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ad Deum qui laetificat juventutem meam.

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ACLI ALBINESI

ACLI ALBINESI

(Salmo 43)

Qui comincia l’“Avventura di un povero cristiano”, o meglio, di nove cristiani.

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Sono i nove diaconi che sabato 27 verranno ordinati presbiteri, Dio piacendo, per la Chiesa di Bergamo. Molta acqua è passata (e dovrà passarne) sotto i ponti prima di vedere questi numeri.

È vero che non sono i numeri che contano; però stanno a dire una generosità del cuore.

Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat juventutem meam. Una volta iniziava con questo dialogo tra celebrante e chierichetto la Messa; quando si doveva studiare risposte latine per niente facili. “Salirò all’altare di Dio, a Dio che allieta la mia giovinezza”; avranno salito con questo animo lieto i quattro gradini della chiesa ipogea del Seminario questi nove giovani, quando sono diventati diaconi?

Occhi luminosi, cuore ardente, guazzabuglio di pensieri.

Forse non hanno ancora messo a fuoco che d’ora in avanti entrano a far parte di coloro che son chiamati ad essere “guaritori feriti”.

Bello il primo incontro di Gesù Risorto che si fa riconoscere dai suoi, impauriti e increduli, dalle ferite della passione. Le ferite che “si trasformeranno in perle preziose” scriverà Santa Ildegarda di Bingen. E coloro che lo rappresenteranno come potranno presentarsi ai fratelli se non nella loro fragilità?

Già hanno sperimentato la solitudine della prova, del dubbio. Ma, probabilmente, hanno già vissuto l’esperienza di Giuseppe di Nazareth, che ha saputo sognare anche quando le cose non andavano bene e si era sentito perso. In un modo imprevedibile Dio s’è fatto loro accanto, certamente non con un sogno; Dio è molto creativo nel suo manifestarsi. E li ha confermati nel loro sogno; quel sogno che ha fatto loro salire quei quattro gradini sabato 29 ottobre. Dio non ha certo smesso di visitare il suo popolo, e i sogni del suo popolo.

Per chi sa amare e vivere con passione. Questa passione che fa soffrire e fa gioire; e sa far gioire.

Appassionarsi è consegnare la propria vita a qualcuno perché gli si vuol bene; nonostante tutto.

Nove giovani disposti a consegnare la propria vita; con pazienza, con sofferenza, con amore grande. Come non ricordare quanto scriveva un grande teologo protestante, Dietrich Bonhoeffer: “Dobbiamo imparare a valutare gli uomini più per quello che soffrono che per quello che fanno o non fanno. L’unico rapporto fruttuoso con gli uomini – e specialmente con i deboli – è l’amore, cioè la volontà di mantenere la comunione con loro”. Questo Gesù ha fatto perché sapeva che non la sofferenza, ma l’amore salva; ed è questo che dà significato nuovo anche alla malattia e alla sofferenza. Gesù ha compassione di quanti sono in situazioni di fragilità. Anche noi chiamati a questo. Se poi scopriamo che la compassione è lo “spaccarsi del cuore” davanti al male …

Questi “servitori”, come Gesù, sono chiamati a vivere la “spiritualità della strada”, lasciare per incontrare, faticare, sporcarsi, condividere e gioire.

“Alzo gli occhi verso i monti, da dove mi verrà l’aiuto?”

“Il mio aiuto viene dal Signore, egli ha fatto cielo e terra” (Salmo 121).

Questa è la consapevolezza. Da soli non facciamo niente, perché sappiamo come sono le nostre forze. Ma sappiamo in Chi abbiamo messo la nostra speranza.

Lorenzo, Paolo, Marco, Andrea, Attilio, Gabriele, Andrea, Matteo, Simone.

Benvenuti tra i presbiteri della Chiesa di Bergamo! Vi attendevamo. Nove parrocchie vi attendono per dar vita ai loro Oratori; per dar nuova vita alle loro comunità.

Buon cammino con tanta passione e tanta compassione.

E grazie ai vostri genitori che, un passo indietro, vi hanno seguito e sostenuto con gioia e tremore.

Grazie alle vostre comunità che vi hanno visto crescere e hanno sperato tanto.

Con tanto affetto vs. dongiuseppe

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