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Numero 2

Intervista a Ettore Novellino

rofessor Novellino, lei, Docente della Facoltà di Farmacia all’Università Federico II di Napoli, e Preside della stessa dal 2000 al 2006, rappresenta sicuramente un punto di vista ricco, dettagliato, puntuale e prestigioso sulla condizione del ramo farmaceutico italiano. È inevitabile cominciare questa intervista, essendo oggi la vigilia dell’ufficializzazione da parte del governo Monti del tanto tribolato decreto liberalizzazioni, domandole di esprimersi in merito. Sul decreto liberalizzazioni, anche in questo momento, a meno di 24 ore dalla sua ufficializzazione, circolano ancora molte voci contrastanti. A mio giudizio questo decreto, porterà la farmacia indietro di circa cinquant’anni. Le condizioni già disperate delle farmacie che negli ultimi tre anni hanno visto diminuire del venti per cento i fatturati, anche a causa della generizzazione, inoltre nel 2012, secondo il piano presentato dal Ministro della Sanità, assisteremo ad una riduzione della farmaceutica territoriale dal 13,1 al 12 per cento con conseguente incremento della farmaceutica ospedaliera. È in questo contesto che viene alla luce il decreto, non bisogna dimenti-

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carlo; con l’aumento del numero delle farmacie, che non avverrà probabilmente nel 2012 ma sicuramente nel 2013, e la liberalizzazione della fascia C, si crea un cocktail micidiale che determinerà un impoverimento delle farmacie tale che non sarà possibile da parte delle attività garantire il servizio di pregio che siamo abituati a riscontrare. Crede che questa situazione potrà creare ulteriori disequilibri e tensioni anche all’interno delle farmacie, tra titolari e collaboratori? Ovviamente. Ci sarà un riassestamento del personale: il titolare coinvolgerà nell’attività i parenti più stretti muniti di laurea e si aprirà una crisi di impiego per i collaboratori di farmacia. E le nuove farmacie che apriranno? In che scenario si troveranno? Le nuove farmacie per aprire avranno bisogno di un capitale davvero cospicuo, ed una volta aperta l’attività dovranno ammortizzare i debiti in un mercato non trainante ed anzi in per-

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dita. Non credo sia la condizione migliore per iniziare un’attività. Il sistema delle farmacie, al di là delle polemiche di parte, ha sempre garantito un buon servizio al cittadino, sarà ancora così? Sono certo di no. Il sistema che fino ad oggi abbiamo conosciuto ha garantito un livello di funzionamento al di là delle più rosee aspettative. Al sud in particolare, le farmacie hanno colmato le mancanze del sistema sanitario nazionale. Con il nuovo decreto tutto questo verrà compromesso. Era necessario ottimizzare il servizio farmaceutico, migliorarlo, renderlo una macchina più efficiente, invece con questo decreto, che dovrebbe essere finalizzato a creare più posti di lavoro, oltre a crearne meno si va anche ad intaccare la stessa struttura portante del sistema farmaceutico italiano. Un disastro. Si è diffusa nell’opinione pubblica l’immagine di un farmacista privilegiato, appartenente ad una casta dai poteri immensi, nemica della libertà di mercato. È così? Se dei privilegi ci sono stati, ci sono stati fino al duemilatre circa, ma da quel momento l’apertura alle logiche di mercato è stata continua ed inarrestabile. Per quanto riguarda la casta, direi che è un mito legato al numero chiuso delle farmacie, ma si può davvero aprire completamente questo settore senza rinunciare a delle garanzie per il cittadino? Io credo di no. Quella della casta è una nomea che i farmacisti si sono portati avanti per anni, sbagliando nel gestire la propria immagine. Seppure i loro privilegi sono andati scomparendo negli anni, a livello mediatico non è arrivato questo cambiamento, ed a tutt’oggi si continua a pensare ai farmacisti come ad una casta.

La situazione oggi, sia a livello mediatico che a livello politico, è molto tesa. Ci sono delle responsabilità ben identificabili? Gran parte della colpa di questa situazione è di FederFarma e di Fofi, gli organi rappresentativi del settore, che in tutti questi anni sono stati di una miopia inconcepibile. Hanno applicato politiche di sopravvivenza, guardando alla quotidianità, senza alcuna lungimiranza. Chi vuole dirigere un intero settore non può permettersi errori madornali di questo tipo, la lungimiranza deve essere la prima caratteristica di un dirigente. Come avrebbero potuto impedire questa situazione Fofi e Federfarma? Intanto dovevano essere loro, con largo anticipo, a proporre ai governi soluzioni, iniziative e riforme. È ovvio che un nuovo governo aspira a dare all’opinione pubblica segnali di cambiamento, ma spesso i ministri non hanno competenze specifiche nel settore; ed ecco che Fofi e Federfarma dovevano approfittare dell’occasione per presentare riforme e soluzioni. La legge Tommasini, proposta al Senato, serviva, nei fatti, soltanto a prendere tempo, poiché nessuno si è preoccupato di seguire l’iter seriamente. Mancanza di idee e di programmazione, pessima comunicazione ai cittadini, mancanza di volontà di cambiare il sistema migliorandolo dall’interno, ed in ultimo un certo spirito di rassegnazione agli eventi: questi sono i veri errori che ci hanno portato a questa condizione critica. Non è troppo severo con Fofi e Federfarma? Non credo. Gli errori commessi potrebbero essere fatali. Non era difficile capire che negli ultimi dieci anni il mondo del

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• Intervista a Ettore Novellino

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• Comportamenti illeciti in farmacia • Le Iene, Sen. D’Ambrosio (PdL) • Aspettiamo la conversione in legge del decreto • Chi vuole uccidere la farmacia?

• Quando un farmacista incontra una iena

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• Consigli per un e-commerce di successo per la tua farmacia

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farmaco stava cambiando: bisognava proporre una legge di riordino che tenesse conto dei cambiamenti contingenti nel mercato del farmaco, e di segnali come quello delle facoltà di farmacia che si stavano riempiendo di un numero eccessivo di studenti rispetto alla reale esigenza lavorativa. Era prevedibile che prima o poi questi laureati avrebbero bussato alla porta dei governi per trovare spazio lavorativo. In questi dieci anni si poteva allargare la pianta organica con un piano ragionato, gradualmente; esistevano le condizioni economiche per sostenere un allargamento del numero delle farmacie anche del 25 per cento. Queste condizioni oggi non ci sono più. Cosa può dirci invece dell’università: Quali sono i numeri, il presente ed il futuro di una facoltà che fa riferimento ad un mercato del lavoro che è in continua evoluzione? È impossibile affrontare questo argomento limitandosi alla facoltà dove esercito, bisogna fare un esempio più generale. In Campania dieci anni fa esistevano due facoltà di farmacia, una a Napoli ed una a Salerno, con un certa capacità ricettiva di studenti. In dieci anni il numero di studenti iscrivibili è aumentato e le facoltà di farmacia da due sono diventate tre. Il territorio della Campania comprende circa 1800 farmacie, quindi teoricamente avrebbe un turn-over fisiologico massimo di 200 posti all’anno. Questa si che è una riforma che bisognerebbe introdurre: a 70 anni si dovrebbe cedere il posto di titolare di farmacia; si mantiene la proprietà ma si cede la direzione. In Campania, in questi anni avremmo dovuto mantenere il numero degli iscritti non superiore alle cinquecento unità, considerando che

• La comunicazione efficace alla base del successo nella vendita e marketing farmaceutico • Il DL che stravolge il sistema della farmacia • Il finanziamento ordinario e straordinario delle farmacie • Possibili conseguenze della liberalizzazione delle farmacie • Le questioni aperte della farmacia italiana • Lettera di un farmacista titolare • Lettera aperta di un farmacista rurale • Gestione societaria della farmacia: nuove prospettive


Cosa può fare una singola facoltà per evitare il collasso? La nostra facoltà, lo scorso anno ha ridotto il numero degli iscrivibili da 400 a 250, ma l’operazione non è stata recepita da Salerno e da Caserta; quindi chi non è stato accettato a Napoli si è iscritto a Salerno o a Caserta. Una singola facoltà può fare davvero poco: senza una politica seria a livello nazionale si possono ottenere solo travasi di studenti da regione a regione. Una persona esterna all’ambiente farmaceutico noterebbe rapidamente come in questo mondo, dalla gestione delle Università alle problematiche delle farmacie, dalle esigenze del SSN ai rapporti con i medici, dai sindacati alle aziende, manchi il dialogo. Sembra che si ragioni per compartimenti stagni. È così? È drammaticamente così. Non si riesce nemmeno a spiegare la realtà dei fatti ai cittadini, con una perdita enorme a livello di immagine. È tutto un mondo che andava normato molto tempo fa, gradualmente, non con un decreto così estremo ed ingiusto. Se magicamente abolissimo questo decreto, rimarrebbero però dei problemi, gravissimi problemi, non crede? Certamente. Il grosso del decreto è incentrato sull’aumento del numero delle farmacie, ma non bisogna fermarsi lì, dovremmo avere uno sguardo più ampio. Ci spieghi, la prego. La farmacia, come la conosciamo, si sta esaurendo, sta diventando qualcosa di “generico”. Questo è un dato di fatto. La popolazione italiana vive sempre di più, ed ha un numero sempre crescente di cittadini in una quarta età che sviluppa una dipendenza di tipo farmaco-terapeutico per svariate patologie. La maggior parte di queste patologie sono

Una vera rivoluzione. Si, ma per fare questo dobbiamo cominciare a pensare alla farmacia non più come un semplice fornitore di farmaci, ma come una parte del Sistema Sanitario Nazionale. Medici, farmacie e ospedale devono far parte di una stessa squadra: il cittadino in cura dal medico generale che dovrà rifare un controllo per la sua patologia, andrà in farmacia a prenotare la visita specialistica in ospedale. Il farmacista deve entrare nell’area sanitaria, e dovrà anche svolgere i compiti di divulgazione dei corretti stili di vita, ed essere il primo gradino tra il cittadino e il Sistema Sanitario. A questo punto onde evitare un numero

esorbitante di laureati in farmacia, dovremmo essere da subito pronti a limitare gli accessi alle facoltà di Farmacia in base alle richieste del SSN. Programmare senza creare surplus. Mi sembra una logica molto semplice. Quindi, anche questo governo, non ha capito per nulla i veri problemi del sistema che vuol riformare? Per ora ha dimostrato di aver utilizzato un’ottica commerciale: chi mi fa risparmiare nella vendita di una scatoletta di pastiglie? Ecco: questo è un aspetto che esiste, ma non può essere quello determinante per una seria riforma. Il Governo ovviamente vede soltanto la parte finale dei problemi di questo settore, ed era compito della Fofi e di Federfarma illustrare questi meccanismi e strutturare una progettualità affiancando il Governo nella stesura dei necessari strumenti. Sentiamo spesso parlare di fascia C, ma a molti non è chiaro cosa sia in concreto; professore ci spiega che cosa è la fascia C? Nel 1993 dopo la bufera di tangentopoli, con la questione Poggiolini che tanto sconcertò tutto il paese, si pensò di riclassificare i farmaci. Si creò una fascia A, che comprendeva i farmaci salva vita: farmaci che curavano patologie irrinunciabili e che erano a totale carico del SSN; una fascia B, che comprendeva farmaci di minore necessità terapeutica, a cui fu apposto un ticket del 50 per cento; ed infine fu creata una fascia C, con farmaci di minore rilevanza terapeutica e che potevano essere totalmente a carico del cittadino, a meno che non esistessero condizioni particolari. In breve la fascia B andò scomparendo, in parte in A ed in parte in C; infatti ad oggi abbiamo solo fascia A e fascia C. I farmaci della fascia A hanno un prezzo controllato dal sistema sanitario in accordo con le case farmaceutiche, onde mantenere prezzi favorevoli al SSN. Per i farmaci della fascia C, invece, fu consentito alle aziende di proporre in maggiore libertà i prezzi dei farmaci. C’è stata una speculazione sui prezzi? I farmaci di fascia C hanno subito un inquellichelafarmacia magazine

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dovute alla senescenza, al normale svolgersi della vita in tarda età e di queste patologie conosciamo il decorso. A mio avviso, tenuto conto di tutto questo, bisognerebbe integrare la farmacia all’interno del Sistema Sanitario Nazionale, ed insieme al medico di medicina generale, che anch’esso sta affrontando una crisi d’identità non da poco, ed all’ospedale, creare una rete in grado di controllare tutti i pazienti affetti da patalogie di questo tipo. Lo specialista dell’ospedale esegue la diagnosi, prepara un piano terapeutico, e invece di vincolare il paziente in ospedale o affidarlo ad un centro specializzato, si potrebbe assegnare il paziente al medico generale che si prenderà in carico il controllo sul piano terapeutico. In sostanza: trasformare il medico di medicina generale in quello che è il medico di corsia dell’ospedale. Al tempo stesso, la farmacia dovrebbe fornire su tutto il territorio tutti quei servizi che attualmente l’ospedale fornisce al medico di corsia: farmaci, le corrette analisi fisioanalitiche, rifornire gli eventuali presidi... tutto questo legato da un costante e puntuale aggiornamento delle cartelle del paziente tra specialisti, farmacisti e medici, attraverso internet e le nuove tecnologie. Questo porterebbe un grosso risparmio a livello di de-ospedalizzazione, per tutto il SSN, il cittadino potrebbe chiudere la degenza nella propria abitazione con grossi vantaggi anche dal punto di vista psicologico ed una migliore qualità e controllo della terapia.

