Vis à Vis - Fuoriluogo 18

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VIS Ă VIS Artists in Residence Project

Fuoriluogo 18


Comune di Limosano

Comune di Oratino

Limiti inchiusi Arte Contemporanea

Vis a Vis - Fuoriluogo 18 Artists in Residence Project

Regione Molise Assessorato alla Cultura Partner progetto Regione Molise Comune di Limosano (CB) Comune di Oratino (CB) Partner tecnico e ideazione progetto Associazione culturale Limiti inchiusi arte contemporanea Collaborazioni: Archivio delle arti elettroniche laboratorio per l’arte contemporanea Università degli studi del Molise

Pro Loco “Pro Limosano” A cura di Deirdre MacKenna Gruppo di lavoro Paolo Borrelli Fausto Colavecchia Silvia Valente Progetto grafico Giulia Borrelli Referenze fotografiche Nina Bacos, Paolo Borrelli, Fausto Colavecchia, Luigi Grandillo, Luigi Grassi Traduzioni Rossana Centracchio Global Connects, Glasgow edizione Limiti inchiusi, Campobasso ISBN: 978-88-905288-35 © per tutte le immagini, gli autori così come indicati nelle rispettive didascalie © 2015, Edizioni Limiti inchiusi, Limosano (CB) www.limitinchiusi.jimdo.com / limitinchiusi@gmail.com


Si desidera ringraziare per la sensibilità e per la preziosa collaborazione: Barbara Covatta, Francesco Bozza, Heber Dionisio Gonzalez, Dante Gentile Lorusso, Anselmo De Cristofaro, Joe Ramolo, Sandro Covatta, David Bruchez Lalli, Antonella Lalli, Agata e Nicolò Lalli, Nichi Vendemiati, Antonella Di Toro, Armando Fracassi, Rossana Centracchio. Ringraziamo, inoltre, gli abitanti di Limosano e Oratino.

Info e comunicazioni: www.limitinchusi.jimdo.com facebook: Limiti inchiusi arte contemporane Vis à Vis - Fuoriluogo


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Il successo? Più che raggiungerlo, il difficile è saperlo mantenere. Non ricordo chi pronunciò tempo fa questa frase, ma ne restai colpito. E se questo concetto vale per la carriera di un singolo, il suo senso è ancora più basilare se parliamo di un territorio. Vis à Vis sta dimostrando, edizione dopo edizione, anno dopo anno, di aver fatto proprio questo concetto, e l’utilizzo di differenti modalità espressive viene sempre vissuto nella ricerca di qualità e intensità. Quest’anno tocca alla fotografia, scelta azzeccata nella regione di Tony Vaccaro, e grazie al lavoro dei fotografi il nostro territorio verrà ancora una volta arricchito di arte e di qualità, gli ingredienti di cui abbiamo bisogno per percorrere la strada del turismo culturale e sostenibile. Domenico Ioffredi Consigliere Regionale con delega alla Cultura


Nell’intento di tener fede agli obiettivi dell’Amministrazione da me rappresentata, abbiamo deciso di aderire, per il secondo anno consecutivo, al progetto “Vis a Vis - Fuoriluogo 18”. Quindi, con grande entusiasmo, abbiamo ospitato l’artista internazionale Nina Bacos. L’opera realizzata dall’artista e consegnata alla nostra comunità ha contribuito all’arricchimento del nostro patrimonio culturale e farà conoscere le bellezze del nostro Comune in tutto il mondo. Ringrazio il Presidente dell’Associazione Limiti Inchiusi Arte Contemporanea, Fausto Colavecchia, per essere stato nuovamente promotore di questo straordinario progetto e quanti si sono adoperati per la buona riuscita dell’iniziativa. Un grazie di cuore va all’artista Nina Bacos per averci onorato della sua presenza. Angela Amoroso Sindaco di Limosano

Oratino riapre le sue porte all’arte contemporanea. Per il terzo anno consecutivo, grazie alla perseveranza ed alla passione dell’Associazione Culturale Limiti Inchiusi ed alla straordinaria disponibilità del Delegato alla Cultura per la Regione Molise, Domenico Ioffredi, il Progetto Vis à Vis – Residenza d’Artista ha permesso al nostro piccolo borgo di ospitare Luigi Grassi, fotografo ed artista. Non nascondo che in principio ho riflettuto a lungo sulla opportunità di ripetere un esperimento che, nei primi due anni, ha qualificato artisticamente il paese, ma ha anche offerto il fianco a polemiche strumentali e commenti poco gratificanti. Poi, però, mi sono detto: Oratino deve continuare a percorrere il suo cammino lungo il solco della creatività, così come ha fatto per secoli. L’arte contemporanea, con tutte le varianti proposte, rappresenta l’estro, la genialità, l’inventiva. Tutte caratteristiche che questo borgo, sin dal XVI secolo, ha fatto proprie attraverso l’opera e l’azione di numerosi artisti ed artigiani. Ecco spiegato il motivo per cui, dopo le polemiche provocatorie relative alla scultura di David Fagioli, non potevamo stare fermi e darla vinta a chi, non comprendendo la proposta lanciata da Vis à Vis e strumentalizzando la vicenda, voleva denigrare questa ulteriore e positiva azione di promozione culturale. Sono sempre più convinto che l’arte contemporanea ed il patrimonio architettonico del nostro borgo possano coesistere magnificamente, così come avvenuto in altre realtà. Questo gli artisti ospitati ed i responsabili del progetto lo sanno e su questo hanno lavorato. Cercando di limitare al massimo, anche scegliendo luoghi ed installazioni adatte allo scopo, l’impatto ambientale. Grazie a Vis à Vis – Residenza d’Artista, Oratino cresce e offre un’immagine più accattivante, meno stantia e soprattutto proiettata verso il futuro, non oscurando, anzi legittimando il ruolo di comunità creativa che ha avuto ed avrà per le prossime generazioni.

Luca Fatica Sindaco di Oratino


Nina Bacos

Untitled (Km zero), 2015, detail


Emanuela Ascari, Luogo comune (apparentemente privo di narrazioni forti), Guilmi (CH), 2013

Virginia Zanetti, Baldacchino per S. Lucia, Montemitro (CB), 2013

Il Km zero dell’arte contemporanea Paolo Borrelli, Fausto Colavecchia

Tutto quello che in questi lunghi anni l’associazione culturale Limiti inchiusi ha realizzato, dal 1994 ad oggi, ha sempre avuto come obiettivo fondamentale la qualità del rapporto tra fruitore e opera d’arte, il rispetto per quella complessa relazione che intercorre tra l’opera prodotta dal lavoro degli artisti e chi ne è beneficiario. Un’essenziale complicità che abbiamo sempre stimolato tentando di renderne chiari e palpabili i contorni fin dalle primissime operazioni culturali. Ebbene, ancora oggi, dopo oltre ventuno anni, quelle motivazioni sono alla base delle recenti sperimentazioni condotte dal progetto Vis a Vis – Fuoriluogo, le stesse che sottoponiamo di volta in volta ai curatori e agli artisti invitati nelle residenze presso i piccoli borghi molisani. Avvertiamo, dunque, la necessità di metterci in discussione ad ogni nuova edizione, senza rivolgerci alle certezze del percorso compiuto, preferendo il fare al raccontare. Concentrandoci sul presente, preferiamo osare e spostare l’obiettivo in nuovi territori da esplorare, assumendoci il rischio di sbagliare, convinti che i risultati importanti si ottengono solo con il lavoro e con l’”errare”: che vuol dire sbagliare, ingannarsi; ma anche vagare, peregrinare senza meta, deviare, allontanarsi da una direzione stabilita. Insomma, perdersi per poi ritrovarsi rigenerati e più ricchi di esperienze. Con questi propositi siamo partiti per il nuovo viaggio che ci ha fatto incontrare Nina Bacos e Luigi Grassi, i due artisti selezionati per le residenze 2015. Entrambi utilizzano come medium la fotografia, declinata con approcci e visioni molto distanti tra loro, utilissimi per innescare quel corto circuito che riteniamo fondamentale per indagare i territori attraverso la ricerca artistica da un punto di vista squisitamente contemporaneo. Le comunità di Limosano e Oratino sono qui vissute e raccontate con sensibilità diverse, scevre da compiacimenti e ammiccamenti, in ogni caso rispettose del patrimonio iconografico dei luoghi e delle persone. Per la cura del progetto abbiamo scelto uno sguardo esterno, non solo al Molise ma all’Italia, 9


ci siamo rivolti, infatti, a un’esperta di fotografia contemporanea come Deirdre MacKenna, la quale ha accettato con curiosità ed entusiasmo il ruolo propostogli, portando con sé il bagaglio di una lunga esperienza maturata nel mondo anglosassone e in giro per l’Europa. Un’edizione, questa, dal carattere investigativo che ci piace definire a Km zero, che ha inteso utilizzare gli artisti quasi fossero due emissari confusi tra le persone, due inviati che raccolgono e filtrano umori, tensioni, paesaggi, problematicità e quant’altro per riportare, al termine della missione, una serie di frammenti di realtà raccolti e selezionati attraverso l’ascolto e l’incontro con le persone e i luoghi. Un approccio discreto, che si fa complice delle comunità, che allo stesso modo, però, innesca riflessioni nuove, spesso inaspettate, proprie di chi, da esterno, s’inserisce nella quotidianità di un territorio arrivandovi da un altro contesto, addirittura straniero L’esperienza di Vis à Vis - Fuoriluogo è stata dunque fondamentale per coniugare le urgenze drgli artisti a quelle degli abitanti, necessità che spesso coincidono e trovano nell’incontro e nella condivisione la forza del legame che l’opera prodotta manterrà nel tempo con i luoghi. Un esperimento di ricerca dal sapore antropologico che ha già dato ottimi risultati negli ultimi anni nei comuni di Montemitro, Guilmi, Acquaviva Collecroce, Carpineto Sinello, Limosano e Oratino e che, siamo sicuri, produrrà altrettanti risultati nelle prossime residenze previste per il 2016 a Campobasso e in quei vecchi e nuovi comuni che vorranno proporsi quali ulteriori territori da indagare.

