Catalogo mostra Persona per gli altri

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Non chiudete né la vostra mano, né mente o cuore al popolo nascente e sfidato del Sud Sudan. Insieme possiamo sviluppare il Paese e la vita del nostro villaggio globale con l’Italia e l’Africa in stretta di mano. Vi sfido. E non accetto un “no”.

via Pascoli 6 – CONCESIO - Tel. e fax 0302180654 www.cesarsudan.org

Persona per gli altri

L’uomo, il missionario, il pastore degli ultimi

Mostra biografica su Mons. Cesare Mazzolari


Tutti i diritti riservati © 2016 REDAZIONE: Laura Zanella, Claudia Tonoli, Chiara Pea, Evaristo Bodini ARTS: Giulia Gasperini FOTOGRAFIE: Archivio fotografico CESAR e archivio famiglia Mons. Mazzolari STAMPA: Graphic Center srl via Brolo 61 25075 Nave (BS)


PERSONA PER GLI ALTRI L’uomo, il missionario, il pastore degli ultimi

Mostra biografica Mons. Cesare Mazzolari (1937 – 2011)

CATALOGO


SOMMARIO

PREFAZIONE LA VOCAZIONE «In famiglia si respirava aria di missione» L’ARRIVO IN AFRICA «M’innamorai follemente di questa terra» L’IMPEGNO DURANTE LA GUERRA «In Kenya i rifugiati strappati alle milizie possono studiare» TRA I PADRI FONDATORI DEL SUD SUDAN «Faremo la nostra parte per il bene del nuovo Paese» L’IMPEGNO PASTORALE «La Diocesi di Rumbek: le Nazioni Unite della missione» L’IMPEGNO EDUCATIVO «Senza educazione non c’è sviluppo» L’IMPEGNO UMANITARIO «Esserci e rimanere in mezzo a questa gente» L’EMANCIPAZIONE DELLA DONNA «Da una vita povera a una vita luminosa» I GEMELLAGGI DI FRATERNITÀ «Costruire ponti tra Italia e Sud Sudan» LA SCOMPARSA DI UN EROE La morte di padre Cesare e la commozione di un intero popolo L’EREDITÀ DI MAZZOLARI Padre Mathiang per la Diocesi di Rumbek «Chiamerò altri ad aiutarmi in quest’impegno» GLI SCRITTI DI PADRE CESARE L’ULTIMO DISCORSO RINGRAZIAMENTI FONDAZIONE CESAR

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PREFAZIONE

Una vita spesa senza sosta per gli ultimi, caratterizzata da profonda umiltà e da un impegno a lunga scadenza. Se mi chiedessero di riassumere in poche parole l’eredità umana di monsignor Mazzolari, meglio noto a tutti con il più confidenziale “padre Cesare”, sarebbero questi i tratti che punterei a mettere in evidenza. Catapultato dagli Stati Uniti al Sudan, dal mondo della comunicazione per eccellenza alla povertà più estrema, padre Cesare non si è mai dato per vinto. Contrariamente a quanti temono la sofferenza per la paura di non poterla sopportare, lui l’ha abbracciata fino in fondo, con amore, portando la speranza di Cristo in mezzo alla disperazione. Si è innamorato di una terra dalla quale chiunque sarebbe tentato di fuggire. Guerre, violenza, scontri tribali. E ancora, vendetta, interessi economici, violazione dei diritti. Questo è il Sudan che padre Cesare ha incontrato e vissuto per lunghi anni. Trenta per la precisione, dal 1981 fino alla morte, nel 2011. Un tempo che lo ha visto camminare al fianco del popolo sud sudanese attraverso l’estenuante guerra civile, fino all’indipendenza dal governo di Khartoum, avvenuta solo pochi giorni prima che ci lasciasse. A distanza di cinque anni dall’ultimo saluto a quello che oggi è considerato uno dei padri fondatori del nuovo Sud Sudan, ripercorrere le tappe dell’operato di padre Cesare in terra

africana significa correre una lunga maratona, piena di traguardi intermedi. All’interno della diocesi di Rumbek, grazie allo straordinario carisma del Bishop è stato possibile negli anni dare istruzione a bambini, donne e insegnanti; instaurare una solida rete di lavoro con i missionari e religiosi per lo svolgimento delle attività di promozione umana, con particolare attenzione all’emancipazione delle donne e all’educazione alla pace e alla giustizia; sopperire alla mancanza di servizi sanitari con l’apertura di centri per le cure di base e la prevenzione di malattie come tubercolosi e malaria. Una maratona che padre Cesare ha deciso di intraprendere, chiamando altre persone di buona volontà ad aiutarlo, per giungere al traguardo finale in squadra, nella piena condivisione. La maratona continua tutt’oggi con la Fondazione Cesar, a cui mons. Mazzolari ha passato il testimone del suo impegno in favore dei più bisognosi. Lo spirito che contraddistingue la squadra che attorno a lui si è creata si fonda sugli stessi obiettivi. Uno su tutti: non lasciare indietro nessuno. Ed è con questo spirito che padre Cesare continua a vivere nel nostro operare quotidiano, e ci sprona a proseguire la corsa per un bene più grande, che coincide con la solidarietà fraterna verso i più bisognosi della Terra. Mariangela Rossini Presidente Fondazione Cesar


LA VOCAZIONE 1937-1981 «In famiglia si respirava aria di missione»

SEZIONE 01


Tutto inizia con Maria Zacco e Mario Mazzolari. Dall’esempio di questi sposi, genitori del piccolo Cesare, ha inizio la storia del futuro mons. Mazzolari. «La volontà di diventare sacerdote veniva dalla mia famiglia. I miei genitori hanno insegnato a me e ai miei fratelli a rivolgerci a Dio mattina e sera: guai se non dicevamo le preghiere!».

Maria della Vittoria (Brescia) lo accoglie a braccia aperte. Soltanto pochi dei suoi familiari avevano potuto partecipare all’ordinazione presbiterale di padre Cesare a San Diego. La visita in terra natìa diventa occasione per condividere e celebrare la prima messa nella parrocchia di Santo Stefano a Sale di Gussago. La presenza della famiglia rimane viva nel cuore: anche mamma Maria vola in visita del figlio a Cincinnati.

L’incontro con il Signore nel pane spezzato il giorno della prima comunione semina nel cuore del piccolo Cesare, a soli cinque anni, il desiderio di “spezzarsi” per gli altri. Un desiderio alimentato poi dalla vicinanza a casa del più grande Seminario Minore dei comboniani allora presente in tutta Italia; proprio così Cesare conosce fin da piccolo molti padri e suore che gli raccontano dell’Africa.

Della missione americana racconta padre Cesare: «Lavorando in America ho scoperto il contrasto enorme tra i più ricchi, la classe media e la povertà assoluta: gente dimenticata, calpestata, schiacciata dallo schiavismo. Vedere il razzismo verso gli afroamericani mi fece capire che stavo facendo evangelizzazione e promozione umana con la difesa dei diritti umani. Scoprii che anche questa, nota a tutti come patria della libertà, era terra di missione e annuncio». E continua: «Ero molto legato ai ragazzi, facevamo un sacco di attività, organizzavamo giochi per finanziare la scuola. Ho camminato con le loro famiglie. Sebbene la mia pelle sia rimasta bianca, molta gente mi trattava male solo perché sapeva che lavoravo al fianco dei neri. Ma non me ne importava».

