USA 2011

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USA 2011: 5700 km alla scoperta dei parchi americani

Partecipanti: Alberto Casagrande e Barbara Grillo Viaggio dal 7 al 23 giugno 2011 IL VIAGGIO: 08-06-11: Denver - Moab, Km 735 09-06-11: Moab - Kajenta, Km 473 10-06-11: Kaienta - Holbrook, Km 415 11-06-11: Holbrook - Flagstaff, Km 390 12-06-11: Flagstaff - Cameron, Km 255 13-06-11: Cameron - Grand Canyon-Page, Km 360 14-06-11: Page - Kanab, Km 360 15-06-11: Kanab - Bryce Canyon, Km 372 16-06-11: Bryce Canyon - Torrey, Km 292 17-06-11: Torrey - Cortez, Km 562 18-06-11: Cortez - Montrose, Km 343 19-06-11: Montrose - Woodland park, Km 440 20-06-11: Woodland park - Denver , Km 276 21-06-11: Denver - Rocky Mountains - Denver, Km 410


IN BREVE: Questo viaggio nasce prima di tutto quale realizzazione dell’American Dream e in secondo luogo come ricerca di una alternativa all’Africa visto le problematiche in cui questo amato continente ora si trova. Non si può paragonare all’esperienza africana, sono due cose belle a sé stanti. America è però sempre America! Entrambe hanno la caratteristica di avere grandi spazi aperti, con l’unica differenza che negli USA tutto quello che vuoi vedere è facilmente accessibile grazie alle strade asfaltate e alle aree attrezzate. Abbiamo visitato l’area a maggiore concentrazione di parchi negli USA. Esistono infatti parchi statali, nazionali e monumentali che si distinguono per essere stati proclamati con accordi o in congressi in tempi differenti. I primi due in tempi più recenti, mente i monumentali sono stati stabiliti agli inizi del 1900. Un po’ per caso o per volontà abbiamo quindi visto: Arches Park, Monument Valley, Glen Canyon, Petrified Forest, Wainut Canyon Sunset Park, Grand Canyon, Antelope Canyon, Zion Park, Bryce Canyon, Capitol Reef Park, Natural Bridges Park, Mesa Verde Park, Black Canyon Park, Rocky Mountains Park. Tutte le info su http://www.nps.gov/index.htm e http://www.navajonationparks.org/parks.htm. Geologicamente parlando queste aree non sono altro che un “arenarialand” e un “vulcanoland”. Ci sono piste dedicate a fuoristrada e quod, ma il paesaggio è apprezzabile anche con una macchina normale. E’ possibile noleggiare per circa 240 dollari un fuoristrada con cambio automatico a Moab per esempio e andare dove si vuole. L’America è un grande parco giochi per chi ha soldi. Ce né per tutti i gusti e tasche. Quasi tutto si può, ma tutto si paga. E’ comunque un viaggio che una volta nella vita va fatto assolutamente! 07 giugno 2011: Venezia - Philadelphia – Denver Partiamo da Venezia alle 11 di mattina. Ovviamente tra i tanti all’imbarco perquisiscono solo me! Inizia il giorno più lungo della mia vita: 32 ore prima di imbustare il mio scheletro tra comode lenzuola americane. Mi rendo veramente conto del peso del fuso solo durante il volo, soprattutto quando a Philadelphia tentiamo invano di capire che ore sono. Gli orologi sono oggetti preziosi non diffusi nell’aeroporto. Avevamo la sensazione di essere in ritardo invece eravamo puntuali. Basta tirare avanti l’orologio di 6 ore. Restiamo in coda in dogana una ora e mezza con mini interrogatorio, foto e scansione delle mani. E’ tutto molto grande e funzionale per quanto mi riguarda, oltre l’immaginario. Arrivati a Denver bisogna tirare indietro l’orologio ancora di due ore e localmente sono le 20.30. La crisi di sonno avanza. Il bus navetta in 10 minuti ci porta direttamente alla sede dell’autonoleggio Dollar. Qui, stipulato il contratto, partiamo all’insegna dell’avventura americana con un Dodge Charger SXT. 08-06-11: Denver-Moab, Km 735 Notte insonne. Partiamo alle 5.30, colazione in una stazione di servizio con cappuccino e mupphins. Ci spariamo i 600 km fino a Moab. Arriviamo alle 13 dopo aver attraversato le montagne rocciose con passi a 3000 metri dove ancora sciano! Rimaniamo sbalorditi dal vedere come i fuoristrada trainano roulotte e i camper i fuoristrada con a seguito magari il carrello e la barca… decisamente impensabile in Italia! Bei paesaggi di montagna fino alle praterie dello Utah. Il cambio di stato è nettamente visibile sia dal paesaggio che dalla strada in quanto gli autogrill spariscono, il territorio


