E:IKON 3/2009

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EVENTI & MOSTRE MOSTRA ARTE DECO LA DONNA DECO’ Status, moda e arte TALENTO & MESTIERE ESO ANDREA Dalla civetta all’ulivo ANNIVERSARIO DUDU, 60 ANNI Progetto Small Places Tour ARTE & TERRITORIO Progetto “Living Palladio” Progetto “Civiltà Fluviale” ARTE & CREATIVITA’ Il LABORATORIO di Jennifer Rosa ARTISTI & GALLERIE MOSTRE in programma

ARTE&TERRITORIO

Rivista trimestrale prezzo di copertina euro 5,00- POSTE ITALIANE s.p.a. Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv, in L.27/02/2004 n°46) art.comma 1, DCB VICENZA N. 1Giugno 2008 suppl. rivista Museohermetico

Rivista di arte, creatività e cultura del territorio

TALENTO&MESTIERE

20 09

ARTE&CREATIVITA’ ARTISTI&GALLERIE

EVENTI & IMMAGINI DELL’ARTE

ARTISTI IN PRIMOPIANO GIANFRANCO GABALDO Geometrie del colore ARTE & ASSOCIAZIONI FOTOCLUB Il Punto Focale

03 Pietro Negri Editore euro 2,00

EVENTI & MOSTRE

PIETRO NEGRI EDITORE

Anno 2 - n. 1/ 2009 trimestrale

e: I K O N

federcritici



e:IKON

federcritici

eventi e immagini dell’arte e della cultura

AGENDA EVENTI, MOSTRE, INCONTRI.... Il 2009 è stato dichiarato dalla Commissione Europea come l’anno della Creatività e dell’Innovazione, con l’obiettivo di stimolare in Europa il dibattito e favorire l’istruzione e la ricerca. DÉCO. Arte in Italia 1919 – 1939. - 31 Gennaio / 28 Giugno 2009 Palazzo Roverella - Rovigo -

REMBRANDT dal Petit Palais di Patigi - 15 Marzo / 26 Giugno 2009 Fondazione Magnani Rocca - Parma

GIO’ PONTI IN CASA PALLADIO - 21 Febbraio / 28 Giugno 2009 Villa Badoer - Fratta Polesine

DA BOCCIONI AL GRUPPO BOCCIONI: Futurismi a Verona fino all’11 Aprile Palazzo Forti - Verona -

LA MAGIA DI ESCHER, fino al 29 Marzo - Palazzo Forti, Verona. IL FEMMINILE DI OFELIA dal 15 al 29 Marzo TERRA NASCOSTA. VIAGGI SOTTERRANEI dal 14 marzo-19 aprile 2009 Spazi Bomben per la cultura - via Cornarotta 9, Treviso

CASA D’ARTE FUTURISTA DI DEPERO FUTURISMO 100 illuminazioni Avanguardie a confronto: Italia-Germania-Russia Casa di Depero e al MART di Rovereto, Trento fino al 7 giugno

HARRY BERTOIA:1915 - 1978 “Decisi che una sedia non poteva bastare”

Si ringraziano per la collaborazione e/o la concessione delle immagini: Abacoarchitettura AssoAnnette Associazione Ville Venete Galleria Valmore Galleria Primo Piano Galleria Berga Galleria Scremin Galleria Art.u Galleria Yvonne Galleria Scrimin Galleria Niselli Galleria Vi-Art Tao Gallery Galleria Incorniciarte Fotoclub Il Punto Focale Amnesty di Verona Antonella Iurilli Duhamell Immagini in copertina: - Cartolina della mostra ArtDeco - Umberto Brunelleschi, Ritratto della contessa Vera Arrivabene - Mauro Zanotto Fotografia in b.n. - Giulietta Cozzi Gioiello: “La civetta di Palladio”

Civici Musei di Pordenone 23 Maggio - 20 Settembre

53esima Biennale Internazionale d’Arte Venezia FARE MONDI, direttore Daniel Birnbaum. 7 giugno-22 novembre 2009 Padiglione Italia, mostra Collaudi a cura di Beatrice Buscaroli e Luca Beatrice

OLTRE IL PAESAGGIO Pieve di Soligo, Villa Brandolini, 15 febbraio – 19 aprile 2009

ALAN CHARLTON e RICCARDO DE MARCHI Villa Pisani Bonetti, Bagnolo di Lonigo, 6 Maggio - 8 Novembre

EIKON - federcritici per l’arte e la cultura Rivista trimestrale Supplemento della testata MuseoHermetico Reg. Trib. VI . 1115 del 12.09.2005 Pietro Negri Editore Roc. n. 13974 Federcritici Str.lla S. Barbara 1/b 0444 324915 federcritici@alice.it

Direttore responsabile Maria Elena Bonacini Redazione Arch. Laura Leone Giulietta Cozzi - artista e designer Prof. Anna Maria Ronchin Dr.ssa Graziella Zardo Prof. Lori Adragna

N. 3/ Marzo 2009 Stampa Grafiche Corrà San Bonifacio (Verona) Pubblicità Pietro Negri Editore pietronegri@museohermetico.com 0444 324915




LA DONNA DECO’ Status, moda, arte

DÉCO. Arte in Italia 1919 – 1939. 31 Gennaio / 28 Giugno 2009 PALAZZO ROVERELLA - ROVIGO -

di Lori Adragna

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cco la la donna moderna, quella degli Anni Ruggenti, à la page tra gli anni Venti e Trenta. Ha lo sguardo sensuale e provocante, ma è attrice di una femminilità pronta a misurarsi con il sesso forte sul palcoscenico del nuovo secolo. È la protagonista della mostra Déco: Arte in Italia 1919 - 1939, a cura di Dario Matteoni e Francesca Cagianelli e la direzione di Alessia Vedova. Dopo avere sviscerato, con successo di critica e di pubblico, gli anni della Belle Epoque (1880 – 1915), Palazzo Roverella (Rovigo) offre una sontuosa panoramica su l’Art Déco. Origini, evoluzioni e sconfinamenti nell’epopea del razionalismo tra una schermaglia di amorosi sensi con il Futurismo e un gioco di citazioni del neoclassicismo, sotto l’egida del concetto di modernità. L’Art Déco, a volte confusa con il Liberty, per molti aspetti ne rappresenta un superamento. Strutture simmetriche sostituiscono le sinuosità degli elementi floreali e le forme composite e decentrate, puntando ad una schematizzazione che conduca ad esiti di essenzialità e raffinata eleganza. A differenza del Liberty, l’Art Déco non è mai stata teorizzata da chi la professava. Dopo la prima guerra mondiale si ha l’affermazione nel campo delle arti applicate, di uno stile che allora fu denominato “Stile 1925”, in riferimento a l’Exposition Internationale des Arts Décoratifs ed Industriels Modernes a Parigi, che ne rappresenta la consacrazione. La definizione “Art Déco” (abbreviazione dall’evento parigino), matura solo nella seconda metà del secolo. Di fatto rappresenta una sorta di rivoluzione estetica che interessa ogni manifestazione del gusto, dalle arti applicate fino alla moda femminile “Smessi boa, chiffon e piume di struzzo, dimenticate le elaborate acconciature -affermano i curatori della mostra- la ‘nuova’ donna è pronta a indossare nuove divise”. Ma chi è questa ‘nuova’ donna sulla quale si pone l’accento, cogliendone attraverso la rappresentazione artistica, i mutamenti nello status e nella moda? Ripercorrendo, in breve, la storia socioculturale di quegli anni proviamo a ricercare le basi di questa rivoluzione che investe l’altra metà del cielo.


EVENTI & MOSTRE

tel. 0425.460093 fax 0425.27993 info@palazzoroverella.com www.palazzoroverella.com La donna-madre e la donna-crisi Dal 1919 al 1939 la situazione femminile all’interno della società subisce profonde modifiche. Durante la prima guerra mondiale, le donne erano state le principali artefici del fronte interno, sostituendo gli uomini in ogni tipo di attività. Si erano trasformate in operaie, tranviere, postine ed impiegate. Dalle suffragette d’inizio secolo al massiccio ingresso nel mondo del lavoro, si muovevano i primi passi per conquistare la parità dei sessi. Ma l’avvento del fascismo inaugura una serie di divieti e disparità (i salari delle donne, ad esempio, sono fissati per legge alla metà di quelli corrispondenti degli uomini). L’atteggiamento del fascismo nei confronti del ‘sesso debole’ è ambiguo e mai ben definito. Da un lato, condanna le pratiche sociali connesse con l’emancipazione femminile -dal voto al lavoro extradomestico, al controllo delle nascitecercando, di estirpare quegli atteggiamenti volti all’affermazione dei propri interessi individuali. Dall’altro lato, nel tentativo di accrescere la forza economica della nazione e di mobilitare ogni risorsa disponibile - inclusa la capacità riproduttiva delle donne - finisce, inevitabilmente, per promuovere quegli stessi cambiamenti che osteggia. Il sistema politico cerca di diffondere una cultura fascista di massa anche con le attività sportive. L’evento fisico è soprattutto sfruttato in chiave propagandistica, le imprese sportive assumono un’importanza sociale e politica considerevole, diventando una vetrina ‘nazionalistica’ di prim’ordine. Una svolta decisiva nella politica di Mussolini è del 1927: il cosiddetto ‘discorso dell’Ascensione’ segna l’inizio della campagna demografica. Principale interlocutrice del fascismo: madre, moglie e sorella, la donna deve servire la Patria offrendo nuovi italiani alla Nazione. Le Autorità statali si muovono per istituzionalizzare questa concezione limitata del ruolo femminile. Il primo passo è la rimozione della sessualità illegittima dagli spazi pubblici. L’intento è di spazzar via dalle strade le prostitute che entreranno in ‘Case’ controllate dallo Stato. Solo segregando il sesso illecito lontano dagli occhi del pubblico e tracciando una netta linea di demarcazione tra le donne cattive e quelle buone, lo Stato può preservare il luogo e la finalità del sesso legittimo, che deve svolgersi nel matrimonio, su iniziativa dell’uomo, allo scopo di procreare. Intanto l’uomo, glorificato come forte e virile sano ed efficiente, riconquista i posti di lavoro,

ricacciando le rivali all’interno dei ruoli classici. Il pro-natalismo fascista categorizza due tipi di genere femminile: la donna-madre, patriottica, rurale, legata alle tradizioni, florida, forte, tranquilla e prolifica; la donna-crisi, cosmopolita, urbana, magra, isterica, decadente e sterile. Il controllo del costume è sempre più affidato a un’opinione pubblica che si forma attraverso i mezzi di comunicazione (radio, cinema, rotocalchi). I modelli di comportamento così tendono ad avvicinarsi socialmente, proponendo un nuovo modello di donna alla Greta Garbo: libera, diversa nel vestire e negli atteggiamenti, irraggiungibile. La cultura di massa offre consigli che le mamme non possono dare: sugli uomini, sui baci, su come civettare. “Prodigategli un sorriso ammaliante e dopo un minuto ignoratelo - recita una rivista del 1930 - Lanciategli poscia un’occhiata assassina e subito dopo manifestategli la vostra assoluta indifferenza [...] In somma fategli credere che è il vostro dio e subito dopo dategli la patente dimostrazione che per voi egli è meno di nulla”.