Entra in Seminario Minore a Brescia all’età di nove anni, nel 1946. Un sogno da subito confidato alla mamma, ma non al papà: non ne aveva avuto il coraggio. Quello con il padre è un distacco sofferto, concentrato in un episodio rimasto impresso nella memoria del giovane Cesare. Guidando la bicicletta con il figlioletto seduto in canna, un giorno papà Mario chiede conferma al figlio di questa volontà di diventare sacerdote. «Sì, papà», risponde Cesare, sentendo lentamente le lacrime del padre scendere e bagnargli la testa. A 18 anni, i superiori gli comunicano il nuovo incarico: andare negli Stati Uniti a formare giovani futuri missionari. Proprio in terra americana, nella città di San Diego, Cesare viene ordinato sacerdote nel marzo 1962, in pieno Concilio Vaticano II. Il primo incarico è di padre spirituale del seminario minore comboniano a Cincinnati, dove rimane per quattro anni. A metà degli anni ‘60 padre Cesare viene inviato a Los Angeles, per poi essere trasferito nuovamente a Cincinnati a partire dal 1974. Tre mesi dopo la sua ordinazione, nel giugno 1962, torna in visita in Italia. E’ la prima volta da sacerdote. La comunità della parrocchia di Santa

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La celebrazione della Prima Messa a San Diego.

Maria Zacco e Mario Mazzolari, i genitori di padre Cesare.

Cesare nel giorno della sua Prima Comunione.

Mamma Maria in visita del figlio a Cincinnati.

Con alcuni bambini nella parrocchia di San Pio X a Cincinnati.


L’ARRIVO IN AFRICA 1981-1999 «M’innamorai follemente di questa terra»

SEZIONE 02


La chiamata in terra africana arriva nel 1981 e per padre Cesare ha inizio a Nzara, nella diocesi di Tombura Yambio, nel Sudan meridionale. Una terra pericolosa e instabile, dove 17 anni prima il governo sudanese islamista di Khartoum aveva espulso tutti i missionari lì presenti.

«Non lasciateci soli!». Il grido di un intero popolo prende la voce di mons. Mazzolari e si fa preghiera incessante. Lettere, interviste e incontri pubblici durante le sue visite in Italia: tutto trasuda di genuina e coraggiosa compassione, di quell’instancabile prendersi carico delle sofferenze altrui. «In Sud Sudan la gente muore sotto le bombe, e il mondo tace. Quando finalmente suonerà la campana della pace? Dateci una mano. Il peso sarà più leggero per noi con il vostro aiuto». E in un appello alla comunità europea nel 1993 scrive: «E’ ora di finirla d’ignorare il genocidio e olocausto quotidiano del Sudan. Sono qui per dare voce a chi non ha voce».

La guerra civile, scoppiata all’indomani dell’indipendenza dal dominio inglese (1956), devasta il Sudan provocando in venti anni oltre 2 milioni di morti e 3 milioni di rifugiati, senza contare le carestie e la miseria diffuse tra la popolazione, costretta ad un esodo forzato dalle proprie terre d’origine. In questa dolorosa situazione, nel 1985 padre Cesare è nominato prima Provinciale dei Comboniani e poi, nel 1990, amministratore apostolico della diocesi di Rumbek, proprio nel cuore dell’attuale Sud Sudan. Vive con il martoriato popolo sud sudanese l’insicurezza, la fame, la paura. Ma anche la speranza di Cristo, spezzando il pane tra i ruderi della umile cattedrale di Rumbek, pesantemente bombardata durante il conflitto. E’ il 1992. «A te, Cesare, affido un popolo che ha sofferto troppo, e troppo a lungo, perché lo aiuti ad ottenere una giusta pace, prendendoti cura dei più poveri e più deboli». Con queste parole, papa Giovanni Paolo II affida la cura della diocesi di Rumbek a padre Cesare, ordinato vescovo il 6 gennaio 1999 nella basilica di San Pietro a Roma. Il dipinto che accompagna l’ordinazione episcopale (il Padre misericordioso di Rembrandt) rimarrà l’emblema di un’intera missione spesa vicino ai più bisognosi, contraddistinta dalla fermezza paterna e dalla tenerezza materna con cui padre Cesare si è sempre donato ai più bisognosi.

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Padre Cesare viene ordinato Vescovo da papa Giovanni Paolo II il 6 gennaio 1999.

Padre Cesare a Nzara, il suo esordio in terra africana.

Il padre misericordioso, emblema della missione episcopale di padre Cesare in Sud Sudan.

La guerra civile non dĂ tregua alla popolazione sud sudanese.

Le interviste e gli appelli del Vescovo per il “suo� popolo.


L’IMPEGNO DURANTE LA GUERRA 1990-2005 «I rifugiati strappati alle milizie possono studiare»

SEZIONE 03


Scrive mons. Mazzolari in una delle sue lettere, datata 25 luglio 1990: «Negli ultimi mesi sono riuscito ad aprire tre scuole elementari e un asilo per i miei rifugiati, e a giorni dovrebbe aprire anche un centro per la formazione dei maestri per la scuola elementare, con un corso di due anni, dove oltre le materie normali insegneremo igiene, falegnameria rudimentale e agricoltura. Così poi altri bambini impareranno queste arti e si diffonderà un’educazione di base anche nelle zone rurali».

Emblema del frutto portato dal lavoro di mons. Mazzolari in Kenya è la moglie dell’attuale ambasciatore del Sud Sudan in Italia, S.E. Ajing Adiang Marik, che proprio in queste scuole ha avuto l’opportunità di ricevere un’istruzione e tuttora è sinceramente grata per l’insostituibile opera svolta da padre Cesare in ambito educativo in tempo di guerra.

Si tratta della scuola secondaria maschile “St. Josephine Bakhita” aperta a Kitale, in Kenya. Un centro di formazione che padre Cesare ha voluto per i giovani sud sudanesi in fuga dal tremendo conflitto in corso in quegli anni. «Grazie a quest’istituto abbiamo evitato che molti adolescenti fossero presi per diventare soldati, dando loro l’istruzione necessaria per diventare leader nella società». Lì sono cresciuti anche alcuni ragazzi che oggi servono la diocesi di Rumbek, tra i quali padre John Mathiang, oggi coordinatore diocesano. «Inizialmente pensavamo che da quell’istituto secondario uscissero preti e suore, ma da lì sono venuti amministratori, avvocati, logisti che stanno onorando la Chiesa nelle strutture pubbliche. Speriamo che rimangano convinti di quei valori – l’onestà, il lavoro, la trasparenza – che abbiamo insegnato loro» scrive padre Cesare ai suoi sostenitori. All’esperienza maschile di Kitale, nel 2000 si affianca il centro formativo femminile di Zeinab, a 180 chilometri da Nairobi. Padre Cesare desidera aiutare le ragazze sud sudanesi, dal momento che la cultura locale non sostiene l’educazione femminile. Per molte giovani donne, questa scuola ha rappresentato una svolta di vita: c’è chi ha proseguito con gli studi universitari, chi ha ottenuto un lavoro dignitoso riscattando un passato di oppressione e disuguaglianza di genere.

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L’accoglienza e l’affetto delle ragazze durante una visita di mons. Mazzolari alla scuola femminile di Zeinab nel 2002.

Ajing Adiang Marik, attuale ambasciatore del Sud Sudan in Italia.

L’ambasciatore del Sud Sudan in Italia con la moglie durante una cerimonia ufficiale.

Alcuni giovani studenti alla scuola secondaria maschile “St. Josephine Bakhita” aperta a Kitale, in Kenya, nel 1990.

Studentesse del centro formativo femminile di Zeinab, Kenya, voluto da padre Cesare per le ragazze sud sudanesi.


