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IN MACEDONIA
a intervalli di pochi istanti ; volavano sassi e schegge e le donne urlavano. Mi resi conto in circa della direzione del tiro ed af
frettai il passo con il capitano per trovare rifugio in un negozio. Traversando lo sbocco della strada che conduce alla moschea, vidi
la panache nera di una granata che scoppiò a 1 5 metri da noi. Feci un salto dietro ad uno spigolo di casa per ripararmi dalla grandine di sassi ed entrammo in un negozio, dove un turco aveva aperto uno sportello nel pavimento e si stava calando in cantina.
Ci guardo per un secondo e poi si lasciò scendere lo sportello
sulla testa e spari. II capitano Sebastianis mi guardò e disse: — « Sei un poco pallido, hai perso V abitudine. » — Ha ragione, e questione di abitudine.
Le granate si seguivano con infernale rapidità, a pochi secondi d intervallo; sentendoci troppo nella rosa del tiro, pigliammo
un^ fugone sino ad un altro negozio. Preso flato lì, facemmo un altra corsa in avanti per i vicoli stretti ; il tiro allora cessò tutto
ad un tratto ; fu breve, locale, ma intenso e interamente personale al gruppetto di noi ufficiali. Spionaggio raffinato I È così che furono r
feriti i nostri generali; il re di Serbia fu accolto così, appena mise piede in città, come anche il comando francese e così via.
La sera, verso il tramonto, partii per Nizopole per andare a trovare Grimaldi in trincea, e presi per una vallata tributaria.
Camminammo svelti per un'ora e mezza, Colapietro, una guida ed 10; SI era fatto notte e v'era nebbia. Man mano che andavamo avanti,
11 crepitio della fucileria e delle mitragliatrici diveniva più sonoro.
L entrata al villaggio di Dihovo fu fatta alla svelta, perchè quel tratto di strada è battuto sempre da pallottole sperdute. Mi riposai per dieci minuti e poi infilammo una valle laterale, percorrendo una strada che si svolge ai piedi delle trincee nemiche del Croenastena.
Sparavano molto, ma non udii il sibilo delle pallottole. La strada gode di una pessima reputazione che sino ad ora, credo, non si è izopo e i nostri conducenti mi avevano preparato una
morb.da cucca fatta di numerose coperte indigene di lana; hanno
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