Grandi cose con i piccoli frutti Ex allievi memorabili: Carlo Mosca, diplomato perito agrario nel 1970
SERGIO FERRARI Già docente di Fitopatologia all’Istituto Agrario
Fragaria
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Luglio 1978. Ero commissario interno per la sezione ordinaria dell’ITA. Dell’elenco dei diplomandi periti agrari faceva parte Ilario Ioriatti di Pinè. Egli aveva preparato una tesina su fragole e piccoli frutti: un progetto riguardante gli aspetti tecnico-economici di una possibile coltivazione di fragole e piccoli frutti sull’altopiano di Pinè. L’anno dopo Ilario è stato assunto come direttore della cooperativa Sant’Orsola fondata nel 1972. Sotto la sua guida ha preso piede, sulla traccia avviata da Dario Pallaoro (funzionario dell’Ispettorato provinciale dell’agricoltura di Trento e nativo della Valle dei Mocheni nei primi anni ’70), la coltivazione di fragole e successivamente di piccoli frutti quale alternativa all’abbandono dei terreni di montagna.
A posteriori, il riconoscimento di precursori di questa innovazione agronomica spetta però di diritto a Carlo Mosca e alla sua famiglia. Nell’arco di 40 anni è riuscito a creare un vero e proprio impero che ha dovuto abbandonare, ma solo parzialmente, nel 2009 a seguito di una improvvisa malattia invalidante che lo ha obbligato alla sedia a rotelle. Ho raccolto la storia sua e della famiglia durante una visita nella sua attuale dimora veronese: Agritur “Bacche di Bosco” che gestisce con 4 ettari coperti di fragole, mirtilli, lamponi e ciliegie insieme alla moglie Fiore (Fiorentina). Il racconto inizia dalla metà degli anni ’30. Il papà Serafino si era trasferito da Piazze di Pinè (vita piuttosto grama: cavoli, patate e poco fieno, quanto bastava