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solo la metà si laureano. Questa era la realtà dei fatti; quello che il mondo della farmacia richiede. Gli iscritti effettivi in Campania però sono circa 1200, ed è quindi chiaro che una situazione simile è destinata a collassare.


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cremento dei prezzi abnorme, su questo non v’è dubbio. Le faccio un esempio: una pomata di largo utilizzo prima di andare in fascia C costava 2400 Lire, cira 1 euro e 50 centesimi; oggi che è compresa nei farmaci di fascia C il suo costo si aggira attorno ai 14 euro. Il farmaco è lo stesso, il brevetto, nell’esempio a cui alludo, è scaduto, la confezione è rimasta la stessa, il prezzo si è decuplicato. Un aspetto molto popolare della riforma Monti è che si pensa che liberalizzando la fascia C, i prezzi scenderanno. È così? I prezzi non sono alti per colpa dei farmacisti. Al farmacista rimangono pochi spiccioli di quella cifra esosa a cui sono stati portati i farmaci di fascia C. Il problema è che bisognerebbe ri-amministrare i prezzi dei farmaci di fascia C, riportando un po’ di razionalità in un mercato che ha preso una strada un po’ folle. Questa operazione la può fare solo lo Stato, come lo fa per il servizio sanitario nazionale. Si sta scaricando tutta la colpa dell’aumento dei prezzi ai farmacisti, ma loro non possono contrattare i costi dei farmaci. Hanno vincoli precisi, stabiliti da leggi molto chiare. Devono sottomettersi alle case farmaceutiche, non hanno grande libertà di contrattazione con i fornitori. Sul prezzo che paga il consumatore finale il margine di guadagno del farmacista è poca cosa. Ma questi problemi non arrivano mai ai cittadini? Ancora errori di comunicazione? I farmacisti non sanno parlare, non si sanno far capire. Questo è il loro grande problema di fondo. Le riforme dell’Istruzione, nel nostro paese, si sono succedute con una certa regolarità: Berlinguer, Zecchino, Moratti, ed infine Gelmini. Il nuovo Ministro Profumo si è insediato promettendo che la riforma Gelmini non verrà toccata. Cosa ne pensa? Io mi auguro che il neo Ministro mantenga la parola data e non tocchi la riforma Gelmini, perchè alla base di quella riforma c’era l’intento di riportare l’Università a quella che era prima degli 4

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anni settanta. Tutto ciò che l’Università sta scontando è legato a quel periodo, a quella mentalità, diciamo sessantottina che ha creato un grosso danno al nostro paese. Gli esami di gruppo, l’abbassamento degli standard... ed oggi stiamo scontando fortemente quel periodo poiché quella generazione oggi è arrivata ai posti dirigenziali. La Gelmini riporta un certo rigore, un po’ di chiarezza, una vera razionalizzazione anche nella gestione del personale universitario. Con l’attivazione della meritocrazia, nel giro di quindici anni, dovremmo tornare ad avere un’Università di eccellenza. Professore, lei crede davvero che la ricerca arriverà a formulare farmaci su misura? Farmaci che combattano le malattie e non le sintomatologie? Lei pensi che dalla metà del novecento abbiamo aumentato la nostra vita media, rispetto agli inizi del novecento, di ben trent’anni. Oggi non possiamo nemmeno pensare a farmaci che combattano le malattie, ma quando riusciremo a decifrare tutto il genoma approfonditamente, quando riusciremo a capire la vera funzione delle proteine in una cella, e la loro meccanica... quando riusciremo a fare tutto questo inizierà la seconda era della medicina. Non prima del 2020. Ma ci arriveremo. Esiste una ricerca farmaceutica italiana? La ricerca costa. Per avere risultati ragguardevoli bisogna arrivare a farmaci che riescano a ripagare le ingenti somme spese per la ricerca. Quindi ad oggi, la ricerca farmaceutica deve essere di livello mondiale, perché mercati più piccoli non permetterebbero un rientro economico adeguato. Parlare di una ricerca farmaceutica italiana ha poco senso, perchè non è molto sviluppata dal punto di vista industriale, esattamente come non lo è in Francia o in Inghilterra. Nel campo farmaceutico esistono sei sette grandi aziende, che sono le uniche in grado di sostenere le spese per una ricerca di livello mondiale. La ricerca farmaceutica italiana fa anche troppo, nella fetta di mercato che le compete. Probabilmente, quello farma-

ceutico, è un settore che sta pagando la globalizzazione molto più di altri settori. Cosa ne pensa dell’e-commerce? L’e-commerce è la negazione di tutto quello che abbiamo detto. Io lo vedo come la negazione del senso della parola “farmaco”. Sempre più spesso leggiamo notizie preoccupanti sull’abuso di farmaci, pensa che ci stiamo avvicinando agli Usa in questo errore? In Italia i farmaci sono sempre stati presi sul serio, e anche oggi è così. Gli Usa, sono nati come contenitore di speranze di fasce di popolazione europea in seria difficoltà. I coloni americani cercavano nel nuovo continente di rimediare a tutte le privazioni subite in Europa, è qui che nasce la concezione americana del “tutto Big”, tutto è grande, non ci si accontenta, grandi spazi, grandi auto, grandi consumi... Una certa tolleranza generale, anche per le abitudini potenzialmente pericolose è stata d’obbligo in un paese formato da tante razze, tante tradizioni diverse. Qui non siamo in Usa, e le nostre regole devono essere più precise. Dagli Usa purtroppo importiamo soltanto quelle degenerazioni proprie alla loro cultura, al loro ambiente, mai le importanti iinclinazioni democratiche e meritocratiche. Vorrei porle un’ultima domanda, professore, sul suo futuro. Che farà da grande? Intanto tenterò di arrivare a 120 anni in ottima salute. Questo glielo auguriamo dal profondo del cuore. E dal punto di vista lavorativo? Attualmente ricopro la carica di rappresentante al consiglio universitario nazionale che è un organo consultivo del ministro e rimarrò in carica ancora quattro anni. Sicuramente continuerò l’attività di docente e poi vedrò come riposizionarmi all’interno di un mercato del lavoro in continua evoluzione.

Giacomo Giannecchini Quellichelafarmacia


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briele, per tentare di farlo assumere nel locale accusato. Il ragazzo, munito di telecamera nascosta, riprende tutto ciò che accade nel retro di questa farmacia. La prima lezione che gli viene impartita è “come stare al banco”, attività palesemente illegale per un non laureato, e fin da subito s’intuisce che, in quella farmacia, il paziente non rappresenta affatto la priorità. Tutto il marcio denunciato dall’ex collaboratore è subito confermato. Pochissimo tempo dopo esser stato assunto, Gabriele, il complice de Le Iene, viene istruito sulla pratica del “defustellamento”. La giovane impiegata che si occupa dell’addestramento di Gabriele gli spiega come staccare le fustelle dalla metà del quantitativo totale dei farmaci che arrivano in farmacia. Dunque su 40 prodotti 20 devono restare privi del proprio codice a barre, che ovviamente andrà poi applicato alle ricette. Una frase però è emblematica dell’intera situazione: “come se li avessimo venduti”, che l’impiegata pronuncia come fosse la cosa più onesta e ovvia al mondo. Capitato nel retro, nella penombra, Gabriele intravede molti scatoloni. Aiutandosi con la luce del proprio cellulare, dà una sbirciata, e scopre che il magazzino è stracolmo di farmaci privi della rispettiva fustella, e dunque, molto probabilmente, destinati a essere gettati via. La micro telecamera riprende poi la titolare intenta ad appiccicare le fustelle sulle ricette, e quando si allontana Gabriele dà un’occhiata più da vicino, mostrando in breve il quantitativo dei fogli, ingente, e soprattutto il numero di fustelle applicate. In piena tranquillità poi la donna si avvicina a Gabriele e gli spiega, con tono pacato, come si svolge l’intera procedura. La farmacia segnala alcuni prodotti a dei medici di zona, i quali preparano per loro delle ricette. Su queste poi scrivono il nome del paziente e del medico. Ovviamente il farmaco deve essere compatibile con le patologie di cui è affetto il paziente ed in questo c’è un certo rigore ed attenzione: la follia è spesso rigorosa. La lista dei medici compiacenti è tutt’altro che breve. Per confermare il tutto, alcuni complici della nota trasmissione televisiva, fanno acquisti nella far-

macia e si ritrovano con farmaci sprovvisti di fustella. Come se non bastasse, l’ex dipendente della farmacia che ha contattato “le iene”, rivela anche che le preparazioni galeniche di quella farmacia sono altamente pericolose, perché realizzate senza pesatura e senza gli accorgimenti necessari. Gabriele, neo impiegato nella farmacia, e la sua telecamera nascosta, sono testimoni anche di questa scarsità di attenzioni nelle preparazioni galeniche. Ma il colpo di scena avviene quando un’altra complice della trasmissione richiede una preparazione galenica raccomandandosi che le pillole contengano 65mg di principio attivo. Il preparato consegnato alla complice viene poi portato ad analizzare e si scopre che la quantità di principio attivo è 2 volte e mezzo quella richiesta: un preparato potenzialmente mortale. Toffa, la “iena” pronta oramai all’attacco finale, torna per l’ennesima volta in farmacia, e spacciandosi per una cliente normalissima chiede spiegazioni di alcune incertezze. Portando come prova i farmaci comprati nei giorni precedenti dai vari complici, chiede spiegazioni sull’insolita mancanza delle fustelle. Interroga così la titolare e sua figlia su cosa se ne facciano di questi bollini, sottolineando l’illegalità di quella pratica. Scuse e accuse si sprecano, ma la “iena” affonda un nuovo colpo. Dichiara che le capsule che si era fatta preparare per suo nonno, hanno fatto star male il povero vecchio, e che quando ha fatto analizzare le pillole ha scoperto che invece di 65mg di principio attivo, ne contenevano 154 mg. Dopo mille giustificazioni e accuse, Toffa denucia ai Carabinieri la farmacia, portando i filmati, ed i sacchetti pieni di farmaci che Gabriele avrebbe dovuto buttare nei bidoni di altre farmacie. Dopo un interrogatorio di 4 ore, i Nas sono entrati in azione. Ci auguriamo che sia fatta giustizia in questo caso che butta fango su tutta una categoria, composta da professionisti che a volte dimenticano di non essere semplici commercianti. Dott. Antonio Iannacone Quellichelafarmacia quellichelafarmacia magazine

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l dipendente di una farmacia contatta le Iene per denunciare quanto accade sul suo posto di lavoro. La situazione sembra alquanto singolare, soprattutto perché, stando alle parole del giovane, i suoi titolari hanno deciso di licenziarlo, avendo questi dimostrato tutto il suo dissenso nel continuare a commettere manovre illecite, atte solo ad aumentare, illegalmente, il profitto finale della farmacia. Del caso se ne è occupata la iena Toffa, che intervista il ragazzo, che ovviamente protegge la sua identità, e mostra, poco dopo alcune sue confessioni, quattro sacchi blu pieni di medicinali, che sarebbero stati gettati via se non fossero terminati nelle loro mani. La iena ovviamente mostra il contenuto alle telecamere, e precisa che non si tratta di prodotti scaduti, ma che anzi sono tutti ancora validi e regolarmente pagati dal Servizio Sanitario Nazionale, ovviamente attraverso le tasse versate dai contribuenti. L’accusa rivolta a questi farmacisti è quella di rubare, ma ovviamente la Toffa, incredula, si chiede come possa mai fare una farmacia a rubare dei soldi. La spiegazione arriva subito. Ogni farmaco ha applicata sulla sua confezione una fustella, che non è altro che un codice a barre attaccato con un bollino. Il procedimento per la truffa è ben strutturato: medici, probabilmente compiacenti, rilasciano ricette ai farmacisti; questi tolgono la fustella dai farmaci, e l’appongono sulla ricetta, dopodiché spediranno la ricetta all’Asl per farsi rimborsare. Il farmaco vero e proprio, a cui la fustella faceva riferimento, viene rivenduto senza fustella, o viene buttato. I farmaci in questione sono assolutamente perfetti, ma per liberarsene, i dipendenti della farmacia, assieme alla titolare, mescolano i blister con quelli dei farmaci scaduti. Non potendo giustificare un esubero di farmaci scaduti di questa entità, i farmacisti preparano dei sacchetti che buttano via piano piano, vicino ai punti di raccolta di altre farmacie. Esposto il caso alla perfezione dal giovane dipendente della farmacia, quasi incredula, la giornalista de Le Iene organizza rapidamente l’invio di un loro complice, un giovane studente di Farmacia, Ga-

