G. Sapori, L'album amicorum Caetani e le sue immagini...

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fondazione camillo caetani roma

Volumi in preparazione Dipinti, sculture e oggetti d’arte conservati in Palazzo Caetani, a cura di Duccio K. Marignoli e Giovanna Sapori

GIOVANNA SAPORI

L’Album amicorum

Caetani e le sue immagini Aristocrazia germanica e viaggi di istruzione a fine Cinquecento

ISBN: 978-88-9359-265-9

€ 28,00

ESL111 Sapori cover 30.indd Tutte le pagine

9 788893 592659

Arte, archeologia e storia urbana Collana a cura di Giovanna Sapori “Arte, archeologia e storia urbana” è una nuova collana ideata, dopo “Atti e rendiconti” e “Archivio Caetani”, per accogliere studi su temi in diverse forme e misure connessi alla famiglia Caetani. Una speciale attenzione è rivolta ai giovani studiosi che, con un finanziamento della Fondazione, lavorano su un argomento Caetani per la tesi di dottorato. La Fondazione stessa promuove ricerche e studi sul patrimonio artistico ancora conservato nel palazzo a Botteghe Oscure; sulla storia e i caratteri di residenze, opere, edifici e luoghi e sulle loro vicende di conservazione a Roma e nelle aree un tempo parte dei feudi familiari; su artisti ed eruditi della famiglia.

L’ALBUM AMICORUM CAETANI E LE SUE IMMAGINI

GIOVANNA SAPORI, ha pubblicato numerosi studi sulla pittura del Cinquecento a Roma, sugli artisti stranieri in Italia, sul disegno e l’incisione. Tra questi: Bril, Rubens, Elsheimer. Integrazione, centralità, marginalità nella metropoli, 2018; Maestri, botteghe, équipes nella decorazione dei palazzi romani. Perino del Vaga, Salviati, Vasari e Zuccari, 2017; Il libro dei Mestieri di Bologna nell’arte dei Carracci, 2016; Fiamminghi nel cantiere Italia 1560-1600, 2007; L’album amicorum come album di disegni. Alcuni esempi fra Cinque e Seicento (Venius, Ortelius, Abrams, Heyblocq), 2018. Con Claudia Conforti ha di recente curato Palazzi romani del Cinquecento, 2017.

Fondazione Camillo Caetani Roma

GIOVANNA SAPORI

Gli album amicorum si diffondono nel NordEuropa dalla metà del Cinquecento soprattutto fra studenti universitari di nobili famiglie in patria e nel corso della academica peregrinatio. L’album scoperto nell’Archivio Caetani a Roma è una presenza insolita in Italia dove dalla rarità dell’uso degli album deriva l’assenza dell’interesse collezionistico fortemente sviluppatosi altrove. Composto dal 1591 al 1601 a Padova, la cui università attraeva molti stranieri, l’album unisce, come è frequente, autografi, motti e citazioni con stemmi, figure in abito contemporaneo e scene di vita quotidiana quasi tutte relative a Padova e Venezia. L’indagine si concentra sulle immagini come peculiare settore della produzione artistica in piccolo formato che fiorisce in area germanica e fiamminga. Il loro esame mette in risalto il meccanismo di formazione dell’apparato figurativo dell’album, la circolazione dei modelli, l’importanza delle incisioni, la collaborazione di miniatori e calligrafi, il carattere di prodotto seriale. Più in generale sollecita nuove riflessioni sugli album anche come opere collettive realizzate da più artisti, spesso di qualità disuguale, nell’arco di molti anni e nello stesso tempo come frutti di committenza collettiva, poiché le immagini sono acquistate o commissionate sia dal proprietario dell’album che dai suoi amici.

In sovracoperta: edizioni di storia e letteratura

Album amicorum Caetani, Attacco ad una carovana, 88 v.

10/09/19 10:22





Arte, archeologia e storia urbana Collana a cura di Giovanna Sapori 2

Fondazione Camillo Caetani Roma



GIOVANNA SAPORI

L’ALBUM AMICORUM CAETANI E LE SUE IMMAGINI ARISTOCRAZIA GERMANICA E VIAGGI DI ISTRUZIONE A FINE CINQUECENTO Con una nota tecnica di Maria Cristina Misiti

ROMA 2019 EDIZIONI DI STORIA E LETTERATURA


Prima edizione: settembre 2019 ISBN 978-88-9359-265-9 eISBN 978-88-9359-266-6

È vietata la copia, anche parziale e con qualsiasi mezzo effettuata Ogni riproduzione che eviti l’acquisto di un libro minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza

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SOMMARIO

Prefazione...........................................................................................................

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I.

Gli album amicorum tra Cinquecento e Seicento.................................

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II. Le immagini negli album amicorum..........................................................

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III. L’album amicorum Caetani.......................................................................

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Note tecniche e un’ipotesi sulla provenienza di Maria Cristina Misiti............

79

Album amicorum (Misc.1266 Archivio Caetani, Fondazione Camillo Caetani, Roma)...............

83

Appendice......................................................................................................... Bibliografia........................................................................................................ Referenze fotografiche....................................................................................... Elenco delle firme dell’album amicorum Caetani........................................... Indice degli artisti..............................................................................................

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PREFAZIONE

Era difficile sottrarsi all’invito del presidente della Fondazione Camillo Caetani, Bruno Toscano, di dedicare una pubblicazione all’album amicorum di fine Cinquecento scoperto qualche anno fa in Palazzo Caetani. È stata l’occasione per studiare un argomento che avevo solo sfiorato nell’ambito delle mie ricerche sui pittori stranieri in Italia nel Cinquecento, ma che si è rivelato strettamente connesso con il tema della ‘maniera piccola’, cioè della miniatura e della pittura su rame o pietra di italiani e nordici, e con il tema della circolazione dei modelli, soprattutto tramite le incisioni, del quale mi sono occupata a più riprese. Fin dal primo esame del libretto mi sono resa conto che era indispensabile capire la natura, il meccanismo di formazione degli album amicorum e la loro funzione per poter studiare le immagini, scelte dal proprietario e dagli amici, che le accompagnano alle loro firme. Questo permette di valutare le immagini nell’ambito di un campo dell’attività artistica dai caratteri diversi rispetto alla miniatura e in generale alla pittura in piccolo formato. Si tratta infatti di una produzione in gran parte seriale di qualità non omogenea, e la disomogeneità, insieme alla varietà, è un aspetto caratterizzante degli album, in cui quasi sempre questo tipo di opere più o meno corsivo coesiste nello stesso libretto con altre dipinte, disegnate, incise di alta e altissima qualità. La qualità infatti non è solo proporzionale all’impegno dell’amico che sostiene le spese dell’immagine scelta per accompagnare la sua firma ma, più in generale, alla natura stessa degli album amicorum, un aspetto che provo a chiarire nel libro anche nell’ambito della committenza artistica. L’album è un’opera in progress poiché le firme sono raccolte nel corso di tempi lunghi o lunghissimi; il proprietario dell’album commissiona o acquista immagini e ugualmente gli amici che firmano. Possiamo quindi considerare l’apparato figurativo dell’album come frutto di una committenza individuale e nello stesso tempo collettiva. D’altra parte proprio la rarità degli studi propriamente storico-artistici nella imponente bibliografia sugli album amicorum, che si è sviluppata dal primo Novecento, mi ha stimolato a individuare nuovi punti di vista e a riflettere sui caratteri generali delle immagini negli album.

Giovanna Sapori, L’Album amicorum Caetani e le sue immagini. Aristocrazia germanica e viaggi di istruzione a fine Cinquecento. Con una nota tecnica di Maria Cristina Misiti, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019 ISBN (stampa) 978-88-9359-265-9 (e-book) 978-88-9359-266-6 – www.storiaeletteratura.it


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PREFAZIONE

L’impegno universitario e le ricerche già in corso hanno prolungato i tempi del libro, che come tutti quelli che ho pubblicato non considero come un risultato definitivo ma piuttosto come un tentativo di una nuova lettura del fenomeno o almeno di alcuni aspetti. È un risultato in ogni caso non completo, tanto più per la mancanza di uno studio, che auguro vivamente, sul probabile proprietario dell’album, il barone austriaco Hans Christoph von Puchheim, nel contesto della nobiltà austriaca e tedesca di fine Cinquecento, un aspetto lontano dalle mie competenze. Sono grata alla Fondazione Caetani, ad Antonio Rodinò, attuale presidente, e a tutti coloro che mi hanno in vario modo aiutato nel corso del lavoro, in particolare a: Sonia Amadio, Elena Escuredo Barrado, Wouter Bracke, Walter Cupperi, Marcello Fedeli, Caterina Fiorani, Laura Giallombardo, Lotte Kosthorst, Duccio K. Marignoli, Maria Cristina Misiti, Tine Meganck, Nina Pleuger, Andreas Rehberg, Danilo Renzulli, Serena Romano, Vita Segreto, Claudio Serena, Agnese Sferrazza, Ludovica Tiberti, Valeria Venturato e a mio marito, Giuliano Macchia.


I GLI ALBUM AMICORUM TRA CINQUECENTO E SEICENTO

Una recente ricognizione nell’Archivio Caetani conservato nel palazzo alle Botteghe Oscure a Roma ha rivelato un ospite fino a quel momento sconosciuto: un prezioso, piccolo libro di fine Cinquecento, che raccoglie iscrizioni e immagini dipinte. Si tratta di un album amicorum1, uno di quei libri di autografi raccolti soprattutto da studenti universitari, prevalentemente di area germanica, nobili e ricchi, ma anche da persone più mature, cioè aristocratici, prelati, borghesi, eruditi e artisti, secondo una consuetudine diffusa nel Nord Europa, ma non in Italia, che raggiunge la maggiore intensità e si sviluppa con variegati caratteri nell’arco compreso fra la metà del Cinquecento e il pieno Seicento. L’origine dell’album amicorum è stata collegata ai libri degli ospiti, alle raccolte araldiche, ai taccuini di immagini di uomini illustri o di costumi, agli autografi e ai brevi testi che i professori su richiesta degli studenti scrivevano sui libri di studio. L’album è usualmente di piccolo formato, tascabile; può essere una raccolta di soli autografi oppure di autografi accompagnati dagli stemmi dei firmatari, stemmi che, procedendo nella seconda metà del Cinquecento, sono arricchiti anche da immagini di vari altri soggetti, disegnate, dipinte o incise. Le immagini dipinte possono definirsi miniature anche se eseguite a tempera o a guazzo, cioè tecniche diverse da quelle della miniatura antica. Esse sono opera sia di artisti di prima fila, abili anche nella pittura in piccolo formato su metallo o su pietra o in questa specializzati, sia di professionisti della decorazione della carta e della pergamena.

Roma, Fondazione Camillo Caetani, Archivio Caetani, Fondo Miscellanea, MISC. 1266. La riscoperta del libretto è uno dei frutti della campagna di inventariazione di tutto il patrimonio artistico conservato nel palazzo, promossa dal presidente della Fondazione Bruno Toscano ed eseguita da Laura Gori e Alessandro Agresti. Per un primo studio sull’inedito libretto come album amicorum cfr. sapori 2015. La parola album, aggettivo latino neutro singolare, è utilizzata dal Seicento solo per designare il ‘libro degli amici’. In italiano non è declinata perciò la uso sempre al singolare. 1

Giovanna Sapori, L’Album amicorum Caetani e le sue immagini. Aristocrazia germanica e viaggi di istruzione a fine Cinquecento. Con una nota tecnica di Maria Cristina Misiti, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019 ISBN (stampa) 978-88-9359-265-9 (e-book) 978-88-9359-266-6 – www.storiaeletteratura.it


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L’ALBUM AMICORUM CAETANI E LE SUE IMMAGINI

I soggetti sono emblemi, figure allegoriche, vedute di città, paesaggi, scene mitologiche, guerresche o di vita quotidiana e in gran numero immagini dei modi di vestire, i costumi, e delle usanze tedeschi, francesi, inglesi e italiani. Prendere in considerazione l’origine, il meccanismo di formazione degli album, per il quale si definiscono progressivamente delle semplici convenzioni, e la loro funzione è indispensabile per valutare la produzione delle immagini, la loro scelta e il significato del loro inserimento. Ma è opportuno sottolineare subito alcuni aspetti. Ogni album risulta frutto di un lavoro collettivo in cui sono coinvolti più artisti e spesso anche calligrafi, anche non contemporaneamente anzi in un arco di tempo che può estendersi per molti anni. La ripetitività dei soggetti e dei modi di rappresentazione rilevabili nella maggior parte degli album deriva dallo stabilirsi di alcuni temi iconografici come parte connotante dell’apparato figurativo e nello stesso tempo dal proliferare di botteghe specializzate che dispongono di modelli e di repertori da proporre al committente. L’album Caetani offre perciò l’occasione per riflettere sugli album amicorum come opere di uno specifico settore dell’attività artistica, che include anche una produzione seriale, della committenza e del collezionismo. Essi sono infatti il risultato di una speciale forma di committenza collettiva poiché le immagini sono richieste (e pagate) o acquistate sul mercato sia dal proprietario dell’album sia dagli amici che sulle sue pagine con scritte e immagini gli testimoniano amicizia2. Durante la prima formazione universitaria e poi nel corso della peregrinatio academica che dalle sedi di origine conduce gli studenti in giro per l’Europa o, invece, nell’ambito della vita di relazione legata alla posizione sociale o all’esercizio della professione, in viaggio e in patria, il proprietario dell’album richiede a parenti, amici, conoscenti e personaggi eminenti non solo di firmare ma anche di aggiungere un ricordo, una massima, una citazione o un proprio testo, accompagnati dallo stemma familiare e talvolta da un’altra immagine. A questo genere appartiene l’album Caetani. Come vedremo il proprietario è molto probabilmente il nobile austriaco Hans Christoph von Puchheim, studente a Padova alla fine del Cinquecento. L’esame delle immagini in esso raccolte permette, da una parte, di inserire l’album nell’ambito di una produzione fiorita specialmente nel Nord Europa, e in particolare in città della Germania e dei Paesi Bassi in cui prospera l’editoria e le attività, ad essa collegate, di incisori, pittori, miniatori, e, dall’altra, di meglio valutarne la funzione e il significato in relazione al tema del viaggio e nel

Fra i tanti esempi si può citare Robert Morren che scrive nel suo album (1589-1595, Dilbeek, Cultura Fonds Library): gli amici «Perpetuum amicitia ac testimonium / Robert Morren / in hoc libro scribebant / et depingi curabant». Dai nomi dei firmatari si deduce che Morren è legato all’ambiente boemo e forse fiammingo, cfr. cauwelaert 2013, p. 147. 2


GLI ALBUM AMICORUM TRA CINQUECENTO E SEICENTO

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clima della cultura umanistica diffusa in tutta Europa alla fine del Cinquecento, a cominciare dagli ambienti degli studenti universitari3. Gli studi hanno chiarito che le università hanno una parte di primo piano nell’origine e nella diffusione del fenomeno degli album amicorum. È stato osservato infatti che un consistente numero di libretti appartiene a giovani che hanno compiuto la prima parte della formazione nelle università protestanti di Wittenberg, Tübingen, Jena, Heidelberg e Leipzig; che gli album di studenti di università cattoliche come Köln, Ingolstadt, Freiburg, Vienna sono di numero decisamente inferiore4. I giovani frequentano in genere più di una università sia in patria che in Italia, Francia e Paesi Bassi. È evidente che anche questa fase della storia della moving academy in Europa ci fa riflettere sulla situazione odierna che rende a tutti possibile frequentare le università europee ma che può ancora evolvere anche riconsiderando le sue origini. La concentrazione del fenomeno degli album amicorum nell’ambiente studentesco è rafforzata dal prolungarsi della consuetudine nel corso della carriera universitaria5. Alcuni, infatti, conclusi gli studi e divenuti docenti, continuano ad incrementare il loro album. Per esemplificare l’estendersi del fenomeno ad altre aree della società, a personaggi che esercitano professioni diverse e che hanno spesso occasione di viaggiare e fare nuove conoscenze si possono citare quelli dei mercanti Johann Heinrich Gruber di Nürnberg, che aveva una filiale a Lione, e Philipp Hainhofer di Augsburg; di Antonio Fabi (1608-1625), organista in Sant’Antonio a Padova; Girolamo Parigi, maestro di scherma e di equitazione a Padova (Breslau, Stadtbibliothek, 1598-1600); Caspar Fraislich (1588-1612), capocuoco dei principi di Baviera; Jonas Kroeschel (1608-

Nella ricchissima bibliografia sull’argomento cfr. in particolare: rosenheim 1910; nickson 1970; klose 1988; 1989; 2001; schnabel 2003. È da sottolineare l’importanza del metodo di lavoro in klose 1988, che sulla base di grafici, elenchi, percentuali del materiale censito (1457 album) esamina il fenomeno e rileva i suoi caratteri: ad esempio, che il periodo di maggior produzione è 1540-1600; che l’uso degli album a stampa tocca l’apice nel 1550, l’uso di incisioni e di stemmi nel 1560-1570; che Tübingen e Wittenberg risultano al primo e al secondo posto nell’elenco di provenienza universitaria degli album da lui esaminati. Anche il suo censimento degli autori delle citazioni è indicativo: Cicerone (64), Aristotele (54), Lutero (75), Agostino (126), Melantone (168), Ovidio (190) ecc… Cfr. inoltre: amelung 1979; nevinson 1979; sider obrist 1992; domka 2009; tucker 2009; spadafora 2009. Fra i numerosi studi sugli studenti stranieri in Italia vedi ad esempio: julia 1986; brizzi – verger 1991-2002; verger 1995; tervoort 2005. 4 In generale, in Germania si registra un costante aumento di studenti: nel 1550 gli iscritti risultano circa 3500, nel 1620 circa 8000, cfr. tucker 2009, pp. 459-460. 5 Johannes Fabri di Stuttgard (1595-1608) studente a Tübingen e lì professore dal 1600; Girolamo Alberti professore di diritto a Siena (1584-1598, Siena, Biblioteca Comunale) o, per fare un esempio più tardo, Anton Heyblocq, studente a Leiden e autorevole professore di latino ad Amsterdam, il cui album (1645-1678, Den Haag, Koninklijke Bibliotheek) è esaminato più avanti. 3


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L’ALBUM AMICORUM CAETANI E LE SUE IMMAGINI

Fig. 1. Stamm oder Gesellenbuch, Frankfurt am Main, 1579, Dama e cavaliere, xilografia di Jost Amman, firme e notti del 1586, Biblioteca Apostolica Vaticana.

1611), trombettiere di corte e di campo dell’imperatore6. Si può osservare che gli album degli eruditi e degli artisti sono particolarmente curati nell’impaginazione, nei testi e nelle immagini e a questo proposito la fiorente città di Anversa offre eloquenti esempi. Il libro di Johannes Vivianus (1570-1603, Den Haag, Koninklijke Bibliotheek), umanista e antiquario francese stabilitosi nella città, comprende testi in latino, greco, italiano, stemmi, disegni e incisioni di immagini simboliche, fra cui una disegnata (1578) dal noto pittore di Bruges Marcus Gheerhaerts7. Quello del celebre geografo Abraham Ortelius (†1598) è composto di fogli elegante-

Gli anni fra parentesi indicano il periodo di utilizzazione dell’album sulla base delle date che accompagnano le firme. Sugli album citati, anche quelli di cui ignoro la collocazione attuale, cfr. roSenheIm 1910, pp. 252, 277, 278, 288, 292; SIder obrISt 1992, pp. 13, 19; Spadafora 2009, che dedica un paragrafo agli album dei borghesi, pp. 36-41, cfr. in particolare pp. 17, 30, 38; fabrI-van de velde 2013, pp. 10-11. 7 fabrI van de velde 2013, pp. 10-11. 6


GLI ALBUM AMICORUM TRA CINQUECENTO E SEICENTO

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Fig. 2. Stamm oder Gesellenbuch, Frankfurt am Main, 1579, Suonatori e cornice per stemma, xilografia di Jost Amman, Biblioteca Apostolica Vaticana.

mente decorati in cui gli amici inseriscono quasi sempre in bella grafia dediche, componimenti in prosa o in versi, e immagini (Cambridge, Pembroke College). Ugualmente ordinato è l’album di suo cugino, lo storico Emanuel van Meteren (Oxford, Bodleian Library), calvinista anversese emigrato a Londra dove morì nel 1612, che affianca alle firme raccolte in quegli anni molte immagini di vita londinese. Il pittore Otto van Veen, maestro di Rubens, formò un libro di poche pagine con testi, allegorie e ritratti (1575-1584, Bruxelles, Bibliothèque Royale)8. A proposito di van Veen bisogna osservare che album amicorum di artisti non sono rari nel Nord Europa, ma sono un’eccezione in Italia. Perciò acquista una speciale importanza l’album, già nella collezione dell’archeologo Thomas Ashby, dell’incisore e antiquario Giacomo Lauro, famoso per la raccolta Antiquae Urbis Splendor, pubblicata in più volumi dal 1612, composta da tavole di monumenti

van den Gheyn 1911; puraye 1969; Schlueter 2011; SIder obrISt 1992, p. 19; meGanck 2017, pp. 141, 196-213; roGGe 1897; GruyS thomaSSen 1998. 8


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L’ALBUM AMICORUM CAETANI E LE SUE IMMAGINI

antichi, basiliche, palazzi e ville di Roma. Lauro unisce alle firme di amici e conoscenti inglesi, tedeschi e soprattutto polacchi lettere inviategli da illustri personaggi accompagnate dai loro stemmi familiari9. I diplomatici compongono, come è naturale, gli album più ‘esotici’, come quello di recente in vendita a Vienna, formato dal 1587 al 1593 dal bavarese Lienhart Lang, che partecipa ad una delle ambascerie inviate da Rodolfo II di Praga alla corte ottomana, o quello di Johan Joachim Prack von Asch (1587-1612, Santa Monica, The Getty Center), anche lui al servizio di Rodolfo II, che viaggia nei paesi del Sacro Romano Impero e soggiorna a lungo ad Istanbul. Le immagini di quest’ultimo sembrano derivare da miniature ottomane disponibili sul mercato istanbuliano10, ma in generale i soggetti orientali degli album sono da valutare anche all’interno di una fortuna iconografica fondata sui taccuini di disegni e sui libri di viaggio e poi sulla imponente produzione a stampa. Ad esempio, Les quatres premiers livres de navigation di Nicolas de Nicolay (Lyon, 1568) sono illustrati con incisioni di Léon Davent da disegni fatti probabilmente dell’autore stesso nel suo viaggio in Turchia (1551); i disegni che Melchior Lorch fece nel soggiorno a Costantinopoli (1555-1559?) furono incisi ad Anversa dai primi anni Settanta fino alla pubblicazione del ‘Libro turco’ (1575). Infine, non sorprende che pochi siano gli album di personaggi femminili, prevalentemente dell’area germanica e dei Paesi Bassi, in genere composti prima del matrimonio e in casa, carattere, quest’ultimo, che li apparenta ai ‘libri degli ospiti’ già in uso alla fine del Quattrocento. Nel circoscritto comparto femminile si trovano varianti interessanti proprio in quell’epoca. È il caso del manoscritto di poesie di Marie de Clèves e dei libri di preghiere a stampa di un gruppetto di nobili dame della corte inglese, fra le quali Elizabeth di York e Margaret Beaufort11. Gli studi del Novecento hanno fatto conoscere l’esistenza di un grande numero di album amicorum oggi conservato soprattutto nelle biblioteche e nei musei europei e americani. In generale, si può osservare che nella storia del collezionismo moderno l’attenzione per gli album amicorum si afferma già nel pieno Settecento soprattutto nei cultori della storia patria, della araldica o negli appassionati della

rosenheim 1910, pp. 299-300; ashby 1927, pp. 365-366. Ashby aveva acquistato l’album amicorum di Lauro alla vendita all’asta della collezione Rosenheim nel 1923. L’album raccoglie lettere di personaggi illustri, dal cardinale Farnese a Federico Cesi, da Andrea Pallavicino a Sigismondo III Vasa, re di Polonia, e di molti altri dal 1600 al 1636, alle quali sono aggiunti i loro stemmi dipinti; pagamenti per incisioni di Lauro e ringraziamenti per l’invio di esemplari. Un Anne Lefebre, antiquario francese a Roma, aggiunse dal 1688 al 1690 suoi disegni di costumi. 10 Cfr. la scheda nel sito del Getty Center. 11 Marie de Clèves fa firmare gli amici vicino alle poesie di Alain Charnier, cfr. champion 1910, citato da spadafora 2007, p. 14; le dame della corte inglese scrivono squisiti messaggi di amicizia fra testi e immagini sacri, cfr. carpenter 2013. 9


GLI ALBUM AMICORUM TRA CINQUECENTO E SEICENTO

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miniatura di ogni epoca, in pagine sciolte, codici o libri miniati compresi gli album. Con la istituzione di biblioteche e musei statali molte collezioni furono acquisite in proprietà pubblica. La biblioteca ducale a Weimar si arricchì di 275 album nel periodo in cui Goethe era ministro ducale12. Nel 1829 Francis Henry Egerton, 8th Earl of Bridgewater, donò al British Museum la sua importante collezione di miniature, ricca anche di album amicorum. Il fondo di sir Frederic Madden nella British Library fu incrementato nel 1850 con l’acquisto di 322 album collezionati da Erhard Christoph Bezzel (1727-1801), parroco di Nürnberg, e successivamente di altri 154 di un altro collezionista della stessa città, che del fenomeno degli album amicorum, anche dal punto di vista della produzione, è uno dei maggiori centri. Nel 1905 Max Rosenheim presentando la sua collezione esposta in mostra a Londra cita, tra le maggiori raccolte private quella del banchiere Albert Figdor a Vienna e quella dello studioso di araldica Friedrick Warnecke a Berlino, a quel tempo già dispersa. La grande raccolta di libri manoscritti e a stampa, fra i quali quaranta album amicorum e più di cinquecento fogli miniati sciolti, formata da Rosenheim fu messa in vendita a Londra nel 1923 presso Sotheby’s e si disperse in molte direzioni e soprattutto negli Stati Uniti13. È da aggiungere che molti album sono comparsi sul mercato negli ultimi decenni e valga per tutti la parte di Das grosse Stammbuch di Philipp Hainhofer, prima citato, venduta all’asta da Christie’s a New York nel 2006 e oggi in una collezione privata inglese14. L’uso dell’album amicorum non ha fortuna in Italia e di conseguenza anche per questo non si è sviluppato un collezionismo, rari esemplari di album italiani e non italiani del periodo che ci riguarda, quello fra Cinquecento e Seicento, sono conservati in istituti pubblici italiani. La riscoperta presenza dell’album Caetani a Roma è dunque un vero e proprio avvenimento da mettere in risalto. Disponiamo ormai di una grande quantità di studi sugli album amicorum, sia sul fenomeno in generale e sui suoi caratteri, sia su un singolo esemplare o su piccoli gruppi che, infine, di repertori. Gli album sono stati studiati come fonti per l’araldica e la genealogia, per la storia sociale, la storia della cultura, della mentalità e delle università. Nell’ambito di alcune indagini l’attenzione è stata rivolta a ricostruire l’origine e lo sviluppo della consuetudine di provvedersi di un album e talvolta anche al processo e alle convenzioni della sua concreta realizzazione.

Sulle collezioni della British Library cfr. ad esempio nickson 1970; nevinson 1979; sulla prima acquisizione a Weimar, a cui seguirono nel 1805 l’acquisto della collezione del tipografo Christian Ulrich Wagner, poi di quella Von Meusebach; nel 1996 di quella Rinck cfr. domka 2009. 13 Il testo pubblicato in rosenheim 1910, pp. 69-87, fu letto dallo studioso in una conferenza presso la Society of Antiquaries a Londra nel dicembre 1905 in concomitanza con la esposizione degli album. 14 seibold 20142, pp. 69-87, 130-131. 12


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L’ALBUM AMICORUM CAETANI E LE SUE IMMAGINI

Per quanto riguarda le immagini l’attenzione si è prevalentemente concentrata sull’iconografia di città, usi e costumi, sul significato moraleggiante delle allegorie e sugli emblemi nel contesto della storia della cultura, ma bisogna mettere in rilievo che gli aspetti della storia dell’arte sono stati raramente presi in considerazione non solo dal punto di vista di queste speciali raccolte di immagini dipinte, disegnate o incise ma anche dell’analisi dei caratteri stilistici. L’importanza di un album è stata infatti spesso valutata in base al numero degli autografi e all’identità dei firmatari, in rapporto al numero delle immagini, innanzitutto se stemmi o vedute, personaggi, usi di una città (per esempio Venezia o Londra), ma solo eccezionalmente per la loro qualità che è invece un aspetto rilevante del contesto e del gusto del suo proprietario e dei suoi amici e, più in generale, della storia di ciascun album e dell’ambiente artistico in cui è prodotto. Censimenti delle firme, con data e luogo, e delle dediche di amici o importanti personaggi negli album sono stati pubblicati a stampa e le grandi biblioteche che ne conservano numerosi esemplari, come quelle di Londra, Oxford, Amsterdam, Weimar, Nürnberg, hanno reso disponibili on-line riproduzioni digitali totali o parziali, schede o elenchi. La più grande banca dati è il Repertorium alborum amicorum (RAA), curato da Werner W. Schnabel, attiva dal 1998 presso l’Università di Erlangen-Nürnberg, uno straordinario strumento di ricerca sui proprietari e i firmatari dei più di quindicimila album esaminati. È ormai accertato che già prima della metà del Cinquecento raccolte di firme si trovano in libri a stampa spesso con xilografie, ad esempio edizioni luterane della Bibbia o testi come il Titurel, romanzo medievale sul Graal, o il Theuerdank, poema sull’avventuroso viaggio del cavaliere che diventerà Massimiliano I d’Asburgo, illustrato da xilografie di artisti fra i quali Hans Burgkmair il Vecchio e Hans Schäufelein, i Loci communes theologici (1535) di Filippo Melantone, le Imagines Mortis (Lyon, 1547) con xilografie da Holbein (ante 1526?)15. Progressivamente nel corso del secolo l’album amicorum acquista un’autonoma fisionomia: un libro stampato con ornati, figure ed anche testi, predisposto per inserire le firme oppure una provvisoria aggregazione di fascicoli di fogli, sia bianchi sia già dipinti con immagini, ai quali altri vengono progressivamente aggiunti fino alla rilegatura finale. Gli esempi stampati più antichi sono tedeschi e databili dalla metà del Cinquecento in poi16. Ma per l’invenzione delle elaborate incorniciature delle pagine a motivi ornamentali, elementi architettonici, animali fantastici, figure grottesche non si può trascurare il Thesaurus amicorum, edito da Jean de Tournes (1558), uno dei numerosi prodotti della fiorente editoria lionese. Nella fortuna dei libri di emblemi utilizzati per album amicorum, come già osservava Rosenheim nel 1910, il

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klose 2001.

