Federica Mussa_Interior & Exhibit Design SS 2020.

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Interior & Exibit Design The Camerette Summer Semester 2020 Federica Mussa

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Ex Tempore 1 Decamerette PRESENTAZIONI D'où venons nous? Que sommes nous? Où allons nous? Nome, cognome, autoritratto Federica Mussa

Artista preferito (max 3) Andy Goldsworthy, Marina Abramovic Designer preferito (max 3) R. Eames, A. Aalto, k. Lagerfeld Architetto preferito (max 3) SANAA (Sejima and Nishizawa and associates), Frank Lloyd White Libro preferito (max 3) “Il Giardino Segreto” di Burnett Libro di design/arte/architettura preferito (max 3) “Design as an attitude”di Alice Rawsthorn, “Da cosa nasce cosa” di Bruno Munari Una mostra visitata che mi è piaciuta particolarmente Wes Anderson | Juman Malouf: Il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori Fondazione Prada Milano 20 Set 2019 – 13 Gen 2020 Un museo visitato che mi è piaciuto particolarmente Un museo visitato che mi è piaciuto particolarmente Castello di Chambord, La Citè du Vin, VITRA campus Un’architettura visitata che mi è piaciuta particolarmente Casa Batllò Un’architettura che davvero vorrei visitare Changi Airport (Singapore)

Presentazione


Esercitazione 1 Godersi il pavimento fresco d’estate

Piccoli piaceri della vita


Assaporare il profumo della cena quasi pronta che si propaga in tutta la casa


Scaldarsi davanti al caminetto in una fredda giornata d’inverno


Scivolare sul corrimano



Ex Tempore 2

Miele

Daygum

skypass

Giorno 1

Tre giorni sulla scrivania


Tesori d’oriente

Miele

Daygum

s skypas

Cambiamenti della scrivania Giorno 2

Canon


Miele

Daygum

s skypas

Giorno 3

Tesori d’oriente


Passeggiata sulla scrivania



Esercitazione 2

15 min.

00:00

30 min.

12:0

Spostamenti

2.15 h

21:00


Giorno 1


Giorno 2


Giorno 3


Analisi delle luci - Lampada


Esercitazione 3

My very own Houslife


Luce e riflessi








Interior & Exibit Design The Camerette Summer Semester 2020 Federica Mussa

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Esercitazione 4

Lo spazio si riflette La casa si trasforma

MuseĂŠ Domino 1/3: il tema



superficie curva 1


Cloud Gate soprannominato the Bean, ovvero il fagiolo è ormai un simbolo della città di Chicago. Fu inaugurato nel 2006 e realizzato dall’artista inglese Anish Kapoor, questa enorme scultura legumiforme è costituita da 168 lastre di scintillante acciaio inossidabile senza saldature visibili. La sua forma curva deforma le immagini riflesse dello skyline come in un gioco di specchi, coinvolgendo anche lo spettatore che può passare sotto alla scultura e giocare con la propria figura deformata e in movimento. Quest’opera ha così regalato un nuovo punto di vista dal quale guardare la città.

Anish Kapoor, Cloud Gate (2006), Scultura, Millennium Park a Chicago. Photo by David Popoca.



Il cucchiaio ha una parte convessa, in cui l’immagine riflessa si deforma ma resta dritta: è il caso degli specchietti retrovisori esterni delle auto che, in più, mostrano gli oggetti inquadrati anche più lontani di quanto in realtà siano. Sulla parte concava invece, l’immagine appare capovolta sia in orizzontale sia in verticale. Tutto dipende dal fuoco, ossia il punto in cui i raggi di luce riflessi da uno specchio convergono, e dalla distanza tra lo specchio e l’oggetto riflesso (cioè noi). Se ci troviamo a una distanza maggiore del fuoco, che è dalla stessa parte dell’osservatore, l’immagine si capovolge. Se, invece, la distanza è inferiore rispetto al fuoco, l’immagine appare ingrandita ma dritta. In pratica, se attacchiamo il naso alla sua parte concava il cucchiaio ci riflette “normalmente”. Solo che siamo troppo vicini per poterci vedere.



