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L’età d’oro del Grand Tour

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A volte, tornano

A volte, tornano

L’ETÀ D’ORO

del GRAND TOUR

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Scartata a lato una certa interpretazione italiana limitativa, oltre che provinciale, la monografia The Grand Tour. The Golden Age of Travel, dell’intraprendente editore tedesco Taschen Verlag, non è geograficamente limitata, né concentrata, ma affronta e svolge l’argomento preposto e promesso senza alcuna soluzione di continuità planetaria. A cura di Marc Walter e Sabine Arqué, si riferisce sempre e comunque a un mondo di privilegiati e ricchi, gli unici che hanno potuto viaggiare per diporto in tempi precedenti l’attualità dei voli low cost. Indietro nei decenni, fino all’inizio del Novecento

di Angelo Galantini

Soprattutto nell’ambito della fotografia italiana teorica e intellettuale, altrimenti identificata come concettuale, quella che da tempo impegna autori e critici in rispettive recitazioni a tema, quella stessa che esula da intendimenti e intenzioni concretamente professionali, per esprimersi unicamente in quanto tale, per se stessa prestazione fotografica, si sono stabiliti punti di riferimento e richiamo inviolabili. Addirittura, proiettati alla beatificazione di personaggi e generi e svolgimenti. Padre-creatore di questo Pensiero è certamente l’emiliano Luigi Ghirri (1943-1992), la cui fotografia, in Italia, è fuori discussione (ovvero, non si può discutere), che nel mondo, in definizione anglosassone, non è inteso “fotografo”, ma “visual artist”, che ne estende, amplifica e dilata l’identificazione espressiva e la personalità.

Qui e ora, come in tante altre occasioni pertinenti, non ci soffermiamo sulla personalità di Luigi Ghirri, perché l’eventuale dibattito non ci compete, e anche perché le nostre considerazioni al proposito contano nulla e servono a poco. Evitiamole tout court, per quanto sia -comunque- opportuno rivelare un nostro particolare disagio, quando registriamo come e quanto ogni programma fotografico che si svolga a Reggio Emilia non riesce a evitarne la presenza, anche fuori luogo, anche imposta in allestimenti di mostre personali altrui.

In un certo senso, convergente con quello che attraversa questo stesso intervento redazionale, compilato in presentazione di una sfarzosa monografia illustrata, questa stessa visione dai confini (dottrinali) stretti coincide con l’ipotesi di fondo che testimonia come e quanto l’Italia sia provincia culturale del Mondo: in assoluto, e -per conseguenza- in Fotografia.

La monografia di riferimento, in attuale passerella giornalistica, è The Grand Tour. The Golden Age of Travel, a cura dei qualificati e autorevoli Marc Walter e Sabine Arqué, in accurata edizione Taschen Verlag, del 2021, successiva l’originaria del precedente 2018.

In nesso, registriamo che un provincialismo, presto riconosciuto, potrebbe voler riferire l’ipotesi di Grand Tour alla sola nostra geografia nazionale. Da una parte, in un certo senso, la consecuzione Grand Tour - Viaggio in Italia è anche moderatamente autentica, con testimonianze più che autorevoli: sopra tutte, il Viaggio in Italia / Italienische Reise, del poeta Johann Wolfgang von Goethe, compiuto dal 3 settembre 1786 al 18 giugno 1788 (partendo da Wetzlar, in Germania [Leica]), e relazionato in duplice resoconto, il primo pubblicato nel 1816, il secondo l’anno dopo; e, poi, si può conteggiare un terzo capitolo, del 1829, relativo alla sua seconda visita a Roma. Dall’altra, non si possono ignorare ipotesi e concetti di viaggi ottocenteschi a tutto tondo, attraverso il Mondo.

[doppia pagina precedente] Porto di New York City; 1930 circa / Marc Walter Collection, Parigi Tempio della Sfinge e Grande Piramide, Giza, Egitto; 1900 circa / Marc Walter Collection, Parigi

Comunque, sì, è vero: un certo spessore di Grand Tour dipende dal cammino dell’educazione umanistica di giovani europei (di classe elevata), per il quale la cultura storica italiana ha rappresentato una tappa fondante e fondamentale (Rinascimento e dintorni). Però, no, non è poi tanto vero, nella propria evocazione fotografica provinciale, che -per lo più- ignora questi passaggi, per elevare ad assoluto i più recenti “contenitori” di Luigi Ghirri ed epigoni/imitatori [attenzione: per colmare ignoranze certe e accertate, ricordiamo che l’espressione Voyage of Italy è stata usata per la prima volta dal sacerdote cattolico Richard Lassels (1603-1668), per la sua relazione di viaggio, pubblicata a Parigi, nel 1670; per l’appunto, The Voyage of Italy, or a Compleat Journey through Italy].