diventa più desertico e si vedono i cani della prateria spuntare dai prati aridi. Tanto per tentare paragoni il paesaggio è un misto tra l’Atlante marocchino e la zona libica di Gharian. Il percorso segue il fiume Colorado che poco colorado è: pare infatti in piena visto il colore marrone e tratti residui di esondazione. La particolarità di questi posti è se piove a centinaia di chilometri, il fiume va in piena nei tratti desertici e può essere pericoloso entrare nelle vallate senza saperne le evoluzioni climatiche anche a distanze notevoli. Il problema più grosso è per chi si avventura in rafting o in passeggiata non accompagnate. E’ piuttosto imprevedibile. Il Colorado inizia a inforrarsi a Cisco con spettacolari insenature e la strada o la ferrovia quasi corrono a pelo d’acqua. Ogni tanto compaiono tratti verdeggianti con i caratteristici ranch. Una volta a Moab ci facciamo prendere dalla voglia matta di uno schifoso panino da McDonald, perché almeno sai cosa mangi! La città è fortemente turistica, piena di attrattive e fatta per chi ha soldi da spendere in divertimenti con il quoad, fuoristrada, canoa, arrampicata. Ce né per tutti i gusti! Un noleggio auto qui costa sui 240 dollari assicurazione compresa e puoi andare dove si vuole. Cerchiamo invano il telo per il nostro Jeep CJ7, ma non ci sono pezzi originali, al massimo te li fanno arrivare in due giorni dalla California. I prezzi sono simili a quelli che si trovano in internet. Andiamo a visitare Arches Park (http://www.nps.gov/arch/index.htm). In circa 3 ore di macchina si visitano i 40 km di panorama tranquillamente, ma se si vuole vedere veramente gli archi si devono affrontare dei sentieri sotto un caldo boia, poco proponibile per noi. Il caldo è spossante e ci accontentiamo della vista dal finestrino. Archi, pinnacoli, colline in arenaria dalla evidente stratificazione incrociata: Ci sono molte aree di sosta adibite a campeggio. Facciamo un giretto per Moab fino a trovare la rampa del mitico Lion’s Pak osannata sul canale Nuvolari. Da qui ci infiliamo in alcune vie sterrate tanto per testare il Dodge. 09-06-11: Moab-Kayenta, Km 473 Ci svegliamo presto e andiamo a vedere l’alba a Potash, dove non resistiamo a provare lo sterrato con il Dodge. A Moab facciamo spesa prima di proseguire. Il supermarket mi disorienta con tutte quelle scatolette! Pasticceria, frutta e verdura si imbustano senza pesare, fanno tutto loro alla cassa. Le bottiglie di acqua sono poco diffuse, soprattutto la gassata, qui vanno a gallone che corrisponde a 3,8 litri e costa un dollaro. Dopo circa una mezza oretta da Moab ci fermiamo a visitare la casa nella roccia, Hole in the Rock. Hanno scavato nella montagna di arenaria un bel appartamento con tanto di caminetto. Non si può filmare e si visita a partire dal negozietto. Molto suggestivo e singolare. Merita la sosta. Ci fermiamo a Bluff a vedere le Twin Towers, due torri rocciose sopra il Trading Post di Bluff. Pranziamo qui dove mangiamo per la prima volta il pane fritto indiano e uno squisito minestrone. Il posto migliore dove abbiamo mangiato per neanche 20 dollari! Eccezionale!


Dopo qualche ora ci compare all’orizzonte la mitica Monument Valley (http://www.navajonationparks.org/htm/monumentvalley.htm). La strada è ampia, dritta, scenica. Per visitare questa vallata che poco ha a che fare con una valle, si entra in territorio Navajo e si paga 5 dollari a testa. La strada è sterrata e un po’ disastrata, ma basta andare a piano ed è fattibile per tutti i mezzi. Infatti troviamo molto traffico. Il tramonto è molto suggestivo. Avevamo programmato un percorso che al momento abbiamo dovuto abortire perché non consentito ai turisti con mezzi propri. Visitiamo anche il centro visite dove troviamo un po’ di bel artigiano indiano, anche se decisamente molto costoso. Un tappeto di medie dimensioni si aggira sui 2500 dollari! Diciamo che non c’è paragone con la tappezzeria nord-africana! La parte meridionale della Monument Valley funge in pratica da confine tra Utah e Arizona. Andiamo a Kayenta pensando di trovare un motel, ma l’unico che aveva posti sparava prezzi dai 100 euro in su. Deviamo verso Chynle e imprecando contro la filosofia americana di non creare piazzole di sosta, finalmente troviamo uno slargo da cantiere e dormiamo in macchina. Appena cala la notte si accendono le luci delle case (container-roulotte) indiane: sembrano lucciole ferme nel buio a distanze notevoli le une dalle altre. Gli indiani hanno proprio un senso dello spazio decisamente allargato! 10-06-11: Kayenta - Holbrook, Km 415 Arriviamo a Chyle pensando di trovare un posto per la colazione e ci consoliamo in un Burger King. E’ un paese piuttosto sperso con un paio di motel. Visitiamo Chelly Park (http://www.nps.gov/cach/index.htm). Siamo in piena riserva dei Navajo. Ci sono diversi punti panoramici sul canyon, sul fondo è tutto verde e coltivato. Sui luoghi più interessanti si trovano spesso gli indiani che vendono souvenirs artigianali. Conosciamo Christina, una indiana che ci racconta la difficoltà del sopravvivere in questa natura cosi selvaggia ma cosi bella. Ci dice che alle volte manca l’acqua o che addirittura qualcuno non ce l’ha. Hanno grossi problemi a mandare a scuola i figli. In pratica i veri poveri di queste zone sono proprio gli indiani e per noi questa è stata proprio una triste scoperta. Ci spiega che i tappeti costano poco in partenza, ma inseriti nel mercato il loro prezzo lievita perché li comprano i “signori del petrolio”. Nonostante i problemi a vivere in un posto cosi difficile, a loro piace stare lì e se anche vanno a lavorare nelle grandi città, poi ritornano. Il fatto che siano poveri diventa lampante nella riserva Hopi, gli indiani più massacrati in passato rispetto ai Navajo. Stanno raggruppati in alcuni paesetti. Passiamo per Keami Canyon, Polacca. Vivono nei container e sembrano purtroppo l’equivalente dei nostri zingari. Per chilometri non si trova niente fino all’incrocio con al storica Route 66, dove facciamo gasolio e pranziamo in stazione di servizio. Solo 42 °C. Troppo caldo per noi e rimaniamo a riposarci in motel. 11-06-11: Holbrook - Flagstaff, Km 390 L’accesso alla Foresta pietrificata (http://www.nps.gov/pefo/index.htm) è possibile solo dalle 7.00 in poi e qui osservano l’orario della California, quindi una ora in meno rispetto allo Utah, Le sbarre si alzano 10 minuti prima dell’orario e quando ci presentiamo alla seconda sbarra la ranger, una signora sessantenne grassa e antipatica sullo stile Rottermayer, ci snobba perché siamo 7 minuti in