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Quando un farmacista incontra una Iena


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Comportamenti illeciti in farmacia Analisi dello scandalo di Novi Ligure a sconvolgente videoinchiesta delle Iene ha smascherato una pratica che pensavamo scomparsa: rubare al Servizio Sanitario Nazionale, al cittadino ed allo stesso farmacista onesto, infangando l’immagine di una nobile professione. Il tutto con un sistema ben rodato tra farmacista e medici compiacenti e chissà, vista la spensieratezza del gesto, grazie al nulla osta di qualche dirigente. Un copione già visto negli anni ’90 che accende i riflettori sul potenziale danno che può fare al sistema una farmacia fuori controllo. Sorge spontanea una domanda: siamo sicuri che quanto accaduto si tratti di un caso isolato? Non è affatto rara, anzi, molto frequente, la pratica di anticipare il farmaco al paziente, con tutte le dinamiche che ne conseguono. Esistono vari tipi di anticipo, espressamente vietati: • l’anticipo con pagamento e successivo rimborso al paziente che porta la ricetta; • l’anticipo senza pagamento, trattenendo la fustella in farmacia, in attesa che il paziente porti la ricetta; • l’anticipo senza pagamento, trattenendo la fustella e consegnando al

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medico la lista di prodotti da prescrivere. Quanto accaduto non è altro che una escalation criminale del sistema degli anticipi, laddove farmacista e medico entrano in contatto. A nulla sono servite le Norme di Buona Preparazione e il rigido protocollo da applicare per le preparazioni galeniche fatte a caso. Daltronde chi può controllare che nell’intimità di un laboratorio di una farmacia non avvenga questo ed altro? La pratica riportata dalle Iene è imbarazzante per la categoria, ma potrebbe essere la punta di un iceberg di un sistema poco controllato e allo stesso tempo molto difficile da monitorare. Come è possibile che in Italia ci si muova solo su chiamata, a disastro avvenuto? Un plauso al farmacista eroe che ha segnalato l’illecito esponendosi in prima persona, ma che dire dei collaboratori compiacenti, costretti o meno, a dover garantire il silenzio delle pratiche scorrette? Perché il sistema dei controlli è lento e disarticolato e gli stessi Ordini ed Associazioni territoriali, con decine di segnalazioni verbali, non alzano un dito, costringendo il farmacista onesto ad esporsi in prima persona? Non potrebbe bastare la segnalazione in sè, ai fini della tutela della salute?

Le Iene, Sen. D’ambrosio Lettieri (PdL)

Dove si trovava l’ASL in tutto il periodo degli abusi e delle illegalità? È possibile che non esistano, o non si applichino, sistemi per il monitoraggiodell’andamento medio delle prescrizioni, in modo da evidenziare eventuali fenomeni anomali di incremento del fatturato di una farmacia? Chi controlla il controllore? È chiaro che il sistema attuale può essere violato ed è ovvio che c’è bisogno di una riorganizzazione radicale, nominando in Ordini e Associazioni territoriali, commissioni di controllo, allo scopo di effettuare verifiche ispettive periodiche e stanare coloro che fanno dei comportamenti scorretti il loro pane quotidiano. Senza dover attendere che ASL e NAS visitino la farmacia per scoprire gli illeciti. Il tragico evento di Novi Ligure, come quelli passati, dovrebbe illuminare il legislatore, relativamente alla reale necessità di ampliare il servizio farmaceutico. In altre parole, con 5.000 farmacie in più da monitorare, vi sarebbe ancor di più il rischio di questo tipo di illeciti. Non basta una farmacia bella fuori, se poi non è bella dentro.

Dott. Alfonso Di Stasio farmaciavirtuale.it

Inchiesta lodevole, iniziative immediate ma caso isolato

armacia Novi ligure, inchiesta “Le Iene”, sen. d’Ambrosio Lettieri (Pdl): lodevole esempio di giornalismo investigativo che svela un caso raccapricciante, ma sono certo isolato. Proporrò modifica norme vigenti perché, in caso di flagranza di reato, la farmacia sia affidata a gestione provvisoria. Tutela e lavoro per il giovane farmacista che ha consentito l’emersione di questa squallida storia di ruberie che non appartiene alla farmacia italiana. “Proporrò subito una modifica delle vigenti norme che nei casi documentati e in flagranza di reato, in attesa degli esiti del giudizio penale, preveda l’obbligo per l’autorità competente di affidare la farmacia ad una gestione

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provvisoria. Chiederò, inoltre, che venga rimosso il divieto per l’Ordine professionale di esercitare con immediatezza l’azione disciplinare consentendo l’irrogazione della sanzione che, in casi come quello in esame, deve prevedere la radiazione e la costituzione di parte civile da parte dell’Ente” È questa la proposta avanzata dal sen. del Pdl Luigi d’Ambrosio Lettieri, segretario della Commissione Sanità di Palazzo Madama, alla luce di quanto emerso durante la nota trasmissione “Le Iene”, che ha mandato in onda un’inchiesta relativa alla gestione di alcunefarmacie. “Il caso della farmacia di Novi Ligure denunciato nella trasmissione “Le Iene”, af-

ferma d’Ambrosio Lettieri in una nota, “è frutto di una lodevolissima attività di giornalismo investigativo che ha svelato uno spaccato raccapricciante fatto di atti criminosi che vanno dalla truffa al SSN all’abuso di professione medica, dalla preparazione di farmaci non conformi alla prescrizione alla violazione di norme convenzionali, dal falso alla vendita di farmaci pericolosi per la salute pubblica, dalla detenzione di farmaci defustellati al comparaggio”. “Gli atti illeciti compiuti in quella farmacia assorbono mezzo codice penale”, continua, “un quadro desolante che suscita sgomento e indignazione. Poiché i gravissimi reati commessi trovano riscon-



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tro in registrazioni, dichiarazioni e testimonianze dirette che rendono incontrovertibile l’impianto accusatorio hanno fatto benissimo i solerti carabinieri del Nas a mettere i sigilli a questo esercizio che non è una farmacia, ma una bottega del malaffare che disonora una categoria

di professionisti seri”. “Sono certo che si tratti di un caso isolato perché la farmacia italiana risponde a principi di elevata efficienza e di legalità e comunque sarà compito dei Nas scattare una fotografia aggiornata sul rispetto delle norme poste a tutela dei cittadini”,

conclude d’Ambrosio Lettieri, “Ora, il farmacista che ha consentito di scoprire questa squallida storia di ruberie merita un premio, va tutelato e gli va garantito un lavoro da farmacista onesto. Anche su questo provvederò a definire apposite iniziative”.

Aspettiamo la conversione in legge del decreto Un preoccupante pasticciaccio con un mucchio di lacune “Rivista la pianta organica. Ci sarà una farmacia ogni 3mila abitanti. Il decreto dispone l’assegnazione di 5mila nuove licenze nei prossimi 5 mesi: tale assegnazione toccherà alle Regioni; se non lo faranno, si passerà alla nomina di un commissario di governo che lo farà al posto loro. Le farmacie saranno poi libere di decidere sui propri orari d’apertura, sui turni e sugli sconti da praticare. Il medico di base, nel prescrivere un farmaco, avrà l’obbligo di segnalare nella ricetta anche l'equivalente generico”. Ciò è quanto riporta oggi la stampa in materia di “liberalizzazione di farmacie”, ma se ci si addentra ad esaminare il testo, a parte alcuni passi che a mio giudizio sono impossibile da comprendere, si evince rebus sic stantibus un futuro doloroso per la categoria, per il servizio, per l’utente. Il testo deve essere modificato ed emendato così non può stare in piedi. Il quorum Non si parli di una farmacia ogni 3000 abitanti perchè ciò non è affatto vero. Per i comuni di medie dimensioni il quorum scende nella maggior parte dei casi a 2500 abitanti per farmacia dando al nostro paese il primato della nazione europea con più farmacie per abitante, con tutte le problematiche sorte in questi paesi che di fronte a codesta proliferazione hanno dovuto poi porre rimedio. Infatti recita il testo: È previsto che il numero delle autorizzazioni sia tale da avere una farmacia ogni 3000 abitanti. La popolazione eccedente, consente l’apertura di un’ ulteriore farmacia, qualora sia superiore a 500 abitanti. Nei comuni fino a 9000 abitanti, l’ulteriore farmacia puo’ essere autorizzata soltanto qualora la popolazione eccedente rispetto al parametro sia superiore a 1500 abitanti. La matematica non è un’opinione, ma la norma comporterebbe che nei comuni con 4501 abitanti siano previste due farmacie e la terza scatterebbe a 7500 abitanti la 8

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quarta per effetto dello spread di 500 abitanti a 9501 (3000x3+501): con un risultato aberrante in un comune di 4400 abitanti: 1 farmacia in un comune di 9501 abitanti: 4 farmacie, indi 1 caso quorum 1 farmacia ogni 4499 abitanti 2°: quorum una farmacia ogni 2375 abitanti. Combinando col disposto che nei centri commerciali con una superficie superiore ai 10000 mq e a distanza di 1,5 chilometri da altra sede (centri commerciali di solito posti nell’immediata periferia) si possa collocare (con prelazione al comune) una sede, il rischio di avere 5 farmacie in codesti comuni non è così raro, con un danno non calcolabile per le piccole realtà. Sono stato più volte accusato di porre distinzioni tra farmacisti titolari di farmacia e parafarmacia, ma questa è l’occasione per rettificarmi. Entrambe le categorie sono ora accomunate: ne uscirebbero con le ossa rotte e ciò a danno dell’impresa, dei posti di lavoro e quindi di un servizio sempre apprezzato a tutela della salute. Ritorno con un esempio numerico: Il fatturato di una sede con un bacino di circa 4000 abitanti si aggira a 1.200.000,00 euro, l’utile netto ante imposte al netto di eventuali oneri passivi è dell’8%-10%. I colleghi che seguono contabilità per farmacie potrebbero confermarmi senza difficoltà. Con 10.000 abitanti l’utile globale potrebbe aggirarsi in eccesso a 2800.000,00 euro, dividendo per 4 unità 700.000,00 per sede con un utile lordo di circa 60/70.000 euro tra l’altro sempre in calo: basti pensare che il prezzo per ricetta era fino a qualche tempo fa di circa 26 euro ora rasenta i 15 euro. Per codeste sedi l’utile ante imposte si abbasserebbe a 56.000/60.000,00 euro, le imposte dirette, irap, tasse di concessione e altre indirette incidono per circa il 35% portando un residuo per un titolare che non abbia finanziamenti in corso, locazione equa e costi fissi ben ponderati a circa 35.000,00 euro l’anno che diviso per 13, signori fa

circa 2692,00 pro mese, e non vorrei fare dimenticare che la previdenza enpaf assicura al titolare una pensione di circa 600 euro al mese, quindi se alla somma sopra esposta dovessi togliere il quantum necessario per un fondo alternativo, mi vien da chiedere se questa è una norma a sostegno dell’economia e del servizio. La farmacia sarà costretta a tagliare i costi fissi primo fra tutto quello del personale, dei servizi nella sfera del salutare poco o nulla giovando la liberalizzazione sugli orari che è norma anch’essa tutta a pro della grande distribuzione e delle farmacie allocate nei centri storici o turistici. (come qualsiasi altro esercizio commerciale), e la parafarmacia starà sicuramente peggio. Sulla norma relativa alle procedure di concorso non voglio soffermarmi più di tanto in quanto bisognerà stare a vedere come si articolerà nei fatti, anche perché lo scontro con il dire del decreto e alcuni principi generali del diritto è da approfondire e son certo che partorirà un contenzioso non di poco conto, se non modificato: “Ai concorsi di cui al comma 2 si potrà partecipare in forma associata sommando i titoli posseduti. La farmacia assegnata sarà condizionata nel tempo alla gestione associata. I titoli professionali conseguiti esercitando nelle “parafarmacie” saranno valutati in misura non inferiore al 70%. “Vorremmo capire la portata della norma: la farmacia sarà condizionata nel tempo alla gestione associata? Cioè a dire che il farmacista socio non potrà recedere o cedere la sua quota? Il comma 8 preoccupa alquanto: l’ereditarietà. Comma 8 - Gli eredi del titolare o del socio deceduto potranno intestarsi la farmacia (qualora possiedano i requisiti) entro sei mesi mentre, in caso contrario, dovranno cedere la farmacia o le quote entro due anni. Il termine di sei mesi a cosa serve? Se interpreto la norma o il farmacista ha un erede farmacista abilitato o no. Entro 6 mesi cosa si può fare: sembrerebbe una norma per 1


Chi vuole uccidere la farmacia?

