Rivista Tempo Libero n. 86

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CULTURASPORTURISMOSERVIZI

TEMPO LIBERO

Bimestrale FITeL - Gennaio – Febbraio 2015 anno 15° n. 86

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Il Garante dei dati personali e il mondo dell'associazionismo Premio Letterario FITeL

“Storie inaspettate”

Teatro Opere selezionate “Elisabetta in I. Le donne e il potere” occasione del "Il primo papa. La libertà di essere uomo" “Premio A. Caravillani

Iscrizione al Tribunale di Roma nel Registro della stampa n. 76/2008

vacanze per pochi


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SOMMARIO EDITORIALE di Giovanni Ciarlone

ATTUALITA’ 10 FITeL saluta i Presidenti a cura della redazione

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13 UE: in arrivo il Piano Juncker di Silvana Paruolo 15 Il Garante dei dati personali e il mondo dell'associazionismo di Silvano Sgrevi 21 Premio Letterario Fitel “Storie Inaspettate” di Rossella Ronconi

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TERRITORIO - CRAL - ASSOCIAZIONISMO 22 Veneto - Camminare per il benessere di R.R. 25 Emilia Romagna - Fatti di cronaca di fine anno da non trascurare di Loris Mingarini

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27 Toscana -Socialità, solidarietà e borse di studio, alla festa sociale del Cral Ataf e della FITeL di Mario Caiulo 29 Lazio “Un mare per tutti, prova la vela gratis” di Pietro Tuzzi

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35 ARCA -ENEL Tour della Tunisia di Tina Pane

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VOLONTARIATO E TERZO SETTORE 41 Dispersione scolastica, Terzo settore in prima fila nel contrasto di Alfredo Magnifico 42 Nel "terzo settore" c’ è chi pensa solo ai propri interessi? di A. M.

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43 Forum del Terzo Settore : Barbieri confermato Presidente di Aldo Albano 44 Gioco d’azzardo, luci e ombre nella legge di stabilità

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SPORT 45 Maratona primo maggio “Lavoro ... in corsa” a cura della redazione

45 TURISMO 46 Perugia, ….. il capoluogo umbro dove il tempo scorre lento. di Augusto Gallo CULTURA 48 Festival Printemps des Arts de Monte Carlo di Marta Romano

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51 Nasce una nuova casa editrice tutta al femminile : la VITA ACTIVA EDITORIA di Licia Ugo TEATRO 52 Il Primo Papa di R.R. e A.A.

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56 “Elisabetta I, le donne e il potere” di Antonietta Di Vizia

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CINEMA 58 Una sala da ballo per sentirsi liberi. di Loretta Masotti 59 E’ Solo un caso? di Ernesto D’ambrosio

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MOSTRE 61 Milano, Palazzo Reale Vita nei campi Aldo Savini 62 Monza, Villa Reale Storie di quotidiano eroismo A.S.

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63 Brescia, Palazzo Martinengo Il cibo nell’arte A.S.

64 64 Forlì, Musei di San Domenico Da Firenze a Parigi A.S. 65 Firenze, Galleria degli Uffizi Bagliori notturni A.S.

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LIBRERIA 66 Introduzione all'Unione Europea Oltre la sfida del 2014 di R.R. 67 Cronache di ordinario razzismo

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ENOGASTRONOMIA 68 Cenci alla Toscana In Copertina: Maddalena Rizzi Composizione grafica di Ivano Abaticchio

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CULTURASPORTURISMO-

TEMPO LIBERO Direttore - Giovanni Ciarlone Direttore Responsabile - Rossella Ronconi Capi Redattori - Alfredo Magnifico, Silvano Sgrevi, Luigi Pallotta Segretaria di redazione - Monia Citarella Redazione - Aldo Albano,Teresa Blandamura, Mario Caiulo, Daniela Sangiorgio, Ferruccio Valletti Anno 15° n. 86 Gennaio/Febbraio2015 A questo numero hanno collaborato Antonietta Di Vizia, Ernesto D’ Ambrosio, Licia Ugo, Loretta Casotti, Silvana Paruolo, Marta Romano e Aldo Savini. Direzione e redazione C/o FITeL - Via Salaria, 80 - 00198 Roma tel. 06 85353869—06 8411063 E-mail: nazionale@fitel.it - www.fitel.it Fotocomposizione e pubblicazione nazionale@fitel.it Tempo Libero è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti, delle illustrazioni e dei brani riprodotti. Bozzetti e manoscritti, anche se non utilizzati non verranno restituiti.

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Come ogni anno il primo maggio a Roma si svolgerà la Maratona “Lavoro … in corsa”, la gara podistica organizzata dalla FITeL, per omaggiare il lavoro, con partenza da Piazza San Giovanni in Laterano e proseguimento in un emozionante percorso nel cuore della Capitale.

Partecipa anche tu! 7


Editoriale

Fare rete attraverso un gioco di squadra L’editoriale FITeL di questo numero non può che iniziare con l’esprimere la nostra piena soddisfazione per l’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica. Rivolgiamo i migliori auguri ad un uomo di grande rigore ed imparzialità e di alto profilo istituzionale, sicuri che egli saprà porre al centro del suo mandato le giuste attenzioni alle tematiche sociali ed ai valori in essi racchiusi, in un contesto storico così delicato per il nostro Paese. Lo scenario economico 2015 non si presenta migliore degli altri anni. Alla crisi che stiamo vivendo, aggiungiamo l’idea sbagliata di chi è convinto che nel sistema industriale, la privatizzazione e le esternalizzazioni di alcuni processi produttivi possono riconvertire e sanare le aziende. Questo modo di pensare, del tutto fallace, non sta facendo altro che scaricare tutti i costi della crisi sul mondo del lavoro, sulle famiglie e soprattutto sui giovani. Di conseguenza, anche la FITeL che rappresenta quel piccolo pezzo di stato sociale cosiddetto “welfare aziendale”, ne risente notevolmente. Tra le motivazioni, ricordo il pensiero di chi sostiene che le risorse che vengono spese in questa direzione sono recepite come sinonimo di spreco e di costi aggiuntivi sui bilanci delle aziende e nel comparto pubblico come un aggravio per la spesa pubblica. Occorre ricostruire le basi culturali e politiche per cambiare radicalmente rotta cosicché dalla crisi si esca con una nuova consapevolezza e un nuovo modo di pensare, avviando un processo che riaffermi che le risorse investite per un tale progetto non debbano ritenersi spesa inutile e superflua ma un investimento utile per lo sviluppo. Di ciò ne sono testimonianza i Cral di aziende anche aderenti alla nostra associazione che attraverso rilevazioni statistiche interne, dimostrano che l’engagement e la produttività dei propri lavoratori subordinati, crescono sempre più quanto più si dà loro spazio per momenti ricreativi e attività durante il proprio tempo libero.

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La FITeL, quindi, deve da una parte continuare a stimolare su questa strada i soggetti interessati, soprattutto le categorie sindacali CGIL, CISL e UIL tramite la contrattazione a tutti i livelli, dall’altra deve continuare a fare rete attraverso un gioco di squadra nel suo mondo associativo, facendo emergere con tutta la sua fantasia e creatività dei “contenitori” utili nello sport, nella cultura etc. che non confliggono con le iniziative dei CRAL e delle strutture territoriali, cercando di promuovere altre attività originali e propositive che rientrino nella missione affidatale. Ciò aiuterebbe maggiormente la FITeL e le sue articolazioni ad essere vero interlocutore di tutti i soggetti istituzionali, sia essi pubblici che privati, che si interessano del tempo libero. Infatti l’intuizione del protocollo FITeL – Telethon ha rappresentato un valore aggiunto al programma di attività della federazione, che anno dopo anno si è ampliato e migliorato sempre più. Con questo progetto la FITeL è riuscita a compiere un atto nobile per la ricerca contro la lotta delle malattie rare attraverso i propri volontari presenti nelle piazze italiane durante i tre giorni della maratona; è riuscita, altresì, con tale attività, ad avere quella visibilità televisiva, tanto ricercata e richiamata nel corso delle nostre riunioni, durante la messa in onda del programma su RAI 1. A riguardo sono in itinere altri progetti di intesa che rientrano nella nostra missione e nel nostro dna, essendo l’associazione promossa da CGIL, CISL e UIL, e che sicuramente ci permetteranno di ampliare la visibilità su tutto il territorio nazionale. Tutto ciò comunque non sarà sufficiente per una crescita definitiva della FITeL se non svilupperemo sempre di più il senso di appartenenza, lo spirito di abnegazione che anima il volontariato, l’etica della responsabilità nell’esercizio delle nostre funzioni, a qualsiasi livello, e non da ultimo, delle nuove intuizioni politiche ed organizzative dove la diversità rappresenta una ricchezza per il decollo definitivo della FITeL. Giovanni Ciarlone

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Attualità FITeL saluta i Presidenti

La Fitel rivolge un ringraziamento particolare al Presidente Giorgio Napolitano per la sobrietà con cui ha saputo gestire una situazione politica complessa in questi anni difficili, teatro di una crisi senza precedenti nella storia della Repubblica Italiana e contemporaneamente augura al neo Presidente Sergio Mattarella buon lavoro nell’esercizio delle sue funzioni.

Grazie Presidente Napolitano!

Il senatore a vita Giorgio Napolitano ha lasciato l’incarico al Quirinale dopo quasi nove anni. Fu eletto la prima volta al Colle il 15 maggio 2006 e, su richiesta di un ampio schieramento parlamentare, in difficoltà nella scelta del successore, la seconda il 20 aprile 2013. Napolitano, primo Capo dello Stato proveniente dalla grande militanza politica nel PCI, che compirà novant'anni a giugno, è stato l’unico Presidente eletto per due mandati nella storia della Repubblica italiana. Napolitano, da senatore a vita, potrà concorrere a votare le riforme che necessitano alla crescita del Paese.

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Buon lavoro Presidente!

Sergio Mattarella Dal 3 febbraio scorso, il Paese ha un nuovo presidente: Sergio Mattarella sostituisce Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica. Una scelta rassicurante, perché le caratteristiche, la storia personale, l’esperienza politica e l’indole fanno di Mattarella l’uomo giusto per la prima carica istituzionale in questo particolare momento della storia della nostra Repubblica. Un Presidente nuovo che dovrà essere pronto ad affrontare tanti problemi che gravano sul Paese. A cominciare dalla necessità di fare quelle riforme atte a rimuovere gli ostacoli che da anni hanno determinato la grave crisi economica. Una crisi che, se in altri Paesi è già un ricordo, da noi solo adesso sta cominciando a dare i primi segnali di ripresa. In questo quadro in cui la lunga crisi ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro Paese, ha aumentato le ingiustizie, ha generato nuove povertà, ha prodotto emarginazione , sfiducia e solitudine , avere un Presidente che unisce e professa la necessità di coesione e concertazione, può essere determinante per la ripresa concreta del Paese.

Fonte: La Repubblica - mercoledì 4 febbraio Tempo Libero Gennaio/ Febbraio 2015

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“Io arbitro imparziale, ma i giocatori mi aiutino” Mattarella giura da Presidente della Repubblica «Sarò un arbitro imparziale, ma i giocatori mi aiutino». Sergio Mattarella giura da Presidente della Repubblica ma, più che alla politica, si rivolge alla Nazione, ad «un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace». Stile asciutto, il suo, umanissimo nel perdere i fogli del discorso che sta leggendo di fronte alle Camere riunite per assistere al giuramento. La sua idea d’Italia, Mattarella la spiega in 25 minuti: un Paese «libero, «sicuro e «solidale». Ma prima ancora spiega il suo ruolo: arbitro sì, imparziale anche, ma che si aspetta correttezza dai giocatori. Massima severità, pare di capire, con le simulazioni di fallo, i falli di reazione e soprattutto i tentativi di condizionare il giudice di gara. Solo così potranno essere portate a termine le riforme, solo così sarà possibile quella riconnessione dei cittadini alla politica che porterà il Paese fuori dalla crisi. Rimediare alla piaga della disoccupazione, dare certezze alle famiglie, ridare speranza ai poveri sono «i punti dell’agenda esigente su cui sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo». Le istituzioni, quindi, facciano la loro parte, e si rispettino tra di loro, Nelle pieghe del discorso il Presidente, che ha una formazione da giurista, non manca di ribadire la centralità del Parlamento e di bollare l’eccesso di ricorso alla decretazione d’urgenza. Quanto ai parlamentari, prende atto con soddisfazione del rinnovamento generazionale, ma ricorda a tutti che in Aula non si è rappresentanti di una parte, ma di tutto il popolo. Il rischio, avverte Mattarella, è che «l’unità del paese di fronte alla crisi rischia di essere fragile», per questo serve solidarietà. A livello nazionale come internazionale. Di fronte alla crisi anche l’Europa deve parlare il linguaggio comune della crescita, «per invertire il ciclo economico». Di fronte alla sfida del terrorismo (e non a caso Mattarella ricorda il piccolo Stefano Talchè, «bambino ebreo e bambino italiano» ucciso di fronte sinagoga di Roma nel 1982) la comunità internazionale sia compatta. Sicura e solidale.

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Unione Europea: con il Piano Juncker, finalmente, in arrivo, un nuovo flusso di investimenti. di Silvana Paruolo Mettere in pratica il Piano Juncker per favorire gli investimenti e rivedere le Linee guida della difesa europea, concorrenza e competitività dell'Unione, Europa digitale e un ruolo più forte dell'UE a livello mondiale: sono queste, in sintesi, le principali priorità dell'attuale Presidenza Ue lettone (nel gennaio 2015 subentrata alla presidenza italiana). Con il maggior numero di punti wifi per metro quadrato in Europa, la più alta penetrazione della banda larga e i servizi internet più veloci nell'Ue, Riga è la capitale europea di internet. Trovo interessante, sia il fatto che la Presidenza lettone si sia dato anche l'obiettivo di promuovere lo sviluppo e l’utilizzo di strumenti online interattivi e dei social media per trasmettere (agli utenti finali) messaggi inerenti alla salute e alla sicurezza sul lavoro (SSL) e per integrare la SSL nei curricula degli studi scolastici; sia la sua organizzazione per Il 26 e 27 febbraio - insieme alla confederazione sindacale LBAS (affiliata alla Ces) - di una conferenza sul tema "Il ruolo dei sindacati nella promozione della crescita sostenibile e nella creazione di lavoro di qualità" (scelta che dimostra che la presidenza lettone assegna importanza e valore al dialogo sociale). Ciò detto, cos'è il Piano Juncker? I cittadini europei continuano a soffrire per l'incertezza economica e sociale. Disoccupazione, lavoro precario, disuguaglianze e povertà rovinano la vita di molte persone. Battere la recessione, la stagnazione delle nostre economie, e la deflazione - dando speranza e fiducia alle persone - è il compito più urgente per i leader europei: è, a partire da questo tipo di considerazione, che i sindacati di tutta Europa, da tempo, all'Unione europea chiedono un nuovo corso. Da che è scoppiata la grande crisi del 2009 (crisi finanziaria e - subito dopo - anche economica e sociale) sono state quindi numerose le grandi manifestazioni sindacali, anche europee, contro le politiche di austerità e di rigore dell'UE (molto costose sul piano sociale ) che stanno condannando l'Europa alla recessione; e per rivendicare scelte e decisioni di sviluppo e di crescita, ivi incluso il lancio di un grande Piano straordinario europeo (di 250 miliardi di Euro all'anno per dieci anni) di investimenti, per re-industrializzare l'Europa e per rispondere concretamente al dramma della disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile. Ed è partita anche l'ICE / Iniziativa dei cittadini europei (iniziativa promossa dal Movimento federalista europeo, sostenuta da personalità, ong, sindacati ecc.) per raccogliere un milione di firme a favore di un Piano europeo di investimenti.In merito, si ricorda che è possibile aderire al New Deal for Europe – entro marzo 2015 - anche on line. Successivamente, il Consiglio europeo del dicembre 2014 ha dato il via libera al Piano proposto dal Presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, passo importante, anche se del tutto insufficiente.

