Digitalic n.21 - Femme Digitale

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DI FEM G M IT E AL E ANTONELLA TAGLIABUE

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Amministratore delegato della società di consulenza strategica di direzione Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e grandi gruppi italiani. Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva: “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione’. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”

punto g

a quale prezzo ciò che è male diventa bene

S

ono molti coloro che si schierano apertamente contro lo sfruttamento del lavoro minorile o la crudeltà nei confronti degli animali. Spesso si tratta delle stesse persone che ignorano i propri principi morali, quando si trovano ad agire in una situazione di mercato, magari alla ricerca del gadget elettronico in offerta o di un capo di abbigliamento firmato in saldo. Questa contraddizione sembrerebbe avere una spiegazione scientifica. È perché il mercato riduce le nostre tensioni di tipo morale. Lo dimostra una ricerca condotta da alcuni economisti delle università di Bonn e Bamberg, presentata dall’autorevole rivista Science. Sembrerebbe che, quando dobbiamo prendere delle decisioni che sono al di fuori di una logica di mercato, il nostro senso della morale sia semplicemente più elevato. Una morale che siamo disposti

a calpestare quando vogliamo vendere o comprare. Il mercato erige una barriera tra le persone e le conseguenze delle loro azioni. Chi pensa ai bambini che lavorano in condizione indegne quando compra una maglietta? Chi si ricorda dei disastri ambientali collegati alla produzione di mobili con legni preziosi? Gli esperimenti su cui si basa la ricerca sono stati condotti con centinaia di studenti universitari.

L’esperimento

Ad alcuni era richiesta una scelta individuale tra il salvare la vita a un topolino, piuttosto che ricevere una somma di denaro. Accettando i soldi (dieci euro), il topo sarebbe stato ucciso. Alcuni dei partecipanti erano chiamati a una scelta più complessa di quella tra etica e denaro, dovendo agire in un mercato in qualità di compratori o venditori. Ai venditori era affidato un topo e ai compratori una som-

ma pari a venti euro. Nel primo caso - quello della scelta tra la vita del topolino o il denaro - il 45% degli intervistati ha scelto il denaro, nella situazione di trattativa di mercato la proporzione di chi predilige i soldi sale al 75%. I topi venivano venduti in media a un prezzo basso, 6,40 euro, una somma che scendeva mano a mano che l’esperimento veniva ripetuto. Nelle condizioni di mercato quindi la morale è più limitata rispetto alle decisioni individuali, e degenera con il passare del tempo. La giustificazione data è che “se non compri o vendi, qualcun altro lo farà” e quindi non ci si può soffermare su aspetti di tipo etico. Quindi dato che nessuno sarebbe disposto a pagare 2.000 euro per un telefonino che rispetti gli standard etici, noi stessi siamo parte del problema. La giustizia sociale non sembra poter andare d’accordo con il mercato. I risultati della ricerca, ma anche le sue premesse, possono essere criticabili. C’è chi sostiene che più mercato serva a combattere forme peggiori di sfruttamento. Il lavoro minorile è inaccettabile, ma fame e prostituzione lo sono di più. E la crescita del mercato consente di affrancarsi dallo sfruttamento. Lo studio però mette in luce un aspetto troppo spesso sottovalutato. I padri nobili dell’economia erano anche filosofi, in alcuni casi filosofi morali (Adam Smith). Gli economisti moderni si sono affannati nel cercare di fare dell’economia una scienza esatta, mentre è una scienza di uomini che risponde a logiche che non è temerario definire molto spesso semplicemente istintuali. Per cui il salto dall’economia,


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