Report WS Cosenza 30-31.10.12

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PON GOVERNANCE E AZIONI DI SISTEMA ASSE E – Capacità Istituzionale – Obiettivo Specifico 5.1

CALABRIA Linea A.2 – PROGETTARE Miglioramento dei programmi, dei progetti e della performance

REPORT WORKSHOP “L’inclusione sociale degli anziani nella Regione Calabria” Qualificazione dei servizi semiresidenziali e integrazione con l’ADI Sala multimediale “Io Cittadino” Via San Martino snc, Cosenza 30 ottobre 2012 – ore 9.00 – 17.00 31 ottobre 2012 – ore 9.00 – 14.00


INTRODUZIONE ......................................................................................................................... 3 CAPITOLO I - Il workshop nella strategia della Regione Calabria sulle politiche dell’inclusione sociale degli anziani ............................................................................................ 4 1.1 La programmazione regionale 2007 - 2013 nei servizi di cura: le policy di riferimento e la strategia di attuazione. ............................................................................................................. 4 1.2 L’Obiettivo del workshop ....................................................................................................... 6 1.3. I partecipanti al Workshop .................................................................................................. 6 CAPITOLO II - L’idea progettuale “Centro diurno integrato con l’ADI a Cosenza” ............... 7 2.1. La metodologia di lavoro ...................................................................................................... 7 2.3. L’idea progettuale ................................................................................................................. 7 2.4 I risultati attesi ed i servizi del Centro.................................................................................. 8 2.5 Le caratteristiche della struttura del centro ....................................................................... 10 2.4 La valutazione del workshop da parte dei partecipanti ................................................... 13 ALLEGATI E TABELLE ............................................................................................................. 15 Allegato I - Programma workshop ............................................................................................ 15 Allegato II - Elenco dei partecipanti ......................................................................................... 16 Allegato III - Le tabelle .............................................................................................................. 18 Allegato V - Breve descrizione del Quadro Logico (QL) .......................................................... 26 Allegato VI- Le foto .................................................................................................................... 28


INTRODUZIONE Il progetto Capacity SUD, nell’ambito del quale è stato realizzato il workshop di Cosenza, è finanziato dal Programma Operativo Nazionale "Governance e Azioni di Sistema" (PON GAS) ed è finalizzato ad accrescere l’innovazione, l’efficacia e la trasparenza delle amministrazioni delle regioni dell’obiettivo convergenza. In particolare, la Linea A.2 di Capacity SUD, denominata PROGETTARE, si pone l’obiettivo del miglioramento dei programmi, dei progetti, del ciclo di gestione delle politiche e delle organizzazioni che quelle politiche realizzano. Il Workshop di Cosenza rappresenta il quarto step di un processo di progettazione partecipata iniziato nel corso del Seminario di presentazione del Pon Gas Capacity SUD (Lamezia Terme, 5 luglio 2012)e più precisamente del tavolo di lavoro in cui i partecipanti, attraverso una discussione guidata, hanno individuato ambiti di intervento delle politiche regionali su cui sarebbe stato interessante realizzare laboratori di progettazione, coerentemente con lo spirito e gli obiettivi della Linea PROGETTARE di Capacity SUD. In quella sede era emersa la tematica dell’invecchiamento attivo come tematica strategica, a livello europeo, nazionale e regionale, con l’indicazione di perseguire un rapporto di collaborazione in tal senso con l’Amministrazione Regionale. Ai primi di ottobre lo staff di Progetto ha incontrato i Dirigenti regionali – AdG FSE e Dirigente Politiche sociali- condividendo con loro tale orientamento e addivenendo alla decisione di avviare tempestivamente la progettazione di un centro diurno per gli anziani nelle 5 Province calabresi. Il Workshop di progettazione partecipata di Cosenza si è tenuto, di concerto con Amministrazione regionale e col Comune di Cosenza, rappresentato dall’Assessore alla solidarietà e coesione sociale, il 30 e 31 ottobre. Il report che segue ha una doppia “identità”:  Quella di report in quanto riproduce lo sviluppo del lavoro realizzato dal gruppo di partecipanti, pubblici e del privato sociale, contestualizzato all’interno degli indirizzi di policy della Regione e delle scelte operative del Comune di Cosenza.  Quella di idea progettuale in quanto definisce poi il Quadro Logico di Progetto necessario ai responsabili delle politiche sociali comunali di costruire il progetto secondo metodologia PCM. Il report che segue è il risultato di un processo di messa in comune di riflessioni, opinioni e idee, sistematizzati all’interno di una metodologia di progettazione che produce un report che ha valore in sé come prodotto auto consistente ma che vuole essere soprattutto un prodotto utile alla progettazione esecutiva da parte dell’amministrazione del Comune di Cosenza. La parte discorsiva del documento riproduce il contesto di policy del lavoro svolto, il processo delle due giornate, i passaggi delle varie fasi dell’idea progettuale man mano che andava definendosi. Gli allegati riproducono gli aspetti di dettaglio dell’attività e la progettazione così come definita dal Quadro logico e dai contributi di tutti i partecipanti, dalle relazioni introduttive alle sessioni di lavoro.


CAPITOLO I - Il workshop nella strategia della Regione Calabria sulle politiche dell’inclusione sociale degli anziani 1.1

La programmazione regionale 2007 - 2013 nei servizi di cura: le policy di riferimento e la strategia di attuazione. Una maggiore cura per gli anziani è una delle priorità della riprogrammazione dei fondi comunitari per il Mezzogiorno che il Ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca ha destinato alle Regioni Obiettivo 1: non solo il sostegno per permettere ad una persona anziana di continuare a vivere nel proprio domicilio, ma anche misure (decise a livello locale) per favorire il mantenimento di legami con il resto della società. Il rischio di restare fuori dalla società cresce con l'incremento del disagio economico e favorire l’invecchiamento attivo significa per prima cosa adottare politiche inclusive ad ampio raggio, di sostegno nella cura, nei servizi, nel rafforzamento positivo della propria identità. Da qui, l’importanza della condivisione e dell’integrazione fra politiche, attori, azioni per l’inclusione sociale: un approccio metodologico che attraversi l’intero ciclo di gestione delle politiche, a partire dalla definizione del policy design attraverso la costruzione di progetti condivisi da tutti i soggetti istituzionali e non, fino alla valutazione in itinere ed ex post. Il nuovo piano per l’occupazione messo in atto dalla Regione Calabria e realizzato all’Assessorato al lavoro pone l’attenzione su come, per realizzare inclusione sociale occorra:  mettere in atto azioni per favorire lo sviluppo locale ed avviare una programmazione sinergica dei vari fondi messi a disposizione dall’Europa (FSE; FESR). A tal fine sono state avviate iniziative, per un importo pari a 161 milioni di euro con un impatto occupazionale di oltre 15.000 nuovi posti di lavoro, comprendenti azioni rivolte prevalentemente ai giovani laureati, ai disabili, alle badanti, ai disoccupati in genere e alle donne;  mettere in atto azioni per favorire “l’integrazione” che dovrà riguardare non solo i servizi ma anche il pensare . Fondamentale, sarà quindi, sviluppare una cultura dell’integrazione condivisa tra i diversi attori coinvolti: Regione , Asp, Comuni,etc. L’Assistenza domiciliare integrata non può esplicarsi solo nella sua componente sanitaria, ma deve estendersi e completarsi con la parte sociale. In Calabria, il piano di riforma dei servizi d’integrazione socio- assistenziali previsto dalla la Legge 328/00 e dalla LR.23/2003 che ne ha recepito i contenuti, non ha trovato attuazione e, il percorso che avrebbe dovuto portare alla realizzazione dei Piani di Zona, non è giunto a conclusione. Inoltre, se nel triennio 2007-2012 quasi 40 mil di euro di fondi statali sono stati destinati alla non autosufficienza, oggi in tale ambito di azione i fondi si sono quasi azzerati, come evidenziato dalla tabella di seguito riportata.