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klose 1989.


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primato spetta ad Andrea Alciato. Klose ha precisato che circa un terzo del totale dei più di trecento esemplari di libri a stampa/album amicorum da lui censiti è costituito da esemplari degli Emblemata di Alciato, un libro di noto successo che fu pubblicato nel 1531 ed ebbe subito e per molto tempo edizioni in tutta Europa17. Proprio dalla catalogazione delle diverse edizioni possiamo derivare notizie sia sulle modifiche e gli adattamenti dei libri stampati ad usum dell’album amicorum introdotti dagli editori sia su interventi e modifiche da parte di coloro che li acquistano. Il libro stampato ma non rilegato può essere agevolmente modificato inserendo fogli bianchi o dipinti, trasportato e utilizzato. Può anche funzionare come una sorta di base per una versione personalizzata, come nel caso del giovanissimo August von Braunschweig und Lüneburg che ha come album una copia degli Emblemata di De Bry, ricevuta in dono dallo zio nel 1594, e l’arricchisce fino al 1598 di numerose miniature18. Insieme ai libri di emblemi, si diffonde lo Stamm oder Gesellenbuch derivante dallo Stammbuch, libro di araldica19. Quello pubblicato da Feyerabend è, come spiega il lungo titolo, un libro per gli studenti e i ‘buoni’ amici con molti bei motti di ogni specie, figure, scudi ed elmi in cui inserire stemmi, rime o sentenze. Brevi testi a stampa sull’amicizia sono accompagnati da xilografie di Jost Amman: cornici per stemmi sorrette da gentiluomini, dame, giullari o contadini. Sigmund Feyerabend, che come editore aveva intuito la fortuna di questa categoria di libri, nella prefazione scrive sulla crescente consuetudine di dotarsi di un album e sull’avversione di alcune persone a contribuire con la propria firma al tipo di Stammbuch disponibile a quel tempo. Egli cerca perciò una nuova soluzione creando un album con immagini fra le quali ognuno può scegliere quella più adatta e che comunque può modificare20. Vi sono figure allegoriche (Astronomia), mitologiche (Bacco e Arianna), coppie in abito contemporaneo, in dialogo o a passeggio. Nell’esemplare della Biblioteca Vaticana, utilizzato dal 1583 al 1592, furono dipinti pochi stemmi e non sempre entro le cornici di Amman. Inoltre, è da osservare che le firme sono per la maggior parte scritte su fogli di carta di-

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rosenheim 1910, p 253; klose 1989.

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spadafora 2009, p. 33.

Stam oder Gesellenbuch.Mit vilen schönen Sprüchen auch allerley offnen und Bürgerlichen Schildten und helmen. Allen Studenten und sonst guten Gesellen, Frankfurt am Mein, 1579, editori Georg Raben e Sigmund Feyerabend. klose 1989, p. 16, osserva che Feyerabend aveva già stampato nel 1567 un album amicorum con una selezione degli Emblemata di Alciato. Nell’esemplare dell’edizione del 1579 del Gesellenbuch conservato nella Biblioteca Vaticana (Pal. V 1255) da me consultato le prime firme compaiono a p. 45 e sono datate 1586; le più antiche, datate 1583, compaiono a p. 87. Le ultime 6 pagine del libro sono bianche. Alcune delle incisioni di Amman sono colorate in modo grossolano. 20 o’dell 1992, p. 31. 19


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Fig. 3. Stamm oder Gesellenbuch, Frankfurt am Main, 1579, Coppia di contadini e cornice per stemma, xilografia di Jost Amman, Biblioteca Apostolica Vaticana.

versa da quella del libro, dunque fatti aggiungere dal proprietario, e d’altronde gli stessi soggetti sono riprodotti più volte nel libro a conferma del suo carattere componibile (figg. 1-3). Progressivamente il gusto di album personalizzati, preziosi, variati e piacevoli, dovette favorire sempre più l’uso di immagini disegnate o dipinte. Innanzitutto si poteva dare carattere all’album già nella scelta della carta, soprattutto di quella ‘turca’. Dipinta a colori con marezzature o a silhouette con motivi geometrici e floreali è originariamente prodotta nel Vicino e Medio Oriente ed è importata almeno dalla metà del Cinquecento in Europa, fino a che la produzione non si afferma anche qui, spesso nel tipo marezzato generalmente a finto marmo, per essere utilizzata nelle rilegature e anche negli album amicorum21. L’album già citato del diplomatico tedesco Lang è interamente costituito da fogli di ‘carta turca’ sui quali sono dipinte le immagini; quello del suo collega Prack ne include

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Cfr., ad esempio, wolfe 1991.


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Figg. 4 e 5. Album amicorum di Abraham Ortelius, cm 16 × 11, Hans Vredeman de Vries, Disegni per cornici, Cambridge, Pembroke College.

un buon numero, per la maggior parte del tipo ‘a silhouette’ in numerose varianti (a mezzaluna, poligonale, vaso con fiori, padiglione-tempietto ecc…). Per un uso più ridotto ma frequente si possono citare gli album Hainhofer e anche quello Caetani, a riprova della diffusione del gusto per un prodotto cartaceo specializzato che arricchiva e variava gli album. Si può pensare che l’album in progress, a stampa e non, sia quasi un’esclusiva legata allo specifico status degli studenti che aggiungono fogli sciolti o in fascicolo, anche in carte di grammatura maggiore e di qualità meno raffinata rispetto al gruppo di base, bianchi o con immagini, sia dipinte che in incisione o in altra tecnica. A volte le immagini sono invece incollate sui fogli dell’album, come si vede anche nel libretto Caetani. In realtà molte sono le varianti, anche ad opera di illustri personaggi, come prova l’album di Ortelius che inserì lui stesso ritratti incisi dei firmatari, piuttosto che forniti da questi ultimi. L’album (1598) del teologo Johannes Bogerman incorpora una copia di Doctorum aliquot virorum vivae effigies di Joos de Bosscher (1591) ed inoltre un fascicolo di fogli non compreso nella rilegatura.


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Il carattere aperto, componibile degli album richiama i taccuini degli artisti, che formavano e incrementavano nel corso del tempo il loro repertorio di motivi dall’antico, dal moderno, dal vero con originali e con copie. Ma soprattutto fa pensare agli album di incisioni per la pratica introdotta a Roma dall’editore Antonio Lafrery, nell’ambito delle sue iniziative di rinnovamento delle strategie commerciali nel mercato delle stampe. Lo studio di numerosi esemplari dello Speculum Romanae magnificentiae, da lui pubblicato agli inizi degli anni Settanta del Cinquecento, mostra con la varietà del numero e del genere delle incisioni come già in quegli anni emergesse una richiesta di raccolte personalizzate che alle immagini di antichità romane o di opere di maestri celebri uniscono soggetti popolari e ludici, alla qualità di virtuosi incisori quella di prodotti correnti22. Se ne conclude che la pratica di comporre o di far comporre l’album amicorum deve essere considerata un aspetto importante di cui tenere conto nello studio della sequenza dei fogli e della rilegatura e specialmente dal punto di vista che qui ci interessa, quello delle immagini. Nello stesso tempo l’uso e il carattere tascabile dell’album – che accompagna il proprietario nei suoi viaggi o, addirittura, viene spedito, come nel caso di Ortelius, ad un nuovo firmatario, ma forse si trattava piuttosto di fogli che dell’intero libro –, i passaggi di proprietà all’interno della famiglia e infine il fenomeno collezionistico, che ha determinato smembramenti e arbitrarie ricomposizioni, devono essere adeguatamente valutati. Il proprietario dell’album spesso appone il proprio nome, e talvolta inserisce stemma, ritratto ed altre notizie nelle prime pagine, ma di frequente proprio queste sono lasciate bianche, i cosiddetti fogli di rispetto, per accogliere le firme dei personaggi più autorevoli. Accade però che il proprietario non ottenga firme illustri o che esse siano apposte nel corpo del libretto: ad esempio, nell’esemplare di Stamm oder Gesellenbuch (1579) della Biblioteca Vaticana, che ho potuto esaminare direttamente, sono rimaste inutilizzate le prime quarantacinque pagine, nell’album Caetani le prime quarantasei, comprese quelle con immagini, in quello Teuffenbach della Biblioteca Casanatense ventitré. Alcuni preferiscono avere un album per le persone più importanti e un altro per gli amici e i parenti, fra i quali anche i genitori, le cui dediche sono una sorta di presentazione, di prima referenza per chi si mette in viaggio, oppure lasciano quello formato al tempo degli studi per cominciarne, ormai adulti, uno nuovo. Philipp Hainhofer, di agiata famiglia di mercanti di Augsburg e con una brillante carriera di politico e diplomatico, possiede tre album amicorum23. Studente a Padova dal 1594 al 1596 (almeno a giudicare dalle date delle firme raccolte), destina un album (1595-1631, Herzog August

22

Sui taccuini di motivi cfr. nesselrath 1986; scheller 1995; sullo Speculum di Lafrery cfr.

parshall 2006. 23

seibold 20141; 20142, pp. 27-51, 69-131.


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Bibliothek, Wolfenbüttel) a parenti e amici ed un altro (Das Grosse Stammbuch) a personaggi importanti24; infine, in occasione di un viaggio a Stettino, comincia il Reisebüchlein (1616-1646, Herzog August Bibliothek, Wolfenbüttel) che continua ad incrementare di firme negli anni successivi ma che resta privo di stemmi ed altre immagini. Gli album Hainhofer costituiscono un caso eccezionale per la ricchezza dell’insieme, ma per esemplificare la diffusione dell’uso si può segnalare qui anche Frans Christoph Teuffenbach, studente a Padova nel 1608, che compose un album riservato alle persone di rilievo (Londra, British Library) e uno per tutti gli altri amici (1609-1621, Roma, Biblioteca Casanatense)25. Le cure dedicate alla composizione dell’album, le spese sostenute per arricchirlo e il significato che esso assume come memoria individuale e familiare contribuiscono al diffondersi dell’uso di donarlo ad un parente così che l’album continua a ‘vivere’ e ad accrescersi per più di una generazione. È il caso dell’album Rockox (Antwerp, Rubens Huis), cominciato da Nicolaas, collezionista di dipinti e monete e personalità della vita pubblica di Anversa, nel 1579 quando era studente di legge a Leuven, poi a Parigi e Douai. Tornato in patria, diede nel 1592 l’album al fratello Adriaan che, conclusa a sua volta la academica peregrinatio, lo restituì a Nicolaas il quale riprese a raccogliervi firme almeno fino al 1628. Di vita ancora più lunga è l’album della famiglia Van Valckenisse, anch’essa anversese, utilizzato da Philipp I, Philipp II e Andreas, cioè dal 1595 al 170226. Al contrario, l’abitudine di dotarsi di un personale libretto può divenire una tradizione familiare. Alcuni componenti della famiglia Teuffenbach, fra le più illustri della Stiria, compiono una parte degli studi universitari a Padova e ognuno di loro usa un proprio album27. Chiedere firme ad amici significa anche essere disponibili ad esaudire le richieste altrui, infatti i nomi dei Teuffenbach compaiono in vari album di studenti tedeschi a Padova e anche in quello Caetani. La presenza di esponenti di più generazioni della famiglia fra Padova e Venezia e il prestigio di cui godevano sono provati anche dalla dedica a Georg Hartmann von Teuffenbach che l’incisore ed editore veneziano Pietro Bertelli premette al terzo volume del suo

Oggi diviso in due parti, una (1594-1619) ad Augsburg (Kunstsammlungen und Museen der Stadt Augsburg), l’altra (1596-1633) in una collezione privata inglese. 25 rudt de collenberg, 1986. 26 Sull’album Rockox (Antwerp, Rubenshuis) e su quello Valkenisse (Bruxelles, Bibliothèque Royale de Belgique) cfr. fabri van de velde 2013, pp. 4, 23; su Valkenisse cfr. inoltre morselli 2006, pp. 159-160. 27 Christoph von Teuffenbach (1548-1568, Wittenberg, Lutherhaus), Otto (1582-1583, Ulm, Staadtarchiv), Franz Christoph, studente a Padova nel 1608, si dota, come ricordato, di due album (London, British Library; Roma, Biblioteca Casanatense), e ugualmente il figlio Franz Christoph (Ulm, Stadtsarchiv; Bamberg, Staatsbibliothek), cfr. rudt de collenberg 1986; ceccopieri giallombardo 2000, p. 31; seibold 20142, pp. 141-143. 24


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L’ALBUM AMICORUM CAETANI E LE SUE IMMAGINI

Diversarum nationum habitus, pubblicato a Padova nel 1596, una delle fortunate raccolte di incisioni di costumi. La prima edizione (1589) era dedicata a Johann Reinhard conte di Hanau Lichtenburg28. Ciò che Bertelli scrive per Hanau è molto eloquente della percezione da parte di alcune persone più avvertite del fenomeno e dei caratteri degli album amicorum degli stranieri in Italia: la propria decisione di raccogliere le immagini degli Habiti in un libro avrebbe avuto origine «vedendo quale dilettazione et diligenza della nazion vostra… nel far dipingere in carte non solo imprese, ma anchora habiti di diverse nationi». Gli studenti chiedono firme a compagni di università, a familiari, ad amici, a professori o altri personaggi, religiosi o laici, e ricorrono anche ad espedienti per ottenere quelle più importanti. È indicativo il racconto di Fynes Moryson, studente inglese ad Heidelberg nel 1592, poi autore di alcuni libri sui suoi viaggi europei ed extraeuropei. Egli viaggia vestito poveramente, tanto da apparire uno studente in cerca di elemosina (o il servo di se stesso), e riesce così ad ottenere l’attenzione di professori ai quali chiede poi di firmare il suo album29. Il meccanismo di ricerca delle firme è stato studiato anche come raccolta di referenze, strumento di ascesa sociale, così che l’album viene individuato come un ‘mediatore’ di rapporti sociali30. Questo aspetto promozionale degli album determinò anche un ‘mercato delle firme’, non solo quelle di personaggi autorevoli, come prova la notizia che nel primo Seicento il Senato di Amburgo fu costretto a prendere provvedimenti per porvi fine31. Un altro aspetto che, come vedremo, coinvolge anche le immagini, offerte dal firmatario, è legato alla frequenza con cui le personalità di ogni campo vengono richieste di autografi: era naturale riproporre le medesime espressioni o citazioni o al contrario sentire la necessità di variare come fa Théodore de Bèze, prestigioso esponente dell’ambiente calvinista32. Nevinson, in un breve ma fondamentale studio, ha riconosciuto la scrittura rapida e corsiva come uno dei caratteri tipici degli album degli studenti che potevano o erano disposti a investire tempi brevi per raccogliere firme o per scriverle, ad esempio in occasione di incontri, di una festa di addio o al momento della partenza33. Eruditi, ecclesiastici, nobili, in genere personaggi di età più matura, potevano lasciare tempi più lunghi ai firmatari o addirittura prestare l’album perché l’amico in casa propria potesse scrivere con maggior agio. Per l’abbondanza di notizie

28

spadafora 2009, p. 97.

29

nevinson 1979, p. 168.

30

rippa bonati 2007, p. 14. Per la sfera della rete sociale cfr. wilson 2012.

Sul commercio delle firme cfr. rudt de collenberg 1986, p. 39 e su quelle dei personaggi importanti cfr. kurras 2000, p. 9. 32 ledegang-keegstra 2009. 33 nevinson 1979, p. 170. 31


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disponibili, ancora una volta, il caso Ortelius risulta indicativo. Egli porta l’album sempre con sé: il letterato ed erudito François de Maulde precisa che vi scrive nella bottega del famoso stampatore ed editore Christoph Plantin, in cui il geografo era di casa. Inoltre, le lettere di Ortelius, che viaggiò molto in Europa, ci informano che all’occasione spediva per corriere, come già accennato, l’album (o meglio, forse solo i fogli necessari) ad un amico disponibile a contribuire: Johannes Crato de Grafftheim, medico imperiale, nel 1584, malato da alcuni anni, vi scrisse un poemetto «a Breslau nella sua camera e sul suo letto», accompagnandolo con un ritratto dipinto «dal vero»34. Il libretto Caetani è un tipico esempio della categoria molto numerosa di album nei quali firme e brevi testi si presentano solo in parte in un assetto ordinato. Usualmente l’impaginazione può essere predisposta oppure applicata a posteriori aggiungendo incorniciature per riordinare le scritte e conferire una certa omogeneità all’insieme. Il bell’album di Abraham Ortelius è composto in gran parte di pagine completamente decorate, quasi tutte da Hans Vredeman de Vries, con ricche incorniciature di grottesche, telamoni, altre figure e cartelle nelle quali il firmatario poteva inserire sia scritte che immagini. Alcune pagine decorate non sono state utilizzate, a dimostrazione che Ortelius aveva confezionato l’album, come vediamo più avanti (figg. 4-5). In un clima completamente differente viene composto l’album Prack in cui dominano inventiva, almeno apparentemente, e minuziosità di esecuzione: stemmi e immagini in microformato, come una Veduta di piazza S. Marco a Venezia, sono inseriti in cornici geometriche e alcune iscrizioni corrono lungo i sinuosi contorni dei motivi decorativi della carta a silhouette, diventando esse stesse un motivo decorativo. Il gusto ornamentale calligrafico è frequente negli album dato che per essi collaborano abitualmente sia calligrafi che miniatori (fig. 6). Una prova si vede anche nell’album Caetani: su un foglio di carta turca (c. 321) la firma di Tobias von Krigsdorff, canonico a Naumburg, forma la cornice del suo stemma dipinto. I tre album di Hainhofer illustrano bene anche lo sviluppo dell’impaginazione degli album amicorum tra Cinquecento e Seicento. Le scritte seguono lo schema convenzionale: nella metà superiore del foglio il motto e in quella inferiore la dedica, la firma e la data. In un secondo momento, come sembra evidente nel Wolfenbütteler Album, per ottenere un generale effetto di omogeneità e nello stesso tempo di evidenza Hainhofer fece dipingere semplici cornici a cartiglio ombreggiate in rosso intorno alle iscrizioni, come si vede anche nell’album Caetani e in altri esempi contemporanei, o a delicati motivi vegetali e floreali. Bisogna aggiungere però che numerose sono le pagine degli album Hainhofer dipinte con magnifiche composizioni di figure per includere firme e stemmi (figg. 8-9).

34

puraye 1969, p. 7; nevinson 1979, p. 168.


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L’ALBUM AMICORUM CAETANI E LE SUE IMMAGINI

Fig. 6. Album amicorum di Joachim Prack von Asch, h. cm 14,5, Mendicante, Getty Research Institute. Fig. 7. Album amicorum «of a German Soldier», cm 15,56 × 11,43, Disegno per stemma, 1595, Los Angeles County Museum.

Ho già accennato all’università come un importante, se non primario, ambiente di origine degli album. Melantone, accoglie le richieste dei suoi studenti di scrivere nei loro album e nel 1566 scrive ad un amico che gli album hanno soprattutto la funzione di ricordare i maestri e i loro scritti come modelli di virtù ai quali ispirarsi per tutta la vita e inoltre che sono preziose fonti di informazioni su persone altrimenti sconosciute o poco conosciute e destinate all’oblio35. Sul tema della memoria torniamo più avanti. Altri aspetti della storia degli album che non possono essere trascurati anche per quanto concerne le immagini sono in rapporto con il tema del viaggio e con il tema dell’amicizia. L’album si afferma sempre più come un compagno del viaggiatore e per gli studenti come un elemento indispensabile del corredo nell’acade-

Il passo di Melantone e il suo significato sono presi in considerazione da molti studiosi fra i quali: nickson 1979; klose 1989; tucker 2009, p. 458; schnabel 2003, p. 244. 35


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Fig. 8. Album amicorum di Philipp Hainhofer, cm 20 × 15, Cacciatore, Augsburg, Kunstsammlungen und Museen Augsburg. Fig. 9. Album amicorum di Philipp Hainhofer, cm 20 × 15, Le quattro parti del mondo, 1606, Augsburg, Kunstsammlungen und Museen Augsburg.

mica peregrinatio. Moritz von Oeynhausen, nel 1584 scrive al padre che, appena arrivato nella sua sede di studi, è stato invitato a firmare un album amicorum e a far dipingere un’immagine; inoltre spiega che lui stesso dovrà dotarsi di un album: cioè è stato richiesto di firmare non conoscendo ancora i compagni e dovrà sostenere nuove spese36. Ma l’impegno della cura e della decorazione può moltiplicarsi per l’uso, prima ricordato, di più album contemporaneamente o stratificarsi nella lunga durata per il passaggio da uno ad un altro componente della stessa famiglia.

Spadafora 2009, p. 60. Due componenti della famiglia firmano nell’album Caetani: nel 1594 (c. 209) un Moritz (lo stesso qui citato?) e nel 1596 Bernhard Simon (c. 207). Non è insolito che gli studenti comincino a curare un album sin da giovanissimi: Hans Ludwig Pfinzing von Henfeld di Norimberga comincia il primo dei suoi tre album nel 1580 a dieci anni e August von Braunschweig und Lüneburg, studente quindicenne a Tübingen, nel 1594 riceve in dono un album dallo zio Bogislav von Pommern, cfr. Spadafora 2009, pp. 33, 60. 36


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L’ALBUM AMICORUM CAETANI E LE SUE IMMAGINI

Nell’ambito degli studi di storia della cultura e della mentalità è stata messa in risalto, come accennato, la funzione mnemonica dell’album e, in rapporto al ruolo dell’individuo nella struttura sociale e nelle reti di relazioni, la funzione di una sorta di piccola «banca di capitale sociale37. L’album è indagato come specchio del sé, come autorappresentazione e nello stesso tempo come uno strumento di memoria del valore dell’apporto individuale, di tramando almeno di una traccia della propria esistenza e di quella degli amici nella consapevolezza della precarietà della esistenza in un’epoca difficile, di guerre, carestie, epidemie. Emerge per conseguenza l’esigenza del riconoscimento di ruolo e di ceto fra proprietario dell’album e amici, i quali ‘attestano’ la solidarietà del gruppo. Su un piano più elevato l’album afferma e documenta il legame spirituale fra individui affini nell’ambito dello sviluppo del culto dell’amicizia, della considerazione dell’amico come secondo se stesso, sviluppo ispirato alle opere di Aristotele, Nicomaco, Cicerone. Diventa una sorta di ritratto dell’amicizia, studiato in un’ottica simile a quella in cui sono stati considerati i ritratti di amici e i doppi ritratti maschili, certamente non rari nel pieno Rinascimento in ambito veneto, valga per tutti quello di Giorgione, e poi in Italia centrale (Raffaello, Pontormo)38. L’album amicorum è però anche un locus permanente di coesistenza che resta intatto nonostante la distanza, il tempo, la separazione, la morte. Così è stato letto ciò che Anton Heyblocq scrive nel 1645 nella prima pagina del suo album (Den Haag, Koninklijk e Bibliotheek): un invito agli amici a scrivervi per assicurare a se stessi e a lui l’immortalità39. Immagini e testi improntati al tema dell’amicizia sono raccolti nell’album di Venius, che si ispira agli exempla amicitiae della letteratura classica, e in quello di Ortelius, che agli scritti di amici viventi aggiunge di sua mano gli epitaffi di personaggi, ormai scomparsi, ritenuti affini e per conseguenza eletti come amici40. Composto di testi eruditi e di immagini simboliche, questo tipo di album è stato apparentato al genere letterario umanistico degli epistolari, delle lettere familiari e ai libri di emblemi, molto importanti, come accennato, nello sviluppo della struttura e della storia degli album.

37

klose 1989, p. xv; burke 1999; pfisterer 2000; grafton 2003, p. 18; spadafora 2009, pp. 15-16;

georgievska shine 2014, pp. 182-183; linhart 2006; beuzelin 2009; meganck 2017, pp. 195-202.

Su altri esempi di questo aspetto cfr. kurras 2006, pp. 262-263. georgievska shine 2009, pp. 185-186. 40 van den gheyn, 1911; puraye 1979; megangk 2017. 38 39


II LE IMMAGINI NEGLI ALBUM AMICORUM

Alcuni esempi della prima fase della storia degli album, cioè a cominciare dagli anni Quaranta del Cinquecento, sono libri a stampa con immagini oppure album nei quali sono inserite delle xilografie, come quelle della Vita di Cristo nell’album di Joannes Spon (1554-1559, Londra, British Library), che, per sottolineare ancora una volta l’ambito di un gran numero di album, era nativo di Augsburg e studente a Wittenberg1. Talvolta il firmatario accompagna il suo scritto con un piccolo schizzo o un disegno più finito, ma progressivamente si diffonde l’uso di rivolgersi ad artisti per ottenere delle immagini disegnate o dipinte, stemmi o figure e scene di vario soggetto, a incisori o a editori per incisioni scelte con criteri personali2. Testi e immagini sono finalizzati a registrare fasi, viaggi, amici, itinerari e incontri della vita, a conservarne la memoria, a riflettere la cultura, la posizione sociale del proprietario, della famiglia, degli amici. Ma è evidente che le immagini contribuiscono alla creazione di un oggetto prezioso, specchio del gusto del proprietario che lo ha curato anche per piacere e divertire rappresentando il mondo nella sua meravigliosa varietà, le città, gli usi e i costumi, il lavoro, le feste e i giochi, gli amori e le guerre. Nel Cinquecento la pittura di ‘maniera piccola’ si diffonde dal Nord in tutta l’Europa. Sono opere di piccolo o piccolissimo formato dipinte su rame, su pietra, su legno da artisti prevalentemente dei Paesi Bassi e dell’area germanica3. Si può pensare che il successo della virtuosistica minuzia dei dipinti, anche come ricerca di ingegnosi artifici nell’ambito dello sviluppo del linguaggio artistico cinquecentesco, abbia dato nuovo impulso alla vera e propria arte miniatoria. Pittori specializzati nel piccolo formato o pittori pratici sia nel piccolo che nel grande formato dipingono anche su carta o pergamena con una tecnica che, come già osservato, solo in alcuni casi coincide con quella di antica tradizione della miniatura, può infatti essere utilizzato acquerello o gouache, tuttavia queste opere vengono usualmente

1

tucker 1986, p. 458.

2

rudt de collenberg 1986, p. 40.

3

Cfr. komanecki 1999; bowron 1999.

Giovanna Sapori, L’Album amicorum Caetani e le sue immagini. Aristocrazia germanica e viaggi di istruzione a fine Cinquecento. Con una nota tecnica di Maria Cristina Misiti, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019 ISBN (stampa) 978-88-9359-265-9 (e-book) 978-88-9359-266-6 – www.storiaeletteratura.it


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L’ALBUM AMICORUM CAETANI E LE SUE IMMAGINI

definite miniature. A questa categoria appartengono anche le immagini dipinte degli album amicorum i quali per la maggior parte hanno origine in area germanica. Già nel 1905 (1910) Rosenheim critica decisamente la tendenza degli studi tardo-ottocenteschi a identificare i decoratori degli album, e specialmente gli specialisti di stemmi, come pittori itineranti di corte in corte o di città in città in occasione di feste, e osserva che a Nürnberg nel pieno Cinquecento erano documentati molti artisti dediti a questa attività4. In un sintetico panorama dei maggiori centri di produzione degli album si può ricordare, ad esempio, che della pittura di stemmi restano a Nürnberg anche opere in grande formato (Germanische Nationalmuseum), composizioni degli emblemi delle famiglie cittadine e ritratti 5. Conosciamo i nomi e le opere di alcuni dei pittori di figura degli album: David De Necker, Hans Weigl, Nicolaus Gellius e Daniel Pipardus. Georg Mack è autore di molte delle immagini dell’album di Hieronymus Cöler (1561-1575, Londra, British Library): sotto una incisione raffigurante S. Girolamo penitente scrive il 2 ottobre 1571 la dedica dell’immagine da lui donata a Cöler, aggiungendo alla sua sigla l’emblema della gilda dei pittori6. Nürnberg fu, come è noto, segnata dalla presenza di Dürer e dei suoi allievi e seguaci attivi nell’incisione, fra i quali Virgil Solis (†1562) e Jost Amman (†1591), ma per quanto riguarda la pittura è stato osservato che dopo la scomparsa di Georg Pencz, specializzato nei ritratti, e con la partenza per Praga di Hans Hoffmann, specialista di piante e animali, la situazione era divenuta piuttosto critica7. Come Nürnberg, anche Augsburg e Innsbruck richiamano artisti, incisori e operatori specializzati nella stampa e nell’illustrazione dipinta8. Ad Augsburg arriva verso il 1580 un importante incisore di Anversa, Domenico Custos; vi sono attivi pittori e miniatori molto apprezzati come Johann König, Anton Mozart e Matthias Kager, oltre a pittori poco conosciuti come i fiamminghi Abraham de Hel e Nicolaus Juvenel. Come ha precisato Amelung, Augsburg brulicava di pittori di varie specialità, cioè miniatori e pittori di stemmi (Kleinkünstler, Briefmaler) che svolgevano incarichi quasi giornalieri per la decorazione degli album, fra i quali Anton Ramsler e Zacharias Schemel. A Tübingen, città universitaria, di cui abbiamo più volte sottolineato l’importanza

4

rosenheim 1910, p. 259.

