Asta 188

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Giorgio de Chirico Combattimento di gladiatori con la belva, 1929-30 Questa tela fa parte di una serie di circa sessanta quadri di varie dimensioni, dipinti tra il 1927 ed il 1929, dedicati al tema dei gladiatori. “I Gladiatori! Questa parola contiene un enigma”. Questa è la definizione data da Ebdòmero, personaggio nel quale de Chirico si identifica, protagonista del romanzo Hebdòmeros. Le peintre et son genie chez l’écrivain, che l’artista scrive in quei mesi e pubblica nel dicembre del 1929 per le Éditions du Carrefour. La frase ricorda l’autoritratto dipinto tra il 1911 ed il 1912, in cui l’artista si ritrae con un cartiglio che reca la scritta Et quid amabo nisi quod aenigma est?. I gladiatori compaiono spesso nelle pagine di quel libro, collocati in un’atmosfera fantastica e irreale, che supera la rievocazione storica e la trasfigura attraverso gli schemi classici cari al pittore della leggenda e del mito. In questi combattimenti Ebdòmero riflette le sue visioni e le sue paure più profonde “e pensò anche a quei pomeriggi romani, alla fine dello spettacolo, quando il sole declinava e l’immenso velario aumentava l’ombra sull’arena da cui saliva un odore di segatura e di sabbia inzuppata di sangue”. Nel 1925, dopo dieci anni di assenza, de Chirico ritorna a Parigi, città che aveva segnato la sua prima affermazione artistica; qui riprende la sua collaborazione con Paul Guillaume, che dal 23 gennaio all’11 febbraio 1928 gli organizza una mostra alla Valentine Gallery di New York, la prima importante esposizione dell’artista negli Stati Uniti. La sua pittura, rispetto al decennio precedente, è profondamente rinnovata nello stile e nei soggetti, memore delle inquietanti atmosfere metafisiche, ma aperta alle nuove tendenze contemporanee tese al recupero della pittura figurativa. Contemporaneamente stringe un rapporto, a volte idilliaco, a volte tormentato, con il gallerista, collezionista e mecenate Léonce Rosenberg che nel febbraio del 1928 allestisce una personale a lui dedicata presso la sua Galerie l’Effort Moderne, in rue de Baume a Parigi. Rosenberg coinvolge de Chirico in un progetto ambizioso, la decorazione del suo appartamento al terzo piano di un palazzo al 75 di rue de Longchamp, assieme ad altri artisti della sua “scuderia”, tra cui Fernand Léger (che dipinge nell’anticamera le Quattro Stagioni), Auguste Herbin, Jean Metzinger, George Valmier (ai quali viene affidata la camera da pranzo), Francis Picabia (che lavora nella camera della signora Rosenberg), Max Ernst, Gino Severini ed Alberto Savinio. Tra il maggio 1928 ed il luglio dell’anno seguente, de Chirico dipinge per la sala di casa Rosenberg, arredata con mobili in stile Impero, sette grandi quadri e quattro fregi dedicati proprio ai combattimenti dei gladiatori. Il suo intervento viene giudicato in maniera molto positiva, come testimonia un articolo pubblicato nel numero di ottobre del 1929 della rivista Vogue, intitolato L’intelligence de deux époques dove si legge, tra l’altro, che “l’accord est perfait dans ce salon entre les toiles de Chirico, interpétation moderne, synthétique et robustement décorative de l’antique et ces meubles Empire vestiges d’un temps où l’on eut le culte de l’art grec”. Waldemar George inoltre li considera come una nuova proposta figurativa antimaterialistica, ricca di significati spirituali, assimilabile all’arte costantiniana. Il riferimento iconografico delle scene è il motivo classico della pittura compendiaria romana, degli antichi fregi a bassorilievo e dei mosaici dei primi secoli dopo Cristo: le figure appaiono schiacciate in uno spazio bidimensionale e sono disposte secondo una costruzione che si sviluppa su piani paralleli, privi di profondità. In alcuni dettagli, come ad esempio i capelli, le barbe o le tuniche, ridotte all’essenziale, il pittore si sforza di imitare l’effetto caratteristico ottenuto dall’uso dello scalpello. Combattimento di gladiatori con le belve, mosaico, III secolo d.C., Villalaure


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Asta 188 by Farsetti Arte - Issuu