Da dove comincio. Dall'incipit al racconto

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«Ho letto la lettera. La mia vita non ti riguarda, hai capito?» «David, io non volevo è che…» «Non volevi? Ma che cazzo ne sai tu delle notti passate per strada, dello schifo che mi porto appresso.» «David, cosa è successo?» «Noah amava la mitologia, la storia. Per il suo compleanno lo portai a fare un tatuaggio, lui mi costrinse a farne uno uguale.» «La fenice.» Indicò il braccio. «Sì. Diceva che guardandola ci saremmo ricordati di potercela fare, sempre. Che ci saremmo stati l’uno per l’altro. Lo trovai io nella sua stanza. Voleva solo considerazione, cercava solo amore e accettazione. Dopo il funerale mio padre andò al lavoro… mia madre uscì con le amiche. Presi la mia roba e me ne andai. Avevo paura di diventare come loro. Non avevo capito quanto lo fossi già.» «No, non lo sei.» «Perché pensi che io ti abbia sposata? Perché pensavo che fossi come me, un vuoto. Perché adesso vuoi di più?» «Perché adesso voglio quello che voleva Noah.» Me ne andai e dormii in una stanza d’ albergo. Poi presi un volo per New York; c’era solo una cosa che era mia in quella casa e dovevo andarmela a prendere. Salii le scale e presi il regalo che mio fratello mi aveva lasciato, il suo libro, l’Hyperion di Holderlin. C’era una dedica: “Sai tu di che porti il lutto? Non è cosa morta da qualche anno, non si può dire esattamente quando esistette, quando passò: ma fu, è, è in te. Quel che tu cerchi è un


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