5

I dipinti sono tutti riferiti a non identificati pittori di Nürnberg di fine Cinquecento, cfr. lö-

cher 1997, pp. 252-257.

Cfr. rosenheim 1910, p. 264, che trascrive la dedica di Mack nell’album Cöler (Londra, British Library): «Meinem gunstig und altenbekannten Herren Jheronimus Cöler hab ich Georg Mack Illuminist Mitburger zu Nurmberg disenn Jheronimum In das Buch illuminiret mein in besten zu gedencken geschehen den 2 Dag October in 1571 Iar». 7 Per una esemplificazione di disegni, miniature e incisioni cfr. brugerolles 2012, pp. 70-148; sull‘attività artistica nella città cfr. strauss 1976; smith 1983. 8 amelung 1979. 6


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per la storia degli album amicorum, Hans Schickhard (1512-1585) dalla fine degli anni Sessanta ebbe incarichi per album; successivamente, negli anni Ottanta e Novanta, vi arriva Ramsler che risulta iscritto in quell’università e perciò ottiene più facilmente incarichi dai compagni di corso, come provano le sue numerose miniature negli album. A Lavingen, città a nord di Augsburg, e poi a Strasburg lavora Georg Brentel, capostipite di una famiglia di miniatori e pittori di stemmi, egli stesso possedeva un album (già collezione Warnecke e poi in una collezione americana) con numerose firme e disegni di parenti e di altri artisti professionisti9. A Innsbruck, dove per molti anni lavorò l’anversese Anthoni Bays, pittore di corte di Ferdinando II del Tirolo e noto per il grande ritratto della Famiglia Hohenems, Altemps in Italia, (1578, Polička, Méstské Muzeum a Galerie), restano alcune notevoli opere miniate come quelle di Joris Hoefnagel nel Messale del cardinale Andreas von Osterreich, databile negli anni Ottanta10. A Monaco dopo la morte di Hans Mielich (1573) arrivano sia pittori italianizzati che italiani e specialisti come Hoefnagel che divenne il miniatore di corte di Wilhelm V von Bayern11. La città diviene così un importante centro artistico vitalizzato anche dai rapporti con l’Italia per la presenza, oltre che di Sustris, di Pietro Candido, Rottenhammer, Schwarz che avevano lavorato a Venezia, a Firenze, a Roma e di artisti italiani, fra i quali Anton Maria Viani, Alessandro Padovano, cognato di Sustris12. Hans von Aachen, come è noto, dopo il soggiorno italiano (1575-1587), a Venezia, a Roma, a Firenze, si spostò a Monaco dove ricevette molti incarichi da Wilhelm V e dagli Ordini religiosi e dai Fugger ad Augsburg, fino a che nel 1597 fu chiamato a Praga da Rodolfo II13. Il suo stile italianizzante ebbe molto successo e possiamo coglierne i riflessi anche nei pittori degli album amicorum. In particolare è da notare che i suoi tipi femminili, snelli e allungati, dalle teste ovoidali con alta fronte e caratteri minuti, divennero dei modelli sia direttamente che tramite le incisioni di Crispijn de Passe o di Raphael Sadeler14. Documenti, lettere ed altre fonti offrono dati utili per avere un’idea dei costi e quindi anche della disponibilità ad investire tempo e denaro per illustrare il proprio album o per essere in forma adeguata presenti in quello di un amico. Un tale Nüztel per decorare il proprio album paga 50 fiorini a Virgil Solis, alla metà del Cinquecento protagonista dell’attività incisoria soprattutto a Frankfurt; nel 1599

9

amelung 1979, p. 216.

fingernagel 1995, pp. 105-107, auer 1995, pp. 91-102. Sull’attività di Hoefnagel a Monaco (1577-1591), Francoforte (1591-1594) e Vienna (1594-1600) cfr. vignau – wilberg 2017, pp. 34-41; su Mielich, cfr. löcher 2002. 11 vignau wilberg 2005. Su Johann König cfr., ad esempio, wieseman 1999, pp. 215-217. 12 martin 1999, pp. 614-621; sugli artisti italiani in Baviera cfr. bora zlatohlávek 1997, e in particolare il saggio di appuhn radtke, pp. 83-94. 13 jacoby 2000, in particolare pp. 21-44. 14 Sul seguito di Aachen, vedi ad esempio zimmer 2012, pp. 189-196. 10


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Fig. 10. Album amicorum «of a German Soldier», cm 15,56 × 11,43, Coppia in lettiga, 1595, Los Angeles County Museum. Fig. 11. Album amicorum di Joachim Prack von Asch, h. cm 14,5, Il mondo alla rovescia, 1591, Getty Research Institute.

ad Augsburg Zacharias Geizkofler, ministro delle finanze imperiali, per due stemmi paga 48 kreuzer, circa mezzo ducato, al miniatore Zacharias Schemel; Cristiano IV di Danimarca per l’immagine che deve accompagnare la sua dedica nell’album amicorum di Filippo II di Pomerania, composto a partire dal 1612, la notevole somma di 200 ducati a König, già citato come uno dei più noti pittori e miniatori di Augsburg15. Bisogna aggiungere che impegno organizzativo, costi e tempi di realizzazione aumentavano se si optava per un supporto più prezioso della carta, cioè la pergamena, per far dipingere miniature o per far stampare incisioni, come fece Hainhofer il quale inviava lui stesso la pergamena al personaggio disponibile a firmare e a far creare un’immagine a sua scelta16. Grazie agli approfonditi studi

rudt de collenberG 1988, p. 40; il citato duca di Pomerania, studente a Padova, paga 100 talleri per uno stemma, cfr. amelunG 1979, p. 77; SeIbold 20142, pp. 76-78. 16 amelunG 1979, p. 216; SeIbold 20142, p. 77. 15


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Fig. 12. Album amicorum di Otto van Veen, cm 16,4 × 10,1, Otto van Veen, Autoritratto, Bruxelles, Bibliothèque Royale de Belgique. Fig. 13. Album amicorum di Abraham Ortelius, cm 16 × 11, Cerchia di Frans Floris, Alessandro e Diogene, disegno, Cambridge, Pembroke College.

su Hainhofer disponiamo di notizie sui suoi album che si rivelano preziose proprio per chiarire caratteri e origine di altri esempi meno o affatto documentati17. Inoltre, le scritte negli album, lettere e altri scritti di Hainhofer e dei suoi amici danno indicazioni sui modi di procedere per la scelta e la committenza delle immagini e identificano la maggior parte degli artisti che furono coinvolti. Il centro artistico

17 SeIbold 20141, pp. 140-151; SeIbold 20142, pp. 28-37, 45-51. Hainhofer, in rapporto con principi come August II Braunschweig-Wolfenbüttel, è anche una sorta di agente artistico il cui vertice di azione è la cura per la realizzazione (1617) del magnifico stipo per Philipp II von Pommern, distrutto nei bombardamenti del 1945 su Berlino, cfr. emmendörffer 2014. Gli album sono una fonte preziosa sulla sua personalità e, per la presenza di quasi seicento firme, una vera e propria miniera per gli studi storico-sociali. Le iscrizioni sono pubblicate da SeIbold 20142, e suddivise in elenchi per nome, luogo e data, e poi per luogo, nome e data, inoltre i firmatari sono censiti anche per gruppi sociali: dai regnanti, ai militari, mercanti, nobili, medici, teologi, artisti, professori, donne, celebrità, gruppi stranieri. Tallero, scudo e fiorino erano più o meno di valore equivalente.


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di riferimento è Augsburg, la città di Hainhofer, ma fra gli autori di dipinti, disegni e incisioni vi sono maestri nordici di fama europea come Joseph Heintz, Hans von Aachen, Hans Rottenhammer e altri noti soprattutto nell’ambiente artistico tedesco, come Matthias Kager; specialisti nella miniatura come König e Mozart; fiamminghi come Gillis Mostaert, Johan Theodor e Israel De Bry; fra gli italiani: Jacopo Ligozzi, Giovan Battista Paggi, Giuseppe Porta Salviati18. Tuttavia, come spesso si può rilevare, anche in questo caso eccezionale la qualità delle immagini degli album non è omogenea, infatti vi collaborarono professionisti, compresi specialisti di stemmi, dai caratteri più corsivi, che restano difficilmente identificabili. Talvolta la commissione dell’opera non andava a buon fine, probabilmente per responsabilità del committente piuttosto che dell’artista, e il lavoro era interrotto bruscamente oppure non completato. Disegni preparatori sono lasciati incompiuti, ad esempio, nell’album Prack (Santa Monica, The Getty Center); disegni finiti di ritratti e stemmi non sono completati con la stesura dei colori, come in quello del cavaliere di Malta Georg von Platen (Mosca, Biblioteca Nazionale, 1571-1575), composto da un esemplare di una edizione degli Emblemata (Lyon, 1566) di Alciato a cui sono aggiunti i fogli con i disegni. Specialmente interessante è un foglio dell’album «of a German Soldier» con il disegno di uno stemma chiaramente inserito fra la data e il motto in alto e la firma in basso, a dimostrazione che di solito le scritte precedono il passaggio al pittore di stemmi (fig. 7). Ma accadeva anche l’imprevedibile come nel caso di Andreas Ganser che, studente a Padova nel 1573, desiderava far dipingere Un ritratto del doge di Venezia per accompagnare la sua dedica nell’album dell’amico Sigismund Ortel. Sappiamo che morì improvvisamente così che il suo precettore curò di portarne a compimento il desiderio19. Nell’inoltrarsi del Cinquecento la consuetudine di rivolgersi ai professionisti diviene predominante, ma sono frequenti i casi in cui il firmatario si diletta di disegnare o dipingere. Al pari di coloro che utilizzano gli stessi aforismi o citazioni negli album degli amici, artisti di fama o disegnatori dilettanti ripropongono la medesima immagine. Così sembra abbia fatto il teologo e umanista Arias Montano che disegna la figura di Archimede sia nell’album di Vivianus (1571) che in quello Ortelius (1574)20. Il noto pittore anversese Lucas de Heere disegna per il collega Hoefnagel entro una cornice ovale in prospettiva una scena di naufragio dominata dalla figura di una sirena che suona l’arpa, accompagnata dalla scritta «Damna Docent», e due anni dopo lo stesso soggetto con qualche variante per l’album di Ortelius. Per quest’ultimo Marcus Gheerhaerts disegna nel 1577 una composizione in cui una colomba e un serpente si fronteggiano in posa aggressiva, accompagnata dalla scritta

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seibold 20142, pp. 77-83.

19

nevinson 1979, p. 169.

Arias Montano scrive nell’album di Vivianus sotto il disegno «Nudus, inops, tamen hanc artem tu si teneas nil indigeas, certas hinc pete divitias», cfr. fabri van de velde 2013, pp. 10-11. 20


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«Victoire wint Glorie». L’anno seguente l’artista, trasferitosi a Londra, ripropone la medesima invenzione nell’album di Van Meteren. Si può pensare che i due colti pittori utilizzino una sorta di emblema personalizzato. Nel libretto di Gervasius Fabricius di Salzburg (1603-1637, London, British Library) un amico accompagna la firma con un disegno raffigurante una dama francese, accanto alla quale si legge: «Joannes Enricus Laser pinxit et scripsit». Non vi sono elementi per ipotizzare che Laser sia un professionista di illustrazioni per album, ma non si può neanche escludere, certamente disegnò un soggetto da una serie di costumi di tutte le parti del mondo, in genere già disponibili presso le botteghe poiché molto richiesti21. Infatti, il proprietario dell’album o il firmatario possono commissionare direttamente un’immagine ad un artista o ad un professionista di immagini per album oppure acquistare una o più immagini già disponibili in fogli sciolti o in fascicoli da aggiungere al proprio album o perfino un intero libretto con immagini già dipinte. È una produzione spesso seriale come dimostra anche la frequenza e la ripetitività di soggetti allegorici, immagini della vita quotidiana o della vita dello studente e soprattutto di vedute di città e figure di costumi francesi, tedeschi, o italiani e specialmente veneziani. L’acquisto di album già illustrati sembra provato dall’identificazione di alcuni esemplari non utilizzati. Il proprietario dell’album della University Library di Yale (il nobile bretone Guillaume II Lotin de Charny?) acquistò un libretto con centocinque immagini, le più varie, e prevalentemente di soggetto veneto, e nel 1575 fece dipingere nelle prime pagine il suo ritratto e lo stemma familiare, ma il libretto si presenta privo del nome del proprietario, oltre che di firme di amici o altre scritte. Allo stesso modo l’album del Museo Bottacin a Padova con trentatré immagini dipinte non fu utilizzato. Incerto resta il nome del proprietario; sulla base di alcuni appunti in tedesco nell’ultima pagina è stato ipotizzato che possa essere il principe Christian von Anhalt, iscritto all’università di Padova nel 1613 e documentato in città e a Venezia anche l’anno successivo22. L’album di Niclaus Keppal (Baltimore, Walters Art Gallery) è ornato da immagini eseguite, secondo Nevinson, negli anni Settanta del Cinquecento ma è utilizzato soltanto partire dal 160823. Alcune difficoltà nello studio delle immagini derivano dal carattere componibile degli album, dalla varietà della loro acquisizione, dal fatto che la connessione fra immagine e luogo a cui essa si riferisce può prescindere dalla reale presenza del proprietario o del firmatario dell’album in quel luogo. Per l’album di Paulus Van Dale (1569-1578, Oxford, Bodleian Library) un amico

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nevinson 1979, p. 170.

Cfr. zago 2009, p. 146, Cristiano di Anhalt, nativo di Amberg, era a Padova con il tutore e l’amico Christoph von Dona. 23 nevinson 1979, p. 168. È un caso che potrebbe accostarsi a quello dell’utilizzo nella prima metà del Seicento di una edizione degli Emblemata di Johannes Sambucci (Antwerp, 1569), utilizzato da Georg Emrich (1610-1612) e poi da Heinrich Runge (1639-1654), cfr. rosenheim 1910, pp. 304-305. 22


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a corredo della sua firma scrive che a Roma fece dipingere («fieri fecit et scripsit») Un flagellante di una confraternita romana ma, come ha osservato Nevinson, sulla base di confronti24, questa e alcune immagini di costumi veneziani nello stesso album furono probabilmente acquistate già pronte, anche se le firme sono datate a Roma. Nell’album (1578-1620, Den Haag, Koninklijke Bibliotheek) del medico Bernardus Paludanus (Berent ten Broecke) l’amico Johannes Hugelius firma ad Heidelberg accanto all’immagine di uno Studente padovano, mentre un Georg firma a Padova accanto a un Cardinale romano a cavallo. L’album «of a German Soldier» (Los Angeles, County Museum, già collezione Rosenheim) appartiene ad un militare che nel 1595 partecipa all’assedio di Gran, fortezza ungherese sul Danubio conquistata dai turchi e dopo successivi tentativi riconquistata in quello stesso anno dall’esercito imperiale. Il militare in pochi mesi raccoglie firme tra i camerati in un libretto almeno in parte già ornato da numerosi costumi inglesi, italiani, francesi, dal Bucintoro veneziano e da gondole, dalla rappresentazione dei modi di viaggiare del papa o dei cardinali, a Napoli o sull’Appennino25. Queste ed altre considerazioni implicano la questione dei luoghi di produzione delle immagini più utilizzate. Molti studiosi pensano che quelle di soggetto italiano siano opera di artisti italiani e acquistate in città italiane anche presso venditori ambulanti o all’occasione commissionate espressamente in Italia. Sigismund Ortel di Nürnberg, studente a Padova dal 1575 al 1579, si sarebbe lì procurato le immagini per il suo album (British Library, Ms Egerton 1191) e allo stesso modo e nello stesso contesto il proprietario dell’album della University Library di Yale, forse Guillaume II Lotin de Charny26. Tuttavia, come ha già osservato Amelung, mentre nelle città universitarie italiane non sono noti nomi di pittori degli album degli studenti tedeschi, conosciamo nelle città della Germania meridionale tra Cinquecento e Seicento sia nomi sia nomi con opere di un grande numero di specialisti. Una rapida rassegna della produzione miniatoria a Padova sembra mostrare che, dopo la grande stagione trecentesca e quattrocentesca, essa è limitata a professionisti di media o medio-bassa qualità. Ad esempio, gli autori dei ritratti cinquecenteschi dei Carraresi, signori della città, e gli stemmi di altri signori di Padova e di altre città, nel codice Papafava, probabilmente databili al Seicento non presentano elementi caratterizzanti nell’ottica che ci interessa. Lo stesso si rileva nell’iconografia o nei caratteri stilistici delle miniature di documenti universitari, diplomi di laurea o delle cosiddette schede di monacazione che sono stati pubblicati27. A Venezia nel pieno

24

nevinson 1979, pp. 168-169.

rosenheim 1910, pp. 268-270; rudt de collenberg 1986, p. 40. Cfr. ad esempio: forcione 2005, p. 35; rosenthal 2007; rosenthal 2017, p. 86; finucci 2007, p. 44. 27 baldissin molli mariani canova 1999; baldissin molli 1998, pp. 29-53; zuccolo padrono 1969, che pubblica una decina di miniature di commissioni dogali, sorta di atti notori del doge per 25 26


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del secolo le commissioni dogali hanno esiti diversi, fra i quali emergono le opere di Alessandro Merli, ma tutti di matrice prevalentemente veronesiano-tintorettesca. È vero che in laguna e a Padova soggiornavano per periodi più o meno lunghi artisti fiamminghi e, in generale, nordici, alcuni dei quali eccellenti nella maniera piccola, fra i quali Hans Rottenhammer. Tuttavia non mi sembra che si possano cogliere riflessi delle loro opere nei caratteri stilistici delle immagini di soggetto veneto, anche di quelle di miglior qualità, degli album, compreso quello Caetani, né più in generale elementi collegabili direttamente all’attività artistica a Padova e a Venezia. Non ho, inoltre, trovato notizie, come già rilevato da altri studiosi, sulla produzione in laguna di immagini per album e nemmeno della loro vendita in strada. Ugualmente, anche se, come accennato e come vediamo nel capitolo successivo, alcune immagini negli album sono di soggetto romano, lo stato delle conoscenze non permette di ipotizzare che esse siano prodotte a Roma. Nel Cinquecento l’arte della miniatura continuava a prosperare nel centro del cattolicesimo, richiesta com’era per ornare i documenti ufficiali della Cancelleria papale o degli Ordini religiosi, di confraternite e corporazioni, per i libri liturgici o di privata preghiera, ma anche per reliquiari, altaroli ed altre suppellettili sacre. Si può aggiungere che era prediletta per piccoli quadri di devozione privata ma anche per le raccolte d’arte, come indica la loro presenza negli inventari. Già durante il pontificato di Paolo III si intensifica nello Scriptorium papale la presenza di artisti di rilievo come Apollonio de’ Bonfratelli e Vincent Raymond 28 ma per le straordinarie qualità emerge il croato Giulio Clovio. Lavora per i papi e per grandi committenti, fra i quali i Grimani e i Farnese, e al suo atelier e, in generale, al suo insegnamento possono ricondursi molti dei miniatori operosi a Roma nel pieno Cinquecento. Gli studi stanno progressivamente riportando alla luce le loro opere ma quanto ancora ci sia da indagare è provato dall’elenco degli undici miniatori romani che sottoscrivono una supplica al papa per la concessione della grazia al loro collega Cesare Franchi detto il Pollino, che però fu giustiziato nel 159529. Di lui conosciamo molti disegni e un bel gruppo di miniature ma delle opere dei suoi

la elezione del governatore di una città o di una provincia, e cita i nomi di altrettanti miniatori, fra i quali, Giovanni Maria Bodino, Cipriano di Venezia, Giovan Battista Clario, Alessandro Merli, che vi lavorarono. La qualità è prevalentemente modesta. 28 talamo 1995, pp. 73-78. 29 Il documento di supplica, privo di data, firmato da Paolo Bramé, Paris Nogari, Ercole Pedemonte, Bernardino Albiolo, Giacomo Squilli, Rotilio Ferrazzoli, Domenico de Giorgis, Ascanio Cortese, Giulio Stella, Lelio Pagliara, Francesco da Castello, fu pubblicato per la prima volta da bertolotti 1880, pp. 87-90, il documento della esecuzione della condanna a morte di Pollino a Perugia nel 1595 è stato rinvenuto da Francesco Piagnani che ringrazio per l’anticipazione. Questo ed altri documenti sull’artista saranno pubblicati nella primavera del 2019 in un libro su Pollino.


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Fig. 14. Album amicorum di Philipp Hainhofer, cm 15 × 20, Hans von Aachen, Giunone, Venere e Minerva, disegno, Augsburg, Kunstsammlungen und Museen Augsburg.

undici colleghi conosciamo soltanto un buon numero del brussellese Francesco da Castello e poche di Paolo Bramé30. In ogni caso fra i documenti ritrovati sui miniatori a Roma non compaiono notizie su una produzione di immagini collegabile agli album amicorum, probabilmente assente per la rarità della consuetudine di dotarsi, come accennato, a Roma e in Italia di un album. Mi sembra utile fare un confronto con altri settori della produzione seriale di immagini a Roma, quella a stampa. Infatti oggi, grazie ad opere e documenti, conosciamo molti aspetti dell’attività editoriale e del vivace mercato delle incisioni, anche di soggetti e destinazioni non colte31. Per ora sembra quindi da escludere, a mio parere, la possibilità di collocare in ambito italiano la produzione di immagini per album amicorum sia presso riconosciuti maestri della ‘maniera piccola’ sia presso decoratori professionisti di carte e pergamene.

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SaporI 2007, pp. 62-63; de laurentIS 2006.

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SaporI, in corso di stampa.


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Fig. 15. Album amicorum di Anton Heyblocq, cm 9,2 × 15,3, Jan van der Does, Tomba di Nerone, disegno, Den Hague, Koninklijke Bibliotheeck. Fig. 16. Album amicorum Abrams, cm 11 × 15,2, Pieter Anthonisz. van Groenewegen, Paesaggio con rovine, disegno, Cambridge (Mass.) Museum Harvard University.

La possibilità di raggruppare album con immagini di carattere formale affine e la ripetitività di molte iconografie, con gli stessi dettagli, indica l’esistenza di botteghe di cartolari, di stampatori e di miniatori, compresi specialisti della pittura di stemmi, attive in una produzione anche seriale nelle città universitarie e comunque in città in cui prosperano, come ha sottolineato Amelung, l’editoria e l’attività artistica32. La lunga durata dei tipi è evidente nelle serie di successo dei costumi, talvolta aggiornati in particolari degli abiti o delle acconciature, ma simili nei tipi, nella postura, nei gesti e nei topoi narrativi come mostra il confronto fra l’album Ortel (1575-1579) e quello Teuffenbach (1618-1621) o tra quello Caetani e quello Bottacin. Si può rilevare una lunga fedeltà anche ad iconografie non così frequenti, ma certamente più diffuse nel Nord dell’Europa che in Italia. Ad esempio, un’imma-

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amelunG 1979.


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gine del mondo alla rovescia, un cervo a caccia con i cani tiene appeso l’uomo-selvaggina alla sua lancia, è dipinta nell’album Prack (1591) (fig. 10) ed è ripetuta, con poche varianti, nel 1611 da un artista di più alta qualità, nell’album di Johannes Weckerlin (Stuttgart, Württembergische Landesbibliothek). Bisogna aggiungere che in uno stesso album le immagini prescelte, ad esempio dalla serie dei costumi di Venezia, sono opera quasi sempre di artisti diversi e di qualità non omogenea. Tenendo conto di queste osservazioni, si possono tentare, in assenza di firme o sigle che rendano possibile identificare gli autori, piuttosto degli apparentamenti delle immagini dei diversi album e ipotizzare una cerchia se non una bottega a cui ricondurli: si può accostare ad esempio l’album Yale a quello di qualità inferiore ma dello stesso ambito del già ricordato Bernardus Paludanus (Den Haag, Konink Bibl.), medico e botanico, documentato a Padova nel 1575, a Siena (1579) a Bologna (1589) e poi in viaggio dalla Sicilia a Malta alla Palestina, che include molti costumi e scene di genere. Il carattere delle immagini dell’album di Yale, di quelli Ortel e Paludanus e del «German Soldier», è inoltre dal tutto affine nella resa semplificata e in diversa misura ingenua di repertori di modelli. Alcuni album contengono fra le immagini anche disegni o soltanto disegni così che possiamo considerarli appartenenti ad una specifica categoria di libro di disegni33. Si può rapidamente sottolineare quali sono gli aspetti che, a mio parere, la caratterizzano, aspetti che spesso ne fanno una fonte preziosa per la storia del disegno e più in generale, per la storia dell’arte e degli artisti. Infatti, la maggior parte dei disegni negli album amicorum sono datati poiché colui che nell’album scrive accanto all’immagine accompagna la dedica o il componimento quasi sempre con la data e talvolta con l’indicazione del luogo in cui offre la sua testimonianza di amicizia, luogo che può essere lo stesso in cui l’immagine è stata realizzata oppure no. Come già osservato, il pittore spesso firma o sigla l’opera che gli viene commissionata o che offre in dono, ma non mancano eruditi o altri personaggi che disegnano essi stessi per la specifica occasione del loro contributo all’album dell’amico. Si può provare a definire la specificità dei caratteri dei disegni negli album amicorum. Innanzitutto, di consueto, non sono studi, schizzi, disegni preliminari ad un’opera ma sono disegni finiti: possono essere commissionati dal firmatario ad un artista; donati da un amico artista che firma l’album, e in questo caso sia espressamente creati sia scelti fra disegni già eseguiti; infine, possono essere fogli acquistati dal proprietario dell’album o dai suoi amici sul mercato. I soggetti sono i più vari; a volte, per il peculiare carattere degli album amicorum, sono insoliti o del tutto rari nel catalogo di un artista e perfino nelle arti figurative. In alcuni casi la densa presenza di soggetti di genere corrisponde alla specializzazione degli

Sulla presentazione degli album amicorum con disegni come una nuova categoria di album di disegni e sui loro caratteri cfr. sapori 2018. 33


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artisti coinvolti, e come negli album Abrams o Heyblocq, costituisce un’antologia del disegno di genere nei Paesi Bassi nel Seicento. La presenza della firma, della data e del nome del luogo dal punto di vista dello studio dei disegni, tanto di frequente non facilmente databili, se non sono connessi ad un’opera dipinta o ad altri elementi, o talvolta di difficile attribuzione, assume una funzione individuante, rivelando, ad esempio, che si tratta dell’unico disegno datato di un artista o di uno fra i pochi datati, in qualche caso dell’unico disegno sicuramente di sua mano. L’album di Otto van Veen (1575-1584, Bruxelles, Bibibliothèque Royale de Belgique, cm 16,4 × 10,1) è composto di disegni a matite colorate e ad acquerello (?), tutti, a quanto sembra, di mano di mano dell’artista. L’immagine di apertura è una Allegoria della patria accompagnata da un passo delle Epistole di Ovidio: «Nescio qua natale solum dulcedine cunctus / Ducit, et immemores non sinit esse sui / Quid melius Roma? Scythico quid frigore peius? / Hac tamen ex illa Barbarus Urbe fugit»34. È una celebrazione del legame con il paese natale che costringe a lasciare Roma, il più potente polo di attrazione per gli artisti, evidentemente un’esperienza dello stesso Venius. Il tema del combattuto rapporto, compare ripetutamente nelle biografie dello Schilder-boeck di Karel van Mander (Haarlem 1603-1604)35, ma colgo l’occasione per osservare che l’album è prezioso anche per altre notizie: insieme all’autoritratto e ai ritratti dei genitori compare anche quello, più rapidamente disegnato (a matita nera), del fratello Simon che vi scrive nel 1575 un saluto a Otto «Italiam petente», precisando così l’esatta data della sua partenza. Venius partì infatti da Anversa per Roma con il sostegno del cardinale De Groesbeek, vescovo-principe di Liegi, che lo raccomandò al cardinal Madruzzo36. Protetto dal potente cardinale filoimperiale soggiornò a Roma quasi sette anni, fino alla partenza per Praga al servizio dell’imperatore. Nell’album Venius vi sono anche ritratti di amici, fra i quali Dominicus Lampsonius, e immagini di exempla amicitiae, tratti dalla letteratura classica, come Pilade e Oreste, Antifilo e Demetrio, soggetti rari nelle arti figurative. Essi arricchiscono la nostra conoscenza della prima fase dell’attività di Venius su cui abbiamo poche notizie. I ritratti, in particolare, sono da considerare nell’ambito dello sviluppo della pittura di ritratto ad Anversa, rinnovata dalla presenza di Anthonis Mor negli

van den gheyn 1911, p. 71. «Ignoro per quale dolcezza il suolo natale tutti attiri e non permetta ad alcuno di perderne il ricordo, chi meglio di Roma? Chi peggio della gelida Scizia? Pur tuttavia il barbaro fugge dall’Urbe», cfr. spadafora 2009, p. 31. Sul tema della nostalgia di Roma vedi, ad esempio, ciò che scrive van mander, 1603-1604 (Lives, vol. I, p. 258) a proposito del suo maestro Pieter Vlerik. Per una recente scheda dell’album cfr. delsaerdt 2005, p. 50. Su Van Veen e Ortelius, sull’amicizia e la sua rappresentazione cfr. meganck 2017, pp. 177-183. 35 sapori 2007, pp. 9-15. 36 van den gheyn 1911, p. 79. 34


