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Considerazioni e chiarimenti a proposito di opinione pubblica
from Il Costruttore3
In tutte le lotte fatte in questi ultimi tempi, non abbiamo mai sufficientemente valutato quanto ci sarebbe stata utile l'opinione pubblica nei portarle a termine e conseguire il massimo dei risultati e minimo dei sacrifici. Molti di noi abbiamo avuto modo di sentire i commenti che la popolazione faceva nei riguardi nostri, sulle nostre rivendicazioni, sulla maniera che usavamo per ottenerle e senz'altro avremo constatato che molti dei quali non ci erano favorevoli. Ciò è dovuto al fatto che non essendo essa direttamente a contatto con noi, crede a quello che dicono i giornali borghesi, la radio e la televisione governativa, e così ce la troviamo ben cucinata dall'altra parte della barricata. Come fare per ottenere il suo appoggio, o almeno la sua comprensione?
Quando si parla di opinione pubblica, fra noi si fa una grande confusione dato che non ci è ancora chiaro il ruolo che essa può giocare in tutte le lotte che noi lavoratori facciamo, e, di conseguenza non divulghiamo con l'impegno dovuto le nostre idee in questo senso. Pensiamo quindi sia utile chiarire che l'opinione pubblica è quella parte di persone non direttamente interesata ai nostri problemi.
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La moglie casalinga, il padre pensionato, il ragazzo che va a scuola, il commerciante, il libero professionista, l'artigiano. gli uomini politici, tutti coloro che non sono lavoratori dipendenti, sono per noi (quando lottiamo per il contratto) opinione pubblica poichè, non provando sulla loro pelle come noi proviamo, sfruttamento, umiliazioni e soprusi, danno ragione a chi dà loro informazioni (non Importa se false) dato che essi, non hanno cognizioni in materia. Come del resto diventiamo noi opinione pubblica se rivendicazioni vengono fatte da avvocati, dottori, studenti, ecc. In sostanza, per ogni categoria di persone, le rimanenti, sono opinione pubblica.
Noi ad esempio, abbiamo sui problemi del lavoro, una opinione pubblica del 40 % circa della popolazione Italiana. Pensiamo quale enorme pressione può fare essa, se convinta, che le nostre ragioni sono giuste!
In ogni paese dove esiste libertà di voto, nè governi, nè padroni possono fregarsene della O.P. perchè sanno che, se il giudizio di essa è negativo nei loro confronti, sí tramuterebbe certamente in prese di posizioni politiche che andrebbero a minare il sistema, quel sistema capitalista che dà loro la possibilità di continuare ad essere padroni e governanti. Se dunque padroni e governi spendono miliardi per influenzare l'opinione pubblica ritenendola un fattore decisivo, perchè non deve esserlo per noi?
Quando scioperiamo, i loro giornali dicono che sabotiamo l'economia nazionale perchè si perdono milioni di giornate lavorative arrecando un grosso danno alla comunità, ma non dicono che ogni anno si perdono milioni di giornate lavorative a causa di infortuni sul lavoro.
Quando fatti luttuosi vengono a turbare drammaticamente le nostre pacifiche dimostrazioni e disgraziatamente i colpiti sono tra le forze di polizia, l'accaduto viene strumentalizzato in maniera vergognosa che persino il Capo dello Stato e i governanti inviano telegrammi e fiori ma nessuno di loro ha mai mosso un dito contro l'assassinio legalizzato che crea ogni anno circa 4.000 morti sul lavoro. Detto questo è chiaro che il sistema capitalista si basa sull'ignoranza di gran parte dell'opinione pubblica disposta ad assorbire le loro verità.
Noi lavoratori. pur non disponendo di mezzi finanziari come i padroni, potremmo, se ognuno coscientemente informasse in modo continuo l'opinione pubblica, ottenere più significativi successi.
