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NEWS

PUNTI D’IMMERSIONI AL CONERO Secca dell’Ospedale

pag.

3

pag. 12

di Federico Betti

IMMERSIONI PARTICOLARI Il Banco di Santa Croce

pag. 16

di Antonio Lettini

 ed eccoci pronti a ripartire per un nuovo anno, da trascorrere insieme, forti delle esperienze fatte e pronti ad affrontare nuove avventure con lo spirito di sempre, stimolati dalla voglia di fare nuovi “incontri subacquei” e soprattutto condividerli con gli altri. In questo numero abbiamo inserito delle piccole novità, una rubrica una dedicata alla attrezzatura subacquea, e visto l’interesse di alcuni nostri soci, abbiamo ripreso il discorso dell’Archeologia Subacquea. A tutti buona lettura…. 

WEB-MAGAZINE: KOMAROS SUB ANCONA Gennaio-Marzo 2012 ANNO 2° numero 6 In copertina: foto di Marco Boncompagni

ATTREZZATURA I nostri fidati compagni d’immersione

pag. 22

di Adriano & Rocco

I NOSTRI SOCI RACCONTANO Salento “lu sule, lu mare e lu jentu”

pag. 24

di Matteo Filograsso

I NOSTRI SOCI RACCONTANO PONTE OGNISANTI “La prima Sommozzata” 29-10/1-11 Jacopo Saccomani, Andrea Polloni, Manuela Savini, Valeria Zappalà, Giulia Pivena,Matteo di Tommaso

I NOSTRI SOCI RACCONTANO Crociera in Raja Ampat

pag. 30

pag. 34

di Marco Boncompagni

SEZIONE BIOLOGIA Le stagioni del Mare

pag. 40

di Federico Betti

ARCHEOLOGIA SUBACQUEA Appunti sulla navigazione antica

pag. 43

di Giuseppe Barbone

ARCHEOLOGIA SUBACQUEA Il Ninfeo Imperiale di Baia Sommersa

pag. 46

di Giuseppe Capuozzo

SEZIONE PESCA IN APNEA Assoluto di Pesca in apnea 2011

pag. 52

di Luca Giaccaglia

LA REDAZIONE: Francesco Flores, Marco Boncompagni e Federico Betti

IN QUESTO NUMERO FOTO DI:

GADGET KOMAROS

pag. 54

è possibile tenersi informati sulle iniziative del club attraverso il gruppo KOMAROS FACEBOOK

FIOCCO AZZURRO A CASA CHIAPPA

Francesco Flores, Federico Betti, Marco Boncompagni, Marco Bonfitto, Daniele Giuffrida e Francesca Fiorella

HANNO COLLABORATO: Federico Betti, Marco Boncompagni, Matteo Filograsso, Giuseppe Barbone, Jacopo Saccomani, Andrea Polloni, Manuela Savini, Valeria Zappalà, Giulia Pivena,Matteo di Tommaso, Antonio Lettini, Arch. Giuseppe Capuozzo, Marco Bonfitto, Adriano Bonifazi, Rocco Abbatista e Luca Giaccaglia

ERIKA, TANIA e MICHELE annunciano l’arrivo di TOMMASO E’ vietata la riproduzione parziale o integrale dei contenuti e delle immagini presenti nel web-magazine

A.S.D. Komaros Sub Ancona - Mole Vanvitelliana 60125 Ancona Tel 071/204558 cell 337/640879 e-mail info@komaros.it - www.komaros.it





B BR RE EV VE ETTTTA ATTII C CO OR RS SII A AN NN NO O 22001111 CORSI SUB ARA

Bedina Maria Letizia De Angelis Gerardo Di Tommaso Matteo Domogrossi Simone Ferroni Elisabetta Giusti Mario Graciotti Cristian Mancinelli Edoardo 

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Belvederesi Graziano Girolimini Vania 

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Avio Carlo Giacomo Borra Luca 

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Ciccone Tiziano Grech Daniele Suaria Giuseppe


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BIOLOGIA MARINA E ACQUE INTERNE 1 GRADO (Pbio1)

Filograsso Matteo Scuppa Annunziata Melito Nicole

CORSO DI MINI APNEA 3° GRADO DELFINO

Petrolini Marcos Felipe Petrolini Natacha

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IMMERSIONE NUTTURNA O CON SCARSA VISIBILITA’ ( Pnot )

Girolimini Vania Grech Daniele Guidi Manuel Suaria Giuseppe Triggiani Ismaele Avio Carlo Giacomo Borra Luca

IMMERSIONE IN CORRENTE, PROFONDA O NEL BLU ( P.. )

Ciccone Tiziano Grech Daniele Suaria Giuseppe Corradori Alessandro Fortunati Fabrizio

CORSO PESCA SUB IN APNEA ( PPs1 )

Galeazzi Francesco Polonara Luca Potenza Gabriele Tritto Giuseppe

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“Uomo libero, tu amerai sempre il mare! Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima Nello svolgersi infinito della sua onda, E il tuo spirito non è un abisso meno amaro. Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine; L’accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore Si distrae a volte dal suo battito Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia….” Boudelaire

© ©M MA AR RC CO OB BO ON NFFIITTTTO O


D Diieettrroo llaa ffoottoo di Marco Bonfitto Boudelaire scriveva cosi, ed e’ cosi che e’ cominciata la mia passione per il mare, il nostro mare, il Conero, e’ uno spettacolo tutto da gustare! la sua costa cosi frastagliata, i suoi colori, …. il mare tutto…il mare che può essere goduto in mille modi …. pescando, tra le insenature in canoa, con una bella immersione o snorkeling, con un bel bagno, passeggiando o standosene semplicemente seduti sulle sue bellissime spiagge. Mi

sono

appassionato

alla

fotografia

quasi

per

caso

e

il

Conero

mi

ha

incentivato

a

continuare…osservarlo e fotografarlo e’ sempre un piacere; ogni foto ogni momento e’ sempre diverso…sempre unico ed irripetibile…sia fuori che dentro di me… da soli o in compagnia, d’estate o d’inverno…sole o pioggia…sempre ogni scatto qualsiasi sia la sua tecnica inquadratura e’ un momento mio personale che mi “ricorda” le sensazioni provate, le mille emozioni e beh, riuscire a trasmettere parte di esse all’osservatore sarebbe solo un piacere. l’alba con le sue tonalità delicate , durante il giorno con le sfumature verdi celesti, al tramonto quando le nuvole si colorano di arancio e rosso…partecipare a questo spettacolo …apprezzarlo….e’ una ragione di vita….

© ©M MA AR RC CO OB BO ON NFFIITTTTO O Sedia del Papa – Passetto Ancona


© ©M MA AR RC CO OB BO ON NFFIITTTTO O Spiaggia delle Due Sorelle – Numana – Ancona (sopra)

© ©M MA AR RC CO OB BO ON NFFIITTTTO O

Baia di Portonovo - Ancona (sotto)




LLA AS SEEC CC CA AD DEELLLL’’O OS SPPEED DA ALLEE

di Federico Betti

A Lembeh, una delle località indonesiane più note ai subacquei di tutto il Mondo in virtù della sua ricchezza biologica, esiste un’immersione dal sintomatico nome di “Nudi Falls”, traducibile in italiano come “Cascata di nudibranchi”. Nome certamente azzeccato, visto che la zona è ricca di specie diverse di questi splendidi e coloratissimi animali. Quando però mi è capitato di effettuare un’immersione alla Secca dell’Ospedale, poco più a sud della Baia di Portonovo, mi è capitato di pensare che meriterebbe lo stesso nome. E questo non per l’abbondanza di specie di nudibranchi presenti, che è indubbiamente superiore in altre aree, ma perché durante i mesi estivi, luglio e agosto in particolare, alcune pareti verticali della secca si ricoprono di centinaia di esemplari di due specie, Cratena peregrina, dal corpo bianco e lunghe estroflessioni viola, e Flabellina affinis, interamente viola, dando proprio l’impressione di una cascata di nudibranchi che dalla sommità della secca si riversa verso il fondo. Uno spettacolo meraviglioso e probabilmente di proporzioni uniche. La secca offre altri spunti biologici interessanti, come l’incontro con numerosi crostacei, fra cui astici, galatee, e raramente aragoste nascosti negli anfratti più stretti; approfitto per ricordare che aragoste e astici sono animali protetti da trattati internazionali. Spesso, poi, una nuvola di boghe e castagnole circonda la porzione più superficiale dei massi, mentre intorno ad essi, sul fondo, si possono incontrare organismi tipici degli ambienti sabbiosi. L’immersione sulla Secca dell’Ospedale offre pertanto diversi aspetti degni di nota, ma certamente il massimo del fascino lo esprime in estate, con la sua unica “Cascata di nudibranchi”.