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Ad oggi, il Piano Juncker si articola in più filoni principali: la creazione di un nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis-Efsi) con lo scopo di mobilitare non meno di 315 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi nel corso del 2015-2017. Il fondo concentrerà gli investimenti nelle infrastrutture (in particolare banda larga e reti energetiche,e nelle infrastrutture dei trasporti negli agglomerati industriali), istruzione, ricerca e innovazione, energie rinnovabili, piccole e medie imprese. la creazione di una Riserva di progetti europei (validi ed affidabili, passati al vaglio da esperti indipendenti) per informare gli investitori dei progetti esistenti disponibili e dei potenziali progetti futuri. Ad oggi, la Task force Commissione europea – Bei per gli investimenti ha già individuato circa 2000 potenziali progetti per un valore di 1300 miliardi di euro. Gli Stati membri stanno già fornendo alla Task force Commissione / Bei - costituita nel settembre 2914 - elenchi di Progetti selezionati sulla base di 3 criteri (valore aggiunto europeo; redditività con priorità per progetti al alto rendimento socioeconomico; avviabilità al più tardi entro 3 anni). Un Fondo di garanzia dell'Unione europea Una Tabella di marcia per eliminare gli ostacoli all'investimento (regolamentazioni settoriali per reti, digitale ecc.). Il 13 gennaio 2015, la Commissione europea ha presentato una proposta di normativa sul nuovo Fondo per gli investimenti strategici. Parlamento europeo e Consiglio dovrebbero ora adottarlo entro giugno 2915. “Dopo solo due mesi di mandato – ha precisato da parte sua J.Katainen, Vicepresidente della Commissione (responsabile per il portafoglio Occupazione crescita investimenti e competitività) - la Commissione europea ha presentato proposte concrete per un Fondo per gli investimenti strategici. Il Fondo per gli investimenti strategici sosterrà progetti che presentano un profilo di rischio più elevato, in modo da far decollare gli investimenti nei paesi e nei settori in cui più acuto è il bisogno di creare occupazione e di realizzare crescita”. Ciò detto, ad oggi, tutto è ancora in corso di definizione. Il plafond da 21 miliardi, creato per convogliare investimenti pubblici e privati su progetti selezionati da Bruxelles, è in cima alla lista delle priorità della presidenza lettone, ma sul funzionamento del Fondo, in sede Ecofin (il 30 gennaio 2015) sono stati avanzati dei dubbi. Più parti ritengono che le strutture direttive del Fondo sembrano una duplicazione della Bei. "Per quale motivo abbiamo bisogno di un nuovo comitato direttivo?” ha detto anche il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha attaccato l’organizzazione del board che deciderà i progetti da finanziare, per cui “dobbiamo limitarci a quelli fattibili, interessanti per tutta la Ue, non legati a logiche politiche”. E si è dichiarato contrario a “contributi supplementari nazionali nel Fondo” oltre ai 21 miliardi messi sul piatto dall’Ue (qualcosa, invece, potranno fare le banche di sviluppo nazionali). Per il ministro delle Finanze spagnolo Luis De Guindos, la proposta di organizzazione dell’Efsi “è ambigua su temi chiave rimandati a un accordo futuro”. Inoltre - è stato sottolineato - i progetti finanziati dovranno essere non sostenibili attraverso i canali ordinari della Bei. Resta da capire quale sarà la vera dimensione europea del Piano e se (nella sua governance) ci sarà spazio anche per una consultazione dei sindacati. Resta da vedere anche se e come – il Piano - aiuterà effettivamente a andare verso un'Europa sociale ed industriale (nell'Unione europea, ci sono scarti - tra gli stati membri da superare); e .se le rinnovabili saranno ribadite quali priorità delle priorità energetiche, e soprattutto se (come da me auspicato anche nel mio ultimo libro Introduzione all'Unione europea Oltre la sfida del 2014 Ed. Il mio libro- Feltrinelli) se si sarà capaci di rilanciare anche il Piano solare mediterraneo.

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Il Garante dei dati personali e il mondo dell'associazionismo di Silvano Sgrevi Cercando di contribuire alla tranquillità dei dirigenti della Fitel, che a qualsiasi titolo, sono impegnati alla gestione del tesseramento e delle affiliazioni, tento, dopo una consultazione con i dirigenti dell'organismo "Il Garante per la protezione dei dati personali", di chiarire il contenuto delle norme che riguardano più da vicino il mondo dell'Associazionismo dove sono compresi i CRAL e tutte le tipologie delle associazioni no-profit. Ritengo utile illustrare sommariamente quali sono le funzioni di questa Autority, rifacendomi alla loro home page: " I compiti del Garante sono definiti dal Codice in materia di protezione dei dati personali (decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196) e da altre fonti normative nazionali e comunitarie. Il Garante si occupa di tutti gli ambiti, pubblici e privati, nei quali occorre assicurare il corretto trattamento dei dati e il rispetto dei diritti delle persone connessi all'utilizzo delle informazioni personali. il Garante si occupa, tra l'altro, di: • controllare che i trattamenti di dati personali siano conformi a leggi e regolamenti e, eventualmente, prescrivere ai titolari o ai responsabili dei trattamenti le misure da adottare per svolgere correttamente il trattamento; • esaminare reclami e segnalazioni nonché decidere i ricorsi presentati ai sensi dell'articolo 145 del Codice in materia di protezione dei dati personali; • vietare in tutto od in parte, ovvero disporre il blocco del trattamento di dati personali che per la loro natura, per le modalità o per gli effetti del loro trattamento possano rappresentare un rilevante pregiudizio per l'interessato; • adottare i provvedimenti previsti dalla normativa in materia di dati personali, tra cui, in particolare, le autorizzazioni generali per il trattamento dei dati sensibili........" L'Autority ha ancora diverse funzioni, ma non riguardano il nostro settore, ora proviamo a mettere a fuoco i temi che ci interessano iniziando a conoscere gli argomenti della materia " protezione dei dati personali". Cosa intendiamo per dati personali? Quali sono i dati sensibili e come trattarli? Ci sono altri tipi di dati?

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Il Garante ha individuato diverse tipologie di dati, ma quelli che dobbiamo conoscere sono: •

il "dato personale": il Garante intede "qualunque informazione relativa a persona fisica, persona giuridica, ente od associazione, identificati o identificabili, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale" (art. 4, lett. b, del Codice della Privacy - Dlgs 196/2003)", semplificando diventano dati personali le informazioni che identificano o rendono identificabile una persona fisica e che possono fornire dettagli sulle sue caratteristiche, le sue abitudini, il suo stile di vita, le sue relazioni personali, il suo stato di salute, la sua situazione economica, ecc.. Fanno parte di questa descrizione anche i dati identificativi: quelli che permettono l'identificazione diretta, come i dati anagrafici (ad esempio: nome e cognome), le immagini; il "dato sensibile": sono quei "dati personali idonei a rivelare l'origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l'adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, nonché i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale" (art. 4, lett. d, del Codice della Privacy - Dlgs 196/2003)". il "dato giudiziario": sono quelli che possono rivelare l'esistenza di determinati provvedimenti giudiziari soggetti ad iscrizione nel casellario giudiziale (ad esempio, i provvedimenti penali di condanna definitivi, la liberazione condizionale, il divieto od obbligo di soggiorno, le misure alternative alla detenzione) o la qualità di imputato o di indagato. il "dato informatico": nato dall'evoluzione delle nuove tecnologie, dove dati personali hanno assunto un ruolo significativo, perché i dati delle persone sono ormai acquisiti dalle comunicazioni elettroniche (via Internet o telefono), così come quelli della geolocalizzazione, (i c.d. social) che forniscono informazioni sui luoghi frequentati e sugli spostamenti.

LE PARTI IN GIOCO Il Garante definisce i soggetti coinvolti nella gestione dei dati identificandoli in: • Interessato che è la persona fisica cui si riferiscono i dati personali. Quindi, se un trattamento riguarda, ad esempio, l'indirizzo, il codice fiscale, ecc. di Mario Rossi, questa persona è l"interessato" (articolo 4, comma 1, lettera i), del Codice); •

Titolare è la persona fisica, l'impresa, l'ente pubblico o privato, l'associazione, ecc., cui spettano le decisioni sugli scopi e sulle modalità del trattamento, oltre che sugli strumenti utilizzati (articolo 4, comma 1, lettera f), del Codice);

Responsabile è la persona fisica, la società, l'ente pubblico o privato, l'associazione o l'organismo cui il titolare affida, anche all'esterno della sua struttura organizzativa, specifici e definiti compiti di gestione e controllo del trattamento dei dati (articolo 4, comma 1, lettera g), del Codice). La designazione del responsabile è facoltativa (articolo 29 del Codice);

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Incaricato è la persona fisica che, per conto del titolare, elabora o utilizza materialmente i dati personali sulla base delle istruzioni ricevute dal titolare e/o dal responsabile (articolo 4, comma 1, lettera h), del Codice).

TRATTAMENTO DEI DATI Per trattamento si intende ogni operazione compiuta - manualmente o con strumenti elettronici – sui dati personali di un individuo, ad esempio: la raccolta, la conservazione, l'elaborazione, la modifica, il collegamento e il confronto, la comunicazione e la diffusione a terzi, la cancellazione e la distruzione (art. 4, comma 1, lettera a., del Codice in materia di protezione dei dati personali). I soggetti che procedono al trattamento dei dati personali altrui devono adottare particolari misure per garantire il corretto e sicuro utilizzo dei dati. Alcuni dirigenti della Fitel si sono trovati in difficoltà, perché avevano ricevuto comunicazioni allarmanti circa determinate responsabilità derivanti dal fatto che potevano essere considerati come titolari, responsabili e incaricati della gestione dei dati che ricevevano quando mettevano in atto affiliazioni di Cral e Associazioni, ovvero quando iscrivevano alla Fitel i soci di queste. Per i CRT Fitel riprenderemo il tema dopo! Il legislatore prima e "Il Garante per la protezione dei dati personali" poi, con successive interpretazioni hanno previsto una serie di eccezioni per gli enti no-profit. Infatti è previsto: •

all'art.4 il quarto comma, lettera a), dello stesso articolo stabilisce infatti che i dati sensibili possono essere oggetto di trattamento anche senza consenso, previa autorizzazione del Garante, “quando il trattamento è effettuato da associazioni, enti ed organismi senza scopo di lucro, anche non riconosciuti, a carattere politico, filosofico, religioso o sindacale, ivi compresi partiti e movimenti politici, per il perseguimento di scopi determinati e legittimi individuati dall’atto costitutivo, dallo statuto o dal contratto collettivo, relativamente ai dati personali degli aderenti o dei soggetti che in relazione a tali finalità hanno contatti regolari con l’associazione, ente od organismo, sempre che i dati non siano comunicati all’esterno o diffusi e l’ente, associazione od organismo determini idonee garanzie relativamente ai trattamenti effettuati, prevedendo espressamente le modalità di utilizzo dei dati con determinazione resa nota agli interessati all’atto dell’informativa ai sensi dell’articolo 13”;

all’art. 26 del Codice la regola al trattamento comma 3, lettere a) e b) non si applica: 1.dei dati relativi agli aderenti alle confessioni religiose e ai soggetti che con riferimento a finalità di natura esclusivamente religiosa hanno contatti regolari con le stesse confessioni, effettuato dai relativi organi, oppure da enti civilmente riconosciuti, sempreché i dati non siano diffusi o comunicati fuori delle medesime confessioni;

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2. ai dati riguardanti l’adesione di associazioni od organizzazioni a carattere sindacale o di categoria ad altre associazioni, organizzazioni o confederazioni a carattere sindacale o di categoria. 3. Omissis Una specifica autorizzazione al trattamento dei dati sensibili da parte degli organismi di tipo associativo e delle fondazioni è contenuta nell’Atto del Garante della privacy n. 3/2007, del 28 giugno 2007, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 196 del 24 agosto 2007 – Supplemento ordinario n. 186), dove si ricava l'elenco degli enti che hanno l'autorizzazione alla deroga che sono: a) associazioni, sia riconosciute che non riconosciute; b) partiti e movimenti politici; c) associazioni ed organizzazioni sindacali; d) patronati ed associazioni di categoria; e) casse di previdenza; f) organizzazioni assistenziali o di volontariato; g) federazioni e confederazioni; h) fondazioni, comitati e ad ogni altro ente, consorzio od organismo senza scopo di lucro, dotati o meno di personalità giuridica, comprese le Onlus; i) cooperative sociali e società di mutuo soccorso (di cui, rispettivamente, alle leggi 8 novembre 1991, n. 381e 15 aprile 1886, n. 3818); l) istituti scolastici, limitatamente al trattamento dei dati idonei a rivelare le convinzioni religiose e per le operazioni strettamente necessarie per l'applicazione dell'articolo 310 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 e degli artt. 3 e 10 del decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59. Lo scopo dell’autorizzazione Leggendo possiamo osservare che il Garante concede l'autorizzazione per il perseguimento degli scopi legittimi individuati dall'atto costitutivo, dallo statuto o dal contratto collettivo, ove esistenti, e in particolare per il perseguimento di finalità culturali, religiose, politiche, sindacali, sportive o agonistiche di tipo non professionistico, di istruzione anche con riguardo alla libertà di scelta dell'insegnamento religioso - di formazione, di ricerca scientifica, di patrocinio, di tutela dell'ambiente e delle cose di interesse artistico e storico, di salvaguardia dei diritti civili, nonché di beneficenza, assistenza sociale o socio-sanitaria, nonché per far valere o difendere un diritto anche da parte di un terzo in sede giudiziaria, ed infine in sede amministrativa o nelle procedure di arbitrato e di conciliazione nei casi previsti dalla normativa. L’autorizzazione è rilasciata per l'esercizio del diritto di accesso ai documenti amministrativi, nei limiti di quanto stabilito dalla vigente normativa. Per questi fini il trattamento dei dati sensibili può riguardare anche la tenuta di registri e scritture contabili, di elenchi, di indirizzari e di altri documenti necessari per la gestione amministrativa dell'associazione, della fondazione, del comitato o del diverso organismo, o per l'adempimento di obblighi fiscali, ovvero per la diffusione di riviste, bollettini e simili.

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I soggetti dei dati trattati Il trattamento può riguardare i dati sensibili attinenti alle seguenti categorie di persone: a) associati, soci e, se strettamente indispensabile per il perseguimento delle finalità istituzionali dell’ente, relativi familiari e conviventi; b) aderenti, sostenitori o sottoscrittori, nonché soggetti che presentano richiesta di ammissione o di adesione o che hanno contatti regolari con l'associazione, la fondazione o il diverso organismo; c) soggetti che ricoprono cariche sociali o onorifiche; d) beneficiari, assistiti e fruitori delle attività o dei servizi prestati dall'associazione o dal diverso organismo, limitatamente ai soggetti individuabili in base allo statuto o all'atto costitutivo, ove esistenti, o comunque a coloro nell'interesse dei quali si può operare in base ad una previsione normativa; Tipologie di dati oggetto di trattamento Il trattamento può avere per oggetto: • gli altri dati sensibili, idonei a rivelare l'origine razziale ed etnica, • le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, • le opinioni politiche, l'adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale. • i dati e le operazioni indispensabili per perseguire le finalità statutarie dell’ente o, comunque, per adempiere ad obblighi derivanti dalla legge, che non possano essere adempiuti mediante il trattamento di dati anonimi o di dati personali di natura diversa. L'autorizzazione non riguarda i dati idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale. Controlli periodici, devono verificare l'assoluta pertinenza, dei dati rispetto ai predetti obblighi e finalità, specialmente se riguarda i dati che rivelano le opinioni personali. I dati che, anche a seguito delle verifiche, risultano eccedenti o non pertinenti o non indispensabili non possono essere utilizzati. L’ente dovrà nominare un responsabile, per la gestione sia dei dati “sensibili” che di quelli “non sensibili”. L’esito della verifica – anche in assenza di modifiche intervenute – dovrà essere riportato su di un apposito verbale debitamente sottoscritto, con una postilla che dà notizia circa il criterio di elaborazione adottato (che, si presume, non sia stato modificato rispetto alla verifica precedente). Modalità di trattamento Il trattamento dei dati deve essere effettuato unicamente con procedure amministrative e organizzative in grado di dimostrare che i dati raccolti sono strettamente indispensabili in rapporto alle finalità statutarie. Se c'è una la persona incaricata ed autorizzata ad utilizzare i dati, deve essere visto alla luce delle specifiche esigenze dell’ente, se ci sono più soggetti autorizzati, ciascuna autorizzazione dovrà costituire oggetto di specifica “proroga” o “revoca”, seguendo le modalità contemplate dai documenti deliberativi.