Dall’alto in senso orario: David Fagioli, Vis à Vis, Oratino, CB), 2014; Morwenna Kearsley e Martin Elden, Oratino, Ohio, film still, Oratino, (CB), 2013; Maria Chiara Calvani, My home away from home, Limosano (CB), 2014; Barbara Esposito, Volume/via Mercurio 3 secondo Heidegger, Oratino (CB), 2013

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Luigi Grassi

Oratino, 2015, detail


Una scelta di genere Silvia Valente

Giunto alla sua quarta edizione il progetto Vis à Vis-Fuoriluogo 18 ha sentito la necessità, in quanto materia creativa viva e pensante, di modificare alcuni tratti distintivi della sua struttura organizzativa, una sorta di “restyling stilistico”, di cambio d’immagine capace di donare nuova linfa ad un percorso ormai assorbito e consolidato. Sì, perché Vis à Vis ha dimostrato nei suoi pochi anni di vita una crescita tangibile della sua percezione sul territorio, grazie alle opere realizzate dagli artisti ospitati ma anche per merito dell’impegno costante di divulgazione e pratica di attività culturali poste in essere dagli organizzatori. Senza incorrere nella pericolosa trappola dell’auto-compiacenza, basterà sottolineare il riguardo con il quale gli ideatori del progetto hanno seguito l’andamento della propria “creatura”, una dedizione naturale che si è alimentata nel tempo dall’intersezione di vite ed esperienze gratificanti anche sul piano emotivo più intimo. Amicizie, legàmi, sinergie e nuovi progetti sono solo alcuni dei frutti che Vis à Vis ha restituito, dimostrandosi progetto ormai “adulto”, robusto, propulsore di nuove pratiche. In questo piccolo universo sentimentale – dimensione non trascurabile, bene intesi, qualora si parli di creatività – non si può ignorare un attributo sostanziale del progetto che, già a partire dalla fusione con Fuoriluogo, ha offerto dimostrazione della sua natura scientifica e rigorosa. La sperimentazione ha da sempre rappresentato l’elemento cardine nella pratica delle residenze, è così fin dalle sue origini e l’esperienza portata avanti nel perimetro di Vis à Vis si è fregiata di questa prerogativa cercando, di anno in anno, di ponderare attentamente le scelte artistiche e curatoriali, di migliorare i canali di comunicazione, di favorire e semplificare l’incontro con il pubblico. Esiste, a mio avviso, un solo ed unico strumento capace di innescare questi meccanismi, una semplice operazione che spesso, ahinoi, molti operatori culturali estromettono dalla propria etica deontologica cadendo nell’errore più grave (e più diffuso) di considerare il proprio progetto una creatura di esclusiva appartenenza. Commettere questo sbaglio significa dichiarare la fine di un’idea. Ciò che occorre, al contrario, è offrire al pubblico sempre nuovi punti di vista, rinnovate angolazioni di pensiero capaci di incentivare la crescita naturale di una attività, allontanando possibili insabbiamenti generatori di vacue e ridondanti operazioni culturali. “Agitate un po’ la vostra storia” - ha detto Raghava KK, artista indiano ideatore di un innovativo libro per iPad dedicato ai bambini e attraverso il quale, con un semplice movimento, è possibile cambiare la prospettiva del protagonista. Senza questo passaggio, è impossibile attivare il meccanismo della creatività. Anche per Vis à Vis, dunque, si è reso indispensabile questo turnover affinché agli artisti e al pubblico non venisse negata la possibilità di vivere un’esperienza completa, filtrata attraverso occhi nuovi - quelli di un nuovo curatore - capaci di innestarsi sui sedimenti delle passate edizioni e di raccogliere consapevolmente l’eredità ricevuta. Scegliere Deirdre MacKenna come nuova curatrice di Vis à Vis-Fuoriluogo 18 è stato quanto di più naturale potesse verificarsi, per via della sua comprovata esperienza nell’ambito di programmi culturali internazionali e, parallelamente, per il sodalizio creativo già avviato con l’associazione Limiti inchiusi. Scozzese di nascita, MacKenna ha origini molisane e spesso trascorre in regione parte del suo tempo contribuendo alla realizzazione di progetti artistici sul territorio italiano; il suo lavoro di ricerca è rivolto principalmente alla foto 12


grafia “quale linguaggio fondamentale e progressista nell’arte e nella società contemporanee”1, non a caso è stata fino al 2013 direttrice della Stills Gallery di Edimburgo, istituendola quale “Centro per la fotografia scozzese”2. Descrivere a grandi linee le sue attitudini professionali risulta utile alla comprensione del lavoro che MacKenna ha ideato per la quarta edizione di Vis à Vis, un’ edizione per la prima volta dedicata esclusivamente ad un linguaggio artistico e, visti i presupposti, non poteva che trattarsi di fotografia. Una scelta di genere, quindi, ma che si definisce e assottiglia il suo campo d’azione se relazionata ad un concept di particolare rilievo nelle ricerche curatoriali di MacKenna, volte ad esplorare e documentare la dimensione dell’arte visuale in relazione alle trasformazioni sociali e, in particolare, al fenomeno delle migrazioni umane. Dunque un punto di vista esplicito, preciso e assolutamente trasferibile ai piccoli contesti di Limosano e Oratino. Una situazione non di certo nuova per MacKenna che, nel suo ruolo di ricercatrice, si è impegnata in un dottorato presso l’Università di Dundee incentrato, appunto, sul ruolo del curatore, sulle strategie che regolano questa professione e sulle responsabilità dei processi condotti in relazione ai valori culturali recepiti da organizzatori e partecipanti. Un’analisi puntuale, dunque, che ricalca appieno le idee generatrici di Vis à Vis ma che, quest’anno, hanno trovato forma e sostanza in prodotti artistici completamente rinnovati. La scelta curatoriale è ricaduta su due personalità artistiche molto differenti (Nina Bacos, svedese e Luigi Grassi, molisano) ma che hanno saputo cogliere, nell’intimità del proprio lavoro, aspetti comuni di un racconto iconico che parla di artisti e di comunità, della loro relazione e della loro infinita replicabilità.

1  www.fondazionefotografia.org 2 www.stills.org

Silvia Valente è curatrice indipendente. Ha lavorato per Limiti inchiusi ai progetti Vis à Vis – Fuoriluogo 2012, 2013 e 2014 e all’edizione numero 14 della mostra internazionale Fuoriluogo. 13


Limosano

Vis à Vis - Fuoriluogo 18 Deirdre MacKenna

Il mio obiettivo, dopo essere stata invitata come curatrice del progetto Vis à Vis realizzato da Limiti Inchiusi di Paolo Borrelli e Fausto Colavecchia, era quello di continuare il dialogo che avevamo cominciato nel 2009 mentre lavoravamo insieme a Fuoriluogo 15, Una Regressione Motivata. Durante la collaborazione ho avuto modo di osservare come la galleria Limiti Inchiusi ha lavorato per far conoscere le arti visive nella regione. Mi hanno fatto conoscere, con grande disponibilità, i territori della provincia di Campobasso, grazie a questo ho capito perché il progetto è stato inserito all’interno di un contesto rurale. Il mio ruolo di curatrice era quello di trovare un ‘buon compromesso’ tra artista e contesto. Volevo cercare degli artisti che occupassero una posizione di distanza critica, il cui pensiero agisse dall’interno di una questione riguardante Limosano e Oratino. Sapevamo che il successo del progetto sarebbe dipeso dalla volontà dei residenti, da quelle persone che si imbattono negli artisti e nei loro lavori, che entrano nel dibattito per condurlo all’interno del loro vissuto quotidiano. Ho pensato che gli artisti di Vis à Vis, Nina Bacos e Luigi Grassi, avrebbero innescato processi dialogici, creato lavori, realizzato un’esposizione e un catalogo che avrebbero motivato gli individui a riconsiderare il loro modo di interpretare le situazioni in cui vivono. Durante le esperienze e gli incontri a Limosano ho osservato uno scambio costante tra i residenti e le persone emigrate ritornate in paese, con frequenti tentativi di costruire nuovi modelli sociali e rinnovate possibilità di sviluppo. 14