PADRE FONDATORE DEL SUD SUDAN 2005-2011 «Faremo la nostra parte per il bene del nuovo Paese»

SEZIONE 04


Nord islamico e Sud cristiano e animista si sono contrapposti per quasi mezzo secolo, da metà Novecento ai primi anni Duemila. Nel gennaio 2005 il governo del Sudan e le forze del Movimento per la liberazione del Sudan firmano la tregua, che pone fine alla lunga guerra civile e avvia il processo di pace. L’accordo segna anche il rientro dei missionari nel Sudan meridionale, 41 anni dopo la cacciata subìta nel 1964.

Le celebrazioni dell’indipendenza si aprono con l’intervento di mons. Mazzolari: «Signore, con sincerità ci pentiamo di essere un popolo in conflitto, diviso dall’avidità, dall’egoismo, dalla vendetta e dalla violenza nei confronti del tuo dono della vita. Da ogni lingua, tribù e gente unisci il tuo popolo sudanese in un’unica nazione, che oggi promette di obbedire alla tua parola, affinché il governo e le parole della nostra Costituzione rispettino la tua Legge divina. Fa che possiamo amare il nostro Paese alla stregua dei nostri patrioti, che per esso diedero la vita. Solo così non dovremo più chiederci cosa faranno gli altri per noi, ma cosa noi, sud sudanesi, faremo per il bene comune della nostra nazione» scandisce padre Cesare.

E’ una pace precaria: Khartoum continua ad interferire, bombardando le missioni. Ma padre Cesare ci scommette la vita, e benedice il graduale processo di autonomia e distacco del Sudan meridionale dal Nord, attivando un percorso di formazione sociale e spirituale per i cittadini e ponendo le basi del nuovo Stato.

Un vero e proprio testamento spirituale lasciato alla giovane nazione una settimana prima che la morte lo cogliesse improvvisamente.

In diverse zone della diocesi di Rumbek favorisce l’organizzazione di incontri di sensibilizzazione al voto in vista del referendum del 9 gennaio 2011 per la secessione, e avvia una serie di iniziative per la pace e la riconciliazione, riunite nel programma Centouno Giorni di Preghiera per la Pace in Sudan: un’iniziativa che ha l’obiettivo di unire in preghiera le varie comunità del Sud Sudan per un referendum giusto, trasparente e pacifico, in linea con il messaggio dei Vescovi sudanesi.

Vengono indetti tre giorni di lutto nazionale per colui che è considerato un vero e proprio “padre della patria”. Nel suo messaggio di condoglianze, il presidente del neonato Stato africano, Salva Kiir Mayardit scriverà: «Mons. Mazzolari si è sempre prodigato per la riconciliazione tra le parti avverse e per l’indipendenza del Sud Sudan. Grazie alle opere buone che egli ha compiuto in mezzo a noi, sarà ricordato per sempre».

La volontà del popolo sud sudanese è chiaramente espressa nell’oltre 90% di preferenze a favore della separazione dal Nord. Le lunghe file in attesa di esprimere il voto sono solo l’anteprima della gioia che esplode a Rumbek il 9 luglio 2011, giorno della proclamazione d’indipendenza: nasce la Repubblica del Sud Sudan.

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La cerimonia d’indipendenza, il 9 luglio 2011.

Il Vescovo Mazzolari con il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir Mayardit.

La diocesi di Rumbek protagonista delle iniziative indette per i 101 Giorni di preghiera per la pace in Sudan.

La popolazione in fila per il voto durante il referendum.

Durante uno degli incontri di sensibilizzazione al voto in preparazione al referendum per l’indipendenza del Sud Sudan.


L’IMPEGNO PASTORALE 1990-2011 «La Diocesi di Rumbek: le Nazioni Unite della missione»

SEZIONE 05


Prima da amministratore apostolico, poi da vescovo, padre Cesare Mazzolari guida la diocesi di Rumbek per 21 anni. Un territorio immenso: 65.000 chilometri quadrati per 11 missioni e parrocchie principali, 150 missioni satellite, e 2 milioni di persone con innumerevoli bisogni e difficoltà. Davanti a questo scenario, l’impegno di mons. Mazzolari è quello di costituire una rete internazionale e globale di aiuto cristiano - «l’ONU della Chiesa», come lui stesso la definisce - che possa conoscere e soccorrere una terra tanto martoriata, dove abitano gli ultimi tra gli ultimi.

«Ma quanti ancora attendono un sacerdote, una suora o un catechista per conoscere Cristo?». L’urgenza e l’impegno pastorale di padre Cesare sono costantemente animati da questa domanda, e accompagnati da una profonda umanità. Sempre vicino ai suoi missionari - «Ho avuto missionari eccezionali, che hanno dato la vita per la gente» - cammina al fianco dei futuri sacerdoti locali, forza giovane e fresca della futura Chiesa. E nel 2010 presiede l’ordinazione presbiterale di padre John Mathiang Machol, primo sacerdote di etnia dinka della diocesi di Rumbek.

«Il nostro lavoro è scoprire dove sono i buoni pastori che vogliono dedicarsi a queste pecore che si trovano in Sudan. Io continuo a cercare perché voglio mantenere in vita questo gregge». Bussa a tante porte e riesce nel suo intento, portando a Rumbek congregazioni e istituti religiosi provenienti da ogni parte del mondo. Grazie a lui, oggi nella diocesi sud sudanese sono presenti missionari, padri e suore di venti diverse nazionalità, quindici congregazioni religiose diverse, sacerdoti diocesani dall’Africa alla Corea del Sud, e laici appartenenti a movimenti carismatici presenti nella Chiesa.

Filo conduttore della pastorale è il necessario cammino di pace e riconciliazione, rivolto a tutti gli individui di clan e tribù diversi: «Se non puoi perdonare e lasciare da parte la tua vendetta, non potrai comprendere».

Sentinelle del cristianesimo e dono prezioso per questa terra e per l’evangelizzazione del Sud Sudan sono i catechisti: «Sono stati loro a tenere viva la fede della gente durante i lunghi anni di assenza dei missionari, prima scacciati dal Paese, poi impossibilitati ad assistere il proprio gregge durante gli anni della guerra» osserva padre Cesare. Per questo a Rumbek nasce il centro PALICA (Centro Pastorale Liturgico e Catechistico) che si occupa della formazione dei catechisti in sede e nelle varie missioni della diocesi, attraverso un programma itinerante di corsi dedicati.

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Il Vescovo Mazzolari durante l’ordinazione presbiterale di padre John Mathiang Machol.

Con i padri coreani nella missione di Agangrial.

Il Vescovo insieme alla comunità di suore comboniane a Cueibet.

Con la comunità di Rumbek riunita per l’Eucaristia.

Padre Cesare Mazzolari durante la messa di ordinazione sacerdotale di padre John Mathiang Machol, primo sacerdote dinka della comunità di Rumbek.


L’IMPEGNO EDUCATIVO 1990-2011 «Senza educazione non c’è sviluppo»

SEZIONE 06


«E’ inutile pensare che senza educazione i poveri possano uscire dalla miseria». In una terra giovane (il 51% della popolazione è costituito da giovani sotto i 18 anni), dove solo il 3% dei bambini riesce a completare la scuola elementare e dove appena il 17% degli insegnanti ha un diploma, l’emergenza educativa non può che essere una priorità.

Il centro per la formazione degli insegnanti che sorge a Cueibet, una delle 11 missioni della diocesi di Rumbek, concretizza l’ultimo desiderio espresso da mons. Mazzolari prima della sua morte: rafforzare il sistema educativo locale e dare ai futuri maestri una preparazione adeguata per svolgere la loro fondamentale missione. E’ il marzo 2011 quando viene posata la prima pietra dell’istituto residenziale oggi pronto ad accogliere e formare i giovani sud sudanesi.