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Dalla maschietta alla donna tizianesca Il nuovo modo di intendere le donne si ripercuote, ovviamente, anche sul loro abbigliamento. L’immagine della Madre Madonna e quella dell’Amante – Peccatrice si esprimono attraverso gonne castigate, tailleur quasi militareschi, da una parte, e scollati vestiti leggeri dalle fantasie allegre e floreali, dall’altra. Durante gli anni del conflitto si era dato il via ad un percorso verso un abbigliamento funzionale. Coinvolte come infermiere o guidatrici di ambulanze, le donne indossavano rédingote scure simile al cappotto di un ufficiale. Molte creazioni di quegli anni si rifanno alle divise militari prendendone a prestito forme e colori. Agli albori degli anni Venti, dopo gli stenti della guerra, le donne riscoprono se stesse e il concetto di femminilità. Si affermano le case di Haute Couture che producono anche il prêt-àporter. Già Nel ’19 il futurista Thayaht, creatore della ‘Tuta’, comincia a lavorare per la maison parigina Vionnet. Le sue tavole tradotte au pochoir sono pubblicate ne La Gazette du bon ton. Grazie alla stampa e ai mezzi di comunicazione, dalla Francia la moda si diffonde in tutto il mondo. Per la prima volta cessa di essere riservata ad una élite e si apre alle masse. I grandi magazzini espongono le novità alla portata di tutti e i nuovi tessuti artificiali e sintetici, come il

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rayon, cominciano a diffondersi abbassando il prezzo di alcuni capi. L’immagine della donna diventa dritta e sottile, la crinolina scompare del tutto, la vita e il seno vengono nascosti in tuniche tubolari, decorate da disegni geometrici e abbellite da qualche applicazione. Le attività all’aria aperta richiedono indumenti più duttili. L’equitazione, la caccia, passatempi delle classi agiate, ma anche le passeggiate a piedi diffuse in ogni ambiente, entrano nell’ambito del ‘socialmente accettabile’ anche per le donne. Queste attività, seguite presto dal nuoto, dal tennis e dalla guida dell’automobile, modificano profondamente le esigenze dell’abbigliamento. La moda ovviamente si trasforma nel tempo; negli anni Venti, si comincia ad accentuare la forma degli abiti nel punto sottostante al busto e in seguito si evidenzia (con drappeggio o altro) la zona dei fianchi. La lunghezza della gonna cambia in continuazione: di nuovo alla caviglia nel ’23, nel ‘24 si rialza al polpaccio e nel ‘25 può al massimo coprire il ginocchio. Gli abiti da sera sono confezionati in tulle o chiffon, con maniche leggermente a sbuffo, spalline strette e scollature generose, quadrate oppure ovali. Per evitare che la pelle lasciata in mostra riveli di essere stata esposta all’aria e alla luce, gli esperti di bellezza consigliano impacchi di succo di limone. Gli abiti da giorno sono invece realizzati con tessuti leggeri, arricchiti da


6. pannelli svolazzanti. Le maniche diventano lunghe e ampie, i corpini sblusati sulla vita bassa. I boa di piume, così comuni da non essere più eleganti, sono sostituiti da lunghe e fluttuanti stole di stoffa oppure di pelliccia. Anche le forme e la tipologia dei gioielli, influenzate dall’arte delle avanguardie, concorrono alla nascita di una nuova femminilità. La donna morbida e in carne è ora asciutta e scattante e gli stilisti del gioiello cercano nuovi accostamenti di colore che armonizzino con lo stile degli abiti. Per quanto riguarda gli accessori, oltre alle perle (quelle vere perdono prestigio in seguito alla produzione di perle coltivate, chiamate tecla, alla portata di ogni classe sociale), ci sono le pochette e i service stripe (braccialetti flessibili). Le ragazze anni Venti alla moda sono seguaci delle americane flapper girl: icone di stile di cui è rimasta memoria, con capelli a caschetto, vestiti a frange e sigaretta perennemente accesa tra le labbra rosso fuoco. La flapper girl (in italiano maschietta) ama tutto ciò che le consente di essere libera nei movimenti; usa scarpe, décolleté e con il cinturino alla caviglia, le tipiche, Mary Jane e taglia i capelli alla garçonne, come Louise Brooks, diva del cinema muto, che ne ispirò il look. Il taglio corto evidenzia la sensuale curva del collo e lo sguardo ammiccante grazie all’uso di cosmetici. Truccarsi è di moda e non più prerogativa delle ‘cortigiane’. In particolare, labbra e unghie scarlatte, pelle lunare, ciglia lunghissime. Il capo distintivo degli anni Venti è forse la cloche (campana), perfetto completamento del taglio di capelli alla garçonne e in linea con il nuovo ideale di donna, maliziosamente androgina. Altro accessorio caratterizzante dell’abito da sera anni Venti, le immancabili piume. Non si dimentichi che è degli anni Venti la scoperta della tomba di Tutankhamon, che introduce la moda dell’esotico, sia per quanto riguarda gli abiti-tunica, sia nei gioielli in stile, sia nelle nuove essenze. Durante gli anni Trenta si assiste ad un’inversione tendenza. Dagli abiti a camicia si torna a sottolineare le forme del corpo: seno, vita e fianchi. Passata la moda della donna bambina-maschietto entra in scena la raffinatezza. Gli abiti vengono tagliati di sbieco per creare effetti di leggerezza e voluttuosità. I tessuti sono morbidi e cedevoli. La parte superiore dell’abito ritorna stretta e aderente con ampie scollature. Si ritorna ad una visione romantica, matura e formosa di donna ispirata alle figure femminili del Tiziano, proclamando un fascino tutto italiano.

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Contraddittoria arte del femminino In che modo gli artisti recepiscono il nuovo ideale estetico? Come è rappresentato il femminino nelle opere d’arte dell’epoca? Per rispondere a queste domande, l’esposizione a Palazzo Roverella propone un excursus nel variegato panorama delle poetiche e degli stili fermentati nel crogiolo dell’Art Déco. A cominciare dai motivi secessionisti che si rilevano nel Nudo e paesaggio (1920) di Guido Cadorin. Qui, istinto passionale ed estrema delicatezza si fondono, permeando l’opera di un sottile erotismo. La donna, completamente nuda, sfoggia capelli alla garçonne. La sua fisionomia in contatto con l’energia vitale, di stampo klimtiano, è immersa in una primavera che simboleggia il rinnovamento. Seduce attraverso le forme sinuose che delineano una bellezza senza infingimenti come nella Nuda veritas del pittore viennese. Un altro artista che ha saputo tradurre il linguaggio fantasioso dei secessionisti sulla lezione di Klimt è Vittorio Zecchin. Le sue enigmatiche creature incedono maestosamente in boschi favolosi, ammantate di drappi che riecheggiano analoghi motivi intarsiati su seriche superfici di arazzi. Dopo l’esperienza puntinista, Cornelio Geranzani, pur mantenendo intatto il caratteristico gusto geometrico delle forme, sopprime il superfluo per comporre con linee essenziali e accordi di poche tinte. In Sirena (1922-25), colorazioni intense, azzurre, rosse e gialle, semplificano le masse in tinte piene e piatte. In contrappunto, la scelta iconografica pone l’accento sulla connotazione negativa e oscura della donna, vista come metafora delle lusinghe del mondo e della voluttà carnale. Secondo antiche fonti bibliche, alle mitiche Sirene verrebbe espressamente riferita la pericolosità seduttiva di tipo erotico.


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A partire dal 1920 furoreggia in Europa l’orientalismo e in particolare, in coincidenza con la scoperta della tomba di Toutankamon, lo stile egizio. Ne è uno straordinario esempio il Ritratto di Wally Toscanini (1925) nelle vesti della Regina di Saba, di Alberto Martini. Superba e insieme virginale presenza, s’impone immediatamente allo sguardo, stuzzicando il desiderio per l’atteggiamento del corpo vellutato. È avvolta in una veste gialla, colore del sole e della regalità. Il copricapo a raggiera che si rifà ai costumi per scenografie teatrali- è bordato di perle che in quadruplici file ricadono sul morbido petto. Non a caso la perla, associata alla luna e all’elemento femminile, è simbolo della perfezione e si riferisce alla spiritualizzazione della materia. In oriente poi, la perla intatta è rappresentazione della verginità. Come superamento della poetica preraffaellita e simbolista, si pone Gioia di vivere di Giulio Aristide Sartorio (1927), frutto di un cambiamento di marcia nella produzione dell’artista. Alle voluttuose inquietanti Gorgoni degli anni precedenti -segni mortiferi di seduzione- subentra, infatti, il mito di una femminilità sensuale ma rassicurante. Come la Gorgone è figura del disordine cosmico e incarnazione dell’alterità, la bianca silhouette della moglie dell’artista -ritratta con i due figli sulla spiaggia- simboleggia una ritrovata dimensione armonica soffusa di idealismo. Il desiderio di nuove forme, sorto con le trasformazioni sociali degli inizi del secolo, porta a radicali ripensamenti sulla figura umana sottoponendola a profonde manipolazioni; a partire dalle sintesi coloristiche e volumetriche nate dal confronto dei pittori nostrani con i movimenti internazionali: fauvismo, espressionismo e cubismo. Tra gli esponenti toscani spicca Oscar Ghiglia, con La modella (1929). Qui, la metafora della Venere nuda davanti allo specchio -svelamento della propria anima oltre l’apparenza- in parte svuotata dai significati allegorici sei - settecenteschi, si ricolma di una nuova intensità intimistica e psicologica. La cloche indossata dal soggetto, sottolineandone la modernità, è in relazione antinomica con il drappo a forma di conchiglia, simbolo primordiale di fecondità. Intorno alla ricerca di una semplificazione geometrica convergono invece gli sforzi dei futuristi, in alcuni casi con esiti non programmatici, ma come riflessione sui mezzi espressivi originati dai nuovi ritmi dinamici. Nella Donna seduta (1927) di Fillia è visibile il

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passaggio da uno stile legato all’astrazione per giungere a una figurazione definita cosmica. È espressione di una “sensualità meccanica” che, annullato il vecchio mondo spirituale attraverso ”la religione della velocità”, spoglia l’essere umano della propria superiorità individuale, in una fusione totale con l’ambiente. 9


15. BIBLIOGRAFIA V. De Grazia, Le Donne nel Regime Fascista, Marsilio Editori, Venezia, 1993 P. Meldini, Sposa e Madre esemplare, Guaraldi Editori, Rimini - Firenze, 1975 G. Chianese, Storia Sociale della Donna in Italia - 1800 1980, Guida Editori, Napoli, 1980 G. Forte, I Persuasori Rosa, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1966 D. Bertoni Jovine, La Stampa femminile in Italia in ‘’Enciclopedia Moderna della Donna’’, Editori Riuniti, Roma, 1965 L. Kybalovà, O. Herbenovà, M. Lamarovà, Enciclopedia Illustrata della Moda, Mondadori, Milano, 2002 R. Konig, Il Potere della Moda, Liguori, Napoli, 1976 R. Levi Pisetzky, Il costume e la Moda nella Società Italiana, Einaudi, Torino, 1978 J. C. Flügel, Psicologia dell’abbigliamento, Franco Angeli, Milano, 1974 R. Barthes, Sistema della Moda, Einaudi, Torino, 1970 Giovanni d’Aloe, I colori simbolici. Origini di un linguaggio universale, Gabrielli Editori, Milano, 2005 Jean Chevalier - Alain Gheerbrandt, Dizionario dei simboli, Milano, 1999 James Hall, Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Longanesi, Milano, 1993 Catalogo della mostra “Deco. Arte in Italia 1919-1939”, Silvana Editoriale, Milano, 2009

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Infine, Ritratto di signora (circa 1937) di Marcello Dudovich, opera che propone un modello femminile imperante nel terzo decennio del Novecento. Qui all’abito elegantissimo, stilizzato e nero, (colore della sintesi universale), si contrappone il rosso di labbra e di unghie. È simbolo di potenziamento e glorificazione della vitaquindi, giovinezza, splendore, energia vitale, eros. Diventerà l’emblema dello stile anni Trenta, distinto da una raffinatezza carica di fascino; non per questo libero dalla visione estetizzante del femminile come trappola sensuale, bella e irrazionale, miscela di amore e morte, di inquietudini sadiche, di eleganze perverse.