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anni Settanta, che contava fra i pittori emergenti Adrian Key e Frans Pourbus. Alcuni sono gli antecedenti dell’Autoritratto di Venius nell’album De Gruytere e della contemporanea tela che lo raffigura con la sua numerosa famiglia (Parigi, Louvre, 1584), anch’essa successiva al ritorno in patria, nel quale, a mio parere, possono cogliersi riflessi di Federico Zuccari che il pittore aveva frequentato a Roma (fig. 11). Gli ornati delle pagine dell’album di Ortelius (cm 16 × 11) costituiscono un vero e proprio repertorio; sono ispirati ai motivi del cuir decoupé bellifontain declinati e diffusi dalle incisioni della scuola di Fontainebleau e nell’area dei Paesi Bassi e della Germania di Jacob de Bos, Hans Vredeman de Vries, Jacob Floris, Virgil Solis. Si tratta infatti per la maggior dei disegni preparatori di De Vries per le cornici di Deorum dearumque capita, raccolta pubblicata da Philips Galle e basata sulla collezione di monete antiche di Ortelius. Questi utilizzò così i disegni, che erano di sua proprietà, per l’album37. È un gusto che riflette anche l’intrinsecità del geografo nell’ambiente anversese degli editori, quelli che stampano le sue carte geografiche ma soprattutto Plantin le cui edizioni mostrano uno spiccato gusto personale. E d’altra parte Ortelius era iscritto sin da giovane, nel 1547, alla gilda di S. Luca come miniatore, era in rapporto con molti artisti, fra i quali Hubert Goltzius, che ad Anversa intraprende un’attività come mercante di antichità. In questo contesto occorre valutare anche la presenza nell’album di incisioni, come già accennato, e di disegni, fra i quali bisogna almeno citare Alessandro e Diogene riferibile alla cerchia di Frans Floris e il finissimo Busto di Cristo disegnato per Ortelius da Philips Galle (fig. 12)38. Un altro esempio molto eloquente su molti aspetti del tema degli album amicorum come album di disegni è quello di Hainhofer39. L’album di Wolfenbüttel e quello di Augsburg hanno le medesime misure (cm 20 × 15 c.) e comprendono disegni prevalentemente a penna su carta, su carta applicata al foglio dell’album, su pergamena, evidentemente richiesti a misura o adattati alle dimensioni degli album. È chiaro che Hainhofer e gli amici commissionano disegni ad artisti in primo luogo di Augsburg. August von Braunschweig und Lüneburg acquista un Paesaggio da Lukas Kilian (penna su pergamena, 1613), il cancelliere imperiale Johann III Schweickard un altro Paesaggio da Mozart (anch’esso penna su per-

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fuhring 2002, pp. 61-68; uppenkamp 2002, pp. 265-266.

puraye 1969, p. 11. I decori erano stati attribuiti a diversi artisti fra i quali Hieronymus Cock, Pieter Huys, Pieter van der Borcht, Godefroy Ballain, Clement Perret il quale nel 1577 firma l’album di Ortelius (f. 33). Perret è noto come autore di due testi sulla calligrafia, stampati ad Anversa da Christoph Plantin, nei quali i modelli calligrafici sono inseriti in ricche cornici alla francese simili a quelle che decorano l’album Ortelius. 39 seibold 20141; 20142. Mentre gli autori delle incisioni che vi sono inserite sono quasi tutti identificabili, alcuni disegni e miniature sono rimasti anonimi. Nella parte del Grosse Stammbuch ora in collezione privata compare a c. 30 una miniatura con lo Stemma di Cosimo II dei Medici affiancato 38


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Fig. 17. Album amicorum di Philipp Hainhofer, cm 20 × 15, Virgil Solis (attribuiti a), Nudi femminili, incisioni, Wolfenbüttell, Herzog August Bibliothek.

gamena), sicuramente già disponibile era il foglio con Venere, Giunone e Minerva (fig. 13) di Aachen, attivo allora a Monaco ma anche per i Fugger ad Augsburg. Il disegno è infatti in stretta relazione con il dipinto di Aachen datato 159340 (Boston, Fine Arts Museum), del quale non è nota la provenienza antica. Sulla base della presenza del disegno nell’album Hainhofer non si può escludere una sua originaria collocazione in città, forse presso i Fugger (?)41. Altri fogli conducono nel campo del collezionismo e del mercato. L’inserimento fra due pagine, una con una firma datata 1610 e l’altra 1625, di due disegni antichi Sezione di edificio e Annunciazio-

dalla Fortezza e della Giustizia, riferita a Jacopo Ligozzi da SeIbold 2014 2, p. 76, che per le notizie storico-artistiche si basa sul Magisterarbeit di Ulrike Knöfel sull’argomento, discusso nel 1990 presso l’Università di Monaco, che purtroppo non ho potuto consultare. 40 jacoby 2000, pp. 137-138. 41 Su Hainhofer esperto d’arte e in particolare sulla sua conoscenza della pittura di Aachen, cfr. jacoby 2000, pp. 51, 103-104, 116-181; newmann 2012, p. 136.


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ne, riferiti a Jan van Eyck42, si presenta come una scelta da collezionista di arte fiamminga e nel gusto dei primitivi, gusto che non è scontato riscontrare negli album amicorum. Probabilmente provengono dal mercato, se non dalla raccolta dello stesso amico che lo dona, il Paesaggio con Venere e Adone di Gillis Mostaert, fortunato pittore di genere ad Anversa; il David e Golia di Paggi che non è lontano dal foglio di Chicago dello stesso soggetto (1587, Chicago, Art Institute); il Cristo morto (?) di Giuseppe Porta Salviati ed altri ancora. Gli album amicorum sono anche fonti per la storia dell’arte e in particolare per gli artisti nordici, compresi quelli che compirono il viaggio in Italia e si fermarono a Roma. Ad esempio, la prima notizia della presenza a Roma di Elsheimer deriva dalla sua firma, nell’anno 1600, nell’album amicorum del giurista monacense Abel Prasch. Wibrand Symonszoon de Geest invece forma il suo album dal 1611 al 1617, viaggiando da Utrecht, a Parigi, a Roma, dove fa parte dei Bentvuegles e incontra connazionali, fra i quali Poelenburch43. Un esempio di album amicorum composto soltanto di disegni è quello Abrams (Harvard, Fogg Art Museum, cm 11,7 × 15,2)44, uno dei pochi studiati da uno storico dell’arte. È composto attualmente di cinquantadue pagine di pergamena. In esso non compare il nome del proprietario ma sulla base del confronto della sua rilegatura con quella di un libro di disegni della Fondation Custodia a Parigi e sulla base di altre osservazioni, Robinson ha ipotizzato che appartenesse a Pieter Spiering (1595-1652), uomo d’affari e collezionista ben conosciuto45. Se l’ipotesi è giusta, l’idea di comporre un album amicorum, e potremmo aggiungere ‘artistorum’, è facilmente spiegabile come una speciale forma di collezionismo di disegni richiesti in ‘signum amicitiae’. Fu composto dal 1635 al 1645 circa e raccoglie quarantuno disegni, opera di ventinove artisti, fra i quali alcuni hanno donato due o tre fogli. Inoltre, gli artisti sono per la maggior parte di Delft e gli altri delle città vicine, fra i quali Adriaen van Ostade, Van Goyen, Leonaert Bramer, Govert

borchert 2002, pp. 84-85, ritiene il disegno dell’Annunciazione copia da un dipinto di Van Eyck eseguita nella sua bottega; ipotizza che i due disegni furono acquistati da Hainhofer durante il viaggio nei Paesi Bassi nel 1597-1598. 43 Sulla firma di Elsheimer nell’album Prasch, cfr. andrews 1977, p. 53; su De Geest cfr. hofstede de groot 1889, pp. 235-240; sul tema degli album come fonti per la storia dell’arte cfr. sapori 2018. 44 Cfr. robinson 2015. L’album prende il nome dal collezionista George Abrams che lo donò al museo nel 1999; comprende 41 disegni sul recto e talvolta anche sul verso delle pagine: 26 sono firmati, 10 sono datati fra il 1635 e il 1641, gli altri sono databili fra il 1643 e la metà degli anni Quaranta. 45 Spiering amministrava l’azienda arazziera paterna a Delft; più tardi lavorò a Den Haag come rappresentante della Svezia e al servizio della regina Cristina come procuratore di opere d’arte. Sandrart scrive che era famoso come conoscitore e collezionista di disegni di Dürer, Raffaello, Giulio Romano, Tiziano e Veronese e di incisioni di Luca di Leida. Tessin nel 1687 vide presso gli eredi un centinaio di album di disegni e incisioni, cfr. robinson 2015, p. 4. 42


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Flink, Emanuel de Witte, Pieter Steenwijck (fig. 14). Il numero e la qualità degli autori, la varietà dei soggetti e il limitato arco cronologico a cui appartengono rendono l’album una preziosa antologia, un apice di specialismo. Di solito l’album amicorum, come accennato, è prevalentemente organico alla modalità ‘viaggio’, di conseguenza l’ambito geografico in cui esso si arricchisce di contributi può essere anche molto ampio. Poiché la geografia dell’album Abrams è invece circoscritta potremmo definirlo un album ‘di prossimità’, una definizione valida anche per un collezionismo di dipinti di raggio analogo. Dal punto di vista degli studi sul disegno nei Paesi Bassi e in particolare a Delft nella prima metà del Seicento, si può sottolineare che, ad esempio, il Paesaggio italiano con rovine di Pieter Anthonisz. van Groenewegen è l’unico conosciuto dell’artista che soggiornò in Italia dal 1615 al 1623 circa; la Medusa di De Witte è l’unico suo disegno noto di soggetto mitologico; L’uomo in costume orientale (1638) di Flinck il suo foglio datato più antico, così come il Paesaggio (1637) di Jan van Goyen è uno dei pochi suoi datati. Rari sono i fogli di Pieter Potter, di Pieter de Bloot, François van Knibbergen, tutti specialisti della pittura di genere. Un caso affine come raccolta di disegni dei Paesi Bassi nel Seicento ma con molte differenze è quello dell’album di Jacob Heyblocq (1623-1690)46 che sin dall’inizio era mosso dall’ambizioso progetto di creare un album diverso dall’uso corrente, innanzitutto rivolgendosi soltanto a personaggi di altissimo livello. Il suo prestigio di professore di latino ad Amsterdam e di direttore della Scuola di latino dal 1660 è all’origine di una fitta rete di illustri amici, poeti, eruditi, artisti che ha un equivalente nell’album (Den Haag, Koninglijke Bibliotheek, cm 9,2 × 15,3) composto nel corso di più di trenta anni (1645-1678). I quarantuno disegni che lo arricchiscono sono di genere molto diverso e comprendono prevalentemente disegni del tutto finiti e alcuni abbozzi o parti di disegni non completati di artisti molto noti e non: Flink, Aert van den Neer, Gerbrandt Eeckoudt, Jan de Bray, Jan van de Cappelle, Emanuel Meurant, fra i quali predomina per la fama dell’autore la Presentazione al tempio (1661) di Rembrandt (fig. 15). Viene naturale pensare che il foglio rappresenti l’obbiettivo più alto raggiunto da Heyblocq, ma se consideriamo la galleria di opere d’arte grafica non come un unicum, isolato dal suo contesto, bensì come parte inscindibile dell’album, di un intero costruito con tenacia ed attenzione, insieme con gli apprezzamenti, le espressioni di amicizia, i componimenti letterari che amici e conoscenti dedicano al latinista, possiamo piuttosto considerarlo un tassello dell’opera che egli pazientemente allestì come specchio di sé e del suo ambiente.

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L’album, composto di 310 pagine, è stato pubblicato con trascrizioni e note da gruys tho-

massen 1998; cfr. inoltre georgievska shine, 2015.


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Fig. 18. Hans Speckaert, Diana e Atteone, Roma, Collezione Patrizi (da pedrocchi 2000).

L’incisione ha un ruolo determinante negli album, come si è visto, sin dalla prima fase della loro storia nell’utilizzo di libri nei quali immagini xilografiche o calcografiche sono presenti in diversa misura. Per desiderio del proprietario in questi libri stampati così come negli album interamente decorati dai calligrafi e dai miniatori sono aggiunte anche incisioni, attingendo al fiorente mercato delle stampe in centri come Anversa o Norimberga in cui prosperava l’editoria e arrivavano a lavorare incisori di qualità. L’album di Sebastian von Stamps (1571-1583, già collezione Rosenheim) che si distingue per l’eccezionalità del grande formato, in folio, comprende miniature di feste, tornei, cacce, assedi e altre scene militari, opera di artisti specializzati come David de Necker e numerose incisioni di soggetto biblico e mitologico di Philips Galle, Dirck Volkertsz. Coornhert, Cornelis Bos da Heemskerck, Floris e altri artisti dei Paesi Bassi47. Gli album Hainhofer, ancor più ricchi di miniature, comprendono splendide incisioni di Nudi femminili attri-

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rosenheim 1910, pp. 268-270.


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Fig. 19. Theodor de Bry, Diana e Atteone, incisione dalla seconda edizione di Emblemata, 1593 (da rosenheim 1910).

buiti a Virgil Solis o di Paesaggi di Johan Theodor de Bry che, insieme ai disegni, contribuiscono a conferire un’impronta collezionistica (figg. 16-17). Frequenti sono le incisioni di ritratti sia di firmatari eminenti che di altri personaggi in funzione dell’arricchimento dell’album, per formare una sorta di galleria di personaggi illustri che contribuisce a presentare la figura del proprietario dell’album e del suo ambiente. Nell’album Ortelius sono inseriti ritratti incisi da rinomati artisti come Galle, Jan Sadeler, Hubert Goltzius, Martino Rota, Melchior Lorch, Hieronymus Wiericx, e Gijsbert van Veen; in quello del teologo calvinista Bogerman sono inclusi, come già accennato, trentasei ritratti incisi da Joos de Bosscher (1591) di personaggi prevalentemente dei Paesi Bassi ma anche di alcuni italiani, fra i quali Dante, Alciato, Ficino, Petrarca. Quest’ultimo caso richiama più esplicitamente i taccuini di disegni degli uomini illustri ai quali è stata anche collegata l’origine degli album amicorum. A proposito del ritratto si può aggiungere che negli album quello dipinto sembra meno frequente e di solito raffigura il proprietario, così vale la pena di citare l’album di Johannes Franck, lettore di diritto canonico e romano all’Università di Douai, che raccoglie nel suo album (1573-1578, Den Haag, Konin-


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Fig. 20. Album amicorum di Philipp Hainhofer, cm 20 × 15, Contadini e stemma, 1606, Augsburg, Kunstsammlungen und Museen Augsburg. Fig. 21. Album amicorum Caetani, Il bacio della pantofola, Roma, Fondazione Camillo Caetani.

klijke Bibliotheek) firme di colleghi e studenti che commissionano a diversi artisti i loro ritratti, invece che, come era consuetudine, gli stemmi familiari48. Anche per le immagini degli album amicorum l’incisione ha una importante funzione come modello. Un contributo alla riflessione può venire dalle categorie di uso e di modifica delle incisioni che O’Dell individua concentrandosi sulle edizioni di Stamm oder Gesellenbuch di Jost Amman, di cui ho qui già esaminato quello della Biblioteca Vaticana49. Oltre all’inserimento di stemmi dipinti nelle cornici, appositamente incise da Amman, oppure in pagine bianche, la studiosa mette in evidenza l’uso dell’incisione come modello: copiata in disegno, imitata illusivamente con tratti a penna, disegnata variando la figura o i suoi attributi.

spadafora 2009, p. 33, cita l’album (1593-1619) di Catharina von Canstein con più di centocinquanta ritratti di componenti della sua casata. 49 o’dell 1992. 48


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In questa occasione mi sembra utile sottolineare negli album la pratica, in generale familiare a molti artisti, di combinare e utilizzare i modelli incisori con l’esempio di Theodor de Bry che, fuggito dalla nativa Liegi a causa delle guerre di religione, costruisce una brillante attività a Strassburg e poi a Frankfurt. De Bry possiede una grande abilità nel confezionare un prodotto colto e attraente attingendo alle fonti più diverse grazie alle qualità di conoscitore e combinatore di invenzioni dei pittori italiani e nord-europei. La disinvolta abitudine di utilizzare con poche varianti un’intera composizione o estrarne solo una figura è evidente in molte sue opere e tra i tanti prelievi cito qui quello del S. Francesco da un’acquaforte (1581) di Federico Barocci inserito nella scena con Soldati spagnoli e alcuni frati uccisi dagli indios, una delle incisioni di De Bry per la IV parte della Descriptio Americae (1594). Una soluzione ancora più inaspettata si vede nella seconda (1593) delle quattro edizioni degli Emblemata, nella quale De Bry aggiunge riquadrature e scene figurate fra cui Diana e Atteone che riproduce un raro dipinto di Hans Speckaert (1572 c., Roma, collezione Patrizi), uno dei pittori nordici più talentuosi fra quelli arrivati nella seconda metà del Cinquecento a Roma, dove morì molto giovane nel 157750 (figg. 18-19). Le componenti principali dell’apparato figurativo degli album sono gli stemmi, gli emblemi e i costumi. Nel Cinquecento artisti come Martin Schongauer, Hans Burgkmair, Jost Amman disegnarono stemmi da tradurre in incisione, stemmi nei quali non solo le figure araldiche sono magnificamente rese nella loro complessa struttura sintattica ma fantasia e abbondanza improntano gli ornamenti esterni allo scudo. Queste incisioni formano un prezioso repertorio a disposizione anche per gli artisti degli album amicorum, insieme a raccolte di stemmi disegnati anche di forme semplificate. Tuttavia è naturale pensare che un modello o comunque indicazioni sufficienti sono fornite dallo stesso committente per la rappresentazione precisa dell’emblema della casata. Negli album gli stemmi sono dipinti semplicemente sul fondo bianco del foglio o incorniciati da ghirlande di foglie o di fiori più o meno ricche, oppure dipinti su stendardi sorretti da soldati, dame, figure allegoriche; talvolta queste figure ‘supporto’ sono d’invenzione, talvolta ispirate al vero. In ogni caso la possibilità di varianti, anche proporzionale alle qualità dell’artista incaricato, era notevole se si guarda, ad esempio, ad un foglio dell’album Helbig in cui uno stemma è fiancheggiato da un eremita e dalla Morte o dell’album Gruber

Speckaert (Bruxelles?-Roma, 1577) dipinse Diana e Atteone (ante 1572) per i Patrizi nella cui collezione l’opera è tuttora conservata. La tela fu riconosciuta come opera del fiammingo da Konrad Oberhuber nel 1964. Due disegni dello stesso soggetto conservati a Parigi, Louvre, e a Budapest, Museo di Belle Arti, non corrispondono alla tela ma sembrano prime idee. Per le vicende del dipinto e la storia attributiva cfr. pedrocchi 2000, p. 190. Sull’artista cfr. foucart 1995, pp. 260-271; široká 1997; sapori 2007, pp. 15-16, 21. Non conosco altre incisioni tratte dal dipinto o dai disegni perciò è difficile ipotizzare per quale tramite e in quali circostanze De Bry conobbe un disegno oppure una seconda versione del dipinto o una copia. 50


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(1602-1612, Santa Monica, The Getty Center) in cui un putto su una conchiglia in un mare in tempesta sorregge uno stemma, invenzione associata alla scritta «nec venti nec undae» in un cartiglio51. Un gustoso repertorio si vede negli album Hainhofer ricco anche di personaggi della vita quotidiana come un contadino, un fabbro, un cacciatore (fig. 20) o scene più complesse52. Oltre agli stemmi, negli album sono raffigurati, come abbiamo osservato, i più diversi soggetti la cui scelta è in genere compiuta dagli amici e dal proprietario dell’album, in un arco variabile in rapporto ad una vera e propria commissione o all’acquisto di immagini già disponibili. Il fatto che Philipp von Pommern, il cui agente artistico era Hainhofer, faccia segnalare agli amici che contribuiscono al suo album quali sono i soggetti da lui più graditi per le immagini che essi devono commissionare53, può essere indicativo di una consuetudine non rara anche fra personaggi di posizione meno elevata. Tuttavia, per la maggior parte la scelta dei soggetti non sembra collegata direttamente alle persone o al contenuto delle scritte. Certamente è evidente che le immagini antipapali nello spirito della satira protestante, diffusa dalle incisioni già nella prima fase della Riforma, riflettono le convinzioni religiose del proprietario dell’album. Per altro verso gli emblemi rispecchiano la cultura di una persona e del suo ambiente. Proprio a proposito del concetto affidato all’emblema, Wilson ha osservato come negli album questa componente teorica, astratta si mescoli a quella del ‘naturalismo’ descrittivo dei costumi e delle scene di vita quotidiana, ma nello stesso tempo attribuisce a queste ultime, o almeno ad alcune, come vedremo più avanti, una funzione di «walking ideas» sulla città di riferimento54. La varietà dei soggetti può essere esemplificata con la scelta di Wilhelm Helbig, nobile cattolico di Würzburg, che forma il suo album (1561-1591) durante la academica peregrinatio a Köln, Fulda, Leuven, lo incrementa durante i viaggi in Austria e in Ungheria e infine a Bamberg dove lavora come medico55. La maggior parte delle immagini appartiene alla mitologia, alla storia sacra, alla storia romana, alla letteratura classica, inoltre, vi sono scene di stregoneria e di battaglia, usi e costumi di città europee e italiane. La rappresentazione della Morte in preghiera e della Vittoria della Morte non è rara, essa ci riconduce al tema della religiosità, della Va-

L’album Gruber (1602-1612, Santa Monica, Getty Center) è ricco di immagini di monumenti (per esempio Castel S. Angelo) e vedute di città europee, piante di fortificazioni, scene antiche, come l’Incendio di Troia, paesaggi e immagini di fiori quasi da trattato botanico. 52 Vi potevano essere collegamenti simbolici nella scelta di queste figure, magari in senso antifrastico, come l’homo salvaticus che accompagna lo stemma Hainhofer nel manoscritto della storia della sua famiglia (Stammens Beschreibung Augsburg, Staats und Stadtbibliothek), cfr. seibold 20142, p. 25. 53 seibold 20142, p. 135. 54 wilson 2004, pp. 257-259. Sui costumi come simboli e, per altro verso, come espressioni delle diverse civiltà cfr. meganck 2017, pp. 91-106. 55 leclerq 1938-1939; taegert 1982. 51


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nitas e della Fortuna ricorrenti soprattutto negli album di studenti e in genere dei protestanti. Se almeno un’immagine sembra riferirsi ad un episodio della vita di Helbig56 non appaiono nessi tra la firma di personaggi, anche di primissimo piano, come gli arciduchi Mattia e Massimiliano o Anton Fugger, e le immagini che le affiancano. È ovvio invece, in altri casi, il riferimento iconografico allo stemma familiare, come la leggenda di Cycnus accanto ad uno stemma comprendente anche un cigno o Diana e Atteone per uno stemma comprendente un cervo. Nell’album Helbig non compare il tema iconografico degli studenti, che si afferma più tardi, prevalentemente dal Seicento, in immagini sia allegoriche che descrittive della vita quotidiana, per la maggior parte di segno moraleggiante57. È ripetuta, ad esempio, l’illustrazione della evidentemente diffusa coesistenza di aspirazioni contrastanti di carriera con una figura di giovane metà studente e metà soldato. È ugualmente ricorrente la rappresentazione, affine ma derivante dall’iconografia della Fortuna di Cartari, di Un gentiluomo in bilico su un globo tra Voluttà e Gloria. Per la vita studentesca, ancora una volta le incisioni forniscono modelli di successo, ad esempio quelle del Pugillus (1608) di Jacob van der Heydens58. L’illustrazione della vita scioperata dello studente Cornelius, incisa da Heinrich Ulrich, mostra in una scena il protagonista al tavolo di studio nella sua stanza, ingombra di giochi, libri, strumenti musicali, in cui si presenta una giovane con un bambino mentre alla porta si affaccia un inviato che porta un messaggio di richiamo dall’università. È una scena che si ripete in molti album. Il tema studentesco si sviluppa molto nel Settecento in vedute della città universitarie europee e in scene della vita studentesca. In una stessa pagina l’immagine di uno studente che legge al suo tavolo di studio vicino ad una libreria, mentre sulla parete attigua è appesa una spada, affianca quella di una festa studentesca in piazza o di una camerata sui cui letti dormono studenti ubriachi; di tumulti e scontri fra studenti e militari. D’altra parte la rissa è uno dei soggetti delle vignette che nella stessa pagina di album appaiono parte della routine di scene di maneggio, scherma, studio, serate musicali, partite a carte. Mi sembra opportuno a questo punto sottolineare che i soggetti di vita quotidiana o di genere, scene guerresche o ludiche rendono gli album amicorum una preziosa fonte, finora – mi sembra – poco considerata, per lo studio della storia della pittura di genere in Europa. Vediamo, ad esempio, scene di banchetto (fig. 22) rappresentate sia in interni che all’aperto, nella radura di un boschetto, accanto ad una fonte o nei

Mi sembra dubbio che lo sia anche quella raffigurante una chiesa intitolata ai SS. Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, di fronte alla quale è un gruppo di preti. 57 füssel 2011, pp. 135-136, ha osservato a proposito della vita studentesca che in genere i cattolici, formati nelle scuole o nei collegi di gesuiti o altri Ordini religiosi, sono più controllati e ligi a schemi di appropriato comportamento. 58 Il Pugillus Facetiarum iconographicarum di Jacob von der Heydens (Strassburg, 1608) è anche una delle fonti di Hogarth. 56


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Fig. 22. Album amicorum di Sebastian von Stamps, David de Necker (?), Banchetto, 1571 (da roSenheIm 1910).

giardini e parchi di castelli e di residenze, minuziosamente descritti, scenari anche per altri intrattenimenti galanti, musicali o laboriosi come la conversazione delle dame ricamatrici (album di Gervasius Fabricius, 1603-1637, Londra British Library). È noto che la rappresentazione dei giardini si diffonde nel Cinquecento dal Nord Europa in Italia, in primo luogo nel Veneto e a Roma, ma la sua capillare fortuna è legata, più che alla pittura, all’incisione, da cui probabilmente molte delle scene degli album derivano, si pensi, solo per fare un esempio alle raccolte di Theatrum vitae humanae (1577) e di Hortorum viridianorumque… formae (1583) di Vredeman de Vries59. Scene di guerra e di vita militare (fig. 23), di sport si affiancano negli album a temi allegorici amorosi, come gli uomini che pescano donne-pesci o colgono donnefiore e al contrario donne che praticano la caccia di uomini o azionano il Mulino delle vanità. In questa rapida rassegna dei temi figurali vale la pena di rilevare scarsi riflessi del gusto neomedievale, un esempio è nell’album Walens (Londra, British

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Cfr. fuhrInG 2002; uppenkamp 2002; borGGrefe 2002.


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Fig. 23. Album amicorum di Sebastian von Stamps, David de Necker (?), Arruolamento dei Lanzichenecchi, 1573 (da roSenheIm 1910).

Library): un Gregorius Beuter fa dipingere (1613) tre santi in cammino presso una chiesa, immagine, credo, ispirata ad una miniatura o ad una oreficeria antica. Una delle componenti caratterizzanti delle raccolte degli album sono, come osservato più volte, le immagini delle città, dei costumi, dei personaggi, di usanze ufficiali o quotidiane. L’affollata galleria di immagini di uomini e donne contemporanei, prevalentemente di Inghilterra, Francia, Germania e Italia, di ogni fascia sociale e di frequente in azione nel proprio ruolo, che vediamo negli album amicorum fra Cinquecento e Seicento si collega a trattati manoscritti illustrati da disegni o a gruppi o serie di disegni e, dalla metà del Cinquecento, soprattutto a raccolte a stampa60. Seguendo le raccolte di incisioni di carte geografiche e di vedute di città, quelle dei costumi di tutte le parti del mondo dall’antico al moderno registrano un crescente successo, come indica in Italia già alla metà del secolo Diversarum gentium nostrae aetatis habitus (1556) di Enea Vico. Anch’esse infatti rispondono

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rublack 2010, pp. 162, 221-229.


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a esigenze di conoscenza e di classificazione sempre più diffuse nel progresso cinquecentesco della cultura enciclopedica. Queste raccolte furono molto importanti come modelli per gli album ma quando non si riesce ad individuare una corrispondenza è naturale pensare anche al ricorso da parte dei pittori degli album di repertori disegnati, come osservato per altri soggetti. In questa ottica può essere utile ricordare, ad esempio, che ad Anversa alla fine degli anni Settanta Lucas Valckenborch dipinse su carta una serie di costumi (Vienna, Albertina; Budapest, Museo di Belle Arti) molto simili ai costumi degli album e che, a Frankfurt dal 1593, lavorò anche in collaborazione con il miniaturista Georg Flegel61. Un esempio dell’interesse per immagini delle città, della vita ufficiale e quotidiana è la consistente presenza di immagini di soggetto londinese negli album fra Cinquecento e Seicento, studiata da Nevinson62. Vedute e aspetti della vita della Londra moderna accompagnano le firme di amici e conoscenti raccolte nel corso di un breve soggiorno o di una lunga permanenza di tedeschi, fiamminghi e olandesi legati a motivi economici e soprattutto religiosi. Talvolta queste immagini sono fonti figurative, memorie preziose e, bisogna aggiungere, datate con precisione dalle firme, di assetti della città, di edifici, di monumenti, di avvenimenti. Vediamo, ad esempio, l’aspetto originale della tomba di Elisabetta I nell’Abbazia di Westminster (album di Jacob Fetzer, 1609-1619, Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek) e, per altro verso una presunta immagine giovanile della regina (album «of a German Soldier», Los Angeles, County Museum) rispecchia l’interesse per i re e le corti63. Mentre la immagine di un Nativo americano, con le sue vesti in pelli di animale e le sue armi, in mostra fra animali esotici nel giardino zoologico di St. James’s Park, nell’album di Michael van Meer (British Library), documenta nel 1614-1615 l’immediata fortuna iconografica di quell’avvenimento64. Nelle pagine seguenti è approfondito il tema dei costumi italiani, e in particolare veneziani, presenti in molti esemplari di liber amicorum fra Cinquecento e Seicento, fra i quali anche l’album Caetani. Tuttavia, come già accennato, bisogna tenere conto del fatto che le immagini di Venezia, Padova, Siena, Roma o Napoli non implicano la presenza del proprietario dell’album in una di queste città.

