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La svedese

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Troppo giovani

Troppo giovani

Era bionda e aveva lo sguardo tondo e inespressivo dello squalo azzurro (per chi non lo conosce; chi lo ha visto da vicino sa che non è inespressivo per niente). Mi dissero che era svedese. E credo sapesse di essere notata solo perché evidentemente straniera. Forse era il modo che aveva trovato per essere speciale, anche quando nulla in lei lo era. Quando vidi il ragazzo a cui si accompagnava fui stupito. Basso, robusto, scuro, decisamente brutto, tanto quanto lei era bellissima. Mi dissero che era spagnolo. Mi chiesi se fosse proprio quello che l’ aveva colpita. Non ho potuto fare a meno di pensare che il loro farsi compagnia fosse tutto dovuto alla reciproca voglia di esotismo. Poi successe qualcosa di strano. Anzitutto, lo spagnolo si inginocchiò improvvisamente davanti alla svedese, a mani giunte, pregandola in un pastrocchio di lingua che non riuscivo a riconoscere. Se all’inizio nessuno ci fece caso, era perché parlava piano. Ma quando iniziò a urlare fummo costretti a voltarci, tutti noi nel bar, e chiederci che diamine stesse succedendo. Mi resi conto che il poveretto non stava parlando spagnolo come mi aspettavo, ma svedese con un terrificante accento spagnolo. Ecco perché non ci capivo nulla. Lei da parte sua scuoteva dolcemente la testa, sorrideva scoprendo i denti bianchissimi come coltelli di porcellana, e gli carezzava la testa – ma non proferiva parola. - Bisogna che diciamo al buttafuori di liberarsi di questi due, disse il mio vicino al bancone. - Non preoccuparti, gli risposi. – Sento che è un crescendo. - Un che? - Stiamo per esplodere. Vedrai. Di lì a pochi secondi la svedese afferrò le spalle del suo compagno, ed esibendo una forza che non le sospettavo lo costrinse a rovesciarsi sul dorso. Lui non oppose resistenza, fissandola come ipnotizzato e lacrimando copiosamente, il suo respiro un incessante su-egiù del torace. La svedese allora, approfittando di questo suo stato catatonico, gli tirò giù i pantaloni. Notammo con sgomento due membri di straordinaria lunghezza, identici, che ballonzolavano all’ aria come punti esclamativi senza la frase prima. La donna ne parve compiaciuta, ma non stupita; si calò i pantaloni pure lei, e afferrando uno dei due membri come fosse la leva del cambio di una macchina, si sedette a cavalcioni sul compagno e inserì il membro nella sua vagina. L’ altra nerchia, rimasta orfana, continuò a oscillare, come presa dallo sconforto. Non ricordo chi ha descritto il coito dei leoni come ‘breve e meccanico ’ . Forse era in Bridget Jones. Per questi due fu più o meno lo stesso. Dopo mezzo minuto, forse un minuto intero, in cui la svedese si muoveva come uno stantuffo avanti e indietro sulla sua cavalcatura, la cavalcatura di cui in oggetto – il povero spagnolo – gridò AY MADRE DE DIOS e inarcò il bacino con violenza. Così facendo, e lavorando di addominali in un unico guizzo, sollevò le gambe in aria, mostrando la nerchia mostruosa che pompava all’interno dell’ opercolo della svedese. Ma quale non fu la nostra sorpresa quando, dopo che la nerchia ebbe finito di pompare, la vagina della svedese si dilatò del triplo della sua precedente estensione: e qualcosa strisciò dall’interno del ventre della donna fin dentro il membro dello spagnolo, percorrendolo in senso inverso, e rintanandosi nel ventre di lui.

Lo spagnolo ricadde infine a terra con tutto il suo corpo, canticchiando in una specie di sopore comatoso non so che canzonetta di casa sua una cosa piena di ay, dolhor, amor hermoso, llegar e volver. Il suo bacino si muoveva debolmente. All’interno del suo ventre qualcosa ribolliva e borbottava. La sua compagna, rialzatasi i pantaloni, si voltò verso di noi e disse, senza troppe cerimonie, anzi con un marcato accento svedese: - La fecondazione è andata a buon fine. Ora dovete essere rapidi e metterlo in una vasca di acqua calda, anche un idromassaggio va bene. O sennò al mare, dato che siamo a Napoli ed è caldo. E dovete stare vicini a lui e nutrirlo – lui non ve lo chiederà perché sarà in coma fino alla schiusa delle uova. - Quali uova…?, chiese uno con il suo gin tonic sospeso a mezz ’ aria. - Quelle che ha dentro di sé. Quelle che ha fecondato con la sua sbobba e poi io gli ho passato perché le incubasse, rispose lei senza farci caso. – Il maschio va sempre incontro a questo cambiamento di metabolismo per i due mesi dell’incubazione. Diventa torpido e non risponde agli stimoli finché le uova non si schiudono e i piccoli escono dalla tasca ventrale. Quando partorirà, lasciate pure i piccoli a nuotare nel mare – o portateceli, se avrete messo il maschio in una vasca. Bene, direi che non manca nulla. Ah, sì: quando saranno nati, mandatemi una mail e qualche foto, mi farà piacere. Vi lascio l’indirizzo. E prese a scrivere su un foglietto di carta. - Signora, credo che a tutti noi sia sfuggito qualcosa di quello che abbiamo visto, interloquì una ragazza cercando di non vomitare il suo cocktail. La donna si fermò. - Nessuno di voi ha mai fatto sesso con una svedese? Ci guardammo. - No, risposi a nome di tutti. - Bè, questo è quello che succede quando lo fate, riprese lei spazientita. – Tanto vale che lo sappiate, casomai andaste in vacanza in Svezia un giorno. E, lasciata la sua email su un pezzetto di carta al bancone del bar, se ne andò. Il signore col gin tonic sospeso in aria lo bevve tutto d’ un fiato, e nel silenzio generale chiese ad alta voce: - Ma quindi tutti gli spagnoli hanno due peni?

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