Galatea strigosa

Foto di Marco Boncompagni


Nudibranco – Flabellina affinis

Nudibranco – Cratena peregrina

Foto di Marco Boncompagni

Foto di Federico Betti



D A T I

I M M E R S I O N E

Difficoltà

Media

Profondità

Min 9 - Max 40 mt

Periodo ottimale

Settembre - Aprile

Temperatura H2O

16° a 18° C. (inverno) Max 22° - 24° (estate)

Visibilità

Media, Buona Gorgoniacei: Paramuricea Clavata, Eunicella Cavolinii, Eunicella Singularis, Gerardia Savaglia. Madreporari: Parazoanthus Axinella. Spugne: Cacospongie, Axinella Cannabina, Standard - Macchina fotografica consigliata

Organismi

Attrezzatura


IIll B Baannccoo ddii S Saannttaa C Crrooccee di Antonio Lettini Nella parte sud del golfo di Napoli, a pochi passi da Castellammare di Stabia e dalla penisola

sorrentina,

precisamente

nel

comune di Vico Equense si trova uno straordinario

paradiso

sommerso,

denominato “Banco di Santa Croce”, una vera miniera di biodiversità, formata da diverse guglie rocciose sommerse disposte quasi in forma circolare, che salgono fino a quasi sfiorare la superficie, infatti la parte più alta giunge a -9 metri dal livello del

Il

“Banco”,

molto

conosciuto

dai

mare.

subacquei ed ancor prima dai pescatori locali, infatti all’epoca ignari dell’esistenza di queste guglie rocciose, vi gettavano le reti che spesso oltre a restare impigliate e perderle, strappavano fisicamente le gorgonie (Paramuricea Clavata) dalla roccia,

ed una volta in superficie tutti

questi rami rossi riempivano le ceste di raccolta delle reti, che erano costruite inpaglia di e forma circolare, Figura 1

Disegno di Antonio Lettini

assomigliare

ad un

grosso

quasi ad pentolone,

Il “Banco” pur trovandosi molto vicino alla

tant’è che

costa ed a poche miglia dal fiume Sarno,

chiamato

che purtroppo sembra essere riconosciuto

napoletano

come uno dei fiumi più inquinati del nostro

“caurarusso”

paese,

significa appunto pentolone rosso.

esplode

di

vita

ed

offre

una

il “Banco” all’epoca veniva dai

pescatori

in

dialetto

“Cavurar’ross” che

tradotto

o Italiano

vastissima gamma di biodiversità, tutto ciò

Oggi per fortuna questa zona è diventata

sembra grazie ad una combinazioni di

“ZTB” zona a tutela biologica e quindi è

correnti che fermano gli agenti inquinanti

vietata, nel raggio di 300 metri

pesanti alla foce e spingono verso il largo

meda luminosa, qualsiasi attività di pesca

quelle che galleggiano, lasciando

sportiva e professionale.

quindi

solo i nutrienti organici che innescano ed

Ma

amplificano

offrendo

“Banco”, partendo dalla secca principale

un’enorme nutrimento a tutte le forme di

(figura 1) sono moltissime le forme di vita

vita animali.

che incontreremo, sin dai primi metri

la

rete

trofica

ora

immergiamoci

insieme

dalla

sul


troveremo una massiccia presenza di pesce azzurro che ci accompagnerà fino al sommo del cappello a circa 9 metri di profondità, nel periodo estivo

queste ultime vengono

cacciate da tonnetti e palamiti mettendo in atto un vero e proprio carosello. Le pareti della secca principale scendono quasi

verticali

fino

ad

una

profondità

massima di circa 40 metri, intervallate qua e la da azzamenti, che offrono comodo alloggio alle numerose cernie di grossa taglia che popolano queste secche, anfratti

numerose

Musdee

e

Pizzo dei Parazoathus

presenza

dei

Foto di Francesca Fiorella

Parazoanthus

Axinellae,

tanto da attribuirle il nome di “Pizzo dei Parazoanthus”.

negli

bellissimi

esemplari di gattuccio, tutto intorno nuvole di

anthias

pareti,

e

castagnole

circondano

le

tra queste molti esemplari di

saraghi comuni, fasciati e il pizzuto un po’ più

raro

e

donzelle

poi e

salpe,

grossi

mimetizzati

tordi,

scorfani

tra

sciarrani, rossi

le

ben

rocce. Uova di gattuccio

Foto di Francesca Fiorella

Ma la vera regina indiscussa di queste pareti e la Paramuricea Clavata, molto presente

con

grossi

rami

tanto

da

colonizzare qualsiasi parte di roccia e piccoli scogli che emergono dalla sabbia, i rami di quelle più profonde disposte a favore di corrente sono sempre addobbate dalle decine di uova di gattuccio, non raro la possibilità di trovarvi al suo interno il Musdea

Foto di Francesca Fiorella

piccolo in stato embrionale.

metri,

Sempre sulla secca principale, troveremo

completamente colonizzate spugne Axinella

una colonia di Geradia Savaglia ovvero

e grosse colonie di madreporari, come si

“falso corallo nero” che si è insiedata tra

vede in

le

Le

pareti

sporgente

sin

dai

foto e in superiore

primi

figura 1, la parte della

secca

completamente gialla grazie alla massiccia

e

Paramuricee

e

l’Eunicella

Cavolinii,

tanto da ricoprirne svariati rami, che oltre essere interessante dal punto di vista


biologico, offre particolari spunti per la

immersioni, gli stessi

fotosub data la sua posizione.

biologici

Ma scendendo verso il fondo come si evince

assunto svariati nomi, come ad esempio

dal disegno, ad esclusivo appannaggio dei

la secca della “Gerardia” per la presenza

subacquei esperti, data la profondità di

di un grosso ramo di Gerardia Savaglia,

circa

36/38

metri

scopriremo

che

per

la

sia per gli aspetti posizione

hanno

un

meraviglioso anfratto che divide in due la secca, che all’inizio ci sembrerà chiuso, ma proseguendo al suo interno troveremo uno scenario fantastico, particolari i giochi di luce dei raggi solari che passano attraverso i rami di gorgonia che coprono le fenditure della roccia,

uno spettacolo mozzafiato

paragonabile solo ad alcune immersioni tra queste ricordo Shab’ab Claudio che si trova

Gerardia savaglia

nel sud del mar rosso, ovviamente regno

mentre la secca di Terra per la sua

incontrastato dei fotografi che sapranno

posizione più prossima alla costa, così

sfruttare al meglio questa particolare e rara

come la secca del Corallo per la presenza

opportunità, al suo interno piccoli crostacei

del corallo rosso, etc. etc.

come

graziosi

Vi consiglio di non perdere l’occasione di

gasteropodi come le Cipree, non mancano

immergervi su questo fantastico sito di

Aragoste e Musdee che trovano riparo tra

immersione,

gli anfratti dello spacco, spugne e rami di

dedicateci almeno un week-end di sicuro

gorgonia.

non ve ne pentirete.

la

Galatea

Galatea

Come

Strigosa,

Foto di Francesca Fiorella

anticipato

intorno

alla

secca

principale sono presenti altri 5 panettoni rocciosi, dove è possibile eseguire diverse

Foto di Francesca Fiorella

se

pensate

di

visitarlo


Cerianthus

Cernia

Foto di Francesca Fiorella

Foto di Francesca Fiorella


II N Noossttrrii FFiiddaattii C Coom mppaaggnnii ddii IIm mm meerrssiioonnee di Adriano & Rocco Dato il periodo corrente, un po' per il freddo ed un po' per gli impegni, la nostra passione per le immersioni si è ritirata, anche se per poco, in letargo. Sicuramente noi saremo pronti ad immergere la testa sott’acqua al primo raggio di sole primaverile, ma la nostra attrezzatura? E soprattutto i nostri erogatori come si risveglieranno? L'importante è cercare di non farsi trovare impreparati. In queste poche righe, dopo aver rispolverato qualche nozione sul funzionamento di base degli erogatori (tranquilli.....utilizzeremo un approccio molto discorsivo e poco tecnico), ricorderemo qualche semplice accorgimento per immergersi senza nessuna cattiva sorpresa. Come Son Fatti ………… senza annoiarci! Gli erogatori, che la stragrande maggioranza dei sub utilizza, sono a doppio stadio e bilanciati, il che significa che l’erogazione non dipende dalla pressione dell'aria interna alla bombola. PRIMO STADIO Nella bombola si trova aria compressa a circa 230 atmosfere, che noi non possiamo respirare in quanto uscirebbe ad una velocità tale da rendere impossibile l’atto respiratorio. Allora ecco che entra in gioco il primo stadio dell'erogatore che viene filettato direttamente nella rubinetteria. Esso obbliga l’aria della bombola a fluire attraverso percorsi molto stretti affinchè la pressione sopra citata si riduca fino a 8-10 atmosfere superiori alla normale pressione dell'ambiente. In tal modo si raggiunge quella che viene comunemente definita pressione intermedia, in quanto il suo valore è compreso tra quello dell'aria interna alla bombola e quello dell'ambiente, ovvero è quella pressione che ci permette anche di gonfiare il Gav. SECONDO STADIO Ora non ci rimane altro che attingere quest’aria alla pressione intermedia ogni qualvolta si renda necessario l'atto inspiratorio. A questo punto entra in gioco il secondo stadio, che, grazie ad una sorta di interruttore (Figure 1 e 2), consente all'aria di fluire all'esterno ogni qualvolta noi, inspirando, creiamo una depressione.