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DETTAGLIO DELLE IMMAGINI.

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1.- Cartolina della mostra 2. Umberto Brunelleschi, Ritratto della contessa Vera Arrivabene, 1920, olio su tela. Collezione privata 3.- RAM (Ruggero Michahelles) Mannequins 1, 1931, olio su tela, Firenze. collezione Amelia Michahelles 4.- Roberto Iras Baldessari, La femme nue 1921, olio su tela, cm 70x80. Museo Civico di Rovereto 5.- Enrico Prampolini, Interpretazione futurista della duchessa de la Salle Roche-Maure, 1928, olio su cartone. Collezione privata - Thayaht (Ernesto Michahelles), Compensazioni di temperamenti, 1925, olio su tavola. New York, Massimo & Sonia Cirulli Archive - Cornelio Geranzani, La soubrette, 1922 – 1925, olio su tela. Collezione privata - Cornelio Geranzani, Bagnanti, 1918, olio su tela, Genova, collezione Cavalleri - Ciro Cancelli, Ritratto di Lea Pellisari Cancelli, 1925, olio su tela. Pesaro, collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro 18.- Fortunato Depero, La ciociara, 1919 - olio su tela. collezione privata 10.- Anselmo Bucci, La Giapponese, 1919, olio su tela, Monza, Courtesy Galleria Antologia 13.- Mario Cavaglieri, Giulietta en coulotte de cheval, 1920. Collezione privata 06.- Piero Marussig, Signora con pelliccia, circa 1920, olio su faesite. Collezione privata in deposito al Mart, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto 07.- Thayaht (Ernesto Michahelles), Impermeable, figurino di moda realizzato per l’atelier di Madeleine Vionnet, circa 1920. Lucca, Galleria d’Arte Bacci di Capaci 08.- Thayaht (Ernesto Michahelles), Abito da sera, figurino di moda realizzato per l’atelier di Madeleine Vionnet, circa 1920. Lucca, Galleria d’Arte Bacci di Capaci - Thayaht (Ernesto Michahelles) - Japonika - 1924 - incisione colorata au pochoir. Firenze, collezione Riccardo Michahelles 17.- Mario Tozzi, Le bonnet basque o Lo specchio o Il pittore e la modella, circa 1929, olio su tela. Collezione Gruppo Monte Paschi 09- Guido Cadorin, Nudo e paesaggio fiorito, 1920, tempera su eternit. Venezia, collezione privata 11- Cornelio Geranzani, Sirena, 1922-1925, olio su tela. collezione privata, courtesy Galleria Arte Casa, Genova 12. Alberto Martini, Ritratto di Wally Toscanini, 1925, pastello. Roma, Collezione privata 14- Fillia, Figura e ambiente o Donna seduta, 1926 – 1927, olio su tela. Collezione privata 16- Oscar Ghiglia, La modella, 1929, olio su tela. Collezione privata 15- Marcello Dudovich, Ritratto di Signora, circa 1937, tempera e pastello su carta. Trieste, Civico Museo Revoltella - Galleria d’Arte Moderna

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LAPIDI E LOCULI STATUE IN PIETRA DI VICENZA SCOLPITE A MANO



Partecipo al restauro del soffitto intagliato e dorato della sala detta della crocifissione “Scuola Grande di S. Rocco” 1566 - Venezia

Restauro dipinto “copia da Annibale Carracci” Olio su tela, 1650 circa

Partecipazione al restauro pittorico conservativo avvenuto nel 2007 degli affreschi del catino absidale della Basilica di Aquileia (1031).


ESO ANDREA dalla civetta all’ulivo

una mostra, un convegno, il territorio

di Giulietta Cozzi

b) Talento e mestiere sono glamour e fashion

P

er comprendere il punto di vista e il metodo che adottiamo per acquisire esperienza, forse è interessante sapere come ci relazioniamo con i fatti della storia. Tutto può dipendere da uno stimolo che risveglia il bisogno di vederlo contaminato da situazioni apparentemente distanti tra loro e se legate assieme, in modo diverso, rivelano un aspetto nascosto della personalità. A Villa Thiene di Quinto Vicentino tra dicembre e gennaio (2008/09) l’evento “Eso Andrea dalla civetta all’ulivo” ha proposto di osservare la mostra e i manufatti dal punto di vista del talento e del mestiere. Quarantasei sono le opere presentate: la più piccola una croce gioiello in argento, ispirato alla planimetria della Rotonda, di 4 cm. con al centro una perla; la grande un’hostia dal diametro di cm. 160, costruita con carta e stoffa, dipinta con caffé, inchiostro, oro e biro e, nel declinarsi delle creazioni un dialogo tra arte e mestiere ed un metodo che esplora nuove contaminazioni. La mostra inserita nel circuito palladiano promosso dalla città di Vicenza per ricordare i 500 anni della nascita di Andrea Palladio e, il successivo convegno, “Andrea Palladio, talento e mestiere, un linguaggio che unisce” promuovono l’inestimabile valore, culturale ed economico del creare umano. Questo dossier getta un ponte tra la storia della mostra e il territorio. Eso dal greco vuol dire dentro. Dentro le “relazioni”, ispirate da un fatto storico e, comunicate con il linguaggio visivo dell’arte, attraverso opere pittoriche, colore ad olio, carte, oro… e quello manifatturiero, gioielli e ceramiche per favorire un contatto tra gli “alti” concetti ispiratori del Palladio e i corrispettivi del territorio. Il racconto può sembrare surreale perché si giova di una visione “l’uomo nudo” e termina con la metafora “ del lenzuolo, lungo il tragitto interagiscono talento e mestiere con il fare concreto.

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La visione Vent’anni fa durante un concerto a Villa Capra, la Rotonda ascoltando il Requiem di Mozart da dietro la villa, nel blu della notte, un uomo nudo mi è apparso portando un lenzuolo bianco sulle braccia, molti anni dopo l’ho dipinto e identificato in Andrea Palladio con un messaggio per il territorio e giungo a Villa Thiene. La Villa arrivando a Quinto Vicentino dalle tre direzioni possibili, la vedi sempre di fianco, questa mancanza di spazio frontale per ammirarla, dalla giusta distanza, mette a disagio. La sua struttura impone un paesaggio scevro da forme che non sono i toni naturali dei tramonti, gli intrecci dei rami. Le indicazioni imperfette del presente, recano disturbo alla percezione estetica che l’immagine della villa trasmette.

a) Costruita con mattoni, sa di casa. Sali le scale nelle soffitte stai bene, tanto bene e ti viene da riflettere sull’importanza del talento che deve possedere chi, costruisce uno spazio abitato dall’uomo. Perché il talento mischiato al mestiere produce un’alchimia in grado di attrarre le molteplici espressioni degli artefici, e gli stessi mattoni posati da mani umane, sono portatori d’energia derivata da fatica, passione, rabbia, emozioni. Il talento contenuto ed espresso in modi diversi, alle volte, tragicamente represso e, per questo capace di provocare inimmaginabili sofferenze oppure, manifestato alla grande in taluni esseri umani.


TALENTO&MESTIERE

VILLA THIENE - QUINTO VICENTINO- di Andrea Palladio

Bellezza divina dell’uomo che alimenta il fuoco d’imprese incredibili mettendo insieme idee, strumenti e forza lavoro, e per cogliere la metamorfosi bisogna navigare, indietro, lungo il suo processo di creazione, dentro o tra le merci per capire che cosa è avvenuto prima che questo si manifestasse nell’opera con la complicità della persona. Cercando di incarnare il talento il corpo si trasforma pensate ai ballerini, ai lottatori, agli attori, ai mimi…, alle mani di chi crea… e nella mente scocca la scintilla divina, nascono le emozioni che il pensiero elabora per comunicare l’idea e l’insieme può sembrare un viatico. Lasciate che i bambini smontino i giocattoli. Chissà quante volte il piccolo Andrea ha colpito con lo scalpello parti di cinta della corte di casa e, quante volte, Marta, sua madre lo ha rimproverato. Provo la stessa emozione davanti a tutto ciò che l’uomo costruisce con le mani: una barchetta di carta posata in una bacinella d’acqua al boeing più potente in viaggio da un capo all’altro del mondo, talento spesso utilizzato per creare macchine infernali quando l’uomo esclude il pensiero critico e diventa strumento di guerra. Nel XVI secolo Adriano e Marc’Antonio Thiene incaricarono il giovane il giovane Andrea di progettare Villa Thiene. Di là dell’evoluzione per la sua costruzione e, alle recenti modifiche, dentro i fatti della storia, ciò che preme evidenziare è il talento del Palladio. Esso è nato prima o dopo il mestiere? E’ sua convinzione interiore o l’attributo di altri? Forse è stato solo un abile tessitore di relazioni umane tra il mondo accademico e il cantiere. Le sue opere sono in grado di dare delle risposte a questi quesiti se studiate dal punto di vista antropologico. Esiste ancora oggi in Italia una distanza culturale tra l’attività intellettuale e il fare con le mani perché la conoscenza umanistica/scientifica ha avuto il sopravvento su quello tecnico professionale, a scuola mancano testi autorevoli che trattano il talento e il mestiere: io sono figlia di un “Dio minore” perché creo con le mani, nelle botteghe non si protegge la ricerca, non si finanziano micro-progetti di talento. La sottovalutazione della cultura manifatturiera a creato tutto ciò. Ovviamente ci sono molte iniziative che si concentrano sull’argomento e, restano inespressi molti concetti su cui riflettere. La mostra e il convegno “approfittano” del genio Palladio, per intuire un procedere, illuminante e coraggioso, forse a noi accessibile, per imparare ad ascoltare, lungo la strada del risveglio, la nostra scintilla divina che ci può restituire la qualità della vita e molto altro. Il talento è anche un’inquietudine da domare! 17


Il Talento

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li storici definiscono il Palladio un uomo fiducioso nei riguardi delle maestranze, a noi utile perché conosce il mestiere dal basso. La sua storia afferma che ha iniziato come scalpellino, se non lo avete mai fatto provate a prendere in mano uno scalpello e già nell’alzare il braccio e apporre il primo colpo alla pietra si prova uno spostamento d’energia che coinvolge tutto il corpo. Questo gesto è molto catartico in un ragazzino in età adolescenziale, liberatorio dalle emozioni che si accumulano tra un’identità infantile che va a morire e gli albori di quell’adulta, sconosciuta, da cui ci si deve difendere: “Palladio” nel mondo antico greco significa lanciatore, che scaglia…(1).