Figura 1-I principali fondi statali a carattere sociale ( Mln euro) PRINCIPALI FONDI STATALI A CARATTERE SOCIALE (Mln €)

RISORSE

FONDO NAZIONALE POLTICHE SOCIALI

FONDO POLITICHE PER LA FAMIGLIA

2010

2011

2012

453,3

275

70

185,3

52,5

32

0

0

39

40

,

FONDO PER LA NON AUTOSUFFICIENZA

400

FONDO SERVIZI PER L’INFANZIA

40

,

La strategia regionale è quella di costruire il WELFARE TERRITORIALE:  rafforzando l’integrazione socio-sanitaria e dando corpo alle azioni strutturali delle politiche come i piani di zona, regolamenti, uffici di piano, co-progettandoli con le amministrazioni locali e con il no profit;  stimolando i territori e le comunità a divenire “imprenditori di rete” attraverso il coinvolgimento attivo in tutti i processi e il supporto concreto da parte dell’amministrazione a creare azioni innovative, partnership virtuose, soggetti collettivi imprenditoriali;  mettendo in atto processi finalizzati a rinnovare fiducia nell’ organizzazione pubblica e a creare capitale sociale attraverso processi partecipativi: a partire dalla conoscenza dei problemi e dalla informazione sui servizi, attraverso la identificazione delle esigenze e alla costruzione dei progetti fino a una rendicontazione che permetta di valutare la qualità degli stessi servizi e quindi le opportunità di miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini anziani. L’opportunità offerta dal “Piano Barca” può essere l’occasione per realizzare un modello di integrazione di servizi replicabile sul territorio. L’obiettivo della Regione Calabria, è quella di realizzare, sulle cinque province di Catanzaro, Cosenza, Vibo, Crotone e Reggio Calabria, 5 progetti pilota nell’ambito dei servizi per gli anziani, immediatamente cantierabili, contestualizzandoli in un’ottica di Sistema, intesa come logica di cooperazione e coordinamento tra Istituzioni e privato sociale. I progetti dovranno avere la garanzia della sostenibilità (Infatti, dopo una prima fase che prevede il sostegno alla gestione con i Fondi del Piano Barca compensati con Fondi Comunali, delle Asp e del PAC, sarà necessario mettere a sistema il progetto): ciò significa considerare già in fase progettuale, tutte quelle possibili strutture e i possibili attori territoriali che possono essere coinvolti nella sostenibilità dei costi di gestione anche attraverso forme di sostegno con risorse private dei fruitori del servizio. Tutto ciò richiede azioni di sistema che agiscano sulla capacità istituzionale delle amministrazioni coinvolte aiutandole, oltre che a programmare interventi che rispondano alle loro esigenze prioritarie, a dotarsi delle competenze, degli strumenti e delle tecnologie necessarie per una loro


efficace attuazione. 1.2 L’Obiettivo del workshop L’invecchiamento attivo ha assunto un grande valore aggiunto nell’ambito della programmazione comunitaria 2007 – 2013, in particolare, l’Anno 2012 è stato proclamato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell'Unione Europea, Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. “Rafforzare l’offerta dei servizi per gli anziani non autosufficienti”, è uno degli obiettivi fondamentali della programmazione regionale e nazionale con l’obiettivo di favorire la crescita e l’inclusione sociale con un intervento diretto al rafforzamento della componente socio assistenziale, tipicamente erogata dai Comuni (attraverso gli ambiti sociali), in un’ottica di integrazione sociosanitaria e di presa in carico globale dell’anziano. E’ importante sottolineare, inoltre, come l’integrazione sociale rappresenti una priorità nella strategia Europa 2020, e diventa quindi di fondamentale importanza consolidare ulteriormente il ruolo attivo degli anziani per la comune realizzazione di politiche di sviluppo attive e integrate con il territorio. Alla luce di quanto sopra esposto, il Dipartimento 10 – Lavoro, Politiche della Famiglia, Formazione Professionale, Cooperazione e Volontariato della Regione Calabria ha ritenuto opportuno definire in modo condiviso la programmazione e progettazione di interventi pilota innovativi finalizzati alla qualificazione dell’offerta dei servizi semiresidenziali, attraverso la creazione di strutture specializzate all’assistenza degli anziani, leggere e rispettose della dignità e della libertà individuale. Il workshop ha avuto quale obiettivo principale la condivisione tra gli attori coinvolti di un metodo di lavoro efficace nella definizione di un modello “ideal-tipico” dei Centri diurni per anziani in integrazione con l’ADI (“il Centro e i servizi che vogliamo”): i risultati del WS saranno successivamente oggetto di approfondimento da parte di esperti e da parte dell’amministrazione regionale, con la quale si pianificherà il percorso di laboratori in cui l’idea progettuale potrà essere sviluppata. Il programma del workshop è riportato nell’Allegato I. 1.3. I partecipanti al Workshop Ai lavori hanno partecipato, oltre al Gruppo di Lavoro FormezPA, che ha condotto e coordinato i lavori, referenti istituzionali appartenenti alle seguenti strutture: -

Dipartimento 10 della Regione Calabria – Lavoro, Politiche della Famiglia, Formazione Professionale, Cooperazione e Volontariato

-

Comune di Cosenza – Assessorato alla solidarietà e coesione sociale

-

ASP di Cosenza

-

FIELD Ente in house della Regione Calabria

Per quanto riguarda il privato sociale erano presenti: -

Isas Società Cooperativa (Istituto di Servizio e Assistenza Sociale)

-

Cooperativa Sociale Don Bosco

-

Società Cooperativa Promidea

-

Società Cooperativa Fraterna Assistenza


-

Costruire il Domani Onlus (direttore generale)

L’elenco dei partecipanti al workshop è riportata nell’Allegato II. CAPITOLO II

Cosenza”