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benesch 1928, pp. 32-33, nn. 303-310; gerszi 1971, vol. I, p. 95.

62

nevinson 1979.

63

nickson 1970, pp. 63-74; schlueter 2011, pp. 75-76, fig. 31.

64

schlueter 2011, pp. 134-135.


III L’ALBUM AMICORUM CAETANI

L’album riscoperto nel 2015 nell’Archivio Caetani è un libretto di cm 14,5 × 10,5, misura vicina a quella di molti altri esemplari; è composto di 327 fogli prevalentemente di carta bianca, di provenienza difficilmente identificabile per la frammentarietà delle filigrane, e in minor quantità di carta dipinta (fig. 24). Sono infatti più di una quarantina i fogli di carta turca, prevalentemente marezzata a finto marmo, mentre pochi sono quelli a silhouette con motivi geometrici e floreali, quasi tutti dai colori alterati o sbiaditi (fig. 25). Maria Cristina Misiti nella Nota tecnica fa alcune interessanti osservazioni sulle carte e pensa che l’attuale legatura non sia quella originale ma probabilmente ottocentesca. Non sarebbe un’eccezione poiché molti album sono stati oggetto, anche per la loro fortuna nel collezionismo, di smembramenti, ricomposizioni, rimontaggi; in alcuni le pagine scritte sono state eliminate trasformando l’album in una raccolta di sole immagini, in altri, al contrario, molti fogli con immagini sono stati tagliati o staccati. Il ritrovamento dell’album nell’Archivio Caetani, in assenza di qualsiasi dato, non sembra implicare un collegamento con la famiglia Caetani, perciò è naturale chiedersi come sia arrivato nel loro palazzo romano. A carta 84 compare una scritta a matita in francese, datata 1833 e siglata I.M.I. che potrebbe essere traccia di un passaggio di proprietà e un post quem per l’acquisizione da parte dei Caetani, molti dei quali furono appassionati bibliofili. Dalla ricerca in Archivio Caetani non sono finora emersi però dati per altre precisazioni, poiché gli inventari della biblioteca familiare sono relativi solo agli anni 1798-18121. Per l’ipotesi di un arrivo dell’album fra Settecento e Ottocento in casa Caetani dall’area germanica, in cui probabilmente fu prodotto, non può trascurarsi tuttavia l’esistenza di un filo rosso che va da Maria Carlotta di Rappach († post 1716), seconda moglie di Gaetano Francesco Caetani,

Roma, Archivio Caetani, Lista ossia Nota de Libri in Casa Caetani (1798-1799), con appunti del 1812 e un indice dei manoscritti; Catalogo dei libri da dividersi tra il Duca Enrico Caetani e suo fratello Bonifacio, figli della Duchessa Anna M.o Caetani del 13 aprile 1812. 1

Giovanna Sapori, L’Album amicorum Caetani e le sue immagini. Aristocrazia germanica e viaggi di istruzione a fine Cinquecento. Con una nota tecnica di Maria Cristina Misiti, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019 ISBN (stampa) 978-88-9359-265-9 (e-book) 978-88-9359-266-6 – www.storiaeletteratura.it


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Fig. 24. L’album Caetani, Roma, Fondazione Camillo Caetani.

a una donna colta e di nobile casata come Calista Rzewusk, moglie dal 1840 di Michelangelo Caetani ma scomparsa appena due anni dopo2. Lo stesso Michelangelo Caetani potrebbe aver acquistato o aver avuto in dono il libretto, e nel campo delle ipotesi non si può escludere la figlia Ersilia Caetani Lovatelli, studiosa di epigrafia e archeologia, vicina alla comunità degli archeologi e degli storici tedeschi a Roma. Esperta bibliofila, curò personalmente la formazione della sua biblioteca, poi destinata (1925) all’Accademia dei Lincei di cui era socia. Il suo gusto per le rilegature dei libri, per le raffinate carte da lettera, le cartoline illustrate, e la cura minuziosa nell’edizione delle proprie opere, potrebbero aver contemplato anche l’acquisizione dell’album amicorum3. Maria Cristina Misiti ipotizza che l’album potesse far parte della biblioteca romana di Stendhal donata nel 1836 a Filippo Caetani.

2

caetani 1920, pp. 83, 93.

3

petrucci 1973; l. fiorani 2007, in particolare pp. 315-318; c. fiorani 2007, in particolare pp.

334-337.


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Fig. 25. Album amicorum Caetani, fogli di carta turca, Roma, Fondazione Camillo Caetani.

Nell’album Caetani sono raccolte 175 firme con dediche, motti e citazioni qui trascritti in Appendice. La maggior parte sono in lingua tedesca, alcune in latino, pochissime in italiano, francese e spagnolo, ma molte sono miste di lingue diverse, un carattere tipico degli album in cui si trovano spesso anche scritte in ebraico, in greco, in arabo o in cinese. Anche a causa della scrittura veloce, tipica, come è stato osservato, degli album degli studenti, le scritte non sono tutte completamente decifrabili sia quelle in tedesco, trascritte da Nina Pleuger, sia quelle nelle altre lingue. Come è usuale, includono giorno, mese e anno della firma e spesso anche il luogo. Così possiamo precisare che il libretto fu utilizzato almeno dal 1591 al 1601 e che dal 1592 al 1596 il nome di città che ricorre più di frequente fra quelli dei luoghi indicati dai firmatari è quello di Padova. L’aggiunta al nome di Padova delle parole «Antenoris» (cc. 80r., 104r., 126r., 232r.), riferimento al mitico fondatore della città, che può considerarsi in senso lato un’indicazione colta sugli scriventi, e «inclita academia patavina» (c. 272r.) indicano un legame tra l’album e l’università padovana. Spesso il nome del proprietario di un album compare, come accennato, nelle


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Fig. 26. Album amicorum «of a German Soldier», cm 15,56 × 11,43, Scolaro di Padova in veste invernale, Los Angeles County Museum. Fig. 27. Rettore di Scolari, xilografia, da Cesare Vecellio, Habiti antichi, et moderni, Venezia, 1598.

prime pagine o, anche ripetutamente, tanto più se è un personaggio importante, nelle dediche degli amici. Ma altrettanto di frequente il nome non compare o non compare più, così che se non sono presenti altri indizi non è possibile identificarlo, come prova un consistente numero di album. Nell’album Caetani le prime pagine sono rimaste bianche ma da una dedica (c. 303) possiamo con ragionevole cautela identificare il proprietario: il barone austriaco Hans Christoph von Puchheim (1578-1619?), poi membro del Consiglio di guerra e Generalfeldmarschall imperiale. Indagini sul personaggio, sulla sua famiglia e sugli amici che firmano l’album non rientrano negli obbiettivi di questo lavoro e sono d’altronde lontane dalle mie competenze. Mi auguro che l’argomento solleciti l’attenzione di studiosi specialisti della storia della nobiltà austriaca e germanica di fine secolo4. Intanto si può precisare che la presenza di von Puchheim nell’università di Padova è accertata

4

Per la posizione della famiglia nell’impero asburgico cfr. mac hardy 2003, pp. 83-84.


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dall’immatricolazione nella facoltà di diritto nel 1594 e dalla presenza nell’album delle firme di più di una quindicina dei suoi compagni di corso5. Si può aggiungere che firmano nell’album Adam, Pilgrim e Andreas junior von Puchheim (c. 134v.) e almeno sei componenti della famiglia Öttingen, imparentata con quella von Puchheim; che alcune firme sono apposte a Schloss Göllersdorf, proprietà dei von Puchheim, altre a Ötting, fra le quali quelle nel 1596 di Johachim Christoph Berler von Thullau e di François Du Boys. I firmatari sono quasi tutti di area austriaca e germanica, da membri delle grandi casate degli Hohenzollern, Hohenlohe, Hessen, Brunswick, Öttingen, Lichtenstein, Teuffenbach, Thurn, Hanau, a borghesi. Fra i non germanici sono da segnalare due inglesi: Andreas Keitheus Ravensezage Scotus che firma a Padova nel 1594 e Jacobus Sandilandius (James Sandilands di Slamannan, poi poeta di Giacomo I); i danesi Johannes e Otto Lindenou (?); il francese François du Boys. Si può citare anche un religioso, il canonico di Naumburg Tobias von Krigsdorff. Altri importanti personaggi potranno essere identificati dagli specialisti. L’indicazione del luogo, insieme alla data, nella firma/dedica dell’amico consente di ricostruire l’itinerario e la cronologia dei soggiorni e dei viaggi del proprietario dell’album Caetani, Hans Christoph von Puchheim (?). Le firme con la data più antica, 1591, non hanno indicazione di luogo, invece dal marzo 1592 al 1597 Padova è indicata come città in cui sono scritte numerose firme. Da Padova von Puchheim (?) si muove periodicamente per viaggiare. Nel 1592 si trova a Venezia, nel settembre 1594 soggiorna brevemente a Firenze. Dal 3 al 9 gennaio 1595 è a Malta dove ottiene le firme di un gruppo di cavalieri dell’Ordine di S. Giovanni: Philipp von Braunsberg, Otto van Gemmingen, Konrad von Rosenberg, Hartmann von der Tann, Hans Friedrich Gunther von Saunstein, Ferdinand von Muckental, Hans Werner von Reitnau e del priore, Arbogast von Andlau. In marzo è a Napoli, in aprile a Siena e in maggio in Germania, a Ötting e a Göllersdorf6. Da un rapido censimento si conclude che il periodo di maggiore intensità di raccolta delle firme

dalla francesca hellmann 2007, pp. 66-67, 395-399. Fra gli iscritti nel 1593 Erasmus von Dietrichstein e Antonius à Kärsenbroch; nel 1594, oltre a Puchheim, Augustinus Khevenuller ab Aichelberg, Bartholomaeus a Dietrichstein, Ludovicus Eberardus Öttingen, Joannes ab Hohenzollern, Maximilian Von Polheim, Fridericus Brunswuick und Luneburg, Georgius Wilhelmus Jörgerus, Carolus Jörgerus; nel 1595 sono iscritti Maximilanus a Liechtenstein et Nicolspurg, Gundakerus a Lichtenstein et Nicolburg, Philippus Georgius a Solms, Fridericus Solmensis, Georh Hartmann a Teuffenbach, Johannes Albinus Schlick, Ludovicus Hassiae che firmano l’album. Augustinus Chevenhuller apparteneva ad una famiglia imparentata con von Puchheim zu Gellersdorf e con Öttingen. Inoltre, Gottfrid zu Polheim firma con dedica al «caro cugino e fratello» (c. 120v.). 6 Cc. 178r-186r. Von Puchheim è a Malta il 3 gennaio 1594 quando firma nell’album di Ferdinand von Muggenthal e il 7 gennaio quando questi ricambia la firma nell’album Caetani. 5


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Fig. 28. Album amicorum Caetani, Attacco ad una carovana, Roma, Fondazione Camillo Caetani, dimensioni reali.

è quello degli anni padovani dal 1592 al 1596 e che nei pochi anni successivi, fino al 1611, il calo è rapidissimo. Si tratta dunque di un tipico album di studente. Padova è una delle principali tappe dell’iter italicum degli studenti nord-europei nel Cinquecento; fra le università italiane attrae studenti stranieri in numero crescente per qualità degli insegnamenti e prestigio dei professori, un numero tale da dare origine a due corporazioni di studenti, la più antica di diritto e l’altra di medicina, teologia, filosofia (figg. 26-27)7. I documenti permettono di conoscere molti nomi degli iscritti, nomi ai quali nel corso degli anni sono aggiunte talvolta notizie sul conseguimento del titolo dottorale, sulla carriera, professione e anche morte. Il viaggio è parte importante nella strategia educativa, perciò lo studio universitario all’estero è indispensabile parte del programma di formazione e istru-

7

Cfr. brIzzI 1976; roSSettI 1986; dalla franceSca hellmann 2007; Spadafora 2007, pp. 62-78;

rIppa bonatI 2007; zaGGIa 2008, che esamina il caso di Padova per lo studio del rapporto tra studenti

e città, specialmente dal punto di vista dell’interazione culturale e urbana.


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Fig. 29. Album amicorum Caetani, Battaglia notturna in una città, Roma, Fondazione Camillo Caetani, dimensioni reali.

zione della nobiltà. Il raggiungimento del titolo accademico non è concepito come obbligatorio ma la frequentazione dell’università mira a una conoscenza generale del diritto e delle discipline necessarie all’amministrazione dello Stato, in sostanza alla ‘costruzione’ di un funzionario nobile, carriera destinata ai cadetti. A ciò si aggiunge lo sviluppo dell’interesse per le ‘scienze nobili’, geografia, scienze naturali, storia, lingue moderne8. È noto che di frequente un precettore accompagna nel viaggio uno o più studenti non solo per esercitare un controllo morale e religioso ma anche per organizzare dal punto di vista pratico spostamenti e soggiorni e in questa attività poteva rientrare anche la cura dell’album amicorum, come nel caso prima ricordato di Andreas Ganser9. Fra Cinquecento e Seicento la peregrinatio

roSSettI 1986, pp. Ix-xvII; dalla franceSca hellmann 2007; verGer 1993, p. 167; rIppa bonatI 2007, pp. 90-91, che nota che la maggior parte degli album appartengono a studenti che a Padova frequentano i corsi di legge. Su studenti e precettori cfr. Spadafora 2007; 2009, pp. 65-78; 2012. 9 nevInSon 1979, p. 169. 8


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Fig. 30. Nicolas Van Aelst (?), La Girandola a Castel S. Angelo, incisione. Fig. 31. Album amicorum Caetani, La Girandola a Castel S. Angelo, Roma, Fondazione Camillo Caetani.

academica va evolvendosi in Kavaliertour, un viaggio, di durata anche pluriennale, che acquista sempre più valore in se stesso, un valore squisitamente educativo, culturale e di formazione politica per le esperienze, le conoscenze che promuove, fino ad essere considerato come una sorta di itinerario iniziatico10. L’età degli studenti varia dalla gioventù all’età matura, anche non iscritti frequentano l’ambiente universitario per avvantaggiarsi dei benefici di un soggiorno pur limitato. Tra le fonti sulla storia dell’università di Padova gli studi hanno messo in risalto il manuale del trevigiano Bartolomeo Meduna, Lo scolare, nel quale si forma appieno un perfetto scolaro (Venezia, 1588), ricchissimo di notizie sull’ateneo padovano. Meduna ci informa sulla durata dei corsi, sui tipi di studenti, sulle loro attività, compresi gli incarichi politici, oppure per altro verso sul gioco della palla, l’uso

10

spadafora 2007; 2012.


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Fig. 32. Album amicorum Caetani, Cardinale in portantina, Roma, Fondazione Camillo Caetani, dimensioni reali.

delle armi, la danza, l’equitazione, lo studio degli usi italiani, exercitia finalizzati allo stile di vita della nobiltà11. Nell’ambiente universitario era possibile raccogliere molte firme. Il valore che si attribuiva alla ricerca della firma/dedica sia da parte del proprietario di un album che dei firmatari è provato dalla disponibilità, talvolta da un reale desiderio di essere presenti in più album. Ho potuto accertare, grazie alla consultazione di RAA ed altri repertori, che molti nomi dei personaggi che firmano nell’‘album von Puchheim’ si ritrovano in altri album. Per fare qualche esempio: Seifried von Promnitz, 1594 (c. 202r.), firma un anno prima l’album di Friedrich IV von der Pfalz (Heidelberg, Universität Bibliothek); Joachim Christoph Berler von Thullau, 1596 (c. 323r.) l’anno dopo un album di cui non è stato identificato il proprietario (Wien, Österreiche Bibliothek). Eberwinus Wirich von Bentheim-Tecklenburg

11

rIppa bonatI 2007, pp. 11-35.


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Fig. 33. Album amicorum Caetani, La corsa all’anello, Roma, Fondazione Camillo Caetani, dimensioni reali.

che firma nel 1596 (c. 104r.) compare almeno in altri quattro album fra il 1590 e il 1596; i numerosi componenti della casata Öttingen si ritrovano in altri album, come Ludovicus Eberhardus che nel 1593 firma a Padova quello Caetani e nel 1596 quello Hainhofer, e come Johannes Albinus Schlick che nello stesso anno 1596 firma anche lui in entrambi12. Le iscrizioni possono limitarsi al solo nome con la data e talvolta il luogo oppure essere inserite in formule fisse derivanti da quelle delle epistole del mondo antico: in buono, reverente, ossequioso, amichevole, fraterno ricordo («In Amicae recordationis ergo scrissi», «Fraterni amoris symbolum», «In perpetuum amoris vinculum», «Zur freundlichen gedechtniss», «Zum dienstwilligen und guten Gedachtnis», «Zu unttertheniger dienstlicher gedechtnuss»). Vengono di frequente aggiunti proverbi popolari, aforismi, motti latini, citazioni da testi antichi o moderni, religiosi e non. Dalla tradizione delle epistole classiche deriva anche l’uso

12

SeIbold 20142, p. 96.


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Fig. 34. Album amicorum Caetani, Il traino delle barche, Roma, Fondazione Camillo Caetani, dimensioni reali.

di acronimi, fra i quali uno dei più semplici è WGW (Wenn Gott Will), ricorrenti anche nel nostro album, che sono una sorta di codice che accomuna un ristretto gruppo a riprova del fatto che soprattutto tra gli studenti erano uno dei segni di appartenenza ad una cerchia, ad un gruppo sociale elitario. In generale, come ha sottolineato Klose nel suo censimento, fra le citazioni sono frequenti quelle dalla letteratura classica e dai testi dei protagonisti della Riforma, da Lutero a Erasmo, a Melantone, ma anche di personaggi eminenti in vari campi come Galileo o Milton13. Anche nell’album Caetani la scelta dei testi, prevalentemente in lingua latina, è abbastanza varia, e riflette insieme alla fede religiosa, la cultura umanistica o comunque l’aspirazione dei firmatari a presentarsi come da essa improntati. Per darne un’idea complessiva mi sembra utile proporre una scelta. Nella categoria delle citazioni, non sempre precise, da testi religiosi oltre alla Bibbia, «Der Sieg khombt von Hern» (c. 149r.); «Tempore tempera, donec optata veniant» (c. 321r.)

13

kloSe 1989.


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Fig. 35. Album amicorum Caetani, Coppia in gondola, Roma, Fondazione Camillo Caetani.

dal Libro di Giobbe; «Auf Gott mein Zuversicht» (c. 217v.) dal Salmo 23 e «Mors et vita in manibus linguae» (c. 208r.) dalla Regola di S. Benedetto. Prevalgono però i classici greci e latini: «Virtus et malitia determinant nobiles et ignobiles servos et liberos» (c. 144r.) dalla Politica di Aristotele; «Virtute duce comite fortuna» (c. 321r.) e «Omnibus seculis pauciores reperti sunt Qui suas cupiditates quam qui hostium copias vincerent» dalle Epistole familiari di Cicerone (c. 311r.); «Famam extendere factis hoc virtutis opus» (c. 92r.) e «Viam fata invenient» (c. 134v.) dall’Eneide di Virgilio; «Amor vincit omnia» (c. 223v.) dalle Bucoliche di Virgilio; «Conscia mens recti famae mendacia ridet» (c. 89r.) dalle Sententiae di Ovidio; «Invia virtutis nulla est via» (c. 154r.) dalle Metamorfosi di Ovidio; «Vivimus assiduis espertes pacis in armis» (c. 194r.) dalle Epistolae di Ovidio; «Aut numquam tentes aut perfice» (c. 194v.) e «Nec tibi liceat, sed quid fecisse decebit» (c. 237r.) dall’Ars amandi di Ovidio; «Fortia agere et fortia pati Romanum est» (c. 236v.) da Livio, Historiae, XI; «Curandum es ut sit mens sana in corpore sano» (c. 60r.) da Giovenale, Satira X; «Quae homines avare navigant edificant virtuti omnia parent» (c. 95r.) dalla Congiura di Catilina di Sallustio; «Virtute ambire decet non


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favitoribus» (c. 201r.) dall’Anfitrione di Plauto; «Vivere in tota vita discendum est et quod magis mirandum et in tota vita discendum mori» (c. 210v.) da Seneca, De brevitate vitae; «Tam stultum est mortem timere quam senectutem Ut enim senectus adolescentiam sequitur, ita mors senectutem» (c. 234v.) da Seneca, Epistole morali; «Sis memor oro ne contra memor ipse manebo» (c. 215r.) da Valerio Flacco, Argonauticon; «Non habet mi adversis auxilia Mi secundis qui non tulit» (c. 220v.) dalle Fabulae novae di Fedro. Per i testi moderni le citazioni vanno da Petrarca ad Ariosto: «La vita il fine, il dì loda la sera» (c. 147r.) dal Canzoniere di Petrarca; «Integritati fides alitur fide vero amicitia» (c. 158r.) da una delle epigrafi nella cappella di Gioviano Pontano a Napoli; «È molto vituperoso lasciarsi innanzi al tempo trasportar dallo sdegno» (c. 187v.) da Guicciardini Storia d’Italia, libro IV; «Mostrar virtù mai non disconvenne» (c. 213v.) dall’Orlando furioso. Infine tre citazioni da mettere in risalto nel contesto che ci riguarda degli ideali di virtuosi comportamenti: «Il sangue o la virtù non più s’apprezza che l’alga, se con lor non è ricchezza» (c. 206r.) e «Il non saper nulla è dolce vita» (c. 207r.) dalla Civil conversazione di Stefano Guazzo, 1574, un libro che pochi anni dopo fu tradotto in francese e in tedesco e in meno di un secolo ebbe in Italia una quarantina di edizioni; «La virtù ci fa terrieri di quel luogo ove habitiamo, et il vitio forestieri» (c. 209v.) da Nicolò Campana, Corona di virtù, Ferrara, 1593, una citazione up to date perché utilizzata da Möritz von Öynhausen il 14 settembre 1594, pochi mesi dopo la pubblicazione del libro. Nell’album Caetani le immagini (140) sono dipinte a vivaci colori arricchiti, secondo un uso frequente, da pennellate in oro che mettono in risalto dettagli o motivi decorativi. Alcune immagini sono dipinte su fogli sciolti poi incollati sulle pagine dell’album, secondo una pratica frequente più volte ricordata. Esaminando la sequenza delle pagine dipinte risulta che un gruppo omogeneo di soggetto veneziano è stato inserito fra le prime cento pagine (in maggior numero fra c. 15 e c. 68). Altre immagini isolate sono inserite nelle successive. La sezione più numerosa è costituita, per le ragioni già accennate, dagli stemmi (96), la cui frequenza aumenta progressivamente dalla metà all’incirca del libretto. Essi sono pertinenti a più della metà dei firmatari e per la maggior parte sono di sintassi complessa secondo lo sviluppo cinquecentesco, i cui modelli sono diffusi anche dalle incisioni. Tipi semplificati e corsivi si alternano a tipi più vivaci e curati nell’esecuzione. Un caso isolato di stemma con ‘supporto’ (c. 302v.) è la dama che sorregge con la mano destra l’‘elmo’ e con la sinistra tiene lo scudo poggiato a terra. Anche il Cavaliere (c. 190r.) in assetto da torneo esibisce sull’elmo, sullo scudo e sulla gualdrappa del cavallo l’emblema, un orso incatenato, di Hannes Christoph von Werg che nel 1594 appone a Venezia la sua firma. Le raccolte a stampa di emblemi costituiscono, come accennato, uno dei caratteri identitari d’origine dell’album amicorum e disegni di invenzioni ed elaborazioni di emblemi sono profusi negli album degli eruditi come Venius e Ortelius o in quelli che utilizzano, come abbiamo visto, libri di Emblemi. Nell’album Caetani


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Fig. 36. Album amicorum, 1600 ca., cm 14 × 20,4, Piazza S. Marco, collezione privata (da cordellIer 2005).

al piano simbolico-allegorico più corrente si riferiscono una rappresentazione del sole e di una meridiana entro una nicchia riccamente ornata accompagnati da un sottile cartiglio con l’iscrizione «Undique fidus» e una figura della Fortuna, purtroppo danneggiata (c. 79v.), vis à vis con lo stemma, la data 1593 e la firma di Guglielmo di Öttingen, a cui è naturale pensare sia collegata. La Fortuna è frequente negli album, per evidenti motivi, decisiva innanzitutto per i giovani e in generale per tutti coloro che sono in viaggio e comunque lontano da casa14. Ma la Fortuna Caetani (c. 114v.) si rivela anche una convincente prova del variato registro delle fonti figurative, prontamente aggiornato, utilizzato dai pittori degli album e una possibile indicazione, è da sottolineare, del loro ambito geografico. La figura deriva infatti da un’incisione, di grande formato, che Aegidius II Sadeler trasse intorno

Nella seconda edizione di Imagini de i dei de gl’antichi, Venezia 1571, illustrata, una delle immagini della Fortuna la rappresenta in equilibrio su un globo; nella seconda edizione di Iconologia di Cesare Ripa, Roma 1603, illustrata, su una ruota. 14


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Fig. 37. Album amicorum Caetani, Il Ponte di Rialto, Roma, Fondazione Camillo Caetani. Fig. 38. Album amicorum Bottacin (ante 1614), cm 14,1 × 11,1, Il Ponte di Rialto, Padova, Museo Bottacin.

al 1589 da un disegno di Christoph Schwarz, che, dopo un’esperienza a Venezia, tornò nella nativa Monaco dove divenne pittore di corte15. Fra le immagini Caetani compaiono, nell’ambito del tema militare che è ricorrente negli album, quattro scene guerresche: un Galeone e una Galera in assetto di battaglia, l’Attacco alla carovana e una Battaglia notturna che fa pensare alla Notte di S. Bartolomeo (1572), (figg. 28-29) un soggetto per quanto ne so piuttosto raro anche in ambito protestante (cc. 137r., 168r., 88v., 141v.)16. Ma la categoria più numerosa, dopo gli stemmi, è quella delle vedute, degli usi e costumi, una componente di tutto rilievo nella decorazione degli album, come ho più volte ricordato. Nell’album Caetani non compaiono città europee, Venezia ha il predominio e ad essa si affiancano poche altre immagini di Padova e di Roma. Perciò l’album si aggiunge al gruppo già noto, studiato per primo da Nevinson.

15 16

Sull’incisione vedi, ad esempio, martIn 2005, pp. 409-410. SaporI 2007, pp. 31-36.


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Fig. 39. Album amicorum Caetani, La Battaglia dei pugni, Roma, Fondazione Camillo Caetani. Fig. 40. Album amicorum Bottacin (ante 1614), cm 14,1 × 11,1, La caccia al toro, Padova, Museo Bottacin.

Vi vediamo personaggi appartenenti a tutte le fasce della società rappresentati nei loro abiti più tipici, dettagliatamente descritti, e talvolta nell’esercizio delle loro attività: venditori, dame, prostitute, gentiluomini, funzionari e magistrati, isolati o a piccoli gruppi, alcuni a cavallo, in carrozza, in portantina o in gondola. Quest’ultimo gruppo è finalizzato ad illustrare non solo le differenti fogge degli abiti ma anche i mezzi di trasporto più diffusi in area veneta. Vi sono, inoltre, scene di vita quotidiana e di divertimento, il Carnevale e i giochi popolari, e vedute di Venezia. La presenza di immagini di Roma o di usanze romane è stata talvolta collegata alla visita della Città Eterna, meta soprattutto dei cattolici, ma in genere sembra essere del tutto indipendente dal soggiorno del proprietario di un album. L’album di Eberhard Jabach di Anversa (1588-1592, Herzog August Bibliothek, Wolfenbüttel), che nel 1591 fa il viaggio in Italia comprende molti costumi romani fra i quali il Castellano di Castel S. Angelo, il Governatore, un Prete, una Gentildonna, figure che ricorrono anche nell’album «of a German Soldier», e, per


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quanto ne so, quelle decisamente rare di venditori ambulanti17. Non è rara invece la veduta di Castel S. Angelo (c. 117v.) e in particolare della Girandola, divulgata dalle incisioni come si vede nell’album Caetani. La suggestiva immagine notturna dello spettacolo pirotecnico, documentato in Castello sin dal Quattrocento, era diffusa dalle incisioni di Ambrogio Brambilla e di Nicolaas van Aelst (figg. 30-31)18. Ancora un altro soggetto romano nell’album Caetani è la rappresentazione (c. 21r.) di un papa in trono davanti al quale si prostra un personaggio laico per il bacio del piede. La presenza di cardinali seduti, di astanti fra i quali una guardia svizzera e un nano all’interno di un grande ambiente arredato e decorato nelle pareti lussuosamente, ma di pura invenzione potrebbe far pensare ad un papa (Gregorio XIII? Sisto V?) e ad uno specifico episodio della storia romana tardo cinquecentesca (fig. 21). In realtà però si tratta della descrizione di un momento dell’udienza nel cerimoniale papale, dichiarazione di sottomissione e obbedienza che – è da ricordare – era stato uno dei bersagli della prima fase della polemica protestante, anche tramite le incisioni, ma qui illustrato come una delle usanze della corte romana. Ritroviamo infatti lo stesso soggetto, sinteticamente rappresentato, in altri album come quello Ortel, di qualità corrente, datato 1574 (London, British Libray) e quello del «German Soldier» (1595-1596), la cui iscrizione conferma il carattere di documentazione di una usanza: «come se basano li piedi al papa in Roma», o in quello di Adam von Eck, che certamente non visitò mai Roma ma che fece includere l’immagine tra quelle degli usi e costumi italiani. Alle usanze romane mi sembra appartenga anche il cavallo lussuosamente bardato accanto ad un palafreniere (c. 51r.) che segue l’iconografia della Chinea, il cavallo bianco donato al papa dal re di Napoli per accompagnare l’annuale tributo in oro. L’iconografia è utilizzata, ad esempio, nell’album di Rhaban Gies (1618-1621, collezione privata), con una didascalia che la precisa come immagine del dono da parte del re di Spagna al papa, o in quello di Giovanni Bernardo di Hofkirchen dove il palafreniere conduce un cavallo bardato con lo stemma Borghese19. Della imagerie di Roma fanno, come di consueto, parte anche i cardinali in portantina (c. 22r.) (fig. 32), a cavallo o in carrozza che possono

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ryantova 2009, pp. 289-302.