anticipo. La avrei pestata! Obbediamo e dopo le raccomandazioni a non prelevare sassi, finalmente visitiamo anche questo parco. Il Painted Desert poco merita a dir la verità, invece i canyon bianchi e viola con i tronchi sulla cima iniziano a far valere il viaggio fino a qui. Ci sono diversi ranger che sorvegliano il territorio. Il piacere della visita raggiunge il suo culmine nella zona più ricca di tronchi. Molti hanno dimensioni notevoli e la silicizzazione (cioè la pietrificazione del legno) assume stupendi colori negli anelli come se fossero stati appena tagliati. Gli alberi sono molto lunghi, decisamente più spettacolari di quelli che abbiamo trovato in tanti viaggi africani. Visitiamo anche il museo, che spesso è scambiato o affiancato al negozietto coi souvenirs. Mediamente il negozio infatti è sempre più grande del centro didattico. Oltre alle spiegazioni sulla pietrificazione degli alberi, si trovano anche quelle relative ai dinosauri. Senza pranzare ci dirigiamo al Meteor Crater (http://www.meteorcrater.com/). Ce lo aspettavamo più grande. Ci si arriva direttamente in macchina. Paradossalmente è privato e si paga 15 dollari a testa per entrare. C’è un centro visitatori molto ben attrezzato, con un museo sulle meteoriti decisamente ricco, interattivo e interessante. Ci dirigiamo a Flagstaff. Visto che siamo sempre in anticipo sul programma, passiamo a visitare Walnut Canyon (http://www.nps.gov/waca/index.htm), un parco nazionale monumentale in quanto istituito da un vecchio accordo antecedente il 1900. E’ pazzesco come in breve distanza e tempo si possa passare dal deserto più torrido, alla foresta di alta quota. Infatti dove finiscono le rocce sedimentarie e iniziano le vulcaniche, il paesaggio cambia decisamente. Il parco di Walnut è una bella e suggestiva sorpresa: si scendono 240 scalini lungo un fianco del canyon fino ad arrivare allo strato, dove gli indiani Anasazi hanno costruito un vero e proprio villaggio incastonato nella roccia. E’ un sito archeologico molto interessante anche se piccolo. E’ solo uno dei tanti esempi di insediamenti, abitato fino a 100 anni fa. Durante il nostro viaggio ne vedremo di altri, ma la visita qui si rivela una piacevole e inaspettata scoperta. Dal punto di vista geologico hanno costruito sul contatto tra arenaria e calcare, che presenta tanti piccoli geodi luccicanti di quarzo. Colpisce la stratificazione incrociata della arenaria bianca. Sul tardo pomeriggio arriviamo a Flagstaff dove cerchiamo invano il telo per il Jeep. Passiamo a visitare il Sunset Crater Park (http://www.nps.gov/sucr/index.htm), una foresta in area vulcanica. Tutta la zona di Flagstaff è montuosa e il monte principale è il San Francesco. Il museo del parco è interattivo e grazie ad un plastico sull’area comprendiamo le diverse età delle eruzioni vulcaniche pigiano un bottone che fa accendere in tempi diversi le cime di questo gruppo montuoso. Facciamo una passeggiata lungo il sentiero principale sotto il Sunset: è alto 300 metri e arriva a 2400 metri di quota con un cratere fondo 90 metri. Ha eruttato fino a 1000 anni fa e gli indiani ne documentano sui vasi l’evento. 12-06-11: Flagstaff - Cameron, Km 255


Attraversiamo la foresta di Coconico e con nostro dispiacere scopriamo che gli incendi la hanno devastata. E non è l’unica. Quasi tutti i parchi sono stati distrutti. Decidiamo di andare a fare una passeggiata di un paio di ore nel cratere Red Mountain accompagnati da un concerto di cicale. Questo vulcano ha eruttato 100000 anni fa e presenta un bel fianco di lava erosa a calanchi. Arrivati a Valle visitiamo il suggestivo Trading Post, dove vendono tappeti a prezzi molto più convenienti che altri posti. In media il 25% in meno che nel villaggio del Grand Canyon. Oltre la strada si trova un camping dedicato ai Flintstones. La visita costa 5 dollari e il giardino è una sorta di set preistorico molto simpatico. Pranziamo qui con un hamburger e patatine. E arriva il momento di lui, del signore di tutti i canyon: il Grand Canyon. Entriamo da ovest nel villaggio, dove arriva anche il treno. Alberto mi accompagna sul bordo a occhi chiusi. Quando li apro l’emozione è grande: uno spettacolo della natura da brivido! Per caso capitiamo pure proprio nel momento in cui un gruppo di animatori indiani si esibisce in alcuni balli tipici. L’atmosfera è molto suggestiva e il loro canto si perde nel canyon riportandoci indietro nel tempo. Sono le ore 13.30 e si esibiscono per circa una ora.

Tutto il villaggio è ricco di attrattive. I prezzi decisamente elevati! Nei vari negozietti si vendono addirittura souvenirs del Marocco: i fossili ortoceratidi affusolati non sono americani! Vistiamo anche il museo geologico, che si presta molto bene anche per un pubblico di non esperti. E’ tutto ben illustrato con plastici, immagini e sezioni. La strada panoramica si estende per circa 30 km verso Est e i punti più belli sono quelli nei pressi del Desert View: qui infatti si vede il Colorado provenire da Nord e curvare a Ovest e lo si può ammirare con una luce del pomeriggio molto meglio che dal villaggio. Merita la visita anche la torre panoramica, costruita nei primi del ‘900 per avere una veduta più ampia del canyon, decorata internamente da dipinti indiani. Purtroppo il campeggio è pieno e così decidiamo di andare a Camerun distante una sessantina di chilometri, che si rivela essere solo un Trading Post tipo centro commerciale, con roba poco originale, fornito anche di ristorante e lodge da 190 dollari! Merita la visita solo la gallery di oggetti originali degli indiani in vendita a prezzi sbalorditivi: 13000 euro un paio di scarpe in pelle di fine ‘800 e quasi 100000 euro per un tappeto. Andiamo a dormire 20 km più a Sud al motel Anasazi Inn, ben tenuto nonostante sembri in disuso. Ci mancano solo i cespugli che rotolano con il vento e pare proprio un film! Purtroppo al telegiornale si parla di incendi a Sud di Albuquerque tra Arizona e New Messico: è un problema molto diffuso qui. 13-06-11: Cameron - Grand Canyon-Page, Km 360