Chiarito l'importanza dell'opinione pubblica dipende solo da noi convincerla poichè abbiamo, più di loro, maggiori possibilità di convinzione in quanto quello che diciamo sono verità dimostrabili. UN
Con la scusa della libertà e della democrazia
Con la scusa di dirci che vívia- zia, il capitale cerca l'avanzata. Lui vuole avanzare indisturbato, tutti gli altri invece devono restare fermi. Guai a chi si muove! Guai a chi protesta! La polizia, sempre a disposizione del padronato, è subito pronta a distogliere coloro che accennano a muoversi e a dire le ragioni contro questa società che tutti c'inganna. La libertà e la democrazia esistono in Italia, ma solo per coloro che si chiamano padroni, solo per coloro che possono pagare le divise e le armi per la difesa dei loro interessi, che possono farsi le leggi come conviene meglio farle per la salvaguardia dei propri portafogli. Intanto dall'alto, sempre si sta a guardare e si tace. Non hanno mai niente da dire contro i padroni, per forza, i padroni sono i veri amici perchè hanno le ricchezze ed è più conveniente ed utile stare appoggiati alla ricchezza. I lavoratori, gli studenti, sono semplici cittadini che per vivere devono àù. dare le sette camicie, perciò non è conveniente stare dalla loro pai-te, non si ricaverebbe una lira. Queste sporche cose le vedono ormai anche i bambini appena nascono ma, ad onta di ciò, la coalizione dei padroni-governanti non vuole cedere le redini. Oltre a non fare una minima mossa di ciò che promettono quando hanno bisogno dei voti per restare lassù a spadroneggiare — e noi stupidi glieli diamo — hanno anche il vile coraggio di dirci che un mondo come il nostro è l'ideale per vivere bene. mo nella libertà e nella democra- UN LAVORATORE
Per noi la vera libertà e la vera democrazia non è quella in cui viviamo. Noi poveri lavoratori la intendiamo uguale per tutti e 'non solo per i benestanti.
Se la ragione non vale, se si con. tinua a voler soffocare l'urlo delle masse lavoratrici e studiose, non ci rimane altro che approfittare del fatto che ci viene detto di vivere in un regime di completa libertà per organizzarci liberamente e cambiare a nostro favore lo stato di vita.
Sicome siamo stanchi di essere presi per i calzoni è bene che i signori padroni si ricordino che anche Giobbe perse la pazienza.
La vera libertà e la vera democrazia, che ancora non conosciamo, ci fanno dire tutto ciò e c'incoraggiano a fare quanto è necessario affinchè anche per noi lavoratori arrivi finalmente un mondo più giusto.
Dalla prima
non siamo ancora abituati, nonostante i 25 anni di repubblica, a pensare ed essere responsabili di persona di quello che diciamo o facciamo e deleghiamo perciò tizio e calo a volte scelti più per simpatia che per effettive qualità politiche, amministrative, sindacali che essi hanno.

Si generano così incomprensioni e diffidenze immotivate che portano ad atti antidemocratici come impedire che compagni di lavoro con idee contrarie alle nostre possano liberamente esprimere in assemblea il loro pensiero.
E' un modo di agire che porta alla formazione di gruppi che per idee politiche, sindacali, o per quieto vivere semplicemente, appoggiano questo o quel nostro dirigente di fabbrica senza curarsi minimamente se le posizioni da lui prese siano giuste o meno, a scapito quindi della dialettica e della democrazia di base e ritardando di conseguenza la formazione collettiva di quella coscienza che deve stimolare ogni lavoratore al dialogo graterno per arrivare unitariamente al potere. Neanche dare in assemblea la parola a chi la vuole credo sia sufficiente quando sappiamo che è sempre una minoranza che parla, vuoi perché è più preparata, vuoi perché è più cosciente e senza complessi; sta di fatto che la stragrande maggioranza si sente un po' come la ruota di scorta e passivamente può assentire o no perché suo malgrado si sente solo forza spettatrice.
Sbagliamo nel credere che chi tace nelle riunioni ha sempre torto poiché, se formalmente non vi è nulla da eccepire, è certo che, se vogliamo dare un contributo più vasto e più infinitamente democratico alle consultazioni di base, dobbiamo fare in modo di sentire tutti i lavoratori in maniera capillare affinché ognuno senta intimamente di avere dato un suo contributo alla evoluzione del mondo del lavoro. Per raggiungere questo fine è necessario che ogni lavoratore che accetta una carica direttiva o comunque di una certa responsabilità, deve mantenere un continuo rapporto con chi lo ha eletto, ascoltare pazientemente tutti e non dimenticare mal quella democrazia che fa di ogni dirigente operaio un combattente sincero della nostra classe. Troppo spesso ci capi- ta una volta eletti dí operare senza consultare la base su cose che erroneamente (anche se in buona fede) consideriamo marginali. Non possiamo più ammettere che decisioni assembleari vengano snobbate senza le necessarie spiegadoni. Se vogliamo dunque creare un nuovo rapporto fra noi, occorre più fiducia (vigilante) nei singoli e negli organismi che ci siamo dati, e che ognuno si occupi dei compiti che gli vengono assegnati senza scoraggianti interferenze verso gli altri.