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Il Garante per la privacy determina che “I dati sono raccolti, di regola, presso l'interessato”, di conseguenza si ritiene opportuno depositare i dati in questione presso la sede dell’ente, onde evitare rischiose formalità ( utilizzo di computer portatile, duplicare gli archivi, ecc) è valida l’indicazione del domicilio di un soggetto, che però – ai fini della privacy - agisca in qualità di rappresentante dell’associazione. Se è indispensabile comunicare o diffondere dati all'esterno dell'associazione, della fondazione, del comitato o del diverso organismo, il consenso scritto è acquisito previa idonea informativa resa agli interessati, la quale deve precisare le specifiche modalità di utilizzo dei dati, tenuto conto delle idonee garanzie adottate relativamente ai trattamenti effettuati. Nome, cognome, data di nascita, nonché in dirizzo di residenza e/o domicilio sono dati personali “comuni”; tutti gli altri si considerano prudenzialmente “sensibili” (come ad esempio la professione). Per cui è opportuno catalogarli alla luce del disposto normativo. Conservazione dei dati I dati sensibili possono essere conservati per un periodo non superiore a quello necessario per perseguire le finalità e gli scopi prefissati. Relativamente ai dati “non sensibili”, non risulta necessario predisporre un apposito sistema di “password” sottoposto a modifica periodica, né l’indicazione dei soggetti incaricati della manutenzione della strumentazione informatica necessaria alla conservazione dei dati. Comunicazione e diffusione dei dati I dati sensibili possono essere comunicati a soggetti pubblici o privati, e ove necessario diffusi, solo se strettamente pertinenti alle finalità, agli scopi e agli obblighi indicati. I dati sensibili possono essere comunicati alle autorità competenti se necessario per finalità di prevenzione, accertamento o repressione dei reati. I dati relativi allo stato di salute e alla vita sessuale non possono essere diffusi. Richieste di autorizzazione I titolari dei trattamenti che rientrano nell'ambito di applicazione dell’autorizzazione non sono tenuti a presentare una richiesta di autorizzazione al Garante, qualora il trattamento che si intende effettuare sia conforme alle prescrizioni suddette.

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Premio Letterario FITeL “STORIE INASPETTATE” di Rossella Ronconi

Con l’avanzamento della tecnologia digitale la comunicazione scritta personale e professionale, volente o nolente , sembra essere tornata al centro della nostre vite. Grazie alla tecnologia digitale , infatti, la comunicazione si è spostata dalla voce alla parola scritta. Difficilmente stiamo ore al telefono con amici a chiacchierare del più o del meno. Al giorno d’oggi, in tanti, siamo connessi: di sera, di notte, all’alba, nel tempo libero e non solo per curare i contenuti dei sito web, dei blog, dei profili social o impegnati sulle chat o WhatsApp ma raramente ci dilettiamo in quella cosiddetta “scrittura creativa”, di radice americana ma estesa anche nel nostro Paese, come scrittura spontanea di giovani scrittori e diventata, oggi, fenomeno di massa che include romanzi, racconti e poemi. In questo quadro, il Premio Letterario “Storie Inaspettate”, è stato ideato e promosso dalla FITeL per dare la possibilità a tutti coloro che sono predisposti alla narrativa di mettere il cuore e la penna tra le righe di un foglio. Fosse un ricordo, una storia o un’emozione di poche pagine. È rivolto ad autori di tutto il territorio nazionale e vuole essere una vera e propria occasione per giovani e meno giovani di esprimersi, di rendersi visibili e leggibili al pubblico. Ciascun autore può partecipare, come previsto nel bando, visibile su www.fitel.it, spedendo la propria opera alla sede FiteL Nazionale in Via Salaria,80 a Roma.

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Territorio- Cral- Associazionismo

FITeL Veneto

CAMMINARE PER IL BENESSERE DEL CORPO E DELLA MENTE di R.R. Passeggiare non è solo un’attività piacevole, ma anche un toccasana per il benessere dell’individuo. Tanti sono gli effetti dell’attività fisica sulle condizioni di salute. Noti sono gli effetti preventivi nei confronti di patologie croniche (malattie cardiovascolari, ictus, diabete, obesità, ipertensione, osteoporosi, depressione ecc...) e di certi tumori; noto è l’effetto del movimento nell’aumentare il livello di autonomia degli anziani e pure l’influenza positiva su alcune malattie psichiche. In generale, l’attività fisica migliora la qualità della vita e aumenta la sensazione di benessere, oltre a rappresentare anche un vantaggio economico, sia per i singoli che per le comunità. E’ riscontrato che salute e benessere aumentano all’aumentare dell’attività fisica: ad una maggior quantità di movimento corrisponde una riduzione di malattie ed incidenti. Per ottenere tali benefici, l’attività non deve essere necessariamente energica; anche con un’attività moderata come camminare e fare passeggiate con il proprio cane è possibile ottenere vantaggi per il proprio corpo. Camminare è un esercizio fisico semplice, sicuro, non richiede particolari abilità o predisposizioni, necessita di un minimo sforzo e di grande perseveranza. Il risultato è il miglioramento della forma fisica e del buon umore poiché camminare, al pari di altre attività aerobiche moderate, offre numerosi benefici per la salute. A questo proposito la FITeL Veneto, come potete vedere nelle locandine di seguito riportate, propone iniziative atte alla maggiore sensibilizzazione al benessere e salutari passeggiate in compagnia dei nostri “amici più cari”.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che, nei Paesi Europei più sviluppati, gli stili di vita non salutari siano la causa di quasi il 50% delle malattie negli uomini e quasi il 25% nelle donne.

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FITeL Emilia Romagna

Fatti di cronaca di fine anno da non trascurare Loris Mingarini La solidarieta’ dei Circoli Aziendali è nelle cronache dei giornali locali. Solidarieta’ per la casa dei risvegli Luca De Nigris struttara realizzata nel corso degli anni ,presso l’ospedale Bellaria per ospitare i familiari dei bambini ricoverati. Un fiore all’occhiello dei Circoli Bolognesi e della FITeL di cui la befana è uno degli eventi importarti ,patrocinato dal Comune di Bologna e realizzato dal Circolo Dipendenti del Comune , dal Circolo Cubo dipendenti Universita’, e dalla FITeL Emilia-Romagna. Il teatro Duse ospitera’ lo spettacolo organizzato dalla compagnia Fantateatro “Pezzi di carbone e manici di scopa, la storia della Befana smemorina”. Ai bambini presenti sara’ offerta una tradizionale calza piene di leccornie. Il sacrificio economico fatto dai due Circoli e nel contempo il patrocinio del Comune di Bologna evidenzia la necessita’ di ripristinare gli accordi sindacali da tempo vigenti finalizzati al contributo delle istituzioni alle attivita’ sociali dei loro Circoli Aziendali spesso rivolti ai cittadini bisognosi se vogliamo che sul nostro territorio la solidarieta’ rimanga un valore di fatto. Dal 1 Gennaio entra in vigore la legge “Del Rio” che toglie l’operativita’ alle Province .Anche su questo argomento la stampa locale è ricca di articoli riportanti le varie idee e posizioni della parti politiche e sindacali. La realta’ in essere nella Regione Emilia-Romagna è diversa dalle altre Regioni nel fatto che la Provincia di Bologna è assorbita dal’aerea Metropolitana e i dipendenti saranno ricollocati presso altri enti oppure messi in cassa integrazione. Il vuoto programmatico e organizzativo e le fantasiose idee in campo, rendono ancora piu’ preoccupante la situazione del personale ma anche dei servizi erogati dalla Provincia. In questo contesto Regionale ma anche Nazionale non è tenuto nella debita considerazione il Circolo Aziendale, che certamente è un problema di minore gravita’ ma per questo non trascurabile per la FITeL Regionale e soprattutto Nazionale. Altrettanto evidente è il fatto che, pur godendo dii una forte identita’ e credibilita’ politica della FITeL Emilia-Romagna senza la collaborazione dei sindacati di categoria e l’impegno della FITel Nazionale non si riesce a risolvere il problema. Le soluzioni possibili sono diverse, occorre riflettere per scegliere la migliore ,mantenendo i dirittti acquisiti, per non creare problemi a tutti coloro che con encomiabili sacrifici hanno operato nei Circoli Aziendali. L’incertezza del momento che viviamo non puo’ essere un alibi per non affrontare la situazione,occorrono iniziative Regionali e Nazionali, approfondimenti nel merito e scelte politiche adeguate. Altro fatto di cronaca da tenere in grande considerazione è il coinvolgimento del dopolavoro ferroviario di Bologna unitamente alle ferrovie in un caso di morte di una barista a causa dell’amianto.

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Una dipendente del DLF operante del bar delle officine Grandi riparazioni(OGR) è deceduta purtroppo come altri lavoratori dell’officina a causa dell’amianto. Su queste morti e purtroppo per quelle previste nel futuro indaga la procura di Bologna sia sulle officine OGR che sulle officine Casaralta ,per la ricerca delle responsabilita’ Aziendale e i conseguenti risarcimenti . A proposito dei risarcimenti sono state sequestrate una ingente quantita’ di beni. In questo contesto entra il Dopolavoo Ferroviario,certamente l’anello piu’ debole delle catene,non paragonabile alle potenzialita’ economiche della FS o delle officine Casaralta. I familiari della vittima hanno gia’ dichiarato che chiederanno i danni sia alle FS che al DLF , danni che raggiungeranno cifre rilevanti certamente non sopportabili dal DFL di Bologna. La legge dice che se l’associazione DLF non ha le risorse la rivalsa cadra’ sul Presidente e su tutti i soci,un bel problema economicamente e giuridicamente anche della FITeL Nazionale perché casi simili possono succedere anche in altre Associazioni. Al momento iniziamo con esprimere vicinanza e collaborazione al Presidente del DLF e a coloro che nel tempo hanno ricoperto con passione e competenza tale incarico facendo la storia del DLF.

museo della memoria - Officine Grandi Riparazioni Dal 2008 all'interno delle Officine Grandi Riparazioni, grazie all'operaio Salvatore Fais, che ha raccolto cimeli e immagini della storia delle Ferrovie, c'è un museo della memoria per le oltre 200 vittime dell’amianto. Un archivio, fino a poco tempo fa sconosciuto al pubblico e ai media, che narra la vita di questo storico complesso industriale bolognese, con cent'anni di storia alle spalle di manutenzione e riparazione di treni. Una storia emozionante e drammatica di un luogo di lavoro e non solo, tipico del secolo scorso, dove si entrava all’alba e si usciva al tramonto. Un luogo, considerato dagli operai di riferimento anche per il dopo lavoro, dove si stava in compagnia, si organizzavano tornei di calcio, gite domenicali e purtroppo dagli anni cinquanta si moriva anche di amianto.

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FITEL Toscana

Socialità, solidarietà e borse di studio, alla consueta festa sociale del Cral Ataf e della FITeL Toscana di Mario Caiulo

A Firenze, il 23 dicembre 2014, il cral dell’ATAF e la FITeL (Federazione Italiana del Tempo Libero) hanno festeggiato la chiusura dell'anno 2014 e augurato a tutti un buon inizio 2015 con la consueta premiazione dei soci neopensionati e l’erogazione di borse di studio ai ragazzi meritevoli. La serata, aperta dal presidente Claudio Sgherri e tutto il consiglio del circolo e della FITeL , animata dal comico Enrico Bertolino, da Virginia Raffaele e da Ubaldo Pantani e' stata una piacevole kermesse che ha visto la presenza di oltre 500 soci. Tra gli ospiti, oltre al vice ministro Riccardo Nencini, i rappresentanti della FITeL Nazionale Silvano Sgrevi e Mario Caiulo e la consigliera comunale Serena Perini. Sempre nell’ambito della serata si e' svolta anche una raccolta fondi a favore dell’associazione Ail, tramite la lotteria con tanti premi, il cui ricavato, piu' il contributo del cral, é stato consegnato al vicepresidente della stessa associazione presente alla serata.

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FITEL Lazio

“UN MARE PER TUTTI, PROVA LA VELA GRATIS” PROGETTO FITEL RISERVATO AI CRAL E ASSOCIAZIONI di Pietro Tuzzi*

La Fitel Lazio , attraverso l’Associazione Isole, propone “la vela per tutti” come manifestazione sportiva velica rivolta a persone, giovani e anziani, che intendono provare la vela. L’iniziativa si sviluppa lungo due direttrici, la promozione della disciplina velica, con uscite promozionali gratuite, aperte a tutti, sul mare antistante il Porto Turistico di Ostia, da svolgersi in due week-end verso la fine del mese di Marzo, primi di Aprile 2015 con partecipazione gratuita, salvo il costo della tessera Fitel, di €.10,00,comprensiva di assicurazione e responsabilità civile, dall’altro,la realizzazione di corsi di vela base a pagamento promozionali ad un costo ridotto, rivolto ad allievi di diverse generazioni, come premessa al corso stabile di vela finalizzato alla formazione di un equipaggio che potrà partecipare ad eventi sportici velici, sul litorale di Ostia e Fiumicino, come porta colori del Cral o dell’Associazione interessata o della FITeL stessa.

Premessa Per ogni individuo la pratica dello sport ha un significato di "salute", inteso per alcuni come mantenimento del proprio stato di benessere psicofisico, per altri ancora di raggiungimento e superamento dei propri limiti con conseguente sensazione di soddisfazione e per altri ancora di rivincita e di gara continua con se stessi e con gli altri. Probabilmente ci sono ancora mille altri motivi per i quali ognuno tende a praticare un’attività sportiva. Anche quelli dell’aggregazione, del condividere con altri le difficoltà e i successi, così come quelli di divertimento e di riavvicinamento alla natura. Se sosteniamo che lo sport è salute per tutti gli individui, ciò significa che lo è anche per le persone che avanti con gli anni hanno più difficoltà motorie rispetto ai giovani. Verrebbe da dire "a maggior ragione" è salute per tutte quelle persone che, avendo dei limiti, necessitano di tutta una serie di attenzioni che consenta loro non solo di applicare una disciplina sportiva, ma anche di migliorare le proprie condizioni fisiche.

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Obiettivi generali e specifici della manifestazione La vela come la intendiamo noi,non è una novità in Europa. La barca è una società in miniatura dove sperimentare nuove identità. dove l’equipaggio assume la forma di “gruppo sociale” e l’integrazione diventa Cultura,della differenza, come valore sociale. Il vento, il silenzio, la vicinanza dei corpi, il gergo tecnico, la cooperazione, è un’esperienza sensoriale e di relazione, intuitiva e razionale: si avvicina alla vita ma somiglia al gioco, stimola la curiosità e l’autoconsapevolezza. Non tutti i ruoli a bordo richiedono agilità e forza, opportuni accorgimenti tecnici consentono di svolgere numerose mansioni, perché il principale fattore limitante risiede nell’estraneità del mare, con il quale possiamo venire a patti solo attraverso il buon uso del nostro strumento : l’imbarcazione La vela è uno sport completo, non soltanto perché implica i movimenti di tutto il corpo, ma per la grande forza pedagogica nei confronti dei giovani, ed in particolare di quelli che si presentano alla società con una problematica più vasta e più profonda degli altri. La gestione di un natante, per esigenza, fa crescere un lavoro di squadra che di volta in volta si crea quando un gruppo di persone si incontra per sperimentare una comune esperienza. Dalla barca non si può scendere quando si vuole, ma bisogna pertanto rispettare le regole della logica e del buon senso, che la convivenza “ forzata “ in poco spazio richiede. E’ una terapia collettiva, dove ognuno impara a rispettare l’altro per i suoi pregi e difetti, pertanto i difetti di un singolo individuo diventano in qualche modo uno scopo di superamento per tutto il gruppo, questo perché in mare, ognuno è fondamentale e insostituibile, e la fiducia e la responsabilità non viene lasciata al caso o ai buoni propositi. Chi riesce a capire questo ha messo, allo sbarco, nel suo zaino forse senza saperlo, non solo i suoi pochi panni ma anche un bagaglio d’energie e di risorse che ha poi potuto trasferire in quella che è la sua prospettiva di vita. La manifestazione/progetto “un mare per tutti, intende promuovere attraverso l’attività velica l’imbarcazione, e il mare intesi come strumenti:, la possibilità di avvicinarsi allo sport velico, di relazionarsi, di comunicare, di apprendere, di socializzare. Lo scopo ora definito potrà essere raggiunto attraverso il perseguimento dei seguenti obiettivi: A) promuovere e favorire la pratica dello sport velico; B) favorire l’integrazione e le relazioni sociali; C) favorire lo sviluppo delle potenzialità individuali; D) promuovere la formazione di un equipaggio con la presenza di persone di diverse generazioni e la partecipazione ad eventi sportivi.