Ritorniamo al Grand Cayon alla mattina presto per fare foto con luce diversa. Il panorama è sempre mozzafiato e non stanca vederlo più volte. Per caso incontriamo un bizzarro personaggio dell’Idaho che si fa il giro degli USA con una fatiscente macchina auto costruita dal motore Toyota. Purtroppo ci tocca salutare questa meraviglia della natura e ci dirigiamo verso Page. Il tragitto è molto bello. Bei colori. Poco prima di Page ci fermiamo al Horsehead bend: consiste in un ampio meandro del Colorado dal colore bluverde intenso in forte contrasto con l’arenaria del plateau. Lo si raggiunge in 20 minuti dal parcheggio e sotto il sole cocente di mezzogiorno non è proprio una passeggiata piacevole! Molte le lucertole gialle che trovano rifugio nei cespugli. Sul fondo del canyon le barche fanno la loro gita. Molto interessante la laminazione incrociata dell’arenaria color mattone. Arrivati a Page ci rendiamo conto che l’Antelope Canyon è casa dei Navajo. Per visitare l’Upper si deve prenotare in anticipo e si pagano 36 dollari partendo dal paese con un fuoristrada bigfoot. Per visitare il Lower invece si va direttamente sul posto e si paga 26 dollari. Se si va nello stesso giorno in entrambi, si possono risparmiare 6 dollari del permesso. Siamo tardi e prenotiamo quindi la visita all’Upper per la mattina dopo, mentre riusciamo ad andare a vedere il Lower. Siamo accompagnati da un giovane indiano lungo un percorso attrezzato con scale in ferro. In zona si contano 5 canyon simili. Il Lower è lungo 400 metri e la visita dura 45 minuti. La forra si presenta come una improvvisa e stretta fessura nella roccia, subito dopo alcune impronte di dinosauro. Sono luoghi soggetti a piene improvvise e la sabbia del fondo viene buttata dentro dalla superficie per facilitare la camminata dopo le piogge abbondanti. Durante il giro incontriamo altri gruppetti accompagnati da guide che suonano il flauto o la chitarra. La musica rende il luogo ancora più suggestivo. 14-06-11: Page - Kanab, Km 360 Al mattino andiamo a vistare il Lake Powell, un lago artificiale formato da una diga circa 50 anni fa attorno al quale si è creata una ampia area ricreativa con molte barche. Dal centro visitatori del Glen Canyon si può andare a vedere tutto l’impianto, oltre che una ala con pannelli esplicativi. A metà mattina andiamo a fare la visita all’Antelope canyon Upper partendo con un fuoristrada Big Foot dall’agenzia di Page (http://www.navajonationparks.org/htm/antelop ecanyon.htm#uac). Siamo in media 12-14 persone per macchina. Il tragitto fino alla forra dura 20 minuti e comprende un pezzo di asfalto e poi un pista sabbiosa. Molto divertente! L’autista ci fa anche da guida e si chiama Bruce. Il tutto dura una ora e mezza. Fantastici motori e simpatici ragazzi indiani, che si imbarazzano coi complimenti. Il canyon è lungo circa 200 metri. Ogni giro offre effetti luminosi diversi: per fortuna riusciamo a vedere il fascio di luce che entra nel buio creando un suggestivo effetto finestra nell’oscurità. Bruce ci indica i posti migliori per far belle foto lanciando anche la sabbia su una insenatura per vedere l’effetto in caduta, quasi come una clessidra aperta. Ci dice che le piene sono


estive e improvvise, talvolta hanno fatto anche morti. Il momento migliore per far foto particolari è il giro delle 11.30 perché prima è troppo buio. Andiamo verso Vermillion Cliff pensando che sia una cosa fattibile, ma ci rendiamo conto che in realtà è tutta la scarpata rocciosa alla nostra destra, tutta colorata. Non è un luogo vistabile a bordo di una macchina. La parte più bella è il Coyote Butter, il luogo che compare in tutte le riviste con l’arenaria a righe bianche-rosa, ma serve la prenotazione ad estrazione per visitarlo: è un posto da preservare e richiede un giorno di camminata visto che sono 10 km di percorso andata/ritorno! Per visitare Fee Ferries, da dove partono le barche, si devono pagare 15 dollari come all’Antelope Point e rinunciamo. Considerato che da questa parte non si vede il parco, ritorniamo a Page in direzione Kanab. Questo percorso si rivela molto ben colorato. Lasciato il Lake Powell entriamo in Utah. Ci fermiamo a fare una passeggiata nel Grainstairs Escalante. Il sentiero parte vicino alla strada, è lungo 800 metri e in una ora si va e si torna sotto un caldo cocente. Il paesaggio merita: si cammina lungo un torrente fossile di argilliti/arenarie con calanchi sui fianchi prima a colori rosso mattone, poi bianco candido con dei pinnacoli rocciosi singolari e curiosi. La sabbia grossa fa da cappello a quella più fina sottostante. Arriviamo a Kanab, bella e vivace cittadina che fu luogo di molti film western. Alcuni locali ricordano il vecchio West. Presso il Trading Post c’è un Set Museum dove spesso fanno animazione o ritrovi country. Se piace lo stile Western, qui si trovano belle e convenienti giacche con le frange e stivali. 15-06-11: Kanab - Bryce Canyon, Km 372 Non riusciamo a visitare la grotta Moque perché apre più tardi e la strada per Coral Dune è chiusa per manutenzione. Deviamo per Canyon Kanab, che scopriamo essere una vallata tutta dedicata agli animali domestici con strutture vacanza, cliniche e anche un cimitero. Passato il paese fino a Elvenirk il cellulare non prende e passano alcune ore. Il paesaggio a colline bianche e rosse erose preannuncia i parchi che stiamo per visitare. Il Zion Park (http://www.nps.gov/zion/index.htm) preso da ovest si presenta con montagne di arenaria colorate bianche-rosa-rosse dalla evidente stratificazione incrociata. Dal punto di vista geologico sono spettacolari perché rappresentano antiche dune di un grande deserto, un po’ come vedere l’attuale Sahara pietrificato. Si passa qualche tornante e una lunga galleria che porta alla vallata e al centro visitatori. Pare quasi di essere su un passo delle Dolomiti. Questo parco è meglio apprezzato solo se si prende il bus navetta per visitare la valle chiusa al traffico pubblico, altrimenti potrebbe risultare poco interessante. Ci sono sentieri e luoghi molto belli da vedere avendo una giornata di tempo. Arrivati a Elvernik prendiamo l’autostrada per Cedar City. Il paesaggio è molto verde con animali al pascolo, ampie vallate dal fondo piatto e cime innevate. Visitiamo Kolob Canyon che fa sempre parte del Zion Park. La strada è molto panoramica. Ci sono molti sentieri anche qui, che volendo conducono al centro visitatori del Zion Park.


