FOTOgraphia 233 luglio 2017

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Più di venti anni fa, nel 1995, Garzanti pubblicò un bellissimo volume, Il libro delle onde, accompagnato da un testo a firma di Drew Kampion e pieno di poesie di scrittori rilevanti e considerevoli. Si tratta dell’edizione italiana di The book of Waves, presentato negli Stati Uniti, nel 1989, da Arpel Graphics and Surfer Pubblication. Nessuno degli autori delle immagini del libro appartiene alla Storia della Fotografia. Si tratta di eccellenti fotografi, collaboratori delle tante riviste statunitensi dedicate al mare e ai surfer. Il libro si può ancora acquistare, usato, su Amazon. Ne parlo perché il vincitore della categoria Paesaggio, Ray Collins, di Thirroul, Australia, si dedica alle onde, realizzando immagini assolutamente imprevedibili. Fate un giro a https://raycollinsphoto.com/, e rimarrete affascinati. In dieci anni (la sua prima macchina fotografica è stata acquistata nel 2007), Ray Collins ha consolidato la propria collaborazione con aziende di spicco, come Apple, Nikon, United Airlines, Isuzu, Qantas, Patagonia, Red Bull, e con il National Geographic Magazine. Molti i riconoscimenti internazionali al suo lavoro. A proposito di questa fotografia, ha dichiarato: «È stata scattata in Australia, a centinaia di chilometri da qualsiasi luogo abitato. Qui il mare è sempre in tempesta, con onde spaventose, dalla bellezza aspra e incontaminata. Quando fotografo in mare aperto, cerco sempre qualcosa che non avevo mai visto prima, spingendomi dove le onde esplodono, nella luce del tramonto».

Pedro Jarque, vincitore nella categoria Open Animali, vive a Toledo, in Spagna, ma è originario del Perù. Nell’immagine, sono ritratti due leopardi, uno dei quali è melanico, cioè il suo pelo è nero. In genere, i leopardi melanici vengono superficialmente definiti pantera nera, una specie resa famosa

Un vincitore da Ceylon, oggi Sri Lanka, nella categoria Gente e popoli, insolita per un concorso di fotografia naturalistica. Si tratta di Palitha S. Weerakoon, di Kurunegala, nel nord della grande isola dell’Oceano Indiano. Ritrae un mestiere un tempo molto praticato nel paese, ma che ora sta scomparendo: un anziano lavandaio della regione del Kankasanthurai sta insegnando al figlio come si stirano i panni lavati. «Mi sono avvicinato alla fotografia durante le scuole superiori, all’inizio degli anni Ottanta. Scattare fotografie è subito diventato il mio hobby preferito, e mi divertivo a viaggiare in ogni momento libero alla ricerca di nuovi soggetti. Questo ha fatto maturare in me l’amore per la natura e gli animali. La fotografia è diventata parte importante della mia vita. Non riesco a immaginare un’esperienza più emozionante dello stare in cima a un picco montano, a osservare il Sole che sorge, illuminando la foresta».

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a vincitori scelti, sono stati chiesti i file originali (Raw), per la verifica (verifica questa che oggi rappresenta un obbligo per ogni giuria). Poi, bisogna stare in guardia nei confronti dei fotomontaggi, dei sandwich, degli interventi per aumentare la risoluzione, per le variazioni eccessive dei cromatismi. Infine, come nel fotogiornalismo, occorre verificare che l’evento fotografato sia vero e autentico. In ambito naturalistico, occorre verificare se la specie ritratta si trova nel proprio ambiente naturale o se una specie tropicale è fotografata a Vigevano, per esempio, in un terrario (scatola di adeguate dimensioni, con pareti di vetro, al cui interno è ricostruito un falso ambiente naturale). Insomma, nella scelta si nascondono veramente un sacco di insidie. Ma, come stiamo per vedere, queste insidie, come gli incubi notturni, si manifestano anche a lavori finiti e risultati annunciati. Tornando ai premi, il vincitore assoluto, cioè l’International Oasis Photographer 2017, è il norvegese Audun Rikardsen, con una fotografia metà sott’acqua, metà in superficie, di una megattera con sfondo una montagna innevata [a pagina 44]. L’Oasis Ma-


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