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La manifestazione nel porto Le attività aperte a tutti i partecipanti da realizzarsi in 2 week-end del mese di Marzo 2015 si suddividono in: Attività a terra -”prima di prendere il mare” Attività LABORATORIALE Tecnico- pratica sui primi rudimenti della vela: Nodi ( esercitazioni con cime per realizzare i principali nodi); vele ( nomenclatura e realizzazione delle diverse vele ); scafo ( con materiali vari); rosa dei venti , ( disegnando i punti cardinali) ; simulazione della direzione dei venti ( simulando il vento con un fon per capirne la direzione) forza del vento e stato del mare ( nomenclatura e immagini ); Il laboratorio sarà tenuto da Istruttori Federali FIV . Attività a bordo – “prendendo il mare” Accoglienza dei partecipanti a bordo di cabinati a vela d’altura (due barche) ormeggiati presso la banchina del Porto. A bordo saranno presenti skipper qualificati FIV, che esporranno durante le uscite dimostrative la nomenclatura generale delle imbarcazioni a vela e dei loro organi principali. Cenni sulla propulsione velica ed effetti del vento sulla vela e sulla stabilità dell’imbarcazione. Condotta di un’imbarcazione a vela, andature e manovre con conoscenza ed impiego pratico della bussola. Le barche: L’imbarcazioni utilizzate sarà un DUCK 41 di mt 12,30 fino a 12 posti. L’ imbarcazione potrà ospitare complessivamente10 partecipanti ad uscita e due Istruttori Federali FIV.

Per chi vorrà, in seguito vi è la possibilità di partecipare a un corso completo a pagamento Il corso di vela base, vero e proprio, verrà realizzato, con cadenza settimanale , finalizzato alla costituzione di due equipaggi misti per la partecipazione ad eventi sportivi (campionato invernale Fiumicino, 100 vele litorale di Ostia).

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Il corso base, si articola in lezioni teoriche e pratiche e si svolge in 2 fine settimana; Temi trattati : • Albero. • Andature. • Armo. • Cappa. • Conduzione. • Manovre fisse e Manovre correnti. • Mure. • Nodi. • Nomenclatura generale delle imbarcazioni a vela. • Orzare e poggiare. • Parte principale dello scafo. • Partenza e arrivi da terra. • Recupero uomo in acqua. • Riduzione di velatura. • Timone. • Tipi di vele. • Vento reale e vento apparente. • Virata di poppa. • Virata di prua. • Centro velico e centro di deriva. La durata: 3 ore e 30 minuti ad incontro diviso fra lezioni di teoria e di pratica, nel caso in cui il tempo meteorologico non dovesse consentire le lezioni di pratica, le stesse verranno recuperate in seguito. Le figure tecniche che in seguito si possono acquisire : • Skipper ,esperto nell’attività velica; • Co-skipper, esperto nell’attività velica per disabili;

Operatore nautico, che curerà nello specifico la relazione (il fare equipaggio), nonché tutte le necessità dei partecipanti a bordo ed a terra. Logistica ed organizzazione I luoghi prescelti per queste manifestazione sono il Porto Turistico di Ostia. I criteri di scelta di queste strutture sono il facile accesso avendo ampi parcheggi. Le attività della manifestazione coma sopra descritte si dividono in due parti la prima gratis, in 2 week-end , il Sabato e la Domenica dalle ore 9,30 alle ore 13,00, e dalle ore 14,00 alle ore 17,30 durante il mese di Marzo 2015; Nb. Secondo il numero di partecipanti, se in numero minore alle aspettative si effettua solo il turno del mattino.

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A seguire inizieranno i corsi di vela veri propri a pagamento con cadenza settimanale il Sabato e la Domenica con le stesse modalità di quanto previsto nelle uscite gratis di cui sopra. L’ imbarcazione sarà ormeggiate nel porto di Ostia. Il corso sarà così articolato: frequenza da Aprile a Giugno con cadenza settimanale Lezioni teorico – pratiche di 3 ore e 30 minuti ad incontro e si terranno il Sabato e la Domenica, e si conclude con due fine settimana.

Conclusioni Abbiamo avuto modo, nel corso dei tanti anni di esperienza con la vela, di sancire l’assoluta valenza dell’intervento sociale, culturale e sportivo dell’ “andare per mare”, offrendo a molti questa straordinaria possibilità d’espressione, questo spazio di visibilità sul mare che la FITeL- Lazio vi ha voluto offrire. Per partecipare all’iniziativa è necessario avere la tessera FITEL, comprensiva di Assicurazione. Perché come ci suggerisce Jules Superville in una sua poesia: “ Quando nessuno lo guarda il mare non è più il mare è ciò che noi siamo quando nessuno ci vede.”

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PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI RIVOLGERSI ALLA FITeL- LAZIO VIA DEI SERPENTI 35 Martedì e Giovedì mattina dalla ore 10, alle ore 13,00 FITEL LAZIO - Via dei Serpenti, 35 • 00184 Roma • Tel. 06.482.76.04 • Fax 06.489.06.911 email: fitel-lazio@libero.it

°*Presidente FITeL Regionale Lazio Tempo Libero Gennaio/ Febbraio 2015

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ARCA-ENEL

Tour della Tunisia con l’ARCA l’ARCA--ENEL Dal 26 dicembre al 2 gennaio un gruppo di 40 soci dell’ARCA-ENEL, provenienti da tutta Italia, ha effettuato un tour della Tunisia, organizzato in regime di interscambio dalla società tunisina STEG. Questo è il diario di viaggio scritto da una partecipante. di Tina Pane La prima istantanea del viaggio in Tunisia sono le palme dell’aeroporto sbatacchiate da un vento gelido, impetuoso, e un cielo terso e nitido che si spande a perdita d’occhio sulle case basse, sui grattacieli, sulle gru che dominano i cantieri. In Italia è Santo Stefano, qui è un venerdì come tanti e lo strappo spazio-temporale si consuma subito, ci isola in un mondo in cui Natale è una parola straniera, e se non fosse per quegli abeti di plastica, tristi e spelacchiati che troviamo nelle hall degli alberghi, quasi niente ci ricorderebbe che siamo nell’ultima settimana dell’anno. Il primo calpestio di suolo tunisino dopo l’aeroporto, avviene a Sidi Bou Said, un grazioso villaggio sul mare, con strade lastricate, buganvillee e gelsomini che spuntano da dietro i muri, intonaci bianchi, infissi e portoni rigorosamente azzurri. Qui, dove arriva anche la ferrovia costruita dai francesi (siamo a una ventina di chilometri da Tunisi), ci sono ristoranti e bar deliziosi, atelier d’arte, scorci suggestivi da fotografare. È tutto molto chic, anche i negozianti che non cercano di venderci qualcosa a tutti i costi. Il giorno dopo si fa rotta sull’antico porto di Cartagine (sembra un piccolo grazioso laghetto artificiale ma guardandolo in pianta si capisce la forma a chiocciola che lo rendeva quasi inespugnabile), si fa visita alle esigue rovine dell’antica città punica (“non aspettatevi una seconda Pompei”, ci aveva avvertito la guida), alle terme di Antonino Pio (per le quali i Romani avevano fatto giungere l’acqua da chilometri di distanza), alle impressionanti tubature dell’antico acquedotto romano. In questi siti non si paga biglietto d’ingresso ma è richiesto un dinaro (circa 50 centesimi) come droit de photographer. In questa zona, che la guida assicura essere ad altissimo valore immobiliare, sorgono le residenze dei politici e le ville dei ricchi, protette da muri di cinta dietro i quali s’indovina una curata vegetazione. Ma tra una località e l’altra, dal pullman vediamo strade sterrate, marciapiedi bassi, muri scrostati, pozzanghere che denunciano gli avallamenti della carreggiata. Ci sono case isolate, incompiute e senza intonaco, bambini che giocano nella polvere, una vegetazione di cespugli, di alberi bassi, di rade palme sfrondate dal vento e un senso pungente di incompiuto, di squallore, di fatiscenza. L’ultimo appuntamento della giornata è Tunisi, dove ammiriamo l’immensa, moderna piazza principale su cui s’affacciano un paio di ministeri, il comune, una moschea e altri edifici importanti. Si discute, ci informa la guida, se dedicare questa piazza a Mohamed Bouazizi,l’ambulante che nel dicembre 2010 si diede fuoco per protesta nella città di Sidi Bouzid, nel centro del paese, accendendo la scintilla della cosiddetta rivoluzione dei gelsomini.

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È chiaramente un luogo di rappresentanza ma i ragazzini non si fanno scrupolo di giocare a pallone e di arrampicarsi sull’obelisco posto al centro dell’enorme spazio. Poco distante da qui inizia la casbah, ma è sabato, molti negozi sono chiusi, facciamo un giro nella zona degli orefici e una breve sosta in un negozio di profumi. Tunisi è la città dei fiori e dai fiori gli artigiani traggono le essenze per preparare le fragranze, sia quelle originali che quelle a imitazione dei grandi marchi, che vendono ai turisti come noi. Lasciamo la grande città -qui vivono due degli undici milioni di abitanti di tutto il paese- di nuovo affrontando il traffico, i semafori, il brulichio confuso di persone, biciclette, motorini. Donne col capo velato, le ciabatte e le buste della spesa, uomini incorniciati per l’eternità sotto le tettoie dei bar, ragazzi che guardano curiosi verso il pullman, e sorridono levando una mano in segno di saluto. Lasciamo la grande città consapevoli di averla solo sfiorata, inseguiti da questa lingua piena di aspirazioni, da queste bandiere che sventolano dappertutto, dalla voce registrata del muezzin che chiama alla preghiera. Il giorno dopo che è domenica, lasciamo la costa e l’autostrada e ci addentriamo verso l’interno, destinazione Kairuan, quarta città santa dopo la Mecca, Medina e Gerusalemme. Gli scarsi 60 chilometri di route national sono una passerella di olivi e fichi d’india, di distese di saliconia (la pianta dei cammelli), di abitazioni isolate e di raggruppamenti di basse lapidi bianche, piccoli cimiteri che sorgono quasi a bordo strada, senza una recinzione né un’insegna. La prima tappa è ai bacini Aglabiti, quel che resta di enormi bacini idrici costruiti prima dell’anno mille, testimonianza della storia antica di questa città, la cui Medina è patrimonio dell’Unesco. Poi c’è il Mausoleo, con le sue pareti ricoperte fino al soffitto di ceramica decorata a colori vivaci, dove incrociamo un piccolo corteo familiare che accompagna un bimbo alla cerimonia della circoncisione. E infine l’emozione della grande Moschea, anticipata da una grande piazza addobbata come per una festa con fili con bandierine rosse, dove stazionano sparuti venditori ambulanti. Il minareto è possente, il cortile enorme, la geometria degli archi e degli spazi è amplificata da una luce bellissima. Ma è incredibile come un posto così ampio e imponente mi trasmetta una sensazione di raccoglimento, mi induca a formulare una preghiera a modo mio, un augurio per gli uomini e per il mondo; a San Pietro -per dire- non mi è mai successo qualcosa di simile.

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Il quarto giorno di viaggio ci svegliamo a Tozeur e subito ci dirigiamo alle oasi di montagna, per raggiungere le quali abbandoniamo il pullman e il nostro fidato autista e ci dividiamo su jeep 4x4. Il cielo stamattina è bassissimo, si fatica a percepire la profondità del paesaggio, e i colori non esistono, è tutto un amalgama di ocra, di marrone, di verde spento. Il deserto, che qui non è quello delle dune appreso dai film, è una terra brulla, spazzata dal vento, interrotta da catene montuose, da piccoli palmeti, da cespugli, da un albero solitario. Lungo la strada sembrava di essere soli e invece a Chabica incontriamo l’universo mondo. Carovane di turisti che s’inerpicano per il percorso di visita risalendo la gola, il ruscello e le pozze d’acqua tiepida, lungo i quali stazionano i venditori di collane di denti di cammello, di rose del deserto, di foulard da mettere sul capo all’uso berbero, di pietre spaccate in due, con l’anima viola. All’oasi di Tamerza, e siamo a mille metri, per fortuna c’è meno gente e anche un po’ di sole, che crea ombre nel canyon lungo e profondo e sui resti del villaggio abbandonato dopo un’inusuale alluvione, alcuni decenni fa. In compenso il pomeriggio ci riporta nel mondo della realtà: visitiamo il famoso palmeto di Tozeur attraversandolo a bordo di graziosi calessini, assistiamo alla raccolta dei datteri senza privarci di degustazione e acquisto, vediamo Chakwak, un terribile inutile museo della storia dell’uomo che si ferma all’avvento di Maometto e facciamo una capatina nella casbah, dove per comprare un foulard e un paio di braccialetti, diamo faticosamente fondo a tutte le nostre abilità di contrattazione Il secondo impatto col deserto, il giorno dopo, è il lago salato, ovvero l’enorme distesa di Chott el Jerid, una depressione di oltre 5000 chilometri quadrati che a ovest arriva fino al confine con l’Algeria e che incontriamo appena dopo aver lasciato Tozeur diretti verso est. Questa volta c’è il sole e il paesaggio non è indistinto. Il mare di sabbia che attraversiamo è immenso e vuoto, ma si vede un punto, lontano sull’orizzonte, in cui termina e lascia spazio al cielo. La sabbia è compatta, durissima, in alcuni posti scintillante per i cristalli di sale, in altri scivolosa, e qua e la c’è qualche pozzanghera d’acqua sulla quale ci chiniamo a rifletterci. Questo deserto, con questa luce, induce a un’agitazione allegra, eccitata, e a correre e saltare, a chiamarsi per sentire come suona la voce. Nella stessa giornata arriviamo a Douz, detta anche la capitale del Sahara; il nostro hotel è a un passo dal deserto di dune che rappresenta la nostra terza e ultima esperienza di deserto, dopo quello di roccia e quello di sale. Col pullman raggiungiamo una sorta di stazionamento molto affollato da dove partono la maggior parte delle spedizioni turistiche per visitare le dune sabbiose dell’Erg Sahariano. E qui montiamo questi cammelli altissimi e però stabili e ci inoltriamo nel paesaggio di curve e dune che in pochi minuti ci circonda totalmente. Sembra lontanissimo l’hotel e pure il campo da dove siamo partiti, sembra lontanissimo tutto a volgere lo sguardo intorno, frastornati da queste curve perfette, dalla forma sinuosa della sabbia, dalle ombre che si fanno sempre più lunghe, dalla luce del sole che si abbassa e acceca.

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È un’esperienza assolutamente turistica, compresa di foto che trovi già pronta al ritorno a soli quattro dinari, ma è un’esperienza che riesce a toccare qualche punto sensibile. Allo stesso modo, la cena tipica sotto la tenda berbera, con annesso spettacolo di cavalli e cavallerizzi acrobati, pur essendo un’altra confezione turistica coinvolge tutti e tutti ci ritroviamo a ballare trascinati da un gruppo di musicisti, vestiti di bianco e rosso, non tanto giovani, ma agili e instancabili. Il giorno dopo è l’ultimo dell’anno, ma bisogna concentrarsi per ricordarlo. Partiamo presto, in una giornata di freddo intenso e di vento tagliente (ci arriva la notizia che a Tunisi nevica), diretti a Matmata e ai suoi villaggi trogloditi, in un lungo tragitto che dalle porte del Sahara ci conduce verso est, verso il mare e la località forse più famosa della Tunisia, Jerba. Durante i quasi cento chilometri che ci portano a Matmata, la strada attraversa una zona di deserto roccioso nella quale più di mille anni fa le tribù berbere si sono insediate scavando le loro abitazioni nella roccia, al di sotto del piano di calpestio. In una di queste abitazioni, che si mantengono fresche d’estate e calde d’inverno, i padroni di casa ci offrono pezzi di pane ancora caldo. Fuori di esse tira un vento gelido, impetuoso, che mi sembra perfetto per questo panorama scabro e severo di rocce, colline, avallamenti e scarsissima vegetazione nel quale, a suo tempo, sono stati allestiti i set della saga di Guerre Stellari e del primo Indiana Jones. La tappa successiva, per pranzo e ristoro, è la costiera città di Gabès, un po’ più a nord. Qui, dice la mia vecchissima guida verde del Touring, c’è uno dei più estesi palmeti del Maghreb, e giunge fino alla spiaggia. Qui, nella romana Tacapes la natura era lussureggiante e generosa, come precisa Plinio nella sua Storia Naturale: “Là, sotto una alta palma, cresce un olivo, sotto l’olivo un fico, sotto il fico un melograno, sotto il melograno il vigneto, e sotto la vigna si semina il grano, poi i legumi e gli ortaggi, tutto nello stesso anno, e tutti crescono all’ombra l’uno dell’altro”. Ma Ashraf, la nostra guida tunisina parlante non c’è male italiano, smonta questo paradiso: a Gabes gli insediamenti industriali (raffinerie dove si trasforma il petrolio libico, cementifici e industria chimica) hanno semidistrutto il palmeto, la città soffre un terribile inquinamento, la descrizione di Plinio è solo archeologia. Durante il resto del viaggio mi passa sotto gli occhi una delle zone più brutte e squallide viste finora. Non è deserto e non è città, non sono olivi e neppure pecore: sono chilometri di arida pianura sulla cui vegetazione cespugliosa sono incastrati residui di buste di plastica, azzurre, nere, bianche.