Così ho avuto la sensazione che la natura dialogica dell’approccio di Nina Bacos avrebbe funzionato bene qui; le ho descritto Limosano come una piccola comunità rurale, ma con un substrato sociale complesso… Diversamente, l’esperienza con Oratino s’inserisce in un solido contesto ben organizzato e in una comunità consapevole del riconoscimento nazionale per il suo centro storico ben progettato, con una storia importante, che ha visto la presa di coscienza della cittadinanza. Questa storia, oggi, s’intreccia con la sensibilità formalista della fotografia di Luigi Grassi. In seguito, tutto è diventato molto meno unilaterale, il processo proiettivo e la mia mente si sono riempiti di un coro di domande, l’una legata all’altra, ognuna delle quali richiede una serie di attività da svolgere attraverso un periodo di tempo prolungato per dare un senso a tutto questo. Mi domandavo come affrontare il successo di un processo che, al suo centro, fa affidamento su estranei che rappresentano quel posto attraverso le loro immagini; se i residenti avrebbero accolto o meno gli artisti in visita; se i residenti avrebbero acquisito familiarità con le sfumature e il linguaggio fotografici, e come i residenti avrebbero reagito di fronte alle interpretazioni artistiche delle proprie immagini o esperienze. Ciò che accomuna tutti coloro che sono coinvolti in Vis à Vis, dal promotore al partecipante, è il riconoscimento che ognuno di noi deve intraprendere consapevolmente un viaggio ignoto per giungere ai risultati; questa ‘fase incerta’ rappresenta l’inizio di qualsiasi programma culturale e può evolversi solo partendo da una base di fiducia in qualsiasi persona coinvolta. Gli artisti Nina Bacos e Luigi Grassi condividono l’uso della fotografia come mezzo da loro scelto per catturare momenti e situazioni, e agevolare la riflessione in merito alle convenzioni e ai dialoghi. “Per la prima volta ho utilizzato una Fuji X-pro 28 mm (equivalente a 40 mm sul formato 35 mm) perché mi ha permesso di vedere le immagini senza intraprendere un processo temporaneo che, un po’ alla volta, mi aiutava a lavorare intuitivamente con il contesto. Per esempio, dopo aver scaricato e visto le immagini, se non fossi stata soddisfatta sarei potuta tornare indietro e riconsiderare il mio approccio. Ho lasciato che gli occhi mi guidassero nel progetto”. “Per creare stampe di alta qualità che durino nel tempo ho utilizzato la stampa inkjet e una carta baritata, di altissima qualità. Mi piace la delicatezza dell’effetto su stampa. E, per dare coerenza al soggetto, la serie finale, composta da 12 immagini incorniciate, viene esposta in una sequenza lineare, una dopo l’altra. Ho cominciato immediatamente a fotografare, lontano però dalla parte abbandonata del paese, quella che più destava il mio interesse. Nel frattempo, ho registrato e analizzato i miei pensieri in un diario e letto tre libri che avevo portato con me: Long Life Cool White di Moyra Davey, Another Way of Telling di Jean Mohr e John Berger e How Thunder Sound: Preliminary Research in to a Scientific Study dell’autore svedere Johan Asplund. Questi libri esplorano le dinamiche tra la pratica creativa e l’artista. Inoltre, ho ascoltato podcast e scaricato ricerche e aggiornamenti sull’ambiente e sul cambiamento climatico e, cosa fondamentale, ho letto l’enciclica di Papa Francesco ‘Sulla cura della casa comune’.” “Quando, finalmente, sono arrivata e ho cominciato a fotografare la parte vecchia di Limosano ho capito che il mio lavoro sarebbe stato sull’ambiente, sul capitalismo rapace e sul suo legame con il fenomeno migratorio storico e contemporaneo. I miei occhi hanno impiegato un po’ per stabilirsi sulla vasta gamma di cavi elettrici dismessi presenti in tutte le case: avevo la sensazione che testimoniassero la connessione tra le vite vissute in tempi e spazi differenti. Gradualmente, 15


essi hanno lasciato che le immagini mostrassero qualcosa del passato, ma che sopravvive nel nostro presente”. (estratto dalla conversazione tra Nina Bacos e Deirdre MacKenna fra agosto e settembre 2015). I due diversi approcci alla fotografia e alle situazioni appartenenti a Nina e Luigi si fondano sul loro impegno a rendere visivi i propri pensieri e, nel farlo, coinvolgono sé stessi, offrendo una versione personale delle situazioni circostanti, anche se temporanee. Nina è lontana dal creare una estetica dal fascino fotografico di una nostalgia evocata dalla decadenza. Preferisce, invece, confrontarsi con le immagini di cavi elettrici in disuso che vede come “parte di un sistema funzionante ma che fallì a causa di una scarsa distribuzione della ricchezza”. Se collocate in un racconto visivo che attinge a ordinarie rappresentazioni quotidiane di qualsiasi paese, queste immagini confondono le nostre aspettative estetiche e compositive e ci chiedono di leggere i segni in modo diverso. Luigi aggira con destrezza un’altra convenzione fotografica, schivando il culto dell’eroe e cospargendo i suoi soggetti di aspetti quotidiani, collocandoli insieme ai loro simili e agli ambienti quotidiani: in questo modo, priva i soggetti anche dei messaggi che avrebbero voluto trasmetterci attraverso i loro occhi. “Il titolo del mio lavoro è Oratino e i miei soggetti rappresentano il ritratto umano insieme a immagini di animali e al paesaggio. Ho utilizzato una Holga 120N la quale, essendo molto semplice, mi assicura l’essenza delle immagini, libera da qualsiasi effetto. Uso la pellicola 120 Tmax 400 ISO che crea un negativo 6cm x 6cm, così da ottenere la stampa in formato quadrato. Le immagini vengono poi ingrandite per ottenere una stampa quadrata di 30 cm e presentate in un unico lavoro di 27 pezzi, affinché i lavori multipli possano essere visti simultaneamente.” “Ho cominciato semplicemente a conoscere le persone che vivono a Oratino e, un po’ alla volta, gli ho chiesto il permesso di fare un ritratto fotografico. Uno dei miei obiettivi era quello di trascendere il momento presente e, così, ho ideato la composizione in cui i soggetti / ritratti sono distinti dai loro occhi chiusi, con la speranza di consentire alle immagini di evocare un senso di monumentalità e di eternità, insieme agli animali e al paesaggio...il soggetto doveva essere letto simultaneamente con gli altri e, allo stesso tempo, tutti erano sospesi collettivamente come una sorta di natura morta”. Queste due serie di lavori sono profondamente radicate nella consapevolezza del luogo e dello scopo ma dipende da te, lettore, decidere quale interpretazione e quale ragione dargli…

Credit: Data courtesy Marc Imhoff of NASA GSFC and Christopher Elvidge of NOAA NGDC. Image by Craig Mayhew and Robert Simmon, NASA GSFC.

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Vis à Vis - Fuoriluogo 18 Deirdre MacKenna

My aim, after being invited to curate Vis a Vis by Paolo Borrelli and Fausto Colavecchia of Limiti Inchiusi, was to continue the dialogue we had started in 2009 when working together on Fuoriluogo 15, Una Regressione Motivata. During that collaboration I learned how committed Limiti Inchiusi are to bringing visual art into the everyday lives of the people around them, and they generously showed me the hinterlands of Molise’s cities from which I started to understand their ambitions to integrate their programme into rural contexts. With this view, Limiti Inchiusi address the two situations of Limosano and Oratino as sites of potent societal activities which can engage stimulate and engage with issues that impact upon all of our lives today. My role, as curator, was to find a ‘good fit’ between artist and situation. My approach was to seek artists who occupy a position of critical distance, and who practice thinking from the inside of a problem for Limosano and Oratino. In turn, we knew the success of any of the projects would rely upon the willingness of the people who encounter the works to enter into and take dialogues forward into their own situations and contexts. Throughout the dialogical process, the exhibiotn, book and subsequent display of the artworks, I Vis a Vis will be measured upon the extent to which it motivates individuals to refine their interpretation of the situation they live in. During my experiences and encounters in Limosano over recent years I’d observed had constant international exchange between residents and returning-emigrants and frequent efforts to build new models of social facilities and resources. And so I felt that the dialogical nature of Nina Bacos’s approach might work well there; I described Limosano to her as being a small, rural community albeit one with a complex social make-up… In stark contrast, my experiences of Oratino were of a highly organised built environment and community, confident from national recognition of its well-planned and designed town centre, and distinguished history of cultural achievements of the townsfolk. This cultivated history resonated with e as complimentary to the formalist sensibilities of Luigi Grassi’s photographic practice. Thereafter it become a much less one-sided, projective process and my mind filled with a chorus of questions, each one linked to the other, and each of which requiring a series of activities to be played out through a sustained period of time in order to be made sense of. These questions included how to go about measuring the success of a process which has as its core activity a process where strangers make images that represent that place; whether residents will be welcoming or hostile to visiting artists; whether residents’ are familiar with photographic language and nuance, and how residents cope with seeing artistic interpretations of their own images or experiences. The common denominator for everyone involved in Vis a Vis, from initiator to participant, is the acknowledgement that we each must consciously enter into an unknowable journey intended to generate meaning from the activities and outcomes; this ‘unclear phase’ is the be17


ginning of any cultural programme and can only start to evolve from a basis of trust from all involved. Artists Nina Bacos and Luigi Grassi share the use of photography as the medium they have chosen to capture moments and situations, and facilitate reflection upon conventions and dialogues. “For the first time in my practice, I used a Fuji X pro camera with a 28 mm lens (equal to an 40mm lens on a 35mm camera) because it enabled me to see the images without undertaking an interim process which in turn enabled me to work quite intuitively with the environment. For example, after having downloaded and considered the images, if I was dissatisfied, then I could go back and re-work my approach. It felt to me that I could allow my eyes to lead me in to the project. Practically, I commenced photographing immediately but stayed away from the abandoned part of the village which was most interesting to me. While I did this I recorded and analysed my thoughts in a diary and read three books that I had brought with me. Long Life Cool White by Moira Davey, Another Way of Telling by Jean Mohr and John Berger, and How does Thunder Sound: Preliminary Research in to a Scientific Study by the Swedish author Johan Asplund. These books explore and tangle between creative practice and the artist. I also listed to pod casts and downloaded research and news about the environment and climate change and amongst these I read Pope Francis’s encyclical On Care for our Common Home. When I finally entered and started photographing the old part of Limosano it became clear to me that my work would be about the environment, predatory capitalism and its connection to historical and contemporary migration. It took little time for my eye to settle upon the wide array of no longer functioning, cut electrical cords that I found in every house and which seemed to me to bear witness to the connections between lives lived in different times and space, and which enabled me to let the images represent something that was, in our present time. To create high quality prints that will last, I used an inkjet printer and very high quality Baryta paper. I like the subtlety of the printed effect. And to create coherence to the subject matter, the final series of 12 framed images hangs in a linear sequence, one after the other.” The two, very different approaches to photography and situation employed by Nina and Luigi are underpinned by their commitment to making visual evidence of their own thoughts, and in doing so they implicate themselves and offer their version of the situations they find around themselves, even if temporarily. Nina avoids creating an aesthetic from the photographic allure of the nostalgia evoked by decay. Instead, she confronts us with images of unused electrical cords which she sees as “part of a system that was operational but failed because of a poor distribution of wealth”. When positioned in a visual narrative of images of ordinary everyday scenes from any village life, these images confound our aesthetical and compositional expectations and ask us to read the signs differently. And Luigi deftly avoids another photographic convention by side-stepping the cult of the hero and interspersing his subjects amongst aspects of their everyday lives, positioning them alongside their peers and robbing them of the messages they might have wished to express to us through their eyes. “The title of my work is Oratino and my subjects represent the human portrait with images of animals and the landscape. I used a Holga 120N which uses 120 Tmax 400 ISO film and creates a negative 6cm x 6cm, thus the printed image size is square-format. The images are then enlarged to be printed at 30cm squared and are presented in one single work comprising 27 18