Arrivati a Cedar City prendiamo la strada per Cedar Park, che si conduce fino a 3000 metri su montagne e altopiani di lava recente (1000 anni fa). Una delle eruzioni ha dato origine al Navayo Lake per sbarramento. Alcune strade sono ancora chiuse causa neve ed a Brian siamo costretti a tirare dritto e passare per Duck Creek, un bel villaggio di montagna da dove partono diverse piste solo per quoad, che qui si possono anche noleggiare. Scendiamo da queste quote verdi e fresche per dirigerci a Panguith. Lasciamo la vallata ampia, piatta e occupata da un fiume meandreggiante con belle anse, per visitare il Bryce Canyon Park: è uno spettacolo di cattedrali di roccia, un vero anfiteatro di guglie rosse/bianche! La luce del tramonto è quella più favorevole per fare foto. 16-06-11: Bryce Canyon - Torrey, Km 292 Visitiamo in lungo e largo Bryce Canyon per (http://www.nps.gov/brca/index.htm) concludere che il punto migliore dove ammirare questo panorama incredibile è Inspiration, Bryce Point, Fairland e Sunset. Purtroppo gran parte della foresta è stata incendiata e lo spettacolo è desolante e triste. Questo problema in America è proprio devastante e diffuso. Facciamo una passeggiata da Sunset Point intraprendendo il Navajo Loop, sentiero facile, piacevole, comodo lungo il quale ci si rende conto delle dimensioni dei pinnacoli di roccia dal basso. Soddisfatti anche di questo giretto, procediamo verso la Mossy Cave. Deludente per uno speleologo la passeggiata fino a qui perché la grotta consiste solo in un antro di risorgiva. Qui di bello c’è solo una cascatina: il paesaggio è cambiato negli ultimi 100 anni da quando i pionieri costruirono un canale di 10 miglia per convogliare l’acqua fino a Tropic. Percorriamo la Byway 12, una strada panoramica che attraversa l’area del parco di Escalante-Grain Staircase. Il paesaggio consiste in diversi plateau e scarpate molto colorati, dal bianco al rosso e grigio. Saltiamo l’entrata al parco in quanto serve tempo e un mezzo adatto allo sterrato, in quanto questo parco è tutto off-road. La strada continua però per qualche ora con un panorama abbastanza noioso e monotono fino a sfondare su una splendida vista su arenarie bianche e rosse. Da questo punto si prosegue lungo piacevoli tornanti che seguono la morfologia modellata a colline e plateau sempre colorati: sono tutte dune pietrificate! Passiamo per Boulder, che consiste in una area pianeggiante molto verde e con molte mucche. Il panorama dal passo a 2900 m sulla montagna di Boulder è molto suggestivo. Si vede il Bryce Canyon, le montagne di La Sal e tutti i canyon visitati, in pratica da qua si può ammirare tutto il giro fatto fino ad ora. In quota fa freddo, le montagne da questo versante sono soggette a inversione termica perché le betulle stanno a quota superiore rispetto agli abeti. Non ci fermiamo a visitare la foresta pietrificata di Escalante perché il parco è statale e il nostro pass non vale. Ci fermiamo in motel e fuori imperversa una bufera. Pianifichiamo il rientro tagliando verso sud-est per evitare le nuvole del brutto tempo. 17-06-11: Torrey - Cortez, Km 562 Vistiamo Capitol Reef Park (http://www.nps.gov/care/index.htm). Peccato che il tempo grigio non permette di valorizzare i colori. La strada segue tutta una grande scarpata colorata di tre formazioni geologiche diverse, che contengono la storia del passaggio da un ambiente di foreste a piane di


marea e poi deserto del Giurassico. Decidiamo di attraversare il parco andando fino a Gorge senza però soddisfazione. Da questa parte se non si ha un fuoristrada poco si gusta. Su consiglio dei gentilissimi ranger affrontiamo la strada sterrata per Bullfrog fattibile anche per auto normali. Questa permette di attraversare il cuore del parco e finisce al Lake Powell. In questo modo riusciamo a tagliare un bel percorso ed evitare le nuvole del brutto tempo. Dopo un lungo e panoramico tragitto attraverso la Water Pocket Valley impostata su una bella faglia arriviamo al traghetto di Hall Crossing che ci permette con 15 dollari di attraversare il lago in 20 minuti di barca. La vallata del Capitol Reef è decisamente bella nonostante alcuni tratti a toule ondulè. Se succedesse qualcosa, il ranger è sempre di ronda e ti verrebbero ad aiutare. I problemi lungo questa strada si verificano solo se piove. I colori sono un contrasto tra grigio e rosso cupo, che in condizione di luce sarebbero sicuramente ancora più affascinati. Sembra una vallata impostata su un sovrascorrimento, che attraversiamo fino in quota nel bivio Escalante - Boulder Villaggio Anasazi percorrendo dei tornanti panoramici. Questo è un percorso che merita sicuramente fare e lo si prende dall’entrata dell’Escalante-Park. Usciti da questa vallata, il percorso è sempre piacevole e panoramico, anche con il brutto tempo. Consiste in un continuo saliscendi su scarpate e plateau. Dopo più di una ora di strada sempre sotto le nuvole visitiamo Natural Bridges Park (http://www.nps.gov/nabr/index.htm), un parco monumentale con tre archi rocciosi spettacolari. E’ il luogo in assoluto dove si può ammirare il taglio di meandro del canyon. La strada attraversa i 14 km di parco, molto piacevoli con tre punti panoramici collegati tra loro da diversi sentieri ad anello. Solo scendendo sotto uno degli archi ci si rende conto delle dimensioni e si ammira meglio questo fenomeno. Decidiamo di deviare verso Bluff per cenare al Trading Post, dove mangiamo nuovamente bene. Da qui deviamo verso Montezuma, una città persa nel nulla sviluppata attorno al mercato del petrolio. Ci sono diverse pompe che vanno a gas o diesel. Da qui fino a Cortez inizia l’area archeologica tra le più interessanti dell’America che ha il suo esempio migliore con il Mesa Verde Park. Al bivio per Cortez decidiamo di deviare per i Four Corners in una corsa contro il tramonto. Il monumento dove Arizona, Colorado, Utah, New Messico si incontrano è in terra Navajo e si pagano 3 dollari a testa per entrare con orario dalle 7.00 alle 20.00. Riusciamo a passarci almeno una mezza oretta per le foto di rito. Ogni lato dei cantoni ha una fila di baracche degli indiani locali che vendono souvenirs. Cala il tramonto e arriviamo col buio a Cortez. Tutto il tragitto da Blanding fino a qui non ha strutture di accoglienza, è tutto molto selvaggio e disperso, tipico di un paesaggio da Far West. 18-06-11: Cortez - Montrose, Km 343 Su consiglio dei gestori del motel andiamo a visitare Mesa Verde Park (http://www.nps.gov/meve/index.htm), patrimonio mondiale dell’UNESCO per la sua importanza archeologica. E’ caratterizzato da alcuni insediamenti di antichi indiani dell’etnia Pueblo, anche ben conservati, che si trovano circa 30 metri sotto il piano campagna nell’interstato della sponda di un canyon. Tutta l’area circostante è decisamente verde, quindi il nome del parco è proprio azzeccato! Dal centro visitatori ai primi siti di interesse ci sono 25 km. In mezza giornata si riesce a gustare tutto. I primi due posti sono visitabili con una guida da pagare precedentemente. Il libero accesso è solo per Spruce Tree, molto interessante.