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Milioni di buste di plastica, che donano squallore ad ogni cosa, anche ai radi insediamenti umani, ai campi coltivati e a certi mercati di datteri e ceramica che a tratti sorgono, per metri e metri, sul ciglio della strada. Perciò è ancora più stridente l’arrivo all’hotel di Jerba, con la hall addobbata a festa, la musica a tutto volume e volenterosi animatori che ci offrono il cocktail di benvenuto, ciao Italia. Il diner Saint Sylvestre (per la prima volta un pasto non a buffet ma con servizio ai tavoli) risulterà essere lento come certi pranzi di matrimonio, con le portate dai nomi altisonanti e l’impiattamento elegante, con l’orchestrina che suona ballabili, con la danzatrice del ventre e i suonatori di tamburi. È un capodanno senza botti e senza lenticchie, senza Raiuno che scandisce i secondi per stappare lo spumante, senza gli auguri sulle linee intasate con parenti e amici. È soprattutto un capodanno senza bilanci e senza propositi, non ce n’è il tempo, domani la sveglia suona già alle sette. La luce su Jerba del primo gennaio è limpida della pioggia abbondante che è caduta per tutta la notte. Facciamo un giro esplorativo dell’isola, ammiriamo i fenicotteri rosa, visitiamo l’antichissima sinagoga Ghriba e pure il museo delle arti berbere, ripercorriamo -questa volta con la luce- il ponte romano che collega l’isola alla terraferma, il servizio di traghetti è ancora sospeso per il vento fortissimo.

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La parte piacevole della giornata finisce qui, insieme al sole, che presto lascia il posto a un tempo cupo e freddo e poi a una pioggia battente. Il viaggio di risalita verso nord è lungo oltre cinquecento chilometri e otto ore di pullman, durante il quale riusciamo solo a visitare, al tramonto, El Jem, il Colosseo africano, 35mila posti a sedere, inferiore per grandezza soltanto agli anfiteatri di Roma e di Capua, uno spettacolo. Si dorme ad Hammamet e il giorno dopo, che è proprio l’ultimo giorno di viaggio, la Tunisia ci regala una giornata splendida di sole e anche l’emozione di comprare a prezzo fisso –e stampigliato sulle etichette attaccate a ogni singolo articolo- in una fabbrica di ceramica di Nabeul, ultima sosta sul suolo tunisino prima del trasferimento all’aeroporto di Tunisi. L’aeroporto, che ci era sembrato efficiente oltre che bello all’arrivo, si rivela assurdamente disorganizzato, affollato e sporco nella zona delle partenze, costringendoci a una fila interminabile per il controllo passaporti, in un ambiente non climatizzato. Ma fa niente, tutto concorre a fare esperienza, in viaggio. Quello che vedi, quello che intuisci e quello che resta una domanda. Le immagini che ho avidamente memorizzato in questo tour e che ritrovo nella memory card della macchina fotografica mi riportano a una realtà molto varia: a volte desolazione a volte nobiltà, a volte arretratezza a volte lusso, e sempre, ovunque, lo sventolio orgoglioso della bandiera, rossa con la mezzaluna e la stella. Sono istantanee, sono ricordi, sono il rammarico di non aver capito di più, di avere raccattato poche informazioni sulla primavera araba e il nuovo presidente, sulla condizione della donna nella società e il sistema scolastico, sull’influenza che esercitano gli imam e il costo della vita. Sono le istantanee di un paese che ha tanta strada da fare, inshallah.

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Volontariato e Terzo Settore

Dispersione scolastica, Terzo settore in prima fila nel contrasto di Alfredo Magnifico Il fenomeno della dispersione scolastica in Italia è serio e critico. Circa due ragazzi su 10 (il 17,6% secondo l’Eurostat, ma 23,8, per l’Istat abbandonano gli studi prima della conclusione del percorso che li potrebbe portare ad un titolo di studio. Siamo in fondo alla classifica europea, anche se di recente c’è un trend positivo (6 punti percentuali d’inversione negli ultimi 10 anni). La media europea è lontana, all’11,9%. E gli obiettivi dell’Agenda di Lisbona (la ormai nota 20/20/20) hanno stabilito che per il 2020 – appunto – dovremmo scendere al di sotto del 10. C’è molto lavoro da fare, e presto. Anche perché la ricerca (promossa da WeWorld , Associazione Bruno Trentin, Fondazione Giovanni Agnelli, CSVnet, con il titolo ”Dispersione scolastica: il costo per la collettività e il ruolo di scuole e Terzo settore” ha evidenziato quanto costa questo fenomeno al nostro Paese in capitale umano, una perdita che può andare dall’1 al 5% in meno di reddito a seconda delle ipotesi poste a base di calcolo. Ne consegue che l’azzeramento della dispersione scolastica potrebbe avere un impatto sul Pil compreso in una forbice che va da un minimo dell’1,4% ad un massimo del 6,8%”. Scuole ed enti del Terzo settore sono impegnati nella sfida a questo fenomeno, con somma fatica e risorse limitate. Ma che dà un’idea dell’enorme lavoro che si fa, per la maggior parte finalizzato all’integrazione curricolare per il contrasto al basso rendimento scolastico, ad attività ludicolaboratoriali per migliorare il clima scolastico, per azioni di sostegno, di gruppo e anche singoli, l’uso delle nuove tecnologie e per azioni di coinvolgimento delle famiglie. Da segnalare due dati negativi. Primo è la scarsa collaborazione fra scuole ed enti: spesso si guardano con sospetto o peggio con reciproca delegittimazione Secondo è la poca attitudine degli enti a strutturare con precisione standard di rilevazione dell’impatto dei propri percorsi di accompagnamento e di sostegno contro la dispersione scolastica. Sempre di più l’Europa e gli Enti locali chiedono di promuovere queste azioni a testimonianza dell’efficacia del proprio lavoro. Bisogna – dicono i ricercatori – incamminarsi con decisione in questa direzione.

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NEL "TERZO SETTORE" C’ È CHI PENSA SOLO AI PROPRI INTERESSI? di A. M. Il giorno 11 febbraio si è svolto il Forum del terzo settore per la verifica, delle cariche e del programma, di medio termine, il portavoce Pietro Barbieri nelle diciassette pagine di relazione ha affrontato a largo raggio la situazione in alcuni punti con chiarezza e crudezza. In un punto diceva quando le attività compiute portano alla generazione di attività economiche anche considerevoli, se queste non sono legate alla militanza, alla partecipazione, al dono, all’idea di gratuità intesa come il mettersi a disposizione, se l’aspetto economico non è collegato a tutto questo si affievolisce l’idea di terzo settore e si va verso un classico metro di speculazione pura, è un’attività che bada ad interessi che sono legittimi, ma sono interessi di singoli ,il cuore centrale del terzo settore è l’interesse generale, non quello di pochi , impegno primario è quello di riconquistare militanza, partecipazione, dono e impegno. Due anni fa il Forum del terzo settore ebbe la priorità di riorganizzarsi, di ritrovare i legami fra le organizzazioni, di individuare le forme di condivisione e di creazione di sintesi necessarie ad andare avanti. Il tema posto all’assemblea per i prossimi due anni è quello di come vivere i mutamenti sociali, economici e politici che ci circondano, bisogna essere protagonisti, bisogna stare sulle frontiere che la condizione sociale, economica, ambientale, culturale del paese ci propone continuamente. La riforma del terzo settore,con i cinque milioni di volontari, ha generato molte aspettative e tanti nel mondo del profit pensano ad un “quarto settore” costituito da realtà del profit impegnate in aree di interesse per la collettività (come ad esempio i centri di riabilitazione). La vera partita dell’innovazione negli organi sociali del terzo settore sarà giocata fra due anni, nel 2017, con il nuovo mandato che in base alla recente modifica statutaria durerà non due ma quattro anni. Il mandato che sta per iniziare (2015-17) è pensato come una sorta di secondo tempo del cammino compiuto nel biennio appena trascorso anche se si ipotizza qualche piccolo cambiamento. Nel nuovo coordinamento saranno rappresentate, non più la Focsiv, ma la Aoi, l’associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, o le grandi aggregazioni di realtà, distinte per tipologia (le ong, le associazioni di volontariato, ecc.) o per area tematica (il welfare, ecc.). E’ un modo per allargare la base del Forum. Il tutto, con un piccolo vincolo, che è quello che alcune grandi organizzazioni, che sono generaliste e trasversali, l’impegno nel Forum viene richiesto a tutte le persone che abbiano avuto mandato pieno dalle associazioni che rappresentano con una delega vera e piena e in tutti i momenti topici che c’è un collegamento molto solido e forte con i vertici delle associazioni attraverso i loro delegati.

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FORUM TERZO SETTORE: BARBIERI CONFERMATO PORTAVOCE di Aldo Albano Pietro Barbieri è stato chiamato a guidare, per i prossimi due anni, il Forum Nazionale del Terzo Settore. Lo ha riconfermato all'unanimità l'Assemblea nazionale riunita a Roma il giorno febbraio 2005. Pietro Barbieri proseguirà quindi fino al 2017 il mandato intrapreso due anni fa quando, il 30 gennaio del 2013, venne eletto Portavoce. Nel suo intervento Pietro Barbieri ha posto l'accento sull'importanza, per il Forum del Terzo Settore “di rivendicare un ruolo più partecipe e attivo” che porti il terzo settore italiano ad essere presente, e in prima linea, nella costruzione dell'agenda del Paese, esercitando una rappresentanza “che ci restituisca pienamente il ruolo di parte sociale, come già negli ultimi anni sta accadendo, a partire dal contributo che ci è stato chiesto e dall'impegno che abbiamo messo nella discussione del Ddl di Riforma del Terzo Settore. L’Assemblea ha rinnovato anche il Coordinamento Nazionale che, a seguito delle modifiche di Statuto, passerà dagli attuali 20, a 24 componenti, includendo quattro rappresentanti dei Forum regionali, divisi per ambiti territoriali: centro, nord-ovest, nord-est e sud Italia. Il Coordinaento risulta così composto: Luigi Agostini (Federconsumatori), Franco Bagnarol (Movi), Maria Teresa Bellucci (ModaVi), Gianfranco Cattai (AOI), Enzo Costa (Auser), Andrea Fora (Federsolidarietà), Alessandro Geria (Anolf), Maurizio Gubbiotti (Legambiente), Vincenzo Manco (Uisp), Renato Mattivi (Avis), Paola Menetti (Legacoopsociali), Giancarlo Moretti (MCL), Maurizio Mumolo (Arci), Paolo Nardi (Cdo opere sociali), Nirvana Nisi (Ada), Benito Perli (Fitus), Fabrizio Pregliasco (Anpas), Sofia Rosso (Anteas), Stefano Tassinari (Acli), Armando Zappolini (Cnca). A loro si aggiungono, per i Forum regionali, Gianni Palumbo (Portavoce Forum Lazio), Sergio Silvotti (Portavoce Forum Lombardia), Paolo Alfier (Portavoce Forum Veneto) e Gianluca Budano (Portavoce Forum Puglia). Durante l'Assemblea sono stati inoltre eletti gli altri due organi del Forum in fase di rinnovo: il Collegio dei Revisori dei conti, con Gianluca Mezzasoma (Agesci), Maurizio Marcassa (Aics) e Franco Giona (Aism) e il Collegio nazionale di Garanzia con Luca De Fraia (Action Aid Italia), Roberto Speziale (Anffas), Licio Palazzini (Arci Servizio Civile), Stefano Gobbi (CSI) e Antonio Bronzi(Fidas). Al termine dell'Assemblea il nuovo Coordinamento nazionale ha riconfermato in qualità di Direttore del Forum, Domenico Iannello.

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Gioco d’azzardo, luci e ombre nella legge di stabilità Don Armando Zappolini: “Parlamento e Governo facciano un bel regalo agli italiani per il 2015: una legge per regolamentare il settore” “Sul gioco d’azzardo, la legge di stabilità contiene luci e ombre”, dichiara don Armando Zappolini, portavoce di Mettiamoci in gioco, la campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo. “Siamo lieti che, per la prima volta, venga istituito un fondo specifico per la lotta al gioco d’azzardo patologico (Gap), dedicato non solo alla cura e alla riabilitazione ma anche alla prevenzione, e che si usi questo termine – ‘gioco d’azzardo patologico’ – e non quello utilizzato finora, ‘ludopatia’, sbagliato e fuorviante. Finalmente il diritto alla cura comincia a divenire effettivo nel nostro paese. Apprezziamo anche il fatto che l’Osservatorio sul Gap non afferisca più ai Monopoli di stato bensì al ministero della Sanità, come sarebbe stato opportuno fin dall’inizio, e che si sia inserita l’una tantum su slot e vlt. Tuttavia, riteniamo un errore grave aver limitato il finanziamento del fondo a soli 50 milioni di euro, insufficienti rispetto alle dimensioni del fenomeno in Italia, e averli per giunta presi dal fondo sanità invece che dalla tassazione sui giochi. Inoltre, crediamo che aver regolarizzato i Centri trasmissione dati – 4mila punti in cui si scommette in Italia – e aver abbassato il prelievo fiscale sul Superenalotto non mandino all’opinione pubblica il messaggio giusto: ‘C’è troppo gioco d’azzardo nel nostro paese’.” “Per il nuovo anno le istituzioni – Parlamento e Governo – dimostrino con i fatti che hanno a cuore la salute dei cittadini: venga finalmente approvata la legge sul gioco d’azzardo. Sarebbe un bel regalo agli italiani”, continua don Armando Zappolini. Per la campagna Mettiamoci in gioco il testo uscito dalla Commissione Affari sociali va approvato al più presto. Il parere negativo della Ragioneria di Stato e i timori, in larga parte montati ad arte, di una perdita di gettito fiscale che “non potremmo permetterci”, non possono impedire di regolamentare un settore così rilevante dal punto di vista sanitario, sociale ed economico. Il milione di persone in stato di dipendenza o a grave rischio, le loro famiglie, i tantissimi cittadini sottoposti a un bombardamento pubblicitario e a un’offerta di azzardo presente in modo capillare nel nostro paese (negli spazi fisici come sul web), i sempre più numerosi casi di infiltrazione mafiosa nel gioco legale, l’usura, le separazioni e i divorzi provocati dall’azzardo richiedono risposte non più rinviabili.

CONTRO L’AZZARDO

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Sport

Correre alla maratonaprimomaggio “Lavoro ...in corsa”, quest’anno significherà non solo prendere parte alla 5 km , per rendere omaggio al lavoro, ma anche vivere un’ esperienza unica a livello culturale: oltre a correre immersi nelle bellezze del patrimonio storico della Capitale, i partecipanti, che lo vorranno, potranno usufruire del pacchetto “turistico-culturale” predisposto dalla FITeL Lazio.