Oratino

pieces, thus enabling multiple works to be seen simultaneously. I started out simply by getting to know people who live in Oratino and gradually, I asked them to allow me to make a photographic portrait. One of my aims was to transcend the present moment and so I devised the composition in which the subjects / portraits are distinguished by their closed eyes, hopefully enabling the images to evoke a sense of monumentality and eternity. To complete the work and enhance the impact I intersperse the portraits with the images of the landscape and animals… I want the individual images to be read simultaneously with each other because…” These two series of works are deeply rooted in awareness of place, position, purpose and privilege but are dependent upon you, the reader, to decide how you wish to interpret these images, and the purpose you wish to put them to…

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Nina Bacos

I diari Vis à Vis (Non si tratta di un evento) Prima annotazione La luce che attraverso il finestrino sporco mi colpisce mentre il treno esce dal terminal dell’aeroporto è una luce forte e gradita. Avere percorso il corridoio illuminato da luci al neon che dall’enorme terminal dell’aeroporto conduce alla stazione dei treni non ha preparato i miei occhi ad essa. Ho cercato di prevederla, ma come sempre succede quando arrivo nell’area mediterranea dal nord Europa, mi lascia per un attimo senza respiro. La mia mente è presa da dettagli pratici... come verranno le foto qui con la mia nuova macchina digitale e come gestirò il fatto che il sensore (in confronto all’emulsione delle pellicole che cattura le informazioni quando queste vengono sovraesposte) perde le informazioni quando entra troppa luce. Allo stesso tempo, penso alla ragione per cui mi trovo su questo treno in questo momento. Fatto: all’inizio dell’estate ho ricevuto un invito, senza richiederlo, per questa breve residenza artistica di tre settimane. Ovviamente ho accettato. Soltanto un pazzo direbbe di no di fronte all’offerta di trascorrere tre settimane in Italia. Mentre il treno si dirige verso la mia destinazione, lentamente comincio a pensare che da me ci si aspetta che crei una qualche espressione artistica pertinente durante il mio soggiorno qui. Mi preoccupa, perché conosco molto poco sul luogo dove sto andando. Fatto: mi sono sempre affidata alle informazioni catturate nelle parti di un negativo che sembravano totalmente bruciate dalla luce. Mi colpisce che il cambiamento della macchina fotografica possa comportare di più di un semplice inconveniente pratico. Una fresca e limpida pioggia tamburella sul treno. È molto piovoso. Più piovoso di quanto abbia mai sperimentato negli anni che ho trascorso in Grecia nei mesi di piena estate. Se piove durante questo periodo dell’anno, non si tratta mai di una leggera spruzzata che asciuga in pochi secondi. Osservo la pioggia fuori dal finestrino del treno e mi chiedo se sia normale.

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Seconda annotazione/Limosano Al mio risveglio, visito quello che conosco di Limosano, il paese dalla bellezza sorprendente che sarà la mia casa per tre settimane e la sede della mia residenza artistica. In entrambi i casi, è molto poco. I dati che conosco sono: Limosano accoglieva un tempo 4000 persone, ma oggigiorno tra i suoi abitanti si contano tra le 800 e 900 anime. Il resto sono emigrati. Principalmente in Canada o in Argentina, ma anche in altre città italiane. Fatto correlato: la maggior parte delle case situate nella parte alta del paese sono case abbandonate. All’apparenza è molto bello, ma per adesso non ci vado. Me lo riservo, gli giro intorno e da una certa distanza mi chiedo che sensazione proverò quando alla fine vi accederò. Che cosa mi diranno le tracce di tutte quelle persone che un tempo vissero qui? Fatto: qui in basso il vecchio convento, con la chiesa annessa, risale al 1000 d.C. Fatto: un tempo, nel medioevo, Limosano era sede vescovile. Allora era un luogo molto importante. Fatto: ho trovato un video su youtube che mostra una Limosano felice. Sento la responsabilità di dover fare qualcosa di significativo sia nei confronti di Limosano che della situazione geopolitica globale. Ascolto un programma radio, che ho scaricato, a cura dello scienziato ambientale Johan Rockstrom riguardo allo stato attuale della Terra e a ciò che dobbiamo fare al fine di evitare la catastrofe totale. Rockstrom riferisce che il papa, dopo essersi consultato con scienziati di tutto il mondo, ha redatto una nuova legge per la chiesa cattolica che considera peccato la distruzione dell’ambiente. Mi colpisce che Limosano ricicli e trasformi in concime i rifiuti. È positivo. Terza annotazione Non so ancora che strada prendere con il mio lavoro. Cerco di pensare a ciò che faccio generalmente e giungo alle seguenti conclusioni. Normalmente lavoro su progetti che richiedono anni. Qui ho soltanto tre settimane a disposizione. I miei soggetti di studio hanno generalmente risvolti sociopolitici. Generalmente sono legati al tema dell’immigrazione. Pensare non mi aiuta. So che devo fidarmi dei miei occhi che mi porteranno a ciò che produrrò. È così ogni volta che comincio un nuovo progetto; finisce che penso di più di quanto alla fine produco. Cerco di osservare, ma mi ritrovo di nuovo a pensare. L’unico miglioramento è che i miei pensieri partono da Limosano, piuttosto che dalla mia propria esperienza. Il paese è situato nella cornice di un territorio agricolo dalle aspre colline ondeggianti: arrampicato sulla cima di una collina e affacciato su campi separati da querce. Le case abbandonate che si innalzano al di sopra delle zone abitate presentano differenti stadi di decadenza. Inesorabilmente, mi soffermo a pensare a ciò che non voglio fare. Costituisce un ritorno all’ego, che non è molto utile, ma più facile. Elenco le cose che non voglio fare. Non voglio creare un progetto paesaggistico. Non voglio dar vita ad un normale documentario o ad un progetto ritrattistico. Non perché non ami questo tipo di espressione artistica, ma perché al momento non posso raggiungere quel tipo di convinzione mentale per farlo. Ho letto Another Way of Telling (Un altro modo di raccontare) di John Berger e Jean More e immagino come fosse stato questo luogo quando realizzarono quel progetto. Non voglio creare qualcosa di romantico e sono tremendamente consapevole di essere attratta dai romanticismi. Quarta annotazione Ho letto riguardo ai confini planetari. I confini planetari sono i limiti che non dobbiamo oltrepassare se vogliamo evitare di raggiungere quel punto di rottura in cui il cambiamento climatico provocato dagli esseri umani spingerebbe gli ecosistemi della Terra verso una nuova era geologica. Ho appreso il termine Olocene, che è l’era geologica nella quale stiamo vivendo e il termine Antropocene, l’era geologica verso la quale sembriamo dirigerci. Non è un dato positivo. 21


Firmo una petizione contro i piani della Shell di scavare nell’Artico alla ricerca di petrolio. Lo scopo della petizione è quello di ottenere 10 milioni di firme. Altri fattori importanti. Migliaia di rifugiati stanno attraversando coraggiosamente il Mediterraneo per cercare la salvezza in Europa. I conflitti dai quali fuggono sono la conseguenza del trattamento insostenibile dell’ambiente e della iniqua distribuzione della ricchezza. Nel 2015 i leader mondiali hanno fissato 3 incontri per discutere il cambiamento climatico. L’ultimo si terrà a Parigi a dicembre di quest’anno. Mano a mano che mi documento, avverto una crescente consapevolezza riguardo alla gravità della situazione e a tutte le connessioni tra guerra, fame, cambiamento climatico e sistemi di distribuzione economica. Non molto tempo fa, rivolte per la fame si sono unite all’opposizione politica a Il Cairo e a Tunisi. L’ondata si è amplificata raggiungendo il medio oriente e adesso 3,5 milioni di siriani sono fuggiti dal loro paese e altri 6 milioni sono sfollati al suo interno. Sopra di me incombono edifici vuoti. Un segno di un’altra fuga. Studio i confini planetari in maniera più dettagliata. Sono 9. La temperatura in India e in Africa quest’anno è aumentata raggiungendo livelli mai registrati prima. La gente muore per strada. Qual’è la differenza tra coloro che un tempo abbandonarono le loro dimore in questo luogo per emigrare alla ricerca di una vita migliore e coloro ai quali l’Europa adesso offre promesse di riparo dai pericoli? Quinta annotazione I campi che circondano il villaggio sono magnifici. La luce mi rende felice, il calore mi rallenta, mentre leggo e osservo ciò che mi circonda in trance. Trascorro ore collegata alla wi-fi comunale di Limosano nel Bar Centrale leggendo con grande attenzione gli articoli che scarico. Si stanno oltrepassando i confini planetari, i ghiacci polari si stanno sciogliendo lasciando terra spoglia che è la prova evidente che l’aumento della temperatura sta accelerando e che i poli che fino ad ora hanno contribuito a raffreddare la Terra rischiano di cominciare ad autoriscaldarsi. Apprendo che ci stiamo rapidamente muovendo verso un aumento di temperatura di 2 gradi che è un limite assoluto per impedire alla Terra di passare all’era Antropocene. Durante l’Olocene, dove ci troviamo tuttora, le stagioni sono costanti perché i ghiacci polari riflettono il calore in eccesso riversandolo nello spazio. È possibile coltivare perché ogni cosa è in equilibrio. Dopo la primavera vengono l’estate, l’autunno e l’inverno. Se entreremo nell’era Antropocene, i cambiamenti climatici che viviamo adesso aumenteranno di intensità e porteranno a catastrofi che si ripercuoteranno su tutti noi. E in ultima istanza, se non fermeremo questa tendenza, i cambiamenti metteranno fine alla nostra esistenza e a quella dei nostri simili. La Terra stessa sopravvivrà, ma non la vita nel modo in cui la conosciamo. Finalmente entro nel centro storico del paese. Provo una sensazione di solennità al camminare su queste pietre, alcune delle quali si trovano qua da oltre 1000 anni. Lancio il mio sguardo verso il paesaggio e all’interno delle case. A volte riesco a guardare dritto in una stanza e vedo il cielo riflesso nelle finestre: altre volte le pareti hanno ceduto e l’edificio ricorda più un terrazzo che una casa. Ci sono tracce di vita vissuta qui...riviste, quaderni di scuola, mobili, vestiti e belle bottiglie di vino. Mi narrano le storie del tempo. Vedo le date e gli anni, 1960...1957...1974... Non mi causano stupore, ma quando entro in una casa e trovo un calendario del 2004, rabbrividisco. Sesta annotazione Un’economia che non produce benessere generalizzato non può costituire un modello di successo. Queste sono le parole di Papa Francesco. Ho scaricato la sua nuova enciclica Sulla cura della casa comune. È una lettura affascinate che conferma la maggior parte di ciò che 22