Ecco perché la diocesi di Rumbek, alla guida di padre Cesare, investe maggiormente in questo settore. Vengono costruite 20 tra scuole materne, primarie e secondarie (conosciute come scuole Comboni, le più affidabili del Paese), una scuola secondaria femminile che è tutt’oggi un’eccellenza educativa, 50 scuole satellite in aree rurali, e sono attivati numerosi corsi di alfabetizzazione per gli adulti. «Quando sono arrivato qui, solo il 5% della popolazione sapeva leggere e scrivere, e la percentuale era ancora più bassa tra le donne. L’analfabetismo è ancora diffuso, ma quella percentuale è salita al 27%, e oggi arriviamo ad educare circa 50 mila ragazzi. L’educazione qui serve come il pane per l’affamato». «Forse non abbiamo idea, noi italiani, di cosa significhi mancare di formazione e istruzione. Mancarne completamente. E rimanere in balia della propria ignoranza, sia culturale sia umana» scrive padre Cesare. E allora la prima cosa che serve ad un bambino per studiare è la guida di un buon insegnante. Ma la maggior parte dei maestri in Sud Sudan ha a malapena concluso il proprio ciclo di educazione primaria, col risultato che, in media, c’è solo 1 insegnante qualificato ogni 138 studenti.

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Studenti a lezione all’interno di una delle scuole “rurali” della missione.

Padre Cesare in visita alla scuola primaria di Yirol.

Le studentesse dell’Istituto Secondario femminile gestito dalle Sorelle di Loreto a Rumbek.

La firma del contratto per la costruzione del centro di formazione per insegnanti a Cueibet, nel 2009.

Il team italiano e locale insieme a padre Cesare nel marzo 2011 per l’inizio dei lavori di realizzazione del primo centro formativo per maestri presente in tutto il Sud Sudan.


L’IMPEGNO UMANITARIO 1990-2011 «Esserci e rimanere in mezzo a questa gente»

SEZIONE 07


«Quello che vogliamo ottenere noi come missionari non è solo il fare opere esterne: il semplice costruire non rappresenta la promozione umana né costituisce un autentico sviluppo. Quello che crea il cambiamento è il sacrificio della persona che, quando viene qui, dimentica un po’ se stessa e si dedica agli altri». Questo lo spirito con cui padre Cesare affronta l’emergenza umanitaria, in un Paese privo di servizi e tutto da costruire dopo anni di guerra logorante.

bambini sotto i 5 anni d’età e le loro madri nella cura e nella prevenzione di infezioni e malattie altrimenti “curabili”. Sviluppo significa anche disporre dell’acqua senza dover macinare quotidianamente chilometri a piedi. L’installazione di pozzi con acqua potabile nelle missioni della Diocesi di Rumbek garantisce benefici immediati e duraturi ai fini dell’alimentazione, dell’igiene e della salute. Sono oltre 50 i pozzi realizzati in 15 anni, e ogni pozzo fornisce acqua potabile ad una media di 500 persone.

A partire dal settore sanitario: in pochi anni, all’interno della diocesi di Rumbek prende forma grazie al vescovo Mazzolari un dipartimento sanitario, dal 2006 confluito nell’associazione indipendente Arkangelo Ali Association (AAA). Questa realtà, tuttora guidata da due laici, continua l’opera indicata da padre Cesare in 14 centri sanitari sparsi su tutto il territorio diocesano. Grazie ad essa, ogni anno vengono curati oltre 100.000 pazienti. La maggior parte sono bambini, donne e anziani che necessitano di cure per polmonite, tubercolosi, lebbra, malnutrizione.

L’acqua consente anche lo sviluppo agricolo: ne è esempio l’orto avviato nella missione di Mapuordit, dove vive una comunità di lebbrosi. Si tratta di progetti che forniscono tutto il materiale necessario per poter produrre ortaggi, sostenersi e creare una piccola attività che genera reddito per l’intera comunità. Un modo per imparare nuove tecniche sconosciute alla popolazione: tra queste anche l’utilizzo dell’aratro a trazione manuale.

Tra i principali programmi avviati rientrano la battaglia contro malaria, tubercolosi e lebbra, che ancora oggi costituiscono causa di morte in Sud Sudan. Sono patologie spesso legate al grave problema della malnutrizione, che affligge 250mila bambini sud sudanesi. In Sud Sudan fame significa molto di più di uno stomaco vuoto. Oltre il 40% della popolazione – quasi 5 milioni di persone – ha bisogno di assistenza alimentare. I tassi di denutrizione sono altamente drammatici a causa dell’inadeguata nutrizione di madri e bambini, della mancanza di pratiche di cura e della mancanza di cibo. Ad essi si aggiungono scarse condizioni igienico-sanitarie, che moltiplicano le possibilità d’infezione soprattutto nei più piccoli. Questo si va a sommare agli alti tassi di povertà – oltre il 90% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno -, ai lunghi anni di conflitti civili, inondazioni e carestie. Per questo nasce il programma nutrizionale materno-infantile, che sostiene i

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Una bambina inserita nel programma nutrizionale materno infantile avviato sul territorio diocesano.

Padre Cesare in visita a una comunità di persone affette da lebbra.

“Leprosy is curable”: la lebbra si può combattere, recitano le T-shirt degli operatori di associazione Arkangelo Ali Association.

Uno dei pozzi a pompa manuale installati sul territorio della diocesi, sorgente d’acqua per la comunità vicina.

Lo sviluppo agricolo in Sud Sudan passa dai progetti implementati per la coltivazione di piccoli orti volti a sostenere il fabbisogno famigliare.


L’EMANCIPAZIONE DELLA DONNA 1990-2011 «Da una vita povera a una vita luminosa»

SEZIONE 08


Nell’organizzazione della sua diocesi, padre Cesare insiste nell’apertura di un settore interamente dedicato alla promozione delle donne. Da qui prendono vita, nelle varie missioni, gruppi di donne che si adoperano per il miglioramento della condizione femminile: con l’educazione, lo sviluppo di laboratori manuali, la produzione di manufatti, il sostegno alla pace e alla cura dei traumi di guerra, condivisi dalla maggioranza delle donne sud sudanesi. Si tratta di passi molto importanti verso l’emancipazione all’interno della cultura dinka, pressoché caratterizzata da una forte disuguaglianza di genere e dallo scarso valore attribuito al ruolo femminile nella società.

sfiora lo zero nelle aree più povere e rurali della contea di Rumbek. Del totale della popolazione femminile in Sud Sudan, solo il 37% potrà mai accedere a un’istituzione scolastica, il 7% concludere il percorso elementare, e solamente il 2% iscriversi ad una scuola superiore o accedere all’università. Un ruolo chiave nel contrasto a questa tendenza in favore dell’educazione e della tutela delle donne è svolto dalle Sorelle di Loreto nella scuola secondaria femminile di Rumbek. Diretta dal 2007 da suor Orla Treacy, la scuola si fa carico del pesante fardello che affligge le giovani donne sud sudanesi, garantendo loro non solo un’istruzione qualificata, ma anche sicurezza e protezione. «La pietra scartata dai costruttori, vale a dire queste ragazze, è la vera rivoluzione che cambierà la storia del Sud Sudan». Padre Cesare ne è convinto e porta nel cuore il lavoro delle religiose – insegnanti e non solo - al servizio della Loreto School, oggi considerata una delle migliori istituzioni scolastiche riconosciute dal governo sud sudanese, oltre che breccia verso un futuro dignitoso.