’è qualcosa che mi sfugge in questo furore “liberalizzatorio” di alcune sigle sindacali (MNLF -ANPI- Forum). Le associazioni rappresentanti le parafarmacie chiedono, per i colleghi, opportunità in più. Ma quante sono le parafarmacie la cui proprietà è ascrivibile ad uno o più farmacisti? E quante invece sono riconducibili ai titolari di farmacia? E, ancora, quante sono di proprietà di soggetti che nulla hanno a che fare con la nostra professione? In nome e per conto di chi, dunque, parlano e agiscono le suddette associazioni? È gratificante per un collega lavorare alle dipendenze di qualcuno a cui non occorre neanche la scuola dell’obbligo per poter avviare un’attività che sfiora una delle professioni più antiche? Considerato che si tratta di uno dei pochi settori in cui la disoccupazione è quasi nulla, non sarebbe preferibile collaborare con un collega, in farmacia, interpretando pienamente il proprio ruolo? Non sarebbe, oltretutto, più logico consentire l’apertura delle parafarmacie (visto che a dispetto del nome erogano farmaci) esclusivamente ad un farmacista? (Lo sarebbe, ma come tutti sappiamo quando Bersani partorì questa stranezza, non credo volesse garantire future gratificazioni economiche e professionali ai farmacisti. Piuttosto agli amici della COOP, che ricorderete brindanti con il flute all’acido acetilsalicilico (giusto per darci l’idea di quale considerazione avessero per il farmaco e ciò che rappresenta). Se avesse voluto un’apertura per i colleghi, forma e sostanza avrebbero dovuto essere altre....ma il punto è che non voleva. Nella fretta di concludere, si è creato un mostro ibrido che consente oggi a chiunque, anche alla criminalità organizzata non solo alla distribuzione organizzata

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(viviamo in una società in cui l’organizzazione è tutto!), di operare in un settore così delicato come quello del farmaco, seppure, fortunatamente e per il momento, limitandosi ad una lista limitata di prodotti. Mi chiedo, dunque, ancora: chi rappresentano le associazioni suddette? E cosa vogliono? I famosi 380 euro come sono stati calcolati? Se cosi fosse a cosa servirebbero loro? E i falsi fallimenti delle parafarmacie sono, anch’essi, a costo zero per lo stato? (e per la società civile in generale?). A Catricalà e Passera, che sottolineano nell’art. 32 del decreto “Salva Italia”, la presunta discriminazione da parte dei grossisti, andrebbe spiegato che si tratta di semplice prudenza. E ancora,le sigle sindacali di cui sopra (e p.c. Passera e Catricalà) sanno che lo Stato è insolvente nei confronti della Farmacia in moltissime Regioni Italiane e si autotutela con l’impignorabilità per decreto? Per il momento, a costo zero per lo stato, c’è la guardia notturna, pomeridiana e festiva garantita dalle farmacie in modo organico e capillare. Dopo ci sarà il caos. Chi vorrà o chi potrà e certamente dove e fino a quando converrà. Si chiede, oltre alla fascia C,la convenzione, l’abbassamento del quorum, l’eliminazione della pianta organica, la deroga per aperture in aeroporti, stazioni marittime,la liberalizzazione totale, il triplo salto carpiato con avvitamento!!!. Intanto le ASL non rimborsano, la distribuzione diretta aumenta così come le trattenute in distinta contabile, la redditività crolla e se risultiamo ancora ai primi posti dei redditi dichiarati è solo perchè le tasse le paghiamo fino all'ultima lira, e pure per competenza.( e comunque preso un fatturato di 1.300.000 euro, parliamo di 120.000 euro lordi, 60.000 netti e cioè 5.000 euro al mese se la farmacia è

una passione che deve continuare. Sul quorum per abitante confido poi che i numeri che ho citato possano essere eloquenti e che noi professionisti del settore possiamo avere la possibilità di portare attraverso le rappresentanze ufficiali esempi e numeri che mi pare non siano affatto noti ne all’utenza ne tanto meno al legislatore. Dott. Prof. M. Mascheroni -Consulente in Legislazione Farmaceutica e Tributaria ben gestita. Non è un caso che le farmacie comunali siano quasi tutte in perdita, per non parlare delle farmacie territoriali delle ASL, veri buchi neri i cui bilanci non è dato consultare). Dopo tutto questo, e cioè una serie infinita di circostanze che creano difficoltà e di proposte per l’annientamento, le suddette associazioni cos’altro propongono?: eliminiamo l’ereditarietà. Mi chiedo: dopo averla distrutta, la Farmacia, cosa ci sarà da ereditare? A chi l’ha meritatamente vinta tramite concorso o acquistata, quale risarcimento darebbero? Sono al corrente, i vertici di queste associazioni, che il titolare di farmacia versa all’ENPAF, oltre alla quota comune a tutti i colleghi iscritti all’Ordine, circa l’1% del proprio fatturato a fondo perduto per garantire la sopravvivenza dell’ente. La pensione di un farmacista si aggira intorno ai 400 euro mensili, non percepisce naturalmente alcuna liquidazione. Quella, anzi, deve corrisponderla ai dipendenti. Priviamolo dell’avviamento e, una volta vecchio, sarà praticamente impossibilitato a sostentarsi. Gli altri professionisti, a parità di versamenti, godono di ben altri trattamenti. È una resa dei conti. Una guerra civile che vedrà vincitori gli spettatori interessati.(GDOCOOP- Multinazionali). Chi ha interesse a distruggere la Farmacia? Mi rifiuto di credere che siano i farmacisti ed è per questo che non riesco a capire davvero chi si senta realmente rappresentato dalle associazioni di cui sopra o meglio, chi realmente esse rappresentino. Il mercato non può regolare un servizio primario ed essenziale come quello farmaceutico. Se riusciranno ad imporre il mercato, la professione morirà. Resteranno solo i “mercanti”, seppure organizzati. dott. Stefano Italiano Segretario Federfarma BN quellichelafarmacia magazine

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dell’idoeneità e una maggiore tutela per l’erede minore di età. Ora non ci resta che attendere qualche necessario, indispensabile emendamento, e porre in essere quegli esercizi di tutela in vita (società, patti di famiglia ecc) in quanto una norma siffatta ha del deleterio e confido, visto che è appena stata partorita che l’interpretazione corretta apra nuove possibilita’ di salvaguardia in quanto il passaggio generazionale dell’impresa non è un diritto di casta bensi’ il tramandare

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caso su 1000.000 cioè per l’erede abilitato con 1 anno e mezzo di tirocinio per idoneità alla titolarità svolto. Che succede se gli eredi sono due uno farmacista e uno no? Devo avere attivato la divisione e conclusa entro 6 mesi? E se uno degli eredi fosse minorenne? Se non ho eredi farmacisti e sopravvenissero dopo i 6 mesi? È indispensabile che si pongano in essere anche quei provvedimenti già previsti nei disegni di legge pre decreto, come l’abolizione del requisito


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Consigli per un E-commerce di successo per la tua farmacia

nternet è utilizzato sempre da più persone nel mondo e questo ha contribuito a dar vita ad un nuovo genere di commercio che prende il nome di Commercio Elettronico o E-commerce. Il nuovo sistema di vendita e di commercio sta coprendo sempre più settori e anche il mondo farmaceutico, che normalmente siamo abituati a vedere come una attività con una sede fisica e legata a regole territoriali, comincia ad affacciarsi all’E-commerce. Sono appunto sempre più le Farmacie che oltre a continuare l’attività sul territorio, vendono i loro prodotti su internet, migliorando così entrate e fatturati. Il Sito web Farmaceutico che include l’Ecommerce, offre al probabile cliente di fare i suoi acquisti direttamente online o prenotare i prodotti di suo interesse non presenti al momento in sede e recarsi così a ritirarli solo quando saranno disponibili o richiederne la spedizione a casa. Il sistema del Commercio Elettronico nel campo dell’attività farmaceutica, sta diventando un metodo che semplifica molto il rapporto farmacista / cliente, anche perché migliora ed aumenta i servizi proposti all’utenza. Vediamo quali sono però i metodi perché un E-commerce sia veramente di successo per una farmacia, portando l’attività ad un notevole incremento dei fatturati. Per avere successo nel Commercio elettronico, le aziende devono mostrare la forza in quattro distinte aree: leadership, strategia, struttura e sistemi. Leadership: Per migliorare le prospettive per la realizzazione di un e-commerce di successo, è necessaria una leadership dinamica e forte. Il responsabile e promotore del commercio elettronico della Farmacia in questione, deve essere obbligatoriamente un convinto sostenitore dei vantaggi dell’ecommerce e deve accertarsi che gli altri dirigenti condividano questa visione. La società deve valutare la propria posizione in materia di e-commerce, deve mettere a disposizione risorse e deve assicurarsi che la cultura aziendale sia adatta. Solo allora è pronto a iniziare, sviluppare e attuare una strategia di commercio elettronico. la leadership inizia con un impegno da

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parte del responsabile e degli altri dirigenti, di prendere in considerazione che il commercio elettronico avrà un ruolo significativo all'interno della Farmacia. Perché ciò avvenga, i dirigenti dovrebbero avere una conoscenza di base delle tecnologie associate all’e-commerce e l'IT, in modo da poter spiegare le implicazioni del business ai partner interni ed esterni, per fare in modo che siano tutti in grado di gestire e prendere decisioni riguardanti il nuovo sistema. Inoltre, il senior management deve essere in grado di capire i vari problemi tecnici connessi con l'ecommerce, in modo da non dare mai l’idea di cedere o di essere incompetente e mantenere così la sua leadership. Strategia e-commerce: Dopo che i leader si sono impegnati a creare un commercio elettronico, hanno analizzato la posizione dell’azienda, reso disponibili le risorse e si sono assicurati che politica aziendale possa cambiare, dovrebbero iniziare a guardare, sviluppare ed attuare le strategie per il commercio elettronico, con operazioni che siano coerenti con una complessiva strategia aziendale. Il modo più semplice per avviare le operazioni necessarie per un commercio elettronico è quello di trasferire il marchio esistente della farmacia, ad Internet utilizzando il nome dell’azienda anche per il nome del dominio, come ad esempio “Farmacia Rossi”, diventerà www.farmaciarossi.it, in questo modo i clienti attuali e potenziali nuovi clienti possono trovare facilmente il sito. L’azienda può poi pubblicizzare il suo sito web sia in diversi luoghi fisici, sia tramite materiale stampato come volantini pubblicitari. Ovviamente la carta intestata, i biglietti da visita, e qualunque altro tipo di materiale commerciale, pubblicità e media tradizionali, dovrebbero includere l’indirizzo del sito. Nei negozi, nella segnaletica, la pubblicità su buste per la spesa, sono dei buoni metodi per attirare i clienti verso il canale online. La decisione di offrire ai clienti della farmacia online dei pro-

dotti unici o appositamente progettati, sono una strategia fondamentale per determinare un’e-commerce di successo. Infatti una personalizzazione dell’attività e delle offerte, possono essere un potente elemento di differenziazione che crea fidelizzazione dei clienti, perché consente agli utenti di controllare la scelta del prodotto, il servizio e i metodi di acquisto. Si può offrire ai clienti una versione molto personale del sito includendo informazioni e raccomandazioni, anche in base ai loro acquisti precedenti e alla demografia. Nel definire la propria strategia, la società deve capire e decidere se questo o un altro tipo di personalizzazione, porteranno dei benefici economici all’azienda. Un servizio clienti affidabile, è alla base della riuscita di un buon e-commerce. Costruire la fiducia online richiede più di un marchio forte, sono necessari dei servizi al cliente che sottolineano la convenienza del canale online. Una buona progettazione del sito web è fondamentale, le caratteristiche di base del sito come la semplicità, leggibilità, chiarezza, ed un aspetto professionale, sono assolutamente necessarie. Inoltre informazioni accurate sulla sede fisica della farmacia, il servizio clienti, i metodi di consegna e i sistemi eventuali per la restituzione e il rimborso, devono essere facilmente accessibile direttamente dalla homepage. E-commerce: Adeguati sistemi devono essere attuati per garantire l'integrazione di successo del commercio elettronico., investimenti di qualità nel capitale umano e fisico. Internet richiede velocità e trasparenza


strategia aziendale, sistemi, strutture, e le risorse, prima di determinare quale iniziative deve implementare per il proprio commercio elettronico. Per l’ambiente esterno, la farmacia deve anche analizzare la sua struttura, se si ha un gran numero di unità strategiche di business, o agganci che ricoprano una vasta area geografica, con numerose lingue, perché questo avrà un forte impatto sulle decisioni da prendere per la struttura del sito. Se un sito per l’ecommerce viene ben progettato e ben eseguito, gli ingressi identificati e processi di cui abbiamo parlato in precedenza, porteranno ad ottimi risultati, soprattutto per quanto riguarda l’ottimizzazione dei canali, il risparmio sui costi, l’acquisizione clienti e la fidelizzazione degli stessi. Tutto ciò può essere misurato, controllando l’aumento delle visite al sito web, l’incremento del numero dei clienti e gli aumenti dei ricavi generati dal commercio elettronico, solo per citarne alcuni.