ho letto altrove. Comincio a cercare altri capi religiosi che siano ecologisti. Trovo i Green Muslims (musulmani ecologisti). Trovo i Green Hindus (induisti ecologisti). I Green Greek Othrodox (i greci ortodossi ecologisti). I Green Jews (gli ebrei ecologisti) e i Green Buddhists (i buddisti ecologisti), ma trovo anche molti rinnegatori religiosi del cambiamento climatico. La maggior parte di loro sono cristiani. Forse perché sono coloro ai quali viene data una voce nei mezzi di comunicazione a cui ho accesso. Escluse rare eccezioni, appartengono tutti all’ala destra del mondo occidentale e fondano la loro tesi su un verso della Genesi dove Dio dà all’uomo il dominio sulla Terra e sulla vita su di essa. Sto cominciando a sentirmi maggiormente a mio agio nel centro storico. Comincio anche a sentirmi maggiormente a casa nel paesaggio. Ho individuato quantità enormi di prugnoli selvatici. Molti di più di quelli che abbia mai visto nel mio paese, la Svezia, dove li raccolgo diligentemente ogni autunno per preparare il cordiale, quella bevanda dolce dal bel colore che mia figlia adora moltissimo. Le grandi e belle bottiglie di vino in vetro con il tappo a scatto sono aggruppate alla rinfusa e appaiono tristi all’interno delle case abbandonate. Voglio prendermi cura di loro. Usare e riciclare l’abbondanza che mi circonda. Dopo il mio primo ingresso al paese, la mia reticenza a scattare foto si è affievolita. Con il passare dei giorni, fotografo più volte le stesse costruzioni diroccate o altre meno diroccate. Le fotografo nell’insieme e nel dettaglio. Dopo diverse visite, i fili della luce che pendono dai soffitti, tagliati o con gli infissi rotti, fissati lungo le pareti o lasciati cadere sul pavimento, in quasi ogni casa sembrano ravvivarsi. Mi raccontano le storie di ciò che qui è stato e di chi vi è stato, come l’anima spirituale delle cose continua ad esistere mentre la vita va avanti e come incredibilmente connessi siamo gli uni agli altri nel tempo e nello spazio. I racconti si fanno sempre più sonori. Sono reali, ma li vedo come disegni di linee e tratteggi e allora fanno emergere i miei preconcetti e le mie paure. I miei pensieri si calmano e mi soffermo ad osservare ognuno e chiunque trovi, fotografo la maggior parte e lentamente sento che sto raggiungendo quelle coerenti connessioni che tanto desideravo. Si sta rivelando un compito difficile raccogliere 10 milioni di firme a favore della petizione contro gli scavi di petrolio nell’artico. Mi chiedo se le persone siano divenute allergiche alle petizioni o le reputano di nessuna utilità? Sarebbe molto stupido. Settima annotazione Gli scritti di Francesco (il Papa) riguardo ai fallimenti del capitalismo speculativo trovano eco nella tesi ben fondata di Rockstrom secondo la quale i costi per capovolgere la situazione e mettere fine a un mondo governato da una crescita insostenibile sarebbero bassi in comparazione. Soltanto lo 0,66% del PIL globale! Proseguendo la mia lettura, immagino come sarebbe meraviglioso prendere parte ad una trasformazione collettiva mettendo fine ad uno stato parassitario delle cose fino a farsi paladini della Terra. Francesco non avrebbe potuto essere più chiaro nel suo messaggio, quando dice che dobbiamo rispettare le leggi della natura e proteggere la Terra per le generazioni future. Gli esseri umani sono parte della natura, non i suoi signori e prenderci cura di noi stessi e della natura è imprescindibile se vogliamo prenderci cura della nostra casa comune. Non tentenna su questo argomento: «L’onestà e la verità sono necessarie nei dibattiti scientifici e politici: queste non dovrebbero limitarsi alla questione di sì o no un particolare progetto è conforme alla legge» e pertanto si colloca sulla stessa linea dei pensatori radicali come Naomi Klein. Ottava annotazione A livello locale e globale, i cambiamenti devono essere radicali e totali. Devono includere il passaggio a fonti di energia rinnovabile, lo stop immediato all’estrazione di carbone fossile, 23


la sanzione della fine all’uso e al rilascio di tossine non degradabili e altri materiali nell’ambiente (includendo la plastica), il cambiamento delle nostre abitudini alimentari e agricole e il ripristino di ampie aree terrestri per il recupero della biodiversità. Il sistema di compostaggio di Limosano prevede tre raccolte settimanali. I rifiuti organici devono essere collocati in una specie di sacco di plastica biodegradabile e messo all’interno di un bidone all’esterno della casa. Gli altri giorni vanno messi fuori vetro e altri materiali riciclabili. Ci sono due tipi di plastica biodegradabile. La plastica derivata dal petrolio proveniente da fonti non rinnovabili e quella derivata da piante che può essere prodotta a partire da amido vegetale per esempio di mais. Leggo riguardo alla plastica di canapa che costituisce un altro materiale che può sostituire le plastiche derivate dal petrolio. Il ciclo di produzione che non produce emissioni di carbonio. Si tratta di una fonte rinnovabile che converte 4 volte più carbone rispetto a un albero durante la sua crescita. A partire da essa, è inoltre possibile produrre un materiale così resistente e pieghevole che potrebbe sostituire l’acciaio nelle automobili. Dai suoi semi si estrae la proteina vegetale più completa con la quale si può produrre carta oltre che tessuto. Oltre a ciò, costituisce un eccellente materiale per l’isolamento termico delle case senza che vengano prodotte emissioni di carbonio. Appare come una panacea per il cambiamento climatico. Nonostante tutti questi benefici, la coltivazione della canapa, che non ha alcuna qualità narcotica in assoluto, è illegale in molti paesi. Penso di nuovo a Francesco...«i dibattiti non dovrebbero limitarsi alla questione se un particolare progetto sia o no conforme alla legge»...e ad un agricoltore alla periferia della mia città natale che 30 anni fa fu arrestato perché coltivava canapa non narcotica. Deve essere stato un visionario. Nona annotazione Ci vuole coraggio per cambiare le cose. In ogni cosa, dalla propugnazione alla messa in atto di cambiamenti politici fino al momento dell’abbandono e della partenza quando la vita diventa troppo difficile per essere vissuta nel luogo dove siamo nati. So cosa porta le persone ad abbandonare le loro case, ma mi chiedo: quali sona state le conversazioni che qui hanno preceduto il compostaggio? Rispetto alle persone che l’hanno vissuto. Ascolto le voci all’interno delle case vuote. In una scala che non oso salire nel timore che possa cedere c’è una grande cassettiera. È un mobile bello. È quercia? I pezzi vengono fatti scorrere insieme e assicurati con giunture di legno. Qualcuno ha provato a spostarlo, ma si è arreso a metà strada. Ne ho la certezza. In un’altra casa che ho appreso essere la vecchia sede comunale, noto che il vecchio cellulare abbandonato che giace in una scatola con la tastiera che era rimasta girata nello stesso modo ogni giorno che sono venuta qui, è stata girata in un’altra direzione e la batteria rimossa. Qualcun altro ovviamente passa da qui oltre a me. Una famiglia rimane nel centro storico. Li ho incontrati, ma non li ho visti in nessun’altro luogo se non intorno alla loro casa. Ho scattato foto al panorama con le rovine in primo piano a più riprese. O il cielo esce troppo azzurro e le rovine sottoesposte o se le rovine hanno la giusta esposizione alla luce allora è il cielo che non esce bene. In Brasile, la coppia di fotografo e curatore Léila Wanick Salgado e Sebastiao Salgado hanno piantato 2,5 milioni di alberi in un’area che 15 anni fa era un deserto deforestato. Con gli alberi è tornata l’acqua e la biodiversità è in aumento. Il 18 agosto, il presidente Obama ha dato la sua approvazione definitiva all’avvio dell’attività di scavo nell’artico. La petizione non ha mai raggiunto 10 milioni di firme. In queste informazioni contrastanti, nella brutta e straziante notizia e nello spirito ispiratore di altri, ho trovato il nome della mostra che ho preparato qui a Limosano. È Km Zero 24