A livello diocesano, sono le suore a farsi promotrici di queste attività: mons. Mazzolari affida il Women Centre di Rumbek a Mary Mumu, suora di origine kenyana che lavora da 15 anni con e per le donne sud sudanesi. Attraverso la sua attività si sviluppano diverse iniziative, tra le quali si ricordano laboratori di sartoria, attività per la produzione di olio di karité e di batik, coltivazione di piccoli orti domestici tra le donne del gruppo Santa Monica a Rumbek. L’educazione passa anche attraverso questi percorsi di crescita e consapevolezza. Tanto che, l’8 marzo 2008, le donne di Rumbek fanno sentire la propria voce, manifestando pubblicamente per chiedere un’educazione adeguata per i propri figli. L’idea del centro di formazione per insegnanti di Cueibet nasce anche da questa richiesta, ancor più intrisa di significato e di cambiamento in quanto proveniente dal volto femminile e più sofferente del Sud Sudan. Qui oltre il 50% delle ragazze è costretto a sposarsi prima dei 18 anni. A quest’età, per una giovane è più frequente morire durante un parto che concludere il percorso di studi superiore, a causa della povertà delle famiglie e della pratica istituzionalizzata dei matrimoni forzati. Questo, oltre alla mancanza di servizi scolastici adeguati, spiega la bassa percentuale di alfabetizzazione femminile, che scende anche sotto il 10% e

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Le donne di Rumbek manifestano per il diritto all’istruzione dei propri figli.

Laboratorio di sartoria attivato a Rumbek grazie al Women Centre della diocesi.

Tra i banchi della scuola secondaria femminile delle suore di Loreto.

Padre Cesare è vicino alle donne sud sudanesi: «Il futuro del Paese è nelle vostre mani», era solito dire loro.

Un gruppo di donne impegnate nella produzione di olio di karité a Rumbek.


I GEMELLAGGI DI FRATERNITÀ Dal 1999 ad oggi «Costruire ponti tra Italia e Sud Sudan»

SEZIONE 09


«Sono pastore, missionario, medico, falegname, facchino, muratore...mi capita di fare un po’ di tutto» dice di sé padre Cesare. L’umiltà e la tenacia che contraddistinguono il suo operato lo accompagnano anche durante i viaggi in Italia compiuti per chiedere sostegno e stringere legami di fratellanza tra l’Italia e il Sud Sudan.

che avrebbe liberato la missione di Yirol da un pesante isolamento, causato dalla presenza del fiume Payee, e contribuito allo sviluppo dell’intera regione del Bahr El Ghazal. Il Ponte Italia viene inaugurato nel 2006, alla presenza di mons. Cesare Mazzolari, una rappresentanza della Protezione Civile Italiana composta da Guido Bertolaso, allora direttore della Protezione Civile Italiana, Agostino Miozzo e Marta Di Gennaro, e Marco Bertolotto, vicepresidente della Fondazione CESAR.

E’ il maggio del 1999 quando la giunta comunale di Toirano (Savona) delibera di promuovere un’iniziativa umanitaria per aprire una missione a Yirol, nella diocesi di Rumbek, e dare così assistenza a circa 400 mila persone. L’esperienza di Toirano coinvolge anche Valentina, insegnante di Genova desiderosa di impegnarsi per i bambini di Rumbek. Dal suo slancio, nel 2002 nasce il gemellaggio tra la scuola di Genova Prà e la diocesi sud sudanese, inizio di un’amicizia tra l’Africa e la terra ligure che continua ancora oggi. Nell’anno del trattato di pace tra ribelli e governo sudanese, e precisamente il 31 gennaio 2005, il comune di Gussago (Brescia) e la comunità di Aliap s’impegnano in un giuramento di fraternità: un gesto concreto di solidarietà da parte della cittadina bresciana nei confronti di una realtà bisognosa di tutto: strade, pozzi, scuole. I frutti del gemellaggio non tardano ad arrivare: il 18 aprile 2007 viene donato un trattore per lo sviluppo agricolo, e negli anni successivi sono sostenuti progetti per favorire l’accesso all’acqua potabile e all’educazione. L’istituto comprensivo di Gussago, inoltre, promuove periodicamente tra i propri alunni la “rinuncia alla merendina” in favore dei bambini della scuola di Aliap. Pochi anni dopo la sigla del gemellaggio di Toirano con Yirol, mons. Mazzolari riesce ad ottenere la collaborazione della Protezione Civile Italiana per la realizzazione di un progetto molto ambizioso: un ponte

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La sigla del gemellaggio di fraternitĂ tra il comune di Gussago e la missione di Aliap, nel 2005.

L’accordo del gemellaggio tra la giunta comunale di Toirano (Savona) e Yirol.

Interno di una delle classi della scuola primaria di Aliap.

Valentina Tamburro, volontaria di Genova in viaggio nelle missioni della diocesi di Rumbek.

Avanzamento lavori nella missione di Aliap.

Inaugurazione del Ponte Italia realizzato dalla Protezione Civile Italiana nel 2006.

Padre Cesare con Guido Bertolaso e Agostino Miozzo.


LA SCOMPARSA DI UN EROE 2011 La commozione di un intero popolo

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Dopo aver lottato indefessamente insieme al “suo” popolo per ottenere l’autonomia dal governo del nord, il cuore di padre Cesare smette di battere il 16 luglio 2011. Una settimana dopo la proclamazione d’indipendenza, la diocesi di Rumbek si ritrova orfana del suo Vescovo, colpito da un malore improvviso durante la celebrazione di una messa proprio nella cattedrale della Sacra Famiglia, dove tante volte aveva portato Cristo nonostante i bombardamenti.

la Fondazione CESAR per il nuovo Stato africano: «Con l’indipendenza è emerso l’entusiasmo dei giovani. La sfida della povertà, ignoranza e mancanza di sistemi sanitari, politici e sociali non li ferma. E insieme ce la faremo. Non chiudete la vostra mano, mente o cuore al popolo nascente del Sud Sudan. Insieme possiamo sviluppare la vita del nostro villaggio globale, con l’Italia e l’Africa in stretta di mano». Negli anni sono numerosi i riconoscimenti e gli attestati di stima ricevuti dall’Italia, sua patria natìa: il premio Cuore Amico per la sezione “Eroi di altruismo”; il premio Bulloni per l’opera di sensibilizzazione nei confronti della realtà sud sudanese. E ancor, il Paul Harris Fellow da parte della fondazione Rotary per la promozione delle relazioni tra i popoli, e il premio della Bontà Paolo VI assegnato dal comune di Concesio. Il comune di Brescia ha voluto intitolargli un parco, mentre la scuola primaria di Sale di Gussago ha dedicato a padre Cesare l’inaugurazione del nuovo laboratorio informatico. Nel 2011 è la Regione Lombardia ad assegnargli il Premio per la Pace, per l’impegno profuso nel cammino verso l’indipendenza sud sudanese.