- L’idea progettuale “Centro diurno integrato con l’ADI a

2.1. La metodologia di lavoro Le sessioni di lavoro partecipative sono state condotte da un facilitatore professionista che ha avuto il compito di gestire la discussione favorendo coinvolgimento attivo dei partecipanti, finalizzato al raggiungimento di un risultato concreto: il quadro logico del progetto per un Centro diurno, che integri servizi sociali e sanitari e che realizzi l’obiettivo di dare opportunità inclusive agli anziani . Il facilitatore ha utilizzato un sistema di visualizzazione per organizzare i contributi dei partecipanti in uno schema chiaro e condiviso e per ottenere alla fine di ogni sessione dei “prodotti” utili per il lavoro del gruppo (obiettivi e servizi del Centro, caratteristiche operative, iniziative per attivarlo, ecc.). 2.3. L’idea progettuale La definizione dell’idea progettuale è stata effettuata attraverso la matrice del Quadro Logico (QL), della quale si fornisce una breve descrizione nell’Allegato II. Questo esercizio ha comportato un processo articolato in due momenti: una prima fase di “visioning” e cioè di identificazione degli obiettivi, delle caratteristiche e dei servizi del “Centro che vogliamo” e una seconda fase in cui queste idee sono state riorganizzate e collocate all’interno della matrice del QL (v. Tabella 1). Nelle righe che seguono si riporta la descrizione del risultato finale di questo lavoro, vale a dire la matrice del Quadro Logico, e i principali passaggi della discussione che hanno portato a questo risultato. o Il punto dal quale si è partiti è la necessità che il Comune di Cosenza, l’ASP e le Associazioni del terzo settore, con il supporto della Regione Calabria, Dipartimento 10, predispongano un progetto sperimentale per la creazione e/o riqualificazione di strutture adibite a centri diurni per anziani in linea con gli orientamenti di invecchiamento attivo della popolazione anziana auspicati a livello comunitario e nazionale. o Tale progetto sarà sostenuto dalla Regione Calabria nell’ambito dei fondi messi a disposizione dal Ministero per la Coesione Territoriale nell’ambito del Piano di Azione e Coesione. o

Sulla base di tale scenario, è stata ideata la seguente proposta progettuale che ha lo scopo fondamentale di contribuire al miglioramento della qualità della vita di 180 anziani ultra 65enni, non autosufficienti di I livello e autosufficienti, residenti nel Comune di Cosenza attraverso un centro diurno . Inoltre, la compresenza di servizi sociali e sanitari rappresenta una caratteristica distintiva del Centro rispetto agli altri tre centri esistenti, i quali invece sono rivolti a una utenza anziana autosufficiente.

In particolare, il miglioramento della qualità della vita degli anziani verrà verificato nel breve periodo sulla base di una loro aumentata efficienza fisica, psichica e intellettuale, una ridotta percezione del dolore, dello stress e del senso di solitudine, entro 2 anni dal funzionamento del Centro diurno integrato con l’ADI. Nel medio-lungo periodo, l’intervento contribuirà a produrre ulteriori benefici sia per gli anziani che per le famiglie e la collettività tutta.


In particolare: a) Per gli anziani: sarà favorita una maggiore inclusione degli stessi a seguito del minore isolamento ed emarginazione, fattore che favorirà la prevenzione delle malattie psico-fisiche. b) Per le famiglie: vi sarà un sostegno nella gestione dell’anziano e si favorirà la diffusione di una cultura di maggior rispetto dell’anziano stesso. c) Per la collettività: si contribuirà a ridurre i costi derivanti dalla cosiddetta istituzionalizzazione dell’anziano nelle strutture residenziali e pertanto si contribuirà alla riduzione della spesa sanitaria. Dal punto di vista degli standard dei servizi rivolti agli anziani, la creazione del Centro pilota contribuirà ad avvicinare questa esperienza agli standard qualitativi dei servizi esistenti in altre realtà territoriali. 2.4 I risultati attesi ed i servizi del Centro Per quanto concerne i risultati attesi e le relative attività tese al raggiungimento dello scopo del Progetto emerse durate la discussione, un Centro diurno per anziani in integrazione con l’ADI e le ASP dovrebbe offrire i seguenti servizi agli utenti: o

miglioramento della qualità della vita degli anziani attraverso il mantenimento e il recupero dell’efficienza fisica e psichica degli anziani, che comprende anche la risoluzione di una problematica centrale nella vita dell’anziano qual è quella del sollievo dal dolore. Le attività di tipo sanitario che verranno realizzate nel Centro per ottenere questo risultato comprendono:  la creazione di un ambulatorio medico-infermieristico che offra prestazioni di carattere sanitario di base come ad es. prelievi ematici, vaccinazioni, misurazione della pressione, della glicemia ecc. Questo tipo di attività di assistenza sono particolarmente richieste dalle persone anziane in quanto costituiscono un grossa fonte di rassicurazione e di sostegno psicologico per la persona.  un servizio di riabilitazione per mantenere l’autonomia fisica della persona anziana. Questo servizio sarebbe particolarmente utile nel Centro diurno in quanto attualmente gli anziani che seguono terapie riabilitative sono costretti a spostarsi fuori Cosenza, con numerose difficoltà.  attività ludiche di vario genere che vanno dal ballo ai corsi di ginnastica ai giochi.  l’organizzazione di un servizio di navetta per accompagnare gli anziani dai dottori o portare i dottori nel Centro diurno nei casi in cui gli anziani abbiano necessità di visite specialistiche.

o

mantenimento delle capacità intellettive e la presenza di una maggiore autostima nella persona anziana, in particolare nei casi di non autosufficienza. Tra le attività di tipo socio-culturale volte a tal fine sono comprese:  le gite, proiezioni di documentari, cineforum, organizzazione di mostre di pittura, laboratori di teatro ecc. Queste attività, oltre a stimolare le capacità intellettive, favoriscono la socializzazione degli anziani e perseguono, al contempo, finalità culturali che stimolando negli anziani una sana competizione e, in alcuni casi, offrono la possibilità di mostrare in pubblico le loro abilità nei diversi campi.  i corsi intergenerazionali (con i giovani che, ad esempio, insegnano il computer agli anziani e gli anziani che trasferiscono le loro conoscenze ai giovani), che promuovono


l’integrazione tra le varie fasce di età, si è pensato di facilitare il trasferimento delle conoscenze e competenze che gli anziani hanno attraverso varie azioni quali: organizzare un doposcuola gestito da anziani che sono stati maestri e insegnanti, laboratori musicali con anziani che sanno suonare strumenti musicali, laboratori di mestieri tradizionali quali ad es. l’uncinetto, il ricamo ecc. In questo modo, accanto al trasferimento di conoscenze e competenze, si favoriscono momenti di socializzazione tra giovani ed anziani e si contribuisce alla riduzione dei costi che le famiglie affrontano per queste attività. Questo tipo di azioni contribuiscono, inoltre, in modo sostanzioso a restituire un ruolo nella società all’anziano che, soprattutto nei casi di non autosufficienza, rischia di sentirsi emarginato ed inutile.  uno scambio bilaterale dove i giovani hanno l’opportunità di trasferire le loro conoscenze agli anziani come ad esempio nel caso dell’utilizzo del computer o della partecipazione ai social network.  un servizio di animazione socio-culturale con figure ad hoc che stimolano gli anziani, autosufficienti e non, a partecipare alle varie attività del Centro, alla vita associativa e si adoperano per far emergere le loro capacità.  organizzazione di attività di ergoterapia per ripensare un nuovo progetto di vita per l’anziano che passi anche attraverso il lavoro come modalità di riabilitazione, con l’obiettivo di renderlo nuovamente utile all’interno di una comunità allargata. Un esempio di quest’attività può essere dato dal giardinaggio dove si può prevedere di realizzare non la sola attività di coltivazione ma anche quella di vendita con l’obiettivo di reinserire l’anziano in un ciclo produttivo, raggiungendo obiettivi terapeutici dal punto di vista fisico e psicologico. L’ergoterapia può inoltre rappresentare un fattore di promozione dello sviluppo locale perché l’attività produttiva potrebbe rappresentare una forma di sostentamento economico per il Centro. Un ulteriore vantaggio dell’ergoterapia è dato dal fatto che potrebbe favorire l’avvicinamento generazionale in quanto potrebbe offrire opportunità lavorative ai giovani che si troverebbero così a lavorare a stretto contatto con gli anziani. Alcune attività del Centro contribuiscono a raggiungere entrambi i risultati di recupero delle capacità psico-fisiche ed intellettive, lavorando inoltre sull’autostima degli anziani. Di questo tipo sono le attività manuali (il lavoro con legno, das ecc.) per sviluppare e mantenere attive le capacità intellettive attraverso il contatto con i materiali e svolgere al contempo un’attività fisica che contrasta fenomeni quali l’artrosi, molto diffusa tra gli anziani. o