IL LAVORO … e la “Grande Bellezza” •

20 tours a Roma riservati agli iscritti FITeL (euro 320 tutto compreso escluso viaggio);

partenze ogni MERCOLEDI’ dal 1° ottobre 2014 all’11 marzo 2015 (località da definire). Ritorno la domenica;

incontri e gemellaggi con lavoratori e pensionati di Roma e del Lazio, visite senza fila e con guide specializzate dei Musei vaticani, della città, dei luoghi della “Grande Bellezza”, di Cinecittà, dei rioni, dei quartieri, partecipazione ad “eventi”, etc ;

le località di partenza e di ritorno saranno decise prossimamente. www.fitel.it - www.fitel-lazio.it Tempo Libero Gennaio/ Febbraio 2015 45


Turismo

Perugia, era un piccolo borgo fortificato, adesso è un centro di grande valenza culturale e sociale. L’attuale città domina dall’alto la valle del Tevere, è il capoluogo umbro dove il tempo scorre lento. di Augusto Gallo La nostra visita si snoda attraverso un percorso che ci permette di apprezzare tutte le bellezze di questa città. Iniziamo da piazza Italia, lì visitiamo la Rocca Paolina che è stata citata anche dal Carducci nelle sue opere. Questa fortificazione fu voluta da papa Paolo III. Nelle viscere della Rocca Paolina esiste un deledalo di gallerie e strutture de danno vita ad un vero e proprio corpo abitativo sotterraneo coperto e fortificato. Uscendo dalla zona sotterrana e sostando su piazza Italia esistono due colonne che hanno proprietà acustiche molto particolari ……. provate per credere. Dopo un breve sosta il turista attraversa piazza della Repubblica dove esiste il Teatro del Pavone che con i suoi quasi trecento anni di vita di cose da raccontare ne ha tante. Continuando il nostro tour di Perugia, a piazza IV novembre ci si imbatte nella Fontana Maggiore. Qui troviamo raffigurarti i mitici personaggi che fondarono la città ed il calendario dei lavori agricoli presentati al popolo attraverso cinquanta formelle. La cattedrale di san Lorenzo, dedicata al patrono della città, nel chiostro c’è il museo Capitolare. Ma ancora la Galleria Nazionale dell’Umbria e il Palazzo dei Priori dove è rappresentata l’arte tra il XIII ed il XIX secolo. Gli spazi espositivi sono angusti ma non si tratta di mancanza di spazio bensì di una scelta voluta cosi ché gli estimatori possono vivere emozioni senza soluzione di continuità tra un’opera e un’altra, tra un tempo e un altro. Il turista che vuole l’ emozione di un panorama da sogno deve visitare i giardini Carducci. I Campanili di tutti i borghi del Monte Amiata si scorgono in un solo colpo d’occhio regalando un senso di pace e di tranquillità senza pari. Al Borgobello esiste la scalinata di via Oberdan. Altra peculiarità di questa città, unico nel suo genere in Italia è il cosi detto Pozzo Etrusco scavata nel 350 a.c. Per il tempo fu una vera e propria opera ingegneristica senza pari. Ultima tappa è quella dell’oratorio di san Bernardino dove Agostino di Ducci utilizzando materiali differenti fra di loro riuscì ad ottenere una facciata policroma che va dal rosa antico all’alabastro. Ma la vera cosa che il viaggiatore non può farsi mancare sono le porte della città: esse sono cinque: la porta del sole, quella di san Pietro, quella di santa Susanna, quella di sant’Angelo e quella Eburnea. La prima, quella del sole, è rivolta verso est il suo colore è associato alla farina che attraversava quella porta dopo che il grano era stato macinato nei molini creati sul Tevere così da sfruttare lo scorrimento dell’acqua come forza motrice per le macine. Sul lato sud-est si apre la porta san Pietro che dava accesso al “borgo bello”. Il nome gli fu dato dal popolo poiché – allora – in quella zona di città vi erano gli insediamenti “più belli”. Il colore che si accosta a questa porta è il giallo poiché attraverso di essa passava il grano che andava solo successivamente trasformato in farina.

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L’azzurro è il colore associato alla porta di santa Susanna, il perché è facile da intuire in considerazione che proprio di fronte c’è il lago Trasimeno. La porta è orientava verso l’ovest. Porta sant’Angelo, verso nord, anche porta rossa vuole che le fu dato quel nome poiché attraverso di essa passava la legna da ardere nei freddi inverni. Infine la porta Eburnea, verso sud, il suo colore è il verde poiché sotto di essa si estendevano grandi orti.

Rocca Paolina La fortezza voluta nel 1540 dalla chiesa per sancire il controllo su Perugia – la rocca Paolina – venne costruita al di sopra dell’antico quartiere commerciale dei Baglioni, sul colle del Landone. Abbattuta nel 1860 dopo l’annessione di Perugia al Regno d’Italia, la Rocca scomparve dal panorama cittadino ma lasciò intatti i suoi sotterranei e le sue fondamenta. A cui si accede dalla Porta Marzia – si tratta di uno degli accessi alla città etrusca – della seconda metà del III secolo a.C. Da qui parte la via Bagliona (che conduce anche verso piazza Italia e a piazza dei Partigiani con una serie di scale mobili, aperte al pubblico dalle 6 all’1 di notte) con i resti di case e torri del ‘200 e ‘300, tratti di mura etrusche e contrafforti cinquecenteschi realizzati per sostenere la rocca. Le antiche Cannoniere sono divenute uno spazio espositivo, mentre, dopo aver passeggiato sul pavimento di cotto originale di via dei Sellari, si raggiunge l’isolato dei Baglioni e infine la casa dei Malatesta con la sua torre.

Per informazioni: Rocca Paolina Indirizzo: Piazza Italia, Perugia Coordinate GPS: 43.109107 – 12.388428 Gestione: Comune di Perugia Dotazioni: Accessibilità: per tutti compresi portatori di handicap Stagionalità: tutto l’anno Accompagnamento: no Illuminazione: si Biglietto: no Apertura: giornaliera

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Cultura

FESTIVALPRINTEMPS DES ARTS DE MONTE-CARLO sotto la presidenza di Sua Altezza Reale Carolina di Hannover, Principessa di Hannover 20 MARZO / 12 APRILE 2015 XXXI edizione di Marta Romano

"Classicismo e avventura caratterizzano la prossima edizione del Festival Printemps des Arts", sottolinea Marc Monnet, direttore artistico della manifestazione monegasca che a primavera trasforma il Principato in polo d’attrazione per artisti e formazioni di fama europea. Il Printemps des Arts è inoltre sempre più seguito da pubblico e critici internazionali. Nell’arco di quattro weekend, dal 20 marzo al 12 aprile 2015, il festival si pone l’obiettivo di stupire e catturare l’attenzione del pubblico già a partire dalla grafica: un uomo incappucciato che cerca di scorgere la luce da un faro puntatogli sul viso. Il festival scommette quindi su programmi musicali atipici, insoliti e raffinati. L’edizione 2015 sarà interamente dedicata alla musica: 18 concerti coloreranno di note magnifici luoghi del Principato e della Costa Azzurra, con un ventaglio di proposte che spaziano dall’XI al XXI secolo e 3 portrait consacrati a Bach, Sibelius e Donatoni. Il cartellone 2015 riunirà oltre 400 artisti, fra i quali figurano la star Soile Isokoski, i violoncellisti Marc Coppey, Xavier Phillips e Camille Thomas, il pianista Henri Barda, l'organista Bernard Foucroulle e grandi formazioni come la BBC Symphony Orchestra e l'Orchestre Philharmonique de Radio France. In linea con le edizioni precedenti, anche nel 2015 la musica contemporanea ha uno spazio di primo piano con tre prime esecuzione assolute in programma nel weekend inaugurale (20-22 marzo), commissionate dal Printemps des Arts ai compositori François Bayle, Gilbert Nouno e Gérard Pesson. Nell’ambito del primo weekend sarà inoltre possibile apprezzare anche pagine celeberrime: La Petite Bande e l’Ensemble Stravaganza, formazioni specialiste de repertorio barocco, interpreteranno pagine di Buxtehude e Reineken e quelle bachiane di struggente forza drammatica della Passione Secondo San Giovanni. Nella giornata di sabato la musica impressionista del finlandese Sibelius fa da cornice a Voci: Orchesterübung di uno dei massimi compositori europei della seconda metà del Novecento, Franco Donatoni, aprendo il ritratto dell’autore italiano spalmato su tutti i weekend.

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Dal 25 al 29 marzo inizia il ciclo “i grandi violoncellisti” con partiture dedicate allo strumento di Debussy, Sibelius, Kodaly, Reger e Bridge e affidate a Marc Coppey, partiture in cui l’humor si alterna ad atmosfere grevi. Imperdibile il concerto di sabato 28 marzo, tutto consacrato a Sibelius, con il soprano finlandese Soile Isokoski, tra le più accreditate voci contemporanee, accompagnata dalla BBC Symphony Orchestra guidata da Sakari Oramo. Il pianista Florand Boffard apre il terzo weekend (2-5 aprile) proponendo l’esecuzione alternata di pagine di Bach e Schönberg per svelarne la grande forza creatrice e gli evidenti, o più sottesi, parallelismi. La centralità di Bach riemerge anche nel concerto di sabato 4 aprile incentrato sul confronto tra L’Arte della fuga e Anamorphoses per ensemble composta all’inizio del nuovo millennio dal tedesco Johannes Schöllhorn. Tra gli interpreti figura una delle formazioni più importanti nell’ambito della musica contemporanea, il Remix Ensemble della Casa da Musica di Porto. Con il quarto weekend (9-12 aprile) torna il ciclo “i grandi violoncellisti” scandito dalle tre Suite di Britten affidate al violoncellista Xavier Phillips e dal recital eclettico di Camille Thomas che accosta la musica catalana con accenni di danza di Pablo Casals e Gaspar Cassado alla Sonata in do minore op. 28 del compositore belga Eugène Ysaÿe e a Lame di Donatoni. La presenza italiana all’edizione 2015 è rappresentata, oltre che da Donatoni e dal mezzosoprano Lucia Napoli, dalla partecipazione del compositore toscano Francesco Filidei protagonista, sabato 11 aprile, in qualità di organista e interprete di Gmeeoorh di Xenakis, Kalavinka della giapponese Noriko Baba e di alcune pagine de L’Offerta musicale bachiana. Per la chiusura il festival propone le partiture sbalorditive del Concerto per violino e della Settima Sinfonia di Sibelius a evocare la solitudine delle immense foreste scandinave sublimi e selvagge, affidate al direttore Mikko Franck alla guida dell’Orchestre philharmonique de Radio France e della violinista Alina Pagostkina. Un ciclo di 12 conferenze introdurranno le opere in programma e 4 maste rclass gratuite daranno l’opportunità a giovani studenti di musica di confrontarsi con maestri di fama europea. Il Printemps des Arts è anche un’occasione per scoprire spazi non convenzionali e sale teatrali in cui la belle époque cede il passo ad architetture avvenieristiche. Cosi il pubblico potrà spostarsi dall’Opera all’Auditorium Rainier III, dal Grimaldi Forum al Museo Oceanografico, dallo Yacht Club, al Conseil National, dalla Cattedrale alla sala dei matrimoni del Comune. E, seguendo un articolato programma di concerti e incontri, potrà varcare i confini del Principato per visitare il Château des Terrasses a Cap d’Ail e l’Eglise Saint Michel a La Turbie o ancora il Conservatorio di Nizza e il Casino a Beaulieu-sur-Mer.

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Inoltre, come ogni anno, il festival svolgerà nei mesi che precedono l’inaugurazione il lavoro pedagogico nelle scuole e nei conservatori del Principato e della Costa Azzurra con incontri didattici e concerti decentrati e riproporrà gli apprezzatissimi “recital a domicilio”, soirée musicali in appartamento durante le quali i musicisti del festival si esibiscono gratuitamente a casa di chi ne faccia richiesta: un modo di promuovere la musica, sulla scia dei salotti musicali dell’Ottocento, che consente di instaurare un rapporto intimo con il pubblico. Prezzi dei biglietti variano da 25 a 50 euro con possibilità di riduzioni per chi acquista più concerti; biglietti ridotti a 10 euro per giovani fino ai 25 anni ed entrata gratuita per i bambini fino ai 12 anni. Programma, modalità di prenotazione e di acquisto dei biglietti: 12 avenue d’Ostende MC 98000 Monaco, tel +377 97983290 ; info@printempsdesarts.com; www.printempsdesarts.com Tour operator: Il Sipario Musicale, tel. +39 02 5834941; info@ilsipariomusicale.com Ufficio stampa per l’Italia Vivace/Marta Romano, +39 3495856526; mromano.vivace@gmail.com BBC SYMPHONY ORCHESTRA credit Mark Allen

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Nasce una nuova casa editrice tutta al femminile : la VITA ACTIVA EDITORIA di Licia Ugo Sono ancora tempi di crisi, ma iniziative come queste nascono proprio come sfida ai tempi bui in cui viviamo. A Trieste, nel 2013, dopo un anno di preparazione, nasce Vita Activa, una piccola casa editrice no-profit , di cui è direttrice editoriale Gabriella Musetti, poeta e saggista, da tempo impegnata nel settore editoriale. Ci racconta che questa casa editrice, Vita Activa, (il nome è mutuato dal titolo del libro di Hannah Arendt del 1958), nasce come esempio di micro imprenditoria tutta al femminile, per combattere la crisi, e insieme all’Associazione Casa Internazionale delle Donne di Trieste. Pubblica testi di donne, ma non in maniera esclusiva. Nasce per colmare una lacuna editoriale, laddove moltissimi testi, anche importanti, di scrittrici famose un tempo, non si pubblicano più. Quindi una delle direttrici da seguire è la riproposizione di autrici dimenticate, senza tuttavia dimenticare la contemporaneità italiana e straniera. La casa editrice Vita Activa cura anche il concorso annuale Elca Ruzzier , che si rivolge a donne non necessariamente famose, ma che sono o sono state importanti nel loro ambito di azione, nella scuola, nell’associazionismo etc. Questo concorso annuale premia i primi tre racconti con la pubblicazione di un libro che raccoglie anche altri racconti, scelti fra i migliori. La casa editrice è nata attraverso un progetto di micro imprenditoria al femminile, per aiutare donne in difficoltà lavorative, sono nate tante attività, fra cui la casa editrice, grazie anche a Gabriella Taddeo ,consigliera della parità della Provincia di Trieste. A dicembre sono usciti i due primi libri, CHIEDI ALLA VOCE, raccolta dei racconti vincitori del premio Elca Ruzzier e GUIDA SENTIMENTALE DI TRIESTE, raccolta di racconti su Trieste.

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Teatro

L’opera musicale rock, sulla scia del filone storico religioso, è incentrata sulla figura di san Pietro. L’incasso verrà devoluto in beneficenza alla Elemosineria Vaticana. di Aldo Albano e Rossella Ronconi Tony Labriola, Il musicista e compositore di Sdt Music, l'azienda attiva a Ferrara fin dal duemila ed operante nell'ambito delle produzioni musicali e teatrali; infatti dopo il successo del maggio scorso con il musical " San Pietro - cercatore di Dio, pescatore di uomini" scritto e musicato con Stefano Govoni e mons. Salvatore F. Giuliano, ora lo attende l'Arena. L'appuntamento in anteprima mondiale è per sabato 25 aprile p.v., alle ore 21,00 in Arena di Verona, con il debutto nazionale di "Il primo papa. La libertà di essere uomo", un'opera musicale rock sinfonica. La data è stata ufficializzata nell’ambito della conferenza stampa tenutasi il 23 gennaio u.s. , a Roma, presso “Sala Marconi” Radio Vaticana .

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Come sostenuto da Stefano Govoni di Sdt Music che ha introdotto e moderato la conferenza di presentazione dell’evento: <Questi contenuti sono i presupposti per fare dello spettacolo un “ponte tra i popoli” con l’intento di avvicinare, con l’arte teatrale, culture diverse che condividono contenuti universali. Per questo motivo lo show sarà presentato in autunno a Cuba, oriente ortodosso e America>. Il tema del musical ha l’intento di ripercorrere la vita di San Pietro, che fu il Primo Papa, raccontata da Gesù Cristo che ne ripercorrerà i momenti più significativi, senza tralasciare l’aspetto umano, con i suoi limiti e debolezze, fino alla morte per crocefissione. La storia differenziata dai musical tradizionali per modalità e contenuti alterna grande intensità recitativa con musiche e canzoni suggestive, sarà raccontata da un punto di vista introspettivo ed il protagonista infatti rivivrà i principali momenti che hanno caratterizzato la vita di Pietro dall'incontro con Gesù all'angoscia del tradimento, dall'aiuto ai cristiani, all'incarcerazione al Mamertino, dallo scontro con Nerone fino alla morte. Lo spettacolo porterà in scena attori e ballerini che già hanno lavorato per il musical San Pietro, avrà diversi cambi di scena, di scenografie e costumi d'epoca. Uno Show caratterizzato da oltre due ore di spettacolo suggestivo che vede in scena 15 attori professionisti dalla grande capacità recitativa, 18 ballerini acrobati, oltre 26 momenti musicali rock sinfonici, che fanno da contorno a proiezioni e scenografie spettacolari.