Lo spettacolo dei fuochi d’artificio è documentato dal 1403 e della Girandola dal 1481, spettacolo pirotecnico per l’anniversario dell’incoronazione di Sisto IV. La prima macchina pirotecnica era accesa la sera del 28 giugno e la seconda la sera successiva, cfr. di paola 2007, che però non cita l’incisione di Brambilla – Van Aelst. Nel margine inferiore di questa incisione si legge una lunga descrizione della Girandola e la dedica a un personaggio di Utrecht, «iuveni D.no Luduvico Reytenberch Ultraiectino». 19 nevinson 1979, p. 171; rudt de collenberg 1986, p. 41. Nell’album amicorum di Johannes Brandes, professore a Hildesheim, Anton Eisenhoit disegnò (1594) la «Achinea del papa», cfr. geissler 1979, p. 89. 18


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Fig. 41. Album amicorum Caetani, Facchini che giocano a morra, Roma, Fondazione Camillo Caetani. Fig. 42. Album amicorum Bottacin (ante 1614 ?), cm 14,1 × 11,1, Facchini che giocano a morra, Padova, Museo Bottacin.

essere inseriti anche nella sezione ‘mezzi di trasporto’, un tema che ovviamente interessa i viaggiatori. La varietà dei mezzi di trasporto e dei modi di viaggiare figura nell’album Caetani per dame e gentiluomini (cc. 23r., 24r., 25r., 53r, 250r.), in analogia con altri album contemporanei come quello del «German Soldier», che illustra il viaggio in portantina a Napoli, in lettiga sull’Appennino (fig. 10), in carretta a Padova, a cavallo, con l’ombrello, in estate, e infine il papa portato in corteo sulla sedia gestatoria circondato da preti e guardie svizzere. L’equitazione, su cui anche in Italia dalla metà del Cinquecento sono pubblicati importanti trattati, faceva parte dell’educazione e poi della vita dei nobili e in genere delle classi più agiate. Anche in Italia, nelle città universitarie, le scuole di equitazione erano molto frequentate dagli studenti stranieri. L’importanza attribuita a questa consuetudine si riflette, ad esempio, nella presenza nell’album di Andreas Chemnitius (Siena, Biblioteca Comunale) di un’immagine degli studenti impegnati in un torneo cavalleresco nel cortile del Collegium illustre di Tübin-


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Fig. 43. Album amicorum Caetani, Maschere veneziane, Roma, Fondazione Camillo Caetani. Fig. 44. Maschere veneziane, incisione da Pietro Bertelli, Diversarum nationum habitus, Padova, 1589, Roma Biblioteca Casanatense.

gen20. Nell’album Caetani, oltre alla scena di Maneggio, sono dipinte la Corsa dell’anello e il Ristoro di padrone e servitore a cavallo (cc. 4238r., 268v., 282v.)21 (fig. 33). I mezzi di trasporto via acqua sono rappresentati anche da imbarcazioni su un fiume in un ameno paesaggio trainate da cavalli sulle rive mediante lunghe corde (c. 30r.), un uso di trasporto passeggeri da Padova a Venezia documentato sia da viaggiatori come Michel de Montaigne e Thomas Coryat, che da una incisione (1591) di Pietro Bertelli. Nell’iconografia degli album a prevalente soggetto veneziano, come quello Caetani, raramente manca la Gondola (c. 224v.) soprattutto come luogo di intrattenimenti musicali o amorosi perciò si presta, come le im-

Spadafora 2007, p. 41. Bisogna osservare che si tratta però di un’immagine di carattere molto ingenuo. 21 Vedi, ad esempio, le istruzioni per l’uso della lancia nell’anello con incisioni di Crispijn de Passe in Antoine Pluvinel, Le maneige royale, Brunswick 1623. 20


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Fig. 45. Album amicorum Bottacin (ante 1614 ?), cm 14,1 × 11,1, Maschere veneziane, Padova, Museo Bottacin.

magini di dame in portantina o delle prostitute, all’aggiunta della ‘sorpresa’ cioè dell’applicazione di uno ‘sportello’ di carta che sollevato svela le figure sottostanti (figg. 34, 35a, b). Nell’album Caetani la città di Venezia è illustrata da alcune vedute, riflesso, anche in questo tipo di prodotto artistico, della precocità e dello speciale rilievo che le immagini di Venezia e dei suoi monumenti hanno nell’ambito della storia delle incisioni rappresentanti siti ed edifici urbani, fra i quali quelli antichi, si pensi innanzitutto a Roma, prevalgono decisamente fino ai nuovi sviluppi seicenteschi. La prima immagine del libretto è proprio una Veduta di piazza S. Marco dal mare (c. 15v.) che è da accostare ad esempio con quella abbastanza simile nell’album amicorum (c. 1600, coll. priv.), più dettagliata e di maggiore resa qualitativa22 (fig. 36). Entrambe si possono confrontare con la Prospettiva della prima piazza di S.

forcIone 2005, p. 35. Non mi è stato possibile ottenere foto dell’album esposto nella mostra parigina del 2005 in parte acquistato dallo Stato francese e destinato ai Musei di Tolosa, in parte in collezione privata. 22


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Marco pubblicata nel 1590 nella raccolta De gli Habiti antichi et moderni di tutte le parti del mondo di Cesare Vecellio che illustra la piazza divisa in quattro parti, la Prospettiva della prima piazza, cioè la vista dal mare, la Corte del Palazzo Ducale, la Prospettiva della seconda piazza e la Terza Prospettiva. Numerosi sono i precedenti del tipo di veduta adottata nell’album Caetani fra i quali i disegni di Joris Hoefnagel incisi e pubblicati nel 1577 nelle Illustriorum Italiae urbium tabulae. Molta fortuna ha anche il Ponte di Rialto, il ponte in legno ricostruito nel pieno Quattrocento fu, come è noto, costruito in pietra solo nel 1588-91, cioè poco prima dell’inizio d’uso del libro Caetani. In esso vediamo una veduta (c. 18v.) piuttosto minuziosa, per esempio sulle imposte dell’arcata si scorgono distintamente i rilievi scultorei dell’Annunciata e dell’Angelo annunciante 23, animata da figure di passanti e clienti delle botteghe con le loro insegne e nel canale da gondole e altre imbarcazioni. Ma ancora una volta, a conferma delle osservazioni già fatte, si tratta di un’immagine di serie e di lunga durata. Infatti la ritroviamo con poche modifiche, ad esempio, nell’album di Yale o più tardi in quello Bottacin (figg. 37-38). Nell’album Caetani fra gli usi veneziani compare anche la Battaglia dei pugni (c. 254v.), un gioco che si svolgeva sui ponti tra due antiche fazioni veneziane, i Nicolotti, di terraferma, e i Castellani, dei rioni verso il mare24. Insieme alla Battaglia dei pugni ed altri giochi anche la Corsa dei tori viene spesso rappresentata come si vede nell’album di Giovanni Bernardo di Hofkirchen o in quello della Biblioteca Bottacin (figg. 39-40). Come tipica di Venezia era evidentemente acquisita anche la Morra (c. 300r.), un gioco di strada praticato anche dai facchini – qui identificati dalle corde a terra – la cui rappresentazione fu inclusa nell’album Caetani, come in quelli Getty e Bottacin ed altri (figg. 41-42)25. Negli album, e soprattutto in quelli di prevalente soggetto veneziano, compaiono anche le Maschere e la rappresentazione di spettacoli all’aperto, in strada su palchi più o meno grandi recitano attori con o senza costumi e musici, di commedianti in corteo oppure in interni dove irrompono allegramente (album di Gervasius Fabricius e album di Moyses Walens, Londra, British Library). Accanto agli attori sono frequentemente rappresentati anche i Ciarlatani, talvolta con gli strumenti del mestiere e accompagnati da assistenti26.

Per le immagini in incisione è da osservare che nel frontespizio di Habiti d’huomeni et donne venetiane con la processione della Ser.ma Signoria ed altri particolari… Venezia, 1610, di Giacomo Franco, il ponte è rappresentato sinteticamente. Franco, che aveva collaborato agli Habiti di Bertelli (1589), vi pubblica incisioni di diversa datazione, l’ultima del volume è datata 1597. 24 davis 1977. Una incisione fu pubblicata da Giacomo Franco nel 1610 insieme a quelle di altri giochi popolari veneziani, i giochi delle anatre, dell’oca, della gatta. 25 Nel foglio dell’album Getty si legge «Fachini come gioucano alla mora». 26 coryat 1611, pp. 409-410, descrive attori e saltimbanchi che si preparano e poi fanno spettacolo e anche un ciarlatano con il serpente. 23


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Fig. 46. Album amicorum Caetani, Prostituta veneziana, Roma, Fondazione Camillo Caetani. Fig. 47. La tintura dei capelli, xilografia, da Cesare Vecellio, Habiti antichi, et moderni, Venezia 1598.

Katritzky ha messo in risalto l’importanza di queste immagini degli album per la storia delle Maschere e della Commedia dell’arte e quella delle raccolte di incisioni che includono temi teatrali, come Gesellen oder Stammbuchlein, pubblicato a Sangallo da Leonhart Straub nel 1582 con incisioni del già citato viennese David de Necker27. Cercando di approfondire le ragioni della fortuna di Maschere e spettacoli della Commedia dell’arte negli album la studiosa ipotizza che possano avere un significato anticattolico, ancora una volta moraleggiante, ma non esclude che possa essere il loro carattere ‘esotico’, bizzarro e anticonvenzionale a favorirne il successo, in qualche modo affini alle immagini del mondo ottomano raccolte in alcuni album. Nell’album Caetani le Maschere (c. 46r.), due uomini e una donna, sono molto vicine al trio della serie di Carnevale italiano mascherato ove si veggo-

27

katrItzky 1987; 2000.


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Fig. 48. Album amicorum «of a German Soldier», cm 15,56 × 11,43, 1595, Brentatore, Los Angeles County Museum. Fig. 49. Simon Guillain, Brentatore, acquaforte da Diverse figure al numeri ottanta, disegnate… da Annibale Carracci, Roma 1646.

no in figura varie invetioni di capritii di Francesco Bertelli (Venezia 1642) le cui figure di zanni, zingare, ebrei, prostitute derivano in parte dai Costumi (1589) del padre Pietro, ma evidentemente esse seguono una tradizione più antica diffusa, come altri soggetti, anche da taccuini di disegni28. L’immagine Caetani con qualche modifica si vede, ad esempio, negli album di Tolosa, della Walters Art Gallery di Baltimora e in quello Bottacin (figg. 43, 44, 45). Negli album amicorum tra le immagini delle usanze delle città compaiono anche quelle inerenti il tema della giustizia, illustrata con giudici, corti di giustizia, prigioni ed esecuzione delle pene. Nell’album Caetani, incentrato su Venezia, è rappresentato il castigo della sospensione alla corda (c. 231v.), descritto anche dai

padoan urban 1986; i primi due libri di costumi di Pietro Bertelli furono pubblicati a Padova nel 1589, il terzo nel 1596; cfr. borroni 1967. 28


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Fig. 50. Album amicorum Caetani, Pastore di capre che vende il latte, Roma, Fondazione Camillo Caetani, dimensioni reali.

viaggiatori, fra i quali Thomas Coryat che ebbe la ventura di assistere al «tragico e doloroso» castigo della ‘strappata’ il 4 agosto 1611 in piazza S. Marco. Proprio Coryat, che nelle Crudities si sofferma a narrare minuziosamente i più diversi aspetti della città di Venezia, fa anche una vivida descrizione della sua visita nella splendida casa di una cortigiana29. Oltre che in analoghi testi, il gran numero di prostitute e di cortigiane nelle città italiane si riflette negli album amicorum in cui sono rappresentate, nelle varianti regionali, come figure isolate o mentre si affacciano alla finestra per contrattare con i clienti o mentre li accolgono sulle scale di casa o all’interno di una stanza come si vede nell’album di Yale. Nell’album Caetani sono incluse due immagini di Prostituta veneziana (cc. 160r., 311r.), in entrambe

Coryat viaggia per cinque mesi in Italia, a Venezia, dove soggiorna dal 24 giugno al 7 agosto, dedica numerose pagine coryat 1611, pp. 301-428, la ‘strappata’ p. 392. Il castigo del tratto di corda era comminato in genere da una delle piccole magistrature, composte da nobili con compiti di polizia, di sorveglianza notturna ed altro, che potevano mettere alla corda ebrei e assassini. 29


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raffigurata con la veste sollevata che scopre i mutandoni (‘braghesse’), le calze e gli altissimi zoccoli (‘calcagnini’), tutte caratteristiche diffuse anche dalle incisioni di Vecellio, di Bertelli e di Franco (fig. 46)30. Abbastanza di frequente, al foglio raffigurante la cortigiana era applicata in corrispondenza della parte inferiore della figura una carta ritagliata a misura e incollata in modo tale che sollevandola si scopriva la parte sottostante. Nell’album Caetani questo sistema è utilizzato negli Amanti in gondola e nella Dama in portantina (cc. 224v., 150r.). Anche la tintura dei capelli (c. 29r.) diventa una scena di genere che si svolge in una terrazza ed è rappresentata secondo uno schema dominante: sono descritte la donna, la tecnica e gli strumenti utilizzati a cominciare dal pettine e dal cappello a larga tesa senza cupola (solana), la serva- assistente, l’arredo, il vaso di fiori, le bottiglie, il cesto. Versioni simili si trovano nell’album Caetani e in quelli di Bernardus Paludanus e di Philipp Julius von Pommern del 1603 (già Venezia, mercato antiquario), entrambi di fattura molto più semplificata. Incisioni della Tintura dei capelli sono pubblicate da Bertelli e da Vecellio, il quale descrive e commenta la consuetudine di imbiondire i capelli tanto diffusa a Venezia ed evidentemente considerata una pittoresca curiosità (fig. 47). Un riscontro, piuttosto preciso, della fortuna di questo tipo figurale è stato rilevato nel dipinto di Diana e Atteone di Joseph Heinz (Vienna, Kunsthistorisches Museum), databile nei primi anni Novanta, nel quale una fanciulla con un grande cappello, indolentemente seduta in primo piano, si guarda allo specchio e sistema i capelli31. La presenza di immagini del lavoro e dei lavoratori negli album offre, ancora una volta, più di uno spunto di riflessione sull’esistenza di fonti figurative non solo in incisioni ma anche in disegni (figg. 48-49)32. Per quanto riguarda le incisioni il soggetto dei mestieri ambulanti registra una saliente crescita nel Cinquecento anche nella produzione più commerciale, come provano le serie romane di Lafréry ed eredi, di Vaccaro e di Van Aelst e la produzione colta fino ai Mestieri di Bologna di Carracci e di Mitelli33. Nell’album Caetani vediamo il Capraio che vende il latte e la Battitura (figg. 50-51); tra i venditori ambulanti il Chiavaro, il Fruttarolo con

Vecellio (1590) raffigura e descrive la Cortigiana, pp. 137-138 e la Meretrice pubblica, pp. 147148. Cfr. inoltre rosenthal 2006. 31 martin 1999, p. 616. Una variante della Tintura presenta la donna in un interno riccamente arredato, seduta su una grande sedia dorata, come si vede in un album del 1574, cfr. kurras 1987, pp. 12, 36. Sulla donna, la società veneziana, le strutture pubbliche e di governo cfr. ad esempio bellavitis 2001. 32 La iscrizione «Come se portano il vino in Bollogna» nel foglio dell’album del «German Sodier» (1595) precisa l’uso regionale del trasporto del vino con la ‘brenta’. Le differenze tra questo e lo stesso ‘mestiere’ nel gioco del Pela il chiù, inciso da Ambrogio Brambilla (1584) e nei Mestieri di Bologna (1646) provano l’esistenza di modelli diversi. 33 sapori 2017; sapori, in corso di stampa. 30


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Fig. 51. Album amicorum Caetani, La battitura del grano, Roma, Fondazione Camillo Caetani, dimensioni reali.

la bilancia (cc. 32v., 33r., 34r., 103v.), presenti anche nelle serie incise romane, e il Ragazzo che porta pesci, polli e selvaggina (c. 26r.), rappresentato a pochi passi da un gentiluomo intabarrato, più specificamente veneto. Il ragazzo sembra uno di quei ‘cestaroli’ a Venezia di cui Vecellio descrive l’abito e precisa la provenienza da Bergamo o da Brescia. La ‘coppia’ giovane portatore e gentiluomo compare anche in altri album illustrati da figure veneziane e/o venete, come ad esempio quello Teuffenbach della Biblioteca Casanatense, a dimostrazione che si tratta anche in questo caso di un topos narrativo (figg. 52-53). La contadina (c. 35r.) dal largo cappello piatto che porta al mercato animali, uova e ortaggi entro cesti appesi ad un bastone arcuato, poggiato sulle spalle, ha riscontro con la contadina padovana delle incisioni di Bertelli (1589), Vecellio e Franco. Il tipo Caetani si affianca a quelli di altri album come quelli Prack (1592), dei Musei di Tolosa e Bottacin. Procedendo nella gerarchia sociale, ci soffermiamo su una coppia di Dama e gentiluomo a passeggio (c. 87v.), insolitamente raffigurati in un paesaggio, che non hanno però, credo, decisi caratteri veneziani. È anch’essa un topos, come illustra


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Fig. 52. Album amicorum Caetani, Gentiluomo e ragazzo con cesto, Roma, Fondazione Camillo Caetani. Fig. 53. Album amicorum di Hans Christoph von Teuffenbach (1608-1621), cm 14,5 × 10, Gentiluomo e ragazzo con cesto, Roma, Biblioteca Casanatense.

l’album Bottacin e anche alcune incisioni. Veneziani sono i Magistrati, padovano un Dottore a cavallo (cc. 207r., 306v., 25r.) e venete figure di dame in altrettante varianti di età, abiti e acconciature che hanno riscontro (cc. 68v., 112v., 235r., 239r., 241v., 258r.) in altre raccolte di soggetto veneziano come l’album dei Musei di Tolosa, particolarmente interessante perché composto, probabilmente nel Settecento, estraendo costumi veneziani da altri album (figg. 54, 55, 56, 57)34, e in altri gruppi veneziani pubblicati da Nevinson35. Secondo lo studioso, l’uso di inserire i costumi è finalizzato a rappresentare classi e tipi piuttosto che individui, cioè personaggi reali fisiognomicamente caratterizzati, e corrisponde alle diffuse descrizioni manoscritte o a stampa di provincie, Stati e città36. Un’osservazione che

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nevInSon 1979, pp. 172-173; forcIone 2005, pp. 35-49, cfr. nota 22.

35

nevInSon 1979.

36

nevInSon 1979, p. 168.


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Fig. 54. Album amicorum Caetani, Dama e gentiluomo, Roma, Fondazione Camillo Caetani. Fig. 55. Album amicorum di Hans Christoph von Teuffenbach (1608-1621), cm 14,5 × 10, Dama e gentiluomo, Roma, Biblioteca Casanatense.

può essere collegata alle vedute delle città, disegnate da Hoefnagel e pubblicate da Braun e Hogenberg (1572), accompagnate da figure in abiti locali poste in primo piano. Altre interpretazioni del significato dell’inserimento dei costumi negli album sono proposte da studiosi come Wilson che vi vede la rappresentazione di valori morali piuttosto che di registri sociali rigidamente classificati, ciò che importa è, a suo parere, la funzione allegorica. Ad esempio la dogaressa sarebbe simbolo di virtù domestica e apice del lusso patrizio, ma cortigiane, poveri e nobili tutti insieme corrispondevano all’immagine di Venezia percepita dagli stranieri37. Anche per Rublak l’accumulazione di illustrazioni di costumi dipinti da parte dei viaggiatori fa pensare che le figure siano apprezzate per le idee che rappresentano38. La migrazione dei tipi veneziani in quelle che, secondo la studiosa, sono es-

37

wIlSon 2004, pp. 221-274; wIlSon 2012; joneS 2014; sul rapporto antiquari-etnografi cfr.

meGanck 2017, pp. 101-103. 38

rublak 2007.


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senzialmente ‘guide morali’, cioè gli album amicorum, porta in primo piano questi concetti che sono importanti per gli stranieri riguardo a Venezia. Le firme raccolte garantiscono il proprietario dell’album sui rapporti, gli intenti, i comportamenti delle persone che incontra; la raccolta delle immagini degli abiti favorisce, secondo la studiosa, l’immediata identificazione, la distinzione dei ruoli degli interlocutori nella città, un mercante o un dottore. Sono, a mio parere, interpretazioni didattiche e moraleggianti che, dopo la prima fase della storia degli album, sotto il segno di Università e Riforma, non sembrano trovare un riscontro realistico nell’imponente numero degli album censiti e in quello consistente di soggetto veneziano, nelle loro finalità messe in luce dagli storici della cultura e della mentalità, e nella varietà dei soggetti, generalmente privi di collegamento con idee, vicende individuali e presenza del proprietario dell’album o dei firmatari nello specifico luogo rappresentato. Se poi consideriamo la fortuna delle serie incise dei costumi, alle quali le immagini degli album sono in diverso modo collegate, è evidente che, analogamente alle raccolte di incisioni di soggetto omogeneo geografico o antiquario, essa deriva anche dalle esigenze di catalogazione, di ordine, di classificazione intrinseche agli sviluppi enciclopedici della cultura cinquecentesca. In Italia Enea Vico, abile incisore e nello stesso tempo famoso numismatico, avvertì presto l’interesse per i repertori degli abiti dei diversi paesi del mondo, sviluppatosi da tempo nei taccuini di disegni sulla scia dei viaggi di esplorazione, degli studi geografici, dalle raccolte di mappe, di nazioni e continenti. A Diversarum gentium nostrae aetatis habitus di Vico (Venezia, 1558) seguirono in Italia molte altre raccolte fra le quali Omnium fere gentium nostrae aetatis habitus (Venezia, 1563) di Ferdinando Bertelli, derivante in parte dallo stesso Vico, e a fine secolo quella De gli abiti antichi e moderni di Vecellio (Venezia 1590) con più di quattrocento xilografie di costumi39. Lo stesso si può osservare per le immagini dei mestieri e dei venditori ambulanti incluse anche nell’album Caetani. Da una tradizione figurativa di poveri, contadini, lavoratori e mendicanti all’interno di soggetti sacri o profani – i Mesi, le Stagioni o i Pianeti – era derivata una produzione incisoria diffusa nel Quattrocento, in illustrazioni di libri o in stampe sciolte, e stabilizzatasi a partire dal primo Cinquecento in serie più o meno numerose40. Le diciotto grandi xilografie dei Cris de Paris, forse di origine germanica, sono generalmente datate ai primi del Cinquecento e nella resa descrittiva degli abiti, della varietà delle merci, degli strumenti, degli animali, nell’inserimento delle didascalie con le ‘grida’ indicano uno stato di sviluppo avanzato. Vi sono già codificati tutti quei caratteri, anche nei tipi figurali, nel modo di offrire le merci o di portare gli strumenti di lavoro, delle serie degli ambulanti che si diffusero in Europa fino all’età moderna. A Roma tra

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joneS roSenthal 2008.

40

SaporI 2017.


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Fig. 56. Album amicorum Caetani, Dama con ventaglio, Roma, Fondazione Camillo Caetani. Fig. 57. Gentildonna moderna, xilografia, da Cesare Vecellio, Habiti antichi, et moderni, Venezia, 1598.

Cinquecento e Seicento sono stampate varie serie dei Mestieri, sequenze di minuscole figure in fogli di grandi dimensioni continuamente incrementate, come quella di Ambrogio Brambilla, Ritratto di quelli che vanno vendendo et lavorando per Roma con la nova agionta a tutti quelli che nelle altre mancavano sin al presente, del 1582, che illustra 189 mestieri; e quella edita da Nicolas van Aelst, forse databile intorno al 1600, che ne raccoglie 240. Questi ‘cataloghi’ avevano una finalità e un uso non molto diverso da quelli dei personaggi delle fasce sociali più alte, cioè i ritratti dei papi, dei principi o dei condottieri. Dalle serie dei mestieri, in cui ogni figura è accompagnata da una didascalia con le ‘grida’, derivano probabilmente le immagini dei venditori di «Trippe per le gatte vanno gridando in Roma» e «Come se porta l’aqua in Roma» nell’album di Jabach, in Italia nel 159141. Le figure dei

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Citati da ryantova 2009, pp. 295-296.


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Fig. 58. Album amicorum, 1600 ca., cm 20,4 × 14, La Dogaressa con dame, Tolosa, Musei (?) (da cordellIer 2005). Fig. 59. Album amicorum, 1600 ca., Spettacolo con ciarlatano e attori, Bamberg, Staatsbibliothek.

Mestieri sono state studiate dal punto di vista della storia del lavoro mentre quelle dei costumi hanno coinvolto gli album amicorum anche negli studi sull’abito e sul suo ruolo e significato nella società e nella cultura del Cinquecento42.

Una fonte importante da questo punto di vista è il libro (Herzog Anton Ulrich Museum, Braunschweig) di Matthaeus Schwarz di Amburgo (1497-1574), contabile di Anton Fugger, che si fece raffigurare in tutti gli abiti da lui indossati nelle diverse occasioni, dalla nascita all’estrema vecchiaia, cioè in oltre un centinaio di ritratti miniati di stupefacente minuzia cfr. rublack hayward, 2015. Passando da questa sfera di personale documentazione e autorappresentazione a quella più scientifica si può citare il Trachtenbuch di Christoph Weiditz (Nürnberg, Germanisches Museum), pittore, incisore, stampatore nativo di Strasbourg ma attivo a Augsburg. È una raccolta di disegni colorati di costumi e usi eseguiti soprattutto nel corso del viaggio in Spagna e del soggiorno di Weiditz presso la corte di Carlo V (1529-1531) come incisore di medaglie. In realtà sono anche immagini di vita quotidiana: dai lavori nei campi alla preparazione e cottura del pane, dalla danza moresca alla riparazione e al traino delle barche, cfr. hampe 1927. Alle immagini iberiche si uniscono in numero 42


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L’ALBUM AMICORUM CAETANI E LE SUE IMMAGINI

Anche l’album Caetani, come tanti esempi citati, è il risultato dell’opera di artisti di stile e qualità diversa, una disomogeneità congenita alla natura stessa degli album il cui incremento si snoda nel tempo e nello spazio grazie all’impegno del proprietario e in misura diversa degli amici. Come già osservato, ad esempio, gli album di Hainhofer o di Moyses Walens (Londra, British Museum) spiccano per la presenza di opere di alta o altissima qualità ma accanto a queste ne ospitano molte altre di medio o modesto livello. In assenza di firme, sigle o documenti è difficile identificare i ‘pittori degli album’, per questo esaminando l’album Caetani mi sembra utile tentare di individuare dei caratteri e degli apparentamenti non di singole immagini ma piuttosto di gruppi da confrontare con quelli dell’album di Tolosa, che viene datato intorno al 1600, o di quello quasi contemporaneo di Bamberg (Staatsbibliothek)43 (figg. 58-59). In primo luogo, anche nel caso dell’album Caetani credo che l’ambito di produzione non sia italiano ma nord-europeo. Nei Costumi veneziani la fedeltà ai modelli e la serialità delle figure sembrano render difficile orientarsi anche perché sono di regola privi di ogni elemento di ambientazione, ma si può mettere in rilievo che quando ‘i pittori degli album’ arricchiscono il modello-base con un paesaggio (aumentando evidentemente il costo) emergono aspetti che possono essere indicativi. Come nella Dama con il ventaglio dell’album di Tolosa i caratteri nordici del paesaggio, insieme a tipi fisionomici e resa pittorica, indirizzano verso un ambiente artistico nord-europeo, anche nell’album Caetani il paesaggio della Coppia a passeggio (c. 87v.) o quelli del Traino delle barche (c. 30r.) e della Battitura del grano (c. 103v.) conducono nella stessa direzione. Lo stesso vale per particolari di abbigliamento in altre scene come l’Attacco alla carovana (c. 88v.) in cui compaiono grandi cappelli ad alta cupola conica e tesa larga. Più in generale alcuni tipi fisionomici e moduli figurali rispecchiano quelli di Hans von Aachen che, come ricordato, negli anni Novanta del Cinquecento lavora a Monaco e ad Augsburg ed ha, anche grazie alle incisioni, un consistente seguito, probabilmente anche fra i ‘piccoli maestri’ degli album amicorum che si nutrono della intensa circolazione di modelli sia iconografici che stilistici.

ridotto quelle relative a Germania, Italia (5), Francia, Austria. Almeno una parte delle immagini, cioè quella sui moriscos spagnoli e sui nativi americani derivano da disegni copiati con ogni probabilità presso la corte di Carlo V, cfr. rublack 2010, pp. 187-196. Weiditz attinse anche ad altre fonti e anche per questo dovette essere a sua volta un modello. In questo senso sembra da indagare, a mio parere, il rapporto tra il Trachtenbuch e l’opera Diversarum gentium nostrae aetatis habitus (pubblicata nel 1556) di Enea Vico che nello sviluppo delle serie di incisioni di costumi stampate in Italia ebbe un ruolo importante. 43 forcione 2005, p. 35; schlueter 2001, p. 109.


