Waste End - Economia Circolare, nuova frontiera del made in Italy

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2.4.2.1 - SVILUPPARE E QUALIFICARE I TRATTAMENTI BIOLOGICI L’incremento atteso della raccolta differenziata di frazione organica e verde imporrà una crescita molto sostenuta nel trattamento biologico.62 La crescita dovrà essere anche più corposa di quanto appare. La dotazione impiantistica esistente è in parte obsoleta e inadeguata e anche se la potenzialità nominale è apparentemente molto alta (oltre 6 milioni di tonnellate) la capacità di trattamento effettiva, per produrre materiale ben stabilizzato, è molto inferiore. Possiamo attenderci un incremento massimo della capacità di trattamento biologico pari a circa 4,5 milioni di tonnellate, equivalenti a circa 90 impianti – di compostaggio o digestione anaerobica – con potenzialità media per 50.000 tonnellate/ anno. L’analisi delle prestazioni attuali dei processi di compostaggio fa emergere la necessità soprattutto di migliorare la gestione del ciclo di raccolta e di compostaggio. Gli aspetti critici appaiono legati da un lato alla qualità del materiale alimentato e dall’altro alla corretta gestione dei parametri di processo. Gli impianti di compostaggio alimentati prevalentemente da raccolte stradali del rifiuto organico presentano elevati scarti e non consentono la produzione di compost di qualità, né una efficiente gestione degli impianti di digestione anaerobica. La qualità del materiale raccolto è talora così degradata da non essere accettata dagli impianti. La generalizzazione di raccolte domiciliari – a cui è tradizionalmente associata una migliore purezza della frazione raccolta – consente di ottenere una adeguata qualità dei materiali alimentati all’impianto. Altrettanto critica è la conduzione del processo di compostaggio, in particolare della fase attiva del processo. Di particolare criticità, inoltre, specialmente per localizzazioni in ambienti urbanizzati, è il controllo delle emissioni odorigene, prevalentemente garantito oggi da biofiltri e/o scrubber. Le tecnologie di compostaggio hanno conosciuto una discreta evoluzione nel corso degli ultimi anni, ma non vi sono innovazioni radicali.63

IL MODELLO WASTE END

Nel corso degli ultimi anni vi è stato un consistente sviluppo della digestione anaerobica da raccolta differenziata della frazione organica, anche in abbinamento ad altri flussi (quali fanghi e scarti agrozootecnici). Le tecnologie di digestione anaerobica hanno conosciuto, negli ultimi due decenni, un progressivo affinamento ed oggi sono pienamente affidabili. La digestione anaerobica è accoppiata ordinariamente al compostaggio dei fanghi digestati e genera quindi sia un recupero di biogas (per usi energetici) sia un recupero di sostanze per uso agronomico. La produttività netta (al netto cioè degli autoconsumi) in termini di biogas dai processi di digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti è molto variabile e, nei casi reali, spesso inferiore ai 100 metri cubi per tonnellata, significativamente inferiore alla resa teorica. Gli sviluppi più interessanti nel settore della digestione anaerobica riguardano l’impiego del biogas – oggi prevalentemente destinato alla produzione di energia elettrica in motori a scoppio o microturbine – che può essere purificato per la produzione di metano impiegabile per usi automobilistici o nelle reti di distribuzione. Nel nostro scenario di economia circolare – che sconta una progressiva riduzione degli incentivi alla produzione energetica da fonti rinnovabili – si mantiene un trend di crescita significativo della digestione anaerobica (la potenzialità sarebbe poco meno che quadrupla rispetto alla situazione attuale, a fronte di un raddoppio ipotizzato per il compostaggio), in primo luogo per i vantaggi connessi alla possibilità di localizzazione in aree urbane. 2.4.2.2 - MIGLIORARE LE TECNOLOGIE DI SELEZIONE L’economia circolare non è gratis. Rimettere in circolo le materie prime significa produrre materie seconde davvero simili alle materie prime. Lo sviluppo del riciclo richiederà uno sforzo consistente nell’ottimizzazione delle tecniche di selezione e separazione. Anche per le frazioni ormai standard – dalla plastica alla carta, al vetro e al legno – è richiesto un livello sempre più accurato

L’unico elemento di incertezza è dato dall’efficacia delle politiche di riduzione. Con un efficace contenimento della generazione di scarti organici, attraverso comportamenti di riduzione dello spreco alimentare (che si genera soprattutto nelle famiglie e nella ristorazione) e misure di promozione dell’autocompostaggio e del compostaggio di comunità, i fabbisogni di trattamento potrebbero scendere da 9,5 a circa 7 milioni di tonnellate. In ogni caso la capacità attuale (4,3 milioni di tonnellate) dovrebbe crescere in maniera notevole. 62

Le tecnologie maggiormente in uso, soprattutto su impianti di maggiore dimensione, si basano su: cumuli statici o dinamici a ventilazione forzata con copertura in materiale tecnico semipermeabile (tipicamente, ma non esclusivamente, in Gore-Tex), impiegabili sia in ambienti aperti che parzialmente confinati (con tettoia), che consentono una rapida implementazione e bassi costi di investimento ed operativi, a fronte di una buona resa qualitativa e di un buon controllo degli impatti ambientali (emissioni odorigene); bioreattori dinamici in corsie, che rappresentano una delle tecnologie più diffuse, dove il processo si svolge su più trincee da una o più linee di aerazione forzata e con movimentazione della biomassa; le trincee sono tipicamente impiegate per la gestione delle fasi attive di biomasse ad elevata fermentescibilità (fanghi, agroalimentari, “umido” domestico) in ambienti chiusi e possono garantire un buono svolgimento del processo in qualunque scenario di composizione delle matrici; biocelle (se con struttura in calcestruzzo; biocontainer se in carpenteria metallica), costituite da moduli o contenitori confinati, con ventilazione forzata del materiale e spesso con scambiatore di calore; le biocelle consentono un approccio modulare, un buon controllo di processo, una efficace limitazione delle emissioni odorigene. 63


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