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Logistica e automazione per un vero progresso sociale
Cari Lettori,

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nei contenuti ideali del Logimat 2023, il tema dell’automazione è, con evidenza, preponderante. Tra i settori industriali che hanno spinto il progresso tecnologico in questa direzione avanzata, quello dell’intralogistica costituisce un’avanguardia sotto molti aspetti. Certamente, se ancora si parla tanto di una dicotomia tra uomini e macchine, vuol dire che non si sono ancora compiuti altri passi culturali, altrettanto fondamentali (almeno in certi mercati del lavoro, in Europa come nel resto del mondo). Teniamo ben presente che la spinta in atto verso l’automazione è irreversibile e comporta molti vantaggi, sotto il profilo della produttività nei flussi di merci e materiali. L’avanzamento tecnologico di AGV e AMR, nella sinergia con le nuove prospettive che coinvolgono magazzini automatici e software di pianificazione, non esaurisce nella sola produttività i vantaggi di un mondo in continua evoluzione, con arricchimenti continui nei contenuti e nelle modalità organizzative. E qui veniamo al deficit culturale di cui facevamo cenno prima. Quello che manca, a nostro parere, è un’educazione al progresso a livello sociale. Una formazione adeguata, dedicata ai lavoratori e pervicacemente perseguita, che faccia piazza pulita di ogni tentazione verso un nuovo luddismo, potrebbe aiutare a mutare mentalità, tanto per cominciare. Molti sapranno che il termine luddismo si riferisce alla prima fase del movimento operaio britannico, durante i primi decenni del secolo scorso; un periodo contraddistinto da reazioni violente contro l’introduzione delle macchine in fabbrica, vista dai più come presagio di futura disoccupazione e miseria. Non possiamo credere di essere ancora fermi a quel pregiudizio atavico, perché lo sforzo culturale dei nuovi dominatori digitali della logistica (e dei loro committenti, le imprese stesse del settore) allora deve tradursi in azione immediata. Un’azione collettiva che serva a convincere il mondo del lavoro dell’esatto contrario. Cioè, che l’automazione è la chiave per una nuova vita professionale del lavoratore stesso, per un miglioramento delle proprie condizioni, della propria sicurezza. Una garanzia di dignità e di incolumità personale, l’opportunità di un futuro migliore. Se pensate che nelle frasi appena scritte ci sia il sentore di un luogo comune, allora lasciamo la parola alle cifre. Un’indagine nazionale ha stimato che nei prossimi dieci anni, in Germania, l’automazione integrata in ambito produttivo e logistico porterà alla creazione di novantamila nuovi posti di lavoro. Una previsione così ottimistica è corroborata dal fattoinconfutabile - che la connettività tra sistemi e mezzi non è dovuta solo a software sempre più evoluti ma alla presenza qualificata della persona come fulcro di ogni processo decisionale e programmatico. Si eviterà non poca fatica, a beneficio del pensiero e di una competenza più sofisticata. Non ci sono nemici, allora, in uno spazio che sia di vero dialogo - e anche nel progresso vero, non c’è mai sfruttamento. La parola chiave, piuttosto, è “beneficio”. Un beneficio che si rivela in un concetto di produttività più umano e consapevole. E nell’alba di una società - consentiteci l’utopia - finalmente più giusta, moderna e senza (con)dannati ai lavori forzati nei magazzini.
Buona lettura!



