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Giorgio de Chirico Volos 1888 - Roma 1978

Gladiatori, (1933) Tempera su carta applicata su tela, cm. 27x35 Firma in basso a destra: G. de Chirico. Al verso sul telaio: etichetta con timbro Galleria Sergio Colongo, Biella: etichetta Galleria Milano, Milano: due etichette Galleria del Milione, Milano, con n. 7747.

Storia Galleria Milano, Milano; Galleria del Milione, Milano; Galleria Sergio Colongo, Biella; Collezione privata

Certificato su foto di Maurizio Fagiolo Dell’Arco; certificato su foto di Claudio Bruni Sakraischik, Roma, 28 settembre 1989, perizia n. 63/89; lettera di conferma di autenticità della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma, 29 gennaio 1992. Esposizioni Opere di maestri contemporanei provenienti da raccolte private in vendita, Prato, Galleria d’Arte Moderna Farsetti, novembre 1979, cat. n. 58, illustrato. Stima € 30.000 / 50.000

“Giunsero sulla soglia di una sala vasta e alta di soffitto. […] Completamente vuota di mobili questa sala, per la luce e il tono generale, faceva pensare alle sale da gioco di Montecarlo; in un angolo due gladiatori dalle maschere di scafandro si esercitavano senza convinzione sotto lo sguardo annoiato d’un maestro, ex gladiatore in ritiro, che aveva il profilo d’un avvoltoio e il corpo coperto di cicatrici. ‘Gladiatori! Questa parola contiene un enigma’ disse Ebdòmero rivolgendosi a voce bassa al più giovane dei suoi compagni. E pensò […] a quei pomeriggi romani, alla fine dello spettacolo, quando il sole declinava e l’immenso velario aumentava l’ombra sull’arena da cui saliva un odore di segatura e di sabbia inzuppate di sangue” (Giorgio de Chirico, Ebdòmero, 1929). Come suggeriscono le stesse parole del Pictor optimus in quale geniale contrappunto alla sua pittura che è l’Ebdòmero, tra 1927 e l’inizio degli anni Trenta i dipinti di Giorgio de Chirico cominciano a popolarsi di nuovi enigmi, di suggestioni derivate dal mondo classico, come i cavalli che corrono su spiagge costellate di rovine e i gladiatori, lottatori mitici, raffigurati in momenti di riposo o nell’atto stesso del combattimento. Nello splendido piccolo dipinto, realizzato intorno al 1933, i due temi si incontrano: i guerrieri nudi, protetti solamente dagli scudi, si affrontano sulla riva di una spiaggia, affiancati da due cavalli che assistono alla scena, anche se il cavallo bianco sembra voler correre libero, fuori dal dipinto; è un combattimento senza armi, immerso in un’atmosfera senza tempo e senza storia, dove gli echi del mondo antico si mescolano a una pittura mossa, che perde ogni connotazione classica, facendosi strumento della “scrittura di sogni” che Giorgio de Chirico ricrea in ogni sua opera. Mosaici del pavimento dell’atrio di Villa Borghese a Roma


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