Figura 1: Fase di inspirazione

Figura 2: Fase di espirazione

Manutenzione al risveglio Gli erogatori rappresentano quella parte di attrezzatura a cui bisogna prestare maggiore accortezza. Un corretto utilizzo non solo ci eviterà anomalie e quindi manutenzione straordinaria, ma renderà più sicure le nostre immersioni. Come accennato in precedenza l’approssimarsi della bella stagione coincide, per molti subacquei, con la ripresa delle attività. Normalmente, se l’attrezzatura è stata riposta con cura essa sarà perfettamente funzionante; tuttavia qualche controllo preliminare non farà male. La cosa più semplice da fare sarà portare il nostro erogatore presso il centro assistenza per una prova semplicissima al banco, che evidenzierà possibili anomalie, oppure, se siamo amanti del “faccio tutto io”, proveremo a connettere l’erogatore alla rubinetteria della bombola verificando, così, il funzionamento dello stesso. E' importante ricordare di agire sul pulsante di erogazione manuale all'atto di apertura della rubinetteria: in tal modo eviteremo “traumi” al 1° stadio dell'erogatore.


E' fondamentale verificare che non si abbiano indesiderate auto-erogazioni, sinonimo di anomalie di funzionamento. E’ chiaro che un controllo da parte di uno specialista sarà la scelta migliore, anche perché vi porterà via pochi minuti e di solito è gratuito. Dopo ogni utilizzo. Dopo ogni immersione è buona norma, anzi è doveroso, un risciacquo accurato degli erogatori, meglio se effettuato immergendoli per qualche minuto in acqua dolce. Facciamo attenzione che l’acqua invada bene l’interno del secondo stadio e soprattutto ricordiamo di spostare i reggifrusta, in quanto sono sede di acqua di mare stagnante che tenderà, nel tempo, a corrodere tutto ciò che si trova a contatto con essa. La miglior cosa sarebbe eliminare i reggifrusta, cosicchè potremo avere sempre sotto controllo lo stato delle fruste, anche in quelle porzioni che sono, solitamente, nascoste alla vista. A fine stagione. Quando avremo effettuato l'ultima immersione della stagione sarà necessario procedere con il solito accurato risciacquo. Potremo aggiungere nell’acqua un po’ di Amuchina o, se non disponibile, un po’ di aceto che consentiranno una accurata disinfezione dell'erogatore. Nel riporre l'attrezzatura sarà bene collocarla in modo tale da impedire eventuali deformazioni delle fruste. Ogni 100 immersioni o ogni 2 anni. A questo appuntamento è meglio non far mancare i nostri erogatori. In questa occasione sarà necessaria una revisione completa da parte di un centro autorizzato. Sia il primo che il secondo stadio verranno completamente smontati in tutte le loro parti elementari e verranno sostituiti tutti gli o-ring e altri elementi sottoposti ad usura. Il centro autorizzato vi consegnerà oltre all’erogatore tutti i pezzi consumati che saranno stati cambiati. Questo tipo di intervento avrà un proprio costo dipendente dai pezzi usurati e dal tempo che il tecnico avrà dovuto dedicare al lavoro. Un ultimo consiglio è quello di sottoporre gli erogatori a questo tipo di revisione non pochi giorni prima della partenza per il proprio viaggio, ma durante l’inverno affinché il centro assistenza abbia il tempo necessario per compiere il lavoro nel modo più corretto possibile.




AVETE MAI SOGNATO DI TRASCORRERE UNA VACANZA ALL’INSEGNA DEL FULL IMMERSION SENZA SPENDERE UN CAPITALE.... ORA VI SPIEGO COME SI FA.

quotidianamente è possibile trovare nuove proposte con l’indicazione dell’ora e del luogo di incontro, dare la propria adesione, munirsi di tutta l’attrezzatura (bombola compresa) ed il gioco è fatto. Sono immersioni a costo zero dato che quasi mai c’è bisogno della barca d’appoggio. Laggiù appena ci si tuffa si è già a oltre 10 metri di profondità. Quando, invece, l’uso della barca diventa indispensabile, come per le immersioni ai relitti, allora, dato il congruo numero dei partecipanti, quasi sempre si ricorre al noleggio della barca dell’amico di turno. Insomma, per chi non è del posto, non c’è niente di meglio che fare conoscenza con tante persone che hanno la stessa passione e tanta voglia di divertirsi e stare insieme. Di posti per immergersi ce ne sono tantissimi: grotte, pareti, relitti di navi o aerei (come “Attilio Deffeni” - Casalabate (Br) -, il “Kapitan Tevfik” - Torre Vado (LE) -, l’aereo tedesco del II° conflitto mondiale “Junkers 88” -S. Caterina (LE).

Anche questa estate (come tutte le altre), date le mie origini pugliesi, ho trascorso le vacanze nel mitico Salento, la terra de “lu sule lu mare e lu ientu”, il cui mare limpido e cristallino, cinque anni fa, mi ha spinto a fare i mie primi respiri sott’acqua. Ma questa volta non mi andava di rifare le stesse immersioni degli anni scorsi con il solito diving. Ed ecco che viene in mio aiuto il carissimo Gianluca, un ragazzo di Carpignano Salentino che ho conosciuto durante un’immersione “al Trave” di Ancona. È proprio lui che, parlando del più e del meno, mi ha consigliato di visitare il sito www.salentosub.it. Cos’ha di interessante questo sito? E’ una community nata con l’intento di mettere a gratuita disposizione di tutti la propria esperienza e conoscenza per fare immersioni nei posti più belli del Salento. Come funziona è semplicissimo. Una volta iscritti basta visitare la pagina dedicata a “Immersioni Last Minute”, dove

Molti sono gli incontri interessanti che si possono fare in queste immersione: Polpi (Octopus vulgaris), Saraghi (Diplodus annularis), Sciarrani (Serranus cabrilla), Mormore (Lithognathus mormyrus) Murene (Muraena helena); branchi di Ricciole (Seriola dumerili); Salpe (Sarpa salpa); e tra gli anfratti, con un pò d’attenzione, si può scorgere qualche Galatea ( Galathea strigosa). Di notte è possibile ammirare l’Attinia Alicia (Alicia mirabilis), alta oltre 40 centimetri e disseminata di tubercoli, protuberanze e tentacoli urticanti. Insomma, ce n’è proprio per tutti i gusti.

Anche se l’estate è ancora lontana, vi faccio venire un po’ di azoto nel sangue, riportandovi la descrizione di qualche punto di immersione che ho estrapolato dal sito internet www.photodive.it di Daniele


Giaffreda, uno dei fondatori della “SalentoSUB” (appassionatissimo di fotografia subacquea): Grottini della Reggia Immersione in grotta da riva molto affascinante, adatta a sub alle prime esperienze. Il punto d’immersione si può raggiungere in auto percorrendo la litoranea Gallipoli Santa Caterina raggiungendo località “La Reggia”. Profondità massima 13-14 m, ci si immerge in una “ piscina naturale” scavata nella roccia della scogliera a circa 10 m di distanza dalla riva, per poi proseguire in una serie di passaggi, tunnel e grottini comunicanti tra loro e il mare aperto. Le pareti delle grotte sono tappezzate da madrepore arancione (Astroides calycularis) e gialle (Leptosammia pruvoti), é molto facile incontrare, specialmente nel periodo estivo della riproduzione, giovani esemplari di Cernie Brune (Epinephelus guaza), inoltre, i soffitti delle grotte sono frequentati dalle Magnose (Scyllarides latus), specie ormai quasi in estinzione. Terminato il giro, si guadagna l’uscita attraverso un tunnel che ci riporta nella “Piscina” d’ingresso.