o

offrire all’anziano una vita quotidiana più serena e libera da ansie e stress si è pensato di garantire:  un servizio di disbrigo delle pratiche burocratiche (come ad es. la dichiarazione dei redditi) che possono essere complesse da gestire ed essere fonti di inquietudini e disagi.  Un servizio che svolga un’attività di ascolto degli anziani e di analisi delle loro esigenze, possibilmente gestito da personale proveniente dal volontariato. In questo caso, oltre a sostenere l’anziano da un punto di vista psicologico, l’ascolto e l’analisi delle esigenze appare utile per realizzare un monitoraggio costante della domanda e un adeguamento dell’offerta dei servizi del Centro, al fine di garantirne la massima efficacia. combattere il senso di solitudine è prevista la realizzazione di attività che prevedono il coinvolgimento attivo delle famiglie, sia nel Centro che al di fuori (ad esempio, aiutando i nipoti a fare i compiti), per contrastare un fenomeno diffuso di abbandono dell’anziano all’interno delle strutture da parte della famiglia, che spesso non è molto presente. Nel Centro dovrebbero, inoltre, essere presenti figure professionali che supportino la famiglia nella relazione con l’anziano, relazione spesso caratterizzata da sensi di colpa e sensazioni di inadeguatezza.


Durante la discussione sono emerse alcune attività necessarie per identificare e coinvolgere gli anziani più isolati, in genere chiusi nelle loro case, difficili da raggiungere e da coinvolgere nelle attività di un Centro diurno. In primo luogo, emerge la rilevanza di utilizzare il Punto Unico di Accesso (PUA), pilastro del sistema integrato sociale e sanitario, che è lo sportello dove i cittadini hanno l’opportunità di accedere ai servizi sociali e sanitari analizzando, in modo integrato, il bisogno di un proprio familiare, in particolare non autosufficiente. Il PUA sarebbe uno strumento estremamente utile per identificare gli utenti del Centro diurno a maggior rischio di emarginazione e sarebbe pertanto utile attivare un servizio di questo genere nel comune di Cosenza che operi con queste modalità di lavoro. Per “agganciare” gli anziani emarginati nelle loro case e far emergere una domanda altrimenti nascosta e sommersa, bisognerebbe realizzare una campagna mirata di sensibilizzazione e informazione. In particolare, bisognerebbe realizzare un’attività capillare di rilevazione dei dati sulla condizione di vita degli anziani a potenziale rischio di isolamento ed emarginazione utilizzando i dati dell’anagrafe e lo stato famiglia. Inoltre, tramite le assistenti sociali si potrebbe fare un lavoro capillare, famiglia per famiglia, per identificare gli anziani isolati e illustrare i servizi del Centro, realizzando un’opera di coinvolgimento degli anziani. Si potrebbero inoltre coinvolgere i medici di base e le parrocchie che hanno spesso una conoscenza degli anziani con i quali si rapportano a vario titolo. Gli anziani autosufficienti possono a loro volta essere un veicolo per identificare gli anziani più isolati e coinvolgerli nelle attività del Centro, anche attraverso un’opera di sensibilizzazione delle famiglie. 2.5 Le caratteristiche della struttura del centro Una volta identificato l’insieme delle attività e dei servizi che si intende attivare all’interno del Centro diurno, vengono definite alcune caratteristiche che dovrebbe avere la struttura e che riguardano le dimensioni e la raggiungibilità. Rispetto all’ultimo aspetto viene sottolineato che sarebbe utile garantire un servizio di trasporto attraverso l’utilizzo di una navetta, soprattutto per gli anziani non autosufficienti di I livello mentre la struttura dovrebbe comunque essere ubicata in una zona centrale o facilmente raggiungibile attraverso i mezzi di trasporto pubblico. Per ospitare sia i servizi socio-culturali che sanitari, la struttura deve essere dotata di locali per fare terapie (una stanza per l’ambulatorio medico-infermieristico, una palestra per la riabilitazione al piano terra), una cucina e una sala da pranzo, delle stanze per il riposo, sale per le diverse attività (manuali, ballo, cineforum, lettura, sala computer, servizio ascolto ecc.), bagni accessibili per disabili proporzionati all’utenza, giardino per ortoterapia, ergoterapia ecc. Si sottolinea che alcuni di questi servizi potrebbero essere autogestiti come, ad esempio, la cucina. Sono state infine identificate due precondizioni preliminari all’avvio delle attività progettuali, il cui verificarsi è necessario per la partenza del progetto. Innanzitutto appare necessaria la messa a disposizione di una prima tranche di finanziamento prima dell’avvio delle attività in quanto gli attori locali non hanno la possibilità di anticipare le somme necessarie alla realizzazione delle azioni. In secondo luogo, è fondamentale che il Comune, l’ASP e le associazioni del terzo settore offrano contributi adeguati alle esigenze progettuali. Un ultimo fattore, esterno al controllo del progetto ma rilevante per il successo della proposta progettuale, è dato dall’esistenza di una effettiva disponibilità degli anziani e delle loro famiglie a prendere parte alle attività del Centro. 2.5. Il piano di lavoro per lo sviluppo dell’idea progettuale Una volta definita la proposta progettuale relativa al Centro diurno per anziani, il gruppo dei partecipanti ha riflettuto sul “come procedere” per perfezionare la progettazione e realizzare le attività progettuali. E’ importante chiarire che il progetto, approssimativamente della grandezza di un milione di euro, finanzierà, oltre ai costi di gestione, anche le opere di ristrutturazione delle


strutture. Il lavoro svolto in quest’ultima sessione si è articolato in due parti: -

una prima parte in cui ai partecipanti è stato chiesto da parte del facilitatore quali fossero tutte le questioni/azioni ancora irrisolte o da chiarire o da realizzare in vista dello sviluppo dell’idea progettuale. Tutte queste azioni/questioni sono state suddivise secondo la suddivisione temporale “adesso” (questioni urgenti da definire subito o entro pochi giorni) o “in fase di progettazione esecutiva” o “in fase di realizzazione” (il risultato di questo lavoro è riportato nella Tabella 3);

-

una seconda parte in cui, sulla base delle sole questioni/azioni delle colonne “adesso” e “in fase di progettazione esecutiva” e di altre idee, il gruppo ha proceduto a definire un piano di lavoro (v. Tabella 4) dal giorno del workshop alla scadenza del 30 novembre prossimo per rendere possibile la presentazione del progetto “nell’ambito del Piano di Azione Coesione.