Da questa quota si apprezzano bene anche le cime innevate circostanti del Saint Jouan Mountain e si vede fino a Durango, città dove siamo diretti. Percorriamo una bella strada panoramica con alcuni passi sui 3200 metri che ci permettono di ammirare le vette dei 4000 e anche le prime simpatiche marmotte. La neve si sta sciogliendo a chiazze e contrasta con il colore rossiccio delle rocce e verde intenso degli alberi. Il tratto più scenico è la discesa verso Silverton: dal passo assistiamo quasi increduli al passaggio del treno con la locomotiva a vapore, che in due ore parte da questo paese e arriva a Durango 4 volte al giorno. Ora trasporta solo turisti, ma un tempo serviva per portare a valle il materiale delle miniere. Attraversiamo questa città vittoriana respirando decisamente aria da Far West: la presenza di una locomotiva ferma in stazione che fischia rende questo luogo molto suggestivo e magico. E’ il paese che più ci ha affascinato in assoluto e visitarlo è proprio come andare indietro nel tempo! I locali tipici hanno conservato il fascino di quel periodo, oltre che l’estetica. In giro si vedono vecchie auto parcheggiate, che segnano il passare del tempo. Per curiosità entro in uno dei tanto bar-ristoranti, Coffee Black Bear, dove per sbaglio chiedo un caffè o cioccolata. La signora del locale mi guarda decisamente male: se avessi chiesto un whisky avrei fatto più bella figura! Vistiamo il museo storico del paese. Si paga 10 dollari in due e la signora al bancone è vestita come le donne vittoriane dell’epoca, vagamente mi ricorda una vecchia Mery Poppins con lo scialle! Prima si passa per la prigione dello sceriffo, poi un sottopasso ci conduce al piano interrato dell’edificio allestito a museo minerario con vecchi carri, linee di scavo con carrelli, oggetti d’epoca. Tutto è disposto molto bene e rende l’idea. Andiamo in stazione a vedere la locomotiva in partenza, affascinati dall’omino con la tuta in jeans sporco di carbone, che mette l’olio su tutti i meccanismi prima di iniziare il nuovo viaggio attraverso queste belle vallate. Intraprendiamo la Million Dollar Road per Ouray. Fu così chiamata perché quando la costruirono non avevano asfalto e usarono gli scarti delle miniere, che ovviamente contenevano residui di oro e la strada luccicava! Il percorso è sempre panoramico: le montagne sono rosso-arancio (Red Mountain) e contrastano con il bianco della neve. In generale le rocce sono granitiche e sedimentarie, localmente anche metamorfiche. Le vette principali della Saint Jouan Mountain sono quel che resta di vulcani nati 80 milioni di anni fa dal mare. Il territorio è stato modificato dall’attività mineraria e alcune miniere sono ancora in funzione. La città di Ouray è più grande ma meno fascinosa, pertanto proseguiamo per Montrose dove ci fermiamo per la notte. 19-06-11: Montrose - Woodland park, Km 440 Mentre faccio la solita sbrigativa colazione, inizio a fare una lunga chiacchierata con l’indiano del Motel 6, che mi parla dei grossi problemi di povertà e criminalità minorile locale. Il 40 % dei