La grotta di Santa Caterina Immersione di media difficoltà in grotta, da riva, adatta a sub con un minimo d’esperienza per questo tipo d’immersioni. Il luogo d’immersione si può raggiungere in auto percorrendo la litoranea Gallipoli-S. Caterina, fino a raggiungere il lungomare di Santa Caterina, dove si può facilmente accedere al punto d’immersione a piedi grazie ad una scalinata che porta dal piano stradale giù per la scogliera sino ad una piattaforma in cemento sul livello del mare, dove è agevole assemblare l’attrezzatura e fare il tuffo. Una volta immersi si segue l’andamento della costa sulla nostra destra sino a raggiungere a quota 7-8 m una trave di ferro, posta ad indicare l’ingresso della grotta. Inoltrandosi nella grotta per circa una decina di metri, si raggiunge un grosso ambiente con soffitto a volta con bolla d’aria

che ci permette di emergere ad osservare le pareti esterne della grotta, che comunica in superficie tramite un passaggio molto stretto con un altro ambiente raggiungibile solo tornando indietro. L’ingresso della grotta è tappezzato da madrepore arancioni (Astroides calycularis) e gialle (Leptosammia pruvoti), all’interno dove scompare la luce si possono incontrare, negli anfratti, piccoli gamberetti (Palaemon serratus). - Torre di Santa Caterina Immersione da riva di media difficoltà adatta a tutti, profondità massima 22-23 m. Si raggiunge il punto d’immersione in auto proseguendo sulla litoranea Gallipoli – Santa Caterina, sino ad arrivare fuori dell'abitato di S. Caterina, ad una piazzola affacciata sul mare, adibita a parcheggio. Da qui si scende lungo la scogliera sino a raggiungere il livello del mare. Ci s’immerge seguendo la costa, mantenendo la ns. destra fino a raggiungere una franata, punto limite delle 100 atm per tornare indietro in sicurezza. Ritornando indietro, alla profondità di circa 8 m si trovano delle bellissime grotte comunicanti tra loro. Le pareti ed il fondo sono cosparse da grosse Spugne rosso-brune (Axinella cannabina), in questa zona si può incontrare il Vermocane (Hernodice carunculata), attenzione a non toccarlo, le sue setole simili ad aghi di vetro provocano forti bruciori. Se fortunati, si può incontrare qualche giovane esemplare di Cernia Bruna (Epinephelus guaza), e Murene (Muraena helena) affacciate dalle loro tane. ”””” “SalentoSUB” non è solo un sito per gli incontri, ma consente di scambiare le proprie esperienze e/o ricevere notizie su tutto ciò che ruota attorno al mondo delle immersioni quali: biologia, archeologia, relitti, apnea, attrezzatura, foto/video, medicina salute ecc.


Tra le varie iniziative organizzate dall’associazione vi segnalo: il calendario che riporta le foto subacquee scattate dagli iscritti al forum; le due mostre fotografiche intitolate " vagnuni c'è ati piscatu? (ragazzi cosa avete pescato?) No, niente, niente, solo fotografie.” Tale titolo è nato dal fatto che da quelle parti, ogni volta che si esce dall’acqua, la gente comune si avvicina e chiede com’è andata la pesca, rimanendo esterrefatta quando le viene detto che ci si è immersi solo per fotografare il magico mondo marino. Ma ora concludo passando la parola….. anzi la penna….. al presidente del forum, Gianluca Romano. “““Per molti anni ho collaborato con il diving dove mi sono brevettato (in realtà venivo super sfruttato, in quanto facevo da guida subacquea, essendo divemaster, senza mai essere pagato né tantomeno ricevere un grazie a fine stagione). Durante quell’esperienza ho notato che molti nuovi brevettati, nonostante incominciassero ad apprezzare ed amare questo sport, erano poi limitati nel fare immersione in maniera indipendente, poiché, in un certo senso, sempre costretti a pagare i diving anche per immersioni semplicissime e fatte da terra.

A seguito di quell’esperienza, nel 2006, proposi a un mio amico appena brevettato di creare un sito internet e un forum dove poter condividere le idee, le esperienze e, insieme, individuare nuovi punti per immergersi. Da subito organizzai la prima immersione; eravamo solo in 5 ma da quel giorno, un po' per il passa parola e un po' per vari commenti ricevuti da altre piattaforme, tanta gente si è unita nelle successive immersioni. Con questa iniziativa ho avuto l'occasione di conoscere persone sia del posto che provenienti da ogni parte d’Italia, alcune con lo stesso spirito di condividere tutto ciò che si conosce mentre tante altre venute solo a prendere e a non dare in cambio nulla. Ad oggi molti dei primi fondatori non ci sono più, i pochi pionieri rimasti siamo io, Roberta Cardone, Daniele Giaffreda, Marcello Vaghi e Cesare Petrelli (anche lui un altro amante delle fotografia subacquea). Con grande passione “SalentoSUB” partecipa a vari progetti dell'area marina protetta di Porto Cesareo o alle iniziative di pulizia dei fondali organizzate da altre associazioni, per saperne di più basterà guardare questo il video http://www.youtube.com/watch?v=EzePhE4aBiY.

In attesa di immergermi con i nuovi amici “Komaros”, vi saluto con il motto dell’associazione……

“ Passione, rispetto per il mare, voglia di conoscere: tutto questo è SalentoSUB ”


A Attllaannttee ddii FFlloorraa ee FFaauunnaa ddeell R Reeeeff

LL’’aauuttoorree

E’ uscito per le edizioni

Il

Massimo

Boyer

è

un

biologo

marino

e

Castello l’Atlante

fotografo subacqueo, organizza corsi e viaggi

di Flora e Fauna

subacquei

del Reef, libro del

all'aspetto biologico.

noto

biologo

marino

Massimo

Boyer. Si tratta di un’opera

che

rivolge

con

un'attenzione

particolare

Come fotografo e autore di testi collabora con molte

riviste

del

settore

come

Aqva

e

si

Subaqva, e con altre riviste e case editrici

al

Italiane e Internazionali.

subacqueo esperto ma anche allo snorkeler o al semplice curioso della vita sotto le acque. Molti di noi, al momento di scegliere un viaggio, si orientano verso mete

Ha lavorato presso l'Acquario di Genova. Coordina dall’Indonesia progetti di ricerca e di educazione, in cooperazione con le Università di Manado, Genova e Ancona.

tropicali, le cui acque offrono sempre spettacoli

In Indonesia, a Manado, gestisce con altri soci

indimenticabili.

un

le attività di una nuova barca per crociere

linguaggio chiaro e discorsivo, racconta come si

subacquee, Aurora, attiva tutto l’anno in

Il

libro

di

Boyer,

con

svolge la vita su un reef. Non si limita a presentare i vari gruppi di animali e vegetali, ma li rende protagonisti di una storia intricata, fatta di strane relazioni e di comportamenti affascinanti, magistralmente illustrata con oltre 1270 foto a colori, quasi tutte dell’autore. Anzi, è proprio dalle fotografie che prende avvio il racconto: dall’istantanea che blocca l’animale nel suo ambiente, intento in qualche attività. Non

importa

che

la

vostra

prossima

destinazione siano le Maldive, i Caraibi o l’Oceano

Pacifico,

o

semplicemente

il

Mar

Rosso. Qualunque appassionato di mari caldi dovrebbe avere nella sua biblioteca questo Atlante. Per

avere

il

libro

con

dedica

dell’Autore:

http://www.edge-of-reef.com/it/libro.htm Autore: Massimo Boyer Editore: Il Castello Edizione: 2011 Formato: 320 pagine e 1273 foto a colori Lingua: italiano

diverse zone dell’Indonesia orientale.


© ©FFR RAAFFLLO O

© ©FFR RAAFFLLO O

MASSA LUBRENSE Ponte di Ognissanti LA PRIMA SOMMOZZATA 29/10/11 – 2/11/11 Non

c’è

cosa

più

difficile

che

quella

di

descrivere, cercando di trasmettere ad altri, emozioni

e

sensazioni

provate

nell’intraprendere una nuova esperienza che già,

dopo

pochi

momenti

vissuti,

aveva

tangibilmente e così profondamente segnato il percorso di noi, giovani ed alle prime armi, subacquei. Ecco questo è forse l’ultimo (piacevolissimo!!! ) ostacolo che ai 6 “novelli” sub del Komaros Ancona è stato chiesto di superare una volta ricevuta la perentoria istanza di Francesco di redigere un articolo per il web magazine della associazione. Tutto ha avuto inizio i primi di settembre quando alla domanda di Mauro del “perché avete deciso di frequentare questo corso” le parole

mancavano

tanta

era

la

voglia

di

rispondere mescolata alla difficoltà di parlare di qualcosa di conosciuto solo in fotografia.