Per quanto riguarda la prima parte, le questioni più urgenti (colonna “adesso” della Tabella 3), riguardano le seguenti azioni:  

 

definire il numero e la tipologia di professionalità di cui il Centro si dovrà dotare per la realizzazione delle attività previste; identificare le risorse tecnologiche e strumentali necessarie per la realizzazione delle attività socio-culturali e sanitarie del Centro. Si fa riferimento in questo caso a tutte le attrezzature e apparecchiature necessarie per allestire l’ambulatorio medico-infermieristico, attivare il servizio riabilitativo, i laboratori manuali, teatrali, il cineforum, la sala computer ecc.; verificare la disponibilità degli enti pubblici (Comune, Provincia e ASP) e del terzo settore fornire una quota parte delle risorse umane necessarie al funzionamento del Centro; verificare l’esistenza, nel comune di Cosenza, di una struttura di adeguate dimensioni che possa essere utilizzata a titolo gratuito. La struttura deve avere dimensioni adeguate per il numero di utenti (180), le loro famiglie e l’insieme delle attività previste nel Centro; conoscere, da un lato, le problematiche degli anziani che frequentano i Centri sociali esistenti, dall’altro, le buone prassi di Centri integrati con ADI attivi in altri contesti territoriali, al fine progettare i servizi del Centro in modo coerente con i bisogni degli anziani, traendo interessanti spunti dalle esperienze realizzate in altre realtà.

Per quel che concerne la seconda parte le questioni e le azioni da tenere presenti nella fase di progettazione esecutiva, esse fanno riferimento a: 

il processo del servizio che deve essere delineato, definendo l’articolazione del percorso dell’anziano che entra in contatto con il Centro. Sarà necessario pertanto definire le varie tappe di questo percorso ( ad es. preselezione, accoglienza, presa in carico, accesso ai servizi…) la loro articolazione e le diverse risorse umane necessarie nelle varie fasi; le modalità di raccordo con il privato sociale che implica l’identificazione delle organizzazioni del terzo settore con le quali avviare una collaborazione, stabilendo quindi i requisiti richiesti e le caratteristiche della prestazione, anche a carattere volontaristico. Quest’aspetto appare particolarmente rilevante considerando che il numero di risorse umane da coinvolgere nelle attività del Centro sembra essere consistente; l’ideazione di adeguate strategie di diffusione, sensibilizzazione e comunicazione dei servizi offerti dal Centro, organizzate in un piano di comunicazione. L’obiettivo è, in questo caso, quello di informare gli anziani di Cosenza sull’esistenza dell’iniziativa, con una particolare attenzione per gli anziani a maggior rischio di esclusione ed emarginazione che si ritengono i beneficiari prioritari dell’intervento; la pianificazione di un servizio di trasporto rivolto agli anziani non autosufficienti e agli


anziani che debbano recarsi a fare visite specialistiche fuori dal Centro o ai medici specialisti che si rechino nel Centro stesso; la quantificazione dei costi di gestione del Centro (compreso il costo del personale) e le fonti di finanziamento dei servizi, una volta superata la fase di avvio.

Per quanto riguarda infine le questioni/azioni che possono essere demandate alla fase di realizzazione, queste attengono fondamentalmente a:  l’utilità di rivolgersi all’esterno utilizzando lo strumento della convenzione per realizzare le varie attività previste. Le convenzioni con le associazioni potrebbero servire per realizzare le attività ludiche; con le scuole servirebbero per favorire l’interazione tra anziani e giovani nei laboratori intergenerazionali o nell’ergoterapia;  la necessità di definire le modalità di accesso ai servizi del Centro da parte dell’utenza (ad es. persone a rischio di istituzionalizzazione o con carenza di un tessuto familiare che li possa sostenere o con particolari patologie o condizioni economiche), considerando che attualmente per accedere ai Centri sociali già esistenti a Cosenza è sufficiente avere 60 anni di età ed essere residente nel comune di Cosenza;  la definizione delle diverse tipologie contrattuali con le quali sarà assunto il personale, definendo turni di lavoro, corrispettivo economico ecc.;  la definizione di una metodologia di gestione che stabilisca chi gestisce il Centro, l’esistenza e il ruolo del partenariato tra Comune, ASP, Provincia e associazioni, le decisioni organizzative, le scelte in termini di sostenibilità economica. L’identificazione di queste azioni ha permesso ai partecipanti di condividere un piano di azione (v. Tabella 4) relazione alle questioni da definire con maggiore urgenza (v. Tabella 4) per far procedere il percorso di progettazione. Questo piano prevede in sintesi le seguenti azioni: 1. in relazione all’identificazione del personale da reclutare nel Centro, vengono individuate le seguenti figure professionali e il tipo di impegno previsto:  2 assistenti sociali per l’accoglienza, ascolto, segretariato sociale, suddivisi in 2 turni; 

1 medico per 2 ore al giorno;

1 infermiere per 4 ore al giorno;

2 fisioterapisti per 5 ore al giorno;

10 animatori socio-culturali per 5 ore al giorno, suddivisi in 2 turni;

1 amministrativo per ½ giornata;

2 cuochi e 3 assistenti in cucina;

4 inservienti per le pulizie;

2 autisti.

Una parte di questo personale si ritiene che debba provenire dagli enti pubblici (Comune, Provincia, ASP) come ad esempio il medico, l’infermiere, i fisioterapisti, l’amministrativo. La questione centrale in questo caso è data dalla sostenibilità dell’intervento e dalla necessità di


ridurre quanto più possibile i costi di gestione del Centro. Viene inoltre stabilito che il Centro sarà aperto 7 giorni alla settimana dalle ore 8 alle 18; 2. l’identificazione delle attrezzature medicali-riabilitative e ludico-ricreative necessarie per attivare i servizi sanitari e socio-culturali e per realizzare quindi tutte le attività previste all’interno del Centro. Le persone che offrono la loro disponibilità a realizzare questa attività entro l’8 novembre 2012 sono, per le attrezzature medicoriabilitative, Anna Commodaro (v. Allegato IV), mentre per le attrezzature ludico-ricreative, Franco Cuconato; 3. la verifica della provenienza e disponibilità delle risorse umane necessarie per la gestione del Centro viene attribuita al Comitato di coordinamento del progetto, costituito da Comune, Provincia, ASP e Associazioni del terzo settore che dovrebbero identificare le risorse umane che ciascun ente può mettere a disposizione del Centro o, eventualmente, la loro reperibilità attraverso canali alternativi come, ad esempio, il servizio civile. Una volta che ciascun attore pubblico e privato avrà verificate le figure professionali che potrà mettere a disposizione, si valuteranno le modalità di reperimento delle figure professionali restanti. Questo aspetto emerge come strategico per garantire la sostenibilità del Centro e potrà essere definito sulla base di una quantificazione dell’impegno, anche di tipo economico, che dovranno sostenere i diversi attori coinvolti nel partenariato progettuale. Nonostante la rilevanza di questo aspetto, al momento del workshop non sembra possibile definire una data certa entro la quale questa attività possa essere realizzata in quanto appare strettamente connessa agli sviluppi futuri della proposta progettuale; 4. l’identificazione di una struttura nel comune di Cosenza che possa essere utilizzata come sede del Centro, con le caratteristiche strutturali adeguate (dimensione, ubicazione ecc.) e utilizzabile a titolo gratuito. Viene inoltre evidenziato che un immobile di questo tipo, di proprietà di un ente pubblico, potrebbe appartenere alla Provincia che dovrebbe essere coinvolta nel percorso di progettazione. Il Comune di Cosenza si impegna a effettuare questa ricognizione, contattando anche la Provincia e a produrre entro 1 mese una mappatura degli immobili disponibili con queste caratteristiche. Questo aspetto ha una rilevanza centrale e qualora non si riuscisse a identificare una struttura con queste caratteristiche viene evidenziato che sarebbe messa a rischio la fattibilità dell’intero progetto;