Il masimo organismo dirigente di fabbrica deve essere la S.S.A. e ad esso, oltre a rappresentare il sindacato, spetta il compito di sintetizzare e concretizzare le richieste delle masse e presentare alla camera Confederale quelle di ca- tiva tranquilità economica e quindi maggiore forza conrattuale nel confronti del padronato, però, quando si è trattato di dare avvio pratico alla iniziativa, abbiamo ricominciato le discussioni come se la cosa fosse nuova. lo credo che ognuno di noi abbia sentito dal somaro di turno o dalla voce interessata a fare fallire le nostre lotte, che questo o quel lavoratore può scioperare a piacimento dato che a casa sua entra più di uno stipendio. A costoro non serve far notare che chi è cosciente li ha sempre fatti con o senza salario, consapevole di fare solamente il suo interesse e quello della sua classe. Ci sono certamente molti lavoratori che per loro la decurtazione di salario, anche se minima è particolarmente gravosa, ma in genere chi fa certe allusioni le fa deliberatamente per seminare zizzania, non importa a quale fine. rattere generale alla nostra Direzione quelle interne con autorità di firma dopo l'assenso operaio. Compito della C. I. è quello di vigilare ed assicurarsi affinché gli eventuali accordi con la Direzione vengano rispettati, ed i vari comitati devono automaticamente funzionare se vogliamo che non diventino collezioni numismatiche di propaganda e niente altro. Solo così è concepibile (a mio parere) la democrazia di base.
Sicuramente ogni salariato come noi quando sciopera deve rinunciare a qualche cosa della sua normale routine e sappiamo che anche i più fortunati non conducono vita da nababbi, perciò, per tutti, questo tipo di lotta come tutte le lotte è un sacrificio per migliorare le nostre condizioni di vita. E appunto per far tacere i calunniatori e per rendere più comode le nostre lotte che dobbiamo costituire questo fondo.
UN OPERAIO
Fondodiresistenza
Sono anni che nella nostra fabbrica si parla della necessità di costituire un fondo che ci. permetta di affrontare gft scioperi con rela-
Molti sono stati ì suggerimenti per risolvere questo problema, ma nessuno ancora è stille scelto. Secondo me ogni forma va bene purchè da parte del singolo operaio o del gruppo o di tutte le maestranze, s'incominci immediatamente a mettere da parte le tremila mensili che alla scadenza del contratto fanno L. 108.000 che ci permetteranno di fare le lotte necessarie con più birra e senza PiÙ sentire la voce fessa di coloro che vorrebbero essere sovvenzionati senza mettere fuori una lira. Personalmente posso dire che avendo fatto la mia cassa di resistenza, mi è venuta utilissima e penso che ciò sia possibile da parte di tutti se consideriamo che la perdita netta in tre mesi per il contratto ora scaduto si aggira sulle 100 mila lire.
Se dunque non è possibile o si ritarda troppo per farla collettivamente, ognuno si faccia la sua e senza più lagne; facciamo gli scioperi che dobbiamo fare e ... buone lotte.
Dove finisce il nostro giornale
Ho notato che alcuni giornali di fabbrica finiscono in posti alquanto squallidi per l'importanza che hanno.
I! nostro giornaletto è stato fatto con l'intento di riuscire a scoprire, dai suggerimenti degli operai, quelle carenze che tuttora permangono nella nostra fabbrica, e soprattutto discutere sul modo per poter eliminare queste nostre necessità che, senz'altro, non si risolveranno senza la partecipazione di tutti noi lavoratori.
Per esempio, questa giornalino potrebbe aprire una discussione non soltanto nella fabbrica, ma anche fuori dove esistono persone che ancora non sanno cos'è un industria, una catena di montaggio e la pericolosità di quelle macchine che servono per sfruttare l'operaio a profitto del padrone; questo si può fare facendo vedere il nostro giornale ad amici e parenti. Quanti nelle nostre famiglie leggono ancora giornali spensierati che servono solamente a non farti pensare a problemi più necesari? Eb-1 bene, questo giornaletto serve a I fare conoscere la vita reale dei l lavoratori.
Sarebbe una cosa giusta, anche se potrebbe apparire noiosa, par lare delle nostre condizioni ai nostri figli, parlare loro dei nostro' ambiente di lavoro, in che posto e in che modo dobbiamo affrontare chi vorrebbe toglierci le nostre conquiste, e tutto ciò per prepararli al futuro con le nostre esperienze per far si che obbiettivamente scelgano la strada giusta che porti un rapido miglioramento delle condizioni della classe lavoratrice.
Tutto ciò è possibile facendogli pure leggere.i questo nostro giornale che, con l'aiuto di molti ma non ancora di tutti, è riuscito a farci veramente aprire gli occhi su cose che finora non era possibile vedere e questo è successo perché non tutti I giornaletti sono finiti neil gabinetti della fabbrica, che proprio per la loro sincerità non meriterebbero.