© ©FFR RAAFFLLO O

© ©FFR RAAFFLLO O

© ©FFR RAAFFLLO O

© ©FFR RAAFFLLO O

FINO A POCO FA DEL MONDO DELLA SUBACQUEA NON SAPEVAMO NULLA. MA VIVERE NUOVE ESPERIENZE E’ BELLISSIMO © ©FFR RAAFFLLO O


rovesciamento, nella fredda acqua del mare Sorrentino. Beh

descrivere

la

prima

immersione

è

davvero impossibile…..Francesco non ce ne volere!!!!! Basti solo pensare che una volta risaliti, tanta era la voglia di immergersi nuovamente che c’era chi spergiurava di avere ancora 210 atm di aria in bombola!!! Di certo, però, indimenticabile sarà la prima esperienza in acqua di Giulia che, quasi per

© ©FFR RAAFFLLO O

magia, dopo essersi ritrovata da sola in

Porticciolo Marina della Lobbra

Il corso teorico-pratico, seppur impegnativo, è

spiaggia

velocemente terminato e tra una pinneggiata

immersa per 14 metri in 14 minuti con il

nella piscina di ponterosso ed una domanda

medesimo istruttore!!! Nulla, di più, è dato

che

sapere!!! ;-)

cala

nel

silenzio

più

assordante

gli

con

Francesco,

rivestitasi,

si

è

accoglienti locali della sede del Komaros, ci siamo

ritrovati

sabato

29

ottobre

u.s.

al

parcheggio dell’Ikea lettera “F” (Francesco è megalomane!!!)

pronti

alla

volta

della

splendida località di Massa Lubrense. Dopo un lungo viaggio (intervallato da una “tipica” sosta in un ristorante di quel di Venafro),

alle

ore

17

possesso

del

diving!!

circa

prendevamo

Indimenticabili

le

fotografie scattate dai nostri occhi dai balconi

© ©FFR RAAFFLLO O

degli appartamentini: il porticciolo illuminato

Relax tra un’immersione e l’altra

dalla luce del tramonto ha rappresentato la

Due le immersioni del primo giorno, due

prima splendida immagine della nostra così

quelle del secondo ed una prima di ripartire!

breve ma intensa tre giorni.

Ad ogni immersione in più la paura, la

Alle 8.30 di domenica tutti già operativi per le

tensione e quel pizzico

prime

troppo, sembrava scomparire lasciando spazio

immersioni;

indossata

la

muta

e

piena

di adrenalina

consapevolezza

di

riuscire

di

nell’emozione generale, caricate le bombole e

alla

a

tra le mille domande dettate dall’inesperienza,

divertirsi sempre di più a 18 metri sott’acqua!

eccoci in navigazione nella barca che ci avrebbe

Validi supporti sono stati in questi giorni i due

portato alla nostra prima immersione.

Giacomo, Giancarlo Lorenzo ed Ismaele.

Tra chi sperava e pregava che non ci venisse chiesto di entrare in acqua col passo del

Quest’ultimo da ricordare per aver rischiato di

gigante e chi ancora non ricordava se aveva o

morire

no aperto la bombola e ben collocato il jacket e

affogamento?!??! No!! Ha solo “tentato” di

l’erogatore, ci siamo trovati, per

a

meno

di

vent’anni…..per


staccare dalla fotocamera di Francesco la torcia

Quello che rimane è la consapevolezza di aver

a lui necessaria per l’immersione in grotta!!!

conosciuto persone splendiate e la forza di un gruppo già così solido ed affiatato. A presto, INSIEME, alla prossima immersione (passando per un giro pizza però)!!!!!!!!!!!

Jacopo, Matteo, Manuela, Andrea, Valeria e Giulia

P.s. x Silvia: Sappi che la Tua assenza, giustificata, è solo un arrivederci al prossimo © ©FFR RAAFFLLO O

con

Murena

Infine,

appello di giugno ma ricorda….noi saremo,

come

dimenticare

e

trascurare

di

Te,

a

far

baldoria…..sott’acqua

ovviamente!!! E’ una promessa!!

parlare delle 8 pagine e dico OTTO PAGINE di esame

scritto

(grgrgrgrg!!!!)

redatte, da

Mauro.

con Ma

tanta i

6

cura allievi,

nell’incredulità di Jacopo che sin dalla consegna del

compito

nell’iphone

ha e

nel

cercato libro

valido di

supporto

testo,

hanno

brillantemente (più o meno, no?!?!) superato l’esame dimostrando di conoscere i principi basilari della subacquea marina. Un grazie di cuore va al Grande Francesco, al Dolcissimo Mauro ed all’Amico Andrea per averci consentito, attraverso la subacquea, di conoscere e muovere i primi passi in un mondo sottomarino che, prima, conoscevamo solo in teoria.

© ©FFR RAAFFLLO O Il meritato riposo

© ©FFR RAAFFLLO O Gambero Meccanico



Se è vero come è vero che l’Indonesia è parte integrante del triangolo della biodiversità marina, allora a mio modesto parere possiamo considerare il Raja Ampat come il “centro” della biodiversità marina. Una meta fino ad una decina di anni fa sconosciuta ai più, che oggi è diventata a pieno titolo una delle aree diving più ambite al mondo. Situata nell’estremo nord dell’isola di Papua, appartiene politicamente all’Indonesia ed è compresa nella regione dell’ex Irian Jaya oggi Papua Barat (o West Papua). Raja Ampat significa "i quattro re", il nome risale al 15° secolo, quando l’area era sottomessa al Sultanato di Tidore che ne aveva assegnato localmente l’amministrazione ai Raja delle isole di Misool, Salawati, Batanta and Waigeo. La regione oltre a queste quattro isole principali, comprende oltre un migliaio di isole minori e una parte della penisola nord occidentale di Papua, dove tra l’altro è situata la capitale Sorong. Data la vastità dell’area e le tante zone di interesse lontane tra loro, nonché la difficoltà di collegamento con la capitale che molte zone hanno, la crociera a detta dei più è il metodo migliore per un sub di conoscere questo remoto angolo del pianeta; ciò non di meno esistono già diversi resort dislocati qua e la.

Nel nostro caso abbiamo cercato per un anno una barca che consentisse una crociera di buon livello, senza dover attingere troppo al sangue per pagarne il conto. Fino al 2008 le barche che operavano in zona non erano moltissime e si contavano poco più che sulla punta delle dita di una mano.

Quando

eravamo

ormai

rassegnati al salasso, si è presentata l’occasione inaspettata. Gianfranco riceve dall’amico Massimo Boyer

una

mail

dove

questi

gli

racconta di essersi lanciato in una nuova ed entusiasmante impresa. Con dei soci ha deciso di costruire una barca da crociera e ormai il varo è imminente. Dopo qualche valutazione e considerazione, decidiamo di provare.


Per sicurezza, cerchiamo di scegliere comunque una data sufficientemente lontana dal varo, in modo da evitare di trovarsi a testare troppe cose da apripista. Nonostante la precauzione, evidentemente era destino invece che fossimo proprio noi ad aprire le danze. Così a causa di tutta una serie di intoppi ed imprevisti che ne rallentano

la

messa

in

servizio

(http://www.auroraliveaboard.com)

effettivo, viene

l’Aurora

tenuta

a

battesimo proprio da noi. Diciamo subito che, al di là di qualche piccolo inevitabile inconveniente tipico delle fasi di avvio, la crociera è stata stupenda. La barca ha buon livello di rifiniture, spazi ben disposti e sufficientemente ampi. La cucina è sempre stata squisita e il servizio a bordo e in acqua ineccepibili. Il personale di bordo si è dimostrato di una disponibilità e gentilezza eccezionali, sono sempre stati pronti ad ogni necessità e a sopperire ad ogni minimo problema che si è presentato. Per il discorso diving, grande professionalità e competenza delle due guide, Annalisa e Jemmy; entrambi esperti e molto attenti ad ogni richiesta o esigenza, ci hanno mostrato le meraviglie sottomarine quattro volte al giorno tutti i giorni, accompagnandoci sul gommone con il quale raggiungevamo i punti, sempre in due gruppi distinti (anche se a bordo eravamo solo cinque ospiti).


Il nostro itinerario, una volta partiti dal porto di Sorong, ci ha portato prima nell’area a sud attorno all’isola maggiore di Misool, dove siamo rimasti per 5 giorni, toccando in un mini tour molte delle minuscole isole a sud-est dell’isola principale, poi siamo risaliti più a nord fermandoci nella area di Fam e abbiamo infine chiuso con Cape Kri a nord dell’isola di

Batanta.

Onestamente

è

molto difficile dire quali siano stati

i

migliori

punti

di

immersione, perché tutti molto belli, posso solo dire dove il caso a fatto si che per qualche ragione

personalmente

rimanessi più colpito: Dinding

Karang

(isola

di

Wajilbatan) per la fantastica parete di gorgonie; Jamur (isola di Wajil) per lo spettacolare banco di sardine e la parete; Batu Dua (isola di Boo) per la stupenda parete e gli archi naturali; Mimpi Manise (isola di Gamfi Street) per la stupenda parete e il bellissimo arco naturale; Batu Burung (isola di Jef Fam) per il particolare giardino di corallo

e

gli

innumerevoli

Wobbegong (squali tappeto); Cape Kri (isola di Kri) per lo scenario e le interazioni tra l’incredibile quantità di pesce.