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Al baritono piemontese Simone Sibillano, che conta presenze a Mediaset e per la Rai a Casa RaiUno, è stata affidata la figura di San Pietro. Il personaggidi Gesù è invece interpretato da Heron Borelli dal ricco curriculum nel campo della danza, recitazione e canto; ha preso parte a trasmissioni televisive ed a diversi musical tra cui "Notre dame de Paris"; Maria è Beatrice Buffadini di Forlì, interprete di molti musical come "Jesus Christ superstar", "La bella e la bestia", "Dracula opera rock" ecc; Paolo è Mattia Inverni che ha iniziato con Paolo Limiti su Rai Uno per proseguire con successo; Nerone è Giuseppe Cartella di Roma figlio d'arte in quanto il padre era musicista del gruppo "Princeps" si è poi lanciato con successo nel mondo dello spettacolo; Sarah è Eleonora Mazzotti di Ravenna oggi con diverse ed importanti esperienze televisive; Giuda è Carmelo Gerbaro di Siracusa, inizialmente pianista e chitarrista e poi attore affermato; inoltre vi sono Daniele Derogatis nel ruolo di un discepolo, GianLuca Pilla in quello di Procuro, Giordano Cordini in Caio Onofrio Tigellino e tantissime altre comparse; fanno parte del corpo di ballo anche i ballerini del musical San Pietro: Gianluca Pilla, Simona Pulvirenti, Michela Quartieri, Vittorio Schiamone, Valeria Ianni e Massimo Francese. La musicopera, per la prima volta all’Arena, con la regia di Marco Simeoli, musiche originali di Tony Labriola e Stefano Govoni, si rivolge ad un pubblico eterogeneo e non solo cattolico. Un mix di tecnologia moderna e tradizione antica alternano ritmi musicali di orchestrazioni rock sinfoniche e melodiche mediterranee sviluppando un crescendo di emozioni.

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L’incasso dello spettacolo , come, tra l’altro, comunicato in conferenza stampa, andrà a favore dei poveri che papa Francesco segue attraverso l'Elemosineria Vaticana da lui nominato responsabile mons Konrad Krajewsky il quale provvederà ad utilizzare il ricavato che gli verrà consegnato la sera stessa, per opere benefiche.

Informazioni: SDT Music srl - Sede operativa: Occhiobello (RO) Via Scienze 4/g info@sdtmusic.it - el 333 5891528

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“Elisabetta I, le donne e il potere” di Antonietta Di Vizia Intensa e molto ben interpretata sul palcoscenico del Teatro di Tor Bella Monaca, dei Conciatori dal 3 al 15 febbraio 2015 e dal 15 al 16 marzo p.v. al Teatro Biblioteca Quarticciolo a Roma “Elisabetta I. Le donne e il potere”, testo di David Norisco con una carismatica Maddalena Rizzi diretta da Filippo d’Alessio. D’Alessio regista particolarmente vicino all’universo femminile, dopo aver portato in scena spettacoli come “Maddalena e il grido di dolore per la morte di Dio”, “Bacio dopo bacio” e “In nome della madre” torna a dirigere una donna, questa volta figura emblematica del potere, Elisabetta I, sapientemente interpretata da Maddalena Rizzi. Come nasce questo lavoro teatrale? Filippo d’Alessio: “Il tema del potere da sempre vive di un immaginario al maschile, anche quando è una donna al posto di comando, lo sguardo che osserva i comportamenti e le dinamiche che identificano il potere è spesso distorto dall’antico retaggio che gli uomini hanno imposto. Come le donne si sono orientate in rapporto al potere, dentro questi stretti confini, è ciò che con attenzione proviamo ad indagare ed Elisabetta I ne è la figura emblematica. I confini del potere si disegnano in strategie, tattiche, linee orizzontali e verticali: una partita a scacchi immaginata dagli uomini giocata da una donna. Cosi tutto cambia, i contorni assumono colori imprevisti, il rapporto con il potere vive di continui conflitti, le tensioni sono stridenti, le soluzioni impreviste. Il potere come una macchina infernale è sempre pronto a prendere il sopravvento, perché il potere trova nutrimento nel potere stesso”. Un intenso e mai banale monologo dal quale emerge l’immagine di una regina, Elisabetta I, sola e crudele , che l’isolamento e poi la paura rendono sempre più cinica e determinata. Una donna che non vuole cedere lo scettro, ma che al contrario accentra sempre di più su se stessa il potere fino ad esserne divorata. Non un esempio per le future generazioni, in quanto modello troppo evoluto e spietato per l’epoca, ma sicuramente una icona che stravolge i modelli e che con la sua forza e sicurezza segna per sempre un cambiamento, almeno nel mondo anglosassone, dove il potere da quel momento in poi non sarà più di solo appannaggio ed esclusiva maschile. Tempo Libero Gennaio/ Febbraio 2015

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Cinema Una sala da ballo per sentirsi liberi. di Loretta Masotti Ispirato a una storia realmente accaduta, l’espulsione senza processo nel 1933 di un cittadino irlandese, Jimmy Gralton, con l’accusa assurda di essere un immigrato clandestino, il film è ambientato in quell’Irlanda che già era stata al centro di “Il vento che accarezza l’erba” per cui Loach aveva ottenuto la Palma d’oro a Cannes. Le immagini iniziali del film descrivono gli effetti drammatici della crisi del 1929, la povertà dilagante, la disoccupazione di massa (con evidenti allusioni alla crisi attuale). L’Irlanda di quegli anni era uscita da un decennio dalla guerra di liberazione dalla Gran Bretagna, ma il dominio della chiesa cattolica e dei grandi proprietari terrieri non era diverso da quello protestante. Gralton diviene il punto di riferimento, soprattutto per i giovani, della ribellione al pensiero unico e alle rigide regole religiose. L’aspirazione alla libertà si traduce nella costruzione di una sala ove la comunità s’incontra per ballare, fare sport, leggere, condividere valori e punti di vista alternativi (un centro sociale ante litteram). Il potere avverte subito la pericolosità di una voce fuori dal coro e reagisce con la repressione più dura e violenta. Interessante è la figura del prete, padre Sheridan, uomo dogmatico, intollerante ma che intuisce l’integrità di Gralton e in fondo lo ammira, benché lo consideri suo avversario, un comunista anticristo. Averlo caratterizzato in modo complesso e sfumato contraddice positivamente il dominante manicheismo (tutti cattivi contro gli oppressi buoni) presente qui e un po’ in tutti i film di questo regista che nel 1994 è stato anche insignito a Venezia del Leone d’oro alla carriera. Splendidi i paesaggi irlandesi, allegra e trascinante la musica in parte jazz e irish tradizionale. Se l’impianto del film è drammatico, con una forte denuncia sociale, tuttavia si ride anche, ed è presente un sano umorismo che dà una certa leggerezza, in sintonia con il messaggio di amore per la vita che viene trasmesso. “Jimmys Hall. Una storia d’amore e di libertà.” Ken Loach 2014. Tempo Libero Gennaio/ Febbraio 2015

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E’ solo un caso? di Ernesto D’ambrosio Stanno nelle sale italiane da pochi giorni – Unbroken dal 29 di gennaio e American Sniper dall’ 1 gennaio – ma non è certo questa la ragione che ci stimola a considerarli in abbinamento. Sono tratti entrambi da romanzi che raccontano storie reali, Umbroken è ricavato dal bestseller di Laura Hillebrand “Sono ancora un uomo. Una storia epica di resistenza e coraggio” e racconta la storia vera di Louis Zamperini, atleta olimpico americano, nella seconda guerra mondiale, che, dopo un drammatico incidente aereo, trascorre 47 terribili giornate in mare, su una zattera ,con due compagni di equipaggio, prima di essere catturato dalla marina giapponese e inviato in campo di prigionia, dove resisterà e sopravviverà a incredibili e terrificanti torture. American Sniper è tratto da “American sniper: The Autobiography of the most lethal sniper in U.S. Military History” di Chris Kyle e racconta la storia di un ragazzo americano arruolatosi nella marina come tiratore scelto che va a combattere in Iraq, dove ben presto conquista la fame di cecchino infallibile e micidiale e dopo quattro turni di guerra conquista il nomignolo di “Leggenda”, per via del numero di vittime, il massimo raggiunto nella storia delle guerre degli Stati Uniti. Tornato in patria, non riesce a riadattarsi alla vita di tutti i giorni e trascorre il tempo insegnando a sparare a reduci di guerra con gravi menomazioni, finchè viene ucciso da uno di questi senza un apparente motivo. Entrambe le pellicole raccontano quindi storie di persone realmente esistite, persone normali che diventano eroi in guerra. Il cinema, il grande cinema americano si rituffa nella guerra per rigenerare i suoi eroi? Il risultato è discutibile, diciamo così. Angelina Jolie ha curato la regia , la sua seconda regia, di Unbroken, e malgrado abbia potuto giovarsi di due abili sceneggiatori come i fratelli Coen , oltre che della fotografia di un esperto come Roger Deakins e della splendida musica di Alexander Desplat, lascia allo spettatore l’amaro in bocca. Oltre che lungo – 137 minuti – il suo film mostra un’evidente intenzione di creare un’epica sulla falsariga di “Flags of our Fathers” e delle lettere di Iwo Jima” di Clint Eastwood, ma con risultati nemmeno paragonabili a quei due capolavori.

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Il “buono” – un eccellente Jack O’Connel nel ruolo di Zamperini – e il “cattivo” sergente giapponese Matsuhiro Watanabe (la star pop rock nipponica Niyavi) eccedono nel loro ruolo, mettendo a dura prova la pazienza e la resistenza dello spettatore, anche se la critica, sia quella ufficiale che quella che scorre sul web, si è divisa, come sempre accade in presenza di opere su cui si è investito molto, ed è ‘in definitiva , ciò che si augurano le grandi case di produzione e di distribuzione , poiché in questi casi funziona il detto “parlate di me, anche male, ma parlate di me”. Comunque, la Società giapponese sugli studi di storia ha già espresso formali proteste , dichiarando che il film racconta fatti “falsi e in modo immorale”. American Sniper ha avuto una nascita travagliata, poiché la materia trattata , è innegabile, non è facile da “governare”. Al punto che la Warner Bros affidò la regia a David Russel , che rinunciò quasi subito ; decise allora di mettere il progetto nelle mani del grande Spielberg, che ci pensò quattro mesi e rinunciò anche lui. Clint Eastwood non si fece pregare quando la Warner lo cercò, mettendo la sua impronta su una storia che farà discutere a lungo. E’ pur vero che tutti conosciamo la sua abilità nel porsi , con l’occhio della cinepresa, alla giusta distanza e per il tempo che occorre di fronte al fatto, al personaggio, all’ambiente, facendone scaturire la profondità e l’essenza, senza porsi domande ulteriori e, meno che mai, senza provare a dare risposte e sentenze. Lui si rivolge , da artista , ad un pubblico adulto e consapevole “scarnificando” con la macchina da presa la realtà così come si presenta, offrendo agli altri “un piatto” da condire e poi gustare a piacimento. Però , a differenza delle sue precedenti esperienze , soprattutto su film di guerra, qui la “pietanza” è dura di suo, e a questo punto abbiamo il sospetto che la Warner Bros ne fosse talmente consapevole, da cercare un cuoco esperto e sapiente, senza perdersi d’animo. Ma perché tanta, ostinata, insistenza? Qui, torniamo alle ragioni che ci inducono a riflettere sulla pariglia dei film con l’eroe di guerra che ritorna sugli schermi, malgrado negli ultimi quarantant’anni quel tipo di “eroismo” fosse stato messo in discussione da un cinema fatto da sceneggiatori e registi intelligenti e capaci di ripartire dalle guerre contro quei “cattivi” degli indiani d’America, non solo per ricostruire con la “fiction” una storia più giusta e obiettiva. American Sniper sta già riscuotendo un enorme successo d’incassi nelle sale americane, e la critica è ovviamente divisa , ma perché, ci chiediamo si ravvisa la necessità di rilanciare nel cinema l’orgoglio americano e il patriottismo , anche al punto di far arrabbiare i pacati storici giapponesi? Tempo Libero Gennaio/ Febbraio 2015

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Mostre Milano, Palazzo Reale Vita nei campi Aldo Savini La mostra “Van Gogh. L’uomo, la terra, il lavoro” con una sessantina di opere provenienti dal Van Gogh Museum di Amsterdam, dal Kröller-Müller di Otterlo e da collezioni pubbliche e private, nell’allestimento dell’architetto giapponese Kenzo Kuma, indaga sia il periodo degli esordi che l'evoluzione della sua arte dopo l’incontro con l'Impressionismo e il NeoImpressionismo di Seurat e Signac. Il tema della mostra rimanda all’ambiente contadino in cui l'uomo si confronta con la natura e la sua forza, per domarla coi propri mezzi al fine di trarne un qualche beneficio per la sopravvivenza. Nella vita rurale e agreste l’uomo si immerge nel ciclo delle stagioni e, lavorando la terra, diventa una figura eroica e gloriosa, un eroe silenzioso. Il percorso espositivo è popolato di contadini e contadine impegnati nel lavoro dei campi, dalla zappatura alla semina, dalla falciatura alla cura del gregge e quando fanno ritorno alla capanna a fine giornata semplicemente mangiano i prodotti della terra e del loro lavoro e poi riposano. Vincent Van Gogh (1853 – 1890) nella fase giovanile degli esordi è attratto della pittura romantica e verista di Daumier, Delacroix, Corot e soprattutto Millet di cui ammira e condivide la scelta dei soggetti, sempre appartenenti alle classi umili contadine. Trasferitosi a Parigi nel 1881 a casa del fratello Theo, entra in contatto con la corrente degli Impressionisti subendone l'influenza ma senza condividerne mai la portata della novità artistica del movimento, considerando le opere degli Impressionisti "disordinate, mal dipinte e mal disegnate, povere di colore". Trasferitosi ad Arles, trascorse un periodo insieme a Gauguin, finito in tragedia con lo scontro tra i due a cui segue il definitivo ricovero alla Maison de Santé di Saint-Paul-de-Mausole, l’ospedale psichiatrico a Saint-Rémy-de-Provence. (nell’immagine: V. Van Gogh, Natura morta con cipolle) Mostra: Van Gogh. L’uomo, la terra, il lavoro Sede: Milano, Palazzo Reale Periodo: 18 ottobre – 8 marzo 2015 Orario: lunedì dalle 14.30 alle 19.30; da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30; giovedì e sabato fino alle 22.30 Ingresso: intero € 12, ridotto € 10 Catalogo: 24ORE Arte

