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MADRE FLORA PERON, MISSIONARIA CANOSSIANA »

M. Flora, la prima seduta a sinistra, a Bukoba nel 1990

il 31 gennaio scorso, nell’infermeria delle Madri Canossiane di vimercate, Madre Flora Peron ha concluso il suo percorso terreno. volentieri la ricordiamo da queste pagine perché questa Madre canossiana missionaria ha avuto un certo ruolo nella fondazione della nostra prima missione in Africa, in tanzania. in modo particolare con il suo sostegno fraterno, il consiglio, l’accoglienza e la preghiera. ho incontrato e conosciuto M. Flora a bukoba, sulle rive del lago vittoria, nel lontano marzo 1990, quando p. Augusto boscardin mi inviò in avanscoperta a incontrare le Sorelle, visitare le loro case e missioni e incontrare anche alcuni giovani che chiedevano di entrare nel nostro istituto. M. Flora era quell’anno superiora della comunità di bukoba, la chiamavano “Mama Flora”, e si sentiva subito che era una madre accorta e amata anche dalle giovani Sorelle africane. Mi accolse subito con grande fraternità non facendomi mancare il suo consiglio e il suo appoggio, e l’incoraggiamento perché avviassimo al più presto una fondazione in tanzania. Anche quando rientrò in italia per motivi di salute continuò a rimanere in contatto, ad interessarsi, a pregare e offrire per la crescita della nostra missione africana. Dio la ricompensi della sua vita dedicata alla missione, della fraternità e del suo amore per il nostro minimo istituto!

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vimercate, 2 febbraio 2021

“I miei occhi hanno visto la tua salvezza”

Nel giorno della Presentazione di Gesù al Tempio e giornata della vita consacrata, ci siamo trovati a dare l'ultimo saluto alla carissima Madre Flora. Innanzitutto le diciamo il nostro grazie per la sua fedeltà alla chiamata del Signore a seguirlo e poi per quanto ha operato nella sua vita di missionaria in Africa.

Madre Flora nasce a Pederobba (TV) nel lontano 1925, ultima di cinque sorelle. I genitori gestivano un negozio e Madre Flora amava ricordare come da piccola, trascorreva le ore a giocare sotto il banco con le bambole, mentre la mamma serviva i clienti che lei osservava con curiosità. Cresciuta, la mamma la portava con sé al mercato, abituandola al lavoro.

Non sappiamo chi l'ha guidata a rispondere alla chiamata del Signore nel nostro Istituto, ma sappiamo che arrivò a Vimercate, con tutto l’entusiasmo dei suoi vent’anni, per iniziare il postulandato, come aspirante missionaria nel giugno del 1945. Nel dicembre del 1947 emette la prima professione e nel settembre 1953 la professione perpetua. Continua la sua formazione fino al 1960 quando parte per la Missione ad gentes in Tanzania, dove rimarrà, (salvo una parentesi di due anni dal 1986 al 1988, a Vimercate, per cure mediche) fino al 2004 quando tornerà definitivamente in Italia. Nel 2016, per motivi di salute, passa nella Comunità di infermeria.

In Tanzania, Madre Flora, operò in diverse comunità: Mugana, Kunduchi, Bukoba, Arusha, come insegnante di taglio e cucito, di religione, nella pastorale e come responsabile di comunità.

Dotata di grandi capacità manuali (qualcuno aveva detto che sarebbe stata capace anche di vestire una mosca) e molto creativa, personalità forte, ma aperta a tutti e molto socievole, come ricorda chi ha vissuto e operato con lei,

Interno della chiesa di Vimercate

metteva amore ed entusiasmo in tutto ciò che faceva: si impegnò sempre, da vera Canossiana, per far conoscere ed amare il Signore, promuovere i poveri, in particolare le giovani donne, perché avessero una vita migliore, instaurare relazioni positive con tutti: clero, altre congregazioni religiose, la gente del posto, inclusi i musulmani. Perché, per lei gli uomini erano “fratelli tutti” come dice papa Francesco. Si dedicò pure alla formazione delle giovani donne della tribù nomade dei Masai.

Tornata in Italia, quando l'età e gli acciacchi la costrinsero ad essere trasferita in infermeria, non fu facile per lei accettare il cambiamento, ma lentamente si riconciliò con i limiti e le fragilità. Molto devota della Madonna, si dedicava molto alla preghiera; partecipava, anche con contributi personali, a tutti gli incontri comunitari. Seguiva con il cuore e la preghiera i parenti lontani.

Quando il Signore bussò alla sua porta, la trovò pronta: visse gli ultimi giorni nella pace e consapevolezza che era giunta l'ora di tornare alla Casa del Padre, circondata dalle cure delle infermiere e delle consorelle che accoglieva sempre con gioia e a volte anche con le sue battute spiritose. Si spense in pace domenica 31 gennaio.

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La redazione

Durante questi mesi di pandemia abbiamo potuto sperimentare che le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti!

Papa Francesco

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