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Estetica della funzionalità
Nel proprio sistema ottico di attualità tecnico-commerciale, TTartisan offre anche obiettivi in baionetta Leica M, che declinano una personalità di prestigio e valore. Non si tratta di comparazioni con altro, ma di autentica proprietà intellettuale che si indirizza a un comparto, quello dell’utenza Leica M, che dovrebbe farne tesoro. E, poi, c’è anche altro (tanto), per sensori Full Frame e APS-C. Ne riferiamo “a distanza” e in “partecipazione” diretta. Comunque sia, si intenda sempre e soltanto la creazione di immagini, l’espressione della propria creatività, e il piacere non secondario del conciliante rapporto individuale con gli strumenti. Nella propria forma per il contenuto
ESTETICA
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DELLA FUNZIONALITÀ




In parata, linea di obiettivi TTartisan M, in baionetta Leica M: oltre l’efficacia delle proprie relative prestazioni fotografiche (nessun dubbio), la convincente estetica: forma per il contenuto.
28 mm f /5,6 M TTartisan Asph 35 mm f /1,4 M TTartisan
Asph 50 mm f /1,4 M TTartisan
di Antonio Bordoni
Curiosa la vita. Curiosi mille suoi aspetti, anche parziali, anche settoriali. Curioso che, da pagine analoghe a queste nostre, si parli e scriva sempre di apparecchi fotografici, registrandone soprattutto la crescente quantità di applicazioni (e qualità, certo), soprattutto oggi, in era/epoca di acquisizione digitale di im-
90 mm f /1,25 M TTartisan
magini, con caratteristiche tecniche e di utilizzo sempre più inebrianti: ormai, è facile. Comunque, a ben considerare, è sempre stato così, per quanto, in tempi “meccanici” precedenti, esaurite le considerazioni sovrastanti, ci si attardava sull’escursione della corsa della leva di avanzamento della pellicola, dopo lo scatto (centoventi-centotrenta gradi era-




Già! Eleganza e forma per il contenuto. Gli obiettivi TTartisan M, in baionetta Leica M, sono confezionati in raffinati box, che ne sottolineano la preziosità fotografica. Si torna a tempi durante i quali non si concedevano scorciatoie. Si lavorava con attenzione, e si curava ogni aspetto del prodotto. Se ne prendeva in considerazione ogni parte, e ciascuna era progettata e realizzata esattamente come avrebbe dovuto. Non si allentava l’attenta autodisciplina nemmeno riguardo ad aspetti che di norma non sarebbero stati percepibili. Forse.
DA JOHNNY CASH A TTartisan / LEICA

All’inizio dello scorso maggio, ho svolto una sessione didattica sulla presenza della Fotografia al Cinema, sue sceneggiature, piuttosto che sue scenografie, presso l’Isia, di Urbino (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche): Quando la Fotografia va al Cinema - personaggi, interpreti e altro ancora; sette ore (!), con accompagnamento di seicentodiciannove slide(s)... non certo casualmente 619, in quanto numero primo e ambigramma / omogramma.
A rinforzo di quanto presentato a proposito del film Flags of Our Fathers, di Clint Eastwood, sceneggiato attorno la celeberrima fotografia di Joe Rosenthal / AP, dei marine(s) che issano la bandiera statunitense sul monte Suribachi, nell’isola giapponese di Iwo Jima (23 febbraio 1945), ho inserito la segnalazione del disco a quarantacinque giri The Ballad of Ira Hayes, di Johnny Cash, del 1961.
Uno studente presente in sala (aula?) ne ha chiesto motivo: «Perché è un complemento che considero indispensabile; ovviamente, e ci mancherebbe altro, in base alla mia concezione di osservazioni con e per la Fotografia. Infatti, Ira Hayes -celebrato in Ballata- è uno dei sei marine(s) che issano la bandiera; quindi, Johnny Cash è un cantante statunitense di prima grandezza. Sia chiaro, comunque, che non vado cercando queste combinazioni, sono loro che -a volte- mi vengono incontro.
Questo disco, l’ho individuato a margine di altre ricerche, indirizzate altrimenti. È arrivato per Caso (? per quanto, anche il Caso venga comunque indirizzato a priori dai nostri comportamenti, dai nostri indirizzi). Però, se non so che un complemento simile esiste, vivo tranquillo e sereno; se so che c’è... debbo averlo: Clown che fa raccolta di attimi / WunderKammer MaurizioAngeloRebuzzini».