Nina Bacos

The Vis à Vis diaries (This is not an event) First entry The light that hits me through the dirty window as the train exits the airport terminal is harsh andwelcome to me. Walking through the sealed striplight lit pathway from the enourmous airplane terminal to the train station has not prepared my eyes for it. I have been anticipating it but like always when I come to the mediterranean from Northern Europe it makes me gasp. My mind wanders between practicalities… How it will be to photograph here with my new digital camera, and what will I do with the fact that the sensor (as opposed to emulsion on film which retains all information when overexposed) loses information when too much light hits it. I also think about why I am here on this train now.Fact: In the beginning of the summer I was offered an unsolicited invitation for this three week residency. Of course I said yes. Only a mad person would say no to an offer to stay for three weeks in Italy. As the train travels toward my destination it slowly dawns on me that I am expected to make some relevant art while I am there. It worries me because I know very little about where I am going. Fact: I have always relied on the information retained in the parts of a negative that seem totally blown out by light. It strikes me that the change of camera may mean something more to me than just a practical inconvenience. A crisp clear rain hits the train. It is very wet. Wetter than I ever have experienced in all the years I have spent in Greece at the height of summer. If it rains there during this time of the year it never amounts to more than a light spray that dries in seconds. I look at the rain outside the train window and wonder if its normal. Second Entry/Limosano. Waking up I go through what I know about Limosano, the stunningly beautiful village which will be my home for three weeks, and my situation as an artist in residence here. In both cases it is very little. The facts I know are: Limosano was once was a home to 4000 people but today the inhabitants count between 800 and 900 souls. The rest have migrated. Mainly to Canada and Argentina but also to cities in Italy. Related fact: Most houses at the top of the village are abandoned, it looks very beautiful but I will not go there yet. I am saving it, circling it and wondering from a distance about what feeling I will get when I finally enter it. What will the traces of all the people who once lived there tell me? Fact: Down here the old convent, to which the church is attached, dates from the 11th century. Fact: Once upon a time in the middle ages Limosano had a bishop. Then it was a very important place. Fact: I have found a Happy Limosano Video on youtube. I feel that I am responsible for doing something which is relevant both in regards to Limosano and the global geopolitical situation. I listen to a radio program that I have downloaded by the environmental scientist Johan Rockstrom about the state the earth is in and what we need to do to avoid total catastrophy. Rockstrom mentions that the pope after having consulted with scientists from all over the world has written a new law for the Catholic Church which makes it a sin to destroy the environment. It strikes me that Limosano recycle and compost their waste. This is good. Third Entry Still dont know which way to go with my work. I try to think of what I usually do and come to the following conclusions. I normally work with projects that take years. Here I have only three weeks. My subject matters usually have some social political concerns. These have often related to Migration. Thinking does not help me. I know I need to trust that my eyes will lead me to what I will make. It’s like this every time I start a new project; I end up thinking more than making. I try looking but end up thinking again. The only improvement is that I am thinking with a point of departure in Limosano, rather than in my own experience. The village is situated in an achingly beautiful rolling hill agricultural landscape. It climbs a hill top and looks out on fields separated by oaks. The abandoned houses that tower over its inhabited parts are in various degrees of dereliction. Inescapably I start thinking of what I don’t want to do. It constitutes a return to the ego and it’s not very useful either, but it is easier. I line the things I dont want to do up. I don’t want to make a landscape project. I don’t want to make a straight documentary or portrait project. Not because I don’t like this kind of expression but because I can’t achieve the right mental conviction to do this now. I read John Berger and Jean More’s Another Way of Telling and I imagine how it looked here when they did this project. I don’t want to do something which is romantic and I am terribly aware of romanticisms allure onmyself. Fourth Entry I read about planetary boundaries. Planetary boundaries are the limits that we need to remain within in order to


avoid arriving at the tipping point where human induced climate change pushes Earth’s ecosystems into a new geological epoch. I learn the term Holocene, which is a geological epoch within which we live now and the term Anthropocene which is the geological epoch to which we seem to be h eading. It is not good. I sign a petition against Shell’s plans to drill in the Arctic. The aim of the petition is to get 10 million signatures Other Important factors. Thousands of refugees are braving the mediterranean to reach safety in Europe. The conflicts they are fleeing are the effect of the unsustainable treatment of the environment and unequal distribution of wealth. In 2015 the world leaders are having 3 climate change meetings. The last one is in Paris in december this winter. As I research I sense a growing awareness of the gravity of the situation and the connections between war, starvation, climate change and economic distribution systems. Not long ago, hunger riots married political opposition in Cairo and Tunis. The moment magnified and spread throughout the middle east, and now 3.5 million syrians have fled their country and another 6 million are displaced within. Above me looms the empty buildings. A sign of another escape. I look up the planetary boundaries more in detail. They are 9. The temperature in India and Africa this year has risen up to unprecedented levels. People are dying on the streets. What is the difference between the people who once left their homes here to migrate for a better life and the ones for whom Europe now bears promises of shelter from dangers? Fifth Entry The fields surrounding the village are glorious. The light makes me happy, the heat slows me down and I read and look at what’s around me like in trance. Spend hours on Limosani communal wifi in the Central Bar pouring over the articles I download. The planetary boundaries are being crossed, the polar ices are melting leaving bare ground that creates a feedback effect which means the temperature rise accelerates and the poles which until now have contributed to cooling the earth risk to become self-heating. I learn that we are rapidly moving towards 2 degree rise of the temperature. which is an absolute limit to keep the earth from tipping into the age of the Anthropocene. In the Holocene, where we still are, the seasons are steady becuase the polar ices reflect exess heat out into space. It is possible to farm because everything is at balance. After spring comes summer, fall and winter. Tipping into Anthropocene means that the climate changes we experience now will increase in intensity and lead to catastrophes that will affect us all. Eventually if we don’t stop this development the changes will rub ourselves and our fellow species out of existence. The earth itself will survive, but no life as we know it. I finally enter the old village. It feels sacred to walk stones of which some have been threaded up on for a 1000 years. I look out over the landscape and into the houses. Sometimes I can look straight through a room and see the sky through the windows, on others the walls have caved in and the building is more reminiscent of a terrass than a house. There are traces of life lived here...Magazines, school exercise books, furniture, clothes, and beautiful wine bottles. They tell me stories of time. I see dates and years, 1960...1957.. 1974... They don’t surprise me but when I enter into a house and find a calendar dated 2004 it rattles me. Sixth Entry An economy that does not produce wealth for everybody on earth can not be considered a successful model. These are the words of Pope Francis. I have downloaded his new encyclical On Care for our Common home . It’s a fascinating read which confirms much of what I have read elsewhere. I start looking for other religious leaders who are Green. I find Green Muslims. I find Green Hindus. Green Greek Orthodox’. Green Jews. and Green Buddhists but I also find many religious climate change deniers. Most of them are Christian. Perhaps this is because they are the ones who get a voice in the media I have access to. Almost without exception they all belong to the right wing in the western world and they rationalize their argument on a verse in Genesis where God gives man the dominion over the earth and all life on it. I am starting to feel more comfortable in the old village. I am also feeling more at home in the landscape. I have identified massive amounts sloeberries. More than I have never seen at home in Sweden where I picked them religiously every fall to make the beautifully coloured sweet tasting cordial my daughter love so much. The large beautiful glass wine bottles with snap on lids stand in groups higgledy piggledy and look sad in the abondond houses. I want to take care of them. Use and recycle the abundance I around me. After the first time I entered the village my resistance to photographing there has receded. As the days go by I photograph over and over again the same ruined or less ruined buildings. Whole and in detail. After a few visits the electric cables that hang in the celings cut or with broken fixtures, are tied along the walls or spilled on floors in nearly every house seem to come alive. They tell me stories of what and who has been here, how spirit continues as life’s pass and how incredibly connected we are to each other through time and space. The narratives become become louder. They are real but I see them as line drawings and then they unwind my preconceptions