«Egli è stato un pastore per questa terra, ha sempre camminato a fianco degli oppressi, incarnando il vangelo di Gesù: è stato la voce di libertà del Sud Sudan» dirà l’arcivescovo di Juba Paulino Lukudu Loro ai funerali durante l’omelia. Oltre tremila persone si radunano attorno all’umile cattedrale di Rumbek per dare l’ultimo saluto al loro pastore, al loro amato Bishop, com’erano soliti chiamarlo. «Sono venuti anche credenti musulmani e protestanti: la gente del Sud Sudan voleva tanto bene al nostro vescovo, egli resta una lezione per tutti noi» spiegherà padre John Mathiang, giovane sacerdote dinka ordinato proprio da padre Cesare. Viene sepolto all’interno della cattedrale della Sacra Famiglia di Rumbek, dove potrà continuare a ricevere i segni d’amore di un popolo bisognoso a cui ha dedicato 30 anni di vita. Padre Giulio Albanese, missionario comboniano e giornalista, lo ricorderà così: «Un missionario tutto d’un pezzo, di quelli che richiamano alla mente le virtù eroiche dei primi cristiani». Nel suo ultimo messaggio, scritto il 14 luglio 2011, padre Cesare sembra indicare la strada futura da seguire, in seguito all’ottenuta indipendenza del Sud Sudan. Una vera e propria eredità spirituale, accolta in Italia dal-

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PREMI e RICONOSCIMENTI Comune di Concesio, Assessorati ai Servizi sociali e alla Cultura Accademia musicale Gli scoiattoli PREMIO DELLA BONTÀ PAOLO VI XXII EDIZIONE Assegnato a S. E. Mons. Cesare Mazzolari --Per la sua opera infaticabile a favore del popolo sudanese e a sostegno dei progetti per debellare la lebbra e la tubercolosi tra quelle popolazioni martoriate. 20 maggio 2016 --Roberto Formigoni Presidente della Regione Lombardia alla memoria di Cesare Mazzolari Premio per la Pace 2011

La tomba di mons. Cesare Mazzolari all’interno dell’umile chiesa cattedrale della Sacra Famglia a Rumbek.

LA FONDAZIONE ROTARY DEL ROTARY INTERNATIONAL A Don Cesare Mazzolari viene attribuito l’attestato di titolo di PAUL HARRIS FELLOW in segno di apprezzamento e riconoscenza per il suo tangibile e significativo apporto nel promuovere una miglior comprensione reciproca e amichevoli relazioni tra i popoli di tutto il mondo. --Intitolazione Laboratorio di Informatica Mons. Cesare Mazzolari ---Premio Cuore Amico: EROI DI ALTRUISMO Ottobre 1995 ---PREMIO BULLONI per la bontà


“La sua azione è stata cosìèimportante e la sua opera da incisiva estendersidaben oltre i ben oltre i “La sua azione stata così importante e la così sua incisiva opera così estendersi confini del Sud a evangelizzare di riflesso ladinostra occidentale.” confiniSudan, del SudfinoSudan, fino a evangelizzare riflessociviltà la nostra civiltà occidentale.” (Dott.ssa(Dott.ssa Lucia Lazzari, Gussago)di Gussago) LuciaSindaco Lazzari,Comune SindacodiComune

“Ha dedicato sua vita laa servizio Chiesadella Cattolica Sud Sudan e verrà “Haladedicato sua vitadella a servizio ChiesainCattolica in Sud Sudan e verrà ricordato perricordato il suo eroico lotta per libertà, la giustizia lae giustizia e per il impegno suo eroiconella impegno nellalalotta per l’uguaglianza, la libertà, l’uguaglianza, la dignità umana perumana la popolazione del Sud Sudan. ricordato un uomo la dignità per la popolazione del SudVerrà Sudan. Verràcome ricordato comediun uomo di profonda fede, umiltàfede, e sincerità ha servito di RumbekdiconRumbek grandecon grande profonda umiltà che e sincerità chelahapopolazione servito la popolazione impegno.” impegno.” (Salva Kiir Mayardit, Presidente Presidente RepubblicaRepubblica del Sud Sudan) (Salva Kiir Mayardit, del Sud Sudan)

“Non verrà“Non dimenticato, la sua testimonianza rimarrà anche dopoanche di lui.”dopo di lui.” verrà dimenticato, la sua testimonianza rimarrà (Prof. Stefano Sindaco Concesio) (Prof.Retali, Stefano Retali,diSindaco di Concesio) “Mons. Mazzolari è stato convinto come via dicome via di “Mons. Mazzolari è statoassertore convintodell’educazione assertore dell’educazione evangelizzazione.” evangelizzazione.” (Prof. Luigi Morgano, Direttore Università Cattolica S.Cattolica Cuore diS.Brescia) (Prof. Luigi Morgano, Direttore Università Cuore di Brescia)

“Protagonista primario diprimario questa indipendenza è stato un nostro e “Protagonista di questa indipendenza è statomissionario un nostro missionario e confratello,confratello, la sua improvvisa morte ha finito più rilievo la sua improvvisa morteperhadare finitoancor per dare ancorall’opera più rilievodiall’opera di questo straordinario servitore delservitore Vangelodelche, per intelligenza e dedizione,e èdedizione, degno di è degno di questo straordinario Vangelo che, per intelligenza figurare trafigurare i più grandi missionari ogni tempo.” tra i più grandi dimissionari di ogni tempo.” (Card. Angelo Presidente Presidente CEI) CEI) (Card.Bagnasco, Angelo Bagnasco,

“Padre Cesare è stato per ètutti esempio suo operato “Padre Cesare statonoipergrande tutti noi grandee ilesempio e il suoresterà operato resterà nei nostri cuori per sempre” nei nostri cuori per sempre” (Silvano Tabò, Sindaco Toirano)di Toirano) (Silvano Tabò,diSindaco

“Ha sempre datosempre esempio condivisione di vita uguale allauguale sua amata genteamata ossia gente ossia “Ha datodi esempio di condivisione di vita alla sua vivendo come loro income povertà conforto per essere di loro.” vivendo loro negandosi in povertà ogni negandosi ognimaconforto maparte per essere parte di loro.” (Lina Sala, Presidente Ali Arkangelo Association) (Lina Sala, Presidente Ali Arkangelo Association)

“Un ricordo“Un pieno di affetto preghiera Padre per Cesare, uomo dotato di dotato di ricordo pienoe diunaaffetto e unaper preghiera PadreunCesare, un uomo un’energia un’energia inesauribile,inesauribile, con un cuorecongeneroso una mentee una straordinariamente vivace, vivace, un cuoree generoso mente straordinariamente capace di gesti e parole amore, di attenzione di premurae diperpremura chi gli era capace di gestidi epuro parole di puro amore, di eattenzione per attorno.” chi gli era attorno.” (Elisabetta(Elisabetta e Antonello) e Antonello) 68

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L’EREDITÀ DI MAZZOLARI Dal 2011 ad oggi Padre Mathiang e la fondazione Cesar

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«Ho conosciuto padre Cesare nel 1997. Mi trovavo nel campo rifugiati di Kakuma, in Kenya. Il Vescovo lavorava anche lì, dove ho frequentato la scuola elementare. Ero fuggito dalla guerra da Rumbek fino in Etiopia nel 1987, percorrendo a piedi 1000 chilometri di strada. Poi ho frequentato la scuola superiore Bakhita di Kitale, e con l’aiuto di mons. Mazzolari sono riuscito a studiare teologia alla Pontificia Università Urbaniana di Roma. Quando sono tornato in Sud Sudan, lui stesso mi ha ordinato sacerdote il 18 luglio del 2010».

Emergenza condivisa nel gennaio 2016 anche con il Santo Padre, durante il ritiro spirituale dei vescovi e rappresentanti delle diocesi del Sudan e Sud Sudan a Roma. «Con papa Francesco abbiamo pregato per la pace, che è la nostra priorità perché il Paese possa iniziare a risollevarsi e vivere dignitosamente, proprio com’era nel sogno di padre Cesare».