In questa litografia lo specchio agisce come strumento di compenetrazione di mondi simultanei, con passaggi di dimensione: in questo caso si passa dal reale tridimensionale, al riflesso speculare, allo spazio bidimensionale del foglio. Per Escher il problema fondamentale era costituito proprio dalla spazialità, intesa come conflitto tra tridimensionalità e bidimensionalità. La percezione che si ha della realtà passa continuamente, senza grandi problemi, dagli oggetti alla loro rappresentazione su un foglio o al loro riflesso, perché le immagini riescono a ricreare il senso di profondità e spazialità anche su una superficie piana. Tutta la ricerca di questo artista è rivolta proprio a risaltare la simulazione di spazi e volumi sullo spazio bidimensionale. In quest’opera, la sfera di vetro cattura il riflesso della realtà, così che essa sembra racchiudere dentro di sé un altro mondo, come se un intero universo dalle dimensioni infinite possa essere contenuto in quella sfera di dimensioni finite. Qui due mondi sono presenti in modo simultaneo, la stanza e la sfera che la riflette. Questo innesca, all’interno della litografia, una dialettica tra ciò che sembra “reale” e ciò che invece è virtuale.

Escher. Mano con sfera riflettente, 1935. Litografia, cm 31,1×21,3. Fondazione M.C. Escher All M.C.



Lo specchio è un elemento di connessione, capace di rappresentare, all’interno di una stessa immagine, delle realtà simultanee e di far convivere, con un gioco di riflessi, due o più luoghi nello steso luogo e nello stesso tempo. Come il foglio, anche lo specchio è uno spazio bidimensionale, e tuttavia, entrambi, sono in grado di trasmettere l’illusione della tridimensionalità. In questo caso, inoltre, lo specchio convesso porta un’ulteriore complessità, perché in grado di restituire un punto di vista particolare, che amplia e deforma la realtà riflessa. Lo specchio è un occhio dalle potenzialità infinite che cattura corpi e oggetti e li connette in un unico spazio, estendendo il raggio d’azione dell’occhio e amplificando la capacità normale di vedere. In un’unica immagine emerge quindi una realtà complessa; i punti di vista si moltiplicano e forniscono un quadro più completo della scena, a volte contraddittorio e allo stesso tempo razionale: lo specchio osserva per noi e crea nel disegno un’apertura e una tensione verso ciò che sta fuori, verso qualcosa che non si mostra in modo diretto ma che entra nella rappresentazione.

Sopra: Escher, Natura morta con sfera riflettente, 1934. Sotto: Escher, Dew drop, 1948



Il ritratto dei coniugi Arnolfini è un dipinto emblematico della pittura fiamminga del 400 caratterizzata dall’attenzione al dettaglio. In questi quadri la realtà viene rappresentata fedelmente e con il maggior numero di dettagli possibili. Nel itratto dei coniugi Arnolfini lo specchio, per la prima volta, per quanto se ne sappia, mostra il retroscena del dipinto. A quell’epoca questi piccoli specchi convessi erano molto popolari: spesso si trovavano vicino alle porte o alle finestre, per cercare effetti luminosi nelle stanze, ma soprattutto si usavano in funzione apotropaica per allontanare la sfortuna e gli spiriti maligni. La sua presenza, all’interno del quadro, con il particolare tema della cornice, suggerisce che l’interpretazione dell’avvenimento, deve essere cristiana e spirituale in uguale misura. Inoltre il baluginio luminoso sullo specchio invita lo spettatore ad osservare le immagini riflesse. Si può notare che oltre ai due coniugi, sono presenti altre due figure riflesse, di cui una si pensa essere il pittore stesso. Con questo espediente pittorico van Eyck riesce a restituirci due punti di vista, quello del pittore e quello (opposto) dei personaggi ritratti: si ottiene, quindi, una rappresentazione dello spazio a trecentosessanta gradi su una tela che non è che bidimensionale. La presenza dei testimoni serve anche a suggellare la legittimità del matrimonio, sottolineando la fede cristiana dei due coniugi.

Jan van Eyck, Ritratto dei coniugi Arnolfini, dipinto a olio su tavola (81,80×59,40 cm), 1434, conservato nella National Gallery di Londra.




