Venti anni lunghi due secoli

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CAPITOLO X

diana. L’estraneità di valori altri, degli altri, contribuirà ad aumentare la complessità sociale, e costringerà a riflettere sulle legature nuove che la società veneta dovrà inventarsi, o semplicemente reinventarsi, per stabilire la regola giusta che possa consentire a tutti, anche a coloro che non hanno condiviso la storia culturale di questa terra, di poter convivere nella differenza”. Una risorsa: la tradizione veneta di solidarietà sociale.

In questo percorso potrà essere di aiuto la grande tradizione veneta di solidarietà sociale, “senza la quale non si spiegherebbero molte cose; la grande trasformazione avvenuta nella società ha potuto verificarsi grazie anche alla funzione di mediazione nei conflitti svolti da gruppi e movimenti della società civile, in nome di valori di solidarietà laici e cattolici”. Così si è consolidato nel tempo un vero e proprio capitale sociale, senza il quale “non avremmo nella società veneta quel modello di welfare misto, pubblico e di comunità, che per molti aspetti ne costituisce uno dei suoi tratti peculiari”. Su queste basi, conclude Pace, il futuro si presenta all’insegna della complessità: “Solo in apparenza il territorio veneto continuerà a sembrare omogeneo e compatto nei suoi tratti antropologici e religiosi. Di fatto, la grande trasformazione in atto disegna davanti a noi uno scenario di una società molto più complessa che per il passato, con un articolato ed effettivo pluralismo culturale e religioso, con un misto di moderno individualismo e conservazione della memoria della solidarietà sociale”.

Marini: “L.a.i.c.o.”, un acronimo per fotografare il Veneto.

In questa gigantesca mutazione strisciante, il Veneto si trova alle prese con una sorta di curioso paradosso: può suonare strano, in una terra a suo tempo definita la “Vandea bianca” d’Italia per il suo legame a doppia mandata con la Chiesa; ma l’acronimo con cui Daniele Marini, sociologo dell’università di Padova, direttore scientifico della Fondazione Nord Est, fotografa il Veneto di oggi e quello 196


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