giovani ha avuto o ha problemi con la legge purtroppo. La situazione non è proprio rosea e il famoso “American dream” radicato in Europa è tutta una bufala… Anche oggi il tempo è brutto, ma la pioggia ci risparmia e riusciamo a visitare Black Canyon Natural Park (http://www.nps.gov/blca/index.htm), che volgarmente potrei definirlo come un bel “sbrego” (cioè incisione, spaccatura) di 300 metri in gneiss, graniti, micasciti precambriani. I filoni pegmatitici di quarzo e mica, qui chiamati dikes, sembrano quasi dei dipinti sulla sponda del canyon. Ci dirigiamo a est verso Colorado Springs. Ci fermiamo a pranzo a Gunnison. Il paesaggio è sempre verde con tante mucche al pascolo su ampie pianure con fiumi a meandro. Arriviamo sul Monarch Pass a 3300 m, dove scopriamo che passa il Continental Divide, cioè il confine tra il regime climatico atlantico e quello pacifico che si estende lungo tutte le Montagne Rocciose. Decidiamo di farci un giro in funivia per 10 dollari a testa, che ci porta fino a 3650 m di quota. Nonostante il cattivo tempo si ammira un panorama a 360°. In condizioni di bel tempo si può vedere fino a 150 miglia! A Texas Creek troviamo dei filoni pegmatitici lungo la strada, la cui mica si perde sull’asfalto dandogli l’effetto luccicante in controluce. Leggendo la guida Lonely Planet sembra che meriti la deviazione per Cripple Creek da Pank. Il percorso è caratterizzato da verdi prati e foreste fino a Cripple Creek, città che conserva ancora gli edifici ottocenteschi ora adattati a casinò. Facciamo una passeggiata lungo la via principale e ci accorgiamo che c’è molta gente rovinata dal gioco. Qui si viene solo per questo. Per caso vedo una stanza dove giocano a pocker… proprio come nei film! Come posto non ci è tanto piaciuto, poco fascinoso rispetto Silverton. Qui i motel sono costosi visto il giro di casinò, quindi decidiamo di andare verso Manitos. Causa stanchezza ci fermiamo a Woodland. 20-06-11: Woodland park - Denver , Km 276 Considerato che diluvia decidiamo di passare qualche ora al museo dei dinosauri di Woodland, che funge anche da centro di ricerca universitario. Si chiama Dinosaur Research Center ed è ben allestito. Ci sono molti scheletri ricostruiti a grandezza naturale e si può ammirare in diretta anche il lavoro dei paleontologi in laboratorio attraverso un vetro. La pioggia non cessa e decidiamo di andare a pranzare a Colorado Springs in un ristorante speciale, che consiste in un vecchio aereo cisterna della USA AirForce dismesso. Nel frattempo smette di piovere e il vento sembra spazzare via le nuvole dalle montagne, cosi decidiamo di prendere il treno a cremagliera a Manitos e salire sulla vetta del Pikes Peak (http://www.pikes-peak.com/Page/122.aspx). Costa 34 dollari e il giro dura 3 ore, con una guida che parla tutto il tempo di andata. La pendenza massima è del 25 %. In vetta si fanno 40 minuti di sosta, dove è possibile mangiare e comprare souvenirs. Purtroppo superati i 4000 metri imperversa una bufera di neve e non si vede più il bel panorama sulle montagne granitiche sottostanti. Per me è il mio primo 4000 e infatti si sente: entro in narcosi


da quota e rido di continuo. Tutto diventa improvvisamente più lento, con nausea e forte pesantezza la testa. La bufera non si placa e scendiamo. La nebbia si dirada e si vede una famiglia di Bighorn (una specie di capra delle montagne) e alcune marmotte. Io ricomincio a stare meglio. Ci dirigiamo verso Denver facendo stradine sterrate in vallate rovinate dagli incendi. Il percorso si fa interessante solo quando la valle si stringe e si segue il torrente, che ha inciso i bei graniti. Ogni tanto si incontrano case isolate che ricordano la casetta in Canadà. Dopo un lungo tragitto finalmente incrociamo la strada principale che porta a Denver. Arriviamo da sud-est e per raggiungere l’albergo ci mettiamo 45 minuti! La città è molto grande, con qualche grattacielo e perdersi è quasi impossibile, perché le strade sono disposte a reticoli regolari. 21-06-11: Denver - Rocky Mountains - Denver, Km 410 Dopo aver corso per 5700 km alla ricerca del telo per il Jeep, lo troviamo nel negozio 4wheel Parts, che si trova oltre la strada rispetto al nostro motel! La giornata è bella e ha pure nevicato! Tutte le cime sono bianche! Decidiamo di andare verso Boulder, città universitaria. Appena iniziano le montagne, ci fermiamo a visitare la Boulder Fall, che avendo appena piovuto è decisamente spettacolare. Decidiamo di andare a visitare il Rocky Mountains Park (http://www.nps.gov/romo/index.htm) e per farlo si attraversa una area ricreativa e bei paesi di montagna. L’entrate principale del parco è Este Park, città dinamica, caotica dove si trova di tutto. Da qui il panorama si fa molto più interessante: verdi vallate in contrasto con le cime innevate dai 3400 metri in su. Passiamo vicino ad un motel che in giardino ha tre cervi che brucano tranquillamente l’erba.

Poco più avanti, appena dentro il limite della strada, vediamo un branco di daini e cervi riposare. La selvaggina qui è in perfetta armonia con l’uomo, non scappano come da noi. Il top degli incontri è stato con il gruppo di marmotte sul passo a 3700 m, che si avvicinano alla gente a meno di un metro per leccare il salso del cemento sui muretti. Molto dolci e simpatiche. In quota l’ambiente è misto alpino - tundra. Le cime sono tutte vulcaniche e piene di neve, in certi punti a lato strada è alta 4 metri ancora! Le strade sono sempre pulite. Il passo divide una serie di conche e superato l’Alpine Point c’è il Continental Divide. In tutte le soste panoramiche si trovano i scoiattoli che ormai sono abituati a ricevere il cibo dall’uomo. 22-06-11: Denver - casa E’ giunto il momento di tornare a casa, purtroppo! Ci svegliamo presto non sapendo come sono i tempi per l’imbarco. Andiamo a consegnare la macchina e il tutto si svolge in pochi secondi. In pratica alla firma del contratto si impegna la carta di credito e se non fai danni, una volta che riporti la macchina, il contratto viene chiuso come stipulato.