Lo spazio si moltiplica 2


Doug Aitken, del quale abbiamo precedentemente parlato qui, ha realizzato l’installazione di una casa rivestita di specchi sulle montagne innevate di Gstaad, in Svizzera. L’opera prende il nome di Mirage Gstaad poiché è in grado di riflettere il paesaggio circostante, che diventa un miraggio agli occhi dello spettatore.

Doug Aitken, Mirage Gstaad (2017), site specific installation temporanea, Saanen, nel Canton Berna Svizzera.



Pistoletto riesce a rendere il fruitore testimone di se stesso e partecipe di un doppio livello di lettura dell’ambiente che lo circonda contrapponendo il suo dinamismo alla staticità dell’oggetto rappresentato, la profondità alla superficie; espone l’osservatore al dubbio di cosa sia autentico e cosa un mero artificio. “L’idea di utilizzare lo specchio risale agli anni Cinquanta ed è nata da una necessità: quella di realizzare un autoritratto. E per fare un autoritratto si ha bisogno di uno specchio. Questo è avvenuto sempre per tutti gli artisti, ma lo specchio era utilizzato solo come uno strumento utile a fissare la propria immagine sulla tela. Per me invece lo specchio è diventato luogo del quadro, ne ha preso il posto. La metamorfosi dell’autoritratto. […] Lo specchio è l’illusione dell’immagine ma non del tempo, il tempo è reale. Lo specchio è un luogo in cui si rivela il lavoro. Confrontandomi con il principio dello specchio mi confronto anche con la ricerca della verità. “

Sopra: Michelangelo Pistoletto, Progetto terzo paradiso, 2014. Sotto: Michelangelo Pistoletto, Grande cubo specchiante - Luogo di riflessione e meditazione e al centro il Metrocubo di Infinito (1966).



Quest’opera consiste in un’esperienza immersiva e poetica di spazio infinito. La nuova installazione di Kusama è realizzata da un gioco di specchi e luci che creano un “universo eterno illimitato l’eternità delle interrelazioni”. Nel corso della sua carriera, l’artista giapponese ha prodotto più di venti distinte Infinity Mirror Rooms. Ciascuna di queste opere crea degli ambienti caleidoscopici che danno l’illusione di entrare in uno spazio infinito. Le Infinity Mirrored Room sono anche il pretesto per Kusama di approfondire il suo interesse per le pratiche esperienziali e gli spazi virtuali.

Yayoi kusama, Infinity mirrored room - dancing lights that flew up to the universe 2019, galleria David Zwirner di New York.



Raul Varzar, St. Paul’s Cathedral, London.




Il riflesso distorce 3


Le piccole increspature dei canali fanno ondeggiare i colori dei palazzi che riflettono. Si crea così un quadro più o meno astratto a seconda dell’intensità delle onde.

Artista anonimo ,riflessi a Venezia, 2017, Venezia.



Riflessi nell’acqua. L’acqua cambia i colori dell’immagine riflessa e ogni piccolo movimento crea onde che sembrano muovere la struttura della casa.

Britt Gaiser, A lesson in stillness, Metlifecare Kent Street, Newmarket, Auckland, New Zealand.



Quest’illustrazione rappresenta in linee semplici in complicato rapporto che abbiamo con l’immagine riflessa. Fa vedere come lo specchio deformato cambi la percezione dell’immagine e come l’uomo veda spesso nello specchi un’immagine leggermente diversa da quella che realmente è.

Alberto Locatelli, Megalomania/Amore odio, disegni a china nera su carta F5 Fabriano, formato 34,5 x 46,5 cm, 1980, Italia.



CUBRIC | Madia By RIFLESSI Mobile contenitore in legno e acciaio. Ante, top e fianchi con taglio a 45 gradi. L’oggetto riflettente deforma lo spazio creando un pattern fatto di frammenti sfocati della realtà .



L’immagine cattura l’illusione ottica ricreata nell’installazione dell’artista argentino Leandro Erlich realizzata a Dalston (un quartiere a Nord-Est di Londra) su commissione del Barbican di Londra. Vicino alla ricostruzione di un set teatrale, Erlich ricrea la facciata di una casa Vittoriana distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale. Un enorme specchio la riflette nella parete verticale. I visitatori che camminano o si sdraiano sul piano orizzontale dell’installazione sono specchiati sulla parete verticale per sfuggire alle leggi gravitazionali, ma solo nella sfera percettiva della nostra mente.