Sempre e comunque, in una idea / ipotesi secondo la quale non importa mai cosa si ha, ma -in gioco di consonanti- cosa si fa con ciò che si ha.
In estensione di considerazioni, addirittura in metafora, se fossi un appassionato Leica M, se potessi permettermi di esserne collezionista e raccoglitore, potrei stare sereno con soli obiettivi Leica; ma, nelle stesse condizioni, se venissi a conoscenza della linea dedicata TTartisan M, non dubito che ne vorrei venire in possesso. Anche questa è Fotografia: qualsiasi cosa ciò significhi per ciascuno di noi. mR no conteggiati come inadatti), sul peso (meglio più che meno), sulla rapidità del meccanismo di apertura del dorso, per il caricamento della pellicola. Altri tempi, ma modi sostanzialmente identici.
Alla ricerca di doti concrete e tangibili, per gli obiettivi si sono inventati i test di resa ottica, (malamente) disposti e adattati da quelli approfonditi e seri applicati dalle case costruttrici al fine di analizzare periodicamente lungo la linea di produzione: dati i nostri precedenti scolastici, evocati anche in altra parte della rivista, su questo stesso numero, ancora in relazione a un obiettivo, testimoniamo per quanto osservato e valutato direttamente presso stabilimenti europei dai quali sono uscite grandiose famiglie professionali. A completa differenza, i test casalinghi sono altro, che poco hanno a che fare con l’effettiva quantificazione qualitativa: ma, tanto è. Basta l’apparenza; basta l’evocazione.
In ogni caso, rese teoriche a parte, in Fotografia (qualsiasi cosa questa significhi per ciascuno di noi), quello che conta sempre e comunque non sono tanto i riscontri conoscitivi e speculativi, ma l’impegno, l’anima e le capacità degli autori. Così che, per quanto magari dotati di obiettivi astrattamente e ipoteticamente di altissimo valore formale proprio, troppi fotografi di tutti i giorni -professionisti o non, che siano- finiscono per realizzare immagini di una tanta e tale modestia di contenuto... che mette a disagio e in imbarazzo.
Allo stesso tempo e momento, l’attualità della progettazione e costruzione ottica -per quanto ci riguarda, quella indirizzata alla fotografia (e al video)- sia ormai approdata a mete qualitative alla portata di ciascun produttore -nessuno escluso-, quello che ancora oggi può fare la differenza sono l’inventiva e la creatività delle singole interpretazioni, magari oltre i passi standardizzati stabiliti e accettati dal mercato.
Tanto e tale lungo preambolo per introdurre il pensiero, la filosofia di un marchio che sta animando il comparto fotografico con definizioni fotografiche di eccellente personalità. In presentazione di una identificata linea di obiettivi TTartisan -eccoci qui!-, non attuiamo alcun test teorico: siamo fermamente convinti che la qualità fotografica sia più che adeguata, addirittura eccelsa, perfino ottimale, nientemeno di classe alta... certamente superiore a quella fotografica che compone l’ossatura delle singole personalità creative ed espressive in azione.

Invece, per quell’equilibrio che allinea la forma ai contenuti (da e con Vasilij Kandinskij [oppure, Wassily Wassilyevich Kandinsky], di Punto, linea superficie. Contributo all’analisi degli elementi pittorici; Adelphi, dal 1968), sottolineiamo come e quanto gli obiettivi TTartisan siano coerenti con una definizione progettuale e produttiva non gerarchica; ovvero, recitino un copione paritetico tra sostanza (prestazioni fotografiche ottimali) e foggia (aspetto esteriore ed estetico).
In nostro percorso dichiarato (in riquadri pubblicati a complemento), due sono le direttive TTartisan verso le quali ci siamo indirizzati anche personalmente, e una delle due, quella rivolta al sistema fotografico Leica M, di prestigio assoluto e inviolabile, ancora oggi -in interpretazione digitale- dopo decenni (storici) di fotografia chimica, si impone per motivi più che legittimi, oltre che intuibili.