In generale non ho mai visto una tale varietà e quantità di madrepore e alcionacei in vita mia. A volte mi è capitato di rimanere sospeso ad ammirare con la macchina fotografica in mano senza sapere dove o cosa inquadrare.

Qualche parola sul viaggio per raggiungere il Raja Ampat. Intanto non è stato né dei più corti, né dei più economici.


A Manado

(dopo

il classico

scalo a Singapore), abbiamo dovuto over

effettuare uno di

una

notte

stopper

mancanza di coincidenza con un volo per Sorong; a parte il costo dell’albergo e della cena, questo ha richiesto l’esborso di un’ulteriore tassa aeroportuale di 30.000 Rupie. Come spesso accade con le compagnie locali, poi ci siamo trovati a gestire il problema del peso dei bagagli per la tratta verso il Raja Ampat. All’andata la Expressair consentiva solo 10 kg di bagaglio per l’imbarco in stiva (!?!). Per quanto mi riguarda al solito l’attrezzatura fotografica mi ha punito e ho versato un obolo di 735.000 Rupie (circa 55 Euro) per 20 kg in più a fronte di un costo biglietto di 1.400.000 Rupie. Al ritorno sotto certi aspetti è andata meglio, Lion Air consentiva 20 kg e con la transazione di Annalisa con 100.000 Rupie ho passato la paura, quindi tutto liscio se non fosse che il bagaglio poi non me lo hanno imbarcato! Infine un pensiero ai luoghi che abbiamo visto, e alla incredibile esplosione di vita, e spettacolarità di scenari così fantastici da rimanere indelebili nella memoria a distanza di 2 anni. Spero ardentemente che si mantengano tali, nonostante l’incessante opera di distruzione che l’uomo (anche in un recondito angolo di mondo come questo) esercita ogni giorno.

Per chi fosse interessato a vedere altre foto del viaggio è possibile farlo consultando il sito www.subenormali.it



LLEE S STTA AG GIIO ON NII D DEELL M MA AR REE

di Federico Betti

Abituati come siamo a vivere il mare quasi esclusivamente

durante

il

periodo

estivo,

spesso tendiamo a credere che la vita che osserviamo in estate sia quella che popola i fondali durante tutta la durata dell’anno.

non subisce forti variazioni termiche stagionali, e pertanto le differenze nelle specie che li popolano sono piuttosto ridotte.

che va dal Gargano alla Laguna di Venezia, ha invece caratteristiche ben diverse.

di

mare

risenta

maggiormente, dalla superficie al fondo, delle differenze

di

estate

inverno;

ed

temperatura a

ciò

solo in determinati periodi dell’anno, a volte anche molto ridotti nel tempo.

caso del polpo Octopus vulgaris, che si trova in zona solo durante un periodo di tempo limitato, nel pieno della stagione autunnale,

atmosferica si

uova. Cicli stagionali molto evidenti, benché meno noti,

La bassissima profondità dei suoi fondali fa sì tratto

specie che vivono o si avvicinano al Conero

durante il quale avviene la deposizione delle

Il mare Adriatico, e soprattutto l’area costiera

questo

ed adattamenti del ciclo vitale: ci sono cioè

Gli esempi sono numerosi, fra i tanti citerei il

In effetti la maggior parte dei mari del Mondo

che

attraverso migrazioni, sia estive che invernali,

aggiunge

fra la

variazione stagionale nell’apporto di acque dolci molto fredde provenienti dal fiume Po, che le correnti portano proprio verso la zona del Conero. Le acque che bagnano la nostra costa, quindi, subiscono variazioni termiche estremamente elevate durante il corso dell’anno, oscillanti fra i 5°C del periodo più freddo ed i quasi 28°C registrati in piena estate. Ciò fa sì che gli organismi che popolano i nostri fondali debbano fronteggiare questa situazione particolare, e questo avviene in genere

sono

quelli

di

molte

specie

di

nudibranchi, piccole lumachine coloratissime che

appaiono

e

scompaiono

con

grande

regolarità durante i diversi periodi dell’anno: la maggior abbondanza di specie si verifica durante mancano

il

periodo specie

primaverile,

esclusivamente

ma

non

estive

o

invernali. Il Conero, dunque, ospita una grandissima biodiversità grazie anche al fatto che i suoi fondali vengono colonizzati da ospiti diversi durante i differenti periodi dell’anno.


Octopus vulgaris

Foto di Federico Betti

Octopus vulgaris - Foto di Federico Betti


PANTALONCINI ESTIVI

IL GIUBBETTO E’ VISIONABILE IN SEGRETERIA


“Un Mare di Storia”, è l’evocativo titolo di una iniziativa culturale promossa e organizzata dal Komaros Sub Ancona, con il patrocinio del Comune di Ancona e l’appoggio dello Yacht Club Ancona:

tre

conversazioni

sul

tema

dell’archeologia marina sui fondali della costa anconitana, a cura di Giuseppe Barbone. Il

relatore,

già

responsabile

del

settore

archeologico del Centro Attività Subacquee e poi del Komaros Sub, associazioni doriche delle quali è stato co-fondatore, ha condotto ricerche e prospezioni,

in

stretto

collegamento

con

la

Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, fin dal 1967-68, localizzando e recuperando (non potendone garantire la sicura conservazione sul fondale) numerosi reperti litici, fittili e metallici relativi a relitti romani ed attrezzature connesse con le attività della navigazione antica e della pesca. I reperti sono in massima parte conservati nel Museo Archeologico Nazionale delle Marche. Le conversazioni si sono tenute nei giorni 6, 12 e 20 Maggio p.v., presso la Sala Riunioni gentilmente messa a disposizione dallo Yacht Club Ancona, a Marina Dorica, e hanno riguardato i temi della navigazione nell’antichità, delle navi e dei porti, con particolare evidenza per il porto di Ancona, delle attrezzature di bordo e dei carichi, specificamente delle forme di ancoraggio, delle anfore da trasporto e della ceramica.


A Ap pp pu un nttii ssu ullllaa n naavviig gaazziioon nee aan nttiiccaa di Giuseppe Barbone

progresso

della

navigazione

nell’antichità,

bisogna farlo nei termini di una conoscenza

Le antiche tecniche di navigazione ci sembrano

sempre

più

approfondita

delle

coste.

oggi molto rozze, data la totale assenza di

Ma nonostante l’importanza della navigazione

qualsiasi strumento e di carte nautiche. La

costiera, giungeva sempre il momento in cui

navigazione antica era basata soprattutto sulla

si

capacità di interpretare i fenomeni naturali, ma

cabotaggio per affrontare traversate in alto

era

peculiarità

mare più o meno lunghe; e allora il capitano,

geografiche del Mediterraneo, che non subì

per determinare la rotta poteva contare solo

praticamente

tutta

su se stesso. In mancanza di strumenti,

l’antichità. Mare chiuso, diviso in bacini ben

doveva ricorrere alla pratica della navigazione

definiti da importanti penisole, disseminato di

“stimata”, che consisteva nella valutazione al

molte isole, il Mediterraneo si presta ad una

meglio del percorso seguito e della distanza

navigazione costiera intervallata da traversate

coperta. E in questo caso interveniva la

che prevedevano una permanenza di giorni,

conoscenza degli astri. Di giorno la rotta si

non di mesi, in mare aperto. Senza mappe o

studiava

strumenti, la navigazione si basava allora sulla

conosceva la posizione all’alba, al tramonto e

conoscenza

allo zenit. Di notte – perché la navigazione

così

ben

adattata

alcuna

alle

evoluzione

profonda

del

per

mezzo

e

degli

rendeva

necessario

in

relazione

lasciare

al

sole,

il

di

piccolo

cui

si

elementi naturali.

notturna è una necessità su certi percorsi - si

Ci dicono i testi antichi, con frequenza, che era

valutava la rotta in relazione alla posizione

“buon capitano colui che conosce la descrizione

delle stelle e al movimento delle costellazioni.

delle coste, il moto degli astri e la scienza dei

La valutazione del percorso coperto, data

venti”.

dalla velocità della nave in

In

riassunta

queste tutta

parole l’arte

è

praticamente

della

navigazione

tempo

trascorso,

basava

sull’esperienza

Mediterraneo, tutti i viaggi per mare iniziavano

profonda

e terminavano con un considerevole tratto di

della nave e sulle prestazioni, secondo forza e

navigazione costiera, con tutti i rischi connessi.

direzione del vento e condizioni del mare. E’

Era fondamentale la conoscenza degli scogli e

evidente che questo tipo di navigazione era

dei fondali alti, dei capi difficili da doppiare e

tutt’altro che preciso, ma le dimensioni ridotte

delle

riferimento

del Mediterraneo e dei bacini chiusi limitavano

importanti, dei punti per l’ormeggio e dei ripari,

le conseguenze. Avvicinandosi alla terraferma

dei luoghi in cui approvvigionarsi d’acqua e di

in una zona più o meno vasta, il capitano

viveri. Tale conoscenza era basata sulla somma

terminava

delle esperienze tramandate, prima oralmente

costiera.

