Da dove comincio. Dall'incipit al racconto

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Tu, io e gli aerei di Laura Andreozzi

Murakami Haruki, Gli assalti alle panetterie

In ogni caso, avevamo fame. Anzi, per l’esattezza, ci sembrava di aver inghiottito il vuoto cosmico, quella era la sensazione. All’inizio era un vuoto piccolo, ma col passare dei giorni andava espandendosi all’interno del nostro corpo e prendeva le dimensioni di un abisso senza fondo. All’inizio non l’avevamo neppure nominata, la fame, e ci eravamo messi a parlare di aerei. Eravamo seduti sul ciglio di una strada, con le ciabatte che sciaguattavano nel fango, quando Jorge aveva alzato la testa e mi aveva chiesto: «Tu cosa vuoi fare da grande?» «Da grande? In che senso da grande?» «Quando sarai adulta. Che farai per vivere?» «Boh, non lo so. Non ci ho mai pensato. Quello che faccio adesso, immagino…» «Io voglio fare il pilota di aerei.» Ero scoppiata a ridere. «Che dici, il pilota di aerei?» «Perché no?» Avevo alzato la testa a mia volta. Il cielo era grande e azzurro, tondo come un lago. Le baracche della Rocinha che si inerpicavano sul fianco della collina sembravano pronte a raggiungerlo, un piano dopo l’altro, un tetto dopo l’altro. «E come si fa a diventare pilota di aerei?» chiesi.


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