Il cervello, dal continuo ritmo di queste azioni acquisisce informazioni e, giorno dopo giorno, le trasforma in esperienza. Chiamiamo persone di talento colui o colei che riesce ad esprimere le emozioni con i linguaggi dell’arte, costruendo un mestiere, per interpretare leggende e miti … Il talento vive nell’essere umano per un insieme di sentimenti e la gestione dei loro equilibri è motivata da dolore, piacere, amore…; voler godere di un atto creativo, lasciare l’impronta per vincere la paura della morte o comunicare la vita con il linguaggio dei sensi…, in tutti i casi, secondo come ci si esprime, utilizzando anche gli strumenti del lavoro, i comportamenti si affinano e la concentrazione interagisce con la sfera emozionale, istintuale, mentre i fattori costituzionali dell’espressione si organizzano manifestandosi per consenso o difesa. Il corpo e la mente sono in grado di elaborare automaticamente i dati appresi creando l’opera 18

testimone del processo che il bambino apprende smontando il giocattolo. Succede che la volontà di creare con le mani parta dalla testa, dal cuore o dalla pancia. Se la carica emotiva/passionale viene dal cuore, l’individuo compie una fotografia della forma desiderata, percepita, vista o immaginata, sia essa una canzone, una poesia, un ruolo politico, medico, …, un abito, un vaso, una torta…, non c’è differenza. Ciò che interagisce con noi è il metodo. I dati rilevati attraverso la radiografia, identificati dal cuore per empatia (fenomeno per cui si crea una sorta di comunione affettiva in seguito ad un processo d’identificazione) fissano l’iter creativo o parte di esso. La passione sostiene l’innamoramento neutralizza le paure, i preconcetti alla base dei freni inibitori che bloccano la capacità d’espressione e, l’imprinting si fissa. Ora, se il nostro corpo è allenato a creare manualmente, per rispondere al bisogno di scolpire, dipingere, modellare, cantare, ballare, cucire…lavorare la terra con la ripetizione (disciplina e volontà), costante e continua dell’attività tra mano, mente e viceversa fissa l’esperienza dei comportamenti ed elabora l’impronta, riconosciuta dal pensiero simile alla forma desiderata, percepita o vista. Quando il contatto, tre questi due mondi, non avviene le emozioni muovono l’attività intellettuale creando la distanza con il fare manuale. Diversi sono i tempi di creazione dell’opera, mentre il corpo è pesante, il pensiero veloce. Quante volte si sente dire lo fa per istinto, oppure, ha il talento nelle mani…, ricordiamo che chi ha talento può essere proprietario di un bene economico bisogna comunicarlo alla collettività perché possa investire su questo valore. Andrea Palladio è stato un talento troppo grande per il suo tempo dato che non si sa dove sia morto e, sepolto il suo cadavere, tutto ciò alimenta il mito. Mito, mistero e mestiere s’intendono. Il mito (sogno) accoglie il talento per narrare la complessità della vita e consegnare, la memoria popolare alle masse attraverso l’utopia. Gregory Bateson (1904/1980) psichiatra antropologo americano ci ricorda che l’albero è tale perché e botanica e mito.Palladio fu uomo vitale perché manifestò, talento e mestiere, ed è diventato mito e mistero, cordiale appassionato dell’arte classica: si commosse davanti i ruderi delle antichità di Roma. Un uomo magico.


Per quella magia che confina con lo Spirito attraversando tutte le epoche. La sua rivelazione non s’inserisce in una corrente culturale. Il talento lo conduce fuori del labirinto della mente che moltiplica il decoro. Per questo motivo il suo fare è preso di mira nel XIX secolo da Jhon Ruskin (1809-1900) che lo chiama …indidel…La motivazione dell’insofferenza ruskiniana per Palladio è ad un tempo eticoreligiosa ed estetica…Per Ruskin l’attacco più fatale e immediato alla predominanza e alla benedizione del Gotico viene proprio da quell’architettura, in primis palladiana, basata su una insalubre esigenza di perfezione ad ogni costo e una ricerca del piacere senza scrupoli (2). Invece il pensiero asciutto di Palladio, sposta la sua osservazione su geometrie essenziali e simboliche: cerchio, quadro e cubo quest’ultimo segno di pace nel tempio di Salomone. Per astrazione sovrappone linee e piani, esaltati dal biancore della pietra, ove la luce trova uno spazio immanente d’espressione, con la forma. Imposta le ville come scene teatrali, di forte suggestione per il territorio e chi lo visita, c’infila il concetto di Sebastiano Serlio, uomo profondamente cristiano. Riprende il decoro, con rispetto, per incastonarlo con dovizia. Andrea sin dalla sua giovane età è stato circondato dai segni premonitori lo attestano parti della sua storia ritrovata e documentata nel delizioso libro di Palladio Privato di Guido Beltramini che offre molte possibili direzioni d’investigazioni. Il Mestiere

L

a mia commozione per Andrea si è trasformata nella mostra Eso Andrea dalla civetta all’ulivo, eso, significa dentro, i suoi simboli: civetta, ulivo, villa-casa, scalpello-croce …, ho giocato d’astrazione, dentro, le sue geometrie archi, cerchi, quadri, triangolo… e riflettuto, dentro, i loro significati, esprimendo con le mani, la mia percezione, su stoffe e carte, lavorate con inchiostro, caffé e penna biro, messaggi inseriti in hostie che evocano sacrificio.

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Con empatia ho interiorizzato i giochi di luci e ombre per esprimere fuori, manualmente, su ceramiche quadre, linee e strutture e, fissare con l’acqua e terra l’emozione trasmessa da una statua che da lontano mi urlava posata sopra Palazzo Chiericati. Ho intrapreso il viaggio dentro la sua storia privata, me la sono immaginata e, di getto l’ho illustrata. Con Eso Andrea scopro il giovane scalpellino fin da piccolo, inconsapevolmente, in lotta con la civetta, l’affronta ed in seguito l’adotterà come simbolo perché, civetta, vuol dire conoscenza, pensiero lucido che vince il buio della notte. Lo ritraggo da adulto sfiorato dall’esoterismo nell’opera “Il filo nero” e vittorioso con “Il raggio di luce”. Tra l’Andrea scalpellino e l’architetto Palladio, il disegno “…fu per lui un mezzo per imparare, per comunicare, per creare e pensare…(3). Ed io ho disegnato per capirlo ed esprimermi. Le luci, tra i suoi biancori, svelano attraverso il linguaggio semantico, la grammatica delle geometrie e l’emozione che, deve aver colmato un uomo scelto dal talento. Favorito da coincidenze storiche espresse con le ideologie dell’epoca dove il suo carisma, dono, grazia ha trovato spazio o, si è fatto spazio d’espressione. Il miglior risultato per rendere omaggio ad un genio è indagare, il suo talento, attraverso il nostro dono, la nostra grazia, conservando come patrimonio formativo la sua frase …e di me stesso non posso promettere altro che una lunga fatica, gran diligenza e amore.


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Il Territorio Dalla mostra al convegno hanno aperto una finestra sul territorio di Quinto Vicentino dove l’artigianato è forte e “individuale” testimoniato da Adis Lorenzoni sarto di terza generazione, attivo sostenitore con le altre aziende locali d’iniziative capaci di coinvolgere le scuole durante la festa di S.Giorgio. Il talento ed il mestiere si esprimono anche attraverso la scrittura quella di Agostino Migliorini, con il libro “Verso la società del gratuito” offre spunti interessanti per un’economia a misura di persona e per questo adatta a coltivare il talento attraverso nuove gratuità. Di formazione hanno parlato l’artista Eva Gatto di Bassano del Grappa e le immagini del video del regista Enrico Kotterl “Oratorio nostalgia” le ultime hanno presentato la storia di Don Ottorino Zanon precursore a Quinto Vicentino di una pedagogia rivolta ai giovani dove talento e mestiere si sono fusi con la spiritualità. Segni che vanno a beneficio anche dell’Associazione degli Anziani il cui Presidente Giovanni Frigo auspica un ricambio generazionale in grado di accogliere antiche esperienze per nuove generazioni. La mostra in Villa ha offerto attraverso la visione, il talento e il mestiere nuove contaminazioni alla comunità. Nel nord est, talento e mestiere conservano segreti importanti sin dai tempi della Serenissima anche interculturali, acquisiti con il commercio mondiale o portati nella tomba dagli artefici. Oggi talento e mestiere dovrebbero essere glamour (fascino, incantesimo) e fashion (foggia, maniera, uso) necessari per combattere la depressione provocata dal consumo senz’anima. Citazioni nel testo 1.di Italo Francesco Baldo, Giornale di Vicenza 3 Gennaio 2009 “Palladio è unico, i palladi tanti”. 2.di Sergio Perosa, Giornale di Vicenza 17 Dicembre 2008, tratta dal Colloquio “Contro Palladio”, Università Ca’ Foscari di Venezia. 3.di Howard Burns, Giornale di Vicenza 18 Settembre 2008, intervista di Maurizia Veladiano. Foto convegno 1.Convegno A.Palladio, Talento e Mestiere, un linguaggio che unisce, da sinistra, Carlo Alberto Bertolini, Assessore alla Cultura di Quinto Vicentino, Giulietta Cozzi autrice della mostra Eso Andrea dalla civetta all’ulivo, Pierangelo Bellin Presidente dell’Associazione di Villa Thiene 2.Geometra Pietro Buia curatore delle mostre in Villa Thiene a Quinto Vicentino 3.Agostino Migliorini insegnante all’Istituto S.Gaetano 4.Il sarto Adis Lorenzoni al lavoro e un suo capo di sartoria. 5.Le immagini a/b riprese da Andrea Palladio la Villa Thiene a Quinto Vicentino, guida alla villa, Comune di Quinto Vicentino.

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DUDU 60 anni dopo

di Antonella Iurilli Duhamel

Progetto Small Places Tour (SPT) I Diritti Umani sono l’unica ideologia che merita di sopravvivere. - Simon Wiesenthalht Abbiamo scoperto che la pace ad ogni costo non è affatto una pace. Abbiamo scoperto che la vita ad ogni costo non ha alcun valore, che la vita è nulla senza i privilegi, I diritti, la dignità e la gioia che la rendono degna di essere vissuta. Abbiamo scoperto che esiste qualcosa ancor più atroce della guerra e della morte ed è vivere nella paura. - Eve Curie

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essanta anni fa, il 10 dicembre 1948, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottava la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani segnando un momento decisivo nel panorama morale, culturale e politico della storia dell’umanità. La DUDU nasce in un momento particolare alla fine di una guerra barbarica per dar corpo e voce al crescente desiderio di libertà, giustizia, pace e solidarietà; al sacrosanto diritto di affermare la dignità umana, enfatizzando quei diritti indispensabili alla sua tutela e alla realizzazione di uno standard comune per tutti i popoli e tutte le nazioni. A distanza di sessanta anni, la precarietà di questi diritti di base, mette seriamente in discussione il valore dell’universalità della dignità umana; di fatto, in questo momento la DUDU poggia su basi tutt’altro che stabili, la sua costante violazione anche da parte di paesi cosiddetti moderni e civilizzati evidenzia infelicemente quanto sia necessario porre maggiore attenzione perché vengano a crearsi le indispensabili basi filosofiche e umane volte a creare una piattaforma più stabile e maggiormente condivisa.