antissime volte capita di parlare con qualcuno e dire, “tu proprio non mi capisci!” Altre volte, invece, con alcune persone riusciamo ad entrare subito in sintonia e con altre vi sono delle incomprensioni immotivate. Tutto questo nasce da distorsioni a livello comunicativo, nasce cioè dalla nostra convinzione che tutte le persone con le quali ci rapportiamo debbano obbligatoriamente essere come noi e pensare come noi! In realtà siamo tutte persone diverse, proveniamo da realtà e ambiti sociali diversi, da esperienze passate diverse, che nel bene o nel male hanno influenzato ed in-

fluenzano la nostra vita e i nostri comportamenti determinando ciò che siamo, sentiamo e come reagiamo. Essere sempre vincenti in una comunicazione è importante, e lo diventa ancor più quando ci si deve confrontare con un pubblico variegato, quotidianamente e per lavoro. Vincenti, tuttavia , non vuol dire che dobbiamo ingannare il nostro interlocutore, ma dobbiamo fare in modo che il messaggio che intendiamo comunicare giunga integro all’interlocutore e venga percepito così come noi volevamo. Semplicemente dobbiamo annullare tutte le interferenze nella comunicazione, cioè dobbiamo annullare il giudizio che inevitabilmente si sviluppa nella nostra mente. Quando infatti comunichiamo, il più delle volte, non prestiamo attenzione a quello che ci viene detto nella sua interezza e totalità, ma pensiamo a quello che la persona vuole dirci con quelle parole, personalizzando il contenuto, emettendo dei giudizi!

Questi giudizi determinano quello che sarà il nostro comportamento, sia esso verbale (quello che diremo) sia esso non verbale (ciò che esprimerà il nostro corpo e i nostri gesti) determinando alle volte reazioni eccessive, spropositate, inappropriate, o in semplice conflitto con quanto in realtà si voleva comunicare. Ricordiamo che nella comunicazione quello che noi esprimiamo con il corpo ha una valenza nettamente maggiore di quello che noi diciamo con le parole, e molto spesso i due tipi di comunicazione sono in contrasto tra di loro e distorcono ancor più il messaggio! Ad ogni modo, recenti studi hanno dimostrato che in un mercato inflazionato di prodotti e concorrenza, ciò che fa la differenza e che spinge l’acquirente all’acquisto di un prodotto rispetto ad un altro non è il prodotto in sé, ma semplicemente l’esperienza che ha generato l’acquisto di quel prodotto. Ciò che ritorna alla mente , non è l’oggetto, ma l’esperienza vissuta, cioè il comportamento del commesso, la musica di

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La comunicazione efficace alla base del successo nella vendita e nel marketing farmaceutico

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sua accessibilità. La raccolta e l’utilizzo di tali informazioni è importante per affinare la proposta da valorizzare e una migliore allocazione delle strategie. Il marketing interno per il sito aziendale può anche essere continuamente affinato, utilizzando in tempo reale le informazioni raccolte dai clienti durante le loro visite. Misurare un e-commerce di successo: Come è stato detto in precedenza, al fine di sviluppare con successo iniziative di ecommerce, una società deve cominciare valutando il suo ambiente esterno ed interno. La valutazione degli ambienti esterni, per esempio, dovrebbe comprendere una constatazione dei cambiamenti nell’economia e un’analisi dei recenti sviluppi tecnologici. Una società deve anche valutare gli investimenti dell’e-commerce, le potenzialità dei suoi concorrenti, le esigenze e le capacità dei propri fornitori e clienti. Queste valutazioni saranno cruciali nel determinare le iniziative per l’ecommerce che si dovrà attuare. Per quanto riguarda l’ambiente interno, un’impresa deve valutare la sua attuale

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più che mai dato che i ritardi e la disinformazione vengono rilevati rapidamente. Così, il processo decisionale e i sistemi organizzativi, devono essere strutturati per offrire velocità, trasparenza e nuove opportunità di vendita. Fondamentale è incentivare chi si occupa della gestione dell’e-commerce, con dei premi sul fatturato che stimolino l’esperto IT a rendere sempre più visibile la farmacia online. Fondamentale anche migliorare la gestione dei clienti. Le aziende devono riconsiderare i processi interni necessari per fornire elevati livelli di servizio clienti, necessari nel commercio elettronico. C'è un trade-off tra servizio che comporta un elevato livello di intervento umano e di servizio automatico del sito web, è necessario trovare il giusto equilibrio tra i due sistemi per avere un feedback positivo dei clienti. Il monitoraggio delle interazioni dei clienti con il sito internet della farmacia, può essere utilizzato per identificare la loro sensibilità ai prezzi, il tipo di informazioni preferite e valutare la loro soddisfazione per il design del sito e la


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sottofondo, l’ambiente confortevole, i servizi offerti, etc., proprio nell’atto dell’acquisto. Quando parliamo di comunicazione non dobbiamo pensare solo al mezzo della parola, ma dobbiamo allargare la nostra visione ad altri ambiti. Possiamo infatti comunicare anche con i suoni, con gli odori, con le immagini, con la vista, o con il tatto. In definitiva diremo che possiamo comunicare sfruttando i 5 sensi che ci permetteranno di essere efficaci con tutti i possibili clienti. Ognuno di noi , infatti, ha ben sviluppato, durante tutta la sua vita, uno o più sensi in maniera prevalente rispetto agli altri, e saranno proprio questi a dettare i suoi

comportamenti e ad influenzare le sue reazioni. Ci sono infatti persone che hanno sviluppato notevolmente il senso dell’olfatto, altri quello della vista, altri quello dell’udito. Pensate ai bambini, c’è chi fotografa un paragrafo da studiare con gli occhi altri invece lo leggono! Ed ecco che queste eccezioni e caratteristiche hanno fatto sì che si sviluppasse un’area marketing particolarmente attenta ai sensi, il così detto Marketing sensoriale. Un marketing che si basa sulla corretta gestione degli impulsi che vadano a catturare tutti i sensi e a comunicare lo stesso messaggio sfruttando varie vie, le stesse che differenziano le varie tipologie di cliente.

Lo stesso accade in farmacia e non può essere trascurato! La corretta scelta delle luci, dei suoni, dei profumi, correda il posto di sensazioni e percezioni che accompagnano il cliente nell’acquisto, qualunque sia il prodotto che intendiamo vendere. Questo si riflette nella scelta attenta ed accurata degli arredi, del posizionamento dei prodotti e dei layout espositivi! L’organizzazione e gestione dei flussi, l’inquadramento di aree dedicate, per finire con il rapporto che il farmacista istaura con il suo cliente nell’atto finale della vendita.

ggi inizia l’esame al Senato del D.L. 1/2012, approvato dal Governo lo scorso 20 gennaio, con il quale viene modificata la disciplina sulle farmacie, sotto la mentita spoglia delle liberalizzazioni. Più esattamente, vengono modificati i criteri demografici delle piante organiche, previsti un concorso pubblico riservato e una particolare forma di partecipazione, insediato il potere sostitutivo dello Stato nel caso di inerzia delle Regioni nell’espletamento delle procedure concorsuali e degli atti propedeutici, rivisti i termini utili per le successioni mortis causa e inter vivos, insediata una nuova forma di prescrizione farmacologica, stabilite alcune garanzie “retributive” per i farmacisti disagiati, fissato, infine, un onere occupazionale posto a carico delle farmacie più facoltose. Piante organiche e quorum: - viene ridimensionato il rapporto sedi farmaceutiche/abitanti a 3 mila unità; - il resto utile è stato ridotto a 501 abitanti nei comuni superiori a 9 mila abitanti e a 1.501 in quelli inferiori; - è prevista l’istituzione di sedi, al di fuori del criterio demografico (presso aeroporti civili internazionali, stazioni marittime e ferroviarie, nelle grandi aree di servizio autostradali e nei mega centri commerciali), sulle quali i Comuni potranno esercitare la prelazione sino al 2022, purché situati ad una certa distanza dalle farmacie funzionanti (1.500 metri per gli iper-

mercati, 200 metri per il resto). Concorsi: - è stato previsto un concorso straordinario e riservato, per titoli ed esami, per le nuove sedi e quelle vacanti sulle quali i Comuni non potranno esercitare la prelazione e al quale potranno partecipare i farmacisti non titolari e i titolari di farmacie rurali sussidiate; - verrà consentita la partecipazione associata ai concorsi, nel senso che i candidati potranno sommare i loro titoli a discapito degli aspiranti individuali; - è stata fissata una apposita determinazione dei punteggi ai farmacisti che prestano la loro attività nelle parafarmacie; - verranno commissariate (ex art. 120 Cost.) le Regioni che si renderanno inadempienti nella riapprovazione della pianta organica straordinaria e nell’espletamento delle procedure dei relativi concorsi, da effettuarsi, rispettivamente, entro 120 giorni e 30 giorni a decorrere dalla entrata in vigore della legge di conversione del DL esaminato. Turni, orari e sconti: - gli orari e i turni, diurni/notturni e festivi, sono stati liberalizzati, sicché gli esercizi farmaceutici potranno essere aperti e funzionati senza limite alcuno; - è stata offerta alle farmacia la facoltà di praticare sconti su tutta la gamma

dei medicinali, purché venduti a totale carico dell’utente. Successione: - è stato ridotto da due anni a sei mesi l’esercizio della facoltà degli eredi di farmacisti per subentrare nella titolarità della farmacia e/o quota di essa oppure per perfezionarne la vendita. Adempimenti prescrittivi e somministrativi: - ogni medico prescrittore sarà tenuto ad informare il proprio paziente della presenza in commercio di medicinali simili, con l’obbligo del medesimo di indicare nella prescrizione, alternativamente, la dicitura “sostituibile con equivalente generico” oppure “non sostituibile”, allorquando ci siano specifiche motivazioni in tal senso; - il farmacista sarà, di conseguenza, tenuto a somministrare il farmaco avente il costo più basso, salvo diversa pretesa dell’utente; Adempimenti aziendali: - sono state confermate le cautele per i supermercati in termini di inaccessibilità ai locali di vendita destinati ai farmaci cosiddetti Sop; - è stato sancito l’obbligo per le farmacie di maggiori dimensioni di avvalersi di uno o più collaboratori, pena la sospensione della convenzione in essere con il Servizio sanitario nazionale; Garanzia solidale: - il provvedimento ha previsto l’istituzione di un fondo di solidarietà na-

Il DL che stravolge il sistema della farmacia

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Dott.ssa Nunzia Maria Tinelli Marketing-farmaceutico.it


garantire l’attuale livello di assistenza farmaceutica. Un vero peccato per il presidio sanitario, riconosciuto decisamente il migliore di tutto il sistema della Salute! Tutto questo, a fronte di cosa? Di millantare risparmi che non ci saranno, che gli stessi sostenitori budgettano in valori esigui. Di fare sognare i giovani farmacisti allo stesso modo di come hanno fatto con le parafarmacie, vittime oramai di numeri non propriamente brillanti. Su tutto un saldo occupati certamente inferiore a quello assicurato dall’attuale sistema.

n questo delicato momento di congiuntura economica, gli aspetti gestionali dell’azienda farmacia acquistano un peso enorme, in particolare l’impianto finanziario, ossia debiti e oneri finanziari, che spesso erodono l’utile finale in misura considerevole. Per quantosuperfluo, evidenziamo che l’esigenza finanziaria della farmacia, nasce - spesso, ma non unicamente - li dove l’ente pubblico locale è inefficiente. Fronteggiare una ordinaria gestione con un ciclo commerciale distorto da patologici ritardi nei pagamenti da parte di alcune ASP è certamente impresa non facile. Ovviamente il ricorso allo smobilizzo dei crediti vantati è in assoluto lo strumento più utilizzato dalla categoria. Ed anche il più economico. Spesso è però insufficiente a fronteggiare le altre incombenze gestionali; acquisto scorte e spese per il personale, innanzitutto. La fase politica attuale sembra fondare la possibilità che i margini operativi della farmacia si riducano ulteriormente, compromettendo la capacità di rimborso dei debiti verso le banche e i fornitori. E se è vero che taluni fornitori sono disposti a concedere dilazioni, non lo sono altrettanto le istituzioni creditizie. Consideriamo inoltre che le banche finanziatrici, in fase di revisione annuale dei fidi, rilevando il deterioramento del merito creditizio delle farmacie, per i motivi su esposti, potrebbero ridurre o, nei casi più eclatanti, revocare i finanziamenti concessi.