Questa la storia di padre John Mathiang Machol, giovane sacerdote dinka e dal 20 gennaio 2014 incaricato del ruolo di Coordinatore della diocesi di Rumbek, ad oggi ancora orfana di un vescovo dopo la morte di mons. Mazzolari. «Mi considero un figlio di padre Cesare, perché è lui che mi ha educato. Porto ancora i suoi insegnamenti nel cuore, traggo da lui ispirazione nello zelo per il lavoro pastorale e nell’amore per le persone» racconta padre Mathiang. «Siamo rimasti orfani, ma nella nostra cultura il figlio primogenito, quando il padre non c’è più, sa che deve prendersi carico della famiglia, e per me è così dal 2014. Se padre Cesare potesse tornare, vedrebbe che il seme piantato continua a crescere». E aggiunge: «Abbiamo tanti sogni, ma il più grande è quello di risollevare le persone dalla miseria e dalle sofferenze che stanno patendo: si soffre la fame in quasi tutto il Paese, e la popolazione vive nell’incertezza della guerra, scoppiata nuovamente nel 2013. La popolazione ha fiducia nella Chiesa locale, che negli anni ha fornito cibo, medicine, istruzione e sicurezza. Continuiamo ad offrire ciò che possiamo, ma i bisogni sono enormi in Sud Sudan».

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«Chiamerò altri ad aiutarmi in quest’impegno» «Non sarà possibile sanare completamente la sofferenza. Però, già il fatto di camminare con questa gente significa dare loro la speranza che un giorno saranno autosufficienti. Chiamerò altri ad aiutarmi, ne verranno di nuovi a continuare il mio lavoro, un impegno a lunga scadenza. Adagio adagio ce la faremo».

attraverso la promozione di iniziative di educazione allo sviluppo nelle scuole - si ricorda in particolare il concorso nazionale in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, che ha portato CESAR a ExpoMilano2015 - , l’organizzazione di eventi, la partecipazione a fiere di settore, l’avvio di gemellaggi con istituzioni e comunità del territorio.

Le parole di mons. Mazzolari prendono forma concreta nel 2000 in territorio bresciano: a Concesio nasce CESAR, associazione di Coordinamento degli Enti Solidali A Rumbek. Un gruppo di laici che, sotto la guida di padre Cesare, lavora per sostenere il popolo sud sudanese diffondendo iniziative di sensibilizzazione e promuovendo attività solidali nell’area della diocesi di Rumbek.

Dopo lunghi anni di impegno condiviso al fianco di padre Cesare per il popolo sud sudanese, CESAR intende proseguire l’opera da lui avviata nel segno del suo carisma, e nella convinzione che l’estrema povertà del Sud Sudan potrà essere vinta solo attraverso le capacità, l’intelligenza e l’autonomia degli uomini, delle donne e dei giovani sudanesi.

L’obiettivo centrale di CESAR, basato sul carisma e l’esempio lasciati da padre Cesare, è quello di promuovere in ogni sua forma lo sviluppo sociale, culturale ed economico dei territori del Sud Sudan. Dopo la morte di padre Cesare, l’associazione si trasforma in Fondazione CESAR, e affianca al sostegno di progetti di sviluppo in terra sud sudanese anche la cura e l’attenzione alle situazioni disagiate sul territorio italiano, tenendo così vivo l’impegno alla solidarietà trasmesso dal suo padre fondatore grazie alla guida della presidente Mariangela Rossini. In questi anni CESAR ha realizzato numerosi interventi di cooperazione e sviluppo in Sud Sudan, favorendo l’accesso all’acqua e all’istruzione, garantendo un’assistenza sanitaria di base e aiuti umanitari nelle emergenze attraverso la distribuzione di cibo e di beni di prima necessità, senza far mancare il supporto alle iniziative di promozione umana e spirituale all’interno della diocesi di Rumbek. In Italia l’attività di CESAR si dedica alla raccolta fondi e alla sensibilizzazione dei cittadini rispetto alla drammatica realtà del Sud Sudan, 74

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Il Vescovo Mazzolari con padre John Mathiang nel giorno della sua ordinazione sacerdotale.

Padre John Mathiang nel cattle camp della sua famiglia all’interno del bush nella missione di Rumbek.

Un meeting operativo con padre John Mathiang nella sede della Fondazione CESAR a Concesio, Brescia.

Padre John Mathiang durante l’incontro con papa Francesco, Incontro del consiglio direttivo della Fondazione CESAR. nel gennaio 2016.


GLI SCRITTI DI PADRE CESARE Una raccolta di lettere, appelli, richieste. Parole scritte dal pugno di un uomo che si è fatto voce degli ultimi con la sua stessa vita, e che non possono lasciarci indifferenti.









L’ULTIMO DISCORSO 9 Luglio 2011 In occasione della proclamazione dell’indipendenza


«Signore, faremo la nostra parte per il bene del nuovo Paese»

Dolore e sacrificio a sufficienza. Come nell’Antico Testamento tu, o Dio, hai visto la sofferenza del tuo popolo e ne hai avuto misericordia, ancora una volta abbi pietà oggi del tuo popolo sudanese mettendo fine al dolore. In secondo luogo, o Signore, consegniamo a te i nostri cuori contriti. Con sincerità ci pentiamo di essere un popolo in conflitto, diviso dall’avidità, dall’egoismo, dalla vendetta e dalla violenza nei confronti del tuo dono della vita. Tocca i nostri spiriti con la tua mano divina e compassionevole “per cambiare i nostri cuori da cuori di pietra in cuori di carne”... per renderci capaci di perdonare, così come il Tuo Figlio ci ha perdonati, per farci diventare popolo di riconciliazione, perché non può esistere una nazione divisa. Da ogni lingua, tribù e gente unisci il tuo popolo sudanese in un’unica nazione.

Onorevoli leader di governi, membri del corpo diplomatico, cari visitatori e voi tutti miei fratelli e sorelle, vi invito a raccogliere i vostri cuori in preghiera. Preghiamo: Dio di ogni grazia, in questo giorno dell’indipendenza della nuova Repubblica del Sud Sudan, rivolgiamo umilmente a te le suppliche struggenti del salmo 51, cantato in tempi antichi dalla guida scelta per il tuo popolo, il re Davide. Ascolta con pietà, o Signore, le sue e le nostre preghiere: “Abbi pietà di noi, o Dio, nella tua bontà. Dona segni di guarigione alla nostra nazione perché tu non sei un Dio che si compiace del sacrificio ma piuttosto un Dio che ci chiama ad essere il suo popolo per nutrire un cuore umile e contrito, un popolo che ascolta e obbedisce alla tua parola. Dio di misericordia, nella tua bontà, rimani con noi e fa che possiamo essere capaci di ricostruire le mura della nostra Gerusalemme che è la nostra nuova Repubblica del Sud Sudan”. Innanzitutto gridiamo a te con il tuo re Davide e tutti i martiri, i patrioti e gli eroi sudanesi: “Signore, tu non sei un Dio che si compiace del sacrificio”. Sì, Signore, abbiamo avuto sacrifici e sangue versato a sufficienza nella nostra terra: 2 milioni di sudanesi sono morti in 22 lunghi anni di guerra, centinaia di migliaia di eroi, patrioti e martiri il cui sangue oggi presentiamo a te. Dio pieno di misericordia, poni fine a questo sacrificio. Sacrifico che tu non vuoi, ma che ancora oggi crea morte, fame, profughi e atrocità umane provocando sofferenza nella nostra terra.