e poi per iscritto, dai famosi Peripli, che sono

importanza in questa fase era lo scandaglio,

stati paragonati, anche se impropriamente, ai

per misurare la profondità delle acque. Infine

moderni portolani. I più antichi risalgono al IV

la

secolo a.C., ma presuppongono l’esistenza di

propulsione delle navi antiche, comportava

altri scritti di epoca precedente. Se si parla di

l’importanza data alla conoscenza dei venti.

dei

punti

di

vela,

capitano

conoscenza

il Lo

viaggio

delle

con

strumento

essendo

il

e

tutta

nell’antichità. A causa della configurazione del

correnti,

del

si

funzione del

sua

caratteristiche

la di

sulla

navigazione fondamentale

principale

mezzo

di


La direzione dei grandi venti stagionali e dei

mercantili.

venti locali, la regolarità delle brezze di terra e

Accanto alle navi tonde con propulsione a

di mare determinavano le stagioni per la

vela, chiglia arrotondata, murate alte e fianchi

navigazione, influenzavano le rotte, le tappe e

panciuti, per una maggiore capacità di carico,

l’ingresso nei porti. Data la totale dipendenza

troviamo anche navi mercantili a propulsione

dalle

marinai

mista, con minore capacità di carico, ma più

dell’antichità distinguevano la bella stagione da

agili e veloci. L’attrezzatura delle navi da

quella

carico era costituita da un albero centrale con

condizioni

meteorologiche,

brutta,

nella

quale

i

l’instabilità

atmosferica, la frequenza delle tempeste e il

sartie,

cielo

perpendicolare

coperto

non

consentivano

viaggi

che

portava

una

all’asse

quadra

nave.

imbrogli

giorni)

alla

sollevandola come una tenda veneziana, in

navigazione si aveva per un breve periodo in

relazione alla forza del vento. Tutte le navi

primavera, comunque irto di rischi, e nella bella

avevano lo stesso tipo di governo, costituito

stagione, che durava circa da metà luglio a

da due timoni a larga pala disposti ai lati della

metà settembre. In ogni caso i pericoli erano

poppa, sensibili, precisi ed efficaci. L’antico

sempre tanti, come testimoniano le peripezie di

timone laterale si è rivelato molto adatto alle

Ulisse nell’Odissea.

condizioni di navigazione nel Mediterraneo, e

Per quanto riguarda le navi, non abbiamo

particolarmente

testimonianze circa quelle utilizzate da Greci e

Recenti ed eccezionali scoperte archeologiche,

Fenici

del

a Gela in Sicilia e a Marsiglia, hanno rivelato

Mediterraneo; comunque la distinzione fra nave

relitti di navi mercantili lunghe intorno a i 15

mercantile tonda e nave lunga da guerra risale

metri circa, che testimoniano le due tecniche

alla metà del II Millennio a.C. La scelta delle

fondamentali di costruzione: l’assemblaggio

navi mercantili a

per mezzo di corde vegetali, secondo la

il

tempo

all’epoca

della

vela

più

favorevole

colonizzazione

per

le imprese di

navigazione

costiera.

giustificata dalla loro capacità di carico e dalla

testimoniata fin da Omero, e la nuova tecnica

tenuta in mare, sebbene la loro completa

di assemblaggio con tenoni e mortase, che

dipendenza dal vento e la lentezza potessero

diventerà il tipo di costruzione consueto del

rivelarsi ostacoli preoccupanti, per non parlare

Mediterraneo fino alla fine dell’antichità.

sperone, castello a prua e poppa slanciata. Dalle più antiche galere a un ordine di remi, che comportavano la presenza di 20, 30 o 50 vogatori, si passò nel tempo a navi più potenti a due ordini di remi. Queste unità furono poi sostituite dalle triere, che restarono a lungo al vertice dell’arte navale. Molto più importante per noi è il discorso dell’evoluzione delle navi

battelli

vela,

tecnica

numerose rappresentazioni di navi lunghe con

dei

la

colonizzazione potrebbe essere ipotizzata e

della minaccia dei pirati. L’iconografia ci offre

arcaica

alla

di ridurre

Degli

importanti. Sappiamo da Esiodo(Le opere e i che

consentivano

della

vela

“cuciti”,




IIll

N Niin nffe eo o

IIm mp pe erriia alle e

d dii

B Ba aiia a

alle leggende nate soprattutto in relazione

S So om mm me errssa a dell’ Arch. Giuseppe Capuozzo Nel

programma

di

interventi

per

la

realizzazione del processo di riqualificazione e trasformazione della zona dei Campi Flegrei in chiave

turistica,

è

stato

recentemente

restaurato Il parco Archeologico Sommerso di Baia, vicino Napoli. Lo scopo era quello di fornire

ai

permanenza

flussi sul

turistici territorio

“occasioni” per

goderne

di la

ineguagliabile “tipicità” storico / culturale / ambientale. Presupposto ed obiettivo dell’opera è stato quello di valorizzare, anche in chiave turistica, la salvaguardia, la conoscenza e la visione di reperti archeologici subacquei. L’area sottomarina compresa tra il castello di Baia e Pozzuoli ed oggi nota con il nome di “Baia sommersa”, appartiene territorialmente all’Area dei Campi Flegrei che è

connessa

all’omonimo sistema vulcanico rappresentato dalla grande struttura geologica collassata circa 36.000 anni fa, con un diametro di circa 12 km. Quest’area è stata oggetto di due grandi eventi eruttivi

particolarmente

importanti,

L’Ignimbrite Campana (37.000 anni fa) ed il Tufo Giallo Napoletano (12.000 anni fa). L’attività vulcanica dei Campi Flegrei, durante il quarto ciclo risalente a circa 4000 anni fa, ha prodotto

l’eruzione

di

Capo

Miseno,

Porto

Miseno e Bacoli con il lago Miseno, formando vulcani di “tufo giallo”. La presenza della linea di costa di età romana ad una profondità di 10 m sotto il livello del mare, e di numerose rovine di età romana e medievale a profondità variabili al di sotto del livello del mare, è un’evidenza della generale subsidenza (abbassamento del fondo del mare) subita dall'area dei Campi Flegrei negli ultimi 2.000 anni.

La storia dei Campi Flegrei è legata ai miti ed

alla presenza dei fenomeni vulcanici dell’area. Fin dai tempi più antichi, infatti, il fascino esercitato da queste terre disseminate di crateri inattivi e trasformati dall’acqua in laghi di incredibile bellezza, ha attratto qui prima i greci, poi i campani e quindi i romani che non solo vi stabilirono le loro case e città ma si ambientarono,

in

questa

terra

vulcanica,

tanto da definirla con il nome di “terre ardenti”. L’area dei Campi Flegrei fa parte di un contesto storico omogeneo che comprende, tra

gli

altri,

anche

edifici

monumentali

sommersi; la piaga dell’abusivismo edilizio, inoltre, in tempi recenti, ha stravolto e/o distrutto

importanti

passato,

impedendo,

realizzazione mettendo

di

in

testimonianze in

quei

alcuni

casi,

collegamenti,

relazione

tra

del

loro

la che vari

monumenti, ne avrebbero potuto rendere la lettura più comprensibile. Oggi le tracce dell’antico splendore sono solo intuibili dai resti monumentali conservati e portati in luce a Baia e nell’area circostante. In

particolare

però

si

evidenzia

l’attuale

possibilità di rispondere alla domanda del turismo

culturale

con

visite

guidate

subacquee, escursioni ai siti archeologici a terra e ingresso al Museo Archeologico di Baia ove sono conservati i reperti recuperati e restaurati mettendo a disposizione, per i turisti e gli studiosi che frequentano l’area in parola a scopo culturale.

IIll

n niin nffe eo o

P Pu un ntta a

E Ep piitta affffiio o

– –

B Ba aiia a

Il Ninfeo sommerso, fu individuato per la prima

volta

sistematiche,

nel che

1959,

tuttavia,

portarono

allo

indagini scavo


integrale del monumento, furono effettuate

Lo scavo, effettuato con metodo stratigrafico,

all’inizio degli anni 80.

mediante l’uso di sorbone e getti d’acqua per

I nuovi scavi presero le mosse dal rinvenimento

rimuovere i depositi più consistenti, permise

casuale di due statue di Baio e di Ulisse ed

di recuperare moltissimo materiale che una

erano finalizzati al recupero di una statua di

volta rimosso veniva raccolto in una rete

Polifemo che doveva completare il gruppo.

posta al termine della sorbona e quindi

Lo scavo permise di mettere in luce un ampio

portato a bordo della nave appoggio ed

ambiente rettangolare absidato (m 18x 9), con

accuratamente esaminato e classificato.

quattro nicchie intervallate dal lesene sulle

Il primo strato di deposito era costituito da

pareti

materiale

lunghe.

