Exibart.onpaper n.30

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sopra: Francesco Bonami a sinistra: Jerry Saltz

conto di un'indagine della Columbia University, condotta su un campione di centosessantanove critici di estrazione diversa, dalla quale emergeva la tendenfacilmente digeribili, della za ad un mutamento di ruolo: da critica si può fare a una posizione attinente al giudimeno. zio di valore ad una di natura Negli USA il dibattito sulla didattica, finalizzata ad istruire il crisi della critica d'arte è pubblico impreparato. stato molto sentito. Il reaLo storico dell'arte Maurice zionario Jerry Saltz del Berger, nel '98 imputava la deleVillage Voice, tra i critici gittimazione della critica all'impiù intransigenti e indiportanza assunta dai localismi pendenti, ha difeso fieraculturali, alla sparizione dei confimente il suo ruolo contro ni tra alta e bassa cultura, alla i nuovi equilibri del sistediversità geografica ed etnica dei ma dell'arte, che negano pubblici e delle culture nel contepa e lanci di agenzie, fino al curail diritto del giudizio. "È come viesto del nuovo turismo globale. tore di mostre ingaggiato da galtare ai cuochi di cucinare", dice; Un altro storico, Benjamin lerie e musei per occuparsi della e rincara la dose accusando l'inBuchloh, nel 2002 ha osservato programmazione culturale, dalla tera macchina del mercato di che il critico è disarmato al scelta degli artisti alla progettaaver neutralizzato il dibattito; c'è cospetto della centralità assunta zione teorica, dagli allestimenti al un finto entusiasmo generalizzada altre figure come il curatore o fundraising, è anche vero che si to che pervade tutti gli attori del il collezionista. Una concezioregistra una preoccupanne che si ritrova nella nota te latitanza del dibattito "Dittatura dello spettatore", intellettuale. Ma l'arte è quando Francesco Bonami l'esempio macroscopico decise di affidare alle scelte di di una crisi generalizzata Baricco se l'è pubblico e curatori la sua edidella critica, in tutti i settozione della Biennale di ri. E il sospetto è che essa presa con una certa Venezia. costituisca solo un effetto Quand'era direttore del collaterale del vero nodo superficialità della critica Whitney Museum di New della questione, che attieodierna, il cui linguaggio e York City, Maxwell L. ne ai prodotti culturali ed affermava di non il loro consumo. stile sembrano però scelte Anderson temere il giudizio della critica, Nella tensione tra ipotetici giacché le nuove forme di opposti, è salito il livello del di sopravvivenza pubblicità, i piani di comunicapubblico o è sceso quello zione e gli investimenti nel della cultura? Una cultura marketing, consentono ai musei di basso livello ha connotati volsistema. Leggendo le critiche del di bypassare la critica rivolgengarizzati, semplificati, spettacolanostro tempo le generazioni futudosi direttamente ai loro target rizzati, si adegua ad un gusto re penseranno che siamo stati di riferimento. imperante. In un contesto che un popolo di entusiasti ed euforiVien da chiedersi a quali risultati rilancia al ribasso, tra un pubblici. porterebbe un'analisi profonda co bulimico incapace di scelte Su Art in America, Raphael del ciclo di vita dell'opera d'arte consapevoli e prodotti culturali Rubinstein tre anni fa dava

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nel nostro tempo. Ma intanto, dice il critico Dave Hickey, i critici finiscono per parlarsi addosso, e spettano ai curatori i veri giudizi, cioè le scelte. Loro decidono cosa vediamo, il critico al massimo se ne vale la pena. Eppure spostare l'obiettivo dal giudizio alle scelte è pericoloso, perché a questa stregua l'atto critico primario finisce in capo al mercato, al gallerista che sceglie

gli artisti da promuovere e al collezionista che sceglie chi comprare. La domanda finale da porsi è se la critica abbia ancora un senso. E semmai stabilirne i confini. Quanto alla prima, il caso Baricco ha già risposto. Lo scrittore altro non ha fatto che criticare la critica e, così facendo, ne ha dichiarato la necessità. Baricco se l'è presa con una certa superficialità della critica odierna, il cui linguaggio e stile sembrano però scelte di sopravvivenza. Nella comunicazione contemporanea la polemica dura ha preso il posto della discussione, la battuta quello della teoria. Il nemico va annientato con il dileggio. L'appello è semplice: chi adotta la critica analitica e argomentata che chiede Baricco? Detto questo, un po' di autocritica è giusto che la critica la faccia. Emarginata in una sorta di limbo, isolata rispetto alla filiera del mercato, essa appare come una di quelle specie in via di estinzione alla quale talvolta si concede la ribalta. Ma questo gap potrebbe diventare la carta della riscossa. La critica è oggi un lusso intellettuale per una periferia culturale; non potendo dettare il gusto, si muove in zone interstiziali; con indole quasi terroristica le capita di utilizzare l'arma dello strale effimero. Il suo è un hackeraggio che, insinuando il virus del dubbio, tiene desta l'attenzione. Un'azione di disturbo, contro un diffuso sopore intellettuale, indirizzata a stimolare l'esercizio consapevole ed autonomo del giudizio. Che non è poco. [alfredo sigolo]


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