La navetta ci porta direttamente all’aeroporto. Il check-in è elettronico: qui fanno direttamente i 4 biglietti e le valigie le vedi a Venezia. In una ora in pratica abbiamo fatto tutto! Qui è tutto veloce e funzionale… ciao America! NOLEGGIO AUTO Abbiamo scelto come compagnia la Dollar (www.dollar.com) perché al momento della scelta offriva il prezzo più basso. Erano 190 dollari solo la macchina, ma l’assicurazione, il cui prezzo non era esposto chiaramente sul sito, ci viene 55 dollari in più al giorno. Scegliamo la casco, visto che quella senza il recupero auto viene 7 dollari in meno. La cosa bella è che ti dicono di scegliere la macchina che vuoi nel parcheggio relativa alla categoria per cui paghi e questa condizione ti fa sentire proprio un signore! Ovviamente scegliamo alla grande un Dodge Charger 3500 rosso. Tutte hanno il cambio automatico, quindi i primi chilometri sono critici per abituarsi. MOTEL e RISTORANTI (prezzo comprensivo di tasse) Motel 6 a Denver: 52 dollari. Confortevole e ottima base, a 20 minuti dall’aeroporto vicino all’autostrada diretta a Ovest. Non ha internet, bisogna pagare 3 dollari per il servizio. Motel 6 a Moab: 89 dollari. Ottimo anche questo, ha pure il phon in bagno. La zona è fortemente turistica, quindi a meno è difficile trovare. Motivo in più per dormire in auto la sera dopo. I prezzi a Kayenta erano intorno ai 140 dollari. Abbiamo cenato all’Italian Restaurant: pizza accettabile, ma gnocchi pessimi. Meglio evitare questi posti e andare sul cibo locale. Motel 6 a Holbrook: 49 dollari. La catena di motel mantiene intatto il suo stile. In zona era il meno costoso. Il Super8 ci offriva 66 dollari e l’Inn 130. Abbiamo cenato al ristorante Mesa che si trova a pochi passi dal motel, mangiato bene con una cameriera simpatica e un po’ pittoresca. Motel 6 a Flagstaff: 62 dollari. Non ha internet, bisogna pagare 3 dollari per il servizio. Abbiamo cenato nel ristorante della famiglia Hog a pochi passi dal motel, una tipica locanda americana. Mi hanno portato una porzione di costata affogata nel ketchup: pessima! Le foto dei militari e delle missioni militari ci fanno capire quanto siano patriottici. In un tavolo non ci si può neanche sedere perché è riservato alla memoria. Le frasi storiche sul muro mi colpiscono molto, perché pensavo fossero solo cose da film: “un ringraziamento a coloro che per dare la libertà a te hanno dato la loro vita”. Fa decisamente riflettere… Motel Anasazi Inn a Camerun: 59 dollari. E’ perso in mezzo al niente, ma nonostante le apparenze è un buon posto a fronte dei 190 dollari che chiedevano al Lodge del Trading Post! Questo ha anche la piscina e il ferro da stiro in camera. L’ufficio di registrazione si trova nella adiacente stazione di servizio gestita da una indiana, all’apparenza poco socievole, poi si scopre simpatica. Il posto è molto isolato, ma il distributore di benzina ha tutto, basta scoprirlo: i panini in frigo si possono scaldare nel microonde e la colazione è sempre disponibile alle macchinette. Motel Budget Inn a Page: 67,50 dollari. La signora allo sportello è semplice e cordiale. Il posto è un po’ usato, ma sempre pulito e dignitoso. I prezzi in zona si aggirano tra i 87 e 100 dollari. Il Bash Bob Motel è segnalato sulla guida Lonely Planet come il più economico (meno di 40 dollari). Il tipo infatti è molto simpatico, ma non ha posti. Ceniamo al Ranch Grill, dove anche pranziamo il giorno dopo, decisamente molto ma molto buono. Da provare il piatto che loro mangiano per colazione: carne con una delicata salsa al chilly, due uova, formaggio fuso, pane da toast e patate lesse grattugiate … una goduria! Con un piatto di hamburger e patatine non spendiamo più di 20 dollari. Motel Travelers a Kanab: 55 dollari con internet free. La stanza più pulita e accogliente vista fino ad ora. Gestita da un privato, la camera è separata dal bagno da una tendina. In tutto hanno solo sei camere. Ci fermiamo a pranzo in un Pizza Hut. Motel Fosters a Bryce Canyon: 75 dollari se pagato con liquidi, se era con carta di credito veniva 85. Il posto è vissuto ma buono. Vicino c’è anche il ristorante Steak House dove si mangia bene. Le stanze sono dentro dei prefabbricati tipo camerate. Il pranzo lo abbiamo fatto lungo la strada al Clarke’s Restaurant: mangiato poco, pagato tanto.


Motel Capitol Reef a Torrey: 58 dollari. Pavimento in legno, tappeti indiani ovunque, molto carino e caldo. Ceniamo qui e mangiamo bene. Al Days Inn costa 91 dollari più tasse e il motel davanti a quello che abbiamo scelto costa 65 dollari. Motel Sleeping UTE Mountain a Cortez: 60 dollari. Gestito da una coppia di simpatici anziani, anche se un po’ vissuto, è un buon posto. I signori sono molto accoglienti. Nelle vicinanze i prezzi erano 65 o 75 dollari. Ci erano simpatici i signori. Colazione al mattino con mupphins e caffè. Mentre la cena la abbiamo fatta a Bluff sempre al Trading Post, dove gustiamo per la seconda volta l’imbattibile pane fritto indiano e una fantastica minestra di pollo, gnocchi e verdure! Motel 6 a Montrose: 69 dollari. Prezzo contrattato in pure stile africano! Era 75, ma l’indiano alla reception è un simpatico affarista e vale la pena fermarsi anche a chiacchierare. C’è anche la piscina interna. Il pranzo lo abbiamo fatto da Denny’s a Durango per 17 dollari, pessima scelta se non ti piace il classico cibo americano: l’olio non è concepito su una insalata! Mentre la cena ci è stata consigliata dal tipo del Motel 6 al Red Barn, il locale più affollato di Montrose, dove si mangia bene. Lodge Fire Eagle a Woodland: 75 dollari. E’ effettivamente più pulito degli altri essendo un lodge e ti danno anche colazione abbondante. Merita dormirci. La signora è molto pignola nella compilazione delle carte. Gli altri lodge hanno prezzi superiori ai 100 dollari. A pranzo invece ci siamo fermati in una Pizza Hut a Gunnison, modico prezzo hai un self service. Prima di questo siamo passati per Cripple Creek dove come minimo un motel chiede 75 dollari. Motel 6 a Denver: 52 dollari. Siamo tornati sullo stesso posto per le ultime due notti. Abbiamo pranzato a Colorado Springs in un aereo militare dismesso e adibito a ristorante. Si trova vicino all’aeroporto. Si mangia molto bene: per 20 dollari un grande cheesburger e una mega insalata con pollo caldo e uova lesse: super! Le ultime due cene invece le abbiamo fatte al Bennett’s Bar-B-Que, che si trova a cinque minuti a piedi dal Motel 6. Per 12 dollari si può avere filetto di carne (sirlion steak), verdure, pane, patate lesse. Buono! RINGRAZIAMENTI: Ringraziamo la agenzia Rapid Tour di Francenigo per la collaborazione ed i biglietti!


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