OMAGGIO A PIAZZOLLA - volume 1 - ANTOLOGIA

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ficatosi, per il momento, con il pensiero e con il solo corpo, avendo lasciato, in banca, la coscienza infelice sotto forma di banconote.) “Perciò ovviamente, non posso cambiare con la stessa naturalezza con cui cambia chi ha vent’anni. Ma nell’istante in cui ho sentito che l’impegno non bastava più, ho cambiato comportamento. Oggi sono molto più vicino alle masse, spesso addirittura “con” le masse: voglio dire fisicamente insieme con loro. E lì che bisogna essere.” Ma l’interlocutore incalza: “Per far cosa?” E Sartre: “Semplicissimamente, non faccio più le stesse cose di prima. Mi occupo adesso continuamente di trovare un tetto a inquilini arbitrariamente sfrattati, o semplicemente alloggiati in catapecchie.” Sembra di ascoltare una di quelle vecchie signore che si dedicano alle opere pie. Ma questo e ben poco. Anche mogli dei banchieri o degli industriali, per varie e vaghe ragioni risolvono questi casi dolorosi. Fanno entrare nell’ospizio il vecchio mendicante; ricoverano l’orfanello; fanno l’elemosina ai finti ciechi o possono anche trovare un alloggio a una povera madre di famiglia sfrattata. Ma per Sartre tutto questo è poco: è talmente poco che non andrebbe nemmeno dichiarato. E come se un milionario dicesse: ho dato oggi cinque lire a un povero sciancato: “da questo momento non faccio più le cose di prima.” Ma Sartre allunga la lista delle beneficenze: “Devo andare a manifestazioni su questi temi e ci vado. Di solito mi chiedono di fare una dichiarazione, e io la faccio”. Costa così poco. È come se si distribuissero strette di mano o frasi di auguri. “Succede una cosa piuttosto strana: tutti coloro con cui lavoro hanno come me orrore del divismo, ma da un certo punto di vista mi sfruttano come un divo e io cinicamente acconsento.” Ma anche questo è un modo per stare a galla. Divismo e antidivismo sono fratelli di latte. Sanno ambedue di esibizionismo. Sartre è nato divo. Desidera che si parli di lui sia tra i borghesi sia tra i giovani. È un modo per immortalarsi da vivo. Rifiuta il premio Nobel perché il rifiuto gli rende, sul piano editoriale, più soldi e più notorietà dello stesso premio. Dietro ogni “ontologo” si nasconde il “soldologo” e l’ambizioso. L’intellettuale a mezzadria è un divo ermafrodito, degno di essere immortalato da Prassitele. Infatti: “Non vado alle manifestazioni semplicemente per aiutare i senzatetto a trovarsi una casa”. (Ha detto “a trovarsi una casa”; e qui c’è da pensare che la presenza di Sartre fra i senza tetto sia un pungolo affinché codeste povere persone si diano da fare per trovarsi, da sole, ben inteso, un tetto qualsiasi). “Invitano la stampa e ci sono anch’io, con il mio nome. Faccio la mia parte, e i miei amici fanno la loro, che è di aiutare gli sfrattati a (trovarsi un tetto)”. 304


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