Non è un mistero che oggi il sistema bancario sia a “corto” di liquidità da impiegare: nonostrante i tassi di rendimento vengano tenuti sui livelli minimi (il tasso di riferimento europeo è all’1%), gli spread che le banche applicano ai finanziamenti concessi aumentano sempre più: il denaro da prestare sarà poco e quindi costerà molto. È notorio poi che le banche determinano il tasso da applicare ai prestiti sulla base di un rating i cui criteri di assegnazione sono stati fortemente inaspriti. Tali criteri sono essenzialmente basati sulla consistenza patrimoniale e sulla capacità reddituale del prenditore di credito. Le farmacie potevano contare dunque sul patrimonio immobiliare del titolare: un giovane farmacista non credo abbia la stessa possibilità di accantonare e accumulare e quindi di fornire le garanzie richieste dagli istituti di credito. Negli ultimi mesi si registra peraltro un deciso aumento dei tassi sui finanziamenti, in misura pari a circa 3-4 punti percentuali, soprattutto su prestiti rateali a medio e lungo termine e questo a prescindere dal peggioramento dei merito creditizio delle imprese richiedenti. Sempre più frequentemente è dato osservare come le famacie registrino livello di indebitamento eccessivi, scaturenti dalla gestione ordinaria per una politica disattenta degli approvvigionamenti di magazzino, ma anche a causa di un cambio generazionale (liquidazione quite a coredi) o di una ristrutturazione dei locali

commerciali. O anche semplicemente per il massiccio e scorretto utilizzo di aperture di credito in conto corrente per finanziare investimenti durevoli. Quando il quadro contabile di una farmacia presenta debiti elevati ed un cospicuo prelevamento in conto titolare (altra peculiarità della categoria) le speranze di ottenere credito sono minime. La liberalizzazione di cui si accennava potrebbe infine fornire alle banche il pretesto per valutare l’azienda farmacia sbrigativamente e forse surretiziamente come una qualsiasi attività commerciale, applicando dunque condizioni maggiormente onerose. I margini dell’attività scendono, il costo del denaro aumenta e lo scenario che si prospetta è fortemente negativo; l’incapacità di fronteggiare gli impegni assunti potrebbe rendere necessario, per le farmacie, un riasetto finanziario globale. Ma oggi è altamente improbabile che le banche finanzino operazioni destinate a consolidare debiti, specie se di altre banche. In questi casi, ed in questa particolare fase storica, il ruolo di intermediari specializzati, prestatori di garanzie e negoziatori delle migliori condizioni di finanziamento bancario, può fornire alle farmacie un valido supporto per accedere al credito ordinario e straordinario.

Prof. Avv. Ettore Iorio Università di Calabria

Il finanziamento ordinario e straordinario delle farmacie

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Filippo Mocciaro Responsabile area crediti “Farmafidi” quellichelafarmacia 13 magazine

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L’attuale volume d’affari della farmacia italiana è, infatti, già compresso per suo conto, attesi lo sconto legislativo da praticare al SSN, l’introduzione della vendita per conto e, soprattutto, l’onerosità degli interessi da sopportare a causa dei ritardi di pagamento da parte delle Asl. Una situazione, questa, che comporterà una vita difficile a quelle esistenti e quasi impossibile a quelle neo istituite, dal momento che gli esiti della “riforma” andranno a causare la divisione di quella che fu una ricchezza (ante 2000) sino a determinare una povertà dei ricavi, tanto da essere insufficienti ad assicurare quell’equilibrio costi/ricavi indispensabile per

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zionale per garantire, a totale carico dell’Enpaf, un sussidio in favore dei farmacisti titolari di farmacie nei Comuni inferiori a mille abitanti, compensativo di una eventuale minore somma prodotta (150% del reddito netto) rispetto a quella percepita da un collaboratore di 1° livello con due anni di anzianità. A ben vedere, il provvedimento incide pesantemente sull’attuale sistema farmacia. Imporrà l’istituzione di oltre 6 mila nuove sedi, oltre a quelle straordinarie (presumibili in oltre 1.000). Da un tale “affollamento” di esercizi deriveranno più danni che utilità.


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Possibili conseguenze della liberalizzazione delle farmacie

difficile comprendere quali saranno le sorti della farmacia italiana: se l’attuale Governo chiedeva inizialmente la sola fuoriuscita della Fascia C dal canale farmacia, la Federazione dei titolari rilanciava prontamente e, a dire di tanti, incautamente, una proposta per l’abbassamento del quorum, probabilmente allo scopo di porre una pietra tombale sulla questione farmacie e chiuderla definitivamente, col rischio però di chiudere anche le farmacie, visti i già disastrosi bilanci. Le farmacie, precedute solo dai notai, sono le uniche attività con la maggiore redditività, o meglio, le uniche in Italia a dichiarare al centesimo i propri utili e, di conseguenza, a contribuire attivamente ed onestamente all’economia italiana. Fino a che punto è sostenibile un abbassamento del quorum? Una recente analisi del CERM, Appunto per la Riforma delle Farmacie, evidenzia l’obsolescenza del sistema farmaceutico italiano, ponendo in risalto una serie di criticità sulle quali dover necessariamente intervenire. Quasi simultaneamente lo studio pubblicato dal Movimento Spontaneo Farmacisti Italiani, Proiezione relativa alla bozza dell’Art. 11, mette in risalto le disastrose conseguenze che si abbatterebbero sul sistema farmaceutico italiano qualora dovesse esservi l’abbassamento del quorum a 3000 abitanti per farmacia. Per non citare i ripensamenti di Francia, Spagna e Grecia, che recentemente hanno rialzato il quorum per tutelare la filiera, o l’esempio della Germania che ha impedito di fatto l’accesso ai grandi capitali al sistema dei farmaci con ricetta e alle farmacie. Quali potrebbero essere le conseguenze immediate della liberalizzazione della farmacia, che si tratti di un abbassamento del quorum o della, decisamente più sostenibile, fuoriuscita della Fascia C dal canale? Le nuove problematiche che dovrà affrontare la farmacia. Riduzione del fatturato. Fascia C, farmaci da banco e fatturato SSN. Probabilmente il primo problema preso in considerazione dal farmacista titolare, che si tratti di una

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liberalizzazione spinta, o di una semplice fuoriuscita della Fascia C, dovrebbe essere però l’ultimo dei problemi del farmacista. Miglioramento della qualità dell’offerta di lavoro. I collaboratori meno produttivi verranno automaticamente tagliati fuori dalla filiera, ciò per massimizzare il ROI e giustificare il costo del lavoro. Non basterà più essere farmacista banconista e fare il minimo indispensabile, ma sarà necessario specializzarsi in specifici settori e dare quel di più che consentirà di potersi ancorare al posto fisso. Aumento del precariato in farmacia. Le posizioni lavorative, un tempo stabili e sicure, saranno più trattabili. I farmacisti collaboratori, già poco tutelati da Ordini e Sindacati, avranno un minor margine di contrattazione e probabilmente diverranno pedine di società di capitali. Globalmente vi sarà un ulteriore aumento dell’insoddisfazione dei dipendenti, già oggi sottopagati e considerati parte secondaria del sistema, in realtà vero patrimonio della farmacia. Diminuiranno i contratti a tempo indeterminato, aumenterà il numero degli addetti non laureati e aumenterà la tentazione nel rivolgersi al mercato del lavoro nero e antisindacale. Decadimento della qualità del servizio che le aziende offrono alle farmacie. Probabilmente saranno le uniche beneficiarie

della liberalizzazione, dovranno sostenere il peso di uno sviluppo improvviso proveniente dall’esplosione della domanda, che si tratti di installare un software gestionale o effettuare una nuova fornitura di farmaci, la gran parte delle aziende del settore sarà impegnata a curare i nuovi clienti a discapito della qualità del servizio offerto ai clienti attuali. Effetto nel lungo termine però, potrebbe essere quello di un miglioramento della qualità del servizio offerto all’aumentare della concorrenza. Aumento della concorrenza nel settore B2B. È un’opportunità per le farmacie. Nasceranno nuove aziende capaci di offrire servizi e prodotti alla farmacia, dando finalmente la possibilità al farmacista di potersi orientare meglio negli acquisti, ovviamente con prezzi più vantaggiosi. La confezionatrice del sottovuoto che trovavamo per le macellerie a € 200 e per le farmacie a € 400, probabilmente scenderà a € 300. Decadimento della qualità del servizio offerto al cittadino. La farmacia, già oberata da problemi come ritardati pagamenti ed oneri finanziari, oltre che la scarsa, se non nulla, remunerazione dei servizi, sarà costretta ad intervenire sulle risorse umane, con molteplici effetti sull’organizzazione: peggioramento della qualità del servizio offerto al cittadino, che si riflette operativamente con mag-


modulato la marginalità in funzione di un maggior vantaggio per il paziente. Considerazioni finali Una riflessione onesta sarebbe quella di abbandonare le dinamiche di sviluppo delle ottiche commerciali e concorrenziali e di dare una spinta verso un ritorno alle origini, alla pura attività di farmacista. Abbandonare il concetto dellafarmacia come estensione territoriale del SSN, con un SSN inadempiente, e tornare alla possibilità di allestire e produrre medicamenti personalizzati, riscoprendo la vera identità del farmacista, venuta meno col tempo perché distrutta dall’industria e dal consumo. Bisognerebbe rilanciare a tutti i livelli la figura del farmacista purista, probabilmente in via di estinzione, a dispetto del farmacista postino, farmacista stampatore e del farmacista passacarte.

oncorrenza tra poli universitari e business del laureato. Causa di un tasso di disoccupazione nel settore, potrebbe divenire, nel medio-lungo periodo, il fenomeno concorrenziale tra poli universitari, ovvero, il volere istituire a tutti i costi nuove Facoltà di Farmacia, immettendo nel settore un eccessivo numero di laureati, senza che vi sia una reale domanda. Insomma un pò come avviene per gli avvocati, commercialisti e altre categorie non protette. Unico scopo quello di incrementare il business delle cattedre e degli incarichi. Il fenomeno potrebbe avere, dunque, effetti sconfortanti.

Attacchi dei Servizi Sanitari Regionali. Si fa riferimento al caso della Fascia H, passata solo teoricamente ai farmacisti che non hanno ancora avuto la possibilità di esserne i distributori, al numero sempre più crescente dei farmaci inclusi nelle liste per la DPC, e al fatto, strano ma vero, che la Regione Toscana abbia deciso di tagliare fuori i farmacisti dalla filiera, arrogandosi il diritto di distribuire i farmaci direttamente agli assistiti acquistando direttamente dall’industria. Non è questo il trattamento da riservare a un presidio socio-sanitario di grande importanza.

settore. La logica è strettamente imprenditoriale: perché far partecipare le farmacie, quando automaticamente si possono stringere rapporti con i pazienti e quindi marginare di più?

Le questioni aperte della farmacia italiana

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Lotta ai capitali provenienti dall’estero. Il business del farmaco in Italia, al settimo posto nel mondo, fa gola a tanti investitori esteri. Ecco allora che non si è perso tempo ad investire su un mercato vergine come quello italiano. La strategia è chiara: svalutare il valore commerciale delle farmacie in modo da poter intervenire a tempo debito, rilevando singole farmacie, trasformandole in catene.