Oggi come in passato assistiamo alla pratica della schiavitù, il valore di una persona è tuttora subordinato allo status economico, sessuale, razziale, politico religioso, nazionale sociale, ecc. Anche ai nostri giorni gli esseri umani continuano ad essere classificati in graduatorie di diritto alla vita e purtroppo moltissime vite sono considerate non degne di essere vissute. Il crescente controllo della popolazione spesso alimenta una progressiva strumentalizzazione degli esseri umani che, riguardo agli scopi di chi detiene il potere, rischiano di essere usati o eliminati secondo modalità più o meno raffinate e furtive. Ci sono Stati, che continuano a rifiutare l’esistenza dei diritti umani universali lì dove rappresentano un possibile ostacolo contro ogni forma di guerra, nazionalismo, razzismo, totalitarismo e soppraffazioni varie. Purtroppo esistono ancora Stati che non esitano a svincolarsi dai limiti di un ordine morale universale, basato sul rispetto della dignità umana e sulla solidarietà fra i popoli e le persone. Affermare l’universalità dei diritti umani, non significa negare il pluralismo e il multiculturalismo che caratterizza la condizione umana, universalità e specificità non sono necessariamente due realtà antitetiche e conflittuali, al contrario, la comprensione delle tradizioni specifiche e locali può costituire un valido mezzo per superare l’intolleranza che molto facilmente genera paura e guerre. Il rispetto dei diritti umani richiede la protezione delle comunità anche le più piccole dal momento che la storia ci insegna che quando queste comunità sono indebolite o distrutte, le persone possono facilmente diventare astratti strumenti di potere collettivo e facili prede di tirannia e controllo totalitario.


ARTE&SOCIETA’

Il pacifico riconoscimento delle diversità è la premessa fondamentale per il rispetto del diritto alla vita, è un elemento fondamentale alla base del progresso universale e costituisce un valido antidoto nei confronti del nichilismo morale causa di quelle barbarie che hanno indignato la coscienza umana nel corso della sua storia. La DUDU afferma che gli esseri umani hanno obblighi reciproci, in quanto membri di un’umanità e di un ordine morale che li accomuna; se s’intende porre delle basi stabili di pace e crescita, non è possibile prescindere da questo genere di considerazioni. La DUDU ha posto in risalto il principio secondo il quale una nazione è degna di considerazione e stima in base al modo di trattare i propri cittadini, un principio di rilevanti proporzioni storiche dal momento che ha contribuito enormemente alla diffusione del concetto di dignità umana, alla crescita della democrazia e alla scomparsa di governi autoritari e totalitari. Le potenzialità del bene e del male sono sempre state presenti in uguale misura in ogni momento della storia, la DUDU non è un traguardo raggiunto in modo definitivo; incarna un progetto tuttora giovane e vulnerabile costantemente bisognoso di cure. Gli autori della Dichiarazione erano pienamente consapevoli delle differenze e delle divergenze in merito agli scopi e alla natura dei diritti umani, e riconobbero che una comprensione comune di tali diritti sarebbe stata della massima importanza per la loro piena affermazione.

politici ma anche diritti economici, sociali e culturali. “Non importa di che razza sei. Se sei un uomo o una donna Se sei ricco o se sei povero. Non importa da che parte del mondo vieni, quale lingua parli, qual è la tua religione, quali sono le tue idee politiche. Non importa chi sei. Questi diritti sono anche i tuoi.” L’evento è parte di un progetto internazionale, denominato Small places Tour (SPT), proposto da Art For Amnesty per Amnesty International, un progetto nato per unire centinaia di artisti in tutto il mondo in un unico messaggio reso palese dal nome del progetto. Small places non è un termine relativo alle dimensioni dei luoghi o della popolazione bensì si riferisce a quei luoghi di sensibilità e di rispetto che sono piccoli e molto vicino a noi . “Where, after all, do universal human rights begin? In small places, close to home - so close and so small that they cannot be seen on any maps of the world”. - Eleanor Roosevelt

La dichiarazione dei diritti umani universali non è l’unica lingua morale a nostra disposizione, è tuttavia, una lingua profondamente radicata nella nostra storia comune e si prospetta per i tempi a venire come un linguaggio privilegiato per stabilire connessioni e dialoghi cross culturali; una sorta di grammatica in via di sviluppo che consente un dialogo possibile sul nostro possibile futuro umano. Il 10 dicembre si è celebrato 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (10 dicembre 1948), il gruppo Amnesty International di Verona, in collaborazione con l’associazione culturale Galleria Incorniciarte e con il patrocinio del Comune di Verona, ha organizzato una collettiva d’artisti che hanno donato una loro opera per rammentarci che i diritti individuali, universali e indivisibili, sono diritti civili e Dipinto di Antonella Iurilli Duhamel

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LIVING PALLADIO

Diana Lorena Camerini Presidente Associazione Ville Venete

Progetto Ville Palladiane

N

el mare di eventi realizzati durante il 2008 e da realizzare nel 2009 per festeggiare il cinquecentenario della nascita di Andrea Palladio, l’Associazione Ville Venete – che rappresenta i proprietari di villa veneta delle due regioni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia – sta organizzando un singolare progetto, chiamato “Living Palladio”, che ha come obbiettivo quello di far maggiormente conoscere all’estero le ville palladiane, dando spazio e voce ai loro attuali proprietari. Non si tratterà quindi di interventi accademici, ma del racconto di coloro che in quelle ville ci vivono, assaporandone ogni giorno gli odori, riconoscendone anche i più sommessi rumori, godendo intimamente delle svariate sfumature di colori che si succedono nell’arco della giornata all’interno degli immobili e nell’ambiente circostante. Il racconto di coloro che quelle ville le preservano investendo tempo, denaro e passione per restaurarle e manutenerle, insieme agli annessi parchi e giardini; di coloro che quelle ville le interpretano, recuperandone gli antichi utilizzi, oppure reinventandone di nuovi, ma senza mai snaturarne la preziosa personalità. Il contributo originale dell’A.V.V. arricchirà le celebrazioni previste dal centro Internazionale di Studi d’Architettura “A.Palladio”, culminate nella prestigiosa mostra tenutasi dal settembre 2008 al gennaio 2009 a Vicenza, attualmente ospitata alla Royal Academy di Londra, e in trasferta a Barcellona e Madrid dopo l’estate. “Living Palladio” si svolgerà infatti in Gran Bretagna ai primi d’aprile e in Spagna a settembre. Nel corso dell’estate, inoltre, il progetto prevede una tappa italiana che, coinvolgendo tour operator e stampa estera, diventerà l’occasione di approfondimento e promozione di itinerari tematici di ville venete, che l’A.V.V. sta mettendo a fuoco in collaborazione con la Direzione Turismo della Regione Veneto. L’evento inglese avrà luogo nelle giornate del 3 e 4 aprile p.v. Venerdì 3 il programma si aprirà con una visita all’Ambasciata italiana a Londra, per proseguire nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura con l’intervento del Professor Antonio Foscari – lui stesso proprietario di una splendida villa palladiana, la “Malcontenta” – sulla civiltà delle ville venete tra passato, presente e futuro. A seguire gli interventi di due proprietari di ville palladiane, che replicheranno anche il giorno dopo, sabato 4 aprile, nello splendido castello di Hoghton Tower, vicino a Preston, nel Lancashire, dove l’evento verrà concluso dal concerto de “La Venexiana”, prestigioso Ensemble italiano, specializzato in madrigali cinquecenteschi. A Londra e nel Lancashire, ambasciatrici delle ville 26

palladiane saranno Villa Emo a Fanzolo di Vedelago (TV) e Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo (VI), che racconteranno la loro storia attraverso la voce dei loro attuali proprietari. Villa Emo fu acquistata nel 2004 dalla Banca di Credito Cooperativo Trevigiano. La storia di questa acquisizione non è fatta di mero calcolo economico, ma riguarda la decisione responsabile e coraggiosa, caldeggiata anche da tutta la popolazione locale, di assumersi un grosso onere finanziario pur di salvare dalla probabile disgregazione una proprietà depositaria dell’identità storica di tutto un territorio. Villa Emo rappresenta davvero la memoria storica della collettività del territorio in cui sorge, che in essa si riconosce e che per salvarla ha lottato da ogni tipo di speculazione. Tutt’altra storia, ma altrettanto emblematica, per l’altra protagonista. Villa Pisani Bonetti è abitazione per i proprietari, i signori Carlo e Manuela Bonetti, ma anche molto di più, in particolare, per la signora Manuela Bonetti Bedeschi che – lei stessa pittrice – trasforma saltuariamente la sua villa in un museo di arte contemporanea, organizzando mostre ed eventi di alto spessore qualitativo. L’ultimo in ordine di tempo è stato il progetto, coordinato da Luca Massimo Barbero e curato da Francesca Pola degli interventi appositamente creati per gli spazi di villa Pisani degli artisti Igino Legnaghi e Francois Morellet, Il perfetto connubio della classicità senza tempo delle linee architettoniche del Palladio con le ardite installazioni di importanti artisti di arte contemporanea dimostra come la bellezza, l’armonia e l’arte si sposino perfettamente, al di là delle differenti forme espressive e al di là dei secoli. Per l’Associazione Ville Venete, “Living Palladio” non rappresenta soltanto l’occasione di far conoscere, in Italia e all’estero, la storia dei suoi soci d’eccellenza, sempre meritevoli di aver salvato una parte di un patrimonio che senza di loro sarebbe andato perduto. E’ altresì la prosecuzione dell’iniziativa, avviata dal 2001 con l’apertura dell’ufficio a Bruxelles, di stabilire dei contatti con i partner europei, associazioni di proprietari di dimore storiche analoghe, con cui scambiare vicendevolmente l’esperienza della gestione e della valorizzazione del patrimonio storico, architettonico e ambientale che questi ineguagliabili monumenti rappresentano.