5. la rilevazione delle problematiche degli anziani di Cosenza e delle buone prassi esistenti, sul territorio nazionale, di Centri diurni integrati con l’ADI verrà realizzata da Antonella Adilardi entro la fine di novembre 2012. 2.4 La valutazione del workshop da parte dei partecipanti Al termine del workshop il facilitatore ha chiesto ai partecipanti una valutazione del workshop stesso. Questi in sintesi i giudizi espressi: “La metodologia di lavoro è stata coinvolgente e appassionante. “In genere in questo tipo di giornate dopo poco ci si annoia, questa volta sono stato sempre attivo”. “Non mi sono accorto del tempo trascorso e sono soddisfatto del lavoro realizzato”. “E’ la prima volta che vedo un metodo di progettazione partecipata e mi sembra molto efficace”.


“E’ stato molto utile lavorare insieme ai rappresentanti del terzo settore con i quali non ho modo di confrontarmi in modo così approfondito”. “E’ molto bello quello che abbiamo realizzato insieme, speriamo che non resti solo un sogno”. “Mi dispiace che ci sia una scarsa rappresentanza dell’associazionismo ma anche questo è indicatore di un contesto”. “Conoscevo la metodologia di lavoro e credo che sia utile da applicare”. “E’ stata una bella esperienza di lavoro insieme di quello che potrebbe essere il nucleo del gruppo di coordinamento del progetto”. “Grazie al metodo abbiamo lavorato molto ma non ce ne siamo accorti”. “E’ stato un incontro produttivo, aspettiamo ora di conoscere i passi successivi della progettazione del Centro”.


ALLEGATI E TABELLE

Allegato I - Programma workshop 30 ottobre 2012 9.00 – 9.30

Accoglienza e registrazione dei partecipanti

9.30 – 10.00

Saluto e introduzione ai lavori Alessandra De Rosa – Assessore alle Politiche Sociali – Comune di Cosenza Elena Tropeano – Responsabile della Linea A.2 del Progetto Capacity SUD –Formez PA

10.00 – 11.00

Programmazione regionale 2007 – 2013 nei servizi di cura Giuseppe Nardi – Dirigente di Settore – Settore Politiche Sociali – RegioneCalabria Renato Scordamaglia – Consulente – Regione Calabria

11.15 – 11.45

Principi fondamentali del PPCM (Programme and Project Cycle Management) per una progettazione di qualità Monica Puel – Formez PA

11.45 – 13.30

Creazione di una visione comune degli obiettivi e delle attività del centro diurno in integrazione con l’ADI (Sessione partecipativa – I parte) Monica Puel – Formez PA

13.30 – 14.30

Light Lunch

14.30 – 17.00

Creazione di una visione comune degli obiettivi e delle attività del centro diurno in integrazione con l’ADI (Sessione partecipativa – II parte) Monica Puel – Formez PA

31 ottobre 2012 9.00 – 14.00

Definizione di azioni comuni per lo sviluppo del centro diurno in integrazione con l’ADI (Sessione partecipativa) Monica Puel – Formez PA


Allegato II - Elenco dei partecipanti

Cognome

Nome

Ente/Organizzazi one di appartenenza

Ruolo Medico chirurgo/Respo nsabile di Rende Impiegata amministrativa

E-mail anna.commodaro @libero.it

Commodaro

Anna

ASP Cosenza

Aloe

Rosalba

Comune di Cosenza

Cuconato

Francesco

Comune di Cosenza

Funzionario

De Rosa

Alessandra

Comune di Cosenza

Assessore

Giudice

Assunta

Comune di Cosenza

Funzionario

Greco

Annarita

Comune di Cosenza

Longobucco

Maria Rita

Comune di Cosenza

Mauro

Giovanna

Comune di Cosenza

Impiegata

Pellicori

Lucia

Comune di Cosenza

Assistente sociale

Redavide

Filomena

Comune di Cosenza

Dirigente

Rizzuti

Irene

Comune di Cosenza

Funzionario

Perri

Laura

Cooperativa sociale “Don Bosco”

Responsabile ufficio progettazione

perrilaura@hotmai l.com

La Macchia

Massimo

Vice presidente

fraternassistenza@ hotmail.it

Gentile

Giovanni

Presidente

fraternassistenza@ hotmail.it

Filice

Maurizio

FIELD

Animatore

maurizio.filice@g mail.com a.gentile@filedcala bria.org

Cooperativa sociale “Fraterna Assistenza” Cooperativa sociale “Fraterna Assistenza”

Assistente sociale Assistente sociale

Gentile

Antonella

Fondazione FIELD

Responsabile area progettazione e sviluppo

Scordamaglia

Renato

FIELD

Consulente

Adilardi

Antonella

ISAS – Istituto di servizio e assistenza sociale

Responsabile area formazione

Paduano

Valerio

Promidea

Responsabile area

aloe.r@comune.co senza.it f.cuconato@comu ne.cosenza.it alessandra.derosa @comune.cosenza. it a.giudice@comune .cosenza.it annarita.greco@co mune.cosenza.it longobucco@live.c om g.mauro@comune. cosenza.it luciapellicori@virg ilio.it f.redavide@comun e.cosenza.it i.rizzuti@comune. cosenza.it

scordam@gmail.co m aadila@tin.it – info@isascosenza.i t v.paduano@promi dea.it


Sulla Nardi

Giuseppe Giuseppe

ONLUS “Costruire il domani” Onlus Regione Calabria

Direttore generale Dirigente settore

costruireildomanio nlus@gmail.com

giuseppe.nardi@ regcal.it –

nardi.giuseppe@ya hoo.it


Allegato III - Le tabelle Tabella 1. Il Quadro Logico del progetto sperimentale “Centro diurno integrato con l’ADI nel Comune di Cosenza” Logica di intervento Indicatori Ipotesi Obiettivi Famiglie Riduzione dei costi Maggiore Avvicinamento Prevenzione delle Diffusi generali sostenute nella derivanti dalla inclusione del Centro agli malattie psico- one tra gestione degli istituzionalizzazione, degli anziani a standard fisiche le anziani spesa sanitaria seguito del qualitativi dei famigli minore servizi esistenti e di isolamento ed in altre realtà una emarginazione territoriali cultura di maggi or rispett o dell’an ziano Obiettivo Miglioramento 180 anziani di specifico della qualità della oltre 65 anni, vita degli anziani non non autosufficienti autosufficienti di di I livello e I livello e autosufficienti, autosufficienti residenti nel comune di Cosenza vedono aumentata l’efficienza fisica, psichica e intellettuale,


hanno una ridotta percezione dello stress e del senso di solitudine entro 2 anni dal funzionamento del Centro Risultati

