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IL PATROCINIO DI SAN GIUSEPPE NELLA VITA E NELL’OPERA DI S. MADDALENA »
L'altare di san Giuseppe
Nella Lettera Apostolica PAtriS CorDe Papa Francesco ci impegna in quest'anno a invocare San Giuseppe come Patrono della Chiesa Universale, e afferma: "San Giuseppe è un padre che è stato sempre amato dal popolo cristiano, ... molti istituti religiosi, Confraternite e gruppi ecclesiali sono ispirati alla sua spiritualità..." (n. 1).
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Tra questi va considerata anche la nostra Fondatrice S. Maddalena di Canossa; ella infatti, anche se il suo carisma non si ispira direttamente al Santo, ha vissuto in un tempo in cui la "devozione" occupava una gran parte della spiritualità, per la scarsa ispirazione a una preghiera "liturgico - biblica". Anche lei, nonostante la preminenza della preghiera mistica, è figlia del suo tempo e ha nutrito una particolare devozione allo Sposo di Maria e l’ha inculcata anche alle sue Figlie della Carità: "Avrete cominciato certamente il mese di S. Giuseppe, vi prego tutte ad indirizzarlo secondo la mia intenzione avendo l’istituto alcuni gravi affari riguardanti la divina Gloria, per cui ho bisogno di particolar orazione” (lettera del 1825 a Giuseppina Terragnoli).
Ma è interessante capire come si è sviluppata in Maddalena la devozione a S. Giuseppe. Fu proprio in concomitanza col suo grande passo "da Signora e Serva dei poveri" che si avvicinò con tale sua scelta allo spirito dell'umile custode della famiglia di Nazareth. L'unica sommaria descrizione del passaggio da Palazzo Canossa al povero quartiere di San Zeno è contenuta in una lettera all'amica Durini. L'inizio della sua fondazione nel Monastero dei Santi Giuseppe e Fidenzio in Verona, lo racconta mostrando all’amica la preoccupazione di porre l'Istituto sotto la protezione di S. Giuseppe: "Mi ritrovo da 12 giorni in poi nella nuova località, avendo fatto dire la prima Messa il giorno del Patrocinio di San Giuseppe1, sotto il cui nome è il Monastero. Potete credere che non manca l'occupazione, e ritrovandomi nel centro della contrada, il concorso è grande. Pregate il Signore che benedica le nostre piccole fatiche, e concorri con la sua grazia a farne riportare qualche frutto. ... credetemi di cuore, la vostra Maddalena" 2 .
Fu evidentemente da quel momento che la devozione al Santo sposo di Maria si intensificò per lei e per le compagne, e il nome di S. Giuseppe rimase per sempre legato a quella sua prima casa religiosa.
Ci fu un altro avvenimento che preoccupò la Fondatrice, nel quale dimostrò il suo attaccamento a questo Santo patrono, anche in consonanza col sentire dalla

Esterno della chiesa dei ss. Giuseppe e Fidenzio
povera popolazione di S. Zeno. Nel 1811 quando da quasi tre anni lei dimorava nel Monastero di S. Giuseppe concessole da Napoleone stesso, qualche troppo zelante autorità locale compie un atto che la sconcerta. Poco dopo, passato lo sconcerto, Maddalena scrive una lettera al Viceré d'Italia Eugenio Bonaparte: "Da questa chiesa (del convento di S. Giuseppe), per volere dell’Altezza vostra tutt’ora aperta, fu, pochi giorni sono, levata la pala dell’altare maggiore, rappresentante Maria vergine, e Gesù bambino con San Giuseppe, opera del famoso pittore veronese, sopranominato l’orbetto3 e siccome quella venne tolta da una Commissione pubblica, che me ne rilasciò la ricevuta, così io quantunque ne dovessi rimanere dolente, pure ho creduto essere debito mio il non fare opposizione alcuna."4
Essendosi informata che quella situazione di asportazione di quadri era accaduta non solo a lei, e avendo sentore di poterlo fare, ebbe il coraggio nella stessa lettera di chiederne al Viceré la restituzione: "... perciò conosco dovere anch’io, a cui la chiesa di San Giuseppe fu consegnata, non tacere alla pietà dell’Altezza vostra lo accaduto spogliamento, supplicandola, che la immagine sacra di Maria e del titolare di questo tempio, già per volontà di vostra Altezza conservato al culto di Dio, levata per errore dall’altare suo non senza dolore di questa pia gente, e spedita troppo frettolosamente contro il volere di questo saggio signor Prefetto fuor di verona, ella sia per comando dell’Altezza vostra imperiale restituita al tempio ed all’altare suo, a gloria di Dio e consolazione del popolo veronese."
Quanto sia legata la pietà popolare alle immagini dei Santi lo vediamo ancora oggi; certamente in quel tempo la devozione era ancora più forte. Maddalena pregava ogni giorno in quella chiesa, e chissà quante volte guardando S. Giuseppe, nel segno di quella restituzione avrà visto un segnale della predilezione divina e della protezione del Santo che riversava sulle sue figlie e sulle povere Sanzenate lo stesso amore paterno che aveva avuto per la sua Santa Famiglia.