La

presenza

di

condutture

antico

di risulta,

utilizzato

per

d’acqua, delle statue e l’architettura nel suo

colmare il ninfeo al momento dell’abbandono.

complesso,

Una volta asportato furono individuate alcune

hanno

permesso

di

identificare

l’ambiente come un lussuoso ninfeo-triclinio.

statue che trovavano posto nelle nicchie

L’abside e le nicchie erano poste ad un livello

laterali. I dati più interessanti per capire le

più elevato rispetto al livello della sala, al

fasi di abbandono dell’ambiente furono però

centro della parete opposta all’abside si apriva

rinvenute nei livelli di riempimento del canale

un grande arco in laterizio. Lungo le pareti

e del bacino centrale. Infatti tutti i materiali

correva uno stretto canale (largo circa un

recuperati, molti dei quali integri, poggiavano

metro e profondo 90 cm circa), ancora in parte

su uno strato di limo misto a molti resti di

rivestito da lastre di marmo, e, all’interno del

molluschi marini, segno di una vita marina

piano centrale era ricavata una grande vasca

che aveva proliferato. Il canale e la vasca

che originariamente si allungava oltre l’arco in

dunque furono probabilmente riempite da

laterizio. All’interno di tale vasca centrale (m

materiali ceramici mentre erano già invase

10 x 3, h. 1, 70) sono stati rinvenuti resti di

dall’acqua che avrebbe attutito la caduta e

appressamenti lignei di difficile interpretazione,

preservato integri i vasi. Questo momento è

molti dei quali utilizzati probabilmente per

da collocare nel IV sec. d.C. in questo modo

rimaneggiare l’ambiente.

fu creato un piano di calpestio che permise di

I muri perimetrali dell’abside, delle nicchie e

continuare ad usare l’ambiente già in parte

della piattaforma centrale erano costruiti in

invaso

opera reticolata costituita da cubilia di tufo

probabilmente, la situazione di inabissamento

giallo campano, quelli dell’ingresso e i raccordi

si aggravò e tutto l’ambiente fu abbandonato

tra l’abside e i muri laterali erano in laterizio.

in fretta con il recupero degli arredi e uno

Tutte

di

scarico di materiali all’interno. Una sporadica

allettamento rimaste nella calce, dovevano

frequentazione del luogo è da collocare nel VI

essere rivestite di lastre marmoree.

sec. d.C. forse dovuta ad una regressione del

le

pareti,

in

base

alle

tracce

dall’acqua.

Alla

fine

del

V

d.C.,

L’abside presentava una decorazione a finta

fenomeno del bradisismo attestata da alcune

roccia. Al di sotto della calce in più punti sono

sepolture. Recenti lavori di restauro e pulizia

stati intercettati resti di un mosaico con tessere

hanno consentito il riposizionamento in loco di

multicolori che decoravano il ninfeo prima del

copie fedeli delle statue recuperate per la

rivestimento marmoreo.

ricostruzione del sito in ambiente sommerso.



© ©FFR RA AFFLLO O


A AS SS SO OLLU UTTO OD DII PPEES SC CA A IIN NA APPN NEEA A 22001111 di Luca Giaccaglia

davvero tanti, tutte facce viste e riviste sulle pagine dei vari Pescasub, Pesca in Apnea ecc.

Nei giorni 30 Settembre e 1 Ottobre 2011 è disputato il campionato assoluto di pesca in apnea a Marsala (TP). Teatro dall’intera manifestazione è stato il tratto di fondale compreso tra le città di Marsala e Mazara

Io, inoltre, ho avuto la fortuna di condividere la casa con quello che è stato definito da molti uno dei più forti pescatori di saraghi in Italia, Enrico Volpicelli, da cui ho cercato di imparare

il

possibile

sulle

tecniche

di

individuazione delle tane buone, cosa che per

del Vallo, meglio conosciuto come Biscione.

noi marchigiani non è affatto immediata, vista

L’area in cui sono stati collocati i campi

l’abitudine a pescare in fondali molto diversi.

gara delle due giornate è caratterizzata da

Gareggiare fianco a fianco con i campioni, De

un basso fondo molto esteso con forti

Silvestri, Petrollini, Calvino, Volpicelli, o con i

correnti (siamo pure sempre nel canale di

validi

Sicilia) in cui si alternano zone di roccia ad

Mortellaro

ampie distese di posidonia. Sulla carta è

hanno un ritmo ed un’acquaticità che ti

una zona parecchio pescosa ed i carnieri portati alla pesatura delle due giornate lo hanno dimostrato.

giovani è

siciliani

Riggio,

un’emozione

Concetto,

davvero

forte,

lasciano di stucco, per qualche attimo, poi pensi che sei in gara con loro e ce la metti tutta, magari riesci anche a prendere un pesce di fianco a loro, e allora ti senti bene,

una

entri in trance agonistica e ti trasformi, in

competizione di così alto livello e prima di

alcuni momenti magari ci credi pure, se poi,

partire per la Sicilia credevo che comunque

alla consegna del pescato ti becchi pure

fosse

l’applauso, indipendentemente dalla posizione

E’

stata

la

mia

andata

prima

mi

presenza

sarei

portato

ad

a

casa

un’esperienza positiva.

finale

Purtroppo non è stato del tutto vero, alcuni

soddisfazione.

aspetti

della

competizione,

a

che

otterrai,

beh,

è

una

grossa

livello

organizzativo e gestionale, mi hanno lasciato profondamente deluso. La gestione dell’unico porticciolo (eufemismo) disponibile era affidata ad un personaggio che ha lucrato sulla sua posizione

di

monopolio.

Il

permesso

della

capitaneria per disputare la seconda giornata di gara è stato ottenuto solo il giorno stesso della competizione (sabato 1 Ottobre) alle 11 di mattina, nonostante gli organizzatori avessero iniziato

l’iter

burocratico

già

dal

mese di

giugno. Torniamo al bello dell’assoluto, i campioni affermati e quelli in via d’affermazione erano

Il primo giorno, su un campo gara povero di pesce che ha visto in difficoltà gente del calibro di Sperandio e Lo Prete, sono riuscito a catturare due prede valide, le uniche che ho


visto in tutte le 5 ore, mentre il secondo

massimo, e senza punti buoni è difficile fare

giorno ho fatto meglio, forse ho interpretato

bene in gara.

meglio i fondali, forse sono stato più fortunato

Alla fine, per quanto l’esperienza sia durata

o magari c’era solo più pesce. Alla fine ho

soltanto una settimana, confrontandomi con i

portato alla pesatura 9 prede, di cui solo 7

campioni e cercando di apprendere il più

risultate valide, tra cui un grongo di oltre 6 Kg

possibile

che m’ha fatto sudare per una ventina di minuti

ascoltando i preziosi consigli di chi le gare le

prima di darsi per vinto.

fa da molto tempo e di quelli che hanno la

in

acqua

e

fuori

dall’acqua,

fortuna di pescare per tutto l’anno in fondali difficili e particolari, credo di essere in qualche modo cresciuto. Ne è la dimostrazione il fatto che

in

gara

ho

preso

pesci

che

in

preparazione, solo un paio di giorni prima, non avevo visto pur passandoci vicinissimo più volte. D’altra parte in mare, come nella vita, non si finisce mai d’imparare. Ho

ottenuto

pure

un

buon

punteggio,

il

problema è che molti hanno fatto meglio ed alla fine mi sono ritrovato 23° in classifica generale. L’obiettivo, per quanto arduo, era di entrare nei primi 15, in modo da riqualificarmi per l’assoluto del 2012, ma non ce l’ho fatta, col senno di poi anche per poco, mi sarebbero bastati 1 o 2 pesci in più nella prima giornata per fare il salto, il problema è che quei pesci nemmeno li ho visti, ho preso tutto quello che ho visto, non sbagliando nulla in entrambe le giornate. La qualificazione me la sono giocata durante la preparazione, manco d’esperienza nell’interpretazione dei fondali, e questo lo sapevo, infatti ho fatto più di 8 ore al giorno di

NOTA DELLA REDAZIONE : A seguito della

mare per 4 giorni per trovare posti buoni,

modifica dei regolamenti agonistici in corso,

cercando di compensare il gap d’esperienza con

da

più tempo passato in perlustrazione. Ho messo

campionato

a dura prova il mio fisico e quello del mio

ammessi 28 atleti, per cui Luca Giaccaglia è

prezioso barcaiolo, Mirco Ominetti, che mi ha

già finalista di diritto per il 2012.

aiutato non poco in acqua e sul gommone e che ringrazio tantissimo. Purtroppo abbiamo trovato pochi punti e con 1 o 2 pesci al

parte

della del

FIPSAS, prossimo

alla

finale

anno

del

saranno


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