Se non che, c’è una condizione sovrastante: questi obiettivi vanno incontrati dal vivo, in avvicinamento conoscitivo diretto e partecipe, che ne risalti quelle loro peculiarità esteriori e formali che valgono valori di eccellenza assoluta. Ribadiamo: otticamente sono ottimi e pertinenti, e non servono test casalinghi a riprova. Quindi, formalmente si combinano alla perfezione con i corpi macchia verso i quali sono destinati, per quanto il nostro -una (ormai) antica M2 di lunga e profonda militanza- possa apparire anche meno adatto: ma, attenzione, si considerino anche le sue relazioni complementari di tutto rispetto (e raffinatezza).
Cioè, intendiamo che non ne basta la raffigurazione in catalogo, che pure serve nell’orientamento, ma vanno considerati in toto, a partire dalla raffinata confezione compresa, che oggi e ora visualizziamo per quanto possibile farlo.
Da qui, in ordine.
TTartisan M 21mm f/1,5 Asph, ad ampio angolo di campo (92 gradi) sul frame / fotogramma Full Frame, che risveglia antichi sapori mai dimenticati. Magari, per tornare al Super-Angulon f/4 originario, in disegno ottico Schneider, nato in montatura a vite 39x1, nel lontano (lontanissimo) 1958, per riproporsi subito anche in baionetta M, con apertura relativa f/3,4, dallo stesso Cinquantotto, e cedere il passo, nel 1980, al Leitz Elmarit 21mm f/2,8. Qui e ora è altro, sia per la costruzione ottica asferica, in un disegno di tredici lenti in undici gruppi, sia per la generosa apertura relativa f/1,5, coincidente con l’f/1,4 dell’attuale Leica Summilux-M 21mm.
TTartisan M 28mm f/5,6... un gioiello di estetica (della funzionalità!), che riprende e ripropone il design che ha caratterizzato gli obiettivi Leitz / Leica delle origini della nobile produzione fotografica. Allineato al corrente Leica Summaron-M 28mm f/5,6, recentemente riproposto, alla stessa maniera, per focale e costruzione, riprende i parametri dell’Hektor 28mm f/6,3, dal 1935, coraggioso grandangolare che -ai propri tempi- fu addirittura clamoroso, per visione angolare e ardito accoppiamento al telemetro di messa a fuoco. Analogamente, montature ottiche analoghe vanno riferite alla genìa Elmar di buona memoria; soprattutto, in costruzione meccanica rientrante (50mm f/3,5 e f/2,8 e 90mm f/4).
TTartisan M 35mm f/1,4 Asph, che -evidentemente- corre in corsia accanto all’at-
Canon 7 con 50mm f/0,95 (altrimenti identificato come Canon Dream o Dream Lens), dal 1961, accanto alla nostra Leica M2, con noi dal 1974, con TTartisan M 50mm f/0,95 Asph, di stretta attualità tecnico-commerciale. Due combinazioni fotografiche che stanno alla base di progetti in nuce. Da notare, anche a ancora, l’impugnatura artigianale M-Grip, di Larry Markus, sulla Leica M2, e l’adattatore a leva per il bottone di riavvolgimento.
Chi ha avuto modo di fotografare con Leica M2, come questa nostra, consumata dagli anni, è cosciente di una certa inutilità sostanziale del mirino di inquadratura della focale 28mm: qui da combinare, ufficialmente, con l’affascinante TTartisan 28mm f/5,6, in livrea d’annata. Nel caso della Leica M2, con mirino multifocale che esordisce al grandangolare 35mm, si può prevedere l’inquadratura più ampia 28mm, considerando il mirino completo, oltre le cornici che delimitano l’inquadratura 35mm. Da cui, per conseguenza, la slitta porta accessori superiore, libera da mirino supplementare, può essere occupata dall’esposimetro esterno TTartisan, proficuo in molte occasioni.
