Oscar de Bertoldi DE MORRA - Tesi di laurea 2003-2004

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Rimane,

anzi

risulta

notevolmente

amplificata

la

componente

competitiva (agon). Riprendiamo, a sostegno di questa tesi, una serie di elementi che sono stati portati alla luce nell’analisi precedente. Innanzitutto molti elementi della móra concorrono a renderla simile più a un duello che a un gioco competitivo qualsiasi: la forma base del gioco, uno contro uno, è chiamata «testa a testa» e anche nella versione a squadre, due contro due, a battersi sono solo e sempre due giocatori, posti uno di fronte all’altro. Essi “sguainano” il pugno e lo pongono in posizione d’apertura con una ritualità che richiama quelle della boxe e della scherma416, si guardano negli occhi417 e procedono con la battuta d’apertura; il gioco vero e proprio consiste in una serie di battute e fonazioni la cui violenza, gestuale e verbale, è elemento fondamentale del gioco; finito di giocare il punto, il pugno può essere rimesso in posizione di riposo, “ri-inguainato”, più vicino al corpo, in attesa del punto successivo. In questo senso potremmo definire la móra come una «lotta senza contatto418: l’aria e il tavolo vengono letteralmente aggrediti dalle urla e dai colpi martellanti dei giocatori». Le diverse maniere, comuni e insolite, di estrarre le dita419, tipiche dello “stile” di un giocatore, anche se potrebbero sembrare espressione di un atteggiamento di mimicry (l’invenzione, l’improvvisazione) più che di agon, sono invece asservite alla componente competitiva. Infatti servono per confondere l’avversario e rallentare la sua reattività: è questione di attimi ma i processi fisici e mentali che sottostanno al gioco devono essere effettuati tanto velocemente che nella móra possono essere sufficienti a far guadagnare un punto. La regola di convenire con l’avversario il ritmo di battuta attraverso la battuta d’apertura e poi di rispettarlo durante lo svolgimento del gioco,

cfr. il paragrafo “La mossa d’apertura”. Cfr. il paragrafo “Lo sguardo: battuta iniziale e battuta finale”. 418 parafrasando Carlo Mongardini (1989: 34) “con la distanza il conflitto diventa gioco”: “con la distanza la lotta diventa morra”. 419 Cfr. il paragrafo “Fenomenologia del «bater»” nonché “Abilità richieste”. 416 417

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Oscar de Bertoldi DE MORRA - Tesi di laurea 2003-2004 by Felix Lalù - Issuu