NOTE TECNICHE E UN’IPOTESI SULLA PROVENIENZA

Liber amicorum (Misc.1266 Archivio Caetani) Manoscritto cartaceo in-8° (mm 145 × 100). Collazione È difficile fornire una collazione del volume, che possa far comprendere la struttura originale: la legatura è molto serrata e la cucitura è solo parzialmente visibile, molti fogli sono stati ricomposti e rimontati. La fascicolazione è irregolare e presenta rimaneggiamenti e mancanze. I fascicoli sono così composti: 1-14 (12 cc.), 2 cc. inserite, 16 (12 cc.), 17 (12 cc. + 1 c. inserita), 18 (12 cc.), 19-20 (12 cc., ma è stata tagliata 1 c. in entrambi i fascicoli), 21 (12 cc.), 22 (10 cc., mancano 2 cc. nella seconda metà del fascicolo), 23 (12 cc.), 24 (16 cc.), 25 (6 cc.), 26-27 (12 cc.), 28 (9 cc., mancano 3 carte). I fascicoli sono cuciti così stretti che è assai arduo ricostruirne la struttura: risulta difficile valutare quali fogli sono singoli e quali sono i bifoli, così da ricostruire l’allestimento dei fascicoli. Il libro sembra un ‘contenitore’ che in parte rende disponibili spazi di scrittura per le dediche e in parte è una somma di piccoli progetti grafici, frutto di assemblaggi di materiali già esistenti. Moderna numerazione a lapis in basso: 645 pagine numerate a mano con qualche errore e confusione tra carte e pagine (ad esempio pagina 33a e 33b; 37 e 37a, 38); le carte di guardia (5 anteriori e 5 posteriori) sono bianche e incluse nella numerazione. Di recente si è provveduto a una nuova numerazione delle carte. La numerazione delle carte è la seguente: V + 318 + V c. (le prime e le ultime sono carte bianche di guardia). Bianche le cc. 3, 4-6, 8-9, 11, 14, 26, 28-29, 35-36, 39, 42, 46, 48-50, 55-58, 64, 66-69, 71, 75-76, 84-85, 92, 96, 99, 102, 107, 113, 115, 117, 119, 121, 124-126, 132-133, 139, 142, 144, 155-157, 163, 165-167, 170, 187, 190, 193-194, 198, 210, 216, 234, 240, 242-243, 247, 257-258, 286, 288, 290, 292, 294, 304-305, 307, 314315, 317.

Giovanna Sapori, L’Album amicorum Caetani e le sue immagini. Aristocrazia germanica e viaggi di istruzione a fine Cinquecento. Con una nota tecnica di Maria Cristina Misiti, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019 ISBN (stampa) 978-88-9359-265-9 (e-book) 978-88-9359-266-6 – www.storiaeletteratura.it


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NOTE TECNICHE E UN’IPOTESI SULLA PROVENIENZA

Filigrane: c. 3 (terza carta di guardia anteriore) filigrana in basso a sinistra (stella a 6 punte); c. 26 nell’angolo sinistro in basso frammento di trifoglio; c. 32 nell’angolo sinistro in alto; c. 75 filigrana entro un tondo: figura del pellegrino (?); c. 99 frammento di filigrana e datazione 1592; c. 111 la carta è stata tinta in ocra; visibile una filigrana con trifoglio. Alcuni fascicoli sono contenuti entro carte marmorizzate: alcune scene sono vistosamente ritagliate come la scena a c. 20 (un corteo con una figura tagliata lungo il taglio superiore; la scena di dama a c. 29; la scena a c. 32). Degna di nota la c. 96 recto: il disegno è disposto su due fogli di dimensioni simili, incollati in verticale lungo il lato maggiore e lievemente sovrapposti. Anche la c. 100 sul recto è una carta marmorizzata, sul verso presenta un taglio (due fogli incollati).

Legatura Legatura in piena pelle marrone con doppia cornice a filetti impressa a secco sui piatti. Per confezione la legatura sembra più moderna del manoscritto e per l’aspetto è da avvicinare ai prodotti assai frequenti in Italia e Francia nel secolo XIX. Su entrambi i piatti la decorazione è caratterizzata da righe tracciate a secco che formano due riquadri; sulla patta di chiusura risultano tracce di lacci (probabilmente in pelle). Dorso a 5 nervi con piccoli fregi floreali dorati nei comparti, non completamente centrati. Tagli dorati e incisi. Piccola riparazione al capitello di testa, segni di rifilatura sui tre lati. Danni agli angoli. I piatti sono serrati come se la legatura fosse di riutilizzo, cioè proveniente da un altro libro. Nelle legature di riutilizzo il corpo del volume deborda di qualche millimetro dal margine dei piatti: tale rilievo, in assenza di altri elementi che possano far ritenere questa legatura un remboitage, è verosimilmente dovuto al ritrarsi, nel corso dei secoli, della coperta. Le risguardie sono in carta. Mancano sui contropiatti segni di possesso o precedenti segnature. Buono stato di conservazione. Nota manoscritta alla c. 84 recto datata 25 dicembre1833. La nota è scritta in francese e riporta una firma con le iniziali: I.M.I. Nella parte superiore della pagina è riportata la trascrizione di un probabile testo in turco con la firma (Ianus Christoph?). Sulla prima carta di guardia e in tutto il testo timbro a inchiostro Caetani probabilmente degli anni Trenta del Novecento.


NOTE TECNICHE E UN’IPOTESI SULLA PROVENIENZA

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Scritto prevalentemente sul recto poco o nulla sul verso, l’album amicorum raccoglie firme, dediche, motti da parte di esponenti della nobiltà e non solo del tempo; l’ordine delle dediche non è strettamente cronologico.

Osservazioni sulla provenienza Per trovare una verosimile chiave di comprensione per la provenienza del liber amicorum, che non può contare su chiari elementi intrinseci, fatta salva la dedica scritta a lapis con una data e un monogramma, che merita molta attenzione, mi sono soffermata sulle principali vicende di Casa Caetani nell’Ottocento. Il protagonista indiscusso del secolo è Michelangelo, il figlio primogenito di Enrico Caetani e Teresa de’ Rossi. Duca di Sermoneta per diritto di primogenitura (1804-1882), dantofilo, ellenista, disegnatore, litografo, scultore ed orefice, Michelangelo è considerato il profilo esemplare di quella che fu nell’Ottocento la più colta nobiltà romana. Il salone del duca di Sermoneta è stato per molti anni il luogo di ritrovo di tutti i forestieri. Letterati, artisti, scienziati, uomini politici, principi, regnanti frequentavano il palazzo di via delle Botteghe Oscure per incontrare il più colto eccentrico e amabile degli aristocratici romani. Ancorché la sua notorietà fosse legata allo studio di Dante, e innanzitutto della Divina Commedia – tutti sapevano di come sapesse recitare il poema a memoria – aveva padronanza di tutte le discipline della tradizione classica, la filologia, l’epigrafia, l’archeologia, lo studio delle antichità, e sin da giovane intratteneva relazioni con critici e storici della letteratura italiani e stranieri, ma, se si escludono tali interessi letterari, non vi sono elementi per ritenere che fosse dedito al collezionismo librario. Se certamente circolavano libri nel palazzo Caetani, un’attenta lettura della biografia mi porta ad escludere che l’album amicorum potesse essere pervenuto per acquisto da parte di Michelangelo o di altri membri della famiglia Caetani, da un lato perché le ristrettezze finanziarie cui dovette far fronte per molti anni hanno comportato severe ‘economie’ su tutti i fronti, dall’altro perché i suoi interessi letterari circoscrivono molto il raggio delle sue letture e preferenze librarie. Pertanto mi sento di poter escludere che il manoscritto fosse frutto di un acquisto sul mercato antiquario. Propendo, invece, per congetturare che questo prezioso volumetto giungesse a casa Caetani come dono, anche se la dedica datata 1833 (c. 84) non è riconducibile a nessun componente della famiglia. Nel corso dell’Ottocento molti ospiti famosi e tra di essi molti francesi erano passati per il Palazzo di via delle Botteghe Oscure. È noto che tra il 1834 e il 1837 Stendhal, a quel tempo console a Civitavecchia, trascorresse molte giornate con Michelangelo Caetani e con suo fratello Filippo. Un altro frequentatore di casa Caetani era stato nel 1846 Honoré de Balzac e poi, nel 1864, Hippolyte Taine che


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NOTE TECNICHE E UN’IPOTESI SULLA PROVENIENZA

lascia un nitido ritratto del principe Caetani. Senza dimenticare Ferdinand Gregorovius che nell’Archivio Caetani aveva trovato una straordinaria documentazione per la sua storia di Roma nel Medioevo. Pur non escludendo altre ipotesi, è degna d’interesse la notizia pubblicata dal Crouzet che «Stendhal nel 1836 in uno dei suoi tanti testamenti lasciò tutti i suoi libri a Filippo Caetani» (crouzet 1967, vol. III, p. 54). La notizia è confermata nel Catalogo dedicato ai disegni di Filippo Caetani (gorgone – cannelli 1999, Scheda n. 1, pp. 48-49): «Appare significativa la decisione di Stendhal di lasciare proprio a Filippo Caetani la sua biblioteca romana così come espresso in una aggiunta dell’8 giugno 1836 al suo testamento». L’ipotesi ha bisogno certamente di essere approfondita e magari supportata da fonti e da libri presenti in biblioteca. Tra l’altro la biografia di Filippo Caetani è molto poco documentata, pochi appunti lasciati da Gelasio, un profilo suggestivo tracciato da Luigi Fiorani (gorgone – cannelli 1999, p. 16). Sarebbe opportuna qualche investigazione nell’Archivio della Fondazione Caetani per documentare eventuali carteggi o inventari. Tuttavia, dimostrare che questo piccolo manoscritto miniato sia appartenuto a un grande personaggio della cultura francese oltre a un’avvincente suggestione aggiungerebbe un grande valore a questo piccolo gioiello. Maria Cristina Misiti


ALBUM AMICORUM (Misc.1266 Archivio Caetani, Fondazione Camillo Caetani, Roma)

Sono riprodotte tutte le pagine scritte e illustrate dell’album in dimensioni inferiori del 27% rispetto a quelle reali. Lo scopo è quello di documentare l’intero album nella sequenza delle immagini e delle iscrizioni anche per illustrare i caratteri e i meccanismi di formazione degli album amicorum.

Giovanna Sapori, L’Album amicorum Caetani e le sue immagini. Aristocrazia germanica e viaggi di istruzione a fine Cinquecento. Con una nota tecnica di Maria Cristina Misiti, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019 ISBN (stampa) 978-88-9359-265-9 (e-book) 978-88-9359-266-6 – www.storiaeletteratura.it


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APPENDICE La trascrizione dal tedesco è stata curata da Nina Pleuger (Universität Erlangen), quella dall’italiano, francese e latino da Giovanna Sapori con l’aiuto di Caterina Fiorani, quella dallo spagnolo da Helena Escuredo Barrado.

c. 47 r. 15 99 G. G. G. H. (?) Hans Welffret Stein her vo[n] spinnhena (?)

c. 66 r. 15 E 93 G. U.D.W.I.S Wenzeslaus Berke herr von Der Daube vnd Leipe

c. 59 r. 1594 WGW Friederich Hertzog zu B. vnnd L

c. 68 r. 15 D 93 S (?). W. H. Z. G. Geörg Friederich Graue Vonn Hoenloe Vnd Herr zu Langenberg der Elttere 1591 Pense (?) a la fin Vis est ardentior intus Georg Friderich Graue Von Hohenloe Unnd Herr zu Langenburg d(er) Jüng(ere)

c. 60 r. .1.5.9.6. I.T.D.C. Curandum est ut sit mens sana in corpore sano Ludouicus iunior Hasziae Landtgrauius c. 65 v. 15 D 93 Gott wende alle ding zum Besten. Sis sapiens, et sis patiens, dicendo, silendo. Qui sapit et, patitur, denique victor erit Allein Bey Christo Die Ewige Freudt Geneiss Hab Ich, Kombt Leiden Mir Nit Ohne Peinliche Qual, Richtig Stets Traue Vnd Wart Xristi Yeder Zeit. Carll Pfaltzgraue

c. 69 v. 1592 Sustine et abstine Albertus Fridericus comes ab Hardegg scribebat Möseriz Die 20 April c. 71 r. DEUS ipse dabit Virtutem Hac Joannes Comes ab Hohe(n)= zollern scripsit Patavij Anno 1594 c. 79 v. entro il cartiglio:

Giovanna Sapori, L’Album amicorum Caetani e le sue immagini. Aristocrazia germanica e viaggi di istruzione a fine Cinquecento. Con una nota tecnica di Maria Cristina Misiti, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019 ISBN (stampa) 978-88-9359-265-9 (e-book) 978-88-9359-266-6 – www.storiaeletteratura.it


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APPENDICE

Undique fidus c. 80 r. 15 W.M.G.W. 95 Candide et constanter Philippus Ludovicus Comes in Hanavu (?) scribebat testimonium initae amicitiae perpetuo duraturae. Patavij Antenor c. 84 r. Tarur tauktan bu giun Immurtassi iegtur Hannss Christoff 15 Teufl (?) 99. Yarɪnɪn tavuǧundan bu günün yumurtasi yeǧdir (traslitterazione dal turco ottomano) L’oeuf d’haujourd’hui vaut mieux Que la poule de demain Proverbe turc que ne Correspond a notre proverbe français Un tiens vaut mieux que deux tu l’auras 25 Dècembre 1833 J.M.J c. 89 r. Conscia mens recti famae mendacia ridet In fraterni amoris symbolum scribebam haec Patavij Fridericus Comes Solmensis 9 die Augusti Anno 1595 c. 92 r. 15 A(nn)o 95 Famam extendere factis hoc virtutis opus Haec fraternae recordationis ergo Scribebam Patavij Philippus Georgius Comes à Solms c. 95 r. Quae homines avare navigant edificant virtuti omnia parent . Joannes Franciscus Comes À Turri (?) Senis 3 Aprilis 1595

c. 96 r. 15 (?) 93 Kum Glück Erfreü Hoffnung W.G.W.W. Werbrecht Graue Zu Öttinng(en) c. 97 r. 15 (?) 93 G.S.G.D.M.E. Heinrich Reus Herr Vonn plauen Der andere (?) c. 99 r. 15 I D. S. 92 Stenkhe (?) berkha friherr zu der dauba vnd liep= pe auf merserig (?) c. 104 r. Amat victoria curam Eberwinus Wiricus Comes in Bentheim (?) amoris fraterni et benevolentiae perpetuae ergo scrispsi Patavii Antenoris, 3. Febr(uarii) A(nn)o 96 c. 106 r. 15 P 97 Auf griener heijt such Ich mein wegk. patientia per forza Ferdinandt von Koloniae Freijherr c. 111 r. 1593 Non ogni parola vuole risposta Philipph Graff Zu Ötting(en) c. 112 r. 15. B. 96 L.I.L.A. Gottfridus Comes in Oting(en) Die 5 Maij c. 115 r.


APPENDICE

Vive. Ut. Vivas Gugliemo Conte d’Ottingen A(nn)o 1593 c. 118 r. (?)5 I Z 93. STD Ludouicus Eberhardus Comes in Ottingen c. 118 v. 15 (?) 93 Memento Mori Gotfridus Comes in Otingen 15 (?) 93 ABC DEF Johanna Greffin vnd Freilin zu Öttingen 15 H 94 G.G.G (?). Juliana Grauin Von Hohenloe Vnd frewlein zu Langen Burg 15 W 94 WGW Johanna freijlin reissen von plauen c. 120 r. 15 I 94 Gott Wendt Alles Zum Best(en). Wilhelm h(err) Zu Limpurg des H(eiligen) Römisch(en) Reichs Liebschenck Vnd Semperfreij c. 120 v. 15 S. M. V. C. 96. leidt, schweig Vnnd weidt. Gottfridt herr Zu Polheimb (…) schrib diss mein(em) lieben Vetter Vnnd brued(er) Zur f(reundlichen) gedechtniss im Schloss Göllersdorf den 12. Januarij (…) c. 126 r. Gloria vitae anteactae celebrem facit etiam in terrae visceribus sepultum

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Johannes Albinus Schlick Comes á Passaun & Baro á Weiskirchen amicae recordationis ergo hoc apposuit Patavij Antenoris 16. Novemb(ris) A(nn)o 95 c. 134 r. 1.5. (?) 95 (...) Johan Heinrich freyherr Von Dietrichstain Weia (…) c. 134 v. 16 (?) 01 Viam Fata invenient Andre Vagnadt (?) 16φ01 Gott alzeit mein hoffnung Andre h(err) V(on) Puchaimb d(er) Jüngere 1601 pro aris et focis Reinprecht h(er)r zu polhaimb (?) c. 135 r. 1596 L’honor accompagna la virtu Hanns Rueber freijh(err) schrib dis zue guetter vnndt freundtlich(er) gedächt= nus inn Badua d(en) 15 Februarij c. 136 v. 15 M 93 Secreto et Leale Massimilian Brainer Barone Scrisse a Padova alli 18 Di Nov(embre) c. 142 r. 15. PB M N. PM Z. 95 Bueno es ser loado pero muy mejor merecerlo ser Guilhelmus slavata Baro a Chlum et Cossumberg y in perpetuum amicitia amo= ris vinculum scribebat Patavij Ante= noris die 24 Octobris (…)


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APPENDICE

c. 144 r. 1595 Virtus et malitia determinant nobiles et ignobiles servos et liberos Amicae recordationis ergo scrispsit Augustinus Chevenhuller L.B.M Aichlborg (?) Patavij 5 8bris

15P.M.M.M.92 Virtute Mitt P skott Adolph von Althan freyherr geschriben zu freundlicher vnnd gutter gedechtnuss den 27 tag Nouembris An(no)

c. 147 r. Pet. La vita il fine, il dì loda la sera M.F.D.M.G.D. Zur freundtlicher vndt gutter gedechtnuss schrieb dieses In Padua den 14.Octob(ris) A(nn)o 1595 Heinrich Burggraff vndt Herr von Dhona

c. 155 r. B.M.G. Georg Seifrid f(rei)h(err) Zu Herberstain schrieb dis zu freundlicher gedecht= nus In Padoa den 7 Septembris A(nn)o 94

c. 149 r. 1597 Der Sieg Khombt vom Hern. Hainrich Matthes Graff vom Thurn Obruster Leutenambt schrieb das bai Wayen. Da baide Lagger gegenainand(er) gelegen. Vt sup(ra) c. 151 r. C.S.M. Y. M. (?) H. (?) Zu dinnstlicher Unt freund= licher gedechnuss schrieb Lothar Von Schönbergk in Venedig. A(nno) 94 c. 154 r. 15 † 91 Invia virtuti nulla est via Maximilianus à Lichtenstein et Nicolspurg 15 † 91 Verbum Domini manet i n aeternum Gundackerus a Lichten= stein et Nicolspurg c. 154 v.

c. 156 r. 15 A(nn)o 94 Cura modum potius, quam ultra modum consistas Johannes wilhelmus Baro à Ziero (tin?) posuit Patavij 5 Junij c. 158 r. 15 P.V. O. 95 (…) Integritati fides alitur fide vero amicitia Paulus L B a T(?)annhausen hoc amicitiae ac memoriae ergo posuit Patavii Ant(enoris) 26 die Maij c. 159 v. 1595 Deo et Caesari fidelis perpetuo Georgus Willelmus Jorger L. Baro scripsit haec Patavii in memoriam 30 septem(bris) Anno ut supra c. 160 r. Donna quantunq(ue) buona è peggior dell’huomo cattivo Carolus Jörgerus L. Baro haec Patavij c. 165 r. 1593 Deus Providebit Erasmus Baro In Limpurg


APPENDICE

scribebat Neuburgi c. 166 r. 1595 N.(?).D.E. Adam h(err) purcham fr(ei)herr (?) 15E93 Sap(iens) vin(cit) pati(entia) Pilg(rim ) h(err) v(on) Pucham (?) c. 167 r. 1597 L. M. S. Harttman Von Lan= dau c. 167 v. Le allegrezze di questo mondo durano poco Verecundia custos Virtutum omnium 15 H. M. G. 94 Hac memoriae et amicitiae ergo scribebat Maximilian Baro de Polheim Patavij 12 septemb(ris) c.168 r. I nunc, et ventis animam committe, dolato confisus ligno, digitis a morte remotus Gaud (?) quattuor. Iu(?) c. 170 v. 1592 Patientia et Constantia Wolfs Theodoricus L. Baro ab Althan In Goldburg et Murstetten c. 174 r. Probato 1595 fave Hac in perpetuum amicitia(e) Vinculum reliqui D. Baroni A Puchheim (? 4 Augusti Johann Kettler zu Nesselradt (?) Vnd Eick c. 175 v. Anno

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1595 G.I.M.H.T. Philips vonn Braunsbergk Ritter Sanct Johannis Ordens, geschribenn Inn Maltta zuo gutter gedechtt= nus denn 8 Januarij c. 177 r. Audaces fortuna iuvat La mort seulle at pouvoir De change Le vouloir Que Jay de vous servir Jusq au dernier souspir Ferdinand G(?)andelot Napoli Martij 18 anno 95 c. 177 v. Nesure qui sut (?) Hardo haliel, qui acomete mu (…)o Difficultoso, aunque non l’acabe (?) Hac scribe observantiae causa et amicitiae Neapalis (?) A(nno) 95 Johann Seruatius von vnd Zum Diemantstain c. 178 r. 1595 Ian wann gott will Otto vonn Gemmingen Ritter S(anct) Johannis ordenns geschriben In Malta zue guotter ge= dechnus den 8 Januarij c. 178 v. 1595 Allezeijtt frölig, ist Vnmuglig. Johann Connrad Vonn Rosennbach Ritter Sannct Johanns ordenns, schrieb diess zu gutter gedechtnus inn Maltha Den 8 Januari c. 180 r. 1595 S.S.S.S. Dietrich Von Lamberg herr Zum


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APPENDICE

Saunstain schrib des Zu freundt= licher gedechtnus in Padua den 1 Nouembris Anno vt Supra c. 180 v. Virtute duce Fortuna comite Hac scripsit amicitiae et amoris (…) v. suo amici se im(…) Andreas Janista(?) c. 181 r. 15 † 95 W.Q.W.W. Arbogast von Andlaw Sa(nct) Jo(hannis) Or(dens) R(itter) Comanthur Zu dobel vnd veltkirch geschriben Zu Maltha den 8. Januari c. 181 v. 1595 Si no se aventara No ha ventura Hannss Friederich Gund(er) Von Sau(n) stein Sanct Johanns Ordens Ritt[er] Vnd Comether Zu Erling(en) geschri[eben] Zu Malta den 9 Januarij Anno ut supra

c. 182 r. 15 D.E.V.S. 95 Bartholomaus L. Baro a Dietrich Stein 17 octobris c. 183 r. 1595 Harttman Vonn der Thann Ritter S(anct) Johanns ordenns schribe d(i)s zu Malta denn 8 Januario ut supra c. 186 r. 1595 Audaces fortuna iuvat.

Ferdinandt von Muckhental zu Haischen= nackher S(anct) Johanns ordens Ritter schrib dises zu sunderlicher freindtschafft in Malta den 3 Januarii Anno ut supra c. 187 v. 1595 E‘ molto vituperoso lasciarsi innanzi al tempo trasportar dallo sdegno E.G.H.S. Zue dienstlicher vnd gutter gedechtnis geschrieben in Pado[a] den 5. Octo(bris) Hannss Pückler c. 188 r. 1595 Allezeijdt frölich ist unmüglich. Hanns Werner V(on) Raijhtnow Zu Langenstain Ritter Sa(nct) Jo(hanns) Ordens schrib dir zur gutter gedechtnus in Malta den 9 Januarii Anno ut supra c. 188 v. 1595 Beser dich Rudolff von Par schrib diss zu guetter vnnd fraindlicher gedechtnuss In Malta den 9 Januario c. 190 r. 1594 ADG Christoff Wilhelm her von Zellhing zu Zirendorff schrib dis zu gutter vndt freundtlicher gedechtnus in Padua den 5 Junij Anno Vt supra c. 191 r. 15 F. M. 94 beschlaffenn ist unnferschlaffenn. Hanness Christoff Vonn werg freiher schreib diss zu guetter gedechnus inn Venedig


APPENDICE

c. 192 r. 1596 W. S. Y. V. Georg Hartman fr(ei)her v(on) Teuffenpach zu Pheichouen schrib diss zu freundlicher gedechtnuss In Padua dem 9 Tag Janiarij Anno vt supra c. 192 v. 1600 O.S.T Georg Frid(rich) f(rei)h(err) Zu Herberstain c. 194 r. Vivimus assiduis expertes pacis in armis Henricus a schönberg Gallus Florentia anno 1594 26 sept(embris) c. 194 v. Aut nunquam tentes aut perfice Annibal a Schonberg Gallus Florentia 1594 26 sept(embris) c. 197 r. Fide virtute famam quaero Casparus Wilhelmus a Minckwitz L. Baro scripsit Patavii 28 Julii Anno 1594 c. 198 v. 1593 Integritas et rectum custodiant me Zderico à Waldstein c. 201 r. Ao (I)I)X CIY Virtute ambire decet non favitoribus Magnus Nolte

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Patavii 4 Cal. Sep(tembris) c. 202 r. 1594 Non val virtu a chi la fortuna e contra C.H.V. H Seijfridt Von Promnitz der Jüngere Freijherr schrieb diss seinem vor= trauten lieben bruder zu gutter gedechtniss In Padua den 14 Sep(tembris) c. 203 r. 1592 (...) Wolf Geörg von Althann Freiherr c. 205 r. In dextera domini fortitudo consistit mea Andreas keitheus Ravensezage scotus hac in perpetuum amoris vinculum intimo suo magnificoq(ue) domino scripsit Anno a partu virginis 1594 c. 206 r. Il sangue o la virtù non più s’apprezza che l’alga, se con lor non è ricchezza Zu freuntlicher gedecht= nis geschriben in Padoa den 22 Augusti Anno 94 Heinrich von Schollendorf c. 207 r. 1594 Il non saper nulla è dolce vita Quo fata et (?) quo iura favet fortuna sequamur Zue dienstlicher vnnd freindtli cher gedechtnis geschrieben in Padoa den 11. Augusti. A(nn)o ut s(upra) Hans von Mettich silesius c. 207 v. 1596 B.W.M.H. Zue dienstlicher gedechtus schreijb dies in Padua den


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APPENDICE

8 Februarij Anno ut supra Bernhardt Simon von Oeinhaussen

Observantia caussa scri= bebat Petrus à Schottendorff 28 Julii Anno 94

c. 208 r. 15 AB 94 Mors et vita in manibus linguae (?) ABCDEF Abraham Bock der hun= gar in Padua den 16. Septembris

c. 211 v. 1594 Non è vero amico solo quello che si affligge de‘ stenti e travagli dell’altro, mà quello che si somette sino al peri colo della morte Debita observantia causa scribebat Sebastianus à Rumrodt Francus Patavii 15 di( …) An(n) o ut supra Manu (…)

c. 209 r. En balde piensa qui sin Dios haze la cuenta V.S.W.J.M.T.H Dis schrieb zue dinstlicher Vndt gutter gedechttnis ihn Padoa den 18 Augusti A(nn)o 94 Bott witwaldt Von Seiffertitz (?) c. 209 v. La virtu ci fa terrieri di quel luogo ove habitiamo, et il vitio forestieri W.G.M.V. Zuhe dienstlicher gedechtnusse schriebe dies In Padua den 14. Septembris Anno 1594 Moritz Von Oijenhausen

c. 210 v. Vivere in tota vita discendum est et quod magis mirandum et in tota vita discendum mori HM MD Debita observantia me= moria ca(usa ?) Patavii a(nn)o 1596 die 19 Martii scri= bebat Conrad Von Hobergk siles c. 211 r. Da dios havas a quien no ha quixadas

c. 212 r. 1594 FFFAAVE Dis schreib zu vntterteniger gedechtniss Bastian Von Wer= mistorff In Padua den 5 Junij c. 212 v. Turpitudo amissa nunquam abolet Observantiae causa haec Romae scripsit 28 Martij Anno 95 Nicolaus Lindtstett c. 213 r. Fortuna meliores sequitur Debitae observantiae ergo scribebat haec Patavii a(nno) 96 3 aprili Georgius Rudolphus a Zedtlitz Siles c. 213 v. Monstrar virtute mai non disconvenne Debitae observantiae ca(usa) scribebat Nicolaus à Niebelschitz 3 April Ann(o) 96 c. 214 v.


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15 M 94 Was Gott fügt, Mier genügt. Zu unttertheniger dienstlicher gedechtnuss schrieb diess in Padua den 18 September Dietterich Pflugk zum Posterstein c. 215 r. 1594 Nella (...) V. G. la mia B Sis Memor oro mei contra memor ipse manebo Esperance me faict vivre Francois du Boys Champenoys observantiae ergo scribebat Ötingae 14 martij anno ut supra c. 215 v. M.H. A. A S Z.G. Dieses schrieb zu gutter vndt freundtlicher gedechtnus in Padua denn 22 May A(nn)o 1595 Adam Vonn Lekh[...] c. 217 r. 15 A(nno) 94 S.I.V. Georg Ludwig Kirchmair Von Rogen Zu Lampenspurg geschriben Zu gueter gedechtnuss in Padoa den 13 Septembris c. 217 v. 15(?)94 Auf Gott mein Zuversicht Zu unterthenige dinstliche gedechtnus schreib das In Padua den 15 Sep(tembris) A(nn)o s(u)p(ra) Dietrich Vonn Schleinitz Vom hof d(er) Jüngere c. 218 r. 15 X 92 Post nubila phoeb(us) Balthasarus à Prösing c. 220 v.