Con cuore umile e contrito la nostra nazione oggi promette di ascoltare e obbedire alla tua parola, in modo tale che il governo dei nostri leader, le parole e lo spirito della nostra Costituzione, così come la voce della coscienza di ogni sudanese riconoscerà, rispetterà e adempirà la tua Legge Divina nella nostra terra. Imprimi nel profondo dei nostri cuori le parole di tuo Figlio Gesù perché noi vogliamo adempiere al suo comandamento: “Ciò che desidero è misericordia, non vendetta, poiché mia è la vendetta”. “Non rispondete al male con il male, ma ripagate il male con il bene”. E soprattutto: “Perdonatevi gli uni gli altri come io vi ho perdonati”. E così saremo capaci di conquistare ogni giorno la pace, la libertà e la prosperità per la nostra nazione. E ora, o Signore, arriva il nostro impegno. Con gioia ti ringraziamo nel giorno dell’indipendenza per la grazia di una nuova nazione e di una bellissima madrepatria. Congiungiamo le mani insieme a te, nostro Padre, e tra noi reciprocamente per ricostruire le mura di Gerusalemme, che è il nostro Sud Sudan. 96

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“La prosperità sarà nella nostra terra. Giustizia e pace si baceranno La verità sgorgherà dal cuore La giustizia sorveglierà dal cielo. Il Signore ci donerà abbondanza e la nostra terra darà i suoi frutti. La prosperità camminerà davanti al Signore e il bene lo seguirà”.

Crediamo che “finché il Signore costruisce la casa, invano la costruiranno i lavoratori” e per questo, promettiamo solennemente di costruire la nostra nuova nazione riponendo piena fiducia in te, nostro Dio. Al contempo siamo consapevoli che tu hai affidato il Sud Sudan al lavoro delle nostre mani. Perciò fa che possiamo amare il nostro Paese alla stregua dei nostri patrioti che per esso diedero la vita. Donaci il coraggio e la saggezza di lavorare in modo onesto. Rendici capaci di lavorare insieme alle altre nazioni del mondo con sincera solidarietà per la nostra crescita.

Che la benedizione di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo scenda su ciascuno di noi uniti qui a celebrare l’indipendenza della nuova nazione del Sud Sudan.

Siamo già grati per tutto ciò che le altre persone e nazioni faranno per noi. Ma pianta nel profondo nelle nostre anime sudanesi la consapevolezza che ciò che davvero conta per la nascita di una nuova nazione è che noi, come individui del popolo sudanese, faremo la nostra parte per il Paese. Non dovremo dunque chiederci cosa faranno gli altri per noi, ma cosa noi, sud sudanesi, faremo per il Sud Sudan. Allo stesso modo non dovremmo dipendere da ciò che altri ci offriranno, ma piuttosto dal duro lavoro delle nostre mani, dei nostri cuori e delle nostre menti per provvedere alla nostra famiglia e al bene comune della nostra nazione.

Amen.

E le parole profetiche del salmo 85 diventeranno realtà per il Sud Sudan:

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L’ultimo messaggio di Mons. Mazzolari 14/07/2011 “Con l’indipendenza del Sud Sudan si sta rivelando un nuova identità per i giovani di questa nuova nazione. Un’identità dura e che li mette alla prova. Manca tutto. Saranno loro a dover imbastire e cucire il futuro. Una sfida per cui son stati formati da 22 anni di guerra e da un profondo senso di impegno a “non cedere” qualsiasi sia la sfida. Così hanno affrontato le elezioni e poi il referendum. Il mondo è rimasto sbalordito dalla loro sagacia e auto-determinazione. La sfida della povertà, ignoranza e mancanza di sistemi sanitari, politici e sociali non li ferma. Ferve in loro uno stimolo irresistibile di conquista e assieme ce la faremo. Vi presento questo miraggio reale perché il popolo del benessere, che siamo noi, accolga la tenacia del popolo Sud Sudanese e l’accompagni rinnovando la sua possibilità di coinvolgimento. Ho colto nel cuore del giovane d’Italia nello scorso Giugno un’ansia insoddisfatta di conoscere il mondo dell’Africa e di poter dare una mano. Credo che è un fenomeno da sviluppare. Non chiudete né la vostra mano, né mente o cuore al popolo nascente e sfidato del Sud Sudan. Assieme possiamo sviluppare il paese e la vita del nostro villaggio globale con l’Italia e l’Africa in stretta di mano. Vi sfido. E non accetto un “no”.” Mons. Cesare Mazzolari L’ultima foto scattata da padre Cesare, nella notte prima dell’improvvisa morte. Una luna piena e rosa: è la completezza della Pasqua, il “tutto è compiuto” per la rinascita a una nuova vita. Per il Vescovo, e per il “suo” Sud Sudan che, come un neonato, è portato in braccio dalle donne di questa terra sofferente.

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RINGRAZIAMENTI

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Con il patrocinio di: La realizzazione di questa mostra biografica è per la Fondazione CESAR motivo di orgoglio, e intende ribadire il nostro impegno nella diffusione di una cultura della condivisione e della solidarietà, attraverso la testimonianza e il carisma di padre Cesare Mazzolari. E’ nostro desiderio ringraziare tutti coloro che, a diverso titolo, hanno contribuito al concretizzarsi di questo progetto, destinato a diventare un nuovo canale di comunicazione a disposizione dei sostenitori CESAR di tutta Italia che vorranno utilizzarlo come strumento di sensibilizzazione nelle proprie comunità territoriali.

Grazie al contributo di:

Si ringraziano: Regione Lombardia, la Provincia di Brescia, il Comune di Concesio, il Centro Missionario Diocesano di Brescia, l’Istituto Paolo VI di Concesio, la Congrega della Carità Apostolica, Banca Popolare di Verona, Centrale del Latte, Padana Autostrade, Tecnofil Spa e il Gruppo Missionario di Gottolengo, che hanno contribuito alla riuscita dell’iniziativa; la famiglia del Vescovo Mazzolari; lo staff impegnato nella selezione del materiale fotografico e documentale, nella stesura dei testi, nell’impostazione grafica e creativa della mostra e nella sua promozione e diffusione a livello territoriale. La mostra rientra tra le iniziative in calendario per il Giorno del Dono 2016, promosso dall’Istituto Italiano della Donazione e riconosciuto a livello nazionale nella festa di San Francesco (4 ottobre) quale momento per celebrare i valori della solidarietà e del lavoro per il bene comune.

GRUPPO MISSIONARIO DI GOTTOLENGO

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SEGUICI! La Fondazione CESAR è finanziata quasi del tutto dal sostegno di privati, persone e piccole imprese che ci seguono, rinnovandoci ogni anno la fiducia, e contribuendo in maniera determinante alla realizzazione dei nostri progetti. Le donazioni individuali sono una garanzia d’indipendenza e ci permettono di intervenire in maniera tempestiva nelle emergenze, di fronte alle quali, in un paese fragile come il Sud Sudan, dobbiamo purtroppo essere sempre pronti. A loro e a tutti coloro che hanno a cuore il popolo sud sudanese, spesso ignorato dai mass media, si rivolge inoltre l’impegno quotidiano di CESAR in Italia, dove promuoviamo iniziative e campagne per sensibilizzare il pubblico e sollecitare il necessario sostegno alle nostre attività in Sud Sudan. Per informazioni sempre aggiornate sui nostri progetti, sulle campagne solidali in programma e come sostenerci: www.cesarsudan.org facebook.com/cesarsudan twitter.com/cesarsudan canale Youtube Fondazione CESAR 109


5 BUONI MOTIVI PER DESTINARE IL TUO 5X1000 A CESAR ONLUS Per sostenere la pace, l’educazione, lo sviluppo, le donne e la crescita economica del Sud Sudan basta un piccolo gesto: la tua firma sul 5x1000. CODICE FISCALE 98092000177.

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