Attività

Gli anziani mantengono o recuperano l’efficienza fisica e psichica e ottengono sollievo dal dolore Creare un ambulatorio medicoinfermieristico

Offrire prestazioni carattere sanitario,

Gli anziani Gli anziani mantengono le sono liberi da capacità intellettive, ansie e stress hanno una maggiore autostima

Gli anziani sono meno soli, più felici e con più voglia di vivere

Gli anziani a maggior rischio di emarginazione sono identificati e coinvolti

Organizzare attività Sostenere gli socio-culturali anziani nel disbrigo di pratiche amministrative

Realizzare attività che prevedono il coinvolgimento attivo delle famiglie, sia nel Centro che al di fuori (es. aiutare i nipoti a fare i compiti)

Utilizzare l’anagrafe e gli assistenti sociali per identificare e coinvolgere gli anziani più isolati

Realizzare attività a “intergenerazionali” per favorire l’integrazione tra le

Creare un servizio che svolga un’attività di

Coinvolgere i medici di base e le parrocchie per raggiungere gli

Gli anziani e le famiglie sono disponibili a prendere parte alle attività del Centro


assistenziale varie fasce di età ascolto degli (prelievi, (es. laboratorio di anziani e di somministrazione antichi mestieri) analisi delle di terapie, loro esigenze, fisioterapie ecc.) possibilmente a carattere volontario Offrire un Offrire un servizio di servizio di animazione socioriabilitazione culturale Organizzare Organizzare attività attività motorie: di produzione e ballo, palestra, vendita (centrini, sport vari, ecc.) quadri, verdura, fiori, conserve ecc.) Accompagnare con un servizio di navetta gli anziani dai dottori o i dottori al Centro per visite specialistiche Organizzare attività manuali per stimolare le capacità psicofisiche Organizzare attività di ergoterapia

anziani “invisibili”

Utilizzare il PUA per raggiungere gli anziani isolati

Precondizioni


Comune, ASP e associazioni offrono contributi adeguati alle esigenze del progetto Il finanziamento è disponibile prima dell’avvio delle attivitĂ


Tabella 2. Le caratteristiche strutturali del Centro Requisiti strutturali/Spazi fisici Una stanza per l’ambulatorio, una per la palestra per la riabilitazione situata al piano terra Una cucina, 1 sala da pranzo, sale per le attività manuali Stanze per il riposo, bagni accessibili per disabili, sala computer, sala lettura, stanze per uffici e segretariato sociale, giardino Servizio navetta

Tabella 3. Le questioni/azioni da affrontare per lo sviluppo della progettazione

Adesso

In fase di progettazione esecutiva

Organizzazione della struttura e Delineare il processo del personale da reclutare servizio (preselezione, accoglienza, presa in carico, accesso ai servizi ecc.) Risorse tecnologiche e Modalità di raccordo con il strumentali privato sociale Verificare disponibilità, Tempi di lavoro del personale e provenienza risorse umane tipologia di figure professionali necessarie per la gestione del Centro Verificare la disponibilità di una Strategie di comunicazione, struttura di adeguate diffusione e sensibilizzazione dimensioni, già esistente e (piano di comunicazione) gratuita Rilevare le problematiche degli Allestimento dei laboratori anziani e le buone prassi di (attrezzature e materiali di Centri integrati con ADI consumo) Apparati elettromedicali Mezzi di trasporto necessari all’ambulatorio (apparecchio per la pressione, per misurare il diabete, ossimetro ecc) Quantificare il costo della proposta, i costi di gestione e chi finanzia Stabilire chi gestisce la mensa

In fase di realizzazione Sottoscrivere convenzioni con associazioni, scuole ecc. Definire le modalità di accesso ai servizi del Centro Comunicare lo scopo del progetto tramite il segretariato sociale e altre modalità Definire le tipologie contrattuali (part-time, fulltime ecc.) Sviluppare una metodologia di gestione


Tabella 4 Il piano di azione per la stesura del progetto Azione Responsabile Identificare il personale da Gruppo di reclutare* progettazione Fare elenco attrezzature (1) Anna medicali/riabilitative (1) e Commodoro ludico/ricreative (2) (2) Franco Cuconato Verificare disponibilitĂ , Comitato di provenienza risorse umane coordinamento necessarie per la gestione (Comune, Provincia, del Centro associazioni) Verificare la disponibilitĂ Comune di Cosenza di una struttura di adeguate dimensioni, giĂ esistente e gratuita Rilevare le problematiche Antonella Adilardi degli anziani e le buone prassi di Centri integrati con ADI

Prodotto Vedi sotto *

Data 31 ottobre 2012

Due elenchi attrezzature

8 novembre

Risorse umane ? identificate da ogni ente (tempi, qualifica ecc.) Mappatura degli Entro 1 mese immobili disponibili a titolo gratuito Analisi problemi e Fine novembre buone prassi


Allegato IV - Elenco 1. Requisiti e attrezzature ambulatorio medico Requisiti minimi da soddisfare per realizzazione ambulatorio medico Definizione: per studio medico e di altre professioni sanitarie, soggetto ad autorizzazione, si intende la struttura o luogo fisico extraospedaliero attrezzato per erogare prestazioni di chirurgia ambulatoriale, ovvero procedure diagnostiche e terapeutiche di particolare complessità o comunque attività che comportino un rischio per la sicurezza del paziente. Requisiti richiesti: protezione antisismica; protezione antincendio; protezione acustica; sicurezza elettrica e continuità elettrica; sicurezza anti-infortunistica e igiene dei luoghi di lavoro; protezione delle radiazioni ionizzanti; eliminazione delle barriere architettoniche; smaltimento dei rifiuti; condizioni microclimatiche; impianti di distribuzione dei gas e materiali esplodenti. Locali e spazi: devono essere correlati alla tipologia e al volume delle prestazioni erogate. La dotazione minima degli ambienti è la seguente: - uno o più locali/spazi per l’attesa, l’accettazione e le attività amministrative; - un servizio igienico; - un locale/spazio spogliatoio per il personale; - un locale/spazio per la preparazione del personale alla prestazione sanitaria; - un locale per l’esecuzione delle prestazioni sanitarie, che garantisca il rispetto della privacy dell’utente; - un locale/spazio per il deposito del materiale sporco; - uno o più locali/spazi per il lavaggio, la disinfezione, il confezionamento e la sterilizzazione dello strumentario chirurgico e degli altri presidi utilizzati; - un locale/spazio per il deposito del materiale pulito. - Nei locali ove si svolgono attività sanitarie i pavimenti e le pareti, fino ad una altezza di due metri, devono essere lavabili e disinfettabili. In tutti i locali dello studio professionale devono essere assicurate efficaci condizioni di illuminazione e di ventilazione. Dotazioni di uno studio medico e di altre professioni sanitarie: 1. attrezzature, presidi medico-chirurgici e arredi in relazione alle specifiche attività svolte; 2. kit per la gestione delle emergenze; 3. materiale informativo a disposizione dell'utenza che specifichi la tipologia delle prestazioni erogate, i professionisti responsabili, gli orari di apertura e le modalità di accesso; 4. piano per la manutenzione ordinaria e straordinaria di ciascuna apparecchiatura biomedica utilizzata; 5. formalizzazione delle seguenti procedure riguardanti: - il consenso informato; - l’esecuzione delle procedure maggiormente invasive o rischiose; - la gestione delle emergenze; - la registrazione delle prestazioni effettuate; - la gestione dei farmaci e degli altri presidi soggetti a scadenza; - il lavaggio, il confezionamento, la disinfezione e la sterilizzazione - dello strumentario e degli altri presidi utilizzati e per il controllo di tali processi; - la prevenzione del rischio infettivo per i pazienti e il personale. Non è prescritta la nomina del Direttore sanitario.