Leandro Erlich, Dalston House (2013), site specific installation at Dalston, commissioned by Barbican Art GAllery, London, UK, Print, lights, iron, wood, mirror, 1200 (H) x 600 (L) x 800 (D), © Photo by Gar Powell-Evans. Courtesy Barbican Art Gallery.




Interior & Exibit Design The Camerette Summer Semester 2020 Federica Mussa

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Esercitazione 5

Riflessioni Esplorare la casa attraverso i riflessi

MuseĂŠ Domino 2/3: la mostra


Introduzione Riflessioni è un’esposizione immersiva che evidenzia superfici riflettenti come mezzo esplorativo dello spazio domestico. L’oggetto totem accompagnerà le persone lungo un percorso che attraversa tre spazi diversi che rappresentano tre modi diversi di esplorare lo spazio: attraverso uno schermo, attraverso l’immaginazione, attraverso gli oggetti. Il percorso ad anello permette uno sviluppo fluido dell’esperienza, in modo che proceda come un viaggio senza interruzioni. La mostra vuole dare ai visitatori spunti di riflessione sull’esperienza visiva che abbiamo della casa, proponendo un viaggio in 3 modi di guardare lo spazio domestico attraverso il riflesso.





Ingresso – Titolo e oggetto totem La mostra accoglie i visitatori con l’oggetto totem e un pannello con il titolo della mostra che indirizza in modo naturale verso la prima sala. Questa stanza è uno spazio di passaggio che prima introduce la mostra e poi diventa uscita dai mondi nei quali si è stati immersi negli spazi precedenti e momento per metabolizzare le informazioni ricevute.

Ingresso



Oggetto Totem – Lo specchio dell’entrata Come oggetto totem ho scelto lo specchio dell’entrata, lo specchio più classico. Mostrando lo specchio più ovvio vorrei poi presentare altri tipi di specchi che riflettono la casa: specchio diglitale, finestre specchio, oggetti che riflettono la casa. La cornicie di questo specchio evidenzierà poi quiesti altri tipi di specchi.





Specchio digitale – Riflessi in quarantena Durante una pausa in videochiamata, sullo schermo, rimane l’immagine di una stanza che nasconde dei segreti. Come sempre attraverso uno schermo è facile far vedere solo la parte migliore.

Spazio 1


Riflessi in quarantena




Schermo specchio



Specchio d’immaginazione – Riflesso nella finestra A volte la finestra diventa uno specchio per pettinarsi, aggiustarsi, guardarsi. Quando dall’altro lato della finestra cala il buio è naturale considerarla uno specchio e se noi adulti non ci vediamo nulla di più da bambini si gioca anche con questo riflesso, era un portale per nuovi mondi e nuove versioni della realtà, io immaginavo di essere una ballerina in una prestigiosa scuola di danza.

Spazio 2


Diffusore audio

Riflessi di fantasia


Finestra specchio



Specchio immersivo – Frammenti di riflesso Cosa vedremmo se potessimo entrare in uno specchio della nostra casa? Forse milioni di frammenti riflettenti, saremmo immersi in uno spazio pieno di particelle specchianti. Questi frammenti dello specchio che riflette la casa vengono rappresentati da tutti gli oggetti quotidiani che nel loro riflessso ci fanno vedere l’ambiente domestico in modo diverso.

Spazio 3


SPACCATO

Frammenti di riflesso


Entrare nello specchio



Viste degli ambienti montate in sequenza











Oggetti, illuminazione, audio



moblili: scrivania, 2 letti, 2 sedie, comò, armadio

Oggetti per “disordine”: abiti, fogli, libri, quaderni, penne, 2 piante, cancelleria, scarpe, scuarpe, scatole, cartacce, cavi, candele.

Laptop

cornice

Illuminazione [2]: faretto con e riflettore 65°

Spazio 1


[1]


Rivestimento pavimento = parquet

2 cornici

Sbarra

Speaker nascosto

Spazio 2



22 oggetti riflettenti

Rivestimento bianco pavimento

Cornice

15 piedistalli bianchi

30cm

60cm

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Spazio 3

x2



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22 oggetti riflettenti

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Illuminazione





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