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Dalla carta alla pianta. Il percorso ‘inverso’ che fa bene all’ambiente
Francesca Bretzel
L’industria cartaria è un’attività florida del territorio Lucchese che comprende molte cartiere, tra le quali la Lucart spicca per importanza della produzione e della sensibilità al riciclo, infatti due delle sue industrie quella di Diecimo e quella di Porcari, producono carta riciclata con un processo di trattamento meccanico. i fanghi di cartiera provenienti dal processo produttivo
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Carta, pellet, substrati da florovivaistica: prospettive per un impiego green del fango di cartiera
per la realizzazione di carta tissue (fazzolettini, carta igienica, etc.), provengono da materie prime contenenti materiale selezionato e rispondente alle caratteristiche previste dalla «Lista degli standard europei della carta e cartoni per il riciclo – Din en 643/2014», risultando sostanzialmente ‘puliti’ dal punto di vista della presenza di sostanze inquinanti, ma ricche di patine e sostanze di carica (talco, caolino etc.) che devono essere separate meccanicamente perché indesiderate nel processo di fabbricazione di articoli che devono essere morbidi e assorbenti; lo smaltimento di questi residui ottenuti per filtrazione delle acque di

2 lavorazione (fango) tuttavia comporta un iter speciale. attualmente il fango può essere conferito per ripristini ambientale in quantità del 30% massimo per rivegetazione di cave o simili, ma questo settore non richiede una fornitura continua, è quindi poco affidabile per chi produce tonnellate di rifiuto. Un utilizzo si è rivolto al settore edilizio conferendo il fango per produzione di laterizi. iL cnr con l’istituto per la ricerca sugli ecosistemi Terrestri (ireT) ha coordinato tre progetti volti a valutare l’impiego di fango di cartiera come componente di un substrato di crescita per piante ornamentali. La particolarità di questo materiale è che è molto leggero e idrofilo, abbiamo quindi proceduto con un processo di pellettizzazione per renderlo più maneggevole e più compatto. in questa forma è stato utilizzato per alcune prove in corso ormai dal 2014 su tetti verdi estensivi. Lo scopo del primo progetto: carPeT carta Pellet Tetti, è stato quello di verificare la fattibilità dell’uso di fango di cartiera pellettizzato, come componente, insieme a compost e pomice, per costituire il piccolo strato di crescita (10 cm) sul quale si possono coltivare piante su tetti piani, senza alcun input (irrigazione fertilizzazione lavorazioni etc.). in pratica si mira a naturalizzare una vegetazione composta da piante erbacee resistenti allo stress, dovuto principalmente alla siccità, perché diventi autosostenibile. a partire dalla stessa composizione vegetale iniziale, che includeva due specie di Sedum, piante crassulacee largamente impegnate in tetti verdi estensivi, e una ventina di specie erbacee spontanee di ambienti aridi ed erbosi, si è condotto lo studio che ha previsto il monitoraggio mensile per valutare come la diversa composizione del substrato potesse influenzare le specie vegetali, con lo scopo di ottenere una biodiversità più alta possibile. negli anni sulle parcelle a diversa composizione di substrato, la vegetazione si è adattata e dove la presenza di fango era maggiore, grazie alla scarsa presenza di nutrienti, spe-