and fears. My thoughts quiet and I stop to look at each and everyone I find, photograph most and slowly feel like I am coming into coherent connections I wished for. Its proving difficult to get 10 milion signatures on the petition against the oil drilling in the arctic. I wonder if people have become allergic against petitions or feel its no use? It would be very stupid. Seventh Entry Francis’ (the pope) writings about the failings of speculative capitalism echoes Rockstrom’s well underpinned argument that the costs of turning the world around from being organised by unsustainable growth would be comparatively low. Only 0.66% of the Global Gross National Product! As I read I imagine about how awesome it would be to take part in a collective transformation from a parasite state of being to becoming a steward of the earth. Francis could not be clearer in his message that we must respect the laws of nature and protect the Earth for future generations. Humans are part of nature, not its overlords, and caring for ourselves and for nature is inseparable in caring for our common home. He doesn’t sway in his argument: “Honesty and truth are needed in scientific and political discussions; these should not be limited to the issue of whether or not a particular project is permitted by law” and thus he joins rank with radical thinkers like Naomi Klein. 8th Entry Locally and globally the changes have to be radical and complete. They need to include, shifting to renewable energy, an immediate halt of taking out more carbon based fosiles, stopping the use and release of non degradable toxins and other materials in the environment (including plastics), changing our eating and growing habits and reinstating large areas of the earth to redevelop biodiversity. The compost system in Limosano includes 3 pickups a week. You put your wet waste in an a kind of plastic like bag which is biodegradable and place it in a bucket outside your house. On the other days you put out glass and other recyclables. There are two kinds of biodegradable plastics. Petroleum based which come from non renewable sources and plant based which can be made from starch of for example corn. I read about hemp plastic which is another material that can replace petroleum based plastics. The cycle of Hemp products is carbon neutral. It’s renewable and it converts 4 times as much carbon as a tree does when it is growing. One can also make a material which so strong and pliable that it could replace steel in cars. Its seeds give the most complete plant protein and one can make paper as well as cloth from it. Its also excellent material for carbon neutral insulated houses. It sounds like a panacea for climate change. Regardless of all these benefits hemp, which has no narcotic qualities whatsoever, is illegal to grow in many countries. I think of Francis again…. “the discussions should not be limited to the issue of whether or not a particular project is permitted by law”... and of a farmer outside my home town who 30 years ago got arrested for growing non narcotic hemp. He must have been visionary. Ninth Entry It requires courage to change things. In everything from advocating and rolling out political changes to picking up and leaving when life gets to difficult to live in the place you where born. I know what makes people leave their homes but I wonder what kind of conversations preceded composting here? Kudos to the persons who saw it through. I listen to the voices in the empty houses. In a staircase which I dare not climb incase it caves in there is a large chest of drawers. It’s a beautiful piece of furniture. Is it Oak? Pieces slid together and fastened with wood joints. Someone has tried to carry it out and given up halfway, I am sure. In another house which I have learnt is the previous council building I see that the old abandoned mobile phone which has been lying on a box with the keyboard turned up the way every day I have been here has been turned and the battery has been dislodged. Someone else obviously walks around here besides me. There is one family left in the old town. I have meet them, but I have not seen them anywhere else but just around their own house. I photograph the views with the ruins in the foreground again and again. The sky comes out either too blue and the ruins underexposed or if the ruins are correctly exposed then sky is blown out. In Brazil the photographer and curator couple Lélia Wanick Salgado and Sebastiao Salgado have planted 2.5 million trees in an area which 15 years ago was a deforested desert. With the trees the water has returned and biodiversity is increasing. The 18th of August President Obama gave a final approval to start drilling in the arctic. The petition never reached 10 million signatures. In these conflicting informations, the heartbreaking bad news and the inspiring spirit of others I find the name for the exhibition that I have made here in Limosano. Its Km Zero


Still image from the interview with Nina Bacos


Nina Bacos Untitled (Km zero), 2015 12 inkjet print cm 38 x 25 ognuna


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Nina Bacos Landstuhl (Germany), 1960 Current Creative Other practice: 2013-2016 Much of my work since I finished my PhD has been and is dedicated to collaborations and organisational work. 2016 Relunching as Chief Editor the Scottish Photography magazine NOTES. December 2015 Guest Editor of the Glasgow based journal The Drouth.October 2015 Release of the book Come Seek With Me Elsewhere collaboration with Anna Bokstrom, Mette Johansen, (Sweden) and Allan Frame (US) to publis. Ch the work of artist Eleanor Westin who died in cancer 2008. Between the Human Body and the Earth. During my PhD years I have collected a big archive of images from which I am culling series of work from. I have been working with a political, environmental and existential point of departure. Qualifications 2005-2012: PhD Practice-led Fine Art Photography, Glasgow School of Art, Scotland, UK). Title: A White Woman’s Photographic Travel Journal. 2001-2004 Master of Fine Art in Photography, School of Film and Photography (now Institute Valand) Gothenburg University, Sweden. 996-1999 Bachelor of Fine Art, in Photography, School of Film and Photography (now Institute Valand) Gothenburg University, Sweden. In Selection Exhibitions /Publication/Presentations: August September 2015, Participating with the collective Foco-Phoco EAFS. 2015 August Artist Residency VIS à VIS - Fuoriluogo 18, Limosano (CB) Italy : )) 2015 June Et Dieu Crea La Fame Contribution to the publication edited by Photographer Tine Bek. 2014 Dummy Award Presentation La Foto Fest Landskrona Sweden 2013/2014 Solo Exhibit A White Woman’s Photographic Travel Journal: Breadfield Gallery Malmö Sweden 2013 Aspects of A White Woman’s Photographic Travel journal, Images of Whiteness 22-24 of July 2013 at Interdisciplinary net Harris Manchester College Oxford UK. 2013. The White Girl’s Lament, Conference University College Cork Ireland. 2013. In the Cracks of Migration, Winning submission to GAATWA (Global Alliance Against Traffic in Women) yearly planner. 2012 PhD Solo Exhibition A White Woman’s Photographic Travel Journal. Mackintosh Museum, Glasgow School of Art Glasgow (UK) 2011 The Summer Before Dark. Group Exhibit Photosensitive One Church Street Gallery, Great Missenden UK. 2011 A Self Assertive White Woman’s Diary A2, PhD Work IN progress Group Exhibit Bealtaine, The Glue Factory Glasgow Scotland UK, 2010 Aspects PhD Work IN progress Group Exhibit Half Knowledge Half…Grace and Clark Fyfe Gallery Glasgow Scotland UK 2010 A Self Assertive White Woman’s Diary Landscapes of the Self, Conference University of Evora, Evora Portugal, 2008 A Self Assertive White Woman’s Diary, International Cultural Studies Conference Sacred Crossroads Kingston Jamaica, 2008 Body, Location, Methodology: A Self-Assertive White Woman’s Diary’ Crossing Cultural Borders Workshop, Bangor University Bangor Wales UK 2007 In The Cracks of Migration, Black History Month, Artists in Exile Glasgow Scotland UK 2007 Moving Beyond the Post, Gallery Cosmopolitan The Jubilee Exhibit¸ Gothenburg Sweden, 2007 A Self Assertive Woman’s Diary Artist talk Goethe institut, Lagos (NG) 2006 Moving Beyond the Post, Estranged Realities, Visualizing Differences, University of Wales, Newport Wales UK, 2005 Moving Beyond the Post, Conference In, and through, the Arts, ELIA. Berlin Germany, 2005 In The Cracks of Migration Groups exhibit Unstable, New directions in Swedish Photography 1990-2004, Bildmuseet Umeå Sweden. 2004 In The Cracks of Migration Unstable: New Directions The Cultural House, Stockholm Sweden, 2004 Salon Gothenburg Group show Hall of Contemporary art The Gothenburg Art Museum Gothenburg Sweden, 2003 Women 2003 Billboard Exhibit published by Informations Forlag Copenhagen, Denmark, 2004 Salon Stockholm Group show CFF (Centre For Photography), Sweden. 2003 In the Cracks of Migration Le Festival Voies Off des Rencontres d’Arles, Arles, France. 2003 The Ballad of Valor www.women2003.dk 2002 My Summer Vacation Group Show Gallery SUBAU, Gothenburg, Sweden. 2001 Near Photographic Pictures. Solo exhibition Stromstad Konsthall. Stromstad, Sweden, 2001 Hotel Happiness. Solo exhibition Paletten Gallery, Gothenburg, Sweden, 2000 Hotel Happiness. Solo exhibition Gallery G.U.N, Oslo, Norway.


Luigi Grassi

Frammenti estratti dal diario per il progetto Vis à Vis Quando sono arrivato a Oratino ho sentito la necessità di adeguare i miei Frammenti estratti dal diario per il progetto Vis a Vis impulsi vitali a quelli del villaggio, come quando si dorme accanto a qualcuno: istintivamente il battito del cuore e le funzioni respiratorie si regolano in automatico con le frequenze della persona accanto. Il paese è forse questo: un grosso organo vivo, caldo, pulsante e in movimento, che scandisce il suo personale senso del tempo, e tu non puoi fare nient’altro che accoglierlo in te, se non vuoi esserne fagocitato o escluso. Ogni luogo ha un respiro e un peso del tempo diverso

Provinature in cianotipia

La memoria si riempie del vissuto come una persona affamata che tutto porta alla bocca. Il paese: un grande bocca avida e bramosa, bisognosa di storie, di voci, di vita vissuta, di qualcosa da afferrare prepotentemente e da affiggere negli annali della storia. La reminiscenza è come la verità: inafferrabile. Il ricordo crea una sospensione tra comprensione e l’assenza del mio esistere nel tempo passato. Quanto di quello che siamo diventa il presente, il significato di quello che si è o non si è, quanto di tutto questo è sotto la pelle, la nostra pelle e quella degli altri. Oggi ci ha attraversato il dolore. La sofferenza dovrebbe essere una faccenda privata. Ma io non sono mai riuscito a contenerlo. Il mio lutto lo porto sempre in giro come una scimmia sulla schiena. Diventa qualcosa da esibire in pubblico, tragico e comico, che mi rende curvo alla vista della gente. Non c’è posto dove riposare per le persone che devono badare alla bestia e le porte delle case dove trovare ristoro sono chiuse o le stanze sono vuote. E il vuoto esercita il suo fascino su chi come me è alla ricerca di qualcosa nel posto, in questo viaggio, in questo villaggio.

La morte arriva sempre, anche nei posti più remoti Guardando i provini del materiale raccolto scopro nelle fotografie volti di un’antica fierezza, che è l’orgoglio dell’essere al mondo. In queste persone che ho ritratto trovo la forza, la motivazione che spinge avanti la mia ricerca, in essi trovo il senso dell’esistenza che noi, forse, abbiamo smarrito. Questi sono gli eroi del nostro tempo, un tempo non troppo lontano, ma che non riusciamo più a vedere, a ricordare. Un tempo che potrebbe essere qui e ora. Un tempo crudele, avaro, stretto e accartocciato su sé stesso. Questa gente ha creato una vita possibile e sostenibile dal nulla e adesso, per me, rappresentano dei monumenti viventi, altissimi e perfetti, circondati dal silenzio dei boschi e dagli animali. 46


Luigi Grassi

Fragments from the diary for Vis à Vis When I arrived in Oratino I realised that I should adapt my istinct to those that belong to the village, just like sleeping beside someone: istinctively heartbeat and breathing function get on well with the frequencies of the other. Perhaps a small town is that: a big warm living and pulsating organ in motion, that marks his personal sense of time, and you can only hold it, if you don’t want to be totally absorbed in it or kept out of it. Every place has its own breath and a different weight of time.

