Sfogliare il Veneto

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Sfogliare il Veneto

Mare Il mare è un elemento fisico molto forte, che, al pari delle montagne, sembra condurre una vita propria, completamente distaccata dalla storia degli uomini. Distaccato dalla storia degli uomini non è però il rapporto che questi instaurano con il mare. Molteplici sono infatti le relazioni che l’uomo può costruire con questo elemento, e tanti i significati (personali, culturali, economici) che gli può attribuire. In questo senso gli oltre 150 chilometri di costa che affacciano il Veneto sull’Adriatico, con le sue specificità naturali (spiagge sabbiose, lagune, il delta del Po…) e antropiche (edilizia turistica, porti, cantieri navali, Venezia…) costituiscono differenti paesaggi vissuti in vari modi: costituiscono diversi mari. Il mare ha sentito fortemente le influenze della storia sociale e culturale veneta; la mutazione antropologica infatti non ha risparmiato nella sua azione trasformatrice il mare e il rapporto che con questo gli uomini istituiscono. Lo sviluppo dei porti e delle industrie che su questi fondano la possibilità di spostare le merci prodotte; il turismo di massa, grande conquista del benessere italiano degli anni Sessanta, e l’edilizia che nasce su questa esigenza; la fine di un modo di vivere sulle coste del mediterraneo che, non di molto mutato, durava da secoli. Come per il resto della penisola e della vita che su questa si viveva, il boom economico ha lasciato i suoi segni; ambigui, sia positivi che negativi. Fra le tante visioni marine che la letteratura di ogni tempo ha raccontato scegliamo di presentare tre mari veneti fra di loro molto diversi, per atmosfera, per ambientazione, per rapporto che i personaggi instaurano con il mare, sperando di rendere, almeno un poco, quella complessità di sguardi che hanno dipinto e dipingono questo elemento naturale apparentemente neutro e sempre uguale.

Mutamenti Il seguente frammento è tratto da Gente di Mare (1966) di Giovanni Comisso, ed è il resoconto del viaggio compiuto dall’autore nell’estate del 1922 a bordo di un veliero chioggiotto, lungo le coste dell’Adriatico. Al centro dell’opera c’è la vita animata dei pescatori, le loro condizioni economiche, la presenza silenziosa ma fondamentale nel mare. In La ricchezza di Mario, il capitolo da cui è tratto questo frammento, si racconta la storia di un personaggio che da questa vita è riuscito ad allontanarsi.

Nella piccola città di pescatori la vita aveva le stesse vicende del mare. Se in mare si susseguivano giorni addolciti da brezze che davano una buona pesca, i negozi si affollavano di gente che comperava e le osterie di altra, che beveva e giocava. E alle tempeste di scirocco e di tramontana, con il mare deserto e i velieri stretti nel canale, corrispondevano giorni di miseria, di desolazione, con gli abitanti rintanati nelle loro case accanto al fuoco a sbocconcellare polenta e patate. La vita andava tra questi due estremi di abbondanza e di miseria e gli animi erano sempre disposti ad abbattersi nell’avvilimento, come a rialzarsi nel più forte entusiasmo, a seconda del vento che spirava. Vi si viveva in rapporto al vento, una vita precaria, precaria di secoli e così queste alternative erano diventate naturali. Anche la vita della madre di Mario era come il mare, con il suo alternarsi di bonacce e tempeste: abbandonata dal primo marito, che l’aveva lasciata con parecchi figli, andando via per il mondo, si era sistemata con un vedovo che faceva l’oste e gli occorreva una donna che l’aiutasse per la cucina, ed era nato Mario. L’osteria lavorava quando la pesca era buona e rimaneva deserta quando i velieri rimanevano fermi nel canale. Povertà e benessere, bonaccia e tempesta, questa era la legge della piccola città dei pescatori. 22


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