«Palazzo Caetani» 4-5 (2016-2017)

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scaffali4 poteva nascondersi il prezioso codice, smarrito da molti anni. Quando Donna Lelia ed io lo interrogammo su questo punto5, egli ci disse che ricordava vagamente che, una volta, il duca gli aveva detto di non escludere che il codice potesse essere nascosto tra le filze dell’archivio economico. E infatti fu così. Evidentemente, le filze fungevano da nascondiglio anche per altri oggetti – vi si trovò anche un pacco di caffè non tostato, involuto in un giornale tedesco del 1941. Dopo la morte del duca, il signor Bracco mi chiese altresì di ispezionare, nel caso in cui il codice fosse stato nascosto proprio lì, un certo armadio del grande salone, celato da un quadro; ma non vi trovammo nulla».   Le filze e gli scaffali tra cui venne, appunto, rinvenuto il codice. 5   Il duca non ci aveva mai accennato nulla di simile. 4

Riproduzione fotografica del codice Caetani della Divina Commedia Nel corso del 2016, la Fondazione Camillo Caetani ha voluto affidare a Danilo Renzulli il delicato lavoro di riproduzione fotografica del prezioso codice Caetani della Divina Commedia. Il lavoro di fotografia si è reso necessario non solo per una corretta conservazione e per la necessaria limitazione al maneggio degli studiosi, ma, soprattutto, per permetterne una più facile lettura ed un’eventuale identificazione dei numerosi scoli – per ora studiati da Oscar Kristeller e Albinia de la Mare, i quali tentarono di attribuirli a Marsilio Ficino.

 Un lettore di Dante nella Firenze quattrocentesca Ser Piero di Bonaccorso Bonaccorsi (1410-77), notaio di professione e “dantista per passione” della Firenze quattrocentesca, è noto agli studi danteschi principalmente in quanto autore del cosiddetto Cammino di Dante. Si tratta di un’opera poco frequentata e solitamente considerata la prima topo-cronografia della Comme24

dia: un’anticipazione del meglio noto (benché perduto) lavoro di Antonio Manetti intorno al ‘sito, forma et misura’ dell’inferno di Dante, ripreso tanto da Cristoforo Landino nel suo monumentale commento al poema (1481), quanto da Girolamo Benivieni nella celebre edizione Giuntina del 1506. Secondo l’opinione corrente, il


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