Dunque, come è più lecito che sia, la monografia The Grand Tour. The Golden Age of Travel non è geograficamente limitata, né concentrata, ma affronta e svolge l’argomento preposto e promesso senza alcuna soluzione di continuità planetaria; ovviamente, rimane inteso che ci si riferisce sempre e comunque a un mondo di privilegiati e ricchi, gli unici che hanno potuto viaggiare per diporto in tempi antichi (e ancora oggi).

Testimonianza dall’accreditato periodico National Geographic Traveller: «Innumerevoli libri di viaggio hanno tracciato la cosiddetta “età d’oro” dei viaggi, ma nessuno è tanto epico come questo pesante volume». Tutto vero.

Soprattutto è autentica la rievocazione di Tempi e Modi ormai persi per sempre (qualche evocazione tangibile è ancora rintracciabile in alcuni dei titoli di Agatha Christie).

A parte la lezione propriamente fotografica, relativa alla documentazione e registrazione del Paesaggio, come appena accennato, The Grand Tour. The Golden Age of Travel è lontano ed estraneo ai viaggi globali dei nostri giorni, che spesso non sono altro che percorsi stancanti: turismo di massa, aerei sovraffollati, aeroporti caotici, sicurezza rafforzata, catene alberghiere anonime, sentieri turistici ben consumati.

Oggigiorno, è sostanzialmente impossibile incontrare anche solo un briciolo di avventura. Ma non disperiamo, e partiamo per viaggi evocati: The Grand Tour. The Golden Age of Travel celebra un’era durante la quale viaggiare per il mondo è stata una nuova ed elettrizzante possibilità esistenziale... per coloro i quali hanno avuto risorse, tempo, immaginazione e coraggio.

Riccamente illustrata, la monografia attraversa il periodo di massimo splendore del viaggio, dal 1869 al 1939. Guarnito con oggetti effimeri e preziose fotocromie di inizio secolo, scandisce il ritmo di sei tour classici, favorito dagli avventurieri occidentali nell’era prebellica, inclusi famosi scrittori viaggiatori, come Charles Dickens, Jules Verne, Francis Scott Fitzgerald, Mark Twain e Johann Wolfgang von Goethe. (continua a pagina 68)

Sciatori sul ghiacciaio di Hardanger, Norvegia; 1900 circa / Marc Walter Collection, Parigi Turisti che danno da mangiare ai piccioni in Piazza San Marco, Venezia; 1900 circa / Marc Walter Collection, Parigi [doppia pagina seguente] Monte del Tempio, Cupola della Roccia, Gerusalemme; 1900 circa / Marc Walter Collection, Parigi 65

The Grand Tour. The Golden Age of Travel; a cura di Marc Walter e Sabine Arqué; Taschen Verlag, 2021; Collana XL; multilingue inglese, francese, tedesco; 616 pagine 25x34cm; 60,00 euro. (continua da pagina 65)

Dal Grand Tour europeo (e in Italia, sia chiaro), tradizionale rito di passaggio per i giovani aristocratici inglesi, francesi, tedeschi e nordici, all’Estremo Oriente, appena avvicinato dall’influenza occidentale (nefasta?!), alla leggendaria Transiberiana, si percorre ogni viaggio attraverso proprie tappe itineranti e diversi mezzi di trasporto: treni, barche, automobili, aerei, cavalli, asini e cammelli.

Sulle pagine, ancora: poster di viaggio, guide, biglietti, volantini, opuscoli, menu e adesivi per i bagagli. Anche attraverso questi complementi, la messa in pagina evoca romanticismo e eleganza, per non parlare del puro senso di novità, che ha affascinato questi passeggeri dell’età dell’oro (perditempo che non hanno faticato un minuto della loro vita, a differenza di coloro i quali, in contemporanea...).

Occhi aperti sul Mondo. ■ ■

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