Il nuovo progetto per l’Arte contemporanea e per la storia Veneta

I

l Complesso polivalente artistico-culturale “CIVILTA’ FLUVIALE” è stato progettato dall’Associazione artistica “Annette Ronchin”, negli ultimi dieci anni di attività in cui si è prodigata a “Diffondere e salvaguardare la conoscenza del patrimonio artisticoambientale e storico-archeologico”, secondo le finalità statutarie anche con l’attivazione di conferenze e di eventi capaci di stabilire l’antico rapporto veneto tra il mondo rupestre e quello urbano. Il complesso nasce con l’intento non solo di conservare l’Arte di ciascun associato ma anche di promuoverla, per sinergia con quella collettiva, inscritta nel DNA del Veneto. L’Arte, espressione del Genius Loci, diviene quindi strumento di conoscenza nel processo di crescita umana e civile. Il nuovo progetto per l’Arte contemporanea e per la Storia Veneta: “Civiltà Fluviale” promosso dall’artista Annette Ronchin è sostenuto dai Beni Culturali e del Paesaggio della Regione Veneto e dall’Amministrazione del Comune di Minerbe (VR), sul cui territorio verrà edificato il nuovo centro. Agire insieme, questo è il Leit motif dell’artista, per godere del ritmo delle stagioni nel contesto ambientale del Brolo, dell’antica corte Ronchin, e realizzare una più alta qualità della vita. Attualmente il Brolo Ronchin (5.000 mq) con oltre un centinaio di piante autoctone, dal tiglio al frassino, dal sorbo al leccio è già un’architettura del paesaggio, con gli interventi antropici della tradizionale coltura della vite, come la lunga –binad’uva moscata, intercalata dagli oppi (acero campestre) e dalle rose. Oggi è necessario costruire l’ edificio, sia per non subire passivamente la riconversione in atto sia per salvaguardare la Civiltà Fluviale Veneta, delle tante corti sparse nella laguna interna (endolaguna). Per innescare il processo innovativo opposto ai continui ed esasperati interventi distruttivi del paesaggio dell’antico alveo del fiume Adige, sono necessari sostenitori, che finanzino l’intervento culturale, così prezioso per la storia veneta, non solo destinando il 5x Mille all’Associazione di Promozione Sociale “Annette Ronchin”c.p. 274 Vicenza, indicando il suo Codice Fiscale 95035170240, ma anche intervenendo con erogazioni liberali. L’Associazione di promozione sociale “Annette Ronchin” è accreditata al Ministero dell’Università e della Ricerca con il seguente codice: YEM-AS-PTD. Per informazioni e-mail: annetteronchin@gmail.com

ARTE&TERRITORIO

CIVILTA’ FLUVIALE


ART-PERFORMANCE

a cura di Graziella Zardo

Il Laboratorio di Jennifer Rosa

Spettacoli- performance installazioni Francesche (2008) – performance – spettacolo Off Shore_lato B (2008) – performance Off Shore (2007) – performance – installazione In margine sospeso (2007) – performance Tu.uT (2006) – performance – spettacolo Annette (2005) – performance – spettacolo Jennifer rosa laboratorio permanente di ricerca in arte contemporanea info@jenniferrosa.org – www.jenniferrosa.org

U

n laboratorio tutto da scoprire, quello di Jennifer rosa. Nasce nel 2005 nell’Alto Vicentino come gruppo di ricerca in arte contemporanea, proponendo la presenza dinamica del corpo del performer quale mezzo comunicativo e di interpolazione tra luogo fisico e pubblico. Il gruppo ha scelto di rappresentarsi usando come nome un verso di Massimo Scrignòli: “Come prima apparizione le darò un nome. Voglio chiamarla Jennifer come le donne colorate che riescono a scovarmi nel sonno. Jennifer rosa”. (M. Scrignòli) Verso dall’evocazione sognante, proiettata ad assecondare un concetto di corporeità molto concreto. La corporeità è infatti il soggetto preso in esame, il motivo di ricerca del gruppo di Jennifer rosa. Una corporeità studiata nel suo 28

complesso apparato sinergico, in ogni singolo fare fisico, nella sua complicata identità contesa tra un “corpo voluto” e un “corpo dovuto”: il corpo viene coinvolto e si lascia coinvolgere all’interno di situazioni stabilite o al limite della stabilità. Limite quest’ultimo che a sua volta rende il corpo instabile e perciò bisognoso di una indicazione, di un sistema rappresentativo che che delimiti i luoghi in cui esso possa trovare la propria identità. Un’identità del corpo intesa come biografia della corporeità: ricordi non più evocati dal pensiero, sintomo di un processo mentale, o sognati come apparizioni molto spesso confuse e indefinibili, ma memoria che il nostro corpo trattiene, riconducibili a movimenti fisici molto spesso ripetitivi; movimenti indotti o suggeriti, comandati o scoperti, stravaganti o inibiti,


Jennifer rosa ha il merito di proporre ad un pubblico sempre più attento alle nuove forme espressive, un’arte performativa che comunica molto più del “visivo” come atto del guardare. I performers nelle loro rappresentazioni stabiliscono una sinergia con l’astante, il quale si trova concentrato all’interno dello spazio/tempo definito dalla performance. In quel lasco di tempo l’astante deve raccogliere tutte le comunicazioni che il performer trasmette: il coinvolgimento è totale. Qualche volta accade che tanto coinvolgimento quasi inaspettato, lasci una sensazione di non appagato. Questo può succedere per una insufficiente maturità percettiva, ancora risiedente nell’associazione del corpo mostrato nella forma di spettacolarizzazione. È uno dei tanti motivi per cui talvolta il gruppo Jennifer rosa al termine di ogni performance si raccoglie insieme al pubblico in un “riscontro finale”, un dialogo aperto in cui l’astante pone in essere le proprie perplessità su ciò che ha visto, si confronta con il tema proposto: e la performance in un certo senso continua. Jennifer rosa è un laboratorio permanente di ricerca in arte contemporanea, nato nel 2005 nell’Alto Vicentino. Fanno parte stabile del gruppo Chiara Bortoli (danzatrice, performer, regista), Francesca Raineri (autrice, danzatrice, performer), Francesca Cntrino (performer), Vasco Manea (performer), Fiorenzo Zancan (video artista).

ARTE&CREATIVITA’

GALLERIA PRIMO PIANO - VICENZA


ARTISTI&GALLERIE TAO GALLERY Str.lla S. Barbara, 1/b Centro storico Vicenza Orario 10-12.30/ 16-19.30 chiuso il lunedì tel 0444 324945 La galleria ospita prevalentemente opere di artisti e fotografi esordienti e designer del gioiello. Marzo: opere di Giulietta Cozzi - designer Aprile: L’Energia delle Perle

a cura di Anna Maria Ronchin

MAURO ZANOTTO fotografo

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opo il suo debutto agli inizi del secolo scorso, la fotografia ha oggi acquisito la sua autonomia linguistica nelle Belle Arti ed è diventata l’insostituibile mezzo espressivo e comunicativo. Dal dagherrotipo del 1839 di Louis-Jacques-Mande Daguerre che fissò il movimento del passante per un boulevard di Parigi al ritratto fotografico della madre di Nadar il rapporto che indica la relazione tra l’artista e il suo soggetto è la sua scelta di ritagliare un’immagine della realtà, che muta e si trasforma in continuazione Nello stesso anno Sir John William Herschel coniò il termine, fhotography contiene la radice fòs: luce e graphé: iscrizione e scrittura, così Mauro Zanotto formula il suo linguaggio utilizzando la luce magnificamente impressa sul corpo umano, esaltata dalla scelta poetica del bianco e nero La scelta del genere di Mauro Zanotto è quella del soggetto prevalente, il corpo umano. Questo viene catturato nei suoi dettagli più espressivi come le mani o come il contatto epidermico. La sequenza fotografica propone un linguaggio già autonomo, composto dai segni dello spazio fisicamente delineato fra i protagonisti della scena e fissato sulla carta con le frazioni di tempo che scorrono tra di loro, così la linea indefinita e labile che distingue i corpi nel contempo li accomuna nei toni sgranati che felicemente digradano dallo sfondo al primo piano. Tutti gli ambienti sono degli interni, illuminati dalla luce artificiale e radente che crea il chiaroscuro. Alla definizione nitida delle parti illuminate si oppone quella omogenea buia dello sfondo, ciascun soggetto recita il suo monologo in cui dichiara la sua ragione d’essere non dimentico della presenza dell’osservatore esterno, che anzi entra nella scena sia essa una hall d’albergo o quella più narcisistica dello specchio; il punto di vista è apparentemente estraneo, in realtà sempre presente, ma mai inquietante, come quello sottile del voyeur .

Nelle immagini prettamente simboliche, il genere a soggetto di Mauro Zanotto viene esaltato dalla valenza comunicativa del corpo e dal senso che ne deriva, quello dell’eterno dialogo tra uomo e donna. Ad esempio la metafora dell’armonia tra i diversi generi nel fotogramma Sonata a quattro mani; mentre nel Dorso nudo la focalizzazione è sul dramma del possesso, enfatizzato dall’avidità della mano destra femminile da cui quella maschile cerca di divincolarsi; viceversa la mano sinistra femminile si trova catturata da quella maschile. Pertanto non c’è la prevalenza dell’uno sull’altra ma dialogo spirituale e fisico, che scaturisce naturale da affinità elettive. Intensamente espressiva, dunque,la ricerca estetica di Mauro Zanotto, eloquente per il rigore disciplinare nell’uso sapiente della luce e per l’equilibrata scelta compositiva; poetica per la sensibile capacità di trasmettere argomenti condivisi dai contemporanei. 30


Le scelte espositive così orientate hanno l’esplicito intento di valorizzare l’importanza culturale di artisti dal trascorso storico interessante, anche se talvolta trascurati dal mercato dell’arte. Si crea in questo modo una prospettiva di riscoperta nei confronti di queste personalità più riservate, la quale concorre a distinguere la galleria a livello internazionale per coerenza e impegno culturale. Oltre alle esposizioni in sede, la galleria collabora con amministrazioni pubbliche e importanti istituzioni culturali europee. Presso Valmore/ Studio d’Arte hanno sede gli archivi degli artisti JoÎl Stein (membro del G.R.A.V. Di Parigi) ed Edoer Agostini (artista della corrente programmata e ottico-dinamica, anima e fondatore del Museo Umbro Apollonio di San Martino di Lupari), oltre ad un archivio di video arte. MOSTRA aprile 2009 - Gruppo N di Padova con gli artisti Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi e Manfredo Massironi. La galleria Valmore/ Studio d’Arte parteciperà al Miart 2009 dal 16 al 20 aprile. Primo Piano Arte Studio indice la 2ª edizione del concorso Clean Art dedicato all’ecosistema e alla tutela dell’ambiente. Le opere dei partecipanti saranno interamente eseguite con materiale ecologico o riciclabile esposte all’interno di un contenitore di piccole dimensioni. Parallelamente al concorso si svolgeranno dei laboratori creativi dedicati ai bambini per la realizzazione di un calendario con il medesimo tema. Le opere in concorso saranno esposte nella Sala Grande della Galleria Primo Piano Arte Studio di Vicenza dal 7 al 28 giugno. Domenica 7 giugno Clean Art si aprirà con una performance (dalle 16.00 alle 20.00) in cui i visitatori sveleranno le opere all’interno dei contenitori. I lavori dovranno pervenire entro il 18 aprile alla Galleria Primo Piano Arte Studio in Contrà Santa Barbara 21 a Vicenza. Ogni artista potrà presentare una sola opera. Il 28 giugno verrà proclamato il vincitore da una giuria di esperti. Il vincitore avrà a disposizione la Sala Grande della galleria per una personale di tre settimane curata dalla Dr.ssa Graziella Zardo, in un periodo da definire entro i due anni dalla proclamazione del premio. A Ottobre è prevista l’uscita del catalogo con le opere di tutti i partecipanti. Quota di partecipazione Euro 30,00 - iscrizione entro il 31 marzo. Bando disponibile dall’ 11 febbraio sul sito www.galleriaprimopiano.com/concorsi. Prossimi eventi VERA SAMMLUNG 7 Marzo - 26 Aprile 2009 GIUSEPPE DENTI 2 - 31 Maggio CONCORSO CLEAN ART Dal 7 al 28 Giugno

ARTISTI&GALLERIE

La galleria Valmore/ Studio d’Arte nasce nel 1995 e dispone, in sede permanente, di una collezione che comprende l’Arte Cinetica e Programmata, lo Spazialismo, la Poesia Visiva da quella storica alla Videoarte e l’Arte Elettronica.