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Monza, Villa Reale Storie di quotidiano eroismo A.S Promossa da Civita e SudEst57, la mostra STEVE McCURRY, oltre lo sguardo, a partire dai suoi famosi ritratti, tra cui il più noto di Sharbat Gula, la ragazza afghana dagli occhi verdi, apparsa sulla copertina di National Geographic nel 1985, si spinge “oltre lo sguardo”, alla ricerca di una dimensione quasi metafisica dello spazio e della vita. Scardinando le porte e le finestre e andando oltre le cortine e le sbarre, alla ricerca del dolore e della paura che attraversa l’umanità, Steve McCurry nel corso della ormai più che trentennale carriera di fotoreporter ha avuto incarichi prestigiosi come la realizzazione del calendario Pirelli 2013 e il progetto The last roll per il quale ha utilizzato l’ultimo rullino prodotto da Kodak. Soprattutto, poi, ha realizzato lavori molto impegnativi viaggiando nei luoghi del mondo che predilige e lo affascinano, dall’India alla Birmania, dall’Afghanistan alla Cambogia, ma anche in Giappone, in Italia, in Brasile e in Africa. All’interno della mostra sono esposti anche gli scatti del Calendario Lavazza 2015 e i ritratti degli Earth Defenders, protagonisti di storie di quotidiano eroismo: donne e uomini che ogni giorno con coraggio, orgoglio e dedizione difendono progetti di solidarietà in Africa. La rassegna intende inoltre raccontare la sua vita e l’avventura della sua professione, alla scoperta della sua tecnica, delle sue passioni, del bisogno e desiderio di condividere la sofferenza, talvolta anche della guerra. Vuole sempre conquistare la fiducia dei soggetti che fotografa, per questo dice di aver imparato “a essere paziente. Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te”. (nell’immagine: McCurry, Uomo anziano della tribù Labari, Rajasthan, 2010) Mostra: STEVE McCURRY, oltre lo sguardo Sede: Monza, Villa Reale, Secondo Piano Nobile Periodo: 30 ottobre 2014 – 6 aprile 2015 Orario: da martedì a venerdì: ore 10 – 18; sabato, domenica e festivi: 10 – 19. Lunedì chiuso. Ingresso: intero € 12, ridotto € 10, scuole € 4

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Brescia, Palazzo Martinengo Il cibo nell’arte A.S. Oltre 100 opere di maestri dell’arte antica, tra cui Campi, Baschenis, Ceruti, Figino e Recco, e di quella moderna e contemporanea, da Magritte a de Chirico, da Manzoni a Fontana, a Lichtenstein, fino a Andy Warhol, prospettano un suggestivo viaggio alla scoperta della rappresentazione del cibo e degli alimenti nelle varie epoche storiche, dal Barocco al Rococò, dal Romanticismo ottocentesco alle avanguardie del Novecento. In sintonia con il tema dell’Expo 2015 “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, la mostra che ha per oggetto il legame che unisce il cibo alle arti figurative, coniuga la tradizione enogastronomica con la cultura artistica italiana, lungo un arco temporale di oltre quattro secoli. Il percorso espositivo, scandito in dieci sezioni tematiche - L’allegoria dei cinque sensi, Mercati dispense e cucine, La frutta, La verdura, Pesci e crostacei, Selvaggina da pelo e da penna, Carne salumi e formaggi, Dolci vino e liquori, Tavole imbandite, Il cibo nell’arte del XX secolo - se da una parte rivela quanto i pittori attivi tra XVII e XIX secolo amassero dipingere i cibi e i piatti tipici delle loro terre d’origine, dall’altra fa scoprire pietanze e alimenti oggi completamente scomparsi di cui è difficile immaginare anche il sapore, mentre le tavole imbandite e le dispense dei dipinti del ‘600 e ‘700, offrono preziose informazioni sull’alimentazione e i gusti dell’epoca. Tra i capolavori esposti si segnalano i Mangiatori di ricotta di Vincenzo Campi, il Piatto di pesche di Ambrogio Figino, la prima natura morta della Storia dell'Arte italiana, dipinta circa cinque anni prima della Canestra di Caravaggio, Gli spillatori di vino di Giacomo Ceruti detto Pitocchetto, il Tavolo con angurie di Emilio Longoni e l’Ultima Cena di Andy Warhol, che reinterpreta il Cenacolo di Leonardo. A completamento della mostra sono previsti laboratori didattici, condotti da operatori specializzati, indirizzati a classi dalla Scuola dell’infanzia alle superiori, finalizzati al riconoscimento non convenzionale di gusti, odori, colori e consistenze di vari cibi. (nell’immagine: A. Warhol, Campbell's Soup Hot Dog Bean) Mostra: Il cibo nell’arte. Capolavori dei grandi maestri dal Seicento a Warhol Sede: Brescia, Palazzo Martinengo (via dei Musei 30) Periodo: 24 gennaio - 14 giugno 2015 Orario: da mercoledì a venerdì dalle 9 alle 18; sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 20. Lunedì e martedì chiuso. Ingresso: intero € 10 ridotto € 8, scuole: € 5 (audioguida inclusa) Catalogo: Silvana Editoriale Tempo Libero Gennaio/ Febbraio 2015

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Forlì, Musei di San Domenico Da Firenze a Parigi A.S. Giovanni Boldini, nato a Ferrara nel 1842, dopo un periodo trascorso a Firenze, si stabilisce nel 1871 a Parigi per rimanervi fino alla morte, avvenuta nel 1931. Nel corso della sua "carriera" artistica è venuto a contatto con le correnti culturali più avanzate, le quali, però, l'hanno solo sfiorato, perché da esse ha sempre mantenuto le dovute distanze. Negli anni Sessanta, a Firenze, giovanissimo, frequenta il Caffé Michelangelo, ritrovo dei macchiaioli, poi a Parigi, in piena stagione impressionista, stringe amicizia con Edgar Degas e altri. Boldini non subisce il fascino della natura e della pittura "en plein air", piuttosto si attiene ad una visione della natura dominata dalla freschezza coloristica che diventerà nel tempo sempre più accesa, calda e raffinata. Nella sua pittura il colore crea l'impressione del movimento, del frusciare degli abiti delle signore del bel mondo che ritrae. Per l'andante mosso delle figure sembra voler resistere alla nascente affermazione della fotografia e più tardi, nel secondo decennio del ‘900, pur avvicinandosi al futurismo, non ne comprenderà il senso. Infatti se il dinamismo futurista è l'espressione della civiltà delle macchine, per Boldini il movimento resta qualcosa di etereo, fuori dal tempo: è quello della "femminilità" e degli interni, dove la figura femminile trova la sua collocazione naturale. Ma Boldini non è solo il ritrattista della Belle Époque, è anche un grande disegnatore e incisore. Le opere su carta non sono soltanto studi preparatori per opere su tela, hanno la loro autonomia, in particolare quando i soggetti sono le vedute delle città, le architetture settecentesche dei palazzi nobiliari, i paesaggi di campagna, le marine, le nature morte e le scene d'interno ambientate nel suo atelier. La mostra “BOLDINI. Lo spettacolo della modernità” esplora la sua multiforme attività creativa, sia attraverso i dipinti che la vasta produzione grafica, tra disegni, acquerelli e incisioni. Il percorso espositivo si apre con gli anni fiorentini che vanno dal 1864 al 1870, caratterizzati da dipinti, soprattutto ritratti, insieme al ciclo di dipinti murali raffiguranti paesaggi toscani e scene di vita agreste realizzati tra il 1866 e il 1868 nella Villa detta la “Falconiera”, a Collegigliato - Pistoia, residenza della famiglia inglese dei Falconer. Seguono i paesaggi e i dipinti di piccolo formato con scene di genere, eseguiti per il mercante Goupil, successivi al definitivo trasferimento a Parigi. Poi, a confronto con gli altri italiani attivi a Parigi, tra i quali De Nittis, Corcos, De Tivoli e Zandomenenghi, Boldini si afferma per le scene di vita moderna e il ritratto mondano, facendosi interprete dell’ascesa di Parigi a capitale mondiale dell’arte, della cultura e della mondanità. (nell’immagine: G.Boldini, La dame de Biarritz) Mostra: BOLDINI. Lo spettacolo della modernità Sede: Forlì, Musei San Domenico, piazza Guido da Montefeltro 12 Periodo: 1 febbraio - 14 giugno 2015 Orario: da martedì a venerdì: 9.30 -19; sabato, domenica e festivi: 9.30-20. Lunedì chiuso. Ingresso: intero € 11, ridotto € 9, scuole € 5 Tempo Libero Gennaio/ Febbraio 2015

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Firenze, Galleria degli Uffizi Bagliori notturni A.S. Gerrit (o Gerard) van Honthorst (1592-1656) probabilmente giunge a Roma dalla natìa Utrecht intorno al 1610 e vi resta per un decennio fino al 1620. Come tanti giovani artisti del Nord Europa viene quasi immediatamente conquistato dalla rivoluzione caravaggesca. Folgorato dalla forza e dalla crudezza del naturalismo di Caravaggio, in breve tempo si afferma come un protagonista della scena artistica romana, distinguendosi per lo straordinario virtuosismo stilistico, specialmente nelle scene a lume di notte, da qui il soprannome Gherardo delle Notti. È ricercato da prestigiosi collezionisti, come il cardinale Scipione Borghese, il marchese Vincenzo Giustiniani, presso il cui Palazzo aveva alloggio, e il Granduca di Toscana Cosimo II che acquista quattro tele, tre delle quali di soggetto conviviale. Anche l’ambasciatore mediceo a Roma, Piero Guicciardini, gli commissiona nel 1619 la grande pala dell’Adorazione dei pastori dipinta a lume di notte per l’altare principale della sua cappella in Santa Felicita a Firenze, rimasta “vittima” dell’attentato mafioso degli Uffizi del 1993. La mostra “Gherardo delle Notti. Quadri bizzarrissimi e cene allegre” presenta quasi tutti i dipinti realizzati nel decennio di permanenza in Italia a partire dalle tele conviviali fiorentine – Cena con sponsali, Buona ventura, Cena con suonatore di liuto – e il Cristo dinanzi a Caifa appartenuto a Vincenzo Giustiniani, ora alla National Gallery di Londra. Curiose le pale d’altare, tra le quali la genovese Santa Teresa incoronata da Cristo per la chiesa di Sant’Anna, la Decollazione del Battista per Santa Maria della Scala a Roma e la grande tela Madonna in gloria con i Santi Francesco e Bonaventura del 1618 per la chiesa dei Cappuccini di Albano. Inoltre, le opere esposte del Maestro del lume di candela, di Trophime Bigot, Giovan Francesco Guerrieri, Francesco Rustici, Rutilio Manetti, Adam de Coster, Mathias Stomer, Domenico Fiasella, Paolo Guidotti e Abraham Bloemaert, maestro di Honthorst, documentano l’influenza esercitata da Gherardo sul filone della pittura a lume di notte. Completa l’esposizione il confronto con opere di alcuni artisti attivi sulla scena romana, tra essi i suoi concittadini Dirck van Baburen e Hendrick Terbrugghen, lo Spadarino e Bartolomeo Manfredi, autore di scene conviviali e in conclusione il Cavadenti della Galleria Palatina, dipinto da Caravaggio nel 1609 che Gherardo delle Notti cita in almeno tre dipinti. (Nell’immagine: Gherardo delle Notti, Cena con suonatore di liuto) Mostra: Gherardo delle Notti. Quadri bizzarrissimi e cene allegre Sede: Firenze, Galleria degli Uffizi Periodo: 10 febbraio – 24 maggio Orario: da martedì a domenica, dalle 8,15 alle 18,50 Ingresso: intero € 8, ridotto € 4 Catalogo: Giunti Tempo Libero Gennaio/ Febbraio 2015

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Libreria

Silvana Paruolo

Introduzione all'Unione Europea Oltre la sfida del 2014 di R.R.

“Introduzione all'Unione Europea. Oltre la sfida del 2014”di Silvana Paruolo, con i suoi 12 Capitoli, non è un mero manuale, benché non manchi di sistematicità. E' un bel libro da leggere (e da consultare) se si vuol capire - attraverso uno sguardo dall'esterno - cos'è l'Unione europea, quando e perché è nata, come funziona, cosa fa, quali sono le sue politiche e specificità, cosa vuole realizzare, quali dibattiti suscita in un contesto di crisi e di virulenti populismi (su cui il libro pure si sofferma, insieme ad un'analisi delle elezioni europe del 2014), e - soprattutto - come si relaziona, in un globo alla ricerca di un nuovo ordine mondiale, rispetto al resto del mondo. Per chi volesse leggerne l'indice, si rinvia a http:// appuntamentieuropei.wordpress.com.

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Cronache di ordinario razzismo Terzo libro bianco sul razzismo in Italia A circa tre anni dalla pubblicazione del Secondo Libro Bianco, l’associazione Lunaria ripercorre le Cronache di ordinario razzismo denunciando l’evoluzione delle molteplici forme di razzismo nel nostro Paese, dalle discriminazione istituzionali alle stigmatizzazioni mediatiche, dalle violenze fisiche alla retorica politica, con lo sguardo rivolto anche all’Europa di cui le ultime elezioni hanno svelato pulsioni nazionaliste, xenofobe e populiste. Un testo, interessante e puntuale, che da seguito a quello avviato nel 2007, grazie all’analisi di duemilacinquecentosessantasei casi di discriminazioni e violenze razziste documentati in un database on-line tra l’1 settembre 2011 e il 31 luglio 2014. Un lavoro di monitoraggio che riporta casi di razzismo quotidiano senza confini e senza anticorpi culturali, sociali, politici e istituzionali per arginarlo. L’obiettivo del Terzo Libro Bianco di Lunaria, concepito come uno strumento di lavoro di chi ne vorrà disporre, è quello di contribuire allo sviluppo della cultura dell’eguaglianza, basata sulla conoscenza, sul confronto, sull’analisi. Hanno contribuito al testo: Paola Andrisani, Sergio Bontempelli, Guido Caldiron, Serena Chiodo, Daniela Consoli, Giuseppe Faso, Grazia Naletto, Enrico Pugliese, Annamaria Rivera, Maurizia Russo Spena, Duccio Zola.

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Enogastronomia

Cenci alla Toscana I Cenci sono un tipico dolce di carnevale, conosciuti in tutta Italia con diversi nomi: cenci, galani, frappe oppure chiacchiere, comunque e ovunque sono sempre deliziosi. Possono anche essere farciti con crema, ricotta, marmellata o cioccolato. Vi proponiamo la ricetta per la preparazione alla maniera toscana. Ingredienti: farina di grano tenero tipo 00: 300 gr; Burro: 50 gr; Uova: 2; Liquore alchermes (o essenza): 2; cucchiai Zucchero: 2; cucchiai Sale: un pizzico; Olio per fritture: abbondante Zucchero (preferibilmente vanigliato) per spolverizzare. Procedimento per la preparazione: dentro un contenitore a bocca larga o meglio in una superficie levigata impastare la farina disposta a fontana con il burro, le uova, l'alchermes, lo zucchero, il sale; lavorare l'impasto fino ad ottenere un composto compatto, elastico ed omogeneo; modellare il tutto a forma di palla e coperto da un canovaccio fare riposare per circa un'ora. Stendere l'impasto, tirare una sfoglia molto sottile con il mattarello o con l’aiuto della macchinetta e tagliarla a striscioline lunghe 7-8 cm e larghe 3 cm. Friggere queste strisce (semplici o intrecciate) un pò alla volta in abbondante olio caldo e, quando avranno assunto un colore dorato, toglierle dall'olio, scolarle e riporle su carta assorbente. Infine, passate in un vassoio e spolverate con lo zucchero, preferibilmente a velo vanigliato, potete servirli ancora caldi o anche freddi.

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Aderire alla FITeL Perché conviene? Il socio FITeL è consapevole di fare un gesto speciale per valorizzare il tempo libero che, soprattutto in tempi di crisi, diventa sempre più difficile gestire. I Soci sono l’anima della nostra Associazione perchè è grazie a loro che possiamo dare vita ai tanti progetti ed iniziative a l i v e l l o n a z i o n a l e e t e r r i t o r i a l e . Con la tua Tessera FITeL potrai essere protagonista ed accedere alle molteplici attività e servizi: •

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affermare e promuovere il valore e il ruolo del tempo libero quale elemento di crescita per l’individuo come singolo e nelle aggregazioni sociali; favorire l’interscambio oggettivo e soggettivo tra i componenti degli organismi affiliati (Cral, Crt e Associazioni) nell’osservanza delle singole autonomie associative e nel rispetto delle comunità internazionali democratiche; rappresentare gli organismi associati nei confronti dei terzi, a livello locale, nazionale ed internazionale; sviluppare e tutelare le istanze ed i programmi promozionali indirizzati all’affermazione dell’associazionismo di promozione sociale; promuovere progetti e servizi per la cultura, lo sport e il turismo sociale, anche con finanziamento pubblico e/o comunitario; usufruire dell’assistenza fiscale e legale con un’offerta vasta e personalizzata in base all’esigenze dei soci; stipulare convenzioni, ai sensi della legislazione vigente, con altre Istituzioni pubbliche e/o private, ivi comprese quelle derivanti dalla contrattazione collettiva.

Inoltre, l’adesione a FITeL permetterà di avere accesso alle nostre proposte, pubblicazioni, iniziative e servizi scaricabili direttamente dal portale www.fitel.it . 69


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