Ancora in notazione personale e individuale, da altra nostra combinazione per progetti fotografici sempre in nuce: con Fujifilm X-Pro 2... personalizzata (da un superfluo, per quanto gradito, appoggio del pollice della mano che impugna l’apparecchio). Obiettivi TTartisan dalla consistente famiglia per sensori APS-C (Mirrorless): nello specifico, TTartisan APS-C 7,5mm f/2 Fish Eye e, per nostre intenzioni mirate, grandangolari TTartisan APS-C 17mm f/1,4 e TTartisan APS-C 23mm f/1,4, in montatura meccanica ereditata da interpretazioni ottiche del passato. In ogni caso, nostre predilezioni a parte, ciascuna finalizzata verso progetti fotografici indirizzati (ad personam), il sistema ottico TTartisan per la fotografia dei nostri giorni è scandito da tre famiglie ottiche: per sensori ad acquisizione digitale di immagini in dimensioni APS-C, per sensori Full Frame e per Leica M (qui e oggi in passerella), ognuno in baionetta per sistemi fotografici di attualità tecnico-commerciale. In combinazione, sono previsti anelli adattatori per l’agevole passaggio da un innesto ad altri corpi macchina, praticamente senza alcuna soluzione di continuità. In tutti i casi, per ognuno degli obiettivi TTartisan, per qualsiasi destinazione fotografica siano previsti e preventivati, si considerino le note qualificanti sottolineate nel corpo centrale dell’attuale intervento redazionale: quanto riferito alla baionetta Leica M è da estendersi a ogni innesto per altri sistemi. tuale Summilux-M. Riflessione imposta: è stato affermato, sarebbe stato affermato (?), che la combinazione più armoniosa delle Leica M meccaniche sarebbe quella con l’obiettivo 35mm (e, certamente, si richiamano tempi antecedenti la diffusione capillare dell’inquadratura più ampia 28mm). Per quanto interessi a nessuno la nostra posizione al riguardo, potremmo anche essere d’accordo, anche se, però, l’abbiamo sempre interpretata in combinazione Leica M2 con Summicron 35mm f/2, dall’inizio degli anni Settanta di nostro coinvolgimento fotografico.
TTartisan M 50mm f/0,95 Asph! Più che all’ovvio Noctilux-M di identica identificazione, di attualità tecnico-commerciale, erede degli f/1,2 e f/1 originari, rispettivamente dal 1966 e 1976, per nostra indole e disposizione (âgée?), e parlandoci addosso, torniamo al leggendario Canon 50mm f/0,95, con corpo macchina destinato Canon 7. Sia chiaro, rimanendo in tema: l’interpretazione TTartisan ha nulla da invidiare a quella Leica, sia per consistenza fotografica (non solo alla luce delle fotografie che ognuno di noi può realizzare), sia per eleganza e classe formale. Ed è soprattutto di questo che stiamo scrivendo. Comunque, con Marco Cavina, eminenza grigia dell’ottica fotografica senza confini di Tempo: «Nel 1961, vide infine la luce (è proprio il caso di dirlo...) l’incredibile Canon 50mm f/0,95, immediatamente ribattezzato Canon Dream o Dream Lens: mai era stato prodotto in serie un obiettivo di tale luminosità, al di là dell’incredibile barriera psicologica di f/1». L’abbiamo appena rivelato... «parlandoci addosso»: in apposito riquadro, a pagina 35.
TTartisan M 50mm f/1,4 Asph: in ripetizione di concetti e valutazioni, si ribadisce quanto già riferito al 35mm f/1,4 Asph, di qualche periodo (d’articolo) fa. Tanto... quanto.
TTartisan 90mm f/1,25: appena più luminoso dell’Apo-Summicron-M 90mm f/2 Asph, suo palese allineamento tecnico-commerciale; e diverso, sia chiarito subito, dal Summarit-M 90 mm f/2,4 di altro passo ottico e, soprattutto, dall’odierno Thambar-M 90 mm f/2,2, da poco riproposto nel sistema ottico Leica M, in onore e richiamo all’originario del 1935, corredato di un filtro particolare finalizzato alla resa morbida, soft focus [se interessa a qualcuno, uno dei rimorsi della nostra vita: si prova rimpianto per qualcosa che non si è fatto e rimorso per qualcosa che si è fatto... appunto].
Conclusione ovvia, forse. Se c’è stato un tempo durante il quale gli obiettivi cosiddetti “universali” hanno rappresentato una scorciatoia, soprattutto economica, per accostarsi a dotazioni fotografiche desiderate, accedendovi con costi di acquisto più convenienti rispetto quelli “originali”, quello stesso tempo si è concluso, esaurendosi in un mercato attualmente più variegato che in passato.
Oggigiorno, tutte -proprio, tutte- le proposte ottiche vanno interpretate per se stesse e la propria opportunità di impiego, non necessariamente “in vece” d’altro. Tra tanti possibili riferimenti e richiami in questo senso, oggi e qui, abbiamo elevato la produzione ottica TTartisan M di valore e pregio: per quanto offre in propria personalità di intenti.
Ovverosia, la forma per il contenuto.
Onore e merito. ■ ■