Memory becomes full of life like a starved person who brings everything to one’s mouth. The village: a big avid and eager mouth, that needs stories, voices, experiences, something to seize over weeningly in order to affix it to the history. Reminiscence as the truth: not able to be caught. Memory creates a suspension between comprehension and the absence of my existence in the past. What we are becomes present, the significance of what we are or not, all those things lie under the skin, our and their skin. Today pain got through us. Pain should be a private matter. But I could never keep it within bounds. I always carry my grief like a monkey on my back. It becomes something to show to everybody, tragic and comic, that makes me hunch backed among people. There is no place where people who have to look after the beast can have a rest: doors of the houses are closed and rooms are empty. Death always arrives, even in the remotest places. Looking at the proofs, I have founded in my pictures faces of an ancient honour, that is the pride to be in the world. In these portraits I find the straight, the motivation that stimulates my research; in those people I find the sense of existence that we, perhaps, have lost. They are heroes of our time, a time not so far away, that we can no longer see and remember. A time that could be here and now. A cruel time, mean, narrow and shrivelled on itself. Those people have created a possible and sustainable life from nowhere and now, for me, are living monuments, high and perfect, surrounded by the silence of woods and by animals. 47


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Oratino, 2015 27 fotografie analogiche cm 30x30 ognuna

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Campobasso (Italy), 1985 Specialised in photography as a language of art at the Accademia di Belle Arti in Naples. Since 2008 he has collaborated with PrimoPiano Napoli. In 2012 he started attending Lab, the irregular laboratory of Antonio Biasiucci, where he is committed to developing his own method of research. His works have been exposed in different, national and international events, including the Rencontres d’Arles (Off circuit), Biennale dei giovani fotografi, Arezzo Arte Expo, KunStart, The Darkroom Project, Premio Nazionale delle Arti, FOTOGRAFIA - Festival Internazionale di Roma, SI Fest Savignano Immagini, Photissima, Affordable Art Fair, Marche EXPO 2015, NAF - Napoli Arte Fiera. Selected exhibitions 2012 – 2014 Masterclass in art and personal research with Antonio Biasiucci 2006 – 2012 Academy of Fine Arts in Naples, Italy Selected exhibitions 2015 NAF - Naples Art Fair. Curator Antonio Maiorino, Gallery PrimoPiano, Italy 2015 Expo Contemporary Art - V edition. Marche Centro d’Arte. Curator Nikla Cingolani, San Benedetto del Tronto, Italy 2015 Affordable Art Fair. Gallery PrimoPiano, Milan, Italy 2015 Intra Photos. Intra Moenia. Curator Sergio Siano, Naples, Italy 2014/2015 Epifanie XIII editions FOTOGRAFIA International Festival of Rome, MACRO Museum. Curators Antonio Biasiucci and Marco Delogu, Rome, Italy 2014 Photissima. Curator Antonio Maiorino, Gallery PrimoPiano, Turin, Italy 2014 III Premio Nazionale di Arte Contemporanea Paola Occhi. Curators Elisa Mucchi and Alessandro Passerini, Migliarino (Fe), Italy 2014 Epifanie. Curators Antonio Biasiucci and Antonello Scotti, Castel dell’Ovo, Naples, Italy 2013 X Premio Nazionale delle Arti. Academy of Fine Arts, Bari, Italy 2013 The Darkroom Project III. Curator Luciano Corvaglia, Muro Leccese, Italy 2013 Mani tese. Creatività e solidarietà. Curator Gerardo de Simone, Zoological Station Anton Dohrn, Naples, Italy 2013 Premio Opera. Lavori in corso: tra utopia e realtà. Curator Daniele Casadio, Oriani Library, Ravenna 2013 Mani tese. Creatività e solidarietà. Curator Gerardo de Simone, Galleria del Giardino Academy of Fine Arts, Naples, Italy 2012 Closer. Curators Aniello Barone and Fabio Donato, Academy of Fine Arts, Naples, Italy 2012 kunStart. Curator Antonio Maiorino, Gallery PrimoPiano, Bolzano, Italy 2012 Dialoghi. Il Rotary incontra l’arte contemporanea. Curators Marco di Capua and Valerio Rivosecchi, Gallery Giardino, Accademy of Fine Arts Naples, Italy 2011 (…) o si è assunti in cielo o si precipita. Curator Antonio Maiorino, Gallery PrimoPiano, Naples, Italy 2011 Arezzoartexpo. Curators Maria Cristina Antonini and Accademy of Fine Arts Naples, Arezzo, Italy 2010 II Biennale dei giovani fotografi. Curator Aniello Barone, Bibbiena (AR), Italy 2009 Les rencontres d’Arles off. Curator Antonio Maiorino, Gallery PrimoPiano, Arles, France 2008 Luoghi di passione. Curator Antonio Maiorino, Gallery PrimoPiano, Naples, Italy 2008 Les rencontres d’Arles off. Curator Antonio Maiorino, Gallery PrimoPiano, Arles, France Selected Publications 2015 Expo Contemporary Art - V edition, Marche Centro d’Arte, Artificio Edizioni 2015 Alla Pietra portfolio, WITTY magazine #4 March, Witty kiwi independent photography 2015 Sudari portfolio, INSIDE ART year 11 #101 January 2014 Epifanie in Portrait FOTOGRAFIA – Festival Internazionele di Roma XIII edizione, Quodlibet 2014 SIFEST#23 laboratoro Italia, Pazzini Editore 2014 Epifanie, Peliti Associati 69



Artisti invitati dal 1996 al 2015

999 Tito Amodei Emanuela Ascari Ali Assaf Nina Bacos Nino Barone Claudio Beorchia Fiorella Bellocchio Emanuele Beltramini Jacopo Benci Maura Biava Nicola Biondi Fabio Bisonni Bonzo Paolo Borrelli Davide Bramante Alessandro Busci Stefano Cagol Luigi Caiffa Cristiana Califano Maria Chiara Calvani Paolo Cardone Dario Carmentano Francesco Carone Pino Caruso Saverio Cecere Elena Ciamarra Vincenzo Cianciullo Stefano Cirillo Mariagrazia Colasanto Fausto Colavecchia Gianluigi Colin Giacomo Costa Antonio D’Attellis Francesca De Amicis Azzurra De Gregorio Arnaldo de Lisio Emanuela De Notariis Paolo De Santoli Carmine De Soccio Francesco Paolo Diodati Paride Di Stefano Salvatore Dominelli Charles Doria Raffaella D’Uva Karin Eggers Pablo Echaurren Martin Elden TheoEshetu Barbara Esposito David Fagioli Gabriele Fanelli Marco Fantacone Emilio Fantin Ermelindo Faralli Iaia Filiberti Alessia Finori Elmerindo Fiore James Fischer Nicola Flocco Letizia Fornasieri Elio Franceschelli Ettore Frani Laura Fratangelo Judith Frost Ico Gasparri Claire Gavronsky Cinzia Laurelli Letizia Lomma Dante Gentile Lorusso Walter Genua Massimo Giannoni Alessandra Giovannoni Nicola Giuliani Douglas Gordon Luigi Grandillo Luc François Granier Luigi Grassi Nazario Graziano Heinrich Gresbeck Francesca Grilli Francesco Guadagnuolo Jonathan Guaitamacchi Fathi Hassan Regina Hübner Rachel Inmann Michelangelo Janigro Morwenna Kearsley Cynthia Karalla Ali Kichou Roger Kite Giovanni La Cognata Ernesto Liccardi Bertina Lopes Nicola Macolino Alessandra Mancini Luca Manes Manovella Gino Marotta Vincenzo Mascia Titina Maselli Cosetta Mastragostino Lino Mastropaolo Chiara Mastropietro Luca Matti Heidi McFall Andrea Melloni Nicola Micatrotta Antonio Miccichè Roberto Micheli Fabiola Mignogna Giuseppe Miriello Guido Moretti Francesco Morgillo Carlo Moschella Charles Moulin Nicolantonio Mucciaccia Carmine Mario Mulière Pasquale Napoli Andrea Nicodemo Caterina Notte Tommaso Ottieri Achille Pace Luca Pace Cosimo Paiano Ciro Palladino Gilda Pansiotti Carlo Parente Gianluca Parente Stephen Partridge Salvatore Pepe Michele Peri Mette Perregaard Luciano Perrotta Antonio Pettinicchi Cesare Pietroiusti Alfredo Pizzanelli Mauro Presutti Antonio Priston Prolifique (Antonio Pretorino) Oliviero Rainaldi Nicola Renzi Antonio Riello Valentino Robbio Stefano Ronci Marianna Ruggieri Nordine Sajot Ernesto Saquella Mario Sasso Sandro Scalia Marcello Scarano Chiara Scarpone (Cristiano Sornione) Stefano Scheda Rose Shakinovsky Elaine Shemilt Arthur Simms Paolo Worde Soriano Soupy Records Silvia Stucky Sabina Sacchetti Floria Sigismondi Federico Solmi Demetrio Spina Antonio Tamilia Giovanni Tesauro Silvano Tessarollo Carmen Testa Amedeo Trivisonno Ascanio Renda Antonio Venditti Igor Verrilli Jenny Watson We/Ragni2 (A. Ragni e S. Lazzarini) Virginia Zanetti Stefania Zocco George Zogo



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