cialmente azoto, le specie meno competitive hanno trovato spazio per espandersi. il substrato composto dalla miscela di pellet di fango, compost e lapillo ha consentito lo sviluppo di un maggior numero di specie diverse, mentre le parcelle con il substrato tradizionale di compost e lapillo hanno facilitato lo sviluppo di un tappeto compatto di Sedum, limitando la diversità vegetale. il progetto career dalla carta alla ‘Pianta’: fanghi cartari per il recupero del verde urbano, è partito prendendo in considerazione il problema del verde urbano, spesso in condizioni di sofferenza perché il suolo su cui si trova è degradato a causa dell’impatto delle attività umane: la componente fertile dello strato superficiale viene asportata dal passaggio dei macchinari e dal calpestamento, creando condizioni di deficienza nutrizionale e asfissia, difficili per lo sviluppo di piante ornamentali. Soprattutto gli alberi, che attualmente sono scelti già di dimensioni medio-grandi, per il ‘pronto effetto’, hanno notevoli difficoltà nella fase di attecchimento, tanto da arrivare alla morte di una percentuale elevata dell’impianto. Per questo motivo sono stati messi a punto dei substrati chiamati ‘suoli ricostituiti’ o ‘artificiali’, composti da materiali adeguati, che possano creare le condizioni ottimali per lo sviluppo delle radici e ridurre drasticamente la percentuale di fallimento. Tipicamente questi substrati necessitano di una componente minerale, di una organica e di una grossolana che permetta il passaggio di aria e acqua, arrangiate in modo da simulare il profilo naturale del suolo. a questo scopo sono utilizzati spesso anche materiali provenienti dal recupero di rifiuti urbani (sfalci e potature) che possono essere facilmente reperibili in zona. nel progetto career il pellet di fango è stato miscelato con altre componenti (compost, pomice e zeoliti) formando un terriccio che è risultato idoneo per la crescita di alberi in contenitore, in vivaio. molti substrati impiegati attualmente in florovivaistica contengono torba, ma l’estrazione di tale materia già da decenni ha sollevato preoccupazioni a causa

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della minaccia al fragile ecosistema in cui si trova e del massiccio rilascio di carbonio atmosferico, in seguito all’utilizzo, tanto da essere vietata in molti paesi. D’altro canto, il terriccio sperimentale con pellet di fango, impiegato su tetti verdi e piante arboree in vivaio ha dato ottimi risultati e sono state messe in evidenza alcune caratteristiche molto promettenti del fango pellettizzato. infatti, il processo di pellettizzazione riesce a dare una forma e una consistenza che viene mantenuta nel tempo (3-4 anni) così che il volume del substrato non cambi nelle stagioni, questo è stato possibile verificarlo grazie alla continuità dello studio nell’ambito dei progetti dedicati. inoltre, la presenza del pellet nel substrato conferisce una tessitura grossolana evitando che la componente di materia organica si compatti troppo e consente buona aerazione e circolazione dell’acqua, necessarie per le radici, grazie alla sua natura porosa. il pellet di fanghi è idrofilo e ha elevata ritenzione idrica, molto utile in caso di suoli soggetti a periodici allagamenti, causa di asfissia radicale, oppure in caso di carenza idrica, in cui potrebbe fungere da spugna e rilasciare lentamente l’umidità, infine nei terricci di vivaio contrasterebbe la natura idrofoba del compost. nelle prove in vivaio il substrato contenente pellet non ha evidenziato fenomeni di fitotossicità sulle specie arboree, che si sono sviluppate in modo del tutto simile a quelle cresciute sul substrato di controllo. in seguito ai risultati positivi raggiunti dalla sperimentazione nei progetti carPeT e career, in cui si è potuta consolidare la partnership composta da ireT cnr, DeSTec UniPi, LUcarT, eUroPomice, BdP, lo studio si è concentrato sul pellet di fanghi di cartiera, utilizzato come ammendante del suolo e per ottenere un terriccio di crescita commerciale, alternativo a quelli contenenti torba. Per questo si è affrontata anche la parte normativa sul passaggio da rifiuto a materia prima-seconda. Lo studio in corso ha lo scopo di mettere a punto un substrato con caratteristiche superiori e competitivo rispetto ad alti substrati correntemente impiegati in florovivaistica e ha evidenziato già alcuni risultati interessanti. infatti, le prove finora svolte in serra su piantine ornamentali da aiuole o balcone, hanno mostrato la necessità di procedere con concimazioni quindicinali, soprattutto in caso di presenza di pellet o fango al 50% della composizione del substrato. La scarsa presenza di azoto nel fango, se si è rivelato utile nel caso dei tetti verdi, diventa un limite per le piante coltivate più esigenti dal punto di vista nutritivo. Questo limite però è facilmente superabile con le concimazioni di rutine della coltivazione in vaso. inoltre, sono stati testati i due formati: sia fango tal quale che pellettizzato; il secondo assorbe molta acqua e quindi richiede maggiori irrigazioni, se le piante hanno necessità idrica elevata. Questa proprietà potrebbe essere utile in condizioni di coltivazioni asciutte, senza irrigazione, perché il pellet potrebbe costituire un serbatoio idrico.