Attacchi esterni (Farmindustria/Poste /DHL). Si tratta di grosse organizzazioni intenzionate a distribuire il farmaco direttamente al paziente, escludendo le farmacie private. Scenario in cui la farmacia perderebbe tutta la sua essenzialità. Si resta a bocca aperta quando, chi afferma di voler fare della farmacia un partner, si ritrova a tavolino con Poste Italiane per firmare un accordo sulla distribuzione di farmaci direttamente a casa del paziente, tagliando fuori i veri protagonisti del

Dott. Alfonso Di Stasio farmaciavirtuale.it

Brevetti in scadenza. Il mancato inserimento in farmacia di nuove molecole per prodotti innovativi e la presenza di farmaci di basso valore economico costituiscono un problema difficilmente risolvibile, se non con l’immissione sul mercato di nuove molecole. Lo Stato però, si arroga il diritto di trattenerle per sé ed utilizzarle nelle proprie strutture, avvalendosi della DPC (Distribuzione per Conto). L’industria in Italia è impegnata a massimizzare il consumo delle molecole che hanno ancora il brevetto con operazioni di co-marketing. Sembrerebbe però che l’obiettivo principale nel medio periodo sia quello di colonizzare mercati emergenti come Asia, India e paesi in via di sviluppo, mettendo da parte il mercato italiano il cui destino sembra ormai chiaro. Farmaci online. Il mercato del farquellichelafarmacia 15 magazine

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dare in farmacia che ha tutto. Aumento dei prezzi al consumo. Se i dati disponibili dimostrano un abbassamento dei prezzi al consumo, una liberalizzazione del settore, totale o parziale, con una deregulation dei prezzi imposti, non risolverà il problema alla fonte e porterà ad una libertà totale, da parte dell’industria, nel poter aumentare i prezzi alla produzione. Ricordiamo che con l’attuale legislazione l’industria può effettuare aumenti solo il 1° gennaio degli anni dispari, assorbendo eventuali aumenti dell’inflazione. Senza effettuare calcoli complicati, basta osservare l’andamento del costo alla produzione di un qualsiasi farmaco da banco e studiare come si è evoluto. L’attuale rilivellamento al ribasso dei prezzi al pubblico, avuto dal 2007 ad oggi, si è ottenuto solo grazie all’aumento delle tensioni concorrenziali intracanale, a svantaggio dei margini della farmacia. Ed è prorio grazie a farmacie e parafarmacie, in concorrenza, che ciò si è potuto ottenere, non perché l’intera filiera abbia ri-

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giori tempi di attesa al banco, diminuzione della tempistica della transazione media, quindi minore cura al paziente. Il farmacista, già noto agli esperti del settore per il record – negativo – di tre minuti per transazione, guarderà ossessivamente l’orologio. Nel medio-lungo periodo, l’utenza, polverizzata tra i vari canali, subirà una potenziale diminuzione e la problematica dovrebbe attenuarsi. Diminuzione della fiducia dei consumatori nei confronti dell’istituzione farmacia. La farmacia non sarà più quella di una volta. Effetto di medio-lungo termine, in caso di liberalizzazione della Fascia C, potrebbe verificarsi nei maggiori centri urbani, ove il cliente/paziente, trasformatosi a tutti gli effetti in consumatore, reputerà la farmacia come un negozio uguale agli altri, a parità di prodotti trattati. È pur vero che alcune categorie di utenti resteranno fedeli alla farmacia, sia per la fiducia storica, ma soprattutto perché non tutti i farmaci potranno essere ritirati ovunque e, nel dubbio, meglio an-


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maco si sta evolvendo molto rapidamente scalzando il canale distributivo tradizionale. È possibile, infatti, acquistare online farmaci a costi molto contenuti e per questo la categoria, in un futuro non molto lontano, potrebbe trovarsi a fare i conti con un nuovo canale di vendita. Tali farmaci sono venduti su piattaforme estere, di solito inglesi, e poi stoccati in India o Pakistan o comunque in Paesi ove la commercializzazione online non è proibita. La maggior parte delle esperienze in merito riguarda gli USA, dove il modello di business della pura vendita online viene adottato già da tempo: con regolare prescrizione il paziente può ricevere tutto comodamente a casa. Già molte farmacie italiane, nonostante i costi elevati imposti dalle lobby del software per la creazione di un sito web, si sono organizzate vendendo online parafarmaci, integratori, dispositivi medici e farmaci da banco, con la modalità ritiro in farmacia. La Federazione dei Titolari e la FOFI hanno espresso parere negativo, tuttavia la recente normativa europea regolamenterebbe questo tipo di vendite. L’e-commerce è un valido e concreto strumento di risparmio di tempo e di denaro per i cittadini, ma ciò che maggiormente desta preoccupazione è che le realtà illegali sono molto diffuse. Non riuscendo a stabilire se il sito in cui ci si trova è sicuro o meno, si rischia incappare nell’acquisto di prodotti contenenti quantitativi di principio attivo diversi da quelli dichiarati o completamente privi di principio attivo o, peggio ancora, farmaci contenenti sostanze tossiche, con controindicazioni ed effetti collaterali. Il mercato italiano non è ancora maturo per poter assorbire il canale online, ma le Federazioni farebbero bene a prevedere questo tipo di apertura, per anticipare l’eventuale ingresso in scena di operatori più forti come DHL, CHL, Poste, i cui accordi direttamente con l'industria potrebbero tagliare fuori ancora una volta il farmacista dalle dinamiche di sviluppo. 16 quellichelafarmacia magazine

Ricetta elettronica. Addio alle ricette cartacee. Chiusa la fase di sperimentazione, sta per entrare a regime la ricetta elettronica. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del disciplinare tecnico, le Regioni entro dicembre 2012 dovranno avere a regime il sistema di ricetta elettronica. Restano escluse dal provvedimento solo le prescrizioni di farmaci stupefacenti e di sostanze psicotrope per le quali resta la ricetta cartacea. In realtà questo non costituisce un problema per il farmacista, che anzi ne troverà giovamento, poiché, grazie alla ricetta elettronica, tutti i processi legati ai rimborsi SSN delle ricette verranno snelliti e velocizzati. Che fine faranno i centri di tariffazione, i costosissimi plugin per i software gestionali, che fine farà tutto l'indotto che ruota intorno la ricetta medica? Siamo curiosi di capire come le varie software house che operano nel settore riusciranno a deviare il fatturato su altri servizi. Disordine ed illegalità territoriale. L’Italia del 2011 è ricca di farmacisti che non sembrano essere a conoscenza dell’esistenza di un codice deontologico e le associazioni territoriali hanno il dovere di contrastare il malcostume dei colleghi che commettono le seguenti scorrettezze senza scrupoli: - dispensazione dei farmaci senza esigere ricetta medica; - anticipazione dei farmaci prescritti dal SSN per poi effettuarne il rimborso al paziente; - sconfezionamento di alcune categorie di prodotti, al fine di incentivarne la vendita, come accade per quelli per la disfunzione erettile e per gli animali domestici; - sconti su fascia C (equiparata de facto al più banale dei farmaci da banco); - sconti su farmaci di fascia A; - sconti su ticket (per accaparrarsi ricette); - orari di esercizio individuali, nuova frontiera della concorrenza; - turni notturni-festivi operati in autonomia; - utilizzo di personale non laureato, perfino in camice bianco, messo a

disposizione della clientela nel servizio al banco, allo scopo di marginare di più, minando la qualità e la sicurezza del servizio; - scarsa tutela del farmacista collaboratore: turni massacranti, remunerazioni minime, nessun tipo di agevolazione relativo a permessi e ferie; - comparaggi di varia natura, su tutti i fronti. Sistema lobbistico degli Ordini. È tristemente noto purtroppo che il sistema italiano il più delle volte non si rivela un sistema basato sulla meritocrazia. Infatti, è sempre più difficile l’accesso da parte dei più giovani ai tavoli organizzativi, a meno che non si abbiano conoscenze dirette e/o intermediari. L’organizzazione di vecchio stampo degli Ordini ha portato lentamente all’indebolimento del sistema ormai in fase stagnante e a corto di idee valide. Se si vuole operare uno svecchiamento è necessario che le giovani menti piene di buoni propositi, passione e voglia di fare, non vengano tenute alla larga dal contesto organizzativo ma vengano stimolate e invogliate a farne parte. LOTTE DI CATEGORIA • Lotte tra federazioni dei Titolari, tra Ordini dei farmacisti, tra A.Gi.Far., su scala territoriale. • Lotte tra gruppi di farmacisti desiderosi di fare politica che, impegnati nelle lotte di poltrona per il proprio tornaconto, non apportano alcun contributo. • Lotte tra gruppi di farmacisti imprenditori che di punto in bianco rilevano farmacie sul territorio non rispettando la normativa vigente. Assistiamo, così, allo sfaldamento di una categoria consumata dalla brama di potere politico ed economico. Una categoria che non ha ben compreso chi sono i veri nemici del settore. Una categoria ferma, che resta a guardare passivamente senza impegnarsi attivamente per il ripristino dello status quo. Dott. Alfonso Di Stasio farmaciavirtuale.it


eguendo l’onda calda delle liberalizzazioni, riceviamo e pubblichiamo la lettera inviataci da un farmacista titolare in Campania che ha deciso di mostrare pubblicamente i numeri della distinta contabile riepilogativa. Rispettiamo la richiesta di anonimato. (Allegata DCR).

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Gentile Collega, ti scrivo per lanciare un ultimo disperato grido contro chi, in un sol colpo, vuole vanificare il lavoro centenario di una categoria che è stata tutti i giorni (e tutte le notti) a contatto con il più infimo dei bisogni dei pazienti. Ti parlo di infimo perchè credo che al farmacista, nel corso degli anni, è stato affidato il “lavoro sporco”, ovvero quello di risolvere l’irrisolvibile, o meglio, di risolvere tutto ciò che gli altri professionisti del settore non hanno risolto. Ti faccio l’esempio degli anticipi urgenti fatti al paziente perchè il medico era a Cortina, come quello per risolvere il problema dell’allattamento notturno alla mamma un pò sbadata, che si ricorda del latte alle 4 di mattina. Non è giusto che in un sol colpo una claque di improvvisatori stia distruggendo ciò che la categoria ha costruito con minuzia ed onore, con trasparenza e rispetto per il cittadino, con il sorriso sulle labbra di tutti i giorni. Ti scrivo questa lettera rompendo un pò un tabù, allegando quella che è la pietra miliare di una farmacia, quella che è giunta quasi all’osso, a patto che resti un pò di osso: la distinta contabile riepilogativa. Si sente parlare di distinta contabile riepilogativa, di fatturato SSN in continua diminuzione, di margini sempre più risicati, ma nessuno ha mai visto dati reali, concreti, che dimostrino come la distinta contabile riepilogativa si sia assottigliata nel tempo, a svantaggio del farmacista e di tutta l’organizzazione del sistema farmacia. Si parla di sconti al servizio sanitario nazionale, di trattenute, elementi conosciutissimi dai farmacisti, ma di cui è ignara l’opinione pubblica, compresi i politici e i “gestori temporanei” di un Governo che sembra fare orecchie da mercanti. Tutti i

giorni leggo con nausea ripugnante articoli di giornali e vedo tanto veleno sputato sulla categoria dei farmacisti, ma mai una notizia su ciò che hanno subìto i farmacisti negli ultimi anni e su ciò che subiscono ogni giorno. In silenzio. Parlo di “subire” perchè il farmacista è il mezzo che lo Stato utilizza per interfacciarsi quotidianamente col paziente. Non solo abbiamo l’ingrato compito di comunicare al paziente tutti gli aumenti dei ticket, tutti i prelevamenti coatti e tutte le vergogne quotidiane di una cattiva gestione, ma siamo costretti a subire quella che è l’erosione del frutto del nostro lavoro quotidiano, che, diversamente da qualsiasi tipo di logica, anzichè essere valorizzato, viene via via sminuito. In seguito ti dimostro come, a fronte del mio lavoro, lo Stato e i vari enti, finiscano col lasciarmi cifre residuali con le quali

devo difendere la mia famiglia e le famiglie dei miei collaboratori. L’importo netto da liquidare alla farmacia, evidenziato, viene poi stornato dai costi di gestione come interessi delle banche e costo del lavoro e dall’imposizione fiscale, ormai giunta ai massimi livelli e alla quale il farmacista non può sfuggire. Mettendo conto che la mia farmacia lavora all’85% con il Servizio Sanitario Nazionale, c’è poco da fare con quello che resta. E pensare che vivo in Provincia di Napoli, stupenda per la gente, per i luoghi, i colori, i profumi, ma al tempo stesso una delle più disastrate d’Italia, dove la mia ASL impiega quasi due anni, se non di più, per pagare questi importi. La situazione non è delle più rosee e anche se circola ancora il concetto della ‘casta’, del ‘sistema farmacia’, posso garantirti che di tutto si stratta, tranne che di casta. quellichelafarmacia magazine

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Lettera di un farmacista titolare


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Come gesto estremo ti autorizzo a pubblicare la distinta contabile riepilogativa della farmacia, allo scopo di mostrare a coloro che parlano di concorrenza e di miglior prezzo per il cittadino, che non c’è attività più in crisi di quello della farmacia, che andrebbe tutelata anzichè distrutta. Osservando la distinta, si nota immediatamente che a fronte dei € 34.278,86, l’ASL, quando sarà comoda, mi rimborserà € 28.180,80, dai quali dovrò sottrarre, come in qualsiasi altra azienda, i costi di gestione, che in definitiva portano la mia farmacia a guadagnare circa il 6,5%, vale a dire € 2228,13 che, con un’imposizione fiscale reale prossima al 50%, portano a me e alla mia famiglia un utile circa € 1114 al mese, poco più di uno stipendo di

un operaio, si, operaio del Servizio Sanitario Nazionale. Mi chiedo perchè il SSN paga ogni mese profumatamente e puntualmente i medici (circa € 3 per ogni assistito) e non va a ridistribuire la ricchezza anche in tal senso, andando sempre a sfavore dei farmacisti. In aggiunta a questa situazione, anche le liberalizzazioni: perchè andare ad erodere quella parte di fatturato, la fascia C, che mi sostiene ogni giorno e con la quale posso continuare a sopravvivere, a fronte degli esigui investimenti fatti in farmacia per adeguarmi alla legislazione (vedi CUP, servizi, e altro)? Cosa mi resta da fare, licenziare e, considerata anche la mia non giovane età, restare solo in farmacia? Un mio pensiero va alle parafarmacie,