Sono frequenti poi le richieste dalla Fondatrice perché le Figlie della Carità preghino S. Giuseppe con novene o altre preghiere per tante finalità: per il bene delle varie case e delle sorelle5, per i sui viaggi6, per i vari "rami di carità"7, per la elezione delle superiore8, per la salute sua e delle sorelle9, nella morte di qualcuna di loro10 ecc...
È bello osservare però come sempre ciò che di più preoccupa Maddalena è conservare lo Spirito dell'Istituto: "Facciamo bensì orazione perché si degni donarci dei soggetti che abbiano lo spirito dell'istituto, e che sieno di buona salute perché possano lavorare. ... potete far recitare tre Gloria a San Giuseppe...11 .
Nelle "Conferenze” alle sorelle in preparazione a ricorrenze liturgiche (alla Presentazione di Maria al tempio), Maddalena ricorda che S. Giuseppe "fu l’uomo felicissimo a cui toccò la sorte quantunque
poverissimo, ... di avere in isposa Maria" e sottolinea "erano ambidue poverissimi". Mentre nelle "Catechesi per le scuole", nella Spiegazione del credo in lungo, riporta i vari avvenimenti del vangelo dove S. Giuseppe è protagonista umile e silenzioso, e osserva come Maria e Giuseppe sono i primi adoratori del Bambino di Betlemme e a loro Gesù fu sempre obbediente. Povertà, umiltà e obbedienza sono le virtù del Crocifisso che lei sempre ricorda, perché caratterizzano lo spirito dell'Istituto.
Soprattutto nella cosiddetta regola Diffusa, quando descrive il compito della Maestra delle Novizie, richiama la figura di Giuseppe come maestro di vita interiore e di raccoglimento, quando scrive del voto di castità e invita la Maestra a mettere il suo particolare ministero di formatrice nelle mani "del glorioso Patriarca San Giuseppe protettore dello Spirito interno, di cui le novizie hanno tanto bisogno d'imbeversi". Sottolinea così il valore che il Santo ha per la vita spirituale dei consacrati, come afferma all'inizio Papa Francesco.
Non troviamo specifici riferimenti a S. Giuseppe per quanto riguarda noi Canossiani, ma forse nei disegni di Dio non fu un caso, che colui che riconosciamo come primo Figlio della Carità incaricato da Maddalena per iniziare l'Opera a Venezia, si chiamasse Giuseppe Carsana.
P. Gianluigi Andolfo

note:
1 Si festeggiava allora il sabato della terza settimana dopo Pasqua (è il 7 maggio 1808 - vedi calendario universale). 2 Ep I n 198, p. 309 a C. Durini VR 19 05 1808. Dalla data di questa lettera si desume che Maddalena si sia trasferita nel Monastero la Domenica 8 maggio 1808, come da tradizione. Appare chiaro però che la prima Messa fu detta il Sabato 7 maggio della terza settimana di Pasqua, festa del Patrocinio di S. Giuseppe verificabile con il calendario universale. Maddalena quindi non era presente come si deduce dalla lettera: "avendo fatto dire la prima messa". La data della fondazione del 08 maggio è confermata anche dalla Regola Diffusa, nel capitolo "Della elezione della Superiora" dove scrive: "il giorno dell'elezione che resta fissato il giorno otto di maggio" (Rd MI p 73 - Cfr. Rg Sc Sp. p. 63). 3 L’Orbetto, TURChI ALESSANDRO, pittore veronese (1588/90 - 1648). 4 Ep II/1 n 437, p. 53-54, a S.A.I. Principe Viceré Napoleone VR 01.02.1811. 5 Ep III/3 n 2064 a M.Rosmini VR 27 11 1829; Ep III/3 n 2121 a G. Terragnoli BG 17 04 1830; Ep III/4 n 2213, p. 2585, a D. Faccioli MI 24 11 1830; Ep III/5 n 2662, p. 3551, a A. Bragato VR 14 01 1834. 6 Ep III/3 n 2014 a D.Faccioli VR 20 05 1829; Ep III/3 n 1977 a D.Faccioli Roma 02 01 1829. 7 Ep III/3 n 2060 a M.Rosmini VR 05 11 1829; Ep III/5 n 2553, p. 3322, a G. Terragnoli VR 14 03 1833. 8 Ep III/4 n 2197, p. 2546, a D. Faccioli VR 26 10 1830. 9 Ep III/3 n 1787, p. 1646, a G.Terragnoli VR 29 04 1827; Ep III/4 n 2489,p. 3171, a G. Terragnoli BG 14 08 1832. 10 Ep III/5 n 2594, p. 3403 a R. Dabalà VE 19 06 1833. 11 Ep III/5 n 2547, p. 3310, a G. Terragnoli 22 02 1833.