I farmaci e l’attrezzatura essenziale per il pronto soccorso e la rianimazione cardiopolmonare di base, per la gestione delle emergenze connesse con le specifiche attività: - MONITOR VITAL-S-SPO2 - FONENDOSCOPI - ECG CARDIOLINE - ASPIRATORE - OTOSCOPIO - GLUCOMETER – PUNGIDITO – STRISCE - SATURIMETRO OXI 100 CON PORTA USB - SFIGMOMANOMETRO - STERILIZZATRICE - DEFIBRILLATORE - BOMBOLA O2 - PALLONE AMMATERIALE SANITARIO (SIRINGHE, SIRINGONI, ABBASSALINGUA, BACINELLE VARIE DIMENSIONI E FORME, FERRI CHIRURGICI VARI ECC.)


Allegato V - Breve descrizione del Quadro Logico (QL)

La matrice di progettazione del Quadro Logico. Il Quadro Logico è una matrice di progettazione, largamente usata nei programmi promossi dalla Commissione Europea e da altri organismi internazionali, molto utile per definire in maniera chiara i diversi elementi di un intervento progettuale e per visualizzarli in modo efficace, favorendo quindi anche una riflessione comune sul progetto. Essa è lo strumento di progettazione usato nella metodologia GOPP (Goal Oriented Project Planning), parte integrante dell’approccio PPCM (Programme and Project Cycle management). Prima di presentare il Quadro Logico nel suo formato standard completo, è opportuno spiegare qual è il significato della sua parte più significativa, la logica di intervento. La logica di intervento è articolata in quattro livelli, legati tra loro da un rapporto di causa-effetto in senso verticale, dal basso verso l’alto, secondo il quale le attività portano ai risultati, i risultati conducono al raggiungimento dello scopo del progetto e lo scopo contribuisce al raggiungimento degli obiettivi generali. Significato e definizione dei livelli del Quadro Logico LOGICA DI INTERVENTO

Obiettivi Generali

DEFINIZIONE (Che cos’è ?)

I benefici sociali ed economici di medio e lungo termine al Perché il progetto è raggiungimento dei quali il importante per la società ? progetto contribuirà

Il beneficio “tangibile” per i beneficiari (il miglioramento Scopo del progetto di una condizione di vita dei (Obiettivo beneficiari o di una aspetto specifico) importante di una organizzazione) Risultati

Attività

SIGNIFICATO (A che domanda risponde ?)

I servizi che i beneficiari riceveranno dal progetto Ciò che sarà fatto durante il progetto per garantire la fornitura dei servizi

Perché i beneficiari ne hanno bisogno ? Cosa i beneficiari saranno in grado di fare, di sapere o di saper fare grazie alle attività del progetto Cosa sarà fatto per fornire i servizi ?

Di seguito vengono illustrati con maggiore dettaglio i quattro livelli della logica di intervento di un progetto. 

Obiettivi generali. Essi sono i benefici sociali e/o economici di lungo termine per la società in generale (non solo e non tanto quindi per i beneficiari del progetto) ai quali il progetto contribuirà. Questi obiettivi non vengono raggiunti esclusivamente tramite il progetto ma con il contributo di altri interventi o progetti o programmi. Essi sono attinenti a diversi aspetti di carattere sociale ed economico, pertanto il singolo progetto potrà prevedere più obiettivi generali. E’ importante sottolineare come il progetto non sia


responsabile di raggiungere questi risultati. 

Scopo del progetto. (Anche definito come obiettivo specifico). Esso indica i benefici o il beneficio tangibile che i beneficiari otterranno mettendo a frutto i servizi che riceveranno nell’ambito del progetto. In particolare, lo scopo del progetto definisce l’aspetto o condizione della vita dei beneficiari che registrerà un miglioramento a seguito dell’utilizzo dei servizi forniti nell’ambito del progetto. Di norma, è opportuno che il progetto stabilisca un solo obiettivo specifico. A differenza degli obiettivi generali, a cui il progetto può contribuire insieme ad altri fattori, il progetto è direttamente responsabile del raggiungimento dell’obiettivo specifico. Per beneficiari di un progetto si intendono gli individui i cui problemi sono affrontati dal progetto e non il personale delle organizzazioni impegnate nella sua realizzazione.

Risultati. Questi si riferiscono ai servizi che i beneficiari, o altri soggetti facenti parte del contesto specifico, otterranno a seguito delle attività realizzate nell’ambito del progetto. Essi definiscono cosa i beneficiari saranno in grado di fare, di sapere o di saper fare grazie alle attività del progetto. I risultati non riguardano le infrastrutture realizzate ma i servizi offerti nell’ambito di tali infrastrutture.

Attività. Tale termine indica le azioni che saranno realizzate nell’ambito del progetto per fornire i servizi necessari ai beneficiari o ad altri soggetti.

E’ importante sottolineare che mentre il progetto non è direttamente responsabile di raggiungere gli obiettivi generali (che ne costituiscono piuttosto la “giustificazione sociale”), esso è responsabile di conseguire l’obiettivo specifico, il cui raggiungimento determina l’efficacia del progetto stesso. L’obiettivo specifico di norma viene raggiunto dai beneficiari dopo che il progetto è stato portato a termine. Ciò che resta sul campo, a progetto appena terminato, sono i risultati, vale dire quello che i beneficiari sono in gradi di fare, di essere o di saper fare grazie alle azioni del progetto. Di norma il Quadro Logico è, nella sua versione completa, presentato secondo il seguente formato: Formato completo del Quadro Logico LOGICA DI INTERVENTO

INDICATORI

FONTI DI VERIFICA

IPOTESI

Obiettivi Generali Scopo (Obiettivo specifico) Risultati Attività Precondizioni Per ciascuno dei quattro livelli già descritti, che insieme rappresentano la logica di intervento del progetto, si identificano gli indicatori di raggiungimento, le fonti presso le quali reperire i dati a essi relativi e soprattutto le ipotesi, definibili come quei fattori o condizioni esterni al progetto ma importanti per raggiungere i risultati e gli obiettivi del progetto. L’esistenza delle ipotesi scaturisce dalla considerazione che gli interventi progettuali, spesso per mancanza di risorse o di competenza


degli attori, non possono operare in piĂš settori allo stesso tempo. Questo fa sĂŹ che per raggiungere certi obiettivi cosiddetti finali, il progetto debba appunto “ipotizzareâ€? che altre condizioni, assolutamente esterne e indipendenti dal progetto, si verifichino. Allegato VI- Le foto


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