Non habet mi adversis auxilia mi secundis qui non tulit Debita observantia grataq(ue) Recordationis ergo scribebat Haec Patavii Anno 1594 21 die Augusti Hermannus à Malspurgk c. 221 r. MICXCIIII Sustine et abstine Scripsi Patavii A.D. 16 Jull Joannes Lindenou Danus (I) I) XCIIII Moderata durant Observantiae debita ergo scripsi Ottho Linden Danus FFF AD 16 Jul. WW.WW c. 223 r. 15(?)91 Fide sed cui vide Ladislaus à Prag Die 16 Novemb(ris) c. 223 v. 15M 92 Amor vincit omnia Aless Stranecky c. 225 r. 1593 A.B.C.D.E.F. Johan Heinrich vonn Kettenheim c. 227 r. 1594 L’homme ne peut faillir quand Dieu le conduit De absentibus nihil nisi bonum Hanss Caspar Von Ponickau f. Wirttenb(erg) Oberamptt man Zu Weinpergk geschriben

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In Venedig c. 229 r. 1594 Non utile sed honestum Jacobus Sandilandius de slamanime (...) Eques amiratus scotus scribebat Patavii 23 April c. 229 v. Virtutis impulsu fortune suffragio observantia ergo scripsit Jacob Braun 1595 (?)Senis Etruria (?) c. 230 r. Vertute et armis Firma quero Feortgus Lokhasl (?) scolus Scribebat In Padua 19 juli 1594 c. 231 r. 1591 Initium Sapientiae timor Domini Weichardus ab Aum (…) c. 232 r. Sine tuo numine. Nihil est in homine. Nihil est innoxium Observantiae grataeq(ue) memoriae Ergo Joannes Adolphus Bock 3 Julij Anno Christi 1594 Pata Antenoris scripsit c. 233 r. 1594 Gott Gibtt Glük Zu unterteniger dinstlicher gedechtnuss geschrieben Zu Padoa den 15 September Friedrich von Starsched[el] c. 233 v. Solatur conscientia et finis Observantiae suae signum hoc reliquit

Nicolaus Botsius Senae Tuscorum A(nn)o 1595 tert(io) Non. Aprilis c. 234 r. De bona existimatione magis laborandu(m) Q(uam?) de pecunia et opibus Il n’est si riche qui n’ait affairs d’amis (?) Debitae observantiae memoria ergo scribebat hac Patavii die 16 sept(embris) A(nno) 94 Philip Jacob Von d(er) Grün c. 234 v. Tam stultum est mortem timere quam senectutem Ut enim senectus adolescentiam sequitur, ita mors senectutem Joannes Branthius Regiomontano Borussus scripsit Florentiae 1594. 26 sep(tembris) c. 236 v. Fortia agere et fortia pati Romanum est Zu vntertheniger gedechtnuss schrieb diss in Siena den 4. aprilis A(nn)o 95 Wichman von Winterfelt aus Neustadt vnd Dalmin c. 237 r. Nec tibi quid liceat, sed q(ui)d fecisse decebit Occurrat mentemq(ue) domet respectu(s) honesti Amicitiae monumen(tum) reliquit (...] pa A(nn)o ut sup(ra) 17 Maij Clemens Gadendorf c. 237 v. 1594 NVV Heinrich Rantzav schrib diss Zu freundtliger gedechtnuss In Padua den 28 Julij Anno ut sup(ra)


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c. 239 r. 15(?)95 Wie Gott Wil. Dis schrieb Zu gueter vnd dinstlicher ge= dechtnis in Padoa den 14 Augusti Andras Dietherich von Schleinitz Zu Sehrhausen c. 242 r. 1594 Timor domini initium Est sapientiae Haec scripsit Johannes Reinwaldus (...) memoriam 30 die Junij A(nno) ut supra c. 243 r. Arte et Marte Observantiae monumen(tum) tum scripsi Georgius Fuchs, Aust. Anno 92, 7 Mars 1592 Ama Dio et non fallire fa pur bene et lascia dire Hanns Ball Inijgers (?) Anhau euch schrib diss Zu Moritsch den 7. Martij A(nno) s(upra) 92

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Nov. c. 253 r. 1592 (...) Wig (?) Von Erasmu[s] freijherr Vonn Eijzing[er] c. 255 r. 15.KNF.96 Spes mea Christus Christoff von Laijning Padua den 4 Martji a(nn)o vt sup(ra) c. 256 r. 1 W.G. 5 B.B. 9 V.V. 6. W Ebehardt Kemmerer von wurmbs genantt von Dalburckg schreijbtt diss Zu dinstlicher vnd freundtlicher gedechnuss Zu Badua den 21. Martji Anno 96 c. 257 r. 1(?)5(?)9(?)6 Wolff Dietterich von Zedtvitz, diss Zu dinstlicher, vnd freundtlicher gedechnuss geschriben, ihn Padua den 21 Martij a(nn) o 96

c. 245 v. 1596 C.W.M. V. Haec perpetuae amicitiae et obser= vantiae ca scripsi Patavii die 1a Martij Melchior Weiber(g) (?)

c. 259 r. 1596 I.W.G. chi male ben non sa soffrir A grand honnor non può venir Dieses schriebe in Padoa den 21/31 Martij Hermann Riedesall Zu Eijsenbach

c. 247 r. S. Bernhardus et mihi Christi Jesu veritas quod negat mihi Corporis Christi proprietas Haec observantiae et memoriae ergo apposuit Joannes ab Einsidell Patavij Anno 95 16

c. 260 r. 1594 Veritas Deo placet Hac scribebat Adamus ab Hallegg in Ratznegg Patavij 23 junij 1596


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c. 261 r. 15S.M.C.95 Ogni cosa mortal col tempo passa In sui memoriam posuit hac Pat. Ant(eno)ris 13 Aug(usti) Vuolffgang Christoph Iägn= reuttir in Pernauus c. 264 r. Plaut. Sat h(abe)t favitorum semp(er) q(ui) recte facit Schweig, meid, leid Biss zu gelegener zeit Timor D(omi)ni initium Sapientiae Memoriae et observantiae ergo Haec scripsi Patavij 13 julij A(nn)o 95 Bodo Hecke March(icus) c. 265 r. 15 A(nn)o 95 H. G. H. V. D. Rolf Ludwig Von Hutten schrieb diss Zu gueter gedechtnuss Zu Padua ahm 16 Augusti c. 266 r. 1596 Ferre mora(m) mod(er)are iram, contemnere risus Dira (?) pati multos aulica vita docet Ne voysa (?) au bal qui n’aymara la dense, Ny au banquet qui ne voudra menger Ny sur la mer qui craindre le denger Ny à la court q(ui) dira ce qu’il pense Engelhardt B(?)öber Vonn Aabensp(er)g schrib diss Zu denst Vnndt Fre(ie) gedächtnüss Inn Padoa, den 1. Sept(embr)is vt sup(ra) c. 268 r. Virtute et fide Debita observantia ergo hac posuit Iuarus fris. Romae 27 Mar(tij) An(no) 95

c. 270 r. 1595 (…) Zu dienstschuldig(er) freundt= licher angedechtnus schrib diss In Padua den 29 Nou(embris) Georg Pflugk der Elter(e) c. 271 r. 15 FFFZZZ 95 Erfaren be(...) rd.er (?) kost aber vill Psuchgs (?) der ess nicht glauben will Amore fa sospirare geschriben zu vndertheniger gedechtnis In padua den 23 Nouember Anno Vt Supra Veitt von Sternenfels c. 272 r. Pietas tutissima virtus Debiti obsequij ergo lubens Haec in inclita Academia Patavina relinquebat Chri Stophorus c. I à Lols (?) 22 Novembris A(nn)o 95 c. 273 r. 1596 Chi fa male odia il lume Memoriae et amicitiae ca(usa) reliquit Pat. 16 Feb(ruarii) An(n)o ut s(upra) Hannss Wilhälm Von Dreijssn In Waldt Unnd Sijenperg c. 274 r. 1596 IGTMLIE Zu dinstschuldiger vnd freundlich(er) gedechtnüs schrieb dis in Padoa den 20 Mar(tii) Andreas Von Ebleben c. 275 r. 15 M.M. 96 Sortes meae in manu Domini


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Dieses schreibt Zu dinstlich(er) Vnnd freundt= licher gedechnus Johann Reinhardtt Von Sickingen In Padoa den 1 Ap(rilis) A(nn)o vt supra c. 278 r. 15(?)94 Omnia si perdas famam ser= vare memento(?) Qua semel amissa Postea nullus eris disses schrieb Als unterdonigkeit gedehnis In Padoa Anno vt supra Ernst Vonn L/B/T(?)a.k (...) renn? c. 278 v. 1594 W.B.W. Pilgram Vo(n) Sinzendorff Zu Fridau schrib diss in Florenz den 28 Septem(bris) A(nn)o vt Sup(ra) c. 279 r. 1594 Saepe etiam olitor, non importuna locu= tus Haec observantiae ergo scribebat Patavij die 1 Aug(usti) Leonhardt von Kottwitz in Köben c. 279 v. 1594 L’esperance me fait vivre Haec observantiae ergo scribebat Senis 30 septembris A(nn)o ut sup(r)a Arbogast Rechburg c. 280 v. 1595 Si fortune ne veult L’homme ne peult

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Disses schrib Zu dienstlicher gedechtnuss ihn Padua den 13 Aug(usti) Balthasar Böckle (?) c. 281 r. 1596 W. G. W. Diss schrieb Zu undertheniger Vnd dinst= licher gedechtniss Inn Padoa denn 26 Martij a(nn)o ut supra Caspar Vonn der Thann c. 282 r. Souvenir m’attriste Haec debitae observantiae ergo scripsit Christophorus Llasser in Lasseregg Florentia 27 septemb(ris) Ann(o) 1594 c. 284 r. 1595 WGW Zu undertheniger dienstlicher gedech= nüs schrib diss In Padua den 10 Augusti. hanns Ludwig Böckel c. 285 r. 1596 Patientia e non disdegno Quando la fortuna passa il segno Haec memoriae ac observantiae ergo scrip= sit Patavii 3 April. A o. ut supra Johannes Simon à Brumbach c. 286 r. Chi semina virtù raccoglie fama Et vera fama supera la morte Paulus Ostermair V.A. amicitia ergo scripsit Patavii Ant(enoris)15 julii A. 1595 c. 287 r. Ne ferro nè fuoco alla


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virtù nuoce Zue dinnstlicher gedecht= nuss schrib diess Zue Padua 11. Aug(usti) A(nn)o 95 Peter August V(on) Saxo (?) c. 288 r. 1596 V. D. G. A. Johann Diterrich Kneball vonn Katzenn Elbogenn schreübe dis Zu dinstlich(er) vnndt freundtlich(er) gedecht= nus ihn Padoa den 1 Ap(rilis) A(nn)o vt supra c. 289 r. WDWSJWH Zu dinstlicher Vnd freundtlicher gedechtnüs geschrieben In Padua den 3 aprilis Anno 1595 Philippus Widergrin von Stauffenberg c. 290 r. (…) Les Roys et grands marques (?) sont difficiles à manier, et dangereux à Servir, pour estre chatouilleux. Sendra (?) Zuo dienst vnnd fraindtlicher gedächtnus schrib dis in Padua denn 23. Junij anno 1595 Hans Jacob Schad c. 292 r. A cader va chi troppo alto sale Zu dienstwilliger gedechtnus schribe ditz In Padoua den 15 Augusti A(nn)o 95 Geörg Patzinger Zu Schernau Vnnd Ötting c. 294 r. Lontano da piaceri Assiduo nelle facende

Destro nell’opera Fedele nel segreto Debitae observantiae grataq(ue) recorda= tionis ergo scribebat haec Patavij Ant. Anno 1595 Men. Sept erasmus Cüssouu (…) Pom (eranus) c. 301 r. Vivit post Funera Virtus Erasmus à Dietrichstain priceps (?) haereditari(us) Charintiae archiduca(tus) c. 302 v. 1594 SVG Fata viam invenient (?)hardt (?)her (?) Inn Venedig c. 303 r. 1601 A.M.H.S.Z.G. Nella fidelta finira la mia vita Diss schrib zue vntertheniger vnd gehorsamer gedechtnüss dem wolgeboren H. H. Hanss Christoff her V(on) Puchaim auf Wöllersdorf Erbtruchses In Österrich Rom(isch) kh(a)ij(serlich) Meij(estät) bestelter Rüttmaister. geschrieben 28 Decembris Anno ut supra. Ludwig Gocha c. 304 v. 15M94 Khein Mensch ohne Nachred Geörg Vilsegger Breuischer Ötingischer Rath vnd Pfloger Zu Oting c. 307 r. Che s’arma di virtù vince ogni affetto Per lasciar testimonianza Del suo amore et obligo questo scrisse in Padoa alli XX lugio


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Simon Bah de Bernaldt (?) Beinaldt (?) 1595 c. 308 v. 1597 WWGWW Friderich Von HerPerg der Jüngere geschrieben In Gellerstorff den 14 Junij c. 311 r. Omnibus seculis pauciores reperti sunt qui suas cupiditates quam qui hostium copias vincerent Amicitiae et recordationis causa haec scribebat Alex= ander ab Zeckh a(nno) 1595 mense Maio 31 c. 313 v. 1595 MVS Meijlach Marx von Eckwers= heim schrib dis zu dienstlicher ge= dechtnus jn Padua den 5 Junij c. 316 r. 1595 Prima pudicitia est iuvenili in corpore virtus MHZGA Zu Vntertheniger vndt freundtlicher gedächttnis schrieb dis in Padoua den 23 Junij A(nn)o ut supra Adolff Spitznass

c. 317 r. 1595 D.V:S: Volpert Riedesell zu Eijsenbach der mittlere schrieb dies in Patua zur gutter gedechnus den 30 Augusti Anno ut sup(ra) c. 318 r. Fide et Constantia I.T.GIAD Observantiae ergo exaruvit haec 21 Augusti Anno 1594 Antonius a Kärsenbrock c. 321 r. 1593 GHVRM(?) Virtute duce comite fortuna, tempora tempore tempera, donec optata veniant Niemandt ohne Nachreder Thobias Vonn Kostilzs Vnndt Krigsdorff Canon(icus) Naum= burgensis c. 323 r. 1596 OGN Zu vnthertheniger gedechtnuss schrieb diss Joachim Christoff berler von Thullau. In Otting den 27 Maij A(nn)o sup(ra)

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La documentazione fotografica dell’album Caetani è stata eseguita da Danilo Renzulli e da Marcello Fedeli (fig. 25) su incarico della Fondazione Camillo Caetani. Augsburg, Kunstsammlungen und Museen Augsburg Bamberg, Staatsbibliothek, Foto Gerald Raab Bruxelles, Bibliothèque Royale de Belgique Cambridge, University Library Den Haag, Koninklijke Bibliothek Getty Research Institute, Los Angeles (2013.M.24) The Harvard Art museums Los Angeles, Photo ©Museum Associates LACMA Padova, Museo Bottacin, su gentile concessione del Comune di Padova-Assessorato alla Cultura Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana Roma, Biblioteca Casanatense Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek

Giovanna Sapori, L’Album amicorum Caetani e le sue immagini. Aristocrazia germanica e viaggi di istruzione a fine Cinquecento. Con una nota tecnica di Maria Cristina Misiti, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019 ISBN (stampa) 978-88-9359-265-9 (e-book) 978-88-9359-266-6 – www.storiaeletteratura.it



ELENCO DELLE FIRME DELL’ALBUM AMICORUM CAETANI Ho ritenuto utile fare un elenco dei nomi dei firmatari dell’album, nonostante le lacune, ma anche imprecisioni della trascrizione, di cui sono la sola responsabile, e nonostante che non fosse prevista la loro normalizzazione. I nomi sono elencati così come risultano dalla trascrizione e nell’ordine alfabetico dei prenomi.

Abraham Bock, 142 Adam von Lekh(…), 143 Adam Purcham, 139 Adamus ab Halleg in Ratznegg, 145 Adolph von Althan, 138 Adolff Spitznass, 149 Albertus Fridericus ab Hardegg, 135 Aless Stranecky, 143 Alexander ab Zeckh, 149 Andre von Puchhaimb der Jungere, 137 Andre Vagnadt (?), 137 Andreas Dietherich von Schleinitz zu Sehrhausen, 145 Andreas von Ebleben, 146 Andreas Janista (?), 140 Andreas Keitheus, 141 Annibal a Schonberg, 141 Antonius a Kársenbrock, 149 Arbogast von Andlaw, 140 Arbogast Rechburg, 147 Augustinus Chevenhuller LBM Aichlborg, 138

Caspar von der Thann, 147 Casparus Wilhelmus a Minckwitz, 141 Christoff von Laijning, 145 Christoff Wilhelm von Zellhing zu Zirendorff, 140 Christophorus c. I à Lols (?), 146 Christophorus Llasser, 147 Clemens Gadendorff, 144 Conrad von Hobergk, 142

Balthasar Böckle, 147 Balthasarus à Prösing, 143 Bartholomaus L à DietrichStein, 140 Bastian von Wermistorff, 142 Bernhardt Simon von Oeinhaussen, 142 Bodo Hecke, 146 Bott Witwaldt von Seiffertitz, 142

Feortgus (?) Lokhasl (…), 144 Ferdinand G(?)andelot, 139 Ferdinandt von Koloniae, 136 Ferdinandt von Muckhental zu Haischennackher, 140 François du Boys, 143 Friderich von HerPerg der Jüngere, 149 Fridericus Solmensis, 136 Friederich Hertzog zu B. und L., 135 Friedrich von Starschedel, 144

Carll Pfaltzgraue, 135 Carolus Jörgerus L., 138

Dietrich von Lamberg zu Saunstain, 139 Dietrich von Schleinitz der Jüngere, 143 Dietterich Pflugk Posterstein, 143 Ebehardt Kemmerer von Wurmbs, 145 Eberwinus Wiricus Bentheim, 136 Engelhardt B(?)öber von Aabensp[er]g, 146 Erasmus Cüssouu(…), 148 Erasmus à Dietrichstain, 148 Erasmus von Eijzinger, 145 Erasmus Limpurg, 138 Ernst vonn L/B/T?a.k (…) renn (?), 147

Giovanna Sapori, L’Album amicorum Caetani e le sue immagini. Aristocrazia germanica e viaggi di istruzione a fine Cinquecento. Con una nota tecnica di Maria Cristina Misiti, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019 ISBN (stampa) 978-88-9359-265-9 (e-book) 978-88-9359-266-6 – www.storiaeletteratura.it


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ELENCO DELLE FIRME DELL’ALBUM AMICORUM CAETANI

Gaud (?), 139 Georg Friderich von Hohenloe zu Langeberg der Jüngere, 135 Georg Fridrich zu Herberstain, 141 Geörg Friederich von Hohenloe zu Langeberg der Eltere, 135 Georg Hartman von Teuffenpach zu Pheichouen, 141 Georg Ludwig Kirchmair von Rogen zu Lampenspurg, 143 Geörg Patzinger Zu Schernau und Ötting, 148 Georg Pflugk der Elter(e), 146 Georg Seifrid zu Herberstain, 138 Geörg Vilsegger, 148 Georgius Fuchs, 145 Georgius Rudolphus a Zedtlitz, 142 Georgus Willelmus Jorger, 138 Gottfridt Polheimb, 137 Gottfridus Ottingen, 136, 137 Gugliemo Ottingen, 137 Guilhelmus Slavata a Chlum et Cossumberg, 137 Gundackerus a Lichtenstein et Nicolspurg, 138 Hainrich Matthes vom Thurn, 138 Hanness Christoff von Werg, 140 Hanns Ball Inijgers (?) Anhau, 145 Hannss Cristoff Teufl (?), 136 Hanns Friederich Gunder von Saunstein, 140 Hannss Ludwig Böckel, 147 Hannss Pückler, 140 Hanns Rueber, 137 Hanns Werner von Raijhtnow zu Langenstain, 140 Hannss Wilhälm von Dreijssn in Waldt und Sijenperg, 146 Hans Caspar von Ponickau, 143 Hans Jacob Schad, 148 Hans von Mettich, 141 Hans Welffret Stein von Spinnhena (?), 135 Harttman von Landau, 139 Harttman von der Thann, 140 Heinrich von Dhona, 138 Heinrich Reuss von Plauen, 136

Heinrich Rantzav, 144 Heinrich von Schollendorf, 141 Henricus a Schönberg, 141 Hermann Riedesall Zu Eijsenbach, 145 Hermannus à Malspurgk, 143 Iuarus fris, 146 Jacob Braun, 144 Jacobus Sandilandius de slamanime (…), 144 Joachim Cristoff Berler von Thullau, 149 Joannes Adolphus Bock, 144 Joannes Branthius, 144 Joannes ab Einsidell, 145 Joannes Franciscus à Turri, 136 Joannes ab Hohenzollern, 135 Joannes Lindenou, 143 Johan Conrad von Rosennbach, 139 Johann Diterrich Kneball von Katzenn Elbogenn, 148 Johan Heinrich von Dietrichstain Weia(?), 137 Johan Heinrich von Kettenheim, 143 Johann Kettler zu Nesselradt (?) und Eick, 139 Johann Reinhardtt von Sickingen, 147 Johann Servatius von Diemantstain, 139 Johanna Öttingen, 137 Johanna Reissen von Plauen, 137 Johannes Albinus Schlick à Passaun Weiskirchen, 137 Johannes Reinwaldus, 145 Johannes Simon à Brumbach, 147 Johannes Wilhelmus à Ziero(tin?), 138 Juliana von Hohenlohe zu Langen Burg, 137 Ladislaus à Prag, 143 Leonhardt von Kottwitz, 147 Lothar von Schönbergk, 138 Ludovicus Eberhardus Ottingen, 137 Ludovicus iunior Hasziae, 135 Ludwig Gocha, 148 Magnus Nolte, 141 Massimilian Brainer, 137


ELENCO DELLE FIRME DELL’ALBUM AMICORUM CAETANI

Maximilian de Polheim, 139 Maximilianus à Lichtenstein et Nicolspurg, 138 Meilach Marx von Eckwersheim, 149 Melchior Weiberg (?), 145 Moritz von Oijenhausen, 142

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Rudolff von Par, 140 Rumrodt Francus, 142 Sebastianus à Rumrodt (…), 142 Seijfridt von Promnitz der Jüngere, 141 Simon Bah de Bernaldt (?) Beinaldt, 149 Stenke (?)Berka zu der Dauba und Lieppe, 136

Nicolaus Botsius, 144 Nicolaus Lindtstett, 142 Nicolaus à Niebelschitz, 142

Thobias von Kostilzs Krigsdorff, 149

Ottho Linden, 143 Otto von Gemmingen, 139

Veitt von Sternenfels, 146 Volpert Riedesell zu Eijsenbach der Mittlere, 149 Vuolffgang Christoph, 145

Paulus L B a T(?)annhausen, 138 Paulus Ostermair, 147 Peter August V(on) Saxo (?), 148 Petrus à Schottendorff, 142 Philip Jacob von der Grün, 144 Philipph Öttingen, 136 Philippus Georgius a Solms, 136 Philippus Ludovicus Hanavu, 136 Philippus Widergrin von Stauffenberg, 148 Philips von Braunsbergk, 139 Pilgram von Sinzendorff Zu Fridau, 147 Pilgrim von Pucham (?), 139

Weichardus ab Aum(…), 144 Wenzeslaus Berke von der Daube und Leipe, 135 Werbrecht Öttinngen, 136 Wichman von Winterfelt, 144 Wilhelm zu Limpurg, 137 Wolff Dietterich von Zedtvitz, 145 Wolf Geörg von Althann, 141 Wolfs Theodoricus L. ab Althan In Goldburg Et Murstetten, 139 Zderico à Waldstein , 141

Reinprecht zu Polheimb, 137 Rolf Ludwig von Hutten, 146

(?)hard (?) her (?), 148



INDICE DEGLI ARTISTI

Aachen Hans von, 23, 26, 35, 36, 78 Aelst Nicolaas van, 63, 7, 76 Albiolo Bernardino, 29 Alessandro Padovano, Alessandro Scalzi, detto, 23 Amman Jost, 11, 22, 40, 41

Clario Giovan Battista, 29 Clovio Giulio, 29 Cock Jeronymus, 34 Coornhert Dirck Volckertsz, 38 Cortese Ascanio, 29 Custos Dominicus, 22

Baijs Anthoni, 23 Ballain Godefroy, 34 Barocci Federico, 41 Beham Hans Sebald, 39 Bertelli Ferdinando, 75 Bertelli Francesco, 69 Bertelli Pietro, 15, 16, 65, 67, 69, 71, 72 Bloot Pieter de, 37 Bodino Giovanni Maria, 29 Bonfratelli Apollonio de’, 29, 34 Borcht Pieter van der, 34 Bos Cornelis de, 38 Bos Jacob de, 34 Bosscher Joos de, 13, 39 Brambilla Ambrogio, 63, 71, 76 Bramé Paolo, 29 Bramer Leonard, 36 Bray Jan de, 37 Brentel Georg, 23 Bry Israel de, 26 Bry Jan Theodor de, 11, 26, 39, 41 Burgkmair Hans, il Vecchio, 10, 41

Davent Léon, 8 Dürer Albrecht, 22, 36

Cappelle Jan van de, 37 Carracci, 71 Cipriano da Venezia, 29

Eeckhoudt Gerbrandt, 37 Eisenhoit Anton, 63 Elsheimer Adam, 36 Eyck Jan van, 36 Ferrazzoli Rotilio, 29 Flegel Georg, 46 Flinck Govert, 37, 38 Floris Frans, 34, 38 Floris Jacob, 34 Francesco da Castello, Frans van de Kasteele detto, 29 Franchi Cesare, detto Pollino, 30 Franco Giacomo, 67, 71, 72 Galle Philips, 34, 38, 39 Geest Wibrand Symonszoon de, 36 Gellius Nicolaus, 22 Gheeraerts Marcus, 6, 26 Giorgione, 20 Giorgis Domenico de, 29 Giulio Romano, Giulio Pitti detto, 36 Goltzius Hubert, 34, 39

Giovanna Sapori, L’Album amicorum Caetani e le sue immagini. Aristocrazia germanica e viaggi di istruzione a fine Cinquecento. Con una nota tecnica di Maria Cristina Misiti, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019 ISBN (stampa) 978-88-9359-265-9 (e-book) 978-88-9359-266-6 – www.storiaeletteratura.it


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INDICE DEGLI ARTISTI

Goyen Jan van, 36, 37 Groenewegen Pieter Anthonisz, 7 Heemskerck Maarten van, 38 Heere Lucas de, 26 Heintz Joseph, 26, 71 Hel Abraham del, 22 Hoefnagel Joris, 23, 26, 67, 74 Hoffmann Hans, 22 Hogarth William, 43 Holbein Hans, 10 Huys Pieter, 34

Pagliara Lelio, 29 Passe Crispijn de, 23, 65 Pedemonte Ercole, 30 Pencz Georg, 22 Pérret Clement, 34 Pietro Candido, 23 Pipardus Daniel, 22 Poelenburch Cornelis van, 36 Pollino, v. Cesare Franchi detto il Pontormo, Jacopo Carucci, detto il, 20 Porta Salviati Giuseppe, 26, 36 Potter Pieter, 37 Pourbus Frans, 34

Juvenel Nicolaus, 22 Kager Johann Matthias, 22, 26 Kasteele Frans van de, v. Francesco da Castello Key Adrian, 34 Kilian Lucas, 34 Knibbergen Frans van, 37 König Johann, 22, 23, 24, 26 Lafrery Antonio, 14 Laser Enricus, 27 Lauro Giacomo, 7, 8 Leiden Lucas van, v. Luca di Leida, Ligozzi Jacopo, 26, 35 Lorch Melchior, 8, 39 Luca di Leida, 36 Mack Georg, 22 Mander Karel van, 33 Merli Alessandro, 29 Meurant Emanuel, 37 Mielich Hans, 23 Mitelli Francesco Maria, 71 Mor Anthonis, 34 Mostaert Gillis, 26, 36 Mozart Anton, 22, 26, 34, 35

Raffaello, 20, 36 Ramsler Anton, 22, 23 Raymond Vincent, 29 Rembrandt van Rijn, 37 Rota Martino, 39 Rottenhammer Hans, 23, 26, 29 Rubens Pieter Paul, 7 Sadeler Aegidius II, 60 Sadeler Jan, 39 Sadeler Raphael, 23 Schäufelein Hans, 10 Schemel Zacharias, 22, 24 Schickhardt Hans, 23 Schongauer Martin, 41 Schwarz Christoph, 23, 61 Solis Virgil, 22, 23, 24, 34, 39 Speckaert Hans, 41 Squilli Giacomo, 29 Steenwijck Pieter, 37 Stella Giulio, 29 Sustris Frederick, 23 Tiziano, 36 Ulrich Heinrich, 43

Necker David de, 22, 38, 68 Neer Aert van den, 37 Nogari Paris, 29 Ostade Adrian van, 36 Paggi Giovan Battista, 26, 36

Valckenborch Lucas van, 46 Vecellio Cesare, 67, 71, 72, 75 Veen Gijsbert van, 39 Veen Otto van, 7, 20, 33, 34, 59 Venius Otto, v. Veen Veronese, Paolo Caliari detto il, 36


INDICE DEGLI ARTISTI

Viani Antonio Maria, 23 Vico Enea, 45, 75, 78 Vlerick Pieter, 33 Vredeman de Vries Hans, 17, 34, 44

Weigl Hans, 22 Wiericx Hieronymus, 39 Witte Emanuel de, 37 Witte Pieter de, v. Pietro Candido

Weiditz Christoph, 77

Zuccari Federico, 34

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