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A sustainable world

Affrontare il cambiamento globale nelle Alpi

I territori montani sono un delicato equilibrio di ecosistemi, culture ed economie. Questi elementi vengono costantemente messi a dura prova dai cambiamenti che stanno avvenendo negli ultimi decenni a scala mondiale.

Lʼambiente montano, generalmente ricco dal punto di vista ambientale, risulta infatti particolarmente sensibile alle modifiche, anche lievi, degli assetti esistenti. Il riscaldamento globale ha già provocato la riduzione dellʼestensione dei ghiacciai. Il comparto turistico si trova a dover fronteggiare la minaccia della diminuzione degli apporti nevosi, con la conseguente perdita di attrattività durante la stagione invernale. Le precipitazioni sono mediamente calate nellʼarea alpina, con una diminuzione importante soprattutto in inverno. In Trentino si calcola che esse siano calate di circa un terzo negli ultimi 50 anni.

Eppure le cifre utilizzate per spiegare il cambiamento climatico tendono a semplificare una realtà che non procede in modo regolare e simmetrico, ma che presenta un andamento irregolare. Infatti lʼarea alpinomediterranea, e più in generale lʼintera area europea, ha subito un incremento di temperatura molto accentuato a partire dal 1980. Buona parte del riscaldamento misurabile rispetto al periodo precedente è attribuibile a questa anomalia. In generale, comunque si sta verificando un aumento a livello globale della frequenza degli eventi estremi, come anche dei periodi siccitosi.

Per quanto inerente la sfera umana il numero di residenti nelle Alpi è cresciuto, raggiungendo quota 13 milioni di abitanti. Tuttavia si registra un effetto di concentrazione, con la popolazione che tende ad ammassarsi in poche aree centrali, abbandonando quelle periferiche. Questo processo causa la scomparsa di aspetti culturali tradizionali e di modalità di gestione delle risorse naturali. Lʼapproccio orientato al contesto urbano porta alla rottura degli equilibri centenari, vanificando i benefici costruiti nel passato. Inoltre il mercato globale, condizionato dalle nazioni emergenti, tende a relegare le produzioni locali (quali legname e prodotti tipici) e il settore turistico ai margini dei maggiori flussi economici.

Lʼunica soluzione per ovviare a questa fragilità è di considerare lʼinsieme degli elementi naturali ed umani delle zone alpine come unʼunica risorsa collettiva, che possa godere di una gestione capace di comprendere i valori delle comunità residenti. Questa posizione è ampiamente condivisa dai vari approcci scientifici ed è stata recentemente premiata con lʼattribuzione del premio Nobel ad Elinor Ostrom.

Anche il CRI impegna le proprie risorse per indagare le dinamiche degli ecosistemi forestali ed acquatici, le risposte della biodiversità quando è sottoposta a nuove fruizioni del territorio, le tematiche emergenti in ambito sanitario ed i flussi dei gas-serra.