Felice Casorati, Meriggio, (1923)
seconda ondata del Futurismo di Marinetti, forte anche nella Torino di quegli anni, e poi dopo il 1940, quando i giovani artisti raccolti intorno al gruppo di “Corrente” svilupparono il loro rifiuto del Novecento. Anche allora, erroneamente, la pittura europea di Casorati poté essere confusa con quel rappel a l’ordre con cui egli non aveva avuto nulla a che fare. Oggi, quando il tempo ha depositato la distanza necessaria al giudizio, si può dire che tra il 1920 e il 1940, nessun artista italiano fu così europeo e moderno come Casorati: la Fanciulla dormiente, 1921, una sorta di riflessione mondana sul Cristo morto di Mantegna, La donna e l’armatura e i disegni di Nudi femminili del 1922, che in quanto a potenza di astrazione geometrica gareggiano con le figure di Oskar Schlemmer, Silvana Cenni e Meriggio, 1922, Lo studio, 1922-23, i ritratti della famiglia Gualino, Concerto, 1924, Ragazze a Nervi, 1929, Bambino nello studio, 1937, Ragazza di Pavarolo, 1937, sono tutti dipinti di un rigore spaziale e di una forza cromatica raggiunta solo da pochi altri nella pittura moderna. Massimo Mila ha ben testimoniato la novità che Casorati segnò nella cultura italiana tra le due guerre: “Noi vedevamo che in quel mondo di stupiti silenzi, in quelle deformate figure […] si annunziava una via d’uscita ai nostri stessi problemi, si manifestava, già in tutto realizzata e compiuta, un’esperienza analoga a quella con cui noi ci stavamo tirando fuori in quegli anni dalla triplice insidia della rettorica carducciana, dell’estetismo dannunziano e della crepuscolare malinconia gozzaniana […] Con la pittura di Casorati e la musica di Casella ci pareva che finalmente venisse alla luce quell’altra anima della città, quella che noi sentivamo assai più nostra e più vera: l’anima di Torino europea e moderna” (in Felice Casorati, catalogo della mostra, Ferrara, Galleria Civica d’Arte Moderna, 1981, p. n.n.). Studio per il «Meriggio» si colloca vicino alla più grande tela del 1922, in cui Casorati pone in risalto la sua concezione della pittura come “sintesi unitaria di immagini naturali e strutture geometriche”, senza tuttavia scivolare nel geometrismo di certa pittura postfuturista del tempo. E senza dubbio Casorati raggiunge una visione architettonica del nudo femminile affatto monumentale in senso retorico, come avveniva nelle opere celebrative, anzi legata a una visualità quasi narrativa, esemplata poi straordinariamente in Ragazze dormienti (Mozart), 1927, che lo rende unico nella pittura europea. Nudo disteso che legge, 1943, appartiene a un gruppo di opere realizzate negli anni della guerra, in cui Casorati aggiorna la sua concezione del nudo femminile, ancora legata a una idea di classicità, non intesa come evocazione retorica dell’antichità romana ma come sintesi rigorosamente architettonica delle forme, alle febbrili inquietudini del tempo e della guerra. Introduce così un dialogo muto, tema ricorrente dei suoi dipinti, fra il nudo femminile che legge, posato su una coperta rossa,in una prospettiva inversa, e il quadro nero del fondo, allusione a un’alterità presente nel reale.