Rivista Escursionismo dicembre 2016

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Scopro che Antece vuol dire semplicemente antico, talmente antico che in realtà nessuno è ancora riuscito a capire esattamente chi e quando salì fin qui per trasformare l’enorme pietra in un guerriero; una cosa è certa: da migliaia di anni il guerriero “Antico” ha uno dei panorami più belli che io abbia mai potuto vedere! Riprendo la bici, comincio la discesa, respiro vento e libertà… Scompare il bosco di faggi e ricompare gradualmente quello misto, poi la macchia alta; pian piano la vegetazione si colora di giallo, prima solo qualche chiazza, poi una vera e propria galleria di ginestra in fiore; l’odore è inebriante! Mi fermerei ogni secondo ma devo raggiungere Roscigno, il paese fantasma. Qui trascorro la notte montando la mia tenda dinanzi alla chiesa madre; mi addormento tra lo stridio dei pipistrelli e il bubolare del Barbagianni, mentre l’acqua nell’antica fontana della piazza continua a scorrere ininterrottamente da più di cento anni. Quando mi rialzo al mattino, ho l’impressione di avere viaggiato indietro nel tempo; un signore fa abbeverare le sue tre capre alla fontana, un altro siede fumando la pipa su una vecchia macina in pietra. Mi osservano entrambi senza dire una parola. Gli chiedo, dove posso prendere un caffè. M’indicano con il dito una strada, poi finalmente uno dei due si esprime con un concetto semplice e chiaro: Roscigno Nuova, “ccà nun n’gè rimasto niente”. Faccio mezzo km di salita e mi siedo al tavolino di un bar: “Addò iati giranno?” Ormai questa frase l’ho impa-

rata e posso rispondere senza dover chiedere cortesemente di ripetere. La ascoltai la prima volta seduta su una panchina dinanzi a Casa Silente, che dà sulla piazzetta di Castelnuovo Cilento, borgo di partenza della Via. “Oggi vado a Teggiano, il paese delle 13 chiese”. So di dover attraversare la Sella del Corticato e prima ancora il Ponte di Sacco, uno dei più alti d’Europa sotto cui si trovano le sorgenti del Fiume Sammaro. Ho l’impressione di fare dieci viaggi in uno….: benedetto il giorno in cui Mimmo mi parlò di questa Via Silente! Teggiano è incastonata su un colle al centro del Vallo di Diano. Arrivata nel punto più alto della sella del Corticato, appoggio la bici a una staccionata di legno, mi siedo su uno dei tanti sassi evitando di rovinare le decine di orchidee selvatiche che spuntano dal prato verde. Rimango in silenzio forse per un’ora, forse di più, non ricordo….. Lascio la sella dandomi incoscientemente alla discesa; la carta dice che mancano 320 km per richiudere il cerchio, voglio farli più lentamente possibile. Mi aspetta Padula con la più grande certosa d’Italia, il gigante Cervati, la vetta più alta della Campania, il meraviglioso mare di Palinuro, l’ascesa al monte Sacro, il paese dipinto, Piano Vetrale…; mi manca ancora tanta Via e ora che ne scrivo, ripescando tra i ricordi, sento già dentro di me il forte desiderio di tornare…. Perché una terra cosi bella, merita lentezza... come è scritto nel suo nome. Simona Ridolfi

Calore in canoa Certosa di Padula

Antece

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ESCURSIONISMO

Vallo di Diano


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