Lettera aperta di un farmacista rurale

a oltre 36 ore nevica fitto. La neve scende copiosa come a memoria non ricordavo. Non si sente alcun rumore. Tutto è ovattato, tranquillo, tutto pulito. Ma chi è malato non può apprezzare questa tranquillità. Chi è malato è malato. Da due giorni siamo isolati dal mondo. Non arrivano farmaci, non arriva latte, non arriva pane, non arrivano giornali, non arriva nulla e nessuno. Mi viene da sorridere ascoltando le notizie del caos romano per la nevicata capitolina; alzo lo sguardo e vedo il muro di neve che ha completamente sepolto le auto davanti la mia Farmacia e penso… penso al mio paese isolato: chiusa la strada statale, chiusa l’autostrada. Penso ai colleghi della

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Valmarecchia che ho sentito telefonicamente pochi minuti prima, penso ai colleghi del Molise ed a quelli del frusinate. Siamo tutti nelle stesse condizioni. Tutti al lavoro, anche se è un giorno festivo, anche se dovevamo essere chiusi per… turno. Tutti pronti a fare tutto, come al solito. Come si fa a lasciare la popolazione senza Farmacia? Con l’energia elettrica che viene e che va, con i riscaldamenti che chiaramente non funzionano. Ogni tanto si va a casa per riscaldarsi un poco con il tepore dei fornelli a gas o con la fiamma di un camino (per chi non ha lasciato la legna sotto un metro di neve), e poi di corsa in Farmacia. Si parla continuamente dei disagi di Roma, eppure

probabilmente linfa di un sistema che si vuole a tutti i costi riattivare e rialzare. Sono parte l’Italia che fermenta, stufe della lentezza del sistema delle assegnazioni delle nuove farmacie e che non ci sta alle regole. A loro va tutta la mia stima e il mio rispetto. Attenzione però. Care parafarmacie, il vero nemico è la GDO. Se il Governo attuale avesse realmente intenzione di far sviluppare la piccola attività, la piccola economia, concederebbe la fascia C ai soli esercizi di vicinato, escludendo la possibilità della commercializzazione nelle grandi catene di supermercati. Vera piaga del consumismo e dello sfacelo. Spero che questa lettera non passi inosservata. c’è una realtà rurale che, senza lamentarsi, lavora, umilmente, in silenzio. È in questi momenti che si capisce, forse, l’importanza di queste piccole Farmacie, sempre pronte per la popolazione, anche e soprattutto quando i grandi centri commerciali alle ore 16.00 del pomeriggio hanno chiuso i battenti per “disagio neve”, anche quando al telefono le ASL non rispondono, anche quando negli ospedali si è attivi solo per le emergenze. La Farmacia c’è sempre. Quella piccola croce verde è sempre accesa. Ma dove sono finiti in questi giorni i tanti commentatori che su mille pagine di quotidiani ci hanno descritto come la peggiore delle lobby? Dove sono i “comici” che ci dipingono come “mafiosi”? Dove sono i legislatori che ci vogliono negare anche la speranza di un concorso dove possa valere l’esperienza e non già una risposta su un freddo quiz o una giovane età? Forse perché la serietà, l’operosità, la solidarietà e l’abnegazione non fanno notizia? È proprio vero che in una foresta fa più rumore un albero che cade rispetto a 1000 che crescono. Che vergogna e che profonda amarezza. Per fortuna guardo fuori e vedo la neve che continua a cadere, ed è l’unica cosa che mi da un senso di pulito.

Alfredo Orlandi Farmacista rurale e Presidente Federfarma SUNIFAR 18 quellichelafarmacia magazine


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zione irrisoria in quanto in difetto apparirebbe lo spettro della decadenza; Ora la norma civilistica cosi’ dispone In via di principio: nelle società di persone (società semplice, società in nome collettivo, società in accomandita semplice) la morte del socio determina solo lo scioglimento del rapporto sociale tra il socio deceduto e la società, la quale, pertanto, continua tra i soci superstiti, con l’obbligo da parte della società di liquidare entro 6 mesi la quota agli eredi (art. 2284 c.c.). Con specifici accordi tra soci, patti sociali ad hoc e secondo legge e patti parasociali la decadenza può essere ben allontanata. Vorrei riassumere le caratteristiche della società di farmacia con una serie di quesiti e risposte in modo da farne comprendere, in modo semplice il funzionamento. 1. Quali Tipologie societarie possono essere utilizzate per gestire una farmacia? Ai sensi dell’art. 7, comma 1, legge 362/1991, la titolarità delle farmacie private può essere assegnata, oltre che a singoli farmacisti iscritti all’albo con i requisiti di idoneità anche a: - società di persone (società in nome collettivo e società in accomandita semplice) costituite tra farmacisti iscritti all’albo con i requisiti di idoneità; - società cooperative a responsabilità limitata costituite tra farmacisti iscritti all’albo con i requisiti di idoneità. Le società di capitali non possono essere titolari di farmacia. 2. Di quante farmacie può essere titolare una società di farmacisti? Ciascuna delle società di farmacisti non può essere titolare di più di quattro farmacie. 3. Le società di farmacisti possono essere titolari di farmacie che risiedono in qualsiasi parte del territorio italiano? La risposta è negativa. Le farmacie gestite da una società devono essere tutte ubicate all’interno della provincia nella quale la società ha sede legale. La sede legale delle società di persone e delle società cooperativa a responsabilità limitata è unica ed è quella indicata nell’atto costitutivo la quale può anche non

coincidere con la sede operativa ed eventualmente con la sede effettiva nella quale venga svolta l’attività di direzione e amministrativa. 4. Ogni società di farmacisti da quanto soci deve essere partecipata? L’art. 7, al comma 3 della legge 362/1991 prevede che la direzione della farmacia gestita da una società sia affidata ad uno dei soci e al successivo comma 4 bis che ogni società possa esseretitolare dell’esercizio di quattro farmacie ubicate nella stessa Provincia. Il Ministero della Salute con nota n. 3839 del 2008 ha affermato che le società di farmacisti non possono avere un numero di soci inferiore al numero di farmacie gestite dalla società medesima, in modo da consentire la preposizione, a ciascuna farmacia, di un direttore che sia anche socio della società. 5. Le società di farmacisti possono svolgere altre attività od essere titolari di altri esercizi commerciali? Le società di farmacisti devono avere per oggetto esclusivo la gestione di una farmacia. Pertanto, tale tipo di società non può essere titolare, ad esempio, di una parafarmacia, di altri esercizi commerciali o di altre attività imprenditoriali. Tuttavia, il codice dei medicinali ad uso umano, ha derogato parzialmente la norma sull’esclusività dell’oggetto sociale, stabilendo che le società di farmacisti possono svolgere attività di distribuzione. 6. Il socio di una società di farmacisti può detenere quote in altre società di farmacisti? Prima dell’entrata in vigore della Legge n. 248/06, il farmacista, socio di una società di farmacisti, non poteva avere partecipazioni in altre società proprietaria di farmacie. Successivamente, la legge sopra citata ha consentito al socio di società di farmacisti di acquisire quote anche in altre società di farmacisti titolari di farmacia, senza alcun limite quantitativo o territoriale. 7. La partecipazione alla società di farmacisti con quale attività è incompatibile? La partecipazione alla società di farmacisti è incompatibile: a) con qualsiasi attività esplicata nel setquellichelafarmacia 19 magazine

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n attesa delle modifiche in fase di consolidamento del Decreto Liberalizzazioni, si vuole con codesto scritto riassumere le principali connotazioni giuridiche della “società di farmacia” in quanto l’avvenire, stante le norme in attuazione dovrebbe portare all’utilizzo frequente di codesto modulo. In modo particolare l’articolo 11 del Decreto porterebbe come è cognito il termine per l’erede non farmacista per cedere l’esercizio in sei mesi decretando in via sommaria la difficoltà se non la impossibilità di rispettare i tempi, con il rischio assai cospicuo della decadenza. Ora laddove vi sia la possibilità conferire rectius trasformare la farmacia da ditta individuale a società ciò rappresenterebbe quasi un obbligo a tutela della norma che limiterebbe in modo sostanziale la trasmissione mortis causa della farmacia esercitata in forma di ditta individuale. Sta di fatto che un termine cosi’ breve, nel caso di presenza di eredi non abilitati comporterebbe quasi automaticamente la decadenza dell’esercizio: i 6 mesi non sono sufficienti nè per cedere l’azienda nè per una corretta pianificazione familiare, nella quale si devono definire i rapporti e il grado di coinvolgimento della famiglia nell’impresa e le regole di funzionamento di tali rapporti specie in casi di certa complessità, cito per pure esempio: a) Presenza di eredi minori: il termine di sei mesi contrasterebbe con la tempistica necessaria per la nomina del tutore, l’accettazione obbligatoria con il beneficio di inventario e le incombenze di rito. b) Presenza di un erede abilitato e uno no: in sei mesi gli stessi si dovrebbero accordare sulla divisione ereditaria con possibile prevaricazione di uno nei confronti dell’altro nella determinazione in sede della divisione successoria dei valori liquidabili; c) Mancanza di eredi abilitati: la speculazione potrebbe essere elevatissima e incontrollabile: si deve cedere la farmacia entro 6 mesi, con rischio di offerte elevate all’inizio della trattativa che possono scemare al vicinarsi dei 6 mesi, a quel punto si potrebbe essere costretti ad accontentarsi di una da-

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La gestione societaria della farmacia: nuove prospettive


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tore della produzione, intermediazione e informazione scientifica del farmaco; b) con la posizione di titolare, gestore provvisorio, direttore o collaboratore di altra farmacia; c) con qualsiasi rapporto di lavoro pubblico e privato. Si ricorda che le modifiche introdotte dalla legge 248/20067 consentono al socio di società di farmacisti di essere titolare, qualora autorizzato, di una ditta di distribuzione all’ingrosso di medicinali. 8. Il socio di una società di farmacisti che sia anche direttore o collaboratore di una farmacia può avere partecipazioni in altre società di farmacisti? Si pone il problema dell’esatta interpretazione della seguente norma “la partecipazione alle società (…) è incompatibile con la posizione di titolare, gestore provvisorio, direttore o collaboratore di altra farmacia”. Il Ministero ha affermato che l’art. 8, comma 1, lett b) vieta al socio di società di farmacisti di ricoprire la carica di direttore o collaboratore di altra farmacia a titolarità individuale o comunque di farmacia diversa da quella o da quelle di cui risulta titolare la società o le società

di cui è socio. Conseguentemente il farmacista socio che ricopra la carica di direttore o collaboratore di farmacia può possedere partecipazioni anche in altre società di farmacisti. 9. Al trasferimento delle quote societarie si applicano le restrizioni previste dall’art. 12 della legge 475/1968 sul trasferimento di farmacia? Il Ministero della Salute e delle Politiche sociali, con propria nota prot. n.11361P-23/03/2009 DGFDM ha affermato che tali restrizioni non si applicano al trasferimento di quote societarie. Conseguentemente, - il socio di società di farmacisti che abbia ceduto la propria quota può acquisire la proprietà di una farmacia anche dopo due anni dalla cessione delle quote, senza che debba aver svolto attività professionale certificata dall’autorità sanitaria nel biennio successivo alla cessione; - il socio di società di farmacisti può cedere le proprie quote ad altri farmacisti senza limiti temporali e quindi senza che debbano trascorrere tre anni dalla acquisizione delle quote; non ci

sono limiti temporali neanche per cambiare completamente la compagine sociale (tutti i soci trasferiscono le proprie quote ad altri soci) o per effettuare una trasformazione di forma societaria (ad esempio, una trasformazione da s.n.c. in s.a.s); - il socio di una società di farmacisti che abbia ceduto la propria quota può concorrere all’assegnazione di una farmacia senza che debbano trascorrere dieci anni dall’atto di trasferimento delle quota stessa; In ogni caso la cessione della quota da parte di un socio di una società di farmacisti incontra i seguenti limiti previsti dal codice civile: • il consenso degli altri soci alla cessione delle quote, se non diversamente stabilito nell’atto costitutivo (art. 2252, codice civile); • il divieto per il socio di partecipare ad altra società concorrente, senza il consenso degli altri soci (art. 2301, codice civile). Dott. Prof. M. Mascheroni -Consulente in Legislazione Farmaceutica e Tributaria

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