UN GIOVANE
Come dobbiamo combattere il capitale SENZA UN ATTIMO DI TREGUA.
Nella società di domani NON C'E' POSTO PER I VIGLIACCHI.
Per i padroni il miracolo economico; per i lavoratori L'ANTIMIRACOLO.
I lavoratori che hanno lottato per un miglior contratto I PROTAGONISTI.
Come sono andati i lavoratori alla conquista del nuovo contratto A TUTTO GAS.
Come sono state soddisfatte le richieste dei lavoratori UNA SULL'ALTRA.
Ciò che dissero i figli dei lavoratori sul conto dei padroni per i miseri aumenti concessi nel contratto del 967 VERGOGNA SCHIFOSI!
La pelle che fa paura al padroni LA PELLE GIOVANE.
Quello che c'è in ogni lavoratore L'UOMO, L'ORGOGLIO, LA VENDETTA.
Gli averi del lavoratori QUESTI FANTASMI.
Vattiafidadime
Robb Dela Mutua
Dé Brambila!
Cume te sté?
Tel chi el Carleto!
Quand'ero un po' in basso, per meglo poter campa', anch'io dicevo a tutti: « sta società è da cambià ».
Quando mi trovai a metà, per meglio poter campa, non dissi più un bel nulla contro sta società.
Ora che in alto stò, ripeto e canto in FA': per me va ben così; evviva sta società! ».
Analogie coni filma in proiezione 9U0
Un Camaleonte
Mi ben e ti?
Mi me lamenti no.
Ue, ma te •me paret propri giò; te vet in gir cui stampei?
Ma no, l'é roba de gnent, dumà che gu una bela preocupasiun per el me cugnà.
Ma chi, chel farabut del cavalier Rossi?
Te devet no parlà insci Carletto, in fund in fund l'é un brav'om. Mi sera cuntent de laurà nel sò stabiliment e te se che l'è per lù se sunt ancamò in pé.
Ma se te sucess. Cunta, cunta.
Dunca, te set che mi e el
VADIS ?
mé cugnà gavevam tute du i stess disturb: el mal de stomigh. Alura un dì lu el ma dit: » Arturo, domani ti dò un'ora di permesso e vieni anche tu dal mio medico, che cl ha anche la Mutua, e così ci facciamo visitare per bene ». E infati sem andà insema. EI me cugnà, por crist, l'é sta denter un ura, mi invece 'u fa prest perché el dutur el ma guardà In di oecc peu el ma dit: « gastrite ».
A chel por fieu del me cugnà el ga dit de fà tri mes de riposo peu el ga dà un sacc de medisin; a mi invece el ma urdinà i pasti!i purgative perché el diseva che i alter robb eren doumà pastiss. Dopo un quindess dì me vegnu foera un dulurin ala gamba, in alt. Aloura el dutur el ma guardà i calsun e pou el me dit: • Tu ci hai liquido al ginocchi, adesso stai buono che lo siringhiamo ».
Te disi Carletto che gu sentì un dulur, ma un dulur che su no mi. Dopo un pu de mene e rimena count sta' siringa el dutur el ma dit: « Ho paura che quei ci sia il meniscolo rotto ».
E inscì el ma mandà a ingesà tut e du i gamb. Chel'alter proufesur del'INAM el ma guardà i pé dopu el ma dit: « Qui c'è anche una malformazione congenita della rotula. Bisogna provocare una frattura artificiale e risaldare con un innesto osseo ».
Man mandà all'uspedal e sunt sta là du mes. Mi intant andavi avanti a fà la cura de purgant per la gastrite ma a dì la verità m'era vegnù anca un dulur fort a la panscia.
Quand ghe lu dì al dutur, el ma guardà i man e peu el ma dà un cichett perché per culpa mia gh'avevi minga fà capì che tuti i disturb eren a causa de la pendice infiarnada.
E insci gh'é saltà foera la peritonite. li s'é propri vist cume in bravi i dutur de la Mutua: oe, me l'han fada purtà foera.
Adess sunt chi un po' sopp ma bel tranquill...
A te sé el me cugnà se la fà?
EI m'ha fà andà in pensiun e peu el m'ha prestà i danée per pagà l'uspedal perché, cun tuti so magagn e I so pensér el s'era dimenticà de metum a post cui librett.
E se adess se podi ancamò caminaa, l'é perché el m'ha regalà lù i stampe'.
E dopu te diset che l'é no un