VALMORE/STUDIO d’ARTE Contrà Porta S.Croce, 14 Centro Storico Vicenza Orario 10-12.30/ 16-19.30 chiuso il lunedì e-mail: arte@valmore.it tel 0444 322557

Biasi, Luna in rodaggio

GALLERIA PRIMO PIANO Contrà Santa Barbara, 21 Centro Storico Vicenza Orario 10-12.30/ 16-19.30 e-mail: info@galleriaprimopiano.it www.galleriaprimopiano.it tel 0444 544037 mercoledì, giovedì, venerdì 15 >19 sabato e domenica 16 >20 mattino di giovedì e sabato 10 >13

Vera Sammlung - stanza rossa, 2009

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YVONNE ARTECONTEMPORANEA Contrà Porti 21 Centro storico Vicenza tel. 3391986674_ email: yvonne@artsinergy.com

Yvonne Pugliese, titolare della galleria nel cuore del centro storico di Vicenza, gestisce un nuovo spazio per l'arte contemporanea con l' esplicito obiettivo: - di far conoscere le opere anche a chi non è in sintonia con l'immagine della galleria d'arte tradizionale perchè crediamo che sia sicuramente importante portare gli artisti nei musei, ma altrettanto importante portare l'arte nelle case. La galleria Yvonneartecontemporanea aderisce al progetto del gruppo Artsinergy, un organismo solido ed affidabile per il collezionista, in quanto, grazie alla presenza di un qualificato comitato scientifico, il cliente ha la possibilità di approfondire e sviluppare competenze e conoscenze relative al sistema dell'arte contemporanea.Il progetto di Yvonneartecontemporanea, sostiene la gallerista Pugliese è : - forte e coerente sia per l'artista su cui investe con mostre ed eventi in tutto il circuito nazionale, sia per il collezionista o amante dell'arte che si sente consigliato e seguito nel suo investimento. Lavorando tutti insieme, artisti, collezionisti, critici, musei e gallerie, diamo la possibilità all'arte contemporanea di esprimersi, di farsi e di rendere felicemente presente la rappresentazione della vita in atto.PROGRAMMA MOSTRE 21 marzo - Mimmo Rotella tra arte e poesia Maggio - Bruno Pedrosa Giugno - Collettiva giovani artisti curati dal gruppo Artsinergy

LIBRERIA DO RODE Contrà Do Rode 29, Centro storico Vicenza www.libreriadorode.it info@libreriadorode.it Lunedi: dalle 15.30 alle 19.30 Martedì - Sabato: dalle 9.15 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30

La Libreria Do Rode conserva la caratteristica di galleria d’arte con cui lo scrittore Virgilio Scapin (Vicenza 1932-2006) l’aveva fondata ed è ancora il ritrovo di chi ama l’arte e la letteratura. E’ lo spazio suggestivo in centro città per avere un’ampia scelta di testi che riguardano il meraviglioso mondo del “viaggio” in tutti i suoi aspetti .La Libreria Do Rode ospita stabilmente mostre fotografiche a cura de “IL PUNTO FOCALE” e tra le iniziative degli incontri con l’autore è da segnalare la presentazione del romanzo: -”Centomiglia” di Roberto Plevano: 2009 Editore Zerounoundici Presentazione il 13 marzo 2009 alle ore 20.45.

GALLERIA VI-ART

Marzo 2009 Personale di Gianfranco Pardi - 11 opere recenti 2008- 2009-

Via Paolo Lioy, 7 Centro storico Vicenza e-mail: viart@ymail.com Dal martedì al sabato: mattina 10:00 - 12:00; pomeriggio 16:00 - 19:00. VI-ART

ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

C.trà Paolo Lioy, 7

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- VICENZA

La galleria VI-ART presenta sia la collezione permanente di vetri d'arte di Murano del primo Novecento sia opere di artisti eccellenti come Gianfranco Pardi. Nato nel 1933 a Milano dove vive e lavora, ha al suo attivo personali in prestigiosi spazi del milieu artistico internazionale: dalla Galleria Fumagalli di Bergamo alla Fondazione Marconi e Palazzo Reale di Milano; dal Frankfurter Kunstverein e Museum Bochum in Germania alla Galerie Arct Actuel di Liegi e alla Wirtz Gallery di San Francisco. Già presente nel 1986 alla XLII Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma. I lavori più recenti di Pardi sono costruiti sulla modulazione delle figure geometriche e sugli elementi dell'architettura, ne sono testimonianza i titoli: "Topos", " Ex post" e i recentissimi "Emblema", dove è l'elemento cromatico a sviluppare l'immagine possibile. A fianco foto dell’artista.


Alessandro Taglioni, marchigiano di nascita espone dal 7 al 19 marzo 2009, presentazione di Giorgio Segato sabato 7 marzo ore 18.00 - La pittura, l’acquerello e il digitale Taglioni ha studiato pittura e storia dell’arte a Venezia con Vedova e a Salisburgo con Ciuha.

ARTISTI&GALLERIE

Programma Incontri

INCONTRI SCRIMIN GALLERIA Via Vendramini, 46/a Bassano del Grappa Orario 10-12.30/ 16-19.30 chiuso il lunedì

L’artista modenese Fernanda Pasini dal 21 marzo al 2 aprile 2009 - Sensibilità, musicalità e colori solari nel Cubo-Futurismo William Tode, maestro d’arte , grafico, musicista e scenografo di Gonzaga espone dal 4 aprile al 23 aprile 2009 - La pittura ad encausto -

alcune opere di Miyayama Hiroaki

Miyayama Hiroaki, virtuoso incisore giapponese presenta il suo commento iconografico al testo classico nipponico - Gengji il principe splendente- dal 25 aprile al 7 maggio 2009 L’artista padovano Angelo Rinaldi dal 9 al 28 maggio 2009 presenta - Solido trasparente-, pitture e sculture astratte Francesco Martelli di Latina espone dal 30 maggio al 21 giugno 2009

La Galleria Niselli è una realtà presente sul territorio da più di 20 anni; è nata grazie alla passione per l'arte e alla dedizione del fondatore Mario Niselli e prosegue oggi la sua attività attraverso sua figlia, Valeria. Numerosissime sono le iniziative con cui la Galleria stessa ha voluto promuovere l'arte nel veneto e nel vicentino in particolare, esponendo in più occasioni artisti di fama internazionale in mostre personali e collettive, dapprima in rinomati spazi pubblici e nella sua sede di Asiago (fino al 2002), poi in quella di Schio e di via Bricito a Bassano.

GALLERIA NISELLI ARTE P.tto Montevecchio, 31/32 Bassano del Grappa tel e fax 0424/521244

Dal 2007 ha trovato la sua ubicazione definitiva in pieno centro storico a Bassano del Grappa, in Piazzotto Montevecchio, in un prestigioso palazzo storico a due passi dal Ponte degli Alpini. Tra gli artisti in permanenza Georges Mathieu ed Alighiero Boetti, Pietro Annigoni e Salvatore Fiume, Arman, Roberto Crippa, Giovanni Barbisan La Galleria propone per la primavera 2009 Cinzio Veneziani, artista nato a Chioggia e cresciuto pittoricamente tra le influenze del maestro bolognese Camillo Stagni e quelle della vicina Venezia. In foto due esempi dei suoi soggetti preferiti gli scorci della sua laguna veneziana e la figura femminile. Orari dal martedi al sabato: 10 - 12:30 e 16 - 19:30 Domenica 15:30 - 19:30

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ART.U GALLERY Via Soccorso Soccorsetto, 17 Centro Storico Vicenza

E' nuovo di zecca lo spazio espositivo “ART.U Gallery” che inaugura nel mese di marzo 2009 con la personale del pittore Miraldo Beghini. La Galleria è gestita da Franco Vian, noto artista del vetro e da Davide Piazza, che ha già curato significative esposizioni artistiche, come la seconda edizione di “Montmartre a Vicenza” (2008), manifestazione dedicata all'arte contemporanea nel centro storico cittadino, organizzata dall'Ascom - Confcommercio di Vicenza. L'obiettivo principale dei curatori è quello di valorizzare gli artisti emergenti, la cui produzione pur di pregio e di qualità, non ha goduto della visibilità necessaria in questo settore. “Stare dalla parte dell'artista” è il messaggio guida del programma espositivo di ART.U Gallery che si inaugura con l'esposizione dell'artista Miraldo Beghini. Il pittore vicentino si è formato con Santomaso e Vedova a Venezia, e con Kokoschka a Salisburgo. Miraldo Beghini è attento conoscitore della forma umana, parte dal disegno per comporre figure dallo stile originale ed inconfondibile.

GALLERIA BERGA Contrà Porton del Luzzo, 16 36100 Vicenza Tel/Fax 0444 235 194 http://www.galleriaberga.it Personali della prossima primavera “I paesaggi di Slongo” marzo - aprile 2009 Esposizione personale di Piero Slongo (Mogliano, 1928) con pubblicazione di un catalogo il cui saggio critico sarà scritto dal prof. Vittorio Sgarbi, che presenzierà la serata inaugurale. Slongo è un pittore figurativo di chiara matrice veneta, che trova prevalentemente ispirazione nell'opera di Gino Rossi; Viene presentato dalla Galleria Berga nel panorama del mercato specializzato. “Nessun dove” maggio - giugno Personale del fotografo Giustino Chemello (Sandrigo, 1950) con pubblicazione di un catalogo. Ottima sintesi tra fotografia e pittura, l'opera dell'artista vicentino è già stata presente con una personale a Palazzo Reale Milano nel 2008, e successivamente a Napoli con la serie di lavori su Pompei. Foto: dipinto di Piero Slongo “Colli berici” olio su tavola, cm 80 x 90, 2003

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ARTE&SOCIETA’

ARCHITETTI&WORKSHOP

a cura dell’Arch. Laura Leone

“Vicenza città dell’architettura: previsioni” Progetto e Mostra. L’Associazione Culturale Vicentina Abacoarchitettura, tra gennaio e febbraio 2009, ha promosso l’iniziativa di tre “Incontri di Architettura” presso la “Villa alle scalette “di Vicenza e il suo rappresentante, l’architetto Massimo Zancan, ha illustrato il motivo della scelta della Villa come sede del Gruppo Trend, fondato da Pino Bisazza. La “Villa alle scalette”, il cui restauro filologico è stato affidato negli anni settanta all’architetto vicentino Vittorio Veller, allievo di Carlo Scarpa, rappresenta ora un interessante e creativo intervento di trasformazione da Villa residenziale seicentesca, sede di “..luogo sollazzevole….dove si poteva conseguir quella beata vita”, a Villa Storica destinata a TREND, luogo di lavoro e di cultura. L’architetto Massimo Zancan ha esposto al pubblico le esperienze progettuali di tre illustri relatori, esperti nel settore edilizio e urbanistico, presenti agli appuntamenti del24 gennaio 2009 dove l’architetto Luis Mansilla di Madrid ha presentato il suo più significativo intervento progettuale del “Il Musac”, Museo d’arte contemporanea di Castilla y Leon, vincitore del premio Mies Van Der Rohe nel 2007 per l’Architettura Europea, basati su sei criteri progettuali: Pensiero Personale, Pensiero Intellettuale, Materiale geometrico, Contesto Storico, Artistico-Sociale e Aspetto Naturale. - 7 febbraio 2009 dove l’architetto Cino Zucchi di Milano ha illustrato in “C.Z. una città non è un albero” i propri interventi progettuali basati su specifici studi legati alla storia dei luoghi e della città, allo sviluppo urbanistico della stessa nel corso dei secoli e la conseguente trasformazione. -21 febbraio 2009 dove ha concluso il ciclo l’architetto portoghese Joao Nunes considerato uno tra i più affermati paesaggisti moderni. I tre incontri sono inseriti nell’ambito del Workshop “Vicenza città dell’architettura: previsioni” promosso dal Comune di Vicenza che, nel mese di dicembre 2008, ha selezionato trenta giovani architetti (28 italiani e 2 stranieri), dotati di un proprio curriculum meritevole, per veder realizzate alcune ipotesi d’intervento a livello di riqualificazione edilizia

e di rivalutazione degli spazi all’interno di tre aree individuate nell’ambito urbanistico vicentino. Le tre zone soggette ad intervento progettualeurbanistico sono le seguenti: - La spina posta ad ovest del Centro Storico: la zona che individua la stazione ferroviaria, viale Milano, viale Mazzini e si conclude con la direttrice per Thiene- Schio. - La rivalutazione del sistema degli spazi centrali e dei contenitori culturali del centro storico: la zona comprende il complesso della Basilica Palladiana, il Palazzo degli Uffici Comunali, Piazza Matteotti, il complesso di Santa Corona e il Tribunale. - La riqualificazione della zona industriale ovest. L’architetto Massimo Zancan ha introdotto gli argomenti e ha finalizzato TREND a luogo di studio e di lavoro di trenta giovani progettisti, divisi in tre gruppi, impegnati a proporre soluzioni di riqualificazione all’interno delle tre zone in oggetto. Abacoarchitettura ha il compito di organizzare e dirigere le fasi progettuali dei giovani architetti, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti, con l’Associazione Vaga e con l’Associazione industriali- sezione Costruttori Edili. La sede per la prosecuzione dei lavori è situata presso i locali dell’Informagiovani, Contrà Barche, su gentile concessione dell’Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Vicenza. In occasione di questa manifestazione Abacoarchitettura ha allestito presso la chiesa di San Silvestro la mostra dedicata ai progetti di Luis Mansilla ed Emilio Tunòn realizzati tra il 1955 e il 2008. I progetti e i modelli plastici, raccolti in scatole- valige, ricordano i sei principi progettuali di Mansilla, dove gli elementi strutturali si intrecciano con la storia e con gli elementi naturali. Il filmato all’interno della chiesa ricorda che l’architetto Tunòn fu il primo ad introdurre lo studio di un ”architettura verde” e a saper coniugare l’idea progettuale d’avanguardia, condivisa pienamente anche da Luis Mansilla, con l’elemento paesaggistico e sociale fino a farlo vivere pienamente all’interno della città. 35




ARTISTIINPRIMOPIANO GIANFRANCO GABALDO: Geometrie del colore 1.

Gianfranco Gabaldo Atelier: Via P.L. Nervi, 2 - 36100 Vicenza Tel. 0444 303123 - Cell. 333 8385934 info@gianfrancogabaldo.it www.gianfrancogabaldo.it

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di Graziella Zardo

Gianfranco Gabaldo è uno di quegli artisti che non si accontentano di “arrivare fino a lì”. Per lui non c’è mai un arrivo, ma sempre una partenza che porta ad un nuovo inizio. Gianfranco Gabaldo è nato a Bologna e risiede a Vicenza da molti anni. Artista dal forte senso autocritico, con una formazione culturale d’ampio respiro, ha saputo coniugare l’amore per l’arte con la sincera passione per la pittura. L’intuizione e la maturità culturale hanno accompagnato l’artista verso una seria ricerca stilistica, senza trascurare alcun passaggio, comprendendo così lavori che evocano le diverse correnti artistico/culturali. La sua ricerca abbraccia in modo approfondito l’ambito coloristico, seguendo con raffinata capacità e determinazione d’intento di quei maestri che dal colore hanno saputo trarre il meglio: dall’impressionismo al suprematismo all’astrattismo geometrico. Visitando l’atelier dell’artista Gianfranco Gabaldo, da subito si ha una sensazione di eleganza e sensibilità con cui ogni opera è rappresentata. La tecnica pittorica rasenta la perfezione per il sapiente uso esclusivo dei colori ad olio, ben amalgamati e stesi sulla tela, resi brillanti da una consapevole resa della luce. Del suo percorso di ricerca artistica si è piacevolmente attratti dai diversi generi affrontati: le prime opere figurative sono delicate, con tinte dai colori sfumati in ampie campiture. Seguono poi lavori in cui il figurativo inizia ad essere contaminato da un geometrismo di accennata ispirazione cubista. Si approda poi ad un figurativo molto particolareggiato con atmosfere e soggetti di evidente richiamo alla pittura iperrealista. Opere queste che dichiarano un privilegiato riferimento agli elementi naturali, in cui l’indagine stilistica prende a soggetto la fase dei diversi passaggi temporali; passaggi questi ultimi, che vanno a sfumarsi tra momento e momento, accendendosi continuamente di nuovi colori e diverse tinte atmosferiche. I lavori più recenti (2008-09) vanno invece a sintetizzare le forme dell’elemento naturale, mantenendo come corpo soggettivo la sensazione dell’atmosfera, e in particolar modo della luce. Ecco che tutti gli sfumati cromatici si riuniscono nella creazione di nuove forme aniconiche, le quali man mano vanno sempre più a stilizzarsi arrivando all’esplorazione del colore puro dentro le forme geometriche pure. È il momento del confronto con la pittura monocromatica. Da qui un’altra partenza, un nuovo inizio che lo porta ad esplorare il “non colore”, l’atto di un continuo divenire tra il pieno e il vuoto, un azzeramento per ricominciare ancora con altre sfide. Quella di Gianfranco Gabaldo rimane in ogni caso una geometria “morbida” contraddistinta da contorni vibranti, dilatati da sfumature delicate che conferiscono all’intera composizione un aspetto caldo e seducente. L’eleganza compositiva è una prerogativa dell’artista, sempre molto attento ed esigente nella cura degli accostamenti da cui traspare un cromatismo ben studiato e meditato, e del quale si può godere appieno la sensazione di una luminosità che avvolge con incantevole piacevolezza.


ARTISTI&GALLERIE

TITOLI DELLE OPERE 1. Incontro all’inverno – 2001, olio su tela, cm 30x30 2. I colori sul vuoto – giallo – 2008, olio su tela, cm 40x30 3. Astratte stagioni astratti colori (non colori) – Inverno Primavera Estate Autunno – 2008, olio su tela, cm 60x60(x4) 4. Apocalittico soft – 2009, olio su tela, cm 80x80

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ARTE&ASSOCIAZIONI Fotoclub Il Punto Focale 2009

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Era il 1982 quando alcuni colleghi ed amici, fra i quali anche l’attuale presidente Antonio Matteazzi, decisero di fondare all’interno del dopolavoro dell’AIM un circolo fotografico: nasceva così il Fotoclub Il Punto Focale di Vicenza. Già nel 1984 il Fotoclub si apre all’intera cittadinanza e trova la propria sede presso il Centro Civico Villa Lattes in Via Thaon di Revel, 44 a Vicenza, entra a far parte della grande famiglia FIAF Federazione Italiana Associazioni Fotografiche ed inizia l’attività didattica con il primo corso di fotografia di base. Nel 1985 viene lanciato il 1° Concorso Fotografico Nazionale “Villa Lattes” che diventerà un appuntamento biennale fisso per gli anni successivi e che ad oggi rimane l’unico appuntamento del genere nell’intera provincia di Vicenza. Proiezioni e mostre si susseguono negli anni, mentre nel 1990 iniziano i workshop e gli incontri con fotografi affermati e l’attività didattica viene potenziata dapprima con l’ausilio di Giancarlo Torresani del DAC FIAF al quale succedono Antonio Cunico per i corsi di fotografia di base e Antonio Matteazzi per i corsi di sviluppo e stampa in bianco e nero, ormai appuntamenti fissi nel programma annuale del Fotoclub. Nel 1998 il circolo si fa promotore di iniziative aggreganti con gli altri circoli della provincia attraverso mostre ed incontri che prendono il nome di Meeeting Provinciale della Fotografia amatoriale che proseguono negli anni successivi fino a sfociare nel 2000 nell’altro appuntamento ormai fisso nel programma del Fotoclub, la manifestazione Fotoberfest. La grande mole di lavoro svolto durante questi anni porta nel 2001 all’assegnazione nell’ambito del Congresso Nazionale FIAF a Prato del titolo onorifico nazionale Benemerito della Fotografia Italiana . A tutte le attività già in atto, dal 2005 è stato deciso di inserire nel già nutrito programma annuale anche una manifestazione primaverile, denominata Fotoincontri, con wokshop, proiezioni, mostre. Per il 2009 il programma del Fotoclub Il Punto Focale prevede a Febbraio il 2° Concorso fotografico nazionale Domenico Cavazza con tema “Il trionfo di Bacco” e la partenza del Corso di Fotografia di base. Ad aprile prenderanno il via il corso di fotografia digitale di base ed il successivo livello avanzato seguiti a maggio dal corso per audiovisivi digitali e dalla manifestazione Fotoincontri 2009 con mostre, workshop e proiezioni. Ad ottobre all’interno di Fotoberfest 2009 si svolgerà la 13° edizione del Concorso Fotografico Nazionale “Città di Vicenza”, al quale si affiancheranno numerose altre mostre; prenderanno il via inoltre i corsi di sviluppo e stampa in bianco e nero base e livello avanzato. Naturalmente lungo tutto l’arco dell’anno altre numerose mostre verranno allestite negli spazi del Fashion Cafè, Caffè Due Colonne e Tao Gallery – nel centro storico di Vicenza. La sede del Fotoclub è aperta tutti i martedì dalle 21 alle 22,30 presso la sala 12 del Centro Civico Comunale di Villa Lattes, Via Thaon di Revel, 44 Vicenza dove si può dare la propria adesione al Fotoclub con una quota annuale di 35 euro. Per informazioni sul Fotoclub e sui corsi è possibile contattare Antonio Matteazzi 0444 501706 o Antonio Cunico 0444 288591.


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Mauro Zanotto, “bianco e nero” Marco Venco, “Trastevereinarte” Antonio Matteazzi, “Nella cava” Giuseppe Grassi, “Pizza connection” Antonio Cunico, “Jam Session” Armando Casarotto, “I colori di Burano” Rinaldo Todescato, “Murales 6” Andrea Renzi, “Basilica” Lucio Frigo, “Chiostro di San Pietro”

ARTE&CREATIVITA’

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