’allenatore Somma, il bomber Abbruscato, il capitano Serafini, i guerrieri Scotti e Venturelli erano gli idoli della tifoseria. Anche quella domenica, 15 febbraio, il rito si era ripetuto. C’era chi aveva scelto il pranzo in famiglia, chi un panino e un bicchiere di vino con gli amici, poi tutti allo stadio. In auto, in motorino, in bicicletta, a piedi: il lungo serpentone sfilava per le vie del centro fino 3


A testa alta alle direttrici che collegano la città con la periferia e le vallate. Gente che arrivava da ogni parte della provincia per vedere giocare l’Arezzo. Che bella atmosfera che si respirava, incamminandosi verso lo stadio! Viale Giotto era un fiume di persone con indosso una maglia amaranto e in mano una bandiera dell’Arezzo, le stesse che facevano bella mostra fuori, nei balconi delle case. Ragazzi e ragazze che si tenevano per mano, un’appendice del San Valentino festeggiato il giorno precedente, un amore raddoppiato da quello per i colori amaranto. Tante bancarelle che vendevano gadget. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, ai mitici anni Ottanta, quando l’Arezzo di “Menchino” Neri e compagni sfidava gli squadroni. C’eravamo anche noi nella processione di persone che si stava incamminando per assistere all’ennesima impresa di quella formazione invincibile. Mescolati in mezzo ai vessilli, agli striscioni, ai cori. L’altoparlante dello stadio diffondeva le pubblicità, raccontava di eventi, mentre gli spalti si riempivano. Tribuna, maratona, la vecchia curva sud tappezzata fuori di murales, che a fine campionato – in caso di promozione – sarebbe stata abbattuta per fare posto al nuovo stadio, rimasto poi un plastico e nulla più, nonostante le promesse elettorali. L’avversario di turno era la Pistoiese, squadra modesta che non avrebbe creato problemi, ma in fondo si trattava pur sempre di un derby. Tre quarti d’ora prima del fischio d’inizio, come da consuetudine, i giocatori scesero in campo per il riscaldamento, accolti dal boato del pubblico. La curva accompagnò l’applauso con il coro che era diventato la colonna sonora di quella stagione: “Salutate la capolista!”. Ecco l’altoparlante annunciare le formazioni: Pagotto, Ogliari, Pasqual, Passiglia, Scotti, con il 6 una volta ci giocava Mingo, adesso l’“Imperatore” Venturelli; poi, ancora: Teodorani, Gelsi, Abbruscato, Serafini, Ciullo… C’era da recuperare il passo falso della settimana precedente quando l’Arezzo aveva perso con lo Spezia, e si era visto avvicinato dal Lumezzane e dal Cesena. Quel Cesena cui avrebbe dovuto far visita la settimana successiva, scosso dalla morte – avvenuta il giorno prima – del suo concittadino più famoso, Marco Pantani. 4


A testa alta Tutto sembrava come al solito. Un tripudio di voci e colori. Tutto era pronto per l’ennesimo pomeriggio di gloria. Tutto però cambiò in un attimo. Alle 14.30, mentre la partita stava cominciando, l’altoparlante si azionò ancora. Stavolta la voce dello speaker, dapprima stentorea, si fece mesta. Non ricordiamo le parole esatte, ma più o meno furono: “Annunciamo a tutti i tifosi amaranto che pochi minuti fa Lauro Minghelli ci ha lasciati”. Sullo stadio calò il gelo. Le urla e gli incitamenti si trasformarono in un silenzio assordante. Di colpo l’Arezzo, le vittorie, la Serie B, passarono in secondo piano. I secondi che seguirono l’annuncio sembrarono interminabili. Dopo un lunghissimo momento di smarrimento generale, partì un applauso, triste e spontaneo, intriso di commozione e dolore. Dalla curva si alzò il coro: “Lauro Minghelli!”, al quale si unirono anche gli altri settori dello stadio, la tribuna e la maratona. Luca ripensò all’email che aveva mandato a Lauro, da semplice tifoso amaranto, solo poche settimane prima e che non aveva ricevuto risposta. Ripensò a quel ragazzo sempre sorridente che aveva conosciuto al “Fiordaliso”, tra una colazione e l’altra. Sapeva che la malattia di Lauro progrediva e che gli stava consumando gli ultimi minuti di recupero di una gara in cui cercava con grinta di recuperare il risultato, prima del triplice fischio sulla sua esistenza; ma saperlo non preparava mai fino in fondo nessuno al triste epilogo. Intorno a noi qualcuno cominciò a piangere. I più piccoli chiedevano al babbo o al nonno cosa fosse successo. Loro Minghelli non lo avevano visto giocare e nemmeno ne avevano sentito parlare. Spiegarono loro che Lauro era un bravo calciatore, aveva fatto vincere tante partite all’Arezzo e aveva dovuto combattere contro una grave malattia. Il vecchio cuore amaranto trovò modo di onorare subito la memoria di uno di loro – di noi – togliendo gli striscioni e i vessilli e facendo comparire una scritta per Mingo. La partita era iniziata, i pensieri erano rivolti al campo, però allo stesso tempo la mente era a Maranello. La Pistoiese si difendeva bene ma, a una ventina di minuti dalla fine, Manuel Pasqual trovò il varco per l’ennesimo successo della magica 5


A testa alta squadra di Mario Somma. Gli amaranto vinsero ancora, però non c’era niente da festeggiare. Da quel pomeriggio niente sarà più come prima. Senza Lauro, senza il suo sorriso. A fine campionato, l’Arezzo andò in Serie B ma lo stadio nuovo rimase un plastico costruito all’uso. Solo la curva fu abbattuta e sostituita da una più capiente e vicina al terreno di gioco. Quella curva, oggi, porta il nome di Lauro Minghelli, un calciatore che si è arreso a un avversario troppo forte, solo nei minuti di recupero. A testa alta, con onore. Luca Stanganini Andrea Lorentini

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Andrea Lorentini, giornalista, vanta esperienze in tv, carta stampata e internet. Ha collaborato alla seconda edizione del libro Le verità sull’Heysel. Cronaca di una strage annunciata. Luca Stanganini, giornalista e scrittore, autore del libro Noi abbiamo le gambe alate. Storia dell’Arezzo Calcio. Katia Zeffiri, scrittrice, ha pubblicato due raccolte di poesie: Alter Ego, scritto a quattro mani con Costanza Bondi, e la monografia Gocce. Foto di copertina di Andrea Bardelli, da un’idea di Francesco Ciabatti

€ 10,00

col patrocinio del Comune di Arezzo

A testa alta – La straordinaria e sfortunata storia di Lauro Minghelli

auro è giovane, bello, educato, ha talento e simpatia da vendere. Tale e tanta è la passione per il pallone che a soli sedici anni si trasferisce a vivere a Torino prima e ad Arezzo poi. Dal granata all’amaranto, collezionando vittorie e soddisfazioni. Ma la vita ha deciso che per lui la sfida più grande non si combatterà sui campi da calcio: l’esito stridente di alcuni interventi chirurgici e dei successivi controlli porta un verdetto talmente crudele da spazzare via qualunque piano per il futuro. La Sla fa la sua comparsa, silenziosa e inesorabile, incapace tuttavia di sconfiggere appieno Lauro, che affronta la malattia e il destino con incredibile forza d’animo e il sorriso acceso nei begli occhi azzurri, da vero campione, sempre e comunque a testa alta.

Andrea Lorentini Luca Stanganini Katia Zeffiri

Il giorno in cui si perde un figlio si apre un conto con la vita che si chiude solo nel momento in cui si può andare ad